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NEOPLATONISMO E PLOTINO

Periodo religioso: ricerca di una causa unica, unità alla base della realtà. Ontologia di
Platone e Aristotele viene portata alla ricerca dell’unità assoluta. Il neoplatonismo è
l’ultima manifestazione del pensiero di Platone del mondo antico, poi ci sarà la
filosofia cristiana: patristica e scolastica (medioevo). Il Neoplatonismo è l’ultima
filosofia prettamente greca prima del trionfo della filosofia cristiana. 2 3 secolo dc, in
pieno Impero Romano, grande successo. Caratteristica di fondere elementi
pitagorici, aristotelici, stoici e nel caso di Plotino anche Parmenidei nel platonismo, è
quindi una mescolanza di filosofie antiche nel platonismo, che è la struttura
portante. Il fondatore della scuola neoplatonica è Ammonio Sacca ma avrà in Plotino
il massimo esponente e la sua filosofia sarà estremamente originale, darà vita un
sistema nuovo in cui la mescolanza non determina una semplice permanenza delle
varie filosofie più o meno riconoscibile ma produce qualcosa di nuovo che va oltre a
qualsiasi pensiero, anche oltre al pensiero di platone. Questa filosofia che va sempre
alla ricerca di un solo principio dell’essere influenzerà il pensiero cristiano. I cristiani
sono all’inizio i seguaci di cristo, che è parabola e vita, che attrae i discepoli e non il
suo pensiero. Il suo consenso è a partire della sua predicazione ma per gli aspetti
filosofici e intellettuali i cristiani sono deboli e non riescono a prendere parte alle
discussioni pari a quelle delle filosofie greche antiche e quindi i primi filosofi cristiani
ritorneranno alla filosofia greca antica per prendere i loro elementi e li utilizzeranno
per sostenere il pensiero cristiano, non si sono voluti fermare al pensiero “io credo a
dio perché è mistero” ma hanno voluto affrontare filosoficamente i problemi causati
dalla religione. Hanno bisogno di sviluppare un logos filosofico cristiano. Credere e
ragionare sono due cose diverse. Plotino nasce nel 205, vuole difendere fino
all’ultimo la grecità dalla cristianità. Nato a Licopoli, Egitto e morirà in Campania
270. Enneadi è l’opera più importante.
Il pensiero di Plotino. Punto di partenza è l’unità, secondo lui la molteplicità del
mondo e delle cose rimanda all’unità, se una cosa è molteplice è perché ci sarà
l’unità, il molteplice rimanda ad una prospettiva di unità. Le tante pecore sono un
gregge. Rapporto ontologicamente intimo. Ma l’unità ha dei gradienti e ogni
gradiente avrà di unità maggiore in maggiore sino a un’unità assoluta, poiché
l’infinito rimanda al non essere e il non essere non è, che Plotino chiama l’Uno, che è
il principio unitario oltre il quale non ci sarà niente di unitario. Plotino prende l’idea
di bene di platone come unità e utilizza Aristotele per dire di unità parziale in unità
parziale devo arrivare ad un’idea assoluta. Cos’è l’Uno? Si può usare come sinonimo
Dio ma non il dio della creazione della bibbia ma il dio inteso come causa, ma è un
concetto limite assoluto e di principio che va al di là della sensibilità e della stessa
intellegibilità. Lunità di Plotino non è il mondo delle cose, il mondo sensibile, ma
nemmeno il mondo delle idee, il mondo intellegibile. Platone dice che le cose
molteplici sono uniti nell’idea dell’unità, si risolve nel mondo intellegibile del
pensiero, l’idea di uomo unisce tutti gli uomini, molteplicità sensibile che si risolve
nell’unità intellegibile. Plotino non è soddisfatto perché dice che il pensiero stesso è
duale perché ha il pensante e il pensato e quindi per lui l’uno è l’insieme di tutte le
moltiplicità, che non può essere né intellegibile né sensibile ma va al di là di
entrambe. Sta preparando a sua insaputa una concettualità per le religioni
monoteiste.
I caratteri dell’Uno: assolutamente diverso da ogni cosa molteplice, diverso da tutto
ciò che è finito perciò è infinito, è trascendente, al di là della forma e della sostanza,
amorfo, asostanziale e quindi non avrà una rappresentabilità. Elemento teologico
negativo, che nega.
