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PLOTINO

(203/206 d.C. – 269/270 d.C.)

Ellenismo  un’epoca caratterizzata da un forte sincretismo culturale e religioso, il mediterraneo è il cuore


della cultura ellenista, le radici greche classiche del pensiero filosofico vanno a sovrapporsi a temi ed
elementi di carattere medio orientale o nordafricano. Plotino è di matrice platonica (neoplatonismo), trova
sintonie e connessioni con forme extrafilosofiche di carattere religioso e simbolico di tipo medio orientale
Plotino è considerato il primo autore in età antica a mettere in dubbio la grande teoria (paradigma Platone e
Aristotele che definiva il bello come simmetria), non significa che la sua prospettiva sia moderna, ma emerge
una diversa sensibilità del problema, sempre di carattere metafisico, collocando il bello in un altro piano del
sistema filosofico
ELEMENTI FONDANTI DELLA METAFISICA DI PLOTINO
Riprende molti temi da Platone ma li rielabora in un’ottica non dualistica:
Esiste una gerarchia che parte da un principio unico che chiama ‘l’uno’: principio metafisico fondando
dell’opera di Plotino, definito come la prima ipostasi, ovvero realtà in sé sussistente e fondamento, è
qualcosa che è dotato di un’essenza fondamentale, sta sotto alle strutture della realtà. L’uno è anche
superiore all’essere perché non vi è forma di distinzione, tra l’essere e il non essere: totalità di tutto ciò che
esiste e può esistere.
Dall’uno derivano due ipostasi
1. Intelletto  nous, spirito
 non si riferisce all’intelligenza come esercizio mentale del pensiero, ma è un principio di carattere
spirituale-intellettuale che risponde a una forma di espressione sovrarazionale sopra la ragione.
 Generato dall’uno con un processo definito emanazione: differenza dal monoteismo che prevede la
messa al mondo di qualcosa che prima non esisteva, il nous è da sempre parte dell’uno, in un
momento che possiamo distinguere cronologicamente, viene portato a manifestazione dall’uno che
esce da sé stesso.
 Questo tipo di movimento dell’uno (principio statico), determina le ragioni per cui l’uno decida di
uscire da sé stesso, grossa domanda filosofica a cui Plotino tende a rispondere in una prospettiva di
necessità: l’uno non crea per amore, ma con una meccanica metafisica per contemplare sé stesso
genera qualcosa d’altro, ovvero il nous, che è qualcosa di generato ma non creato perché esiste da
sempre e procede per emanazione.
 ‘Estasi dell’uno’: uscire da sé, l’intelletto è una forma di estasi dell’uno con il processo di emanazione
che è necessario ed eterno, ma non ha nulla di razionale e amorevole). Dal nous si genera la 3
ipostasi
2. Anima  sorgente della vita
 L’intelletto contemplando sé stesso per emanazione genera l’anima, non è la psiche, ma è un’anima
cosmica, parla di anima mundi, ovvero la forza cosmica primigenia presente nella realtà e dà alla
realtà vita e dinamicità, si fa anima del mondo e da lì procede nelle anime individuali
 È una scintilla divina che è stata emanata dall’anima del mondo (a sua volta emanazione ell’1).
 Si crea una gerarchia cosmico metafisico che parte dall’1 e arriva alle cose terrene e materiali 
l’uomo ha in sé questa scintilla divina.
Controparte di tipo pratica e operativo legata alla condotta dell’uomo  tragica scissione originaria
dell’anima che si frammenta nella molteplicità delle cose e l’esigenza dell’uomo di tornare all’uno. Il motivo
platonico che si ha parlando di eros è ancora più forte, parla di epistrofè (ritorno) come pulsione dell’uomo
che si mette in cammino per ritornare all’uno, ha in sé i germi di una critica al materialismo e una lettura solo
immanente dell’esistenza perché prevede la tensione costitutiva originaria dell’uomo
Realtà che non è un principio morale, Plotino lo congiunge al bene, ma non è un dio buono, è bene come
perfezione e totalità di attributi di cui l’uno dispone. Anche in Plotino c’è la congiunzione tra vero, bello e
bene  il bello ha il valore originario fondamentale
Generazione e non creazione: l’anima è il frutto dell’auto contemplazione del nous, ha un secondo grado
nella contemplazione dell’uno

