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Il neoplatonismo: NICCOLO’ CUSANO

Nicolò Krebs detto “il Cusano” dal suo luogo di nascita, il villaggio di Cues, visse tra il 1401 e il
1464.
Egli è stato cardinale e vescovo di Bressanone ed è conosciuto prevalentemente per la sua opera
intitolata “la dotta ignoranza”.
Secondo Cusano la conoscenza umana consiste nell’istituire dei rapporti di proporzione tra
quello che già conosciamo e quello che invece non conosciamo e successivamente, in base a
questi rapporti, creare una serie di ipotesi che permettono all’uomo di avvicinarsi il più possibile
alla verità senza però riuscire mai a comprenderla del tutto.
L’esempio di non proporzionalità tra noto e ignoto è proprio la conoscenza di Dio il quale, a
differenza dell’uomo che è finito, è assoluto, infinito e risulta incommensurabile.

METAFORA DEL POLIGONO


Cusano per rendere questo concetto fa un esempio usando la matematica e la geometria e dice
che per quanto noi moltiplichiamo i lati di un poligono, questo poligono non coinciderà mai
totalmente con la circonferenza nella quale è inscritto.
In questo modo egli dimostra che la conoscenza umana, per quanto si possa avvicinare alla
conoscenza di Dio, non potrà mai raggiungerla definitivamente ma sarà piuttosto una
conoscenza che si fonda sulla dotta ignoranza, ossia sulla consapevolezza dei propri limiti
umani (ritorno al motto di Socrate “io so di non sapere”).
Nella stessa ottica Cusano si pone anche nei confronti delle altre religioni che secondo lui
concorrono a migliorare la conoscenza di Dio, come dire, aggiungendo lati a questo immenso
poligono.

Per spiegare il rapporto tra Dio e il mondo, Cusano si rifà alla tradizione neoplatonica e si serve
principalmente di tre termini:
➢ complicazione (dal latino “piegare insieme, avvolgere”)
➢ esplicazione
➢ contrazione.
Secondo Cusano in Dio è complicato tutto ciò che si esplica nel mondo e quindi il mondo è una
manifestazione di tutto ciò che Dio è.
Inoltre, poiché in Dio sono presenti tutte le cose reali, allora in Dio stesso anche gli opposti
convivono e coincidono.
Quindi tutto ciò che noi vediamo nel mondo come opposto e contraddittorio, in Dio in realtà
convive.
Perciò, secondo Cusano in Dio vi è la coincidenza degli opposti e quindi nell’assoluto, che è
appunto Dio, il principio di contraddizione non vale.

Il mondo secondo Cusano è anche contrazione. Secondo lui Dio è infinito e quindi di
conseguenza siccome lui è infinito, tutto ciò di cui è effetto è anche esso infinito.
Ma anche ammettendo che l’universo sia infinito, questa è un’infinità diversa rispetto a quella di
Dio, un’infinità che Cusano definisce contratta. Le cose, però, che esistono in questo mondo
infinito non sono, secondo Cusano, a loro volta infinite; quindi, anche se l’universo fosse infinito,
esso sarebbe comunque diverso dall’infinità di Dio, in quanto appunto è una somma infinita però
di enti che sono finiti.

Questi ragionamenti portano Cusano ad essere uno tra i primi pensatori rinascimentali a pensare
che la Terra non sia al centro del mondo, a negare quindi il geocentrismo e ad affermare
l’infinità dell’universo e dei mondi.

