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Sant’Agostino

La vita
Agostino nasce a Tagaste nel 354 d.C.
Padre Patrizio pagano, madre Monica cristiana (esercita una profonda influenza per la sua
conversione). Trascorre la giovinezza a Cartagine, coltiva gli studi classici, specialmente latini e si
occupa con passione alla grammatica. Studia gli autori Virgilio, Catullo, Orazio e Cicerone.
La lettura dell’Ortensio di Cicerone, lo fa avvicinare alla filosofia, questo lo porta a sviluppare un
entusiasmo per i problemi del pensiero e per la prima volta si indirizza alla ricerca della filosofia.
Nel 374 d.C. aderisce al manicheismo, religione fondata dal principe persiano Mani (III secolo),
secondo cui la realtà deriva dall’azione di due principi contrapposti, il principio del Bene e quello del
Male, in una lotta incessante. Erano una setta molto rigida che seguiva alcune pratiche ascetiche
(celibato, vegetariani). Con la lettura delle Categorie di Aristotele sviluppa i primi dubbi sulla verità del
manicheismo.
A Cartagine conosce stili di vita mondana, frequentando amici e donne, esperienze che lo portano a
scrivere le Confessioni (opera autobiografica, che racconta di una vita scapestrata).
Una figura molto importante per la sua vita è la sua serva, che diventa la sua compagna, nonostante
non si potesse avere rapporti con persone di classi sociali diverse. Da lei ha un figlio, da molto giovane,
che ama molto (Adeodato). Nel 383 d.C. si reca a Roma con l’intenzione di diventare retore
(insegnante) ma si trasferisce a Milano quando la capitale verrà spostata lì, perché più difendibile dagli
attacchi. A Milano viene chiamato a corte come oratore e in questo periodo conoscerà Ambrogio, un
vescovo molto colto, a conoscenza del greco. Gli farà riscoprire le letture della Bibbia che aveva
precedentemente disprezzato, perché lette da una traduzione latina.
Grazie all’esempio e alla parola del vescovo si avvicina al cristianesimo, abbandonando
definitivamente il manicheismo.
Scopre il cristianesimo grazie anche agli scritti di Plotino, (filosofo nepolatonico 202-270)
Plotino riprende Platone. Declina la teoria delle idee in 3 principi fondamentali:
- L’uno: è universalmente buono (al di là dell’essere, ineffabile), è l’origine di tutto, è il bene
- L’intelletto: è forma di intelligenza, ha a che fare con l’intelletto
- L’anima: è l’estremo opposto dell’uno, ha a che fare con la materia, ciò che è lontano dall’essere
(assenza, lontananza)
Tutta la realtà, secondo Plotino, è caratterizzata dal bene, quindi l’uno, donando del bene, non lo
disperde perché esso è intrinseco dentro di lui. (fenomeno dell’emanazionismo, l’uno emana il bene
come il sole che emana la luce senza perderla mai).
Il male, nella concezione di Plotino, non esiste, in quanto è solo lontananza dal bene (sono solo
ombre); quindi non ha sostanza perché è allontanamento dall’essere.
Agostino si avvicina definitivamente al cristianesimo, grazie alla concezione del male di Plotino, in
quanto era turbato continuamente dai sensi di colpa per la sua vita passata.
A Milano completa la sua conversione, battezzandosi, e si persuade che la sua missione sia quella di
diffondere la sapienza cristiana in Africa, torna quindi a Tagaste.
Ad Ostia muore la madre, la vita di Agostino diventa una continua ricerca della verità e una lotta
contro l’errore. In Africa fonda una sorta di cenobio, fonda un monachesimo (agostiniani), qui vive con
i cenobiti (monaci che vivono in comunità). Diventa prete e vescovo (di Ippona 395 d. C.), muore il 28
agosto del 430 d.C., quando i vandali stanno dilagando in Europa. Agostino nel confronto con
popolazioni germaniche, è ottimista, non la vede come una fine ma come un nuovo inizio.
Le opere
Le confessioni
È uno scritto autobiografico in 13 libri, inaugura il genere letterario del romanzo interiore, ovvero
un'autobiografia che reca i tratti moderni dell'analisi introspettiva.
Le confessioni sono un'autobiografia dove viene raccontata la vita come un'avventura cognitiva,
ovvero, la vita è la via per conoscere la verità che salva, ed è personale soggettiva.
Diversa dalla concezione greca, dove i filosofi sono razionali e impassibili.
Filosofia greca: filosofia razionale, che tiene fuori le emozioni.
Filosofia cristiana: filosofia come via personale per conoscere la verità. Novità dell’idea di persona e
dell’idea di volontà (principium individuationis, ciò che ci rende individui diversi dagli altri).
È una vita che espone l'ordine di Dio (destino di un’esistenza).
Nelle confessioni Agostino tratta del tema dell’homo duplex:
- Inquietudo: la confessione è riconoscere il peccato
- Beatitudo: la confessione è riconoscere la salvezza (fede)
Nell’idea di filosofia di Agostino, ogni momento è la scelta tra l’essere e il non essere, tra il tempo e
l’eternità.