Perché e come dall’uno derivano i molti? L’uno è sovrabbondanza di essere ed al di
là di ogni limite, da questa derivano i molti. LUno non è quindi volontà perche la sola
volontà determina un limite che non è concepito neell’Uno. L’Uno non è libero di
creare. Come deriva? Lui non crea perché o si ha già la materia o si crea dal nulla,
ma L’uno non crea dal nulla, ma per emanazione, come il calore fuoriesce dal sole
così i molti fuoriescono dall’uno. Novità dell’emanatismo, i molti non sono
imitazione ma fuoriescono direttamente dall’Uno. Prendendo il panteismo, il tutto
coincide con il divino, il calore non coincide con la fiamma. Secondo Plotino esistono
dei gradi di emanazione dette ipostasi, manifestazioni dell’Uno ma sono realtà che
sussistono di per sé ma che sono derivate dall’emanazione dell’uno. La prima
ipostasi dell’uno è l’intelletto, un logos universale. La seconda ipostasi è l’anima del
mondo, il logos si trasforma in pensarsi come l’anima del mondo e da questa si
arriva alla materia. La materia è quanto vi è più distante dalla perfezione dell’Uno,
quindi è meno perfetta. Il male deriva dai processi di emanazione, la lontananza
dall’Uno è il male. La temporalità è del mondo delle cose mentre l’Uno è eternità.
Per Plotino il saggio è colui che riesce a sentire dentro di sé la nostalgia dell’uno,
perché noi siamo in lontananza parenti dell’uno, è buio, è materia eppure abbiamo
intelletto e anima quindi siamo più vicini. Quando abbiamo questo sentimento di
assoluto è perché si sta recuperando il legame con l’uno e ci si ritorna con un
percorso interiore, di deve essere giusti, si deve cogliere la bellezza che è luce,
contemplare natura arte e musica e quindi si arriva alla filosofia, l’amore per la
conoscenza, che ci fa arrivare all’estasi, che è quell’amoroso contatto che abbiamo
con l’Uno, che ci rapisce con un rapimento mistico.
SANT’AGOSTINO
Il padre della filosofia cristiana, la patristica, la filosofia cristiana delle origini.
Agostino nasce nel 354 430, si inizia ad interrogare da dove provenga il male, poi
passerà all’acquisizione del neoplatonismo con Plotino con la teoria dell’emanazione
deriverà la sua concezione di male come non essere, si convertirà al cristianesimo e
diverrà il massimo difensore della cristianità dagli attacchi di altri cristiani o dal
mondo tardo greco perché mette ancora debole filosoficamente e non ha ancora
incontrato razionalità, dà un aspetto filosofico e teoretico alla religione cristiana.
Dopo aver letto i neoplatonici capisce che la vera domanda non è da dove derivi il
male ma interrogarsi sulla natura del male. Il male è per agostino privazione di
essere e carenza di essere, assenza di essere, secondo plotino per la teoria
dell’emanazione si passa per l’intelletto poi per l’anima e la materia e la materia è
assenza di essere, il male non esiste come essere e riecheggia Socrate, il male è
ignoranza del bene, così il male per agostino è carenza di essere. Tutto esce buono
dalle mani di Dio, il bene è presenza. Male metafisico è la carenza originaria, Dio è
l’essere abbondanza di essere che crea il mondo, ma l’uomo non ha la stessa
abbondanza di essere, è creatura e non creatore possiede meno essere. Dio ci crea
come possibilità di bene e di male, mentre lui non è l’insieme di libertà e necessità
quindi per lui l’unica via è quella del bene, non ha la possibilità del male perché è
perfezione ed è sovrabbondanza di essere. È la libertà che ci rende imperfetti, la
libertà è responsabilità di fare delle scelte. Il male fisico, non siamo essenza pura ma
siamo sostanze dentro un corpo con un anima e si subiscono dolori, se fossimo
essenza perfetta non sentiremmo dolore, la corporeità da il dolore, siamo una
carenza e questo ci porta al male fisico. Il male morale, deriva dal peccato originale e
consiste nella libertà che abbiamo e che adamo ha consumato mangiando
dall’albero della sapienza. Nella fragilità e nella libertà dell’uomo si trova la bellezza
della vita.
Il problema del tempo. Ma Dio crea il mondo ma cosa faceva Dio prima di creare il mondo. La
creazione è un atto di passaggio da un’assenza a una presenza di creato. Il mondo lo crea dal
nulla, ma il nulla è non essere, come interagiva nel nulla? Da qui sviluppa la sua teoria del
tempo. Dio crea la vita e chiedersi cosa facesse prima o dopo non ha alcun senso perché il
prima e il dopo sono da legare al creato, il prima e il dopo non è Dio perché è eterno, Dio è
eternamente quello che è, è stato e sarà. La temporalità non è divisibile in sequenze. Il
problema del prima e del dopo non si pone perché Dio è aldila del tempo, quando si ha la
creazione del mondo e il divenire si avrà il tempo. Dio è un’eternità presente. Oggi ieri e
domani in Dio coincidono, è un unico tempo. Il tempo è creato da Dio. Crea il tempo perché il
mondo è il divenire (eraclito), il demiurgo plasma la materia ma qua la materia non c’è, viene
creata dal nulla insieme al tempo. Il tempo è una distensione dell’anima che si protende dalla
memoria del passato, all’attenzione del presente e all’attesa del futuro. Alla fine nel tempo noi
siamo liberi, noi nel nostro presente compiamo delle scelte e riprendiamo memoria del
passato e vedremo attese del futuro.

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