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SPINOZA

LA FILOSOFIA COME CATARSI (PURIFICAZIONE) ESISTENZIALE E INTELLETUALE


Nel Trattato sull'emendazione dell'intelletto, Spinoza rivela una concezione della filosofia come
via verso la salvezza esistenziale. Lo spinozismo nasce da una delusione nei confronti dei valori
della vita comuni, ed ha l'obiettivo di trovare un bene vero, capace di dare un significato
all’esistenza e di colmare la sete di felicità. Spinoza condanna i beni finiti come le ricchezze, gli
onori e i piaceri dei sensi che vengono definiti da lui “vani” perché:
- Non appagano veramente l'animo e i suoi bisogni profondi.
- Sono transeunti ed esteriori.
- Generano per lo più inquietudini e inconvenienti vari.
Eppure, nonostante questa loro natura ingannevole, essi hanno la forza di incatenare la mente,
oscurandone le facoltà e ostacolando la ricerca di valori superiori. Ad esempio:
• La libidine intrappola la mente costringendo l'uomo a non pensare ad altro che ad essa.
• L'onore costringe l'uomo a vivere la vita secondo le opinioni altrui.
• Le ricchezze in cui molti per ottenerle si esposero a tanti pericoli che a causa della loro stoltezza
ci hanno rimesso la vita
Tuttavia Spinoza non condanna questi “beni” terreni, condanna il fatto che impediscono di
raggiungere il “vero bene”.
Spinoza vuole trovare una perfezione ideale capace di soddisfare appieno l'anima, procurandole
eterna serenità. (Secondo Agostino, questa perfezione ideale può essere solo meta-temporale e
meta-finita ovvero l'amore capace di riempire l'anima e renderla immune ad ogni tristezza). Per lui
questa cosa eterna ed infinita si identifica con il cosmo e la gioia suprema quindi con “l’unione
della mente con la natura”.

LA METAFISICA
IL METODO GEOMETRICO
Il capolavoro di spinosa, l'etica dimostrata secondo l'ordine geometrico è una sorta di
enciclopedia che tratta di diversi argomenti metafisici, psicologici, gnoseologici e morali. L'opera è
suddivisa in cinque parti, e il metodo seguito è quello di tipo geometrico, infatti si serve di un
procedimento che si scandisce secondo definizioni, assiomi, proposizioni (= quindi i teoremi) e
dimostrazioni, corollari (quindi delucidazioni)
Probabilmente scelse questo metodo geometrico perché:
- a quel tempo matematica e geometria erano la moda dell'epoca considerati
universalmente validi.
- Spinosa, ammiratore delle matematiche vedeva nell’utilizzo della geometria molta
precisone e sinteticità, nonché distacco emotivo nei confronti dell’argomento che viene
trattato
- Inoltre Spinoza considerava che la realtà aveva una struttura necessaria di tipo geometrico,
con tutte le cose concatenate tra di loro.

IL CONCETTO DI SOSTANZA
Il concetto fondamentale che spinoso utilizza per trarre le conclusioni riguardo al sapere
metafisico è quello di sostanza.
• La sostanza secondo la concezione tradizionale veniva intesa come forma (assenza necessaria di
una cosa) o sinolo (l’individuo concreto ed esistente in cui la sostanza è incarnata).
• Per Cartesio invece la sostanza prese figura di Dio, inteso come realtà originaria e
autosufficiente. Comunque il filosofo non era completamente fedele al suo pensiero, egli
affermava che la sostanza non aveva bisogno che di sé stessa per esistere invece si scopre che la
res extensa e la res cogitatas per esistere hanno bisogno di un'altra sostanza ovvero Dio. Spinoza
quindi si pone l'obiettivo di superare l'incoerenza di Cartesio e di dimostrare che la sostanza non
ha bisogno del concetto di un'altra cosa per esistere (= non può essere formata da un’altra cosa).
- La sostanza deve la propria esistenza unicamente a sé stessa, è quindi autosufficiente e
autossusistente.
- La sostanza è un concetto che per essere pensato non ha bisogno di altri concetti.
- La sostanza gode di totale autonomia ontologica e concettuale perché essendo una realtà non
presuppone l’esistenza di alcuna altra realtà.

