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SCHOPENHAUER

(1788-1860)

Nato a Danzica (all’epoca Prussia), nel 1809 nell’università di Gottinga si iscrive alla facoltà di medicina
seguendo i corsi di scienze della natura, il suo interesse andava verso le scienze, ma poi mirò verso gli studi
umanistici e filosofici. L’incontro con Blumrnbach è importante perché lo iniziò al concetto di bildungstrieb
ovvero forza plasmatrice, drang come tendenza che mira a qualcosa (concetto viene assorbito da S). questo
principio sarà a fondamento della sua teorie filosofiche  der wille ovvero la volontà.
Termini sinonimici: istinto, impulso, forza e volontà indicano lo stesso elemento che nella filosofia di S viene
messa a fondamento del tutto  forza, concetto che ha avuto molta fortuna ma che contemporaneamente lo
ha isolato. È un autore che è stato in contrasto con la sua epoca, non trova sinergie con autori a lui
precedenti o successivi (o almeno in apparenza, è nato un rapporto unicamente teorica che ha avuto molto
seguito), secondo una certa lettura S può essere messo alla base di tutta una tendenza di pensiero che è
stata il fulcro centrale di tutta la filosofia del 900  getta le basi per una visione del mondo nichilista,
materialista, non religiosa e completamente scollegata da ogni principio teologico o trascendente in una
maniera anche più radicale rispetto a Kant.
Ci sono in S somiglianza e influenze di Kant, ma anche differenze
Impostazione kantiana:
 tra le molte cose che il filosofo teorizza, nella sua visione del mondo pone alla base una differenza tra il
fenomeno e la cosa in sé. Il fenomeno è tutto ciò che appare, la realtà, l’esistente (oggetto con cui il
soggetto ha a che fare), la cosa in sé è l’elemento interno al fenomeno che resta per Kant inconoscibile,
sostiene che la verità, il principio, la cosa in sé resta ignota e inconoscibile per la conoscenza umana.
 La grande innovazione di S è assumere il fatto che la cosa in sé si può conoscere e capire cosa sia, ed
è il wille. Se la cosa in sé per S è la volontà, il fenomeno per S è la rappresentazione (vorstellung)
L’opera principale del filosofo S del 1819 si intitola ‘Il mondo come volontà è rappresentazione’ (die welt
as wille und vorstellung)  opera capitale importante, occupa i 4/5 l’intera produzione del filosofo, la
rappresentazione e la volontà sono secondo S i 2 principi fondamentali su cui e con cui si costruisce il
mondo (intendiamo il tutto, la totalità, tutto ciò che esiste), kantianamente possiamo dire che per S il mondo
è formato da fenomeno e cosa in sé, da rappresentazione e volontà.
C’è l’assonanza tra le 2 coppie concettuali, il mondo è la totalità, è il fenomeno, tutto ciò che appare ai nostri
occhi e quindi alla nostra sensibilità. La cosa in sé (chiamato da S il mistero, l’enigma, il segreto del mondo)
per S è la volontà
Cosa intende S? Intende la volontà in molti modi, spesso nei suoi scritti è contraddittorio, i significati
principali della parola sono almeno 2  pur essendo lo stesso concetto si può intendere in senso metafisico
o specificatamente antropologico
1. Metafisica: in linea generale è la scienza della conoscenza, il wille non è inteso con riferimento alla
volontà umana, ma il significato è più ampio e generico (e anche elevato), perché riguarda una
specie di volontà universale, tendenza ad esistere del mondo stesso. Nell’idea e nella visione di S la
volontà intesa in senso metafisico permea la totalità e tutti gli organismi umani e non (anche esseri
inanimati), a partire dai minerali e salire di livello arrivando alle forme più evolute e strutturale di vita.
2. Antropologico: S sale in questa scala di evoluzione della vita fino ad arrivare agli esseri umani,
descrivendo il processo ci si sposta da un livello metafisico a un livello più umano e antropocentrico
(esistenziale)  ciò che riguarda l’uomo e la natura umana
Per questo i 2 sensi principali  dall’uno si trascende l’altro, dal generale-universale al particolare-umano.

