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La concezione rinascimentale dell’uomo

Una terza caratteristica importante di questo periodo è la concezione di uomo che cambia. L’uomo
non è più in balìa degli eventi, in totale alienazione, sperduto in cerca di conforto nella Chiesa. Nel
Rinascimento, la prima cosa che rinasce è proprio l’uomo e la sua dignità. Il motto homo faber ipsius
fortunae (l’uomo è fabbro della propria sorte) spiega perfettamente questa rinascita a questo
antropocentrismo che rivede l’uomo al centro della sua vita e non ai margini come nel Medioevo. Pico
della Mirandola nell’opera De hominis dignitate ci spiega bene questo antropocentrismo
sottolineando che l’uomo è “libero e sovrano artefice di sé stesso”. Nel Medioevo, l’uomo era
predestinato, era in balìa degli eventi che non poteva scegliere lui di cambiare. Tutto doveva seguire
un piano divino e l’uomo ne era completamente soggiogato. Invece, nel Rinascimento l’uomo si
riscopre artefice di sé stesso, in grado di cambiare il corso della sua vita e migliorare la sua vita. e
anche il rapporto con Dio cambia. Non è più un uomo ai margini, ma è centrale e paradossalmente
Dio viene messo ai margini in molti casi. Viene riscoperto anche il valore della vita che non è l’attesa
passiva del Paradiso come nel Medioevo (ma del resto come dar loro torto di fronte alla peste nera,
alle guerre, alla carestia gli uomini del Medioevo era convinti che l’inferno fosse sulla terra e
aspettavano fiduciosi il Paradiso). Nel Rinascimento fortunatamente la situazione era migliorata e
quindi la vita viene riscoperta e viene data l’importanza di viverla a pieno, attivamente.

Platonismo e Aristotelismo rinascimentale, Cusano

Abbiamo inquadrato il contesto socio culturale politico del Rinascimento e abbiamo visto che in
questo periodo storico si assiste ad un rinnovato interesse nei confronti della filosofia greca, in modo
particolare dei filosofi Platone e Aristotele. Per questo si parla di platonismo rinascimentale, di
aristotelismo rinascimentale. Il platonismo rinascimentale si sviluppa in principio nell'accademia
fiorentina di Ficino e Cosimo de Medici. Ma perché ritorna in voga Platone? Secondo molti personaggi
influenti dell'epoca, tra cui Petrarca, Platone era il filosofo dei filosofi, il filosofo che si contrappone in
modo forte sia ad Aristotele, sia al rigore e alla rigidità di pensiero della patristica e della Scolastica.
Platone aveva un filosofare aperto e dinamico, in grado di comprendere, a dar voce all'inquietudine
dell'essere umano. Per questo molti pensatori di quest'epoca si avvicinano a Platone. Ci sono poi stati
invece dei pensatori che hanno sposato metaforicamente la causa di Aristotele. Riscoprendo questo
grande filosofo, l'aristotelismo rinascimentale non trova il suo centro gravitazionale a Firenze, ma
nell'Università di Padova, dove si studiava Aristotele. Ci fu una vera e propria disputa tra platonici
aristotelici. In questa disputa rilevanti sono quattro filosofi che vediamo insieme Cusano, Ficino, Pico
della Mirandola e Pomponazzi. Iniziamo con Niccolò Cusano. Della fazione dei platonici era tedesco,
tant'è che il suo vero nome è Nicolaus Scripps o Krebs, ed è vissuto tra il 1401 e 1464. È stato cardinale
e vescovo di Bressanone. Cusano è conosciuto prevalentemente per la sua opera intitolata La dotta
ignoranza. Un paradosso, dirai. Come può l'ignoranza essere dotta? Ce lo spiega Cusano, sostenendo
che la conoscenza può essere suddivisa in due parti ciò che so e ciò che non so, ciò che mi è noto e
quindi ciò che mi è ignoto. La conoscenza è quindi possibile soltanto quando c'è una proporzione tra
queste due parti. Io conosco qualcosa partendo dall'ignoto e avvicinandomi al noto. Però quando
studiamo qualcosa noi partiamo già da qualcosa di noto che può essere anche conoscente. Semplici,
ma sono comunque note. Per esempio, se io devo studiare la geografia dell'Europa e so dov'è l'Italia,
parto già da un punto di partenza, un punto di partenza noto.