LE PROPRIETà DELLA SOSTANZA E LA SUA UNICITà


Considerando le tre conclusioni prima raggiunte, Spinoza attribuisce alla sostanza le seguenti
caratteristiche:
- La sostanza è increata, essendo causa di sé non ha bisogno di altro per esistere.
- La sostanza è eterna poiché la sua esistenza non è dovuta ad altri fattori.
- La sostanza è unica poiché alla natura non si può conferire più di una sostanza perché se ci
fossero più sostanze nella stessa natura, essa avrebbe attributi e modi diversi.
- La sostanza è infinita perché se fosse finita dovrebbe essere limitata da un’altra sostanza.
Essendo infinita la sostanza ha infiniti attributi
Questa Sostanza increata, eterna ed unica è Dio e le prove della sua esistenza le trae dalla prova
ontologica (non è possibile concepire Dio come essere perfetto senza ammettere la sua esistenza,
perché l'esistenza è una delle sue perfezioni necessarie) e dalla prova a posteriori (noi esistiamo
in un'altra cosa che esiste necessariamente). L'identificazione della sostanza con Dio implica infatti
che egli non sia esterno al mondo creato ma coincida con esso. Nel pensiero di Spinoza quindi
prende forma il panteismo che identifica Dio o la sostanza con la natura considerata anche
quest'ultima increata eterna ed infinita.

ATTRIBUTI E MODI
Per chiarire la natura del rapporto tra Dio e il mondo, Spinoza ricorre ai concetti di “attributo” e
“modo”.
• Gli attributi (proprietà essenziali della sostanza) sono ciò che l'intelletto percepisce della
sostanza, ossia le qualità essenziali/strutturali della sostanza. Essendo la sostanza infinita anche i
suoi attributi saranno infiniti. Tuttavia di tutti gli infiniti volti della natura, l'uomo ne conosce
solamente due: l’estensione ed il pensiero ovvero la materia e la coscienza. Spinoza ha dedotto
gli infiniti attributi della sostanza prendendoli dalla definizione di essa ma ora deve scontrarsi con
l’esperienza e limitare quindi i 2 attributi che l’uomo conosce, da qui deriva la deduzione logia
degli attributi o deduzione empirica della loro dualità. Ora l’infinito viene filtrato dalla mente
finita dell’uomo. Il fatto di conoscere solamente due degli infiniti attributi crea una grande
difficoltà, perché l'uomo ne scorge solo una piccola parte? Questa è una domanda senza risposta.
• I modi sono invece le variazioni/modificazioni nella sostanza per mezzo del quale è concepita.
Sono quindi modificazioni accidentali della sostanza, o meglio, sono le manifestazioni o le
concretizzazioni particolari degli attributi, e si identificano con i singoli corpi con le loro singole
menti e con le loro idee. I modi esistono soltanto in virtù degli attributi della sostanza e identifica
due modi:
- I modi infiniti sono proprietà strutturali degli attributi stessi.
- I modi finiti sono gli esseri particolari, ovvero le manifestazioni particolari degli attributi legati tra
loro in una catena causale infinita.
NATURA NATURANTE E NATURA NATURATA: DIO COME CAUSA DEL MONDO
Ricapitolando: la Sostanza di Spinoza può essere paragonata a un oceano sconfinato ed eterno; gli
attributi, che ne costituiscono l'essenza, all'estensione acquatica; i modi infiniti (che sono le
proprietà permanenti degli attributi) al movimento incessante del mare; I modi finiti (che sono le
determinazioni particolari degli attributi) alle varie onde. Di conseguenza la natura è infinita ed
eterna, si manifesta in una infinità di dimensioni e si concretizza in un'infinità di maniere. Ora è
chiaro quanto afferma Spinoza, cioè tutto ciò che esiste o è un attributo di Dio, o è una
modificazione interna dei suoi attributi. Spinoza distingue la natura in natura naturante (Dio e i
suoi attributi sono considerati come causa) e la natura naturata (l’insieme dei modi considerati
come effetti) e giunge così alla conclusione che la natura è madre e figlia di sé stessa. Di
conseguenza: Dio non crea qualcosa di diverso da sé ma piuttosto si modifica e si esprime in
infiniti modi. Dio agisce seguendo le leggi della propria natura quindi non può scegliere se
produrre il mondo o meno, lo fa perché lui è libertà (assenza di costrizione) che insieme alla
necessità (azioni che dipendono dalle leggi della propria natura) coincidono. (guardare schema
pagina 273)