Nel momento in cui arriviamo a parlare di umano dobbiamo chiederci: in che modo questo principio della
totalità si manifesta nel nostro essere umani, grazie a che cosa? La risposta di S è sorprendente: il corpo.
Gli esseri umani sono dotati di un corpo oltre che un cervello (razionalità), ma c’è una prima riscoperta, per
la prima volta il corpo ritorna ad avere la sua centralità come strumento con cui le facoltà mentali prendono
consapevolezza del wille, la nostra autocoscienza può scoprire l’enigma perché la sperimenta su di sé, ogni
singolo movimento del corpo è volontà perché è istinto e impulso.
Tutta la famiglia lessicale (impulso, tendenza, istinto, tensione, desiderio) l’essere umano la conosce con il
corpo che mette in comunicazione la singola facoltà mentale con il mondo, è il principium indivituationis per
eccellenza, strumento con cui ci accorgiamo della individuazione, essenza della singolarità, fatto che ognuno
di noi è singolo e diverso dall’altro
Tutto ciò S lo spiega con il termine objektitat (oggettità, obiettità), si può tradurre come oggettivazione: il
corpo è oggettivazione della realtà, trasformazione in oggetto. Se il corpo è objektitat del Wille vuol dire che
è lo strumento che permette l’oggettivazione della volontà
Perché è una novità? Perché molti dicono che in realtà questa visione delle cose (essere umano come
simbolo che ha una volontà) sembra essere una anticipazione della psicoanalisi di Freud un secolo prima, è
una svolta che però non viene notata perché se si parla di psicoanalisi si arriva a Freud.
Quando parliamo di volontà in senso metafisico, in realtà ci arriviamo perché l’abbiamo sperimentata in noi e
nella nostra esperienza, in quello che oggi chiamiamo inconscio e che in questo modo si può chiamare
impulso istinto desiderio.

Ciò è importante perché finora si parla della volontà universale per arrivare alla volontà particolare  in
realtà S quando lo descrive nella sua opera lo fa al contrario: come è possibile che l’essere umano intuisca
che esista una volontà negli esseri inanimati e poi arriva a capirla in sé? Lo fa al contrario: sorta di
deduzione interna  S è contro la trascendenza e la metafisica, non può dire che esiste un principio
assoluto e poi accorgersi che è in noi, prima lo sperimentiamo in noi e poi per deduzione intuiscono che
possa essere valida anche per tutto il resto.
All’interno della totalità e della rappresentazione infranto il velo di maya si arriva nel profondo a scoprire la
cosa in sé e la verità che è la volontà, declinata in senso universale per deduzione e intuizione, ma anche in
senso umano

Tutto ciò ha delle conseguenze enormi  genera a livelli più alti una visione del mondo incredibilmente
nichilista e materialista e per molti pessimista, se mettiamo al centro di tutto gli impulsi, l’istinto, il corpo e la
vita pura nuda e cruda vuol dire che stiamo cancellando tutto il resto, ovvero dio, la morale, i sentimenti.
S non è dissimile da Leopardi quando dice che la vita è dolore e noia, quando afferma che esiste solo il
piacere che non è una condizione positiva di per sé, ma è solo l’interruzione della noia e del dolore.
Quando non c’è il dolore, la vita non è esplicitamente sofferenza, esiste solo il vuoto e il nulla ovvero la noia.
Molti dicono che è una visione pessimista, altri in una maniera più oggettiva provano a sottolineare che si
tratta di una visione realistica del modo in cui vanno le cose nel mondo.
Perché le conseguenze sono queste? La volontà è una schiavitù, così come l’istinto sessuale per Freud, si
vive tutta la vita senza poter smettere di volere e di desiderare, senza un’inezia ma è fondamentale. Non si
può essere felici perché il desiderare genera sempre mancanza e la mancanza sempre dolore, ma la
mancanza in senso più leggero inteso come vuoto genera anche noia. S crede che nel mondo esistano
miliardi di uomini e donne che vivono e sopravvivono solo per la pura necessità di vivere e voler vivere a tutti
i costi