Il concetto di emanazione prevede che l’uno si moltiplichi dando vita alle realtà inferiori, visione intesa nella
teologia plotiniana come un compromesso originario tra la visione greca e la teologia cristiana. Siamo nel 3
secolo d.C. quindi vi è la novità del cristianesimo: Plotino non era cristiano, il suo modello metafisico è
areligioso, non appartiene a una corrente religiosa specifica, ma è un modello che ha un forte valore
spirituale intrinseco, spiritualità che ha radici nella cultura pagana per il carattere eterno del cosmo che
Plotino riconosce e accetta. Al contempo per questo tipo di attenzione all’unità e a una teologia non politeista
in senso mitico, ma strettamente concettuale e teologica, mostra di essere al passo con i tempi
L’azione di dio nel mondo nel cristianesimo opera come volontà creatrice, Plotino ci parla di un processo dai
tratti meccanici: è eterno e non volontaristico, dipende dalle strutture stesse della realtà. l’obiettivo dell’uomo
che secondo Plotino si incammina in un percorso filosofico non è teoretico-speculativo, ma pratico  forma
di liberazione interiore
 passaggio epocale che mette in relazione con il nuovo clima che porta alla ribalta del cristianesimo
 c’è attenzione alla dimensione dell’individuo, nel mondo greco la centralità era legata alla
dimensione politico, l’estetica di Platone e Aristotele è radicata sul suolo politico, Plotino si offre
come possibilità di liberazione per l’anima individuale
 pensiero impolitico: non si oppone alla politica, ma ignora e si disinteressa di quest’ambito
ritenendolo non pregnante
Enneadi  ‘soli’: anima individuale e uno (latman e braman), la singolarità dell’individuo e la Singolarità
assoluta dell’uno. Mentre il mondo della natura è un mondo continuo, continuità di gradi e manifestazioni,
l’uno è discontinuità pura, privo di differenziazione
 L’1 è discontinuità: il mondo della natura procede in maniera continua, ci sono spostamenti di gradi
(cambia l’elemento dominante, conformazione di atomi… ma tutto è continuo). L’1 è una
discontinuità perché la singolarità assoluta non ha in sé la continuità a cui si giunge con un salto,
ricerca sapienziale con cui si può cogliere l’1
Mentre l’artigiano costruisce l’uno a partire dai molti nel senso platonico (crea quello che intende creare
osservando e componimento una molteplicità di parti), la natura procede in modo opposto partendo dall’1 e
arrivando a molti  Consapevolezza che lascia mettere in questione la validità della grande teoria platonica.
Se nella visione platonica è l’artista demiurgo che ha il ruolo decisivo creativo che parte dalla molteplicità per
dare una opera unica, in Plotino notiamo come la molteplicità delle cose e delle parti sia una derivazione
successiva sia sul piano metafisico, lo stimolo plotiniano alla riflessione, forse sul piano estetico.
Dubbio di Plotino: può essere che l’opera d’arte si anch’essa una singolarità? Plotino introduce nel sistema
filosofico il concetto di euritmia: oltre al concetto pitagorico-platonico di simmetria, il concetto di euritmia
indica la bellezza nell’esperienza soggettiva dell’uomo
Plotino valorizza il concetto, fonda un’estetica fondata sull’euritmia, con un parallelismo con il modello
speculativo:
 nel modello teorico il protagonista è l’uno, in ambito estetico la bellezza originaria non potrà stare nel