LA FILOSOFIA DELLA NATURA DI TELESIO


Telesio nasce nel 1509 a Cosenza e muore nel 1588. Studia per alcuni anni a Roma e a Milano,
laureandosi nel 1535 a Padova dove si era occupato di medicina e filosofia aristotelica.
FILOSOFIA TELESIO
Per quanto riguarda la filosofia, Telesio critica radicalmente la filosofia del passato per come
hanno studiato la natura, principalmente l’aristotelismo. Tutte secondo lui sono basate sulle
esigenze delle premesse filosofiche e non dall’osservazione diretta con la natura. La natura si
autogoverna tramite i suoi principi ed esclude ogni forza metafisica che lo governi. La natura
si auto rivela all’uomo attraverso la sensibilità. Più in generale Telesio sottolinea la necessità di
liberarsi da ogni sistema anteriore allo studio della natura in modo da non interpretarla già prima
di conoscerla. Telesio è il maggiore esponente della filosofia rinascimentale, basata
sull’osservazione della natura grazie ai SENSI. Telesio in questa prospettiva, come suggerisce il
titolo della sua opera principale “Secondo i propri principi” cerca di spiegare la natura delle cose
secondo i propri principi. I principi sono principalmente 3: due dinamici responsabili della realtà
➢ IL CALDO
rappresentato nel sole e provoca dilatazione e movimento
➢ IL FREDDO
Rappresentato dalla terra e provoca condensazione e quiete.
➢ TERZO PRINCIPIO
Rappresentato dalla massa o materia, dove i due primi due principi agiscono in
determinate proporzioni.
Telesio dopo le sue osservazioni in merito alla proporzione si accorge che manca qualcosa.
Qualitivamente ha scoperto questi due principi ma manca il passaggio della misurazione di essi
che crea il tutto-> per comprendere quanto caldo o freddo serve per determinare un tale
elemento. Nonostante non sia andato oltre a scoprire la cosa era comunque consapevole della
sua ignoranza e anticipa in merito l’utilizzo della matematica.
La fonte di ogni conoscenza è rappresentata da i SENSI, ovvero gli uomini riescono a
comprendere la natura grazie ai sensi che sono delle semplici aperture dove passa la sensibilità
della natura che si auto rivela all’uomo. Quindi i nostri organi di sensi non sono dotati di una loro
sensibilità da soli. In particolare Telesio contesta la visione di Aristotele relativa a Dio. Secondo
Aristotele infatti Dio era il primo motore immobile, cioè che muoveva il mondo e tutte le sue
trasformazioni dall’esterno. Mentre per Telesio Dio non è un qualcosa di esterno ma si trova
direttamente all’interno della natura stessa e viene appunto definito come di PRINCIPIO DI
AUTOCONSERVAZIONE che fa sì che la natura sia in armonia e in ordine. Ed è quindi una novità
in quanto non vediamo più Dio all’esterno del mondo, ma proprio all’interno assieme all’uomo.
Moralità
in genere indica (nel passato) ciò che spinge l’uomo ad agire per una virtù particolare. Per
Telesio invece la moralità sta nell’equilibrio tra
➢ DOLORE
Tutto ciò che porta alla distruzione della natura e dell’uomo
➢ PIACERE
Mentre proviamo piacere quando riusciamo a conservare la natura nel migliore dei modi.
Quindi questo nostro obiettivo sarà quello garantito da Dio in quanto egli è il principio di
autoconservazione e noi andiamo verso questa concentrazione della natura stessa.
Giordano Bruno
Giordano Bruno, battezzato con il nome di Filippo, in onore di Filippo II, erede al trono di Spagna,
nasce a Nola, nel 1548. Dopo aver compiuto i suoi studi di dialettica, logica e mnemotecnica a
Napoli, a diciotto anni entra come novizio nel convento di San Domenico Maggiore, dove prende
il nome di Giordano.
Il suo carattere irrequieto e insofferente ai dogmi e alle costrizioni lo porta a scontrarsi da subito
con le autorità religiose. Gli anni della maturità sono segnati da continui viaggi, peregrinazioni e
fughe: sono gli anni della Controriforma, e le idee spregiudicate di Giordano mal si accordano
con l’imperante ortodossia religiosa.
Dopo un soggiorno in Germania viene chiamato dal patrizio Mocenigo desideroso di farsi istruire
dal filosofo nell’arte della memoria. Tuttavia, le idee coraggiose e “blasfeme” di bruno
spaventano il nobile, che decide di denunciarlo e consegnarlo nelle mani dell’Inquisizione e
successivamente arrestato nel 1592. Subisce un lungo processo, che si conclude con la morte
sul rogo a Campo dei Fiori nel 1600.
FILOSOFIA BRUNO
➢ BRUNO E IL COPERNICANESIMO
A Londra nel 1584 Giordano viene invitato a esporre le sue idee sulla tesi di Copernico in una
riunione che si svolse nel primo giorno di quaresima, il giorno delle ceneri. Da questo incontro
trae spunto la cena delle ceneri, cinque dialoghi in cui Bruno espone la propria concezione
dell’universo. Dove in particolare riprende Copernico e ci coglie nella sua teoria eliocentrica un
significato morale di liberazione e d’accettazione acritica dei filosofi precedenti.