Ci sono però delle soluzioni: a partire dalla volontà costruendo una visione del mondo pessimista e cupa o
anche solo schietta e materiale, S prova a proporre delle soluzioni per liberarsi dalla volontà almeno
temporaneamente. Le soluzioni si possono riassumere in 3 spunti principali:
1. Amore  si può definire come compassione, etica, morale e pietas. Il cum patire etimologico e
letterale, soffrire e provare sentimenti insieme, una sofferenza che è un co sentimento, genuino
prendersi cura dell’altro, genuine sentire l’altro. Momento temporaneo di rilassamento per riuscire a
far sì che l’essere umano si distragga dalla volontà: la relazione con gli altri è la prima idea
2. Arte  va nella direzione dell’estetica, si apre la sezione dedicata all’estetica nel pensiero di S:
l’arte permette la contemplazione, di estraniarsi da tutto ciò che è la vita e i problemi, realtà
sofferenza e svolgere con la contemplazione una funzione catartica di scioglimento delle tensioni.
Sin dall’antichità la catarsi è la purificazione permessa dall’arte, all’interna dell’arte è fondamentale la
musica, dice che è quell’arte che per le sue caratteristiche intrinseche è invisibile, impalpabile,
immateriale, ci permette si entrare a diretto contatto con la volontà stessa e di avvicinarci a un io più
autentico e profondo, specie di modalità di entrare in comunione con sé stessi.
Tutte le arti svolgono quindi la funzione catartica di allontanarci dai dolori dell’esistenza mettendoci
in comunicazione con una dimensione a noi superiore: contemplazione e impersonalità, fatto di
riuscire a uscire fuori di sé e spersonalizzarsi
3. Ascesi  si sente l’influenza del pensiero indiana, la meditazione e l’astenersi dei piaceri
dell’esistenza che sono anche dolori (cibo, sessualità), astenersi in maniera costante e definitiva
come gli eremiti sono capaci di fare (Forma più elevata di contemplazione). Mentre la compassione
e l’arte sono vie di sospensione della volontà-schiavitù solo temporanee, per S l’ascesi è l’unica
sospensione definitiva: prima volta in cui l’autore porta in occidente l’influsso del pensiero orientale
accade che non solo c’è l’influenza del pensiero orientale, ma l’elemento finale e definitivo della
speculazione, deriva da lì. L’unico modo di silenziale la volontà, di annullare la schiavitù è l’ascesi
che è una specie di estraniazione e di elevazione dell’essere umano rispetto al mondo
Una prima soluzione potrebbe essere il suicidio: molti autori lo elogiano come positiva affermazione del
proprio ego e del proprio io, S compie una radicale critica dicendo che non è la soluzione perché sarebbe
solo l’ennesima schiavitù; volontà che trionfa al punto da uccidere la vita stessa, sopprimendo la volontà si
sopprime anche la vita stessa. Dà quindi al lettore 3 consigli, S fu uno dei primi a recepire e diffondere alcuni
concetti derivati dal pensiero orientale e in particolare dalla fil indiana, vanno anche in questa direzione le
soluzioni
Il pensiero di Nietzsche in qualche modo continua e completa quello di S: può sembrare una visione del
mondo esageratamente vittimistica e rassegnata quella di un autore che ci propone come unica soluzione
l’ascesi, N per iniziare il suo percorso filosofico si ispira a S e riesce e instillare un impulso positivo in più che
permette alla vita di non estinguersi e appiattirsi solo su noia e dolore, permette alla vita di essere più vitale

NIETZSCHE
(1844-1900)

