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ESTETICA

CHE COS’E’ L’ESTETICA?


Espressione che deriva dal latino estetica che deriva dal greco aistesis ovvero percepire, letteralmente è la
dottrina della conoscenza sensibile, branca del sapere che si occupa della percezione e dell’esperienza
dell’arte e del bello.
Origini dal mondo greco, il termine nasce per definire una branca della filosofia nel 1750 grazie a
un’intuizione Baumgarten che scrive ‘Una estetica’ e lascia in eredità a tutti gli studiosi la definizione.

Esperienza del bello e produzione dei prodotti dell’arte, la concezione filosofica dell’arte può essere
sviluppata da diversi piani:
 Oggettiva: studio di oggetti d’arte e oggetti belli, studio opere d’arte e diverse classificazioni con cui
le opere vengono suddivise e come il polo oggettivo gioca un ruolo fondamentale nella percezione
dell’arte del bello
 Soggettiva: ponendo attenzione al momento soggettivo della creazione d’arte, l’elaborazione delle
teorie sottese al momento creativo e dell’esperienza estetica.
Il problema del bello è uno dei concetti più controversi di cui l’estetica si fa carico, si basa sul presupposto
che le domande non siano inutili ma possano avere una risposta approssimativa.
L’estetica come fenomeno moderno si sviluppa nell’area culturale tedesca, parte più che dalla speculazione
teoretica dei filosofi dalla produzione di carattere letteraria e artistica che la Germania visse tra 700 e 800
(neoclassicismo e romanticismo  produzione di artisti e letterati, determinano la genesi delle opere e una
riflessione sulle opere stesse). Momento che si configura come un momento di assunzione di centralità del
soggetto sia della figura dell’artista e del fruitore (soggetto creatore e spettatore opera). Diventa
fondamentale non più nella dimensione oggettiva (osservazione opere d’arte), ma a partire dal soggetto e da
tutta una complessità di concetti e attributi che l’artista ricopre  genio come grande soggettività, genio
creatore che si eleva al di sopra del dominio umano mediocre e riesce a portare l’idea della natura nell’opera
d’arte.
A che cosa si riferisce l’estetica? Qual è l’oggetto della stessa?
Chiedersi cos’è l’estetica significa partire dall’etimologia, ovvero ‘percezione’: si riferisce alla percezione
sensibile del mondo della natura e dell’artificio, l’estetica si è poi specializzata in quanto filosofia dell’arte
proprio sugli artefatti umani che definiamo con il concetto di arte  che cosa significa arte?
Con il termine diamo per scontarti fenomeni culturali che possiamo intendere come processi e oggetti che
sono tra di loro vari. Il problema è antico e moderno: risale all’alba della speculazione filosofica, se il primo
grande autore della filosofia occidentale è Platone (Alfred North disse che la storia della fil occidentale sono
note scritte a margine della filosofia di Platone), è con egli che nasce l’estetica, in realtà Platone non utilizza
il termine, ma è il primo autore che problematizza molte delle questione fondamentali dell’estetica

STORIA DI 6 DEE
T  autore polacco del 1886-1980, si occupò della storia della filosofia e si specializzò in estetica. ‘La storia
dell’estitca’ è scritta in età avanzata, è un compendio maturo delle riflessioni che fa sull’estetica seguendo un
andamento non cronologico, ma un approccio di carattere problematico volto ad approfondire specifici temi
(definizione di arte, di bellezza, rapporto arte poesia, concetto di forma…).
T sviluppa un metodo in cui la storia ha un ruolo fondamentale  il grande lascito dell’autore è legato alla
consapevolezza della complessità e problematicità storica della disciplina: ogni settore del sapere si sviluppa
in maniera complessa nella storia, ma ciò vale soprattutto per l’estetica perché occupandosi di una così
ampia serie di fenomeni e di discipline artistiche richiede una contestualizzazione storica che ci permette di
seguire la sua evoluzione (negli ultimi secoli si sviluppa un’estetica della fotografia del cinema, ma l’estetica
di Platone è la stessa forma di filosofia che si studia lì, va tracciato un percorso per capire le costanti e le
diff).
Segue un metodo che si basa su 3 elementi fondamentali:
1. Attenzione per la storia  non solo per la storia della filosofia, ma anche per la storia dell’arte e del
pensiero. Far estetica non significa solo studiare i filosofi che si sono occupati di arte e di bello, ma
anche studiare come gli artisti intendono fare arte e come il pubblico e il senso comune di un’epoca
percepiscono una tipologia di arte.
2. Pluralismo  in un altro testo riconosce l’insufficienza delle teorie estetiche generali che mirano a
dare una visione totale dell’arte, ma sviluppa la sua ricerca con un piglio propositivo. Non è
pessimista nella possibilità di studiare arte ma ha l’umiltà di riconoscere che la fil potrà solo
accostarsi a una definizione totale dell’arte e dei concetti estetici perché il carattere pluralista e
storico dell’arte e dell’estetica determinano una continua trasformazione di forme e concetti che non
può essere imbrigliata in una teoria unica
3. Semantica-etimologia (ovvero le parole)  i concetti chiave dell’estetica, le idee di cui si occupa
hanno una profonda di complessità, compito dello studioso è di studiare anche la comprensione
linguistica delle parole per comprendere come un termine è stato impiegato, da chi e in quale
contesto, e in che valore veritativo-euristico se ne può trarre
I 3 principi che T utilizza, fanno parte di un metodo che si lega a un approccio filosofico generale definito
come ERMENEUTICA:
 Da ermeneui ovvero interpretare, branca della filosofia che si occupa dell’interpretazione.