➢ L’UNIVERSO INFINITO
L'infinità dell'universo è posta in relazione con l'infinità della causa, cioè di Dio. L’universo è
infatti manifestazione di Dio, e attraverso la sua conoscenza scopriamo Dio. E in particolare la
divinità non è più trascendente, come il motore immobile di Aristotele posto all’esterno, bensì lo
compenetra ed è dentro di noi più di quanto lo siamo noi stessi.
Possiamo quindi notare che Dio è sia Causa che principio.
L’universo è concepito quindi da Bruno in mondo panteistico, come un tutt’uno o un unico
organismo vivente che racchiude in sé ogni divenire rimanendo comunque immobile. E la
conseguenza di tale tesi è l’ammissione di una pluralità di mondi e della presenza di altri esseri
viventi in altri mondi, in quanto la forza matrice della natura agisce ovunque non solo sulla terra.
Visto che l’universo è infinito anche Dio stesso è infinito, non abbiamo idee di trascendenza ma
dio è il principio primo che genera l’universo. Infatti viene definito MENS SUPER OMNIA ovvero
se tutto deriva da una causa infinita lo saranno anche gli effetti. E se Dio è causa di tutto è anche
MENS INISTA OMNIBUS ovvero Dio è in tutte le cose in quanto Dio appartiene alla natura nelle
sue diverse manifestazioni. Dove attraverso la natura possiamo conoscerlo.
➢ L’HOMO FABER SUI
l’uomo attraverso la mano (alla base della civiltà umana. Nulla impedisce all’animale di essere più
intelligente e scaltro dell’uomo, ma quest’ultimo possiede l’operatività, è in grado di eseguire
praticamente) riesce a mettere in collegamento l’INTELLETTO E LA CONOSCENZA TRA CAUSA
ED EFFETTO. Diventando così creatore, come Dio, affiancandolo nella sua opera di
trasformazione vivificazione della natura. Di conseguenza parliamo di homo faber sui.
E infine in Giordano notiamo anche un pensiero PACFISTA in quanto se Dio è in tutte le
manifestazioni della natura, non ha senso scatenare una guerra contro un essere uguale a me,
che è fatto di me stesso.
Campanella
Campanella nasce a Stilo, in Calabria nel 1568, entra appena dodicenne nell’ordine domenicano,
cambiando il suo nome Giovanni Domenico, in Tommaso Campanella. Venne arrestato
successivamente di complotto politico contro la spagna, fu salvato da Clemente 7. Campanella,
giudicato dall’inquisizione, simulò la demenza sopportando anche terribili torture. Alla fine si
salvò e venne rinchiuso in carcere per 36 anni, liberato successivamente per intervento del
pontefice Urbano 8.
FILOSOFIA CAMPANELLA
Campanella divide la conoscenza della metafisica in 3 parti
➢ La prima dedicata ai principi del sapere
➢ La seconda dedicata ai principi dell’essere
➢ La terza dedicata ai principi dell’operare

I PRINCIPI DEL SAPERE


Campanella attribuisce alla natura e solo ad essa la possibilità di fungere come verità. E in
particolare l’unica fonte di conoscenza per questa verità è il SENSO. Il processo sensoriale non è
riconducibile a pura passibilità, ma contiene oltre ad essa la percezione della passività, e prima
ancora la cosa sente sé stessa e ama sé stessa ciò viene definito da campanella SENSUS
INDITUS: ovvero autoconoscenza. Sotto l’azione di altre sensazioni, le cose acquistano un
diverso tipo di sensibilità: il senso di ADDITUS ovvero la conoscenza delle cose esterne che i
sensi aggiungono all’autoconoscenza, al senso Inditus. Questa sensibilità se eccesiva spesso
tende ad offuscare il senso di sé, il senso inditus, diventando quindi un senso ABIDITUS ovvero
questa conoscenza offuscata.
Poiché il sentire non è conoscenza delle cose, ma solo la modificazione soggettiva, come fa
l’uomo a conoscere la realtà esterna? L’ogettività e l’universalità della conoscenza richiedono una
facoltà che superi l’io nella sua sensibilità, quindi Campanella introduce la funzione superiore
della Mens, quasi come intelletto illuminante per la conoscenza della verità e di Dio. Questa mens
in particolare distingue l’uomo dal bruto e lo rende dunque superiore alla realtà sensibile grazie ai
sensi.

PRINCIPI DELL’ESSERE
Attraverso la conoscenza di sé l’uomo è anche consapevole delle 3 funzioni che formano
l’essenza della propria anima:
➢ SAPIENZA
➢ POTENZA
➢ AMORE
Chiamate le 3 primalità. Esse sono l’immagine nell’uomo e in tutti gli esseri, della trinità divina,
però in Dio si realizzano in modo infinito nell’uomo e nella natura ovviamente in modo parziale.