La città di Dio  Opera in 22 volumi, a difesa del cristianesimo dalle accuse dei filosofi pagani
La trinità  Agostino descrive dal punto di vista teologico i tre principi di cui parlava Plotino,
compiendo un’analisi della trinità

Il pensiero agostiniano Dubbio e verità


Agostino lega il pensiero e Non si può dubitare di tutto e della nostra esistenza, perché per
la riflessione teologica alla dubitare dobbiamo per forza esistere. Per dubitare della verità l'uomo
dimensione soggettiva deve essere nella verità, ma non è la verità, in quanto è imperfetto e
(propria del soggetto che mutevole. La verità, infatti, è mutabile e perfetta, è quindi Dio.
la sviluppa). Il centro della Negli scettici il dubbio investe qualunque dottrina o sistema filosofico
sua riflessione è l’analisi poiché non è possibile accedere ad alcun tipo di verità; pertanto, c'è
introspettiva, ha quindi una legittima sospensione del giudizio e un'assenza di turbamento. In
come scopo chiarire sé Agostino, il dubbio investe la conoscenza sensibile, ma il fatto che
stesso. Agostino vuole dubitiamo è garanzia della nostra esistenza e dunque di una verità;
conoscere l’anima, quindi pertanto, apre la strada alla ricerca di Dio in quanto presuppone un
la sua interiorità e Dio, e a rapporto dell'uomo con la verità.
differenza di Plotino e dei
neoplatonici crede che
Creazione
tutti possano essere in
Le ipotesi della creazione erano 3:
grado di farlo e non solo i
- Dualismo: Dio opera sulla base di un materiale originario, ma è
saggi.
assurdo in quanto al di fuori di Dio, non possono esservi altri enti
La sua ricerca è fondata
che ne limiterebbero la potenza.
sulla ragione ed è affidata
- Emanatismo: Dio crea il mondo dalla sua stessa sostanza, ma ciò
a Dio.
non è possibile perché questo comporterebbe che l’intero mondo
La ricerca dell’anima e di
fosse divino.
Dio non richiedono
- Creazione dal nulla
indagini diverse, infatti
Dio crea il mondo attraverso la parola, che non è la parola sensibile ma
coincidono. La ragione e la
il Logos (Figlio di Dio).
fede sono strettamente
collegate nell’esistenza
umana e sono in grado di
collaborare e rafforzarsi a
vicenda. I rapporti tra
Il Figlio è a Dio coeterno, in quanto ha in sé le idee, cioè i concetti immutabili ed eterni delle cose in
base ai quali tutte le cose che nascono e muoiono vengono create. La creazione dal nulla implica tre
caratteri: l’azione di un Dio-persona che pensa e vuole il mondo anche se non è necessario; l’effetto
prodotto deve essere inferiore alla causa; l’effetto non presuppone nessuna realtà diversa dalla causa.
Le idee platoniche rappresentano i pensieri eterni di Dio, ovvero i modelli con cui Dio creò il mondo.

Il tempo e l’eternità Problema del male


Agostino sostiene che Agostino non concepiva la coesistenza di un Dio buono con la reale
porsi come domanda cosa esistenza del male, quindi in un primo tempo aderisce al manicheismo,
facesse Dio prima di secondo il quale è necessario che alla base del mondo vi sia una lotta
creare il mondo è da eterna tra bene e male. Poi abbandona questa dottrina ritenendola
sciocchi, e non ha senso, filosoficamente insostenibile, poiché mette in dubbio l’incorruttibilità di
perché Dio non è solo Dio. Nonostante la conversione al cristianesimo, Agostino si chiede da
autore di ciò che agisce dove deriva il male, dato che Dio è bene, amore e provvidenza. Esclude
nel tempo, ma del tempo l’idea che possa trattarsi di materia, perché la materia è una creatura di
stesso. Prima della Dio e quindi è bene. Le cose del creato, per essere corruttibili devono
creazione non esisteva il possedere una parte di bene. Ma se essere e bene coincidono, allora il
tempo, perché esso male deve essere una forma di non essere, cioè privazione di bene.
comporta il mutamento Quindi il male non ha una realtà metafisica propria. Perciò un male
delle cose create. In Dio assoluto, indicherebbe un non essere assoluto, ma questo non può
nulla è passato e nulla è esistere. In virtù della non sostanzialità del male, si può dire che Dio
futuro perché il suo non ha creato il male ma solo il bene.
essere è immutabile e
l’immutabilità essendo un
Mali fisici
presente eterno è
I mali fisici sono le imperfezioni della natura. Quindi i mali di natura: o
eternità, ovvero assenza
derivano dalla struttura gerarchica dell’universo (che richiede anche
di tempo.
gli esseri inferiori) o fungono da elementi necessari per l’armonia
Per Agostino eternità e
cosmica. In entrambi i casi però i mali di natura non esistono, perché
tempo non sono concetti
derivano sempre da un qualcosa che è bene. Mentre i mali fisici che
collegati: il primo si
affliggono l’uomo hanno anch’essi un significato positivo, perché non
riferisce ad una realtà
sono altro che la conseguenza e la giusta pena per il peccato originale.
permanente, l’assenza di
futuro e passato; mentre Mali morali
il secondo, il tempo, I mali morali risiedono nei peccati, dovuti ad un errore commesso dalla
implica il mutamento. volontà nel momento in cui essa rinuncia a Dio per orientarsi verso
Esso è costituito da qualcosa di inferiore. Nell’uomo c’è la tendenza al male.
passato, futuro e presente I tre mali morali principali sono:
che trapassa - Concupiscentia carnis: l’eccessivo attaccamento ai beni terreni e
continuamente da passato materiali;
a futuro: il tempo è perciò - Concupiscentia oculorum: l’eccessiva curiosità che porta alla
estraneo all’immutabilità dispersione;
divina. Il tempo, secondo - Superbia vitae: l’egocentrismo, bastare a sé stessi senza il bisogno
Agostino, è misurabile di Dio.
nell’anima. Non si può
misurare il passato perché
esso non c’è più e
nemmeno il futuro perché
esso non c’è ancora. Ma
nell’anima risiedono la
Quindi l’inquietudine filosofica davanti al problema del male si conclude con un ottimismo teologico,
secondo il quale il male non esiste, perché o è parte di un ordine cosmico che è bene oppure è dovuto
all’uomo.