I DUE PROBLEMI FONDAMENTALI DELLO SPINOZISMO


I due principali interrogativi riguardo l’Etica sono:
Che cosa è infine la sostanza di Spinoza?
Che rapporti esistono tra la sostanza e i suoi modi?
Il Dio-Natura di Spinoza non è altro che l'ordine geometrico dell'universo, cioè la struttura globale
del tutto, ed esso non genera le cose ma da esso seguono i modi. Ciò che Spinoza intende per
Sostanza o Dio non è ciò cui noi siamo abituati a pensare (ovvero le figure metafisiche), per lui
infatti Dio rappresenta la struttura geometrica del cosmo. Il panteismo (Dio è in tutto) il
panenteismo (tutto è in Dio) costituiscono in Spinoza una forma di naturalismo basato su scienza
moderna e realtà. Come per Galilei, Spinoza giunge alla conclusione: La natura non è l'anima o
l'energia intrinseca della materia ma il sistema di relazioni tra le cose, ovvero, il complesso delle
leggi universali dell’essere.
Per rispondere alla seconda domanda Spinoza rifiuta la dottrina della creazione (Perché prima
della creazione ci sarebbe il nulla e ciò non è possibile e poi perché una rappresentazione
antropomorfica di Dio lo ridurrebbe al modo di agire umano.) e rifiuta la dottrina dell’emanazione
(rivelazione di un ente soprannaturale). In conclusione: La sostanza è un ordine cosmico, un
teorema eterno, dal quale scaturiscono o “seguono” in modo necessario tutte le cose, e l’ordine
geometrico è la stessa sostanza che le compone (In questa sostanza nell’universo spinoziano,
tutto ciò che è possibile si realizza necessariamente).

LA CRITICA ALLA VISIONE FINALISTICA DEL MONDO E AL DIO BIBLICO


(spaccatura tra lo spinozismo e la visione ebraico-cristiana della divinità). L'affermazione di Spinoza
"Le cause finali non esistono, né in natura, né in Dio.” contrappone la concezione cristiana
millenaria finalistica (Dio ha creato il mondo in modo tale che si adatti alle esigenze dell’uomo),
fondando così il pensiero dell’antifinalismo (l’uomo si adatta a ciò che lo circonda). La realtà è che
l’uomo è pieno di pregiudizi, e se si riesce a confutarne uno l'uomo ne crea altri per proteggerlo,
un esempio di pregiudizio è che la divinità produca e governi le cose esclusivamente per l'uso degli
uomini. Questi pregiudizi hanno fatto in modo che la “vera” verità si nascondesse in eterno dal
genere umano, finché la matematica non avesse mostrato agli uomini quella norma di verità che è
a-finalistica delle cose. Gli errori del finalismo sono:
• Considerare come causa ciò che in natura è perfetto e viceversa. L'errore del finalismo consiste
nel non rendersi conto che non è l'ambiente a conformarsi ai viventi, ma sono viventi a
conformarsi all’ambiente.
• Finalismo rende imperfetto ciò che è perfetto. Per Spinoza perfetto è l’effetto prodotto
immediatamente da Dio, imperfetto è quello che per essere prodotto ha bisogno di cause
intermedie
• La dottrina finalistica elimina la perfezione del mondo e di Dio perché se Dio agisce per un fine,
vuol dire che vorrebbe qualcosa che difetta.
La concezione finalistica è solo il prodotto dell’immaginazione. Spinoza è anche contro
l’antropomorfismo religioso ovvero attribuire sembianze e caratteristiche di un uomo a Dio,
questo è frutto di un’immaginazione e dobbiamo svincolarci da questa modalità di concepire Dio,
quindi sostituisce la figura di un Dio simile all'uomo capace dei suoi stessi sentimenti, con il Tutto
cosmico.