Quando invece non c'è proporzione tra il noto e l'ignoto, vuol dire che il noto e ignoto sono lontani,
non si toccano, non si vedono. Allora in quel caso si parla di ignoranza. Ignoranza che però è dotta
perché un'ignoranza consapevole e basata su dei motivi validi. L'esempio di non proporzionalità tra
noto e noto è proprio la conoscenza di Dio, perché Dio è infinito mentre l'uomo è finito e si potrà
avvicinare a Dio, ma mai raggiungerlo, perché sono su due piani diversi. E questo vuol dire che la
conoscenza umana non sarà mai assoluta, non sarà mai quella di Dio. E quindi ritorna un po’ il motto
di Socrate. Io so di non sapere. Quindi la conoscenza umana è una conoscenza che si deve fondare
sulla dotta ignoranza, ossia sulla consapevolezza dei propri limiti umani. Ecco che Cusano ha una
concezione mistica di Dio usando il termine coincidentia oppositorum, perché in Dio coincidono anche
gli opposti, essendo Lui infinito, eterno, perfetto. Quindi il massimo coincide con il minimo, la
creazione con il creato e via dicendo.

Rinascimento e naturalismo: Telesio, Bruno

Il Rinascimento che oltre ad avere sancito un aumento di interesse per la politica, come abbiamo visto
nelle precedenti elezioni, anche visto un rinvigorito interesse nei confronti della natura. Infatti, come
abbiamo visto, l'uomo ritorna al centro dell'attenzione durante il Rinascimento e la natura interessa
l'uomo perché è il posto dove vive e opera e l'uomo deve poterla conoscere approfonditamente per
poterla sfruttare al meglio. Questo è anche il periodo dell'interesse per la magia e per le scienze
occulte, perché anche queste, a loro modo, sono strumenti che l'uomo può utilizzare per raggiungere
i propri scopi. E tutto questo è l'antecedente della rivoluzione scientifica che vedrà qualche decennio
dopo l'arrivo di personaggi importanti come Galileo Galilei e Cartesio. Ma soffermiamoci su tre
importanti esponenti del naturalismo nel Rinascimento Telesio, Bruno e Campanella. Iniziamo con
Bernardino Telesio, che visse tra il 1509 e il 1588. Per Telesio la natura ha una propria autonomia,
svincolata da qualsiasi forza metafisica. Questo vuol dire che non esiste nessun dio o nessuna forza
metafisica che influenza o ha azione sulla natura. Quindi la natura è autonoma perché ha dei propri
principi.