Riprende in maniera decisa molte delle tesi di S, condivide una certa sensibilità filosofica ed esistenziale.
Nella ‘Volontà di potenza’ (uno dei testi più importanti di N, der wille zur macht) N scrive ‘chi ha preparato la
mia via? S’  ultima opera pubblicata di N, opera postuma e controversa, curata dalla sorella di N e dal suo
collaboratore che aderiranno al nazionalsocialismo, c’è un dibattito sulla validità di questa operazione
filologica.
È importante notare che anche nei suoi appunti ultimi ritorni un eco di S, che non è solo uno dei principali
ispiratori della ‘Nascita della tragedia’, ma rimane come un riferimento simbolico per tutta la sua vita. In ‘S
come educatore’ (1874), N rivendica una filiazione di carattere filosofico e teoretico, ma anche morale e
attitudinale rispetto a S: testo in cui N entra in polemica nei confronti della cultura tedesca dell’epoca e del
sistema educativo ispirato a valori piccoli borghesi inadatti per formare l’uomo del presente. S viene
identificato come il degno educatore della Germania a cui N guarda, ma anche dell’interna umanità per il suo
magistero critico in senso filosofico e la sua attitudine nei confronti dei problemi dell’esistenza.
Temi e le questioni che tornano in N
Centralità della dimensione vitale-vitalistica  S ha definito come la volontà della vita e che in N verrà
trasfigurata nell’espressione volontà di potenza: sinonimica, la vita per N è potenza, alla centralità della vita
si lega la centralità del corpo, è in maniera più radicale l’autore che più introduce nel dibattito contemporaneo
la centralità dei corpi.
Posizione antimetafisica  N è un pensatore antimetafisico (posizione condivisa con S) e antiplatonico in
quanto nel modello platonico c’è il dualismo (N invece ha una comprensione unitaria della realtà) ovvero le
idee e mondo dei fenomeni: per N il mondo delle idee è solo una illusione, visione del mondo debole
carattere dal risentimento. N ci parla di un mondo unico della vita, dei fenomeni che non sono soltanto pura
materia, ma sono soprattutto vita come impulso ed energia.
Pessimismo e nichilismo  N condivide con S uno sfondo di carattere pessimista e nichilista che è proprio
della sua filosofia. È un duro fustigatore dell’ottimismo ingenuo e delle posizioni filosofiche di carattere
progressista, scientifico- positivista che ci parla della fiducia dell’uomo nella ragione e del destino radioso
che attente la civiltà (contestualizzato nel decadentismo, non è una voce solitaria, consapevolezza di crisi
profonda dei valori fondativi della collettività). Sulla base di questi presupposti il pensiero di N condivide con
S quello che può essere definito l’irrazionalismo per la destituzione della centralità della regione nel
pantheon delle facoltà conoscitive
Eredità kantiana  N asseriva di odiare Kant, lo definì con ‘il cinese di Konigsberg’ per l’atteggiamento
rigido. N ci parla della potenza e del carattere caotico della vita con un’atmosfera affine a quella di S

