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L’Uno
Il principio di tutte le cose è qualcosa di assolutamente semplice, poiché se fosse composto da
altre cose non sarebbe un principio primo, non a caso infatti viene definito Uno. Esso è il principio
primo, assoluto, perfetto e divino e fondamento di tutte le cose. Con questa definizione Plotino
vuole indicare che esso è al di fuori della portata del pensiero e del linguaggio; egli sostiene infatti
che non è possibile attribuirgli tratti distintivi ma soltanto indicare le caratteristiche che non
possiede (non è nello spazio e nel tempo, non è fatto di materia ecc). Esso è potenzialmente
infinito e non c’è limite a ciò che da lui potrebbe derivare.
L’emanazione
L’Uno, nonostante non sia una sostanza naturale e sia diverso da tutto ciò che esiste è il principio
di quest’ultimo. Plotino elabora il processo di creazione come Emanazione (tutte le cose sono
emanate dall’uno come un profumo è emanato da un fiore): ovvero il processo tramite cui dall’Uno
derivano le realtà inferiori. Essa non è un processo spazio-temporale, in quanto l’Uno si trova al di
fuori di ciò e spazio e tempo sono anche emanati da esso. L’emanazione può anche essere definita
come dipendenza, infatti le cose che sono emanate dall’Uno dipendono da esso poiché se non
esistesse neanche loro esisterebbero. L’emanazione è una conseguenza necessaria della
“sovrabbondanza” di perfezione dell’Uno , quindi non implica nessun mutamento nel principio.
L’Uno e distino dalle cose e non le crea nemmeno, eppure l’esistenza delle cose ne deriva e ne
dipende.
L’emanazione si compie gradualmente secondo una serie di passaggi: dall’Uno (livello
fondamentale) è emanato l’Intelletto (livello intermedio), dall’Intelletto è emanata l’Anima (terzo
livello) e dall’Anima sono emanate tutte le cose. L’esistenza dunque è l’esito della sovrapposizione
di tre livelli ontologici ordinati gerarchicamente oppure ipostasi.
L’intelletto
Una caratteristica del neoplatonismo sta nel fatto che il mondo delle idee non è più la dimensione
fondamentale dell’esistenza ma una realtà secondaria emanata dall’Uno. Plotino definisce il
mondo delle idee come Intelletto per evidenziare che l’idea va di pari passo con l’atto di
contemplazione di quest’ultima. Nell’intelletto va specificata la distinzione fra il contemplare e il
contemplato, cosa che nell’Uno non accade poiché esso non fa parte del mondo intellegibile bensì
lo precede e fonda infatti la contemplazione qui è presente solo in potenza e si attua poi
nell’Intelletto. Plotino distingue il contemplare e il contemplato ma ritiene che tra i due vi sia
un’identità poiché essi sono la manifestazione di un’unica realtà ovvero l’intelletto che contempla
sé stesso, esso dunque è sia il contemplato che il contemplare. Possiamo paragonare l’intelletto
che contempla sé stesso ad un uomo che si guarda allo specchio.
L’Anima
Plotinio concorda con Platone sul fatto che le idee godano di un grado superiore di realtà. Ma il
motivo è diverso. Per Plotinio la realtà è tanto più perfetta quanto più tende all’unità. L’Uno è
dunque superiore all’intelletto poiché nell’Uno c’è unità, mentre nell’intelletto c’è la distinzione fra
l’atto del contemplare e l’oggetto contemplato.
L’intelletto è superiore al mondo concreto, poiché in quest’ultimo ad una sola idea corrisponde
una molteplicità di cose concrete: all’idea del triangolo corrispondono una molteplicità di cose
concrete.
L’anima è il principio mediante il quale le idee conferiscono forma alle cose concrete; da qui deriva
la conciliazione tra la dottrina platonica, dove le idee sono modello delle cose, e quella
aristotelica, dove le idee sono forme insite nelle cose.
L’anima dà vita al mondo concreto e anche alla realtà spaziale e temporale. Le cose concrete
possono esistere solo in un tempo ed in uno spazio preciso. Perciò l’Anima è l’anello di
congiunzione tra ciò che è ideale e ciò che è reale.
Il concetto neoplatonico di Anima ha anche significative affinità con il concetto di principio attivo
degli stoici. Tuttavia per questi ultimi era il principio fondamentale di tutto; per Plotino è soltanto
un’emanazione dell’intelletto.