PRINCIPI DELL’OPERARE
Dove campanella ci dice che il fine dell’uomo è l’AUTOCONSERVAZIONE. E in vari modi
l’uomo dimostra la sua tendenza alla conservazione.
➢ Dapprima abbiamo la CONSERVAZIONE DELLA PROPRIA PERSONA che si ottiene lavorando e
difendendosi
➢ Poi vi è la CONSERVAZIONE DELLA PROPRIA NATURA, che si raggiunge mediante la
generazione
Inoltre, ogni uomo ha cura della buona fama, che sopravvive alla morte. Ma l'amor sui, è amore di
essere totale e infinito, cioè di Dio. Allontanarsi perciò da sé, dalla natura, significa allontanarsi
da Dio; allontanarsi da Dio significa
di essere, ma si rendono conto anche di essere limitate, e quindi, dipendenti da un principio che
le fa essere. smarrire il senso delle cose. L'oggetto della morale naturale coincide pertanto con
quello della religione.

LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA

LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
Fino al 500 gli uomini consideravano come verità scientifica affermazioni di autori classici come il
filosofo greco Aristotele oppure della Bibbia. Tolomeo con la sua teoria che affermava che la
Terra era al centro dell’Universo e che tutti i pianeti gli ruotavano attorno, compreso il sole, aveva
imposto un idea che era ritenuta indiscutibile. La visione del mondo cominciò a cambiare solo
con il Rinascimento. Nel Rinascimento si può affermare che la rivoluzione scientifica ebbe inzio e
giunse a compimento nel 600 con la nascita della scienza moderna. Nel Rinascimento gli
scienziati basarono i loro studi sull’osservazione diretta della natura; questo metodo portó a una
vera e propria rivoluzione in molti campi ma soprattutto nell’astronomia; ricordiamo il polacco
Niccolò Copernico, che dimostrò, attraverso l’osservazione degli astri, che la Terra si muove
attorno al Sole. La Chiesa ben presto condannò la nuova teoria perché sembrava in contrasto con
la Bibbia. La teoria di Copernico inoltre apriva molti altri problemi: esistevano altri corpi simili alla
terra e se c’erano, erano anche abitati, e se l’Universo era infinito dove si trovava Dio e il
paradiso? Noi oggi non cerchiamo più la spiegazione a fenomeni naturali nella Bibbia, pensiamo
infatti che nella Bibbia ci sia un messaggio che riguarda la salvezza spirituale dell’uomo, non la
conoscenza della natura, ma gli uomini del 600 faticavano ancora a distinguere tra verità
religiosa e verità scientifica. Il secolo in cui la rivoluzione scientifica si afferma è dunque il 600,
un secolo in cui la maggior parte delle nazioni europee, esclusa l’Italia, viveva un grande sviluppo
e una crescita politica ed economica. La rivoluzione scientifica fu innanzitutto una rivoluzione
intellettuale collegata ad una nuova visione del mondo e ad una nuova mentalità. Come abbiamo
già visto nel mondo antico e medievale si nutriva un grande rispetto per la tradizione e per i testi
dell’antichità e si cercava una spiegazione ai fenomeni naturali attraverso la Bibbia. Si preferiva la
riflessione astratta sui testi classici e scari all’osservazione diretta della natura. Nel 600 la parola
chiave della cultura non sarà più tradizione ma progresso inteso come sviluppo costante
dell’uomo verso forme di conoscenza superiori. Uno dei protagonisti di questo cambiamento di
prospettiva fu lo scienziato pisano Galileo Galilei studioso di fisica e di matematica. Galileo
introdusse il metodo sperimentale nella ricerca scientifica; il metodo consiste nello studio di un
fenomeno attraverso l’osservazione di dati oggettivi, la formulazione di ipotesi e la realizzazione
di esperimenti per verificarne la validità. Grazie a questo metodo fu proprio lui a dimostrare
l’esattezza del sistema copernicano servendosi di uno strumento inventato dagli olandesi e da lui
perfezionato: il cannocchiale, che oggi chiameremo telescopio. Galileo proponeva un nuovo
modo di fare scienza non scienziato non è più colui che studia ciò che altri prima di lui hanno
affermato magari senza dimostrarlo lo scienziato è quello che osserva la realtà, formula
dell’ipotesi e attraverso degli esperimenti ne verifica la validità. Galileo quindi indicó il metodo
che si doveva seguire per costruire un autentico sapere scientifico, per questo viene considerato
il primo scienziato moderno. Attraverso osservazioni dirette della volta celeste Galileo riuscì a
dimostrare la validità della teoria eliocentrica, sostenuta da Copernico già nel 500. Galileo diffuse
le sue idee attraverso diversi libri ma la Chiesa non accettò la sua posizione sostenendo che nella
