Sei sulla pagina 1di 5

GOTTFRIED WILHELM LEIBNIZ (1646-1716)

2
Leibniz è il terzo esponente del Razionalismo.

Il Razionalismo è una delle correnti filosofiche del ‘600, fondata da Cartesio e continuata da
Spinoza. L’altra corrente filosofica dello stesso periodo è l’Empirismo, con Locke, Berkeley
e Hume.

Per comprendere Leibniz, bisogna rifarsi al problema lasciato aperto da Cartesio, cioè il
dualismo. Cartesio infatti aveva concluso che la realtà fosse composta da sue sostanze, la res
cogitans e la res extensa (cioè la sostanza spirituale e la sostanza materiale). Ma così dicendo,
Cartesio arriva ad una contraddizione, che in particolare si manifesta nell’uomo: se le cose
stanno così, allora l’uomo è diviso in due parti inconciliabili, spirito e corpo, che non si
capisce come possano comunicare tra loro. Come si spiega cioè che un pensiero possa
influenzare il mio movimento, o un dolore fisico possa turbare l’anima? Cartesio risolve il
problema dicendo che le due sostanze si incontrano nell’epifisi, o ghiandola pineale, l’unica
parte del cervello che non è doppia. Questa soluzione ovviamente non convinse i filosofi del
tempo e tutti cercarono di chiarire il problema.

Anche Spinoza aveva tentato una soluzione, arrivando al completo panteismo nella famosa
formula DEUS SIVE NATURA.

Leibniz risolve a modo suo il problema, sostenendo che tutta la realtà è solo spirituale (cioè
solo res cogitans), ed è un insieme di infinite monadi, cioè atomi spirituali. Come Democrito
diceva che tutta la realtà è fatta di atomi materiali, Leibniz dice la stessa cosa, con l’unica
differenza che tali atomi sono spirituali. La materia per lui non esiste, è solo un modo
secondario di apparire della res cogitans.

Leibniz usa alcuni argomenti per dimostrare che la materia non esiste; il più famoso è il
seguente: la materia, o res extensa, ha come caratteristica principale l’estensione, appunto.
Però ciò che è esteso è inerte (cioè non si muove, non è o non ha forze) e quindi non si spiega
come la materia, che è inerte, possa avere come caratteristica anche la resistenza, cioè la forza
che la materia oppone al movimento. Quindi la vera sostanza è questa forza, la forza è
sostanza spirituale e il centro di forza è la monade.

 LA MONADE

La monade è un atomo spirituale, una sostanza semplice senza parti, priva di estensione e
indivisibile. Non si disgrega ed è eterna: solo Dio può crearla o annullarla. Il mondo è fatto
da infinite monadi.

Ogni monade è diversa dall’altra: non vi sono in natura due monadi o due esseri
assolutamente uguali. Questo principio si chiama “identità degli indiscernibili” e vuol dire
che se io ho di fronte due essere uguali, cioè che non si distinguono tra loro (=indiscernibili),
allora questi due esseri sono identità, cioè sono uno solo.
Le monadi sono mondi chiusi, e non possono influenzarsi a vicenda, ma sussistono una
2
accanto all’altra: da qui, il famoso detto “le monadi non hanno finestre”, cioè non possono
dialogare fra loro, né scambiarsi informazioni. La monade è tutta innata a sé stessa, poiché
nulla può ricevere dall’esterno. Ogni monade, chiusa in sé, riflette in sé l’universo intero, è
consapevole di tutta la realtà che la circonda, e anche dell’esistenza delle altre monadi; tale
consapevolezza, o conoscenza, è detta rappresentazione.

 LA CONOSCENZA

Per formarsi tali rappresentazioni, la monade svolge due attività: percezione e appetizione.

La percezione è l’attività con la quale ogni monade rappresenta a sé i suoi contenuti, cioè se li
rende chiari (= conosce); l’appetizione è l’attività con la quale la monade desidera conoscere
sempre più e passare da una percezione all’altra. Questo significa che ogni monade ha chiuso
dentro di sé tutto l’universo e tutto il sapere, però tale sapere deve essere chiarito, cioè
conosciuto.