IL PARALLELISMO TRA PENSIERO ED ESTENSIONE


Spinoza ritiene che pensiero ed estensione siano due realtà qualitativamente eterogenee, in
quanto lo spirito non può mai essere materiale e la materia non può mai essere spirituale. Ma c'è
comunque una sorta di corrispondenza biunivoca contingente dove il corpo non è altro che
l'aspetto esteriore della mente così come la mente non è altro che l'aspetto interiore del corpo
Questo parallelismo psico-fisico costituisce nuovo modo di rappresentare la relazione tra psiche e
corpo che si differenzia da quello cartesiano (ghiandola pineale) e da quello di Hobbs
(materialistico). Secondo Spinoza, ciò che garantisce e fonda la correlazione necessaria tra mente
e corpo, facendo sì che i due ordini del pensiero e dell'estensione si corrispondono perfettamente,
è l'ordine unitario dell’essere e quest'ordine è appunto la sostanza che vede il pensiero e
l'estensione non come due sostanze diverse, ma come due attributi diversi di una medesima
sostanza.

ETICA
ANALISI GEOMETRICA DELL’UOMO
Come si è già visto, in Spinoza l'amore della ricerca filosofica nasce dal desiderio di trovare quella
serenità e quella beatitudine dell'animo che le ricchezze, gli onori e i piaceri non sono in grado di
assicurare. Nell'Etica la riflessione metafisica risulta finalizzata alla riflessione morale intesa come
ars vivendi. L'opera si suddivide in tre ambiti tematici: 1 Dio; 2 La mente che conosce; 3 La libertà
dell'uomo dalle passioni. Questo libro affronta all’inizio una trattazione di teologia e ontologia, poi
è presente un’indagine gnoseologica e solo alla fine il tema moralistico della virtù e della felicità.
Spinoza spiega la tesi della naturalità dell’uomo togliendo ad esso lo statuto di creatura
“privilegiata” in base al principio che la “natura è sempre la medesima”, quindi le regole sono
uguali in tutta la natura. Le azioni umane obbediscono a regole fisse necessarie che possono
essere studiate con obiettività. L’atteggiamento più giusto nel confronto delle passioni non è
quello di deriderle ma di comprenderle. Sulla base di questi presupposti, Spinoza costruisce un
avere propria geometria delle emozioni con l'obiettivo di:
- Individuare le leggi che regolano la condotta pratica degli individui.
- Ricondurre la “schiavitù” dell'uomo alla “potenza delle passioni” e la “libertà” alla “potenza
dell’intelletto”.
GLI AFFETTI “PRIMARI”
Spinoza definisce quelli che noi chiamiamo “emozioni” o “passioni” con il termine “affetti” in
seguito gli distingue in due categorie:
• Le “azioni” per Spinoza sono gli affetti di cui siamo causa.
• Le “passioni” sono invece gli affetti che subiamo, di cui non siamo causa.
Per Spinoza l'essenza attuale della cosa stessa è lo sforzo di autoconservazione, che nell’uomo
corrisponde:
- Alla “volontà”, quando si riferisce alla mente sola.
- All’ “appetito", quando si riferisce alla mente e al corpo.
L'appetito quindi è la stessa essenza dell'uomo e quando egli è cosciente di ciò si chiama
“cupidità”
Dalla cupidità, o desiderio, seguono i primi e i più fondamentali degli affetti: la Letizia, che è
l'emozione connessa al passaggio della perfezione minore a una maggiore; la Tristezza che è
l'emozione connessa al passaggio da una perfezione maggiore a una minore.
La Cupidità, la Letizia e la Tristezza sono i tre affetti primari o fondamentali dai quali derivano
tutti gli altri affetti secondari, ovvero tutte le possibili passioni umane.
Dagli affetti primari nasce anche il bene e il male, che per Spinoza non sono entità ontologiche
assolute, ma qualità relative alla Cupidità. Infatti il bene giova allo sforzo di autoconservazione ed
è fonte di Letizia, mentre il male è ciò che nuoce ad esso ed è fonte di tristezza.