Differenze  Visione positiva


N potrebbe essere inteso come una sorta di interprete in senso quasi capovolto di S per la sostituzione della
visione negativa attribuita alla volontà con una visione positiva, in un certo modo ottimista. La dottrina di N
può essere intesa come la dottrina di S letta in modo positivo con una sorta di schiop capovolto. Trova
conferma nel filosofo tedesco Georg Simmel, il quale nota che ‘se per S il fine ultimo si ha nell’annullamento
della volontà di vivere, per N è nell’atto di affermazione della vita perché si proclama l’atto di vivere’.
Il pessimismo di N derivante dalla sua posizione antimetafisica viene sublimato e convertito nella fiducia e
speranza e comprensione della bellezza nel mondo della vita. La volontà che in S era in grande rischio e
dannazione dell’esistenza del singolo, diventa in N una figura centrale con tratti simili  la volontà ha una
dimensione cosmica, volontà intesa come una forza cosmica che anima le strutture della realtà immanente,
volontà di potenza che abita non solo l’uomo ma l’intero cosmo e natura, gli esseri viventi e le dinamiche
universali.
Nell’uomo la volontà cosmica si riflette nella volontà dell’individuo: il principio di volontà risulta centrale, N
riesce a concepire anche in maniera esistenzialmente positiva l’esperienza moderna del nichilismo: in
confronto con la forza distruttiva che trova riferimenti nella tradizione romantica e che riemerge con S, viene
da N tematizzata, è il grande tematizzato della questione del nichilismo. Una delle definizioni più celebri di
nichilismo in N ci dice che è la perdita del valore di tutti i valori  manca il perché, il fine, i riferimenti alle
cause e agli scopi, l’esistenza sembra un divenire senza esistenza né fine privo dei pilastri di carattere
morale che un mondo stantio dell’800 sembra perdere
Il nichilismo secondo N, pur nella sua potenza negativa, è un ospite inquietante dell’occidente che ci dice di
un avvenire diverso, quello di cui l’uomo si rende capace di fare a meno della dimensione trascendente e di
trovare una forma di realizzazione e una logia di senso all’interno della logica vitale e concreta

TEMA DELL’ARTE
Il tema dell’arte è in N fondamentale  l’arte risulta uno dei pochi spazi di ricostruzione di una dimensione di
senso, fondamento non più trascendente e metafisico, ma immanente e vitalistico. La ‘Nascita della
tragedia’ è dipendente dalle tesi di S, N in una delle successioni introdurrà una postilla in cui prenderà le
mosse dagli eccessi schopenaureismo in questa opera. Aveva già scritto altri testi, ma è con questo che
diventa noto e fonda un proprio modello di pensiero strutturato.
Opera che crea problemi in termini biografici all’autore, il quale nasce come filologo e con l’opera si rende
inviso agli ambienti della filologia tedeschi con una cultura di stampo neoclassico di Winckelmann (mondo
greco con principio dell’ordine, armonia), ci mostra una grecità più complessa e perturbante, studi
fondamentali anche per ripensare la classicità. Sintonia con un’altra opera importanti per capire la grecità
nascosta (il greco irrazionale di dozz ??)
Lato filosofico ed estetico di N  mantiene, nonostante la sua autocritica agli eccessi di S, fedeltà e
costanza a queste tesi. La critica dell’eccessiva filiazione rispetto a S era legata al fatto che in S, per il suo
legame conoscitivo, la tradizione kantiana rimane un vulnus legato al dualismo, vi è la possibilità con la
sublimazione della volontà di superare il fenomeno, mentre N ci invita a guardare il fenomeno ed entrarci
perché è illusorio cercare una via di fuga alla realtà
La tesi centrale parte da uno studio sulla tragedia greca, in particolare della celebre tragedia attica del V sec
a.C. che con autori come Eschilo e Sofocle rende grande la cultura greca. Parte dalla specialità accademica
di N, ha riferimenti di carattere letterario e filologico per individuare l’origine della tragedia, che viene
rinvenuta nello spirito della musica  secondo N la tragedia come forma artistica nascerebbe da una
musica originaria che N associa alla figura del dio Dioniso che sarebbe stata rielaborata e integrata con altri
elementi (dialogo tra i personaggi) per assurgere ai canoni formali della tragedia classica
L’impulso originario di tipo musicale si lega al dio Dioniso e al principio del dionisiaco  secondo N questo
principio come principio cosmico che alberga nella realtà (ontologico, proprio delle strutture delle cose) è
caratterizzato da una serie di qualificazioni. Dioniso si lega all’immagine dell’ebbrezza, al caos e alla
dimensione magmatica e profondo dell’esistenza, la dimensione degli impulsi.
 Scrive N che all’interno dell’esperienza del dionisiaco si realizza l’impersonalità, si esprime nel canto
e nella danza. In queste forme artistiche che meglio tra tutte esprimono per N la dimensione
profonda e originaria dell’esistenza.
 Questa sensibilità si manifesta nei culti dionisiaci, degli invasati da Dioniso, e nel culto di matrice
femminile con le menadi o baccanti, che raggiungono uno stadio estatico: si congiungono a Dioniso
e alle profondità della vita.
 Ma Dioniso è un dio solitario: ha origine medio orientale, non è un dio originario del panteon greco,
ma è anche un dio che nel panteon è stato messo in corrispondenza con Apollo che è protagonista
del mondo olimpico, principio opposto e complementare di Dioniso  principio solare e luminoso
della sapienza chiara e netta, legato al principio del logos in senso greco e non moderno, è il
principio che si manifesta nell’arte plastica, la scultura è per eccellenza l’arte apollinea.
 Apollo è una figura complementare rispetto a quella di Dioniso: la tesi è che la grande tragedia
classica ha raggiunto la propria magnificenza e perfezione nella congiunzione dialettica tra i 2
principio  Dionisio è lo spirito della musica originario che si manifesta nella musica, nei canti del
coro e nella danza, Apollo è in rapporto polemico e conflittuale con il dionisiaco si manifesta nella
parte recitata dove emerge la razionalità, il discorso e la forma
N non ci parla di una sintesi tra i 2 principi, ma parla di una coesistenza di opposti: non si fondono in
un’unica cosa, ma sono in un rapporto polemico e conflittuale che genera la vita e la bellezza. Secondo N è
stata la tragedia attica a incarnare la modulazione estetica, artistica ma anche metafisica: pienezza nel
rapporto forma-contenuto.