(Un esempio per capire meglio: la monade potrei essere io chiuso dentro una biblioteca
nella quale si trovano tutti i libri che contengono tutto il sapere possibile, e io da quella
biblioteca non posso uscire, perché io e lei siamo un tutt’uno indivisibile, siamo una monade.
Il sapere è tutto lì dentro, non c’è bisogno di informarmi da fuori; ma finché io non leggo
quei libri, non posso ottenere conoscenza.
Ogni volta che la monade percepisce è come se leggesse un libro e ottenesse nuovo sapere; e
la monade, con l’appetizione, desidera conoscere sempre di più, cioè desidera leggere
sempre più libri!!)

Inoltre, alcune monadi, che sono le più alte, cioè le anime, hanno anche l’appercezione, cioè
l’autocoscienza (cioè sono consapevoli di sé stesse).

Essendo le monadi tutte diverse tra di loro, le diversità sono nel grado di perfezione, cioè le
monadi vanno da un grado di perfezione bassa ad una alta: quindi c’è una differenza
fondamentale tra Dio (che è anche egli una monade) e le monadi create, e tale differenza
consiste nel fatto che ogni monade si rappresenta il mondo solo da un punto di vista (cioè
conosce in modo parziale il mondo, ne conosce solo una parte), mentre Dio lo rappresenta da
tutti i possibili punti di vista, e quindi Dio è la monade delle monadi.

 L’UNIVERSO

Tutto l’universo è una gerarchia di monadi, ognuna delle quali è diversa dall’altra; fra una
monade e l’altra esiste sempre una infinità di monadi diverse tra loro (= “principio di
continuità”). La differenza è data dal diverso grado di chiarezza e distinzione delle
percezioni: man mano che si sale nella gerarchia, le percezioni diventano sempre più chiare e
distinte.
Gerarchia:
2
1. Monadi viventi: hanno percezioni oscure e confuse (es. vegetali)

2. Monadi animali: la percezione si chiama sensibilità, l’appetizione si chiama istinto

3. Monade uomo: la percezione diventa appercezione, e l’appetizione diventa volontà

4. Monade Dio: tutto distingue, tutto discerne

Le monadi che hanno memoria sono quelle che costituiscono le anime degli animali e quelle
che hanno ragione costituiscono gli spiriti umani.

La materia (come già detto) è un aggregato di monadi spirituali, ed è infinitamente divisibile.

Per Leibniz esiste la materia prima e la materia seconda: la materia prima è il grado di
oscurità di ogni monade (cioè ogni monade, eccetto Dio, ha percezioni limitate e quindi ha
qualche parte oscura, e questa è la parte materiale di ogni monade); la materia seconda è
l’aggregato di monadi, cioè più monadi messe insieme formano la materia seconda, che sono
i corpi degli animali e degli uomini.

Questi corpi, cioè questi aggregati di monadi, sono dominati da una monade superiore o
dominante, che è l’anima: però i corpi seguono leggi meccaniche, invece l’anima agisce
secondo la legge della finalità. Sembra perciò che anima e corpo non vadano d’accordo,
perché seguono leggi diverse, e perché le monadi non hanno finestre, quindi non possono
dialogare tra loro. Come si spiega quindi l’accordo tra anima e corpo?

 CORPO E ANIMA: L’ARMONIA PRESTABILITA

Ci sono varie possibili soluzioni e spiegazioni, utilizzando una immagine, cioè paragonando
l’anima e il corpo a due orologi che funzionano in perfetto accordo:

1. influenza reciproca (soluzione cartesiana), uno cioè influenza l’altro, ma questa


possibilità si scontra con la teoria della incomunicabilità delle monadi;

2. intervento dall’esterno (soluzione occasionalista), i due orologi cioè vanno bene


perché un orologiaio continuamente li mette a posto, ma anche questa possibilità si
scontra con Dio monade che non funziona da Deus ex machina;

3. armonia prestabilita (soluzione leibniziana), i due orologi sono stati costruiti con tanta
arte da andare sempre d’accordo.