molteplice, ma in una singolarità, qualcosa di solo e di bello. Parla di euritmia come forma di
valorizzazione del bello singolare
 Esempio della luce  tutti gli uomini hanno avuto nella loro vita la percezione che la luce è qualcosa di
bello e appagante, ma come facciamo ad analizzare la bellezza della luce ricorrendo alla grande teoria?
Non funziona perché la luce non ha parti simmetriche (non ha parti): si riferisce alla luce in termini
fenomenici, quando la vediamo non è scomponibile in parti, diventa simbolo di questa estetica della
singolarità, luce come figura tipica della tradizione metalinguistica e spirituale legata al bene e alla
dimensione celeste.
 Fonda una riflessione estetica sulla luce che avrà successo, idea che la luce sia un’emanazione estetica
percepibile con i sensi del divino, si può fondare la percezione della bellezza sulla luce (esempio
classico di euritmia)  la bellezza è riposta nella singolarità, secondo Plotino se le parti sono brutte, il
bello non può derivare dall’associazione e relazione di cose brutte, se ha un primato ontologico-estetico
significa che il bello deve fondare la bellezza fenomenica. Nel momento in cui c’è un oggetto costituito
da parti significa che tutte le parti sono belle.
 Riflessione astratta importante nella storia dell’estetica, è la prima forma di emergere nella riflessione
antica della figura della singolarità e della soggettività. Plotino ci dice che per contemplare la bellezza
serve anche un’anima capace di coglierla, la sostanza dell’anima deve essere a sua volta la bellezza.
 Tesi che ci riporta a ‘un’estetica dell’interiorità’  se il bello è una qualità delle cose, è necessario che vi
sia un soggetto educato al riconoscimento della bellezza tale in quanto scintilla divina. Sebbene la teoria
sia radicata sul suolo della metafisica ha in sé i germi concettuali che portano al soggettivismo moderno
 possiamo dire che serve una psiche-soggettività capace di cogliere il bello per fondare il bello
oggettivo, antitesi dell’estetica pitagorica
Nella visione di Plotino se un oggetto ha parti brutte è da considerarsi brutto, nella visione platonica dieci
parti brutte assemblate in maniera armonica diventano belle, nella visione di Plotino se una cosa è bella vuol
dire che lo sono le singole parti
Alfred Baeumler nota sul questo tema come per Plotino la forza formatrice, che dà forma e riconosce forma
nella realtà, è presente nelle realtà, quindi, è detta ‘anima formatrice’. Anche nella teoria di Plotino il tipo di
conoscenza intellettuale viene descritta a una sfera semantica che rimanda alla vista, l’1 è qualcosa che
dobbiamo vedere, la contemplazione della bellezza a partire dalle sue forme materiali è il primo passaggio
per liberare l’occhio interiore e farlo risalire fino all’1
 Occhio interiore  facoltà di tipo intuitivo presente nell’uomo. Vede con i sensi dell’anima, essendo
l’anima emanazione dell’anima del mondo a sua volta emanazione dell’intelletto, l’occhio interiore ha
una facoltà intellettuale, ci permette di scorgere la bellezza e la verità. Di contro alla ragione che
Plotino valorizza ma in quanto logos dialettica arriva fino a un certo grado di sapienza, per arrivare
all’1 serve la facoltà superiore che Plotino definisce occhio interiore