Il mondo greco però entra in crisi perché la sensibilità culturale tende a obliare e dimenticare Dioniso: N ama
i greci per la loro visione tragica dell’esistenza, per l’attitudine alla bellezza e per il loro essere così profondi
per superficialità (capaci di raggiungere una comprensione autentica della bellezza per essere attenti alle
forme e non doversi creare mondi paralleli), ma hanno una decadenza
In ambito tragico Euripide che è il killer della tragedia attica e in ambito filosofico Socrate, (Euripide come
maschera di Socrate). Non è vero che Dioniso scompare perché vince Apollo, ma anche Apollo viene
snaturato dalla forza dialettica di questa coppia: Euripide e Socrate importano nella cultura dell’epoca la
centralità della ragione e l’idea che solo l’uomo che applica la ragione della condotta è virtuoso e quindi
morale
Collegamento conoscitivo razionale e felicità riferita all’eudemonia  connessione che troviamo anche in
Platone, il saggio che conosce con la ragione sa qual è la morale, gli determinano una via felice. N contesta
questa idea, accusa Socrate e la tragedia che riduce l’importanza del coro e aumenta la centralità dei
dialoghi di razionalismo e decadenza per distaccarsi dalla centralità di dionismo, secondo N attua un
processo di occultamento che è anche repressione: la società occidentale reprime i proprio istinti, riduce
l’esistenza all’idea astratta di verità e ragione
L’esito ultimo di questa cultura sarà per N il cristianesimo  grande filosofia teologica del medioevo che
arriva per N a influenzare il pensiero filosofico fino all’età a lui coeva. Il principio metafisico e lo svilimento
della realtà terrena per N carattere il fil rouge della società occidentale.
L’uomo teoretico vince sull’uomo artistico-tragico: N contrappone a questa visione la possibilità di una nuova
cultura dominata da quella che chiama metafisica dell’arte secondo la quale solo come fenomeno estetico
l’esistenza del mondo appare giustificata. Il senso va fondato in altri modi, recuperato altrove, per N nel
carattere estetico e dionisiaco della realtà fenomenica, solo come fenomeno estetico e percependo la vita
con i sensi e la bellezza estatica l’esistenza dell’uomo e del mondo appaiono giustificati.
La nascita della tragedia si conclude con un appello fondamentale al teatro musicale di Wagner in cui N
pare rivedere l’arte tragica greca e propone come risposta a una nuova forma di dionisiaco a una civiltà
borghese nella sua fase di decadenza. Fiducia che poi abbandonerà in ‘Contra Wagner’  prenderà le
distanze dall’autore per ragioni complesse, accusa di N di essere anch’egli troppo metafisico anche in virtù
della conversione di Wagner al cristianesimo
Questi temi artistici attraversano l’opera di N che allontanandosi dal pensiero di S assume un tono
antimetafisico e radicale
Fondamentale è la questione artistica per come è trattata nella ‘Volontà di potenza’
Saggio che parla di una risposta estetica-artistica, decadenza dell’occidente, tematizzata in relazione al
concetto di nichilismo  approfondisce la questione del nichilismo. N riporta la centralità della vita nel senso
del dionisiaco e dell’arte come l’unico contro movimento possibile al nichilismo.
Qual è la riflessione N? N parte dall’idea che il fondamento della realtà sia la vita in sé e nel suo fluire
dionisiaco. L’essenza della vita è la volontà di potenza, ovvero la volontà di tutto ciò che esiste ed espande
la propria vitalità e potenza: questa esigenza dell’esistente di espandere sé stesso (guanto di potenza) in S è
legato alle strutture stesse del cosmo e dell’antropologia umana.
Frutto di una lotta tra tante logiche di potenze, ogni cellula e fibra dell’esistente mira a espandere sé stessa e
avere più potenza
Se quindi l’essenza della vita è il potenziamento della vita, ne segue che l’arte non è solo la forma della vita,
ma la sua forma suprema: per la sua capacità di creare permette una conoscenza e una prassi che è
superiore a quella concessa dall’intelletto e dalla ragione. La volontà di potenza si muove nel terreno
estetico, la verità originaria del caos è meglio espressa dall’arte che dalla conoscenza razionale  l’arte
ricalcando il movimento della vdp permette di rafforzarne l’essere in opera .
Alla crisi dei valori N contrappone l’arte