Bibbia viene affermato l’esatto contrario, cioè che è il Sole a girare intorno alla Terra; considerato
che si è pieno clima di controriforma è facile comprendere come la chiesa assunse una posizione
molto dura nel confronti di Galileo. Nel 1632 fu istituito un processo contro di lui che stabilì
eretica la teoria eliocentrica e proibì la pubblicazione del testo dove essa era esposta,
inserendolo nell’indice dei libri proibiti. Galileo fu costretto ad abiurare la sua teoria e a
riconoscere pubblicamente i suoi errori. Galileo visse il resto della sua vita agli arresti domiciliari
nella sua casa vicino Firenze dove morì nel 1642, dieci anni dopo l’inizio del processo. La
condanna all’indice dei libri proibiti venne tolta soltanto nel 1835. Infine nel 1992 Papa Giovanni
Paolo II ha chiesto scusa nome della Chiesa anche se erano passati molti secoli così da ristabilire
la verità, cioè che quello che affermava Galileo non era affatto in contrasto con la fede cristiana.
Nello stesso anno in cui morì Galileo nasceva in Inghilterra un altro grande scienziato: Isaak
Newton. Newton fu un geniale matematico e professore all’Università di Cambridge; osservando
la rotazione costante della Luna intorno alla terra con ausilio di un telescopio, Newton scoprì che
la Terra attrae la Luna nella sua orbita. Newton grazie a calcoli matematici molto complessi
elaborò quindi la legge di gravitazione universale per la quale i corpi dotati di massa si
attraggono reciprocamente con una forza proporzionale alla loro massa e alla distanza che li
separa. Questa è chiamata forza di gravità e si narra che Newton avesse avuto l’intuizione
dell’esistenza di questa forza grazie all’osservazione di una mela caduta da un albero. La
rivoluzione scientifica del 600 non fu merito solo di Galileo e Newton ma di tanti altri studiosi
sparsi nelle Università e nelle Accademie di tutta Europa. Tra questi ricordiamo l’astronomo
tedesco Giovanni Keplero, che confermò che la Terra ruota intorno al Sole e studiòle orbite dei
pianeti, il filosofo francese Pascal la cui macchina calcolatrice anticipava i moderni computer, il
fisico italiano Torricelli che studiò la pressione atmosferica ed inventò il barometro cioè
strumento per misurarla. Tra la metà del 600 la metà del 700 vi fu un enorme numero di
pubblicazioni scientifiche quasi tutte scritte in latino, la lingua internazionale degli scienziati di
quell’epoca, come oggi lo è l’inglese. Parlando della situazione sanitaria di questo secolo un gran
numero di gravi malattie affliggeva gli uomini del 600. Da sempre i ricchi si curavano in casa
perché avevano la possibilità di pagare i medici, gli ospedali esistevano solo per i malati poveri;
quando però capitava un’epidemia di tifo o di peste tutti venivano trasportati in ospedale dove
succedeva di tutto, poiché era consuetudine che più malati occupassero lo stesso letto, nel
momento in cui qualcuno moriva poteva restare per ore insieme a quelli ancora vivi. I cadaveri
spesso non erano neppure seppelliti ma ammucchiati nei pressi dell’ospedale coperti con un po’
di terra. E per cacciare via gli odori si accendevano fuochi con legni odorosi per evitare che il
puzzo stagnasse nelle grandi stanze peggiorando la già critica situazione igienica. Nel corso del
600 e del 700 però la medicina fece passi da gigante: il medico inglese William Harvey studiò la
circolazione del sangue dimostrando che il sangue circolava di continuo nelle arterie e nelle vene
e che il cuore agiva come una pompa. La pratica dell’osservazione scientifica ebbe una grande
spinta dall’invenzione del microscopio, che permise di scoprire la presenza dei globuli rossi,
l’esistenza dei capillari ma soprattutto permise la scoperta dei batteri, microrganismi responsabili
della diffusione di alcune gravi malattie che affliggevano gli uomini di quel tempo come la
tubercolosi, il colera, il tifo e la peste. In questo periodo iniziarono anche studi sui farmaci, infatti
la medicina cominciò ad approfondire le proprietà delle sostanze curative di alcune piante.
Vennero infine compiuti importanti progressi nell’ambito dell’anatomia umana, dopo che i divieti
sulla dissezione dei cadaveri imposti dalla Chiesa furono aboliti. Insomma il seicento fu un secolo
pieno di innovazioni come emerge benissimo anche dal video che abbiamo appena visto. Il nuovo
metodo scientifico basato sull’osservazione e sugli esperimenti demolì una dopo l’altra le
credenze antiche legate alla tradizione e portò l’uomo verso un inarrestabile progresso.