L'uomo fa parte della natura, è un elemento della natura e per conoscere la natura l'uomo deve
ascoltarla, capirla, osservarla, attraverso i propri sensi. E’ grazie ai propri sensi che l'uomo riesce ad
entrare in contatto con la natura e a conoscerla. Secondo Telesio si può conoscere la natura
principalmente attraverso due forze contrapposte, presenti appunto in natura, da una parte il caldo e
dall'altra parte il freddo. La sede del caldo è il sole che dilata le cose rendendole più leggere e adatte
al movimento. La sede del freddo, invece, è la terra che condensa le cose immobilizzandole. Il caldo e
il freddo per Telesio sono delle forze senza corpo, incorporee e quindi hanno bisogno di un corpo per
esprimere la propria forza. E questo corpo, è il cosiddetto terzo principio naturale. Quindi il sole, dove
ha sede il caldo e la terra dove ha sede il freddo, sono gli unici elementi originari del mondo. Acqua e
aria, invece, sono il frutto della combinazione di entrambi questi elementi. In tutto questo Dio dove lo
colloca Telesio? Ecco, per Telesio Dio non agisce sulla natura, perché, come abbiamo visto, la natura
ha una propria autonomia, ma ne è il garante, il garante del suo ordine e della sua autonomia.
E’ come se Dio guardasse dall'alto la natura per verificare che sia tutto in ordine, come da lui preposto
in principio. Su questo il pensiero di Telesio è molto affine a quello di Cartesio, che vedremo molto
presto. Passiamo a Giordano Bruno, nato a Nola nel 1548 e morto di una morte atroce. Nel 1600,
infatti, Giordano Bruno fu arso vivo in Campo di Fiori a Roma il 17 febbraio del 1600, per via delle sue
dottrine che erano state denunciate dalla Santa Inquisizione come eretiche. Al contrario di Galileo
Galilei, Bruno non ritrattò mai e per questo fu barbaramente arso vivo in una piazza dove ancora si
ricorda il suo sacrificio per portare avanti le sue teorie rivoluzionarie e le sue idee filosofiche. Di Bruno
sono famosi i dialoghi italiani che espongono sia la filosofia sia le idee morali. Vediamo brevemente
quali sono le idee filosofiche principali di Giordano Bruno. Innanzitutto Bruno si allontana dalla
prospettiva scientifica per abbracciare la magia, segnando quindi una battuta d'arresto del
naturalismo scientifico, tra i cui esponenti vi era Telesio, che abbiamo appunto appena conosciuto.

Bruno, inoltre disprezza completamente la religione, che è considerata un qualcosa che serve per
governare dei popoli rozzi, come dice lui stesso, “La religione è per l'istituzione di rozzi popoli che
devono essere governati”. Per Bruno la religione è utile, ma non ha alcun valore. Questo perché la
religione non si basa né sulla ragione né sulla natura. E quindi, riprendendo le parole di Bruno, la
religiosità dei popoli è una santa Asinità proprio perché è utile solo a governare popoli rozzi che non
si basano sulla ragione e sulla natura. C'è però un altro tipo di religiosità, che è quella dei sapienti,
delle persone tutte, che è una religiosità accettabile, perché loro cercano la strada per raggiungere
Dio in modo razionale. Ma com’è il Dio di Giordano Bruno, Dio per Bruno è mente sopra di tutto mens
super omnia e mente presente in ogni cosa, mens insita omnibus. Vediamo di analizzarli insieme. Dio
è mente sopra di tutto. Quindi in questa frase Bruno implica che Dio fuori da questo tutto essendo
sopra di tutto, quindi è al di fuori.

Quindi Dio è fuori dal cosmo ed è per questo che non riusciamo a conoscerlo completamente ed è per
questo che è oggetto di fede. Noi possiamo solo credere che esista e possiamo crederlo avere fede,
aspettare le rivelazioni che Lui ci fa attraverso il fatto che Dio è anche presente in ogni cosa è in mezzo
a noi. E noi possiamo fare filosofia parlando di Dio, proprio perché in parte Egli è accessibile alla nostra
ragione. Quindi, in sostanza, in parte Dio è accessibile perché è presente in ogni cosa del mondo che
ci circonda, ma non è accessibile del tutto, perché Dio è anche fuori dal cosmo, sopra ogni cosa. Dio
per Bruno è l'anima del cosmo perché agisce grazie all'intelletto universale che è presente nel mondo
ed è anche principio e causa di ogni cosa. Da Lui quindi nasce tutto e Lui è quindi la causa di tutto.

Rinascimento e rivoluzione scientifica

Secondo il libro The Scientific Revolution di Alfred Rupert Hall del 1954, la rivoluzione scientifica può
essere collocata tra il 1543, data di pubblicazione del libro di Copernico “Le rivoluzioni dei corpi celesti”
e il 1687, data di pubblicazione del libro di Newton “I principi matematici di filosofia naturale”.
Durante questo periodo la cosa veramente rivoluzionaria che è avvenuta è stato proprio il modo in cui
si vedeva la natura. La natura non era più vista con uno sguardo soggettivo, relativo perché dipende
dall’occhio di chi lo guarda ma veniva osservata e studiata in modo oggettivo, in modo scientifico
cercandone i suoi principi, le sue leggi, il suo funzionamento.