La bellezza congiunta al vero e al bene esprime nel sistema di Plotino il fatto che l’uno è degno di amore e
attrazione dall’uomo perché è il nostro stesso sé. L’1 si dà come bene e bello diffusivo, ritmicamente si
manifesta l’uomo nelle cose, diffonde sé stesso uscendo da sé con un concetto di ‘charis’, ovvero grazia:
 ha un forte valore estetico  è grazia nel senso sensibile del termine, l’1 si dà nel bello attraverso la
grazia e l’armonia
 L’estetica della luce passa in una lunga mediazione, per esempio nell’estetica delle icone bizantine:
caratterizzate dallo sfondo dorato, rappresentano il piano divino, lo sfondo non ha in sé la
distinzione, ma è una singolarità di oro e di luce, ci sono molti scritti teologici che sottolineano la
centralità della luce come luogo di disvelamento del divino).
 Charis  grazia come armonia, bellezza che si manifesta diffusamente in maniera processuale a
partire dall’1 e che passa al concetto cristiano che sarà la Grazia divina (valore più teologico che
estetico). Charis e bello come luce: non vediamo l’1 sulla terra, ma lo possiamo vedere con l’occhio
interiore risalendo dai fenomeni materiali fino al principio.
Superamento della centralità dell’imitazione nel produrre opere d’arte, il pensiero di Plotino può essere letto
come platonismo ribaltato: la centralità della metafisica del bello va in accordo con l’idea di arte che per
raggiungere il bello non deve essere imitazione delle cose. L’artista non è colui che copia il paesaggio, ma
riesce a scorgere nelle forme della natura la traccia divina che si dà come charis. Attraverso la ricerca di
tecniche artistiche volte a riprodurre la charis, l’artista riproduce opere belle
L’1 è l’archè, le altre ipostasi ne sono le manifestazioni  Aspetto molto pessimistico perché viviamo in un
mondo illusorio di una materia in cui siamo incapsulati, al contempo ha un visione positiva nella misura in cui
è concesso l’uomo di partire dalla dimensione della materia e dei sensi di risalire fino all’1, ambivalenza che
in Plotino si mantiene in una maniera moderata.
Agostino valorizza poi l’aspetto ottimista di questa visione, si parla di cosmismo: visione positiva del cosmo
inteso come dotato di strutture armoniche e finalisticamente orientate, c’è la provvidenza nel cristianesimo
che è garante dell’ordine. In Plotino l’1 non ha un caratteristiche cristiano, principio unico fondante che si dà
all’uomo nella possibilità di essere scoperto e realizzarsi rientrando nell’1). Risonanza di attualizzazione della
teoria platonica e cristianesimo dell’epoca (senza una struttura dogmatica solida)