 Nasce in occidente come esegesi dei testi sacri, le prime forme sono espressione di ermeneutica
religiosa (es. Maiker si occupa dello studio dei testi sacri), man mano si è andato a estendere come
approccio a questioni religiose e problemi della conoscenza.
 Presuppone la necessità di problematizzare l’atto conoscitivo: quando abbiamo un oggetto di
conoscenza non possiamo studiarlo in maniera immediata e irriflessa, ma dobbiamo presupporre
che il nostro metodo di studio e di analisi si basi su premesse e pregiudizi che sono dei limiti, ma
necessari perché non potremmo studiarne
L’ermeneutica mostra il carattere dialettico e contradditorio e intende il dominio della conoscenza del sapere
come un testo fatto di formule espressive collegate tra di loro, contestualizzate, studiate da un punto di vista
storico e che l’interprete deve rifigurare come la modalità di conoscenza del sapere. Ci insegna che non c’è
un sapere oggettivo neutrale, ma interpretato e interpretante sono sempre in un gioco di interpretazione che
è un rischio, ma anche una sfida di grande possibilità  chi fa il lavoro di interpretare riesce a tirar fuori
qualcosa di nuovo
L’ermeneutica si basa sull’assunzione che tutta la sfera della pre comprensione che abbiamo del mondo
(che deriva dal senso comune, dalla cultura e istruzione) non sia necessariamente un male o un pregiuzione
ma sia un sapere sedimentato che la ragione filosofica deve problematizzare, ma deve trarre come punto di
partenza e come materiale per elaborare la propria successiva speculazione (nasce in contrapposizione con
approcci di carattere positivistico)
L’ermeneutica dice che i fatti non si dicano mai in sé e per sé, ma come forma di interpretazione e come
catene di interpretazioni  ognuno ha una morale personale, se ci chiediamo da dove viene entriamo in una
dinamica ermeneutica perché è una nostra lettura e interpretazione personale di una serie di conoscenze e
riflessioni che sono state trasmesse da libri che abbiamo letto, famigliari… che a loro volta hanno prodotto la
loro idea da una concatenazione. Sviluppo dei concetti, esercizio attivo della catena interpretativa per
sviluppare in maniera creativa paradigmi filosofici per esprimere senso
Rischio conoscenza  rischio della pre comprensione, pregiudizi su un tema, il positivismo dice che bisogna
eliminarli, l’ermeneutica dice che dobbiamo decostruire e ragionare sui nostri limiti conoscitivi, quelli che in
ambito conoscitivo sono i bias conoscitivi (gabbie del pensiero), ma la pre comprensione è essenziale per
stare nel mondo
DEFINIZIONE DI ESTETICA
Si occupa della percezione sensibile, non si confonde con la gnoseologia (filosofia della conoscenza)  la
gnoseologia si occupa della conoscenza in termini intellettuali, ovvero come l’uomo conosce le cose, il
rapporto tra uomo e natura, in che termini la ragione opera, che rapporto conoscitivo ci dà la logica….
L’estetica si occupa di percezione sensibile, ciò che avviene con i sensi. Vi è un grande dibattito su qual è il
senso del primato nell’estetica: l’occidente tende a pensare che il senso dominante sia la vista, ma anche il
tatto e l’udito sono fondamentali in ambiti dell’estetica
L’estetica si occupa di arte: che cos’è l’arte? Quale insieme di fenomeni si può definire con il concetto di
arte? Designa sin da subito due classi complesse:
1. Performativo ovvero fare arte e un aspetto oggettivo
2. Res la cosa dell’arte ovvero l’opera arte.

L’estetica si occupa del momento creativo e dell’oggetto d’arte, si occupa anche di tre generi di attività
artistica  teoria, azione e creazione. Nell’arte ci sono come forme di teoria (riflessione intellettuale), azione
(momento pragmatico) che porta alla creazione. Spesso il trinomio diventa teoria e prassi
3 attività  pensiero, volontà e sentimento. Il trinomio sussiste l’interno dell’estetica, il fare arte spesso
coinvolge tutte e 3 le attività del pensiero, ma storicamente ha avuto nell’ambito dell’estetico del prevalere
del sentimento: il pensiero è legato all’intelletto, la volontà è legata all’ambito morale, il sentimento legato alla
percezione sensibile della realtà è un elemento costante dell’esperienza estetica
L’ARTE
Dal latino ars che è la traduzione del greco techne: fase di difficoltà perché il latino ars che coincide con il
greco non parla di arte come la intendiamo noi, techne è la parola da cui deriva tecnica ed è il fare che porta
secondo norme e regole di produzione alla generazione di cose.
Includono le forme creative che nel linguaggio comune sono l’artigianato, usata per riferirsi a un pittore o a
un tessitore  l’arte antica non è dominata dall’elemento della creatività, noi quando pensiamo all’arte in
maniera irriflessa pensiamo a qualcosa di creativo, di geniale e che fa emozionare, nell’estetica antica tutto
ciò è assente: l’arte è la produzione secondo norme sensate e trasmesse di manufatti che imitano cose della
realtà
La sfera di attività che chiamiamo arte non è definita con il termine techne, ma con poiesis  da poiein
ovvero fare, da cui deriva ‘poesia’, si riferisce a un’attività produttiva.