Polemica contro il Pelagianesimo e libertà
La prospettiva di Pelagio consisteva nel negare che la colpa di Adamo avesse indebolito radicalmente
la libertà originaria dell’uomo e la sua capacità di compiere del bene. Per lui il peccato di Adamo è solo
un cattivo esempio che rende più difficile il cammino verso il bene, ma non toglie all’uomo la
possibilità di reagire e di decidere per il meglio. Quindi per Pelagio l’uomo è capace di operare
virtuosamente e non ha bisogno del soccorso della grazia divina: l’opera redentrice di Cristo è inutile.
Agostino reagisce affermando che con Adamo aveva peccato tutta l’umanità; quindi, il genere umano è
una massa dannata, destinata ad una giusta punizione, dalla quale ci si può sottrarre grazie alla
misericordia di Dio. Dal momento che non si può dire che Dio abbia creato un’anima dannata, Agostino
difende la teoria del traducianesimo, che dice che l’anima viene trasmessa di padre in figlio attraverso
la generazione del corpo. L’uomo è incapace di compiere un passo verso la via della salvezza: visione
pessimistica.
La libertà umana è concessa dalla grazia divina: la volontà è libera solo se non è asservita al vizio e al
peccato. Dio concesse ad Adamo la libertà di “poter non peccare”, quando Adamo la perse l’uomo fu
costretto a “non poter non peccare”, ma può vincere il peccato con l’aiuto della grazia divina. Ai beati,
Dio concede la libertà di “non poter peccare”: è la liberazione totale dal male, è un dono divino.
Problema della grazia
La grazia divina può essere determinante o concomitante in relazione alla salvezza dell’uomo.
- Grazia determinante: ciò che rende l’uomo giusto e lo porta alla salvezza dipende da Dio;
- Grazia non determinante: è necessario che la salvezza venga concessa da Dio, ma non è sufficiente
perché deve collaborare anche l’uomo.
In ogni caso la grazia divina è indispensabile per la salvezza. Da una parte Dio concede a tutti la grazia
sufficiente per la salvezza, lasciando a tutti la possibilità di perdersi. Dall’altra, la potenza della grazia
divina va esaltata, e pensata come dono gratuito concesso solo ad alcune anime elette, cioè
predestinate alla salvezza in virtù della bontà di Dio.

Polemica contro il Donatismo


Il donatismo era un movimento scismatico che prendeva il nome dal vescovo di Numidia Donato:
basava la propria dottrina sul principio dell’assoluta intransigenza della Chiesa nei confronti dello
Stato. I donatisti si consideravano una Chiesa di puri, ovvero coloro che si erano dimostrati fedeli
durante le persecuzioni di Diocleziano, e sostenevano che tutti i traditori fossero indegni della religione
stessa. Agostino condanna i donatisti, affermando che il peccato non può privare l’uomo della
possibilità di professare i sacramenti religiosi, perché questi sono validi indipendentemente dalla
persona che li amministra.
De civitate dei: la teoria delle due città
Quest’opera viene scritta nell’ultima parte della vita di Agostino, mentre era vescovo d’Ippona. Era il
periodo della invasione vandaliche, che avevano ridato attualità alla tesi secondo cui il Cristianesimo
era elemento di debolezza e portatore di sventure come la fine del mondo. Agostino scrive per
rispondere alle accuse, affermando che la religione dei romani non era pura e non era vera, quindi
attacca il paganesimo. Inoltre sostiene che la vita dell’uomo sia dominata da un’alternativa
fondamentale: vivere secondo la carne e vivere secondo lo spirito. Quest’alternativa si ripercuote
sulla storia dell’umanità, dominata dalla lotta tra due città modello:
- Città terrena o del diavolo: città in cui trionfa la violenza, l’ingiustizia e la povertà. È la società degli
empi e si identifica in Babilonia.
- Città celeste o città di Dio: città in cui trionfa la giustizia, immagine in positivo. È la comunità dei
giusti e si identifica in Gerusalemme.
Nessun periodo storico e nessuna istituzione umana può essere dominato esclusivamente da una delle
due città  permixtae: le due città sono intrecciate insieme fin dall’inizio della storia umana e lo
saranno fino alla fine dei tempi. I due modelli sono nettamente antitetici, ma nessuno dei due può
trionfare: sono coesistenti nel mondo.
Secondo Agostino i cristiani sono gli unici che sanno cosa sia davvero la giustizia e quindi hanno il
compito di difenderne i valori. Per questo motivo il cristiano non deve rinchiudersi nel monastero, ma
è necessario che egli abbia a che fare con il mondo.