La bellezza per Plotino non è nell’opera d’arte frutto di copia di ciò che vediamo, ma è la creatività dell’artista
che mette in opera la potenza estetica della charis come emanazione dell’1. Le icone non rappresentano le
cose che vediamo nella realtà, l’artista ne trae ispirazione, ha delle forme che rimandano in cose intellegibili,
ma l’intento è di trasportare il fedele nella visione che l’artista h avuto nel mondo ultraterreno, carattere non
mimetico
Con Plotino non è importante riprodurre simmetricamente ciò che vediamo, ma l’opera d’arte deve dare
l’impressione della bellezza, l’arte può essere simbolica e astratta nella misura in cui il fruitore con il suo
occhio interiore coglie il divino. Centralità dell’1 e modalità di tornare all’1

Alfred Baeumler contrappone Plotino e Aristotele:


 Aristotele è un filosofo scientifico, plot è un maestro della redenzione (attenzione all’aspetto mistico
e metafisico).
 Contrasto tra un’estetica aristotelica con un pensiero tecnico e formale e visione plotiniana che è un
pensiero metafisico proiettato all’illimitato che platonicamente non è interessato a stabilire le norme
d’arte, ma a disporre la cornice di senso per l’arte
Tema dell’immagine
Platone
Il concetto di idea ha una caratteristica etimologico che lo lega all’idea di immagine  parola che deriva dalla
radice id (vedere), viene contemplata e vista.
Platone contrappone l’idea al concetto di eidolon, da cui ‘idolo’, radice legata alla vista, ma ha un valore
negativo sul piano metafisico  l’idea è la verità mentre gli eidola solo le cose che vediamo sul piano dei
fenomeni e che ci ingannano (es. mito della caverna: gli uomini vedono gli eidola, proiezioni sul muro
idolatrice, non sono la cosa in sé, ma la copia).
L’immagine ha un ruolo importante e ambiguo: positività dell’immagine dell’idea, sul piano metafisico la
verità si dà sull’immagine, idea come figura dotata di forma, contrapposta agli eidola che sono gli orpelli del
mondo della vista. Gerarchia di immagini: qualità diversa che ha un valore metafisico e ontologico
Aristotele
È più complesso ricavare tesi sul tema dell’immagine  valorizzando l’arte in genere attribuisce un valore
genericamente positivo all’immagine, non sono un inganno ma hanno in sé un germe di verità. Modalità con
cui vediamo la sostanza delle cose che è unione di materia e forma, se connettiamo il concetto di forma a
quello di immagine (forma si dà visivamente, immagine come qualcosa di formale), troviamo i germi com una
riflessione positiva dell’immagine
Plotino
Si ritorna alla visione platonica, immagine che ha un valore redentivo, ci porta all’1, al contempo non bisogna
rimanere ingabbiati nelle immagini materiali. Plotino oltre a radicare il suo pensiero nell’opera platonica,
riprende da Aristotele l’idea di forma (eidos), ci parla dell’importanza della forma nell’opera d’arte, si ricollega
a un tema aristotelico, valorizza il ruolo dell’opera d’arte come immagine nella comprensione della realtà

AGOSTINO
(354-430 d.C.)

La centralità del cristianesimo in Europa e nel mediterraneo (Agostino nasce in nord africa) stravolge la
riflessione filosofica: Agostino è uno dei più importanti padri della chiesa, offre riflessioni interessanti in