FRANCESCO BACONE
Francesco bacone fu una delle figure più rilevanti di metà 500-inizio 600.
Egli abbandonò la visione naturalista, a favore di una visione basata fondamentalmente sulla
dominazione della natura da parte dell’uomo grazie alla scienza, considerato un mezzo per
conoscere e dominare la natura stessa.
Bacone fu anche un abile uomo di potere (ministro della giusitizia) e compose diverse opere
riguardo il suo pensiero politico-filosofico.
L’opera la nuova Atlantide presenta, infatti, una visione prettamente utopistica, nella quale gli
intelettuali saranno coloro che riusciranno a governare nel miglior modo sia dal punto di vista
biologico che politico.
Nell’opera Nuovo organo egli riprese invece il pensiero di Aristotele.
Se Aristotele, però, riteneva che la sola ragione permettesse all’uomo di conoscere, secondo
Bacone questa non bastava.
Egli, infatti, sosteneva la necessità di un altro tipo di ragione, una ragione razionale che
attraverso il metodo empirico induttivo, permetteva all’uomo di studiare e governare la natura.
Bacone, sempre nell’opera Nuovo organo, parla anche del sapere enciclopedico (ricondotto a
categorie), fondato su 3 facoltà presenti nell’uomo:
• Ragione, principalmente ricondotta all’uomo, a cui si associa la filosofia, nota da Bacone come
figlia della ragione e come facoltà mutevole
• Memoria, associata alle discipline storiche
• Fantasia, associata alle discipline letterarie e poetiche
La filosofia viene, inoltre, subclassificata in diverse categorie:
• Prima la quale studia gli assiomi comuni a tutte le scienze
• Divina, legata alla teologia
• Naturale, legata alla natura fisica e metafisica
• Umana, legata al corpo e all’anima.
Bacone affermava anche che vi fossero delle anticipazioni, delle false conoscenze (idola), da cui
ci si può liberare attraverso un percorso intelettuale approfondito.
Esse erano principalmente di 4 tipi:
1. Idola tribus, false conoscenze legate alla tradizione di determinati popoli -> convinzione che la
natura sia armonica e quindi conosciuta nella sua totalità.
La conoscenza sensoriale presenta dei limiti poiché non si può conoscere qualcosa nella sua
totalità soltanto attraverso i sensi.
2. Idola specus (educazione), legata all’educazione e alla formazione del singolo con la quale si
conosce la natura in maniere anticipata, creando un pregiuizio causato anche dalle abitudini
3. Idola fori, legate agli equivoci generati dal linguaggio
4. Idola theatri, legate alle ideologie, alle religioni o a particolari pensieri politici

METODO INDUTTIVO
Se Aristotele si basava sulla deduzione (studiando un elemento dal generale al particolare),
Bacone utilizzò un altro tipo di ragionamento, un ragionamento induttivo (studia un caso
particolare per poi elaborare una legge generale) anche per catalogare informazioni e nozioni.
La conoscenza (verità), per lui, infatti, è figlia del tempo (dimostrazione degli studi) e non
dell’autorità (non legato alle persone, ai profeti).
Il metodo di bacone si basa su 4 punti fondamentali:
• Raccolta dei dati
•Classificazione dei dati tramite delle tavole di presenza, assenza o gradi di caratteristiche
comuni quantitative e qualitative tra i vari elementi
• Elaborazione di ipotesi, verificate poi attraverso esperimenti cruciali (finali)
• Generazione di una legge
Tale metodo si trova a metà strada tra quello empirico (raccolta dei dati) e razionale
(generazione di una legge), il cui limite è dato dal linguaggio.
Bacone, infatti, non prese in considerazione la matematica e non si preoccupò di utilizzare una
linguaggio scientifico e universale.

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