Concezione del tempo e della storia
La dottrina cristiana si discosta della concezione del tempo dei Greci, che era di tipo circolare,
introducendo una nuova prospettiva. Sostiene l’irripetibilità degli eventi nella storia a favore del
progresso, sostituendo la visione ciclica del tempo con una visione lineare. Per i cristiani la storia non è
una successione di avvenimenti senza senso, ma è una totalità dotata di significato e di scopo. C’è
quindi un’unica storia universale condivisa da tutti gli uomini: il principio unificatore degli avvenimenti
è dato dalla provvidenza, intesa come forza che oltrepassa le intenzioni degli uomini.
Sant’Anselmo d’Aosta
Vita
Nasce ad Aosta nel 1033. Era figlio di un nobile, ma ebbe un rapporto difficile con il padre, quindi si
allontana da casa per cercare una vita migliore. Si reca in Normandia, al monastero di Bec, dove
diventa abate nel 1078. Qui incontra un importante maestro italiano: Lanfranco, che era arcivescovo
di Canterbury. Quando Lanfranco muore, Anselmo gli succede come capo della chiesa anglicana
(1093). Iniziano dei conflitti con il re inglese Guglielmo il conquistatore, e Anselmo riparte con i
pellegrinaggi: nell’ultima parte della sua vita torna a Londra, poi nel 1109 muore.
Pensiero
Lanfranco era un intellettuale: era un maestro che legava le sue conoscenze alla Bibbia. Anselmo si
discosta da questo pensiero perché ha molta fiducia nella ragione. In quel periodo esistevano due
correnti filosofiche:
- Francescani (mistici): legati alla fede, alla bontà, all’amore, non erano razionali
- Logici: sostenevano che ci si può avvicinare alla fede grazie alla ragione
Anselmo crede nelle argomentazioni razionali e usa i sillogismi: per lui le parole sono molto importanti
ed esprimono delle verità reali. Crede molto anche nella logica, intesa come strumento di Dio per
capire e arrivare alla fede. Lui sostiene il “credo per capire”: non si può intendere nulla se non si ha
fede. Ma questa fede va dimostrata e confermata con motivazioni razionali. Quindi c’è una prospettiva
di concilio tra la ragione e la fede: è un accordo intrinseco ed essenziale alla fede stessa. Non si può
manifestare contrasto tra le due parti, perché la ragione, come la fede, deriva dall’illuminazione divina.
Anselmo concentra la sua filosofia sulla ricerca di una strada per arrivare alla dimostrazione delle verità
della fede. Secondo Anselmo l’esistenza di Dio è una pura verità di ragione.
Monológion (= soliloquio)
Anselmo dimostra che Dio esiste attraverso l’argomento dei gradi: è una dimostrazione cosmologica e
a posteriori. Quindi dà delle prove che partono dal mondo sensibile per risalire a qualcosa di superiore,
ma di cui non si può fare esperienza. Afferma che è possibile arrivare a Dio attraverso la realtà, grazie
alla gerarchia delle perfezioni. Tutte le cose sono più o meno buone: questo presuppone che ci sia un
essere unico e sommo da cui le cose traggono il loro diverso grado di bontà. È un ragionamento che
vale per tutti i valori, poiché tutta la realtà testimonia un principio assoluto e perfetto che è Dio.
Proslógion (= discorso rivolto ad altri)
Prova ontologica
Anselmo crede di aver trovato l’unico argomento convincente e lo enuncia in questo discorso, che
rivolge ad un interlocutore: l’insipiens, colui che non sa, che dubita dell’esistenza di Dio. Fornisce
un’argomentazione a priori, cioè che parte dal concetto di Dio per arrivare a dimostrare l’esistenza.
Questo argomento è detto prova ontologica: parte dalla definizione di Dio come “l’ente di cui non si
può pensare nulla di maggiore”. Anselmo chiarisce che un tale ente non può essere solo concettuale,
perché altrimenti dovrebbe esserci qualcosa di reale che sarebbe maggiore, perché esistendo sarebbe
più perfetto di un ente che si trova solo nella mente. Quindi Dio, esiste sia nell’intelletto, ma anche
nella realtà.
Obiezioni di Gaunilone
La prima obiezione di Gaunilone richiama la necessità di distinguere nettamente il piano del pensiero
da quello della realtà: è possibile pensare anche cose false o inesistenti, e proprio da questa possibilità
deriva l’inconsistenza della prova anselmiana, la quale senza alcun motivo tratta il concetto di Dio
(inteso come IQM) in maniera diversa da tutti gli altri concetti. La risposta di Anselmo aggira in qualche
modo l’ostacolo, ribadendo esattamente quanto contestato da Gaunilone, ovvero che Dio non può
essere altro che “ciò di cui non si può pensare il maggiore”, cioè l’ente perfettissimo, che possiede
l’essere in modo diverso da qualunque altra creatura. È in virtù di una tale natura (unica) che questo
ente: “se si può pensarlo esistente, necessariamente è”.
La seconda obiezione di Gaunilone richiama l’incomprensibilità del mistero di Dio e la sua assoluta
trascendenza. Se di qualunque cosa è possibile avere una rappresentazione mentale, altrettanto non si
può dire di Dio, che l’uomo non può concepire in alcun modo.