Figura di oltre uomo che è la nuova prospettiva antropologica a cui N dedica riflessioni  per N non è una
sostanza eterna e immutabile, ma processo e divenire come la vita, di trasfigurare sé stesso.
Trova esplicitazione nel ‘Così parlò Zaratustra ‘ uomo come ponte teso fra la bestie-animale e
superuomo, l’oltre uomo è colui che è capace di vivere al tempo del nichilismo dandogli senso e opera con
l’arte. Arte che in N si lega alla centralità del singolo, alla immaginazione che ci parla della necessità di una
nuova mitologia fatta di nuovi linguaggi, diventa fondatore di una flessione di un rapporta tra arte e nichilismo
ripresa poi da altri autori del 900 della rivoluzione conservatrice

Arte intesa in questa possibilità trasfigurartici  quale arte? N non è obiettivamente chiaro nella definizione
del tipo d’arte che si può rendere possibile nell’avvenire: arte di tipo simbolico, non solo mimetica e
figurativa. È un’arte che N lega al grande stile: è quello stile-forma che permette all’opera d’arte di essere
innalzata secondo i canoni della volontà di potenza, non abbiamo parametri normativi  N non spiega come
si forma quest’arte, ma è un’arte dionisiaca tragica, simbolica e del grande stile, cerca nel modo più
espressivo possibile di mettere in opera la vita in sé.
Tutta l’idea dell’arte vita la si ritrova poi nel futurismo e nel contemporaneo: idea che l’arte debba avvicinarsi
alla vita, deve gran parte della sua genealogia alla visione del mondo N, posizione esplicitamente antitetica
a tutta la visione neoclassica  l’arte non sublima con l’ideale la vita e la natura, ma deve mettere in scena il
fondamento vitale della vita (volontà di potenza come grande stile).

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