Plotino incorpora nel suo sistema:
il mondo delle idee di Platone → l’intelletto;
sia le forme di Aristotele → esito dell’applicazione delle idee al mondo fisico;
sia il principio attivo degli stoici → l’anima.
Però li subordina ad un livello di realtà secondario rispetto all’Uno.
La materia
Il processo di emanazione che porta dall’Uno all’intelletto e dall’intelletto all’anima, giunge a
compimento con il mondo corporeo, ovvero il nostro mondo.
Da un lato la materia è il limite dell’azione plasmatrice dell’anima, dall’altro, è ciò che rende
quest’azione possibile, poiché è mediante la materia che le idee si manifestano nello spazio e nel
tempo.
Anche se la materia fa parte dell’Uno è la parte da esso più distante e ciò produce un effetto di
dispersione e molteplicità nel mondo, che Plotino vede come un momento di degradazione della
realtà; le differenze che ci sono nel nostro mondo sono derivate proprio da questa distanza
ontologica che c’è tra la materia e l’Uno.
Ogni uomo ha un’anima che gli deriva dall’essere stato generato dall’azione plasmatrice dell’Anima,
ed un corpo che tende ad isolarsi, e si comporta come un essere indipendente poiché attratto dalla
materialità corporea.
Il male
Dalla realtà della materia deriva anche il male. Esso è l’esito tra il conflitto degli individui che
derivano dall’Anima. Il male, per Plotino, non è qualcosa di negativo a prescindere, ma soltanto se
comparato alle altre forme di realtà più vicine all’Uno: sia la materia che il male si trovano in
quadro generale che non può essere perfetto come la fonte da cui è generato. Dice Plotino che chi
sostiene che il mondo sia imperfetto poiché in esso c’è il male, è paragonabile a chi giudica una
persona brutta solo per un loro piccolo difetto.
RITORNO ALL’INTELLETTO
Un punto importante sta nel riconoscere sia l’anima individuale sia l’Anima del mondo come
emanazioni dell’Intelletto, cioè monto perfetto e immutabile delle idee. L’etica neoplatonica rivela
significative analogie con la teoria platonica dell’ascesa dal mondo sensibile al mondo intelligibile,
trovando come espressione emblematica nel racconto dell’uscita dalla caverna. Plotino concorda
con Platone sul ruolo decisivo che l’esperienza della bellezza svolge nell’elevare l’anima dalle
miserie del mondo sensibile agli splendori del mondo intelligibile. Grazie alla bellezza, si può
scorgere nei corpi materiali l’azione plasmatrice dell’Anima, che conferisce alla materia una forma
derivante dalle idee dell’Intelletto. Contemplando la bellezza, possiamo cogliere la capacità delle
idee di dominare la materia caotica e molteplice, conferendole ordine,unità e forma.
Per Plotino, l’arte puo svolgere un ruolo importante. Per Platone produce soltanto imitazioni delle
entità del mondo sensibile; dunque l’arte non fornisce che imitazioni di imitazione. Per Plotino
l’arte è in grado di produrre entità che si avvicinano alle idee più di quanto non riesca alle entità
ordinarie. Per Plotino le opere d’arte sono entità del mondo sensibile che rimandano alle idee del
mondo intellegibile; i corpi viventi invece, rischiano di risultare ingannevoli, indirizzando il
desiderio verso i corpi stessi anziché verso il mondo delle idee. La bellezza suscita desiderio e
amore, ma occorre saper distinguere tra amore intellettivo, che ci eleva al mondo delle idee, e
l’amore sensuale, che risospinge verso le tenebre della materia. Plotino, si sente in dovere di
precisare che è alle idee che ci si deve rivolgere, non ai corpi(riferendosi alla favola di Narciso,
annegato per essersi lasciato attrarre dal riflesso del suo corpo nell’acqua). L’arte e la bellezza sono
i primi passi di un’ascesa verso il mondo intelligibile che, per proseguire, richiede di innalzarsi
dall’esperienza sensibile alla conoscenza intellettuale. L’arte e la bellezza devono cedere il passo
alla scienza e alla filosofia: queste si soffermano sulle forme astratte, senza legami con corpi e la
materia. Nell’esperiena della bellezza l’anima contemplava le forme nelle cose, mentre la scienza e
la filosofia permettono di contemplare le forme in quanto tali, ovvero le idee. Al termine di un
percorso che ha come tappe intermedie la virtù, la bellezza e l’arte, attraverso la scienza e la
filosofia, l’anima arriva infine a raggiungere la massima prosimità con l’intelletto, inteso come
puro atto di contemplazione delle idee.