A questa obiezione Anselmo risponderà osservando che “almeno fino a un certo punto si comprende
ed è nell’intelletto ciò di cui non si può pensare il maggiore”, analogamente a quanto accade con la
vista della luce del giorno, la quale può essere vista anche se non è che un riflesso della luce del Sole,
che invece non si può in alcun modo fissare.
L’esempio di Gaunilone dell’”isola perduta”. esprime l’idea secondo cui il piano del pensiero e quello
della realtà non sono necessariamente corrispondenti. In realtà Anselmo considera il concetto di IQM
in maniera diversa dagli altri concetti: esso non può che esprimere la definizione di Dio, e perciò esiste
necessariamente sia come concetto (nell’intelletto) sia come ente perfettissimo (nella realtà).
San Tommaso
Vita
Nasce nel 1225 dalla famiglia dei conti d’Aquino, originaria di Rocca Secca. I suoi genitori lo avevano
destinato alla carriera ecclesiastica, nella speranza che diventasse abate. Riceve la sua prima
educazione nel monastero benedettino di Montecassino.
Nel 1240 si iscrive all’università di Napoli (di Federico II) dove studia le arti liberali (grammatica,
retorica). Qui incontra dei domenicani (come il docente Alberto Magno) e ne resta affascinato: erano
un ordine giovanile di predicatori che facevano voto di povertà.
I suoi genitori non erano d’accordo quindi Tommaso torna a casa per 1 anno, ma nel 1243 entra
nell’ordine dei domenicani.
Nel 1248 Tommaso viene mandato a Colonia, dove assiste Alberto Magno come insegnante biblico.
Nel 1252 Tommaso viene trasferito a Parigi, dove diventa docente universitario della Solbona: serviva
una dispensa universitaria perché era molto giovane.
In questo periodo scrive opere giovanili: “De ente et essentia”, “Summa Contra gentiles”.
Tommaso si spostava abbastanza spesso: nel 1259 si trasferisce in Italia per 10 anni e inizia la “Summa
Teologica”. È la sua opera più importante anche se rimasta incompleta.
Tommaso si trovava nello studium domenicano di Orvieto. Nel 1269 torna a Parigi, ma nel 1272 viene
richiamato per dirigere lo studium domenicano di Napoli.
Nel 1274 muore mentre va ad un concilio a Lione. Nell’ultima parte della sua vita non scrisse.
Rapporto fede – ragione
Tommaso è considerato l’Aristotele cristiano: per lui all’uomo non basta la sola ricerca filosofica,
basata sulla ragione, ma è necessaria anche la rivelazione divina. La ragione è uno strumento
fondamentale, a cui tutti gli elementi della natura partecipano, perché tutto è creato da Dio.
La ragione non può dimostrare ciò che è pertinenza della fede, ma può servire alla fede:
- Può chiarire alcune verità di fede attraverso strumenti razionali:
queste verità sono i preambula fidei
- Aiuta nella lotta contro gli infedeli, combattendo le affermazioni eretiche:
apologetica = difesa della ragione
- Dimostra l’esistenza di Dio in termini razionali: non è un Dio cristiano
Quindi la ragione ha una propria verità, ovvero principi intrinseci verissimi: questi principi sono stati
infusi da Dio, quindi sono costitutivi della sapienza divina. Quando la ragione entra in contrasto con la
fede, è perché sta sbagliando: la fede è la regola del corretto procedere della ragione.
De ente ed essentia
Questo scritto viene composto tra 1254 e 1256: è un’opera Aristotelica che esprime una difesa nei
confronti della concezione di creazione cristiana.
Ente = tutto ciò che possiede un’essenza. Può essere un ente logico, cioè tutto ciò che può essere
espresso da una proposizione affermativa, ma che non necessariamente corrisponde a qualcosa di
concreto (es: cecità). Può essere un ente reale, ciò tutto ciò che è presente nella realtà e che si divide
nelle 10 categorie di Aristotele, cioè le sostanze. Tutti gli enti derivano dalla mente di Dio.
Essenza (quidditas) = è ciò che definisce l’ente, quindi comprende la sua forma, la sua materia, il suo
fondamento, il suo elemento determinante.
Esistenza (essere) = è l’atto grazie al quale le essenze, che possiedono l’essere solo in potenza, di fatto
esistono, è quindi un’aggiunta. Negli esseri finiti, l’essenza e l’esistenza si trovano ad un rapporto di
potenza e atto. Mentre in Dio, essere infinito, essenza ed esistenza coincidono.
Quindi l’essere finito e contingente ha l’essere, ma non è l’essere: esiste, ma non necessariamente.
Questo significa che deve aver ricevuto l’esistenza da un essere infinito e necessario. L’aggiunta
dell’esistenza all’essenza, necessita dell’intervento di un Essere che possiede l’esistenza come aspetto
inscindibile della propria natura, e che quindi è in grado di renderne partecipi altri esseri. Questo
Essere è Dio. Ci sono quindi due tipi di essere:
- Essere divino: l’unico ente in cui essenza ed esistenza coincidono, è necessario, esiste da sempre
e per sempre.
- Essere creato: enti in cui l’esistenza viene aggiunta dall’esterno, sono creati e contingenti
Mentre le sostanze possono essere:
- Composte: sinoli di materia e forma, in cui la materia è corruttibile.
- Semplici: forme pure senza materia. Sono quindi incorruttibili e possono essere create (anime e
angeli) o increate (Dio).