L’interesse per la natura era quindi quello di capire le sue cause perché l’ordine della natura è un
ordine oggettivo e causale dove tutto ciò che avviene in natura non avviene per caso ma perché c’è
un ordine preciso che gli scienziati dell’epoca voleva studiare e conoscere. Infatti Galileo Galilei di cui
parleremo approfonditamente riteneva che la natura avesse un ordine causale e per causale
intendeva il fatto che una cosa in natura è causa di un’altra. E qui torniamo alle 4 cause di Aristotele.
Le 4 cause sono la causa formale, la causa materiale, quella efficiente e quella finale. Secondo Galileo,
c’è solo una causa che può essere scientificamente ammessa ed è la causa efficiente cioè le forze che
producono un determinato fatto. Allo scientifico non interessa il motivo, lo scopo, l’obiettivo di quello
specifico evento ma le cause che hanno generato quell’evento. Ossia, ti faccio un esempio tanto per
capirci. Allo scienziato non interessa il motivo per cui Dio o chi per lui ha creato la luna e le stelle ma
gli interessa studiarle, studiare la loro conformazione, la loro origine, il loro eventuale moto, ecc.

Quindi la scienza viene vista e concepita in modo completamente diverso rispetto al passato che può
essere riassunta in 3 parole: sperimentale, matematica e intersoggettiva.

La scienza è sperimentale perché si basa sull’osservazione di specifici fatti che portano lo scienziato a
fare delle ipotesi e a giungere a delle tesi verificate dal punto di vista empirico, quindi attraverso
l’esperienza che però è un’esperienza matematica in quanto si utilizza l’esperimento come punto
focale su cui fondare le proprie tesi. Infine, la scienza è intersoggettiva perché è un patrimonio di tutti
e tutti possono accedere alle sue scoperte che si propongono di essere universalmente valide. La
scienza diventa quindi un sapere universale che si distacca completamente dalla magia,
dall’esoterismo e da qualsiasi altra pratica che non sia universalmente valida. L’obiettivo della scienza
è quindi quello di conoscere in modo oggettivo la natura e le sue leggi. La domanda qui sorge
spontanea: perché l’uomo è così tanto interessato a conoscere la natura e le sue leggi? Secondo te
perché? Sostanzialmente per poterla controllare e se vogliamo usare un termine ancora più forte per
poterla dominare che poi non si discosta neanche più di tanto rispetto a come l’uomo è riuscito a
rovinare il Pianeta in cui vive. Interessante da citare è la famosa frase di Bacone “sapere è potere”
perché l’uomo più sa sulla natura e sulle sue leggi più la può controllare e dominare.

Abbiamo quindi visto una spinta propulsiva verso la scienza e la rivoluzione scientifica. Ma ci sono
state però due forze che hanno cercato di stoppare questa rivoluzione scientifica e che meritano
sicuramente menzione, soprattutto una che ha messo non pochi bastioni tra le ruote a diversi filosofi
che incontreremo nel nostro cammino. Da un lato abbiamo la resistenza di chi sposava la tradizione e
non voleva rivoluzioni, cambiamenti. Dall’altro lato abbiamo la Chiesa che remava contro qualsiasi
rivoluzione scientifica che potesse allontanare i fedeli dalla chiesa e togliere così il potere fortissimo
che la chiesa aveva in tutto il mondo.

Galileo Galilei: scienza vs fede

Nella precedente puntata abbiamo conosciuto Galilei e abbiamo visto la sua situazione difficile in cui
si era trovato. Lui, uomo di fede con la figlia persino suora, che viene processato dalla Chiesa per le
sue scoperte rivoluzionarie di astronomia, matematica e fisica. Pensa come possa essersi sentito. Lui
che aveva fatto delle scoperte incredibili di cui ne gioviamo ancora oggi, che veniva accusato dal Papa
e da tutta Chiesa di andare contro i suoi dogmi. Ecco che questa diatriba tra scienza e fede
accompagnò la vita di Galilei dall’inizio del suo lavoro come scienziato fino alla fine quando da solo, in
esilio praticamente scrisse il suo grande capolavoro chiamato “Discorsi e dimostrazioni matematiche
intorno a due nuove scienze”.