La techne è una produzione per imitazione (carpentiere fa la nave come gli hanno insegnato), la poiesis è
un’attività produttrice creativa, non è intesa in senso materiale ma attinge alla sfera divina. Il poeta è colui
che si fa medium e diventa mezzo di manifestazione e di forza divina per portare alla luce qualcosa di nuovo,
ha qualcosa di originalità, scienza patrocinata dalle muse (viene chiamata l’arte musikè). Frutto
dell’attenzione e della tensione individuale, facoltà di mediazione tra il piano terreno e quello celeste, forma
di immaginazione creatrice.
Ci sono studi che discutono su quali arti possono essere definite poieisi o techne  Platone pensa alla
pittura come una copia materiale della realtà, parla della musica e della poesia epica come una forma di
poiesis.
Coppia concettuale che ci fa giungere alla definizione di arte  quella greca non prende in piano la fruizione
dello spettatore, ma il punto di vista dell’artista, si considera cosa fa l’artista e in che modo si rapporta con
l’attività produttiva, non cosa sperimenta lo spettatore, ciò sarà intenzionato dall’estetica solo in epoca
recente
La definizione può essere riconosciuta nel mondo latino e medievale dove emerge la sfaccettatura che viene
espressa da una termine latino che distingue le artes liberales e artes vulgares. Esiste una distinzione tra le
arti che si basa se sono attività dell’intelletto (liberali) o se sono materiali (legate alla meccanica e allo sforzo
fisico)  ci sono classificazioni di come le arti possono essere ricondotte a entrambe le categorie:
tradizionalmente c’erano 14 forme d’arti, 7 volgari e 7 liberali, ma era esclusa la poesia che era imparentata
alla filosofia o profezia e non all’arte, era riconosciuta anche come una forma di vaticinio, mentre le arti erano
una creatività più materiale. Nemmeno la pittura e la scultura spesso erano inclusi negli elenchi.
 La divina commedia ci riconnette a un piano di forme conoscitive alte, la poesia era imparentata alla
filosofia cristiana-scolastica o all’ambito profetico perché era rimasta l’idea del poeta come
collegatore tra piano sensibile e non.
La trasformazione si ha nel rinascimento quando si installano germi culturali moderni, la poesia è inclusa
nelle arti con una ripresa di Aristotele (scompare dalle conoscenze dell’occidente, i suoi testi tornano con
traduzione islamiche e poi in latino) quando nel 16 sec fu pubblicata la nuova traduzione della poetica di
Aristotele  poesis e tecne si riuniscono sulla base del principio di creatività (espressione costruttiva del
fare arte) e dell’attenzione nuova per la figura del soggetto fruitore dell’opera d’arte e dell’artista creatore.
Si inizia ad avere una concezione più soggettivista e meno normativa dell’arte, legata meno a norme
universali e a una tecnica tramandata, ma come il portato dell’individuo e del suo genio creatore 
rinascimento come epoca con attenzione all’idea scolastica dell’arte, ma compaiono grandi artisti come
Leonardo, Raffaello e Michelangelo che iniziano a far comparire la consapevolezza dell’eccezionalità del
genio creatore, manifestazione nella figura del genio nel Romanticismo

Si inizia a parlare di belle arti ovvero la classificazione che prosegue dagli studiosi, nuova categoria di forme
artistiche legate al concetto di bello, si parla di arte che sono in grado di produrre l’esperienza del bello: non
era assente nel mondo antico (la filosofia di Platone è un cantiere analitico del bello), ma per quanto
concerne le classificazioni il bello era un concetto assente.
Non c’era una concezione univoca, T propone una classificazione di attribuzioni sulla base del modo di
ragione degli schemi mentali degli interpreti  arti dell’ingegno, coinvolgono in maniera profonda l’intelletto e
la creatività umana, altri parlando di arti musicali con un primato al senso del ritmo
 Marsilio Ficino  le belle arti sono grammatica, poesia, retorica, pittura e musica, ma è la musica
che offre l’ispirazione agli artisti, scultori e architetti
 C’è chi parla di belle arti come arti nobili, chi fa rientrare le arti mnemoniche (forme artistiche fondate
sulla capacità di memorizzare una serie di forme e trasmetterle ai posteri), chi le fa coincidere con le
arti poetiche attribuendo il primato artistico alla poesia e chi al contrario attribuisce al principio
figurativo secondo il detto di orazioe ‘come la pittura la poesia’ il primato
Dopo la metà del 18 sec c’è una distinzione tra artigianato e arte  l’arte ha il senso di oggi, l’artigianato ha
un senso inferiore di produzione scandita da una meccanicità. Un ruolo fondamentale è ricoperto dal filosofo
francese Charles Battò con la teoria delle belle arti: le belle arti sono quelle che si basano sull’imitazione
della realtà, i greci lo definivano mimesis ovvero imitazione-copia. Ribalta il pensiero di Platone che
riconosce il carattere centrale dell’imitazione come propulsione centrale del fare artistico: è l’imitazione che
caratterizza l’arte, ma la critica come attività di semplice copia, ma Battò attribuisce una grande valore
positivo all’imitazione artistica, l’artista imitando capisce meglio la realtà e fa capire agli altri come
comprendere le dinamiche.
Opera del 1747 ‘Le belle arti ricondotte a un unico principio’, ovvero dell’imitazione, per battò le belle arti
sono 5: musica, poesia, pittura, scultura e danza. La più curiosa è la danza: la definizione di battò è limitata,
ma è curioso vedere che venga inserita nel panteon delle arti.