Per Aristotele la forma è indistruttibile e ingenerabile: questo esclude il ruolo importante di Dio nella
creazione. Tommaso usa le 10 categorie di Aristotele per parlare della realtà, che non esiste da
sempre, non esiste necessariamente e deriva da Dio, che ha pensato gli enti e li ha creati. Ma la
creazione è libera, poiché Dio non ha bisogno del mondo: Dio non è dentro le cose, ma le cose sono
frammenti, pensieri di Dio a cui lui ha dato l’esistenza. Questa idea di creazionismo va contro
l’emanazionismo, secondo il quale gli enti esistono in maniera necessaria; e contro il panteismo,
secondo il quale Dio è dentro le cose che crea. Nell’opera “De ente et essentia” quindi, Tommaso
afferma che l’esistenza deriva liberamente e non necessariamente da Dio, il quale non è parte degli
enti, ma sono gli enti che partecipano in lui.
Partecipazione e analogia
Esiste un rapporto di analogia tra il creato e l’essere infinito di Dio: non c’è univocità (relazione diretta
di totale uguaglianza), né equivocità (non c’è relazione, totale diversità). Dio e le creature hanno
somiglianze ma non ci sono proporzioni: il creato assomiglia a Dio, ma Dio non assomiglia al creato. Gli
enti infatti ricevono, in modo parziale, l’essere che a Dio appartiene in modo totale. Il concetto di
partecipazione, quindi, indica l’atto con cui le creature, grazie a Dio, prendono parte all’essere. Per
questo il male non è una sostanza, perché non può essere stato creato dalla mente divina: il male è
carenza di bene.
Dottrina dei trascendentali
I trascendentali sono quei caratteri che appartengono in modo universale ad ogni ente, e che perciò
trascendono le stesse categorie aristoteliche. Quindi tutto è giudicabile attraverso i trascendentali, che
sono fondamentalmente tre:
- Unom: ogni ente è uno, cioè ogni ente è indiviso in sé e distinto da qualsiasi altro. Quindi più un
ente tende all’unità, più è simile a colui che è uno, cioè Dio.
- Verum: ogni ente è vero, cioè ogni ente corrisponde all’intelletto divino che lo ha creato. Quindi
più un ente è razionale, comprensibile e chiaro, più è vicino a Dio.
- Bonum: ogni ente è buono, cioè ogni ente corrisponde a una precisa volontà divina. Quindi, è una
perfezione appetibile o desiderabile anche dall’uomo. Ci sono cose più o meno buone.
La dottrina dei trascendentali è applicata all’ambito estetico, quindi all’arte. Nell’ideale estetico è
fondamentale la proporzione delle parti, l’idea di compiutezza, organizzazione e integrità.
Somma teologica
Nella Somma teologica, Tommaso espone le sue 5 vie per dimostrare l’esistenza di Dio. Si tratta di 5
prove a posteriori, cioè che partono dalla realtà esterna e dai fenomeni sensibili. Queste prove si
basano sull’impossibilità del regresso all’infinito e inoltre, non sono valide solo per i cristiani; infatti,
lui afferma “questo è quello che gli uomini chiamano Dio”.
1. Via ex motu: è la prova cosmologica, che riprende la metafisica di Aristotele, partendo dal principio
secondo cui “tutto ciò che si muove è mosso da altro”. È impossibile che un ente sia allo stesso
tempo in atto (si muove) e in potenza (fa muovere): deve esserci un primo motore che non sia
mosso da altro. È inammissibile il regresso infinito, perché senza il primo motore non
esisterebbero i motori intermedi. Dunque, il motore immobile è Dio.
2. Via ex causa: è la prova causale. Nel mondo sensibile esiste un ordine delle cause efficienti, ma non
è possibile risalirlo all’infinito perché tutte le cause sono concatenate: eliminando la causa si
elimina anche l’effetto. Quindi se nell’ordine non ci fosse una prima causa, non ci sarebbe
nemmeno l’ultima. Perciò deve esistere una prima causa, che è Dio.
3. Via ex possibili et necessario: è la prova desunta dal rapporto tra possibile e necessario. Le cose
esistenti in natura sono contingenti, ovvero esistono, ma possono anche non esistere. Se possono
non esistere, vuol dire che non esistono da sempre, e quindi in un dato momento del passato nulla
esisteva. Questo implica che ci sia un essere non contingente, che sia necessario di per sé, e sia la
causa dell’esistenza e della necessità degli altri enti. L’unico principio necessario in un universo di
contingenti è Dio.
4. Via ex gradu perfectionis: è una prova platonica che si basa sui gradi di perfezione. In ogni cosa si
trova il bene, il vero, il nobile e altre perfezioni, presenti in grado minore o maggiore. Questo grado
si attribuisce alle diverse cose secondo un criterio sommo e assoluto: è l’ente supremo, vero al
sommo, ottimo e nobilissimo ed è la causa dei gradi di perfezione minori. La causa prima
dell’essere, della bontà e di ogni perfezione presente è Dio.
5. Via ex fine: è la prova che si desume dalla finalità delle cose. Tutti gli enti, a causa di una
predisposizione intrinseca, si muovono per un fine: conseguire alla perfezione. Questa razionalità
intrinseca deve però derivare da un principio intelligente che ordina tutte le cose naturali in vista
di un fine: questo essere è Dio.