Su questa diatriba Galilei scrisse delle lettere chiamate “lettere copernicane” dove cerca di trovare
una soluzione a questo scontro. In realtà, per Galilei non ci dovrebbe essere nessuno scontro tra
natura (che è oggetto della scienza) e la Bibbia (che è la base fondante della religione cattolica) perché
entrambe, la natura e la Bibbia derivano da Dio, quindi, derivando entrambe da Dio e non possono
essere in scontro tra di loro perché hanno un’origine comune. Se dovessero mai insorgere delle
diatribe queste sarebbero apparenti e la soluzione sta nella reinterpretazione della Bibbia, quindi va
fatta una nuova interpretazione della Bibbia per ritrovare l’armonia tra natura e Bibbia.

In sostanza, natura e Bibbia hanno due linguaggi, due compiti e due campi diversi di applicazione. Da
un lato abbiamo la Bibbia che è scritta in un linguaggio volgare che possa essere compreso dal popolo,
si occupa dell’ambito etico-religioso ed è volta alla salvezza dell’uomo. Dall’altro abbiamo la natura
che è scritta invece in un linguaggio matematico, che si occupa di tutto ciò che avviene in natura e che
ha come obiettivo la conoscenza del mondo in cui l’uomo vive. Quindi in sostanza Dio ci parla
attraverso due modalità distinte che non possono proprio perché sono distinte entrare in contrasto
tra loro.

In conclusione, Galilei è uno dei primi scienziati a sostenere fortemente, anche a rischio di essere
processato come poi successe, che la scienza è autonoma rispetto alla religione. Viaggiano su due
binari paralleli. E quindi Galilei è fautore della laicizzazione della scienza, svincolandola dal credo
religioso.
Galileo Galilei: il metodo scientifico

La parola metodo deriva dal latino methŏdus f., gr. μέϑοδος f., «ricerca, indagine, investigazione e
secondo il dizionario Treccani il metodo è il modo, la via, il procedimento seguito nel perseguire uno
scopo, nello svolgere una qualsiasi attività, secondo un ordine e un piano prestabiliti in vista del fine
che s’intende raggiungere. Ecco che quindi per essere rigorosi, per essere scientifici, per Galilei era
fondamentale avere un metodo preciso. E questo metodo ha dato il là alla scienza moderna tant’è che
Galilei è considerato il padre della scienza moderna.

Vediamo in sostanza in cosa consiste questo metodo che è un metodo che lui applicò tantissimo nel
suo lavoro ma che teorizzò molto poco, contrariamente a Bacone che conosceremo a breve. Quindi ci
sono giunte informazioni sul suo metodo attraverso alcune sue opere come il Dialogo, i Discorsi, il
Saggiatore.

Secondo Galilei, esistono due momenti importanti di cui è costituito il suo metodo:

1. il momento risolutivo (anche detto analitico)

2. il momento compositivo (anche detto sintetico)

1. il momento risolutivo (anche detto analitico) è il momento in cui un fenomeno viene osservato e
scomposto in tanti elementi semplici, quantitativi e misurabili e viene formulata un’ipotesi
matematica sulla legge da cui quel fenomeno dipende;

2. poi abbiamo il momento compositivo che è caratterizzato da uno o più esperimenti che verifichino
l’ipotesi fatta precedentemente o che la confutino ossia che dicano “no l’ipotesi è sbagliata”. Allora in
quel caso si riprende il processo da capo formulando nuove ipotesi e verificandole di conseguenza.
Quando invece l’ipotesi è confermata questa diventa legge.

Ci sono due terminologie galileiane che sono importanti: da un lato la sensata esperienza e dall’altro
le necessarie dimostrazioni.

La sensata esperienza è l’esperienza che viene fatta con i nostri sensi e che è utile assolutamente per
osservare