ambito estetico che si radicano nella tradizione platonica e nella grande teoria ricomposta in modo cristiana.
L’estetica è inscindibile dalla teologica, nel caso di Agostino il riferimento greco essenziale è Platone
(Tommaso d’Aquino si riferisce invece ad Aristotele), riprende la grande costruzione platonica e la inserisce
nel sistema cristiano. Una delle figure più facilmente interpretabili in senso filosofico è la trattazione del
Timeo e del Demiurgo, ovvero il grande artigiano che crea le cose avendo come modello le idee, nella
prospettiva cristiana al demiurgo si sostituisce il dio
Nelle Confessioni troviamo riferimenti alla metafisica del bello  nel 4° libro cerca di partire
dall’autobiografia di ricostruire il proprio percorso di riconversione dando elementi teologici importanti,
Agostino ci parla della possibilità di intendere l’estetica con il concetto di pulchrum e aptum (ciò che è
adatto): secondo Agostino il bello privo di dimensione logica e di funzionalità può essere separato nel
concetto di bello ideale e bello fenomenico. La bellezza ha un versante ideale e uno sensibile: quello
sensibile lo troviamo nei fenomeni, quello ideale è un principio che non si dà mai totalmente nella realtà ma
da cui il bello sensibile dipende  queste forme di bellezza vengono definitive come pulchrum. L’aptum è ciò
che è adatto-utile e può avere una bella parvenza, ma la sua finalità è riposta nell’utilizzo
Pur riconoscendo il carattere ontologico inferiore del bello sensibile, Agostino riconosce anche nelle
rappresentazioni artistiche dell’uomo la possibilità di cogliere la provenienza divina (simile a Plotino, ma con
più ottimismo): il mondo è una creazione di Dio rivolta a uno scopo, anche il dolore nella dimensione assume
un senso. Mondo della natura come secondo libro sacro  l’uomo conosce Dio con la Bibbia, ma anche con
un libro che Dio incide nella sua creazione, in Agostino c’è un’attenzione per l’estetica della natura, l’arte che
la natura può imitare ha senso come forma e veicolo di lode a dio, tutta l’arte che è tale secondo Agostino ha
una natura sacra
Siamo tra il 3-4 sec d.C., tutta l’arte era sacra e strettamente connessa alla dimensione religiosa, nel
cristianesimo ha un valore dogmatico forte, è presente in tutte le civiltà premoderne: l’arte aveva una forte
connessione con il mondo divino per le figure rappresentate che erano per lo più eroi e divinità, vi era meno
spazio alle figure profane
Per Agostino questa è l’essenza dell’arte che in quanto creazione dell’uomo permette all’uomo di partecipare
alla creazione divina: così come dio ha creato l’uomo e il mondo a sua immagine e somiglianza, così l’artista
deve raffigurare la creazione che rappresenta la bellezza che sarà poi una lode a dio. Con Agostino viene
ribadita l’unità greca e platonica tra verità, bellezza e bontà che verrà formalizzata nel medioevo con
Tommaso d’Aquino e darà vita ai trascendentali (verum, bonum e pulchrum), intesi come principi che nella
loro dimensione ideale sono proprietà divine e che sono estremamente complicati, tema che ci permette di
intendere le ragioni teologiche dello sfarzo e della ricchezza delle creazioni artistiche medievali.