Queste sono prove che appartengono ai preambula fidei: non si parla di un Dio cristiano. Tommaso
parla della filosofia attraverso la ragione: per lui si arriva ad un’idea di Dio attraverso l’esperienza. In
questo modo si può credere o non credere, ma non si può dire che sia assurdo. Non è ancora
propriamente fede, ma il ragionamento a livello logico e razionale funziona.
Le confessioni
È uno scritto autobiografico in 13 libri, inaugura il genere letterario Il pensiero agostiniano
del romanzo interiore, ovvero un'autobiografia che reca i tratti Agostino lega il pensiero e la riflessione teologica alla dimensione
moderni dell'analisi introspettiva. soggettiva (propria del soggetto che la sviluppa). Il centro della sua
Le confessioni sono un'autobiografia dove viene raccontata la vita riflessione è l’analisi introspettiva, ha quindi come scopo chiarire sé
come un'avventura cognitiva, ovvero, la vita è la via per conoscere stesso. Agostino vuole conoscere l’anima, quindi la sua interiorità e Dio,
la verità che salva, ed è personale soggettiva. e a differenza di Plotino e dei neoplatonici crede che tutti possano
Diversa dalla concezione greca, dove i filosofi sono razionali e essere in grado di farlo e non solo i saggi. La sua ricerca è fondata sulla
impassibili. Filosofia greca: filosofia razionale, che tiene fuori le ragione ed è affidata a Dio. La ricerca dell’anima e di Dio non
emozioni. Filosofia cristiana: filosofia come via personale per richiedono indagini diverse, infatti coincidono. La ragione e la fede sono
conoscere la verità. Novità dell’idea di persona e dell’idea di strettamente collegate nell’esistenza umana e sono in grado di
volontà (principium individuationis, ciò che ci rende individui diversi collaborare e rafforzarsi a vicenda. I rapporti tra fede e ragione sono
dagli altri). È una vita che espone l'ordine di Dio (destino di sintetizzati nella formula “crede ut intelligas” (credi per capire) e
un’esistenza). “intellige ut credas” (capire per credere). Agostino sostiene che per
Nelle confessioni Agostino tratta del tema dell’homo duplex: fare filosofia nel modo corretto e riuscire a trovare la verità, sia
- Inquietudo: la confessione è riconoscere il peccato indispensabile credere, ovvero possedere la fede; e che per credere e
- Beatitudo: la confessione è riconoscere la salvezza (fede) avere una fede salda, sia indispensabile l’esercizio dell’intelletto.
Nell’idea di filosofia di Agostino, ogni momento è la scelta tra Agostino è il primo filosofo il cui oggetto della ricerca è esclusivamente
l’essere e il non essere, tra il tempo e l’eternità. la persona nel suo rapporto con Dio.
La città di Dio  Opera in 22 volumi, a difesa del cristianesimo dalle
accuse dei filosofi pagani
La trinità  Agostino descrive dal punto di vista teologico i tre
principi di cui parlava Plotino, compiendo un’analisi della trinità Il tempo e l’eternità
Agostino sostiene che porsi come domanda cosa facesse Dio prima di creare il
mondo è da sciocchi, e non ha senso, perché Dio non è solo autore di ciò che
agisce nel tempo, ma del tempo stesso. Prima della creazione non esisteva il
tempo, perché esso comporta il mutamento delle cose create. In Dio nulla è
passato e nulla è futuro perché il suo essere è immutabile e l’immutabilità
Creazione essendo un presente eterno è eternità, ovvero assenza di tempo.
Le ipotesi della creazione erano 3: Per Agostino eternità e tempo non sono concetti collegati: il primo si riferisce ad
- Dualismo: Dio opera sulla base di un materiale originario, ma è assurdo una realtà permanente, l’assenza di futuro e passato; mentre il secondo, il
in quanto al di fuori di Dio, non possono esservi altri enti che ne tempo, implica il mutamento. Esso è costituito da passato, futuro e presente che
limiterebbero la potenza. trapassa continuamente da passato a futuro: il tempo è perciò estraneo
- Emanatismo: Dio crea il mondo dalla sua stessa sostanza, ma ciò non è all’immutabilità divina. Il tempo, secondo Agostino, è misurabile nell’anima. Non
possibile perché questo comporterebbe che l’intero mondo fosse divino. si può misurare il passato perché esso non c’è più e nemmeno il futuro perché
- Creazione dal nulla esso non c’è ancora. Ma nell’anima risiedono la memoria delle cose passate,
Dio crea il mondo attraverso la parola, che non è la parola sensibile ma il Logos l’attesa delle cose future e l’attenzione per gli istanti fuggevoli del presente.
(Figlio di Dio). Il Figlio è a Dio coeterno, in quanto ha in sé le idee, cioè i concetti La memoria
immutabili ed eterni delle cose in base ai quali tutte le cose che nascono e Agostino è il primo che considera la memoria non solo come luogo dei ricordi o
muoiono vengono create. La creazione dal nulla implica tre caratteri: l’azione di delle immagini dei nostri concetti. La memoria è composta da infinite stanze:
un Dio-persona che pensa e vuole il mondo anche se non è necessario; l’effetto sono stanze insondabili, non è possibile conoscerle tutte. Non ci spieghiamo
prodotto deve essere inferiore alla causa; l’effetto non presuppone nessuna l’origine di alcune di cose dell’interiorità (come Dio). Infatti il senso di beatitudine
realtà diversa dalla causa. Le idee platoniche rappresentano i pensieri eterni di e il bisogno di felicità derivano da Dio: sono idee innate.