GLI AFFETTI “SECONDARI”


Quando Letizia che tristezza sono accompagnate dall'idea di una causa esterna danno origine
all'amore e all’odio, che sono effetti secondari. Spinoza dagli affetti primari ricava quelli secondari.

LA SCHIAVITù E LA LIBERTà DELL’UOMO


Per Spinoza la ricerca del proprio utile (lo sforzo di autoconservazione) dal quale derivano poi tutti
gli affetti, è una legge comune di comportamento di tutti gli esseri viventi. È impossibile quindi
sottrarsi dalla forza delle passioni in quanto equivale al tentativo di sottrarsi alle leggi
deterministici che reggono il mondo naturale. Il libero arbitrio è quindi un’illusione in quanto gli
uomini si credono liberi, perché sono consapevoli dei loro desideri, ma ignorano le cause per cui
sono condotti a desiderare. Spinosa dedica la quarta parte del capolavoro alla schiavitù umana
ossia la forza delle passioni e definisce la schiavitù umana come “l'impotenza dell'uomo a
moderare e a reprimere gli affetti”, tuttavia l'uomo possiede anche la ragione grazie alla quale
può porsi di fronte allo sforzo di autoconservazione in modo consapevole e intelligente. Mentre
il comportamento passionale dipende dalla conoscenza inadeguata della realtà, il
comportamento razionale è dettato da idee chiare e distinte, in virtù delle quali si è attivi e causa
di atti consapevoli. Quindi per libertà Spinoza non intende l'evasione dalla legge
dell'autoconservazione ma al fatto di saperla fronteggiare con consapevolezza e non sentirsi
schiacciati da essa.
Per l’uomo di fronte alla legge si aprono due vie:
-Agire per l'utile in modo istintivo e inconsapevole (schiavitù delle passioni).
-Agire per l'utile modo consapevole (libertà dalle passioni).
Solo in questo modo possiamo essere liberi
Per l'uomo, l'unica forma possibile di libertà consiste dunque nell’imporsi come soggetto attivo di
fronte all'autoconservazione. La virtù consiste nell'agire, nel vivere, nel conservare il proprio
essere secondo le leggi della propria natura sotto la guida della ragione, in modo consapevole,
avendo di tutte le cose una conoscenza adeguata.
Riassumendo: Quanto più conosciamo adeguatamente un affetto, tanto meno ne dipendiamo. Si
arriva così al paradosso dell’etica spinoziana: La conoscenza adeguata restituisce all’uomo il senso
della sua dipendenza dal Tutto. Pertanto la libertà non è altro che la consapevolezza della propria
necessità ed è felice solamente chi sa di essere una modificazione finita transitoria dell’infinito.

LA VIRTù TRA RAGIONE ED EMOZIONE


In quanto fonte di libertà, la conoscenza adeguata è per l'uomo un bene supremo e sorgente di
beatitudine. La massima conoscenza viene definita come “conoscenza di Dio” o “amore
intellettuale di Dio”, poiché Dio non è altro che l'ordine della natura da comprendere e in cui
riconoscere sé stessi. Come espressione “amore intellettuale di Dio” Spinoza sottolinea che la
conoscenza di dio è anche amore, nel senso che è un’emozione di gioia che accompagna la mente
quando si comprende l'ordine necessario del mondo. Questo legame tra ragione ed emozione, è
un aspetto originale in quanto, da sola la ragione non può renderci liberi e felici, ma può farlo
quando genera emozioni come Letizia Gioia e Amore per vincere la Tristezza e l’Odio. Quindi per
avere un potere sulle emozioni negative, la ragione deve diventare un’emozione ovvero in gioia
che si ha quando si è in possesso di una conoscenza più grande. Secondo Spinoza un effetto
negativo che crea tristezza può essere tolto da un effetto contrario che produce letizia, ecco
perché LA FELICITà NON CONSISTE NELLA VIRTù INTESA COME “REPRESSIONE” DELLE PASSIONI
ma nel superamento delle passioni negative da parte di una passione superiore ovvero l’amore
di Dio, ovvero la conoscenza appassionata della natura, che è in grado di generare un
sentimento piacevole. Sembra che in Spinoza si incontri l’antica saggezza greca con il periodo
rinascimentale moderno. Inoltre questa continua ricerca del sapere spinge l’uomo (l’uomo sociale
che è anche sociale) a riunirsi con i suoi simili, per conseguire meglio un utile definito collettivo.