Iconofilia  amicizia per le immagini, passione della civiltà occidentali, diversamente tra le altre civiltà
 alcune tendono a valutare negativamente l’immagine, la nostra civiltà occidentale nella sua radice
greca e cristiana è una civiltà iconofilia che pensa che le forme e le conformazioni che si danno delle
immagini possano avere un valore conoscitivo ed educativo
 altre civiltà criticano il rischio insito nelle immagini, fatto che l’uomo possa confondere il fatto stesso
delle immagini, il rischio è scongiurato da dio
 il mondo delle immagini è positivo perché le immagini sono parte della natura e sono create
dall’uomo che è immagine e somiglianza di dio (concetto che viene da Tolkien per cui si può parlare
di sub creazione come atto creativo dell’uomo, ribaltamento della tesi platonica, la mimesis mimesos
non è qualcosa di negativo, ma positivo perché ha in sé i germi della creazione divina)
Distinzione tra pulchrum e aptum
Bello (ideale sensibile) e adatto. Il bello sensibile è quello che piace ai sensi, fenomenologico che si
manifestano con l’opera d’arte e con la natura, nella loro contingenza partecipano nel bello ideale: forte
connotato spirituale, comprensibile facendo riferimenti a criteri di interpretazioni extra estetici di tipo teologico
 bello che è nel dio cristiano a cui Agostino è fedele
Agostino scrive nei Sermones del bello sensibile come una via a cui si giunge al bello ideale, ricorda la scala
amoris in senso meno carnale, in cui dio come fine e origine dell’universo. Movenza argomentativa e
concettuale della filosofia cristiana  tutte le proprietà delle cose che esistono si basano sulla premessa che
esistano gradi diversi della qualità, deve esistere un grado pieno di qualità, che è tale solo il dio: se fosse un
fondamento metafisico alle qualità delle cose che esistono, non potremmo riconoscere i loro gradi, senza un
grado che riconosce il grado metafisico in sé (dio come pulchrum), la bellezza contingente sensibile non
potrebbe essere riconosciuta dall’uomo
Tema della sapienza
Dio per Agostino è non solo verità, eternità, amore e grazia, ma anche propria bellezza, nei Soliloqui ‘padre
della bellezza’, nelle Confessioni ‘bellezza di ogni bellezza’.
La bellezza dei fenomeni contingenti e il ruolo dell’opera d’arte sta nel conformarsi con criteri estetici che
rimandano alla grande teoria al marchio originario della bellezza divina per avvicinarsi sul piano conoscitivo
razionale ma anche sensibile interiore a dio stesso.
All’interno dell’opera di Agostino si può parlare di realismo estetico: la bellezza è una qualità delle cose che
non dipende dall’arbitrio della società umana, la realtà soggettiva che avviene solo nella sfera del divino si
riflette nell’ambito del divino  cosmismo, le strutture del cosmo sono ordinate dalla provvidenza (funzione
teleologica orientata del divino), la conformazione formare delle cose non è puro caso, ma è dotata di senso
perché mette in comunicazione con dio.
Da giovane Agostino prima di aderire alla fede cristiana era stato vicino ad ambienti religiosi di tipo
manicheo, in seguito scaglierà polemiche contro varie forme di eresie, una delle sue polemiche è contro il
manicheismo  è una dottrina che ha origine medio orientale e che si sviluppa in più ambiti religiosi, ci sono
correnti manichee nelle correnti iraniche e in correnti occidentali (gnosticismo), al fondamento della realtà vi
sono 2 principi assoluti che sono tra di loro contrapposti, l’esistenza del cosmo è contrassegnata dalla lotta
di due polarità opposte
 Differenza con il pensiero cristiano  nella tradizione cristiana il principio fondativo è solo uno (dio),
il male che esiste (satana) viene definito come privazione del bene, assenza del bene, non è un
principio in sé sussistenza, si palesa nell’assenza del bene, non è un principio ontologico perché non
ha sostanza di essere.
 La tradizione manichea postula la presenza costitutiva del male nel mondo, invitando a schierarsi al
bene, ma presuppongono che la lotta cosmica determini uno scontro inesauribile, il cristianesimo
insegna che la vittori del bene realizza l’assenza costitutiva del male. Questo dibatti influenza la
visione estetica di Agostino, pensare che il male non è un principio costitutivo della realtà significa
postulare che la realtà abbia in sé le tracce del creato, le belle forme non sono un inganno del
demonio, ma strumenti e funzioni con cui l’uomo può arrivare a dio

Alla grande teoria si lega anche il collegamento tra la bellezza e il numero in senso pitagorico: per
Agostino dall’armonia e compiutezza formale deriva ciò che è definito bello, il numero è il cuore della
bellezza, di ciò Agostino ne parte ne ‘De libero arbitrio’ in cu identifica la bellezza come frutto dell’armonia fra
rapporti simmetrici di tipo matematico-geometrico  il numero sempre eterno collegato alla figura di dio è
l’emblema matematico dell’idea di bellezza armonica simmetrica.

Uno dei dialoghi più importanti di Ag è il ‘De musica’  dialogo dedicato alla musica in cui emerge
l’importanza che attribuisce alle modulazioni formali e ai rapporti matematici che nella musica hanno piena
manifestazione. Musica non come mimesis, ma attività spirituale capace di esprimere l’unione tra l’istinto e
l’imitazione dell’uomo e la facoltà umana finalizzata alla voglia di dio
 Il numero sempiterno  immagine pitagorica-platonica, collega dio in quanto totalità perfetta di tutti
gli attributi all’idea di un numero perfetto, immagine metaforica, non c’è una teorizzazione
matematica, ma la perfezione di dio si rivale in questo numero originario che esprime con la forma
della matematica la perfezione del cosmo che è stato creato da dio proprio per portare la bellezza a
sé intrinseca fuori di sé nel creato
La musica per Agostino è un’attività non spontanea, ma intesa in senso razionalistico come costruzione per
moduli che permette di distinguere la musica umana dalla musica della natura: anche in natura c’è una
musica che è basata solo sulla dimensione istintiva  l’uomo aggiunge all’istinto e alla sonorità la facoltà
razionale, a parla di una scienza della musica. L’unione dell’imitazione con la ragione è la musica.
Da questa visione del mondo nasce il richiamo di Agostino a partire dall’universo sensibile per trascenderlo
con la facoltà razionale che permette di congiungere il piano sensibile a quello intellettuale della verità
I sensi sono buoni perché permettono di percepire la bellezza, interrogando il mondo creato con il senso
della ragione, l’uomo giunge a dio con un percorso parallelo rispetto a quello della fede in sé
Qual è il rapporto tra arte-estetica e teologia?
L’idea che l’arte abbia un valore teologico ha avuto grande successo in occidente, la ritroviamo in Tommaso
d’Aquino (scolastica)  idea che anche nei secoli della modernità è portata avanti con una prospettiva della
filosofia della religione, tradizione tuttora viva nei contesti di studi teologici, viene data una certa attenzione al
tema della bellezza per il ruolo che la tradizione cristiana attribuisce al bello come luogo di disvelamento del
divino.
Ha avuto nel 900 una delle rappresentazioni più affascinanti nell’estetica teologica del teologo Hans von Urs
von Balthasar: teologia orientata in senso estetico (si parla di una estetica teologica), costruzione filosofica
dedicata alla ricerca delle caratteristiche fondamentali dell’esperienza del bello dal valore teologico, non una
teologia estetica, ma una estetica che porta alla teologia.
È autore di ‘Gloria’ in 7 volumi dedicata all’indagine tesa a mostrare come la costruzione estetica sia
indispensabile a parlare di dio senza una riflessione dei concetti fondamentali della bellezza che è
strutturalmente congiunta alla verità e al bene morale.
In senso meno teleologico, il 900 ha visto un forte dibattito nella cultura cristiana sul ruolo dell’arte sacra nel
XX secolo  l’utilizzo di certe forme e stilemi (arte medievale) non sono casuali, ma hanno un senso che va
di pari passo con la funzione teologica.
In che modo una religione è pronta a rapportarsi con la società del tempo visto le trasformazioni che l’arte ha
vissuto?
 Opposizione conservatrice: tende a pensare che sia necessaria una innovazione ma nel solco di una
tradizione (linguaggio stesso della teologia, mutare le forme significa mutare i significati religiosi)
 Opposizione progressista: rivoluzione dei linguaggi formali anche nell’arte sacra nella convinzione
che esiste un’arte sacra per gli stilemi dell’avanguardia
È possibile il darsi di un’arte astratta nell’elaborazione dell’arte sacra? Questo tipo di dibattito che esauriamo
in Agostino attraversa tutta la storia della nostra cultura, posizione che ha avuto un’eredità culturale
importante che è implementata
Realismo estetico  si intende una posizione oggettivista rispetto alla questione del bello e della proprietà
dell’arte, è postulo che il bello e i connotati dell’arte definiscono l’opera d’arte abbiano una dimensione
oggettiva sostanziale.
 Esempio: un quadro di Raffaello è bello perché la disposizione formale presente in quel quadro ha in
sé la proprietà della bellezza, il soggetto che la vede può riconoscerla o no, ma non significa che la
bellezza non sia in quella cosa.
 Sappiamo che esistono gli atomi e hanno una proprietà oggettiva, se non li vedo non vuol dire che
non esistano. Contrapposta al soggettivismo la cui volgarizzazione dice che l bellezza non è una
proprietà delle cose, ma una esperienza che il soggetto vive in base alle proprietà del soggetto.
 Chi vede una cosa bella, ha la mente strutturata per la visione del bello, oppure una cultura di
riferimento

Agostino esprime la posizione realista, ma tutta l’estetica antica e medievale è realista, l’unica deroga al
realismo è con il concetto di euritmia: l’idea del tipo di bellezza condizionata dal soggetto dice che la bellezza
non è nella cosa, ma in quello che la cosa fa sperimentare al soggetto, posso utilizzare rapporti non armoni
nelle cose se danno un’idea di bellezza a chi li guarda  eccezione del fatto che la bellezza esiste ed è una
proprietà fondata. Il relativismo estetico radicale è una scoperta recente, si afferma nel 900

Differenza teologia estetica-estetica teleologia  differenza metodologia


1. Estetica teologica  tende a parte dallo studio diretto della questione del bello, dall’identificazione
delle caratteristiche essenziali del bello e le riporta nella teologia riconoscendo la bellezza come
qualità fondante del divino
2. Teologia estetica  la teologia prova a interpretare figure o forme dell’arte con criteri di tipo
teologico, es. in un’icona riconosco dal punto di vista semiotica il significato religioso delle figure e i
principi teologici che essa esprime

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