Dio, ovvero i modelli con cui Dio creò il mondo.

Mali fisici
I mali fisici sono le imperfezioni della natura. Quindi i mali di natura: o derivano
dalla struttura gerarchica dell’universo (che richiede anche gli esseri inferiori) o
fungono da elementi necessari per l’armonia cosmica. In entrambi i casi però i mali
di natura non esistono, perché derivano sempre da un qualcosa che è bene. Mentre
Problema del male i mali fisici che affliggono l’uomo hanno anch’essi un significato positivo, perché non
Agostino non concepiva la coesistenza di un Dio buono con la reale sono altro che la conseguenza e la giusta pena per il peccato originale.
esistenza del male, quindi in un primo tempo aderisce al manicheismo, Mali morali
secondo il quale è necessario che alla base del mondo vi sia una lotta I mali morali risiedono nei peccati, dovuti ad un errore commesso dalla volontà nel
eterna tra bene e male. Poi abbandona questa dottrina ritenendola momento in cui essa rinuncia a Dio per orientarsi verso qualcosa di inferiore.
filosoficamente insostenibile, poiché mette in dubbio l’incorruttibilità di Nell’uomo c’è la tendenza al male.
Dio. Nonostante la conversione al cristianesimo, Agostino si chiede da I tre mali morali principali sono:
dove deriva il male, dato che Dio è bene, amore e provvidenza. Esclude - Concupiscentia carnis: l’eccessivo attaccamento ai beni terreni e materiali;
l’idea che possa trattarsi di materia, perché la materia è una creatura di - Concupiscentia oculorum: l’eccessiva curiosità che porta alla dispersione;
Dio e quindi è bene. Le cose del creato, per essere corruttibili devono - Superbia vitae: l’egocentrismo, bastare a sé stessi senza il bisogno di Dio.
possedere una parte di bene. Ma se essere e bene coincidono, allora il Quindi l’inquietudine filosofica davanti al problema del male si conclude con un
male deve essere una forma di non essere, cioè privazione di bene. ottimismo teologico, secondo il quale il male non esiste, perché o è parte di un
Quindi il male non ha una realtà metafisica propria. Perciò un male ordine cosmico che è bene oppure è dovuto all’uomo.
assoluto, indicherebbe un non essere assoluto, ma questo non può
esistere. In virtù della non sostanzialità del male, si può dire che Dio
non ha creato il male ma solo il bene.
Problema della grazia
La grazia divina può essere determinante o concomitante in relazione alla salvezza
dell’uomo.
- Grazia determinante: ciò che rende l’uomo giusto e lo porta alla salvezza
dipende da Dio;
Polemica contro il Pelagianesimo e libertà - Grazia non determinante: è necessario che la salvezza venga concessa da
La prospettiva di Pelagio consisteva nel negare che la colpa di Adamo avesse indebolito Dio, ma non è sufficiente perché deve collaborare anche l’uomo.
radicalmente la libertà originaria dell’uomo e la sua capacità di compiere del bene. Per lui In ogni caso la grazia divina è indispensabile per la salvezza. Da una parte Dio
il peccato di Adamo è solo un cattivo esempio che rende più difficile il cammino verso il concede a tutti la grazia sufficiente per la salvezza, lasciando a tutti la possibilità di
bene, ma non toglie all’uomo la possibilità di reagire e di decidere per il meglio. Quindi perdersi. Dall’altra, la potenza della grazia divina va esaltata, e pensata come dono
per Pelagio l’uomo è capace di operare virtuosamente e non ha bisogno del soccorso gratuito concesso solo ad alcune anime elette, cioè predestinate alla salvezza in
della grazia divina: l’opera redentrice di Cristo è inutile. Agostino reagisce affermando virtù della bontà di Dio.
che con Adamo aveva peccato tutta l’umanità; quindi, il genere umano è una massa Polemica contro il Donatismo
dannata, destinata ad una giusta punizione, dalla quale ci si può sottrarre grazie alla Il donatismo era un movimento scismatico che prendeva il nome dal vescovo di
misericordia di Dio. Dal momento che non si può dire che Dio abbia creato un’anima Numidia Donato: basava la propria dottrina sul principio dell’assoluta intransigenza
dannata, Agostino difende la teoria del traducianesimo, che dice che l’anima viene della Chiesa nei confronti dello Stato. I donatisti si consideravano una Chiesa di puri,
trasmessa di padre in figlio attraverso la generazione del corpo. L’uomo è incapace di ovvero coloro che si erano dimostrati fedeli durante le persecuzioni di Diocleziano, e
compiere un passo verso la via della salvezza: visione pessimistica. sostenevano che tutti i traditori fossero indegni della religione stessa. Agostino
La libertà umana è concessa dalla grazia divina: la volontà è libera solo se non è asservita condanna i donatisti, affermando che il peccato non può privare l’uomo della
al vizio e al peccato. Dio concesse ad Adamo la libertà di “poter non peccare”, quando possibilità di professare i sacramenti religiosi, perché questi sono validi
Adamo la perse l’uomo fu costretto a “non poter non peccare”, ma può vincere il peccato indipendentemente dalla persona che li amministra.
con l’aiuto della grazia divina. Ai beati, Dio concede la libertà di “non poter peccare”: è la
liberazione totale dal male, è un dono divino.

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