I GENERI DELLA CONOSCENZA


Spinosa con i tre generi della conoscenza riassume sinteticamente la metafisica, gnoseologia e
l’etica di Spinoza. Egli ritiene che il progresso conoscitivo procede al pari del progresso morale e
che la vita pratica e mentale sono uniti insieme. Da questo bisogna capire i 3 generi o gradi della
conoscenza che vengono distinti nel secondo libro dell’etica:
- La conoscenza del primo genere è la percezione sensibile o immaginazione, dove la mente
prende la realtà in modo parziale tramite idee confuse e oscure. In questo genere fa parte
la conoscenza pre-scientifica del mondo che invece di connettere casualmente le varie
realtà mettendole nel corretto ordine si limita ad etichettarle con nomi comuni. L’errore di
questo tipo di conoscenza consiste nella sua inadeguatezza ovvero nel modo confuso di
rappresentare le cose. Non si tratta di un errore vero e proprio ma di una mancanza di
conoscenza adeguata. Il corrispondente etico di questo genere è la schiavitù delle passioni
ovvero quella situazione in cui l’uomo si lascia sottomettere dalle proprie emozioni.
- La conoscenza di secondo genere parte dalla ragione e si fonda sulle idee comuni, Spinoza
intende quelle idee adeguate, chiare che appartengono alla ragione e che trasmettono le
caratteristiche strutturali delle cose es. figura, movimento) ovvero i concetti che
costituiscono la scienza meccanicistica. Diversamente dal primo genere, essa connette le
cose tra loro nell’ordine necessario in base ai rapporti di causa-efetto. L’equivalente di
questo genere è la vita secondo la ragione o secondo la virtù in cui l’uomo dirige
intelligentemente la propria condotta.

IL TERZO GENERE E L’AMORE INTELLETUALE DI DIO


- La conoscenza di terzo genere si chiama scienza intuitiva. Essa si fonda nell’intelletto e
consiste nel capire la realtà alla luce della Sostanza, prendendo in considerazione la
struttura ontologica e attributi e modi della sostanza. La conoscenza intuitiva si rispecchia
nella metafisica, ovvero nella visione delle cose che derivano da Dio. Con questo genere la
mente si colloca dal punto di vista di Dio
In Spinosa oltre ad un dualismo gnoseologico tra conoscenza inadeguata (primo genere) e
conoscenza adeguata (secondo e terzo genere) esiste anche un dualismo ontologico.
- Ai sensi e all’immaginazione il mondo appare molteplice, ovvero come una pluralità di
cose, in relazione ad un certo spazio e a un certo tempo. Qui il mondo appare imperfetto e
può apparire il male
- All’intelletto il mondo appare unitario (in quanto la pluralità è l’insieme dei modi dell’unica
sostanza) appare necessario (poiché il contingente è solo ciò di cui ignoriamo le cause) il
mondo appare eterno (in quanto ciò che pare svolgersi nel tempo è in realtà la
manifestazione di una struttura meta-temporale). Si può notare come Spinoza distingua
l’universo in vista del tempo e in vista dell’eternità. Nell’intelletto bene, male, perfezione e
imperfezione sono qualità umane e soggettive.
Alla Letizia che è la conoscenza dell’ordine necessario che è la stessa sostanza di Dio, Spinoza
gli da il nome di AMORE INTELLETUALE DI DIO che è eterno ed è parte dell’amore infinito con
cui Dio ama sé stesso. Questo ultimo ci fa capire l’ultimo pensiero di Spinoza: 1 Dio è l’ordine
geometrico dell’uomo e 2 la conoscenza di ogni cosa come manifestazione di quest’ordine è
contemplazione di Dio e amore di Lui. Emerge il Misticismo di Spinoza che è una metafisica
geometrizzante ovvero l’unione mistica con Dio è prendere la sostanza ultima delle cose nella
struttura matematica dell’Universo. L’amore per Dio coincide con la Beatitudine che si ha con
la libertà e la virtù elevate al loro massimo livello.
Infine l’ultimo messaggio di Spinoza, che richiama anche la beatitudine è: PERSEGUIRE L’UTILE IN
MODO RAZIONALE E VIVERE LA VITA NELLA MIGLIOR MANIERA POSSIBILE, rapportandosi
serenamente al tutto eterno (Dio)