Leibniz sceglie questa “armonia prestabilita” perché corpo e anima seguono le proprie leggi,
ma Dio fin dall’eternità ha stabilito tra loro un accordo che li fa stare sempre in armonia.
Ogni monade così quando esce dalle mani di Dio per “folgorazione continua”, è completa
nella sua natura ed è determinata in tutti i suoi pensieri e in tutte le sue azioni.
 DIO E L’UNIVERSO
2
Per quel che riguarda il mondo, Leibniz sostiene che nel mondo esista un ordine libero, non
geometricamente determinato come aveva sostenuto Spinoza. Questo ordine è libero, è frutto
di una libera scelta fatta da Dio, il quale ha scelto questo mondo tra tutti i possibili perché
questo è il “migliore dei mondi possibili”, e per questo motivo non poteva non essere scelto
da Dio. Questo tra i vari ordini possibili dell’universo, è il migliore o più perfetto.

Come si spiega questo concetto di ordine non necessario? Leibniz sostiene che la necessità
riguarda il mondo della logica, non il mondo reale. E qui introduce la distinzione tra verità di
ragione e verità di fatto.

Le verità di ragione sono necessarie, riguardano la logica, cioè i procedimenti razionali, sono
infallibili e non si contraddicono, e per questo non possono derivare dall’esperienza. Un
esempio: il triangolo ha tre angoli è una verità di ragione, perché è vera e non può essere
contemporaneamente anche non vera.

Invece, Cesare ha passato il Rubicone è una verità di fatto: è andata così, ma sarebbe potuto
anche non accadere e Cesare sarebbe rimasto sempre Cesare; cioè nella realtà effettiva il
contrario di qualcosa è sempre possibile.

Le verità di ragione si basano sulla necessità; le verità di fatto sul principio di ragion
sufficiente, cioè su una ragione che basti a giustificare perché le cose sono così, non perché
devono essere così. La ragion sufficiente è quel principio che ci spiega che ogni cosa esiste
per un motivo, che non è necessitante; ci spiega perché l’universo è ordinato in modo libero,
cioè in modo da non escludere la libertà.

La ragion sufficiente quindi dell’universo spiega perché Dio ha scelto questo mondo: perché
questo era il migliore possibile, e lui nella sua perfezione non poteva non sceglierlo. La
ragion sufficiente è quella minima spiegazione dei fatti di realtà: spiega solo, non dà la causa
necessitante, perché il contrario di ciò che accade può sempre capitare. Anzi, questo principio
apre alla causa finale: se Dio ha scelto questo mondo, che è il migliore dei possibili, ha agito
in vista di un fine, che è la vera causa della sua scelta, ma che noi non siamo in grado di
conoscere.

Tutto avviene nel modo migliore possibile, e nel migliore dei mondi possibili. E Dio doveva
fare questa scelta, nel senso non che fosse obbligato, ma solo “inclinato” perché conforme
alla sua natura di essere perfettissimo.

Ma se questo è il migliore dei mondi possibili, perché esiste il male?

 IL MALE

Intanto, riferendosi a S. Agostino, Leibniz propone tre tipi di male:


1. male metafisico (il non-essere tipico delle cose create, la finitezza delle creature, la
2
differenza tra Dio e il mondo);

2. male morale (il peccato, conseguenza del male metafisico);

3. male fisico (la sofferenza dei corpi, conseguenza del male morale).

Ciò che risulta difficile da capire è il male morale: esso esiste, e quindi nel mondo c’è il male,
perché Dio ha scelto tra i diversi mondi possibili quello in cui c’era minor quantità di male.
Questo è il mondo migliore possibile, non l’ottimo! Per eliminare completamente il male, Dio
avrebbe dovuto o non creare alcun mondo, o crearne uno peggiore, cioè un mondo abitato da
uomini incapaci di commettere peccato, ma per questo non liberi.

Anche se Dio vuole il bene assoluto (volontà antecedente), permette conseguentemente che
l’uomo pecchi, in base alla sua scelta del meglio (volontà conseguente). Dio cioè segue la
“regola del meglio”. Il male morale serve perché senza di esso non ci sarebbe il bene morale;
e così anche il male fisico serve, perché senza di esso non esisterebbe il piacere.

Se il male nella sua triplice forma è necessario, esso, esistendo nel migliore dei mondi
possibili, è quasi trascurabile rispetto al bene: bisogna puntare al tutto, non alle singole parti.

Questa è la Teodicea di Leibniz, cioè la giustificazione di Dio, la cui potenza si scontra con
questo limite: conciliare, nel mondo reale, l’assenza di colpa con la libertà.

Potrebbero piacerti anche