Le belle arti hanno il compito di produrre il piacere sulla base del principio del piacere, dicotomia importante:
utilità contro piacere, l’estetica tradizionale tende a pensare l’arte come un qualcosa di idealistico e dislegato
dall’utilità pratica e materiale. Agostino contrappone il bello all’aptum nel senso di utile, la bellezza è
qualcosa di inutile. Battò introduce una terza categoria che comprende arti mediane che hanno una funzione
di utilità ma determinante anche un piacere estetico: architettura (arte della costruzione che produce anche il
bello) ed eloquenza (arte oratoria che produce grandi forme artistiche per la composizione formale del
linguaggio)
5 principali possibili approcci alla definizione dell’arte (guardare T)
1. Carattere normativo-prescrittivo
 L’arte è la produzione secondo regole che sono caratterizzate da una serie di valori estetici
dell’oggetto d’arte. Definizione che primeggia per secoli fino alla modernità, legata alla convinzione
che l’arte possa essere intesa in maniera scientifica che si sviluppa in una tradizione di tipo
discontinuo, è l’artigiano che apprende la materia e cerca di aggiungervi un quid di miglioramento
rimanendo nel solco della tradizione.
 Esempio: Dorifano di Policleto  autore del canone, trattato perduto sulle proporzioni della natura
umana, stabilisce norme formali in ambito scultoreo che possono essere estese alle arti per
rappresentare in maniera armonica e bella una figura tratta dalla realtà, il tipo di fare arte si basa su
una concezione normativa
2. Definizione performativo
 pratica estetistica.
 Il cuore della definizione dell’arte non è l’oggetto d’arte ovvero le norme, ma ciò che produce
l’esperienza di ciò che chiamiamo arte, ovvero la percezione sensibile di senso fatta di rapporti
formali ed espressivi che chiamiamo espressione artistica.
 Se la definizione normativa pone l’attenzione sulle regole dell’arte (opera di Kandinsky no arte), in
quella performativa l’attenzione è sull’esperienza estetica, arte è l’esperienza che l’oggetto d’arte
permette di vivere al fruitore, esperienza di ascesa e di fruizione.
 Si parla del carattere emotivo dell’esperienza artistica (utilizzo dell’arte con fini terapeutici: non è imp
nell’esperienza estetica la precisione tecnica, ma la condizione emotiva che chi fruisce dell’arte
viene a sperimentare)
 Esempio: affresco della cappella sistina di Michelangelo
3. Forma di espressione
 tesi moderna, il mondo antico non conosceva il concetto di espressione come è stata consacrata
nell’espressionismo (facoltà di esprimere con l’arte gli abissi dell’emozione e dell’interiorità
dell’uomo), molti hanno visto come concetto fondamentale la capacità espressiva dell’arte, se
utilizziamo questo parametro non è arte ciò che non trasmette niente.
 Tesi difesa dal filosofo Croce che scrive ‘Arte è espressione’ e anche nell’artista Kandinsky 
Giallo, rosso, blu (1925): astrattismo, per lui l’arte doveva seguire la legge della necessità interiore,
manifesta qualcosa che non è arbitrario ma è una necessità e fa parte dell’interiorità dell’individuo
secondo forme e colori che il pittore accosta in maniera meditata per suscitare emozioni. Non gli
interessa che segua norme universali o altre caratteristiche specifiche ma che permetta allo
spettatore di vivere emozioni che l’artista vuole esprimere: visione anticlassica e moderna.
4. Dimensione radicalmente autonoma
 dà la norma a se stesso, Schiller ha dato una definizione dell’autonomia dell’arte, scrive ‘l’arte è ciò
che da sé si da legge’, non è ciò che risponde a norme specifiche, ma è la sfera di difficile
definizione e dominio misterioso che si impone da sé.
 Idea che ritroviamo in ‘arte per l’arte’, idea moderna 800, la ritroviamo in autori del dendismo  l’arte
è qualcosa di ineffabile che concilia l’opera d’arte che inseguendo la bellezza da le proprie norme.
 Dino Formaggio: scrive ‘l’arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte’, può sembrare banale, ma ha
un senso e una provocazione profonda, è qualcosa di così profonda e altro rispetto alle scienze che
non è racchiudibile in una definizione esaustiva, per studiarla dobbiamo accettare un senso comune.
 La definizione rinuncia all’ambizione della filosofia di trovare costanti che prescindono dalla
contingenza, definizione coerente con l’arte più recente e d’avanguardia come in ‘Fontana’ di Marcel
Duchamp (1917)  opera mai esposta in pubblico, orinatoio che rovescia, firma con uno
pseudonimo, dice che è una fontana ed è un’opera d’arte che va esposta in una museo,
provocazione, ma quando l’oggetto acquisisce un valore economico e fonda un modo di fare e di
vivere l’arte, è difficile rifiutarne l’appartenenza al dominio dell’arte
5. Rinuncia alla definizione
 Tesi che si sviluppa nel 20 secolo che può essere messa in dialogo con la posizione di Formaggio,
si basa sul riconoscimento del carattere complesso e pluralistico dell’arte: rinuncia filosofica per
umiltà filosofica a una definizione esaustiva dell’arte. non ci sarà mai una condizione temporale,
culturale e filosofica che ci farà trovare una definizione d’arte
 Morris Weiz dice ‘è importante proporre criteri sufficiente per l’arte, ogni teoria è una importante
logica’, non è una questione di approssimazione ma importanza logica.
 Non è una rinuncia al parlare di arte, chi rinuncia alla definizione parla di somiglianza di famiglia 
forme artistiche diverse, ma hanno una somiglianza: qualcosa che non è argomentabile, ma sulla
base di analogie ci permettono di compattare una serie di opere sotto il titolo di arte, non si dà una
definizione univoca di arte, ma una definizione che tiene conto della diversità dei fenomeni artistici,
coerente con gli sviluppi moderni dell’arte.