IL RITORNO ALL’UNO
Nel mito platonico dela caverna, il prigioniero liberatosi dalle catene del mondo sensibile e uscito
dalla caverna, contemplando il mondo intelligibile, decide di fare ritorno nella caverna, per
insegnare anche agli altri prigionieri a liberarsi, Per Platone quindi, a destinazione finale della
ricerca è l’attività politica, l’emancipazione della comunità. Per Plotino. Una volta usciti dalla
caverna a contemplare il mondo intelligibile, non bisogna fermarsi o tornare indietro, ma spingersi
ancora oltre. Nel neoplatonismo quindi, IL MONDO DELLE IDEE NON è PIU IL VERTICE ASSOLUTO
DELLA RICERCA: giunti nel mondo intelligibile, resta ancora tragitto da compiere, un livello
ontologico da raggiungere, il livello fondamentale: L’UNO.
Il processo di elevazione per raggiungere il mondo intelligibile avviene a partire dal riconoscimento
delle idee che danno forma alle cose materiali, tutto ciò si realizza nelle esperienze della bellezza e
dell’arte, e viene portato a compimento dall scienza e dalla filosofia. La contemplazione delle idee
comporta necessariamente una distinzione fra l’atto del contemplare e l’oggetto contemplato; per
poter accedere all’Uno, occorre superare qualsiasi distinzione. L’ascesa dell’anima all’Uno, può
avvenire soltanto mediante un superamento delle nozioni di forma e idea, e quindi anche del
livello dell’intelletto.
L’ESPERIENZA MISTICA
Il ricongiungimento dell’anima con l’Uno si caratterizza piuttosto come esperienza mistica di
fusione tra soggetto e oggetto, quindi di uscita del soggetto dalla propria condizione di soggetto:
un’esperienza che nel neoplatonismo prende il nome di ESTASI. Qualsiasi distinzione tra soggetto e
oggetto svanisce. Nell’ascesa dell’animo al livello dell’intelletto si trattava di imparare a vedere
cose concrete come manifestazioni delle forme e delle idee, ora, nell’asces all’Uno, si tratta di
vedere le forme stesse come manifestazioni di un livello ancora più fondamentale, da situarsi al di
là delle forme e delle idee in cui si manifesta: LA FORMA E’ INFATTI LA TRACCIA DI CIO’ CHE E’
SENZA FORMA. Per accedere all’Uno occorre andare al di là delle forma, per immergersi in
quell’unità assoluta, senza forma, da cui deriva la forma stessa. Mentre le forme e le idee si
rivelavano esemplarmente nell’esperienza della bellezza, lo strato informe che sta fondamento
delle forme e delle idee si rivela in esperienza più intense e sconvolgenti, il cui oggetto turba al
punto da non lasciarsi più definire BELLO, e appare come qualcosa che è SUBLIME. Plotino descrive
l’esperienza del filosofo che si approssima all’Uno: PERSINO LE COSE BELLE, EGLI LE HA ORMAI
VALICATE; ANZI, EGLI CORRE GIA’ AL SI SOPRA DEL BELLO STESSO, AL DI SOPRA DEL CORO DELLE
VIRTU’. L’esperienza del sublime, e soprattutto l’estasi, non possono essere scritte, perché ciò su
cui vertono, l’Uno, è al di là di qualsiasi possibilità di descrizione. Sono esperienze eccezionali,
accessibili soltanto come esito di un lungo e impegnativo percorso di ricerca. Porfirio, nella
biografia del suo maestro Plotino, scritta come premessa alle Enneadi, racconta che Plotino ha
raggiunto l’estasi soltanto quattro volte nella sua vita, mentre Porfirio è riuscito a provarla solo una
volta.Quella è l’esperienza che, seppure soltanto momentaneamente, ci riporta a casa, alla cara
patria, ed è dunque l’esperienza verso la quale l’intera esistenza deve tendere.