LA TEORIA DELLO STATO


La dottrina dello Stato avvicina Spinoza a Hobbes con l’intenzione di considerare con il metodo
geometrico i rapporti dell’uomo che danno origine alle comunità politiche. Come Hobbes, Spinoza
parte da uno stato di Natura, dove il diritto di ogni uomo coincide con la sua potenza, in quanto
dalla natura ogni essere riceve tanto diritto quanto è la sua forza di esistenza. Questa condizione
determina uno stato di Guerra di tutti contro tutti, dove il singolo individuo non può difendersi da
solo. Se in più si considera che gli uomini non possono soddisfare i propri bisogni, lo stato di natura
spinge gli uomini ad un comune accordo, per una convivenza pacifica. E man mano che gli individui
che si associano aumentano ne deriva un diritto più forte che appartiene a quello che chiamiamo
governo. Il governo fa nascere delle valutazioni morali che si giustificano solo all’interno di una
comunità, nascono così la giustizia e l’ingiustizia. Tuttavia il diritto dello Stato limita il potere
dell’individuo ma non annulla il suo diritto naturale. La differenza tra stato civile e stato di natura
è che nello stato civile tutti temono le stesse cose e per tutti c’è solo un modo di vivere.
Nonostante ciò i vantaggi dello stato civile sono consigliati dalla ragione. Spinoza non ritiene che il
diritto dello Stato sia assoluto e illimitato, in quanto lo Stato non può esistere se non si adegua alle
leggi della natura. Quindi lo Stato è sottomesso a leggi nello stesso modo in cui l’uomo è
sottomesso nello stato di Natura che è obbligato a non distruggere sé stesso. Gli unici che
garantiscono la sua conservazione sono i precetti della ragione. Ricordiamo inoltre che i fini dello
Stato sono la pace la sicurezza della vita.
LA RELIGIONE COME OBBIEDENZA
Spinoza analizza il contenuto della Bibbia, con lo scopo di dimostrare che ciò che essa insegna
(come la vita pratica e l’esercizio della virtù) non è la verità. Spinoza da una definizione di FEDE
dicendo che è un atto pratico di obbedienza. L’unica cosa che la Bibbia insegna è l’amore per il
prossimo. La riduzione della fede all’obbedienza permette di evitare il conflitto tra ragione e fede,
ovvero tra FILOSOFIA E TEOLOGIA, visto che si occupano di ambiti diversi. La filosofia dell’ambito
conoscitivo della realtà, la teologia dell’ambito dell’obbedienza di Dio. Quindi il filosofo fa
riferimento ai concetti scientifici, il teologo fa riferimento alle Scritture

LA LIBERTà DI PENSIERO
Lo Stato non può privare gli uomini di tutti i loro diritti. Il diritto più importante è la facoltà di
pensare e di giudicare liberamente. L'autentico fine dello stato è l'esercizio della libertà. Spinoza
non ha altro scopo nella sua opera se non quella di garantire all'uomo la libertà delle passioni, la
libertà religiosa e la libertà politica.

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