 Tutte le forme espressive hanno un qualcosa di artistico ma con le proprie specificità, visione che
valorizza la differenza e il particolare rispetto all’unità. L’opera d’arte può intesa nella molteplicità
delle sue forme: the Floating Piers (land art) di Christo stabilita sul lago d’iseo, rete di pontili gialli
galleggianti che rendono accessibile al pubblico a piedi l’isola di san paolo, opera che rientra nella
definizione di arte contemporanea, lavora sulle forme, sui colori, sull’espressività
Che cos’è quindi l’estetica? Branca di filosofia che si occupa di arte in uno dei sensi che abbiamo visto,
dominio autonomo nelle discipline filosofiche per problematizzare con strumenti critici la riflessione sull’arte e
sul bello e le percezione di esse sia nel mondo artificiale ma anche nel mondo della natura (possono essere
analizzati con criteri estetici), si costruisce nella dialettica tra 3 elementi:
1. teorie filosofiche generali
2. riflessioni che vengono dai critici e dagli artisti
3. opinione del pubblico (gusto di un’epoca), comprensione degli stili delle epoche e delle mentalità
T ci invita a pensare la storia delle dee come una storia di concetti, il concetto di arte esiste da migliaia di
anni dal mondo greco, è insoddisfacente per molti versi, ma è anche produttivo e affascinante, le teoria
come modelli di paradigmi esplicativi giocano sull’esposizione di concetti, l’ermeneutica è un approccio che
invita a continuare a provare a mettere in interconnessione questi processi.
T non dà una sua spiegazione, le categorie sono sottoparagrafi che T concettualizza per mettere insieme
l’idea di vari studiosi di epoca proto moderna che operano la classificazione delle arti, è possibile riconoscere
una logica interpretativa che fa associare diverse posizioni. T non dà una spiegazione definitiva anche se
pare che emerga in maniera indiretta la sua convinzione dell’impossibilità di una definizione esaustiva della
stessa
CONCETTO DI BELLO
Nozione fondamentale dell’estetica che nasce non come riflessione sull’arte, ma sulla bellezza, la nascita
non è tecnica (nome coniato nel 1750), ma nel senso ampio di riflessione critica e filosofica

Premessa  da un punto di vista teorico il concetto di bello non corrisponde con quello di piacevole, spesso
nella coscienza irriflessa nel senso comune i due termini sono sinonimi, si usa il termine in maniera
intercambiabile (oggetto che corrisponde in maniera soddisfacente al nostro gusto che ha una delimitazione
soggettive). Il bello è una categoria dagli orizzonti oggettivi, parlare di bellezza significa avere caratteristiche
per definire in maniera universale il bello, la corrispondenza di qualcosa rientra nel campo della soggettività.
Il piacevole è in maniera costante legato alla dimensione sensibile, soddisfa i nostri sensi, la bellezza è
intesa come un qualcosa che pur partendo dai sensi, coinvolge aspetti di carattere intellettuale e razionale.
Etimologia  dal latino bellum, termine tardo (rinascimentale), diminutivo di bonum ovvero bonellum, la
parola latina che identifica in ambito fil il concetto di bello è pulcrum, ovvero neutro di pulcher, che trasduce il
greco kalon. Sia il latino che il greco hanno un sostantivo che esprimono la stessa idea, ovvero pulchritudo
e kallos.
Il concetto di kalon aveva una sfera concettuale molto più ampia di quella soltanto estetica nel senso di
artistica, ovvero un aggettivo che identificava qualcosa di ben fatto e piacevole allo sguardo su parametri
soggettivi in un contesto non solo artistico, era associato al bene in termini molto vasti e non solo morali, ma
anche in termini artistici-politici-esistenziali.
Locuzione greca  bello e buono, parifica i concetti, si ritrova questa idea nella fil di Platone. Nel mondo
greco il bello è buono e il brutto è malvagio. La centralità del bello come valore del mondo greco non decreta
lo statuto di soggettività, la centralità del bello del mondo ellenico non determina la consapevolezza che il
bello sia soggettivo  vale per molte questioni fil di distinguere il piano della speculazione teorica condotta
da poche persone e il piano del senso comune e il gusto di un’epoca.
La fil di Platone secondo molti interpreti non attesta il senso comune greco, ma è un radicale stravolgimento,
le persone comuni nel mondo greco avevano un’idea di bellezza molto semplice come quella che abbiamo
noi nella vita comune, ovvero di una conformazione piacevole degli oggetti e della natura che
sperimentavano nella quotidianità, sarà la fil a decretare l’interesse massiccio sul tema e aprire un dibattito
sulla questione oggettività e soggettività del bello (per i greci il bello era tale perché lo vedevano così)
Altri 2 concetti correlati al bello sono l’armonia e simmetria (in greco armonia e symmetria), ovvero due
nozioni affini: armonia nasce in ambito musicale, simmetria in ambito delle arti figurativa, esprimono la bella
composizione. La simmetria sarà un concetto chiave della tradizione filosofica greca, definita come l’armonia
tra le parti di un’opera. L’identificazione prevede che il bello inteso come una norma ogg e universale nasca
dalla simmetria, ovvero tra la relazione armonica di un oggetto, il bello nasce non dalla bellezza della singola
parte ma tra il rapporto armonico delle parti diverse, coinvolge aspetti di natura matematica e musicale
Sono 3 le concezioni fondamentali di bello che possiamo individuare come divergente o sovrapposte nel
mondo antico e che fondano il dibattito:
1. Bello in senso ampio
 Concezione greca originaria che include il bello estetico e il bello morale, bello come conformità.
 Principio fil non solo legato all’arte, ma coinvolge anche l’etica e la politica, l’idea di bellezza nel
mondo medievale era espressa con ‘pulcrum et perfecto idem est’, il bello e il perfetto sono la
stessa cosa.
 Il bello coincide con la perfezione, ovvero la piena realizzazione delle caratteristiche essenziali
che determinano la natura di un fenomeno. L’artista ricerca regole che non valgono solo per lui,
ma vengono trasmesse ai propri allievi come tentativo di approssimarsi al bello assoluto
2. Bello in senso estetico
 Riduce l’ambito del bello solo alle esperienze estetiche, si ha nel rapporto dell’uomo con l’opera
d’arte sia con la natura, sottraendo al bello la componente metafisica morale.
 Accezione che è divenuta con il tempo la concezione del bello della civiltà europea
3. Bello in senso estitco ma limitato alla sfera del visivo
 Concezione ridotta in cui la bellezza viene connessa solo a uno dei 5 sensi, concezione che
troviamo in alcuni autori dello stoicismo, presente nell’antichità anche se minoritaria, la
ritroviamo anche in prospettive contemporanee.

Ci sono però dei gradi di bellezza su cui T si sofferma  tensione processuale e progressiva del concetto di
bello che partendo da una sfera molto ampia, si riduce al bello come principio essenziale dell’esperienza
estetica fino a essere messo in dubbio.
Nel mondo greco la disputa attorno al concetto di bello ha un’origine antica, nasce tra i primi filosofi tra cui
Pitagora e quei pensatori che tengono a difendere il senso comune per cui il bello è solo un principio
sensibile legato al gusto individuale.
 La concezione pitagorica si basa sul fatto che le proprietà oggettive delle cose permettano di
identificare la bellezza o l’assenza di bellezza di un dato oggetto-fenomeno.
 La proprietà essenziale del bello è la proporzione: ordine e proporzione per i pitagorici sono belli e
utili, il disordine è brutto e inutile, stabiliscono la connessione tra sfera estetica e dimensione di
fondazione valoriale. La posizione può essere rappr con l’equazione tra il bello, l’armonia, l’ordine e
la simmetria come valori fondanti della prospettiva filosofica pitagorica della civiltà greca.
 L’ordine coincide con la commensurabilità della parti: nella filosofia pitagorica è fondamentale il
concetto di numero tanto che nella classica schematizzazione sulla ricerca dell’origine delle cose,
ovvero l’archè (principio ontologico e metafisico della realtà) per i pitagorici era il numero nella sua
pluralità di conformazioni e nella sua simbolicità, rappr in modo stilizzato con segni
 nella prospettiva pitagorica il bello si radica in rapporti numerici che hanno una stretta connessione
nell’ambito della musica che segue rapporti matematici
 questa visione viene identificata da T con la grande teoria del bello  paradigma che T identifica
come quella dominante nella tradizione estetica occidentale, attorno a ciò si può fare una storia
dell’estetica che interpella tutti gli autori della tradizione che con essa si sono confrontati

L’intuizione pitagorica apre il cantiere di ricerca che avrà diverse battute di arresto sulla scorta di critiche o
posizione alternative di filosofiche e intellettuali. La prospettiva si basa sull’assunto metafisico di carattere
cosmo centrico o ottimismo cosmico, visione positiva sulle strutture essenziali del cosmo e sul fatto che il
bello sia una proprietà stabile della realtà.
Il bello è nella sostanza intima delle cose, visione che è diffusa nell’antichità e verrà approfondita nel
medioevo con il concetto di buono (bontà morale come privazione di bene, non come male in sé). Sorta di
ottimismo cosmico, si suppone che il cosmo abbia strutture intime dotate di senso le cui caratteristiche
soggettive possano essere rinvenute dall’uomo. Il bello è una peculiarità dell’universo che l’uomo deve
scoprire: nasce la concezione per cui si accosta la dimensione naturale a quella artistica sulla base
dell’associazione bellezza-cosmo (l’uomo deve imitare il mondo della natura).

Anche Platone pensa all’arte come imitazione delle forme della natura come altri filosofi
Concezione sofistica:
 soggettiva e antropocentrica del bello, non dipende dalle strutture del cosmo ma è l’uomo che crea
bellezza-bruttezza. Applicazione della concezione ‘uomo misura di tutte le cose’, determina la
relatività del bello, viene sviluppata dai sofisti, ma coerentemente con la pozione globale troviamo
una relativizzazione del concetto.
 Epicarno afferma ‘per una cane la cosa più bella è un cane, per un bue è un bue’, concezione
banale che inquadra questo relativismo, ogni contesto culturale-sociale e anche di specie determina
diverse prospettive sull’argomento.
Siamo di fronte a due posizione opposte: oggettivismo (detto anche realismo) e soggettivismo.
1. Oggettivismo  sostanzialità all’idea del bello, il bello è una proprietà oggettiva
2. Soggettivismo  relatività all’idea del bello, il bello deriva dal bello del soggetto
C’è poi un senso più debole che riguarda l’attenzione per l’estetica e filosofia dell’arte al polo dell’oggetto o al
polo del soggetto (sia l’artista o il fruitore), ossia l’estetica in contesti e periodi diversi modifica il proprio focus
trattando con oggetti d’arte chiedendosi quali sono le norme oggettive del bello trascurando a volte il ruolo
del soggetto (estetica delle cose).
In altri casi l’interesse è volto sul ruolo del soggetto: si parla dell’artista, come crea, quando si può definire
una figura realmente artista, da dove viene l’ispirazione, e anche di fruitore.
 estetiche relativiste più attente al soggetto che ha un’importanza essenziale nell’esperienza estetica,
 gli oggettivisti sono più interessati alle caratteristiche dell’opera, tendono a cercare di dimostrare gli
elementi che permettono di definire questa sostanzialità
Nel Rinascimento c’è un soggettivismo in senso debole, si inizia a focalizzare l’attenzione sull’artista che
tende a diventare protagonista del senso estico, ma permane la teoria oggettiva del bello

La posizione oggettiva spesso coincide con una visione dell’arte dai termini normativi, cioè dalla convinzione
che sia possibile identificare norme per riconoscere il bello e hanno un valore descrittivo. L’asserzione non è
sempre vincolante, ci sono anche prospettive oggettive che non hanno questa ambizione. Molti nel
contemporaneo tendono a pensare al bello come condizione di possibilità dell’esperienza estetica
suggerendo che l’uomo non potrà mai giungere a una definizione esaustiva di bello, ma ciò non significa che
il bello non esista, è solo una categoria ampia che rimane come sfondo teorico dell’esperienza estetica,
tende a pensare che il bello sia un principio essenziale ma che la sua manifestazione storica muti a seconda
del tempo e delle culture
Nel mondo greco la categoria di bello si può applicare a entrambe le produzioni materiali di techne e di
poiesis, categoria ampia per cui si poteva considerare bella una tragedia e un tavolo. In Platone essendo la
differenza anche qualitativa, trova una critica alla techne e una valorizzazione della poiesis, il bello verrà
ricondotto alla poiesis
La posizione pitagorica verrà ripresa da Socrate che la implementa distinguendo gli oggetti tali di per sé e
quelli che lo sono per qualcuno: oggetti belli in senso autentico oppure belli per color che se ne servono. La
bellezza non ha la caratteristica di bello estetico, ma si lega al carattere generale di perfezione che include
per Socrate un pluralismo: bellezza assoluta e relativa (pertinente all’essenza e alla funzione della cosa). Per
T la bellezza assoluta è quella di un’opera d’arte, la bellezza per qualcuno può essere legato anche al
proprio scopo (es. lo scudo serve, ma uno scudo d’oro è poco utile  bello relativo).
Differenza tra (formalizzazione che troviamo in secoli successivi):
 pulcrum  bello in sé, bello assoluto, tendenzialmente inutile, utilità di carattere metafisico cosmico
e non pratica
 aptum o decorum  Ciò che è bello nella misura in cui è funzionale, bellezza estetica che valorizza
una funzionalità che è pratica e corrisponde all’esercizio di uno scopo. Chiamato da Socrate
‘oggetto bello per qualcuno’, l’oggetto è bello ma ha una funzione pratica. Tutte le riflessioni si
basano sul principio cosmo centrico- teleologico (ovvero prospettiva per cui c’è un telos, fine e
scopo nelle cose), la tesi è valida in tutti il mondo greco e latino e nell’ecumene cristiano viene
messa in discussione solo nella modernità, il 900 è pieno di autori che alimentano il pessimismo
cosmico, ma questo tipo di estetica presenta la serie di connessioni: la grande teoria fonda
un’estetica oggettiva che presuppone la possibilità di fondare una scelta politica che rispecchi l’etica
sulla base di un principio cosmico.
Se il bello è oggettivo perché non tutti condividono l’interpretazione del bello? Dire che esiste una cosa
oggettiva non vuol dire che la sappiamo apprezzare, necessità di un’educazione estetica perché l’uomo non
nasce con la concezione del bello nota. L’aspetto educativo permette all’uomo con un esercizio dei sensi e
dell’intelletto di riconoscere la bellezza negli oggetti belli: affrontare la bellezza è un compito difficile ma la
consapevolezza non ne mette in discussione il carattere oggettivo
Se gli uomini parlano di bello e identificano alcune cose come belle o brutte, significa che l’aggettivo debba
corrispondere a una totalità della proprietà, se no non avrebbe valore intersoggettivo, deve esistere un
criterio universale di bellezza
La prospettiva pitagorica-socratica viene ripresa da Platone, poi Aristotele e nello stoicismo.
Per gli stoici il bello materiale è il bello intellettuale, riconosciuto dai sensi (facoltà irrazionale che può essere
educata).
4 grandi scuole greche (pitagorica, socratica, platonica e stoica) che contribuiscono alla fondazione
dell’estetica antica. Pareri divergenti  epicurei riprendono la concezione dei sofistici (principio soggettivo,
ha un approccio proto materialista, Marx era amante di Epicuro e di Democrito, posizione antiplatonica), gli
scettici argomentano sulla base dello scetticismo (messa in discussione radicale di tutti i principi che
coincide con il soggettivismo, è il soggetto a fondare il bello, nel giudizio estetico riconosce la proprietà degli
oggetti, le posizioni attorno a questo tema sono variegate ed è difficile fondare una tesi sul bello).

Simmetria e euritmia
Simmetria  coincide nella grande teoria con il bello oggettivo, il bello è oggettivo perché ha una
proporzione armonica tra le parti che corrisponde a rapporti oggettivi
Euritmia  è un concetto che significa ‘ritmo positivo’ che corrisponde a una visione alternativa del bello
ovvero come bello soggettivo condizionato, non è un bello soggettivo in senso relativo, serve a identificare
l’impressione di bello che il soggetto sperimenta nell’esperienza estetica.
I 2 concetti sono diversi per esprimere l’esperienza estetica. Esempio  l’euritmia sviluppata in ambito
architettonico quando si scopre che seguendo i principi canonici della simmetria non sempre si generano
opere che hanno la caratteristica della bellezza, seguire norme matematiche non sempre determina
l’impressione di armonia perfetta, architetti come Vitruvio valorizzano l’euritmia come la possibilità di studiare
l’impressione di bellezza che si può generare. Inizia nel mondo greco a inserire l’attenzione per il soggetto
che apre le porte al soggettivismo moderno, l’euritmia sottolinea l’importanza dei sensi e del soggetto
nell’esperienza estetica
Euritmia è un concetto fil noto a tutti gli autori, Platone lo ignora, Vitruvio e Plotino valorizzano per
sottolineare il diverso aspetto della bellezza, la visione scettica può coincidere con la concezione di euritmica
ma tende a portare su posizioni più soggettive
La grande teoria torna a essere argomentata e studiata nel medioevo e nel rinascimento dove le posizioni
soggettivistiche non la incrineranno mai fino in fono, fino al 1600-700 fu la teoria principale
Ci vorranno autori come baungarden, Kant e i romantici per superarne i confini.
Importanza dell’empirismo inglese con Locke e Hume il quale sosteneva che la bellezza degli oggetti risiede
nella mente di chi li guarda: antitetica a quella Platone secondo cui ci sono oggetti belli tali sempre.
Configurazione percettiva con cui il soggetto vede la realtà e che ha una funzione legata al senso comune e
all’utilità. È Kant a fondare il soggetto teoretico dell’estetica moderna  tutti i giudizi sul bello sono
individuali, la bellezza si ha nel singolo soggetto, per Kant non è adottare una posizione empiristica ma
sottolineare come nel processo cognitivo che ci porta a identificare la bellezza
Il gusto romantico conduce a uno scarto perché dal gusto classico di Kant si passa all’idea di bello fondata
sul senso assoluto dell’artista, creatività e regole del genio finalizzata alla commozione del pubblico, la
grande teoria viene così infranta.
Il 900 esplora le conseguenze della disintegrazione del bello  relativismo radicale, rinuncia alla definizione.
Attribuzione all’arte di altre funzioni (scioccare, stupire, persuadere, informare), valore sociale dell’arte,
apolliner scriveva ‘oggi amiamo la bruttezza come la bellezza’. La decostruzione del concetto di bellezza non
ha solo un valore storico artistico, ma anche filosofico e ontologico, si accompagna alla decostruzione di
quelli che erano i 3 trascendentali (pulcrum, bonum e verum).
La tesi secondo cui ci sono principi metafisici essenziali in ambito estetico, etico e veritativo viene messa in
crisi, si accompagna il processo al problema del nichilismo (perdita della consistenza dei valori per Ni,
manca la consistenza e il perché), nell’universo detto società liquida come Baumann il bello è messo in
discussione
Nel contemporaneo troviamo varie riprese e argomentazioni sul valore della bellezza, la teoria del bello non
è l’unica teoria esistita nell’occ. T identifica anche altre definizioni del bello, ma la maggior parte sono più
complementari alla grande teoria che opposta o alternativa
1. Bello come unità nella molteplicità  teoria simile alla grande teoria ma priva di riferimento alle grandi
proporzioni (basata sulla simmetria), si riconosce il bello come un fattore unificatore armonico di una
molteplicità di dimensioni, no concetto di proporzione
2. Bello come perfezione  si integra con la grande teoria
3. Bello come adeguatezza delle cose alla loro natura e al loro fine  prospettiva in cui il concetto di
aptum tende a prevale e contaminare quello di bello, ciò che è bello è ciò che manifestando la natura
della cosa permette di manifestare il proprio destino, tutto ciò che esiste ha un senso
4. Bello come manifestazione del sensibile (?) nelle cose  Plotino, pseudo Dionigi, Alberto magno,
Schelling, Hegel. Il bello si ha quando nelle cose si manifesta quando si cede la natura fen ? e si ha
nell’idea un principio metafisico. Il bello è la manifestazione sensibile dell’idea, per Hegel un principio
concettuale che cogliamo nella ragione che lascia una traccia di sé nel bello (bello come epifenomeno
sensibile dell’idea). Il bello è la manifestazione che ha anche una funzione conoscitiva perché ci
permette di avvicinarci a una maniera più imperfetta della religione e della filosofia all’idea, secondo
Hegel c’è un’evoluzione storica per cui se nell’antichità l’arte era l’ambito conoscitivo principale,
storicamente la società passa nel dominio della religione cristiana e poi a quella della filosofia. L’arte ha
la caratteristica di essere percepibile in maniera immediata, si basa sui sensi
5. Bello come espressione della psiche  Plotino la chiama forma interiore, tesi più moderna e
contemporanea, idea che il bello non sia negli oggetti ma nella varietà semantica della psiche, idea che
si lega alla teoria dell’espressione, ovvero al fatto che l’arte è arte perché esprime un’interiorità, luogo di
riconoscimento dell’interiorità che con l’espressione dell’artista si toccano
6. Bello come metafora  è parlare per immagini, definizione meno metafisica e pluralista, l’arte è un
esprimere con figure e simboli qualcosa, questo parlare per metafore definisce le diverse forme
artistiche e le distingue rispetto ad altre forme espressive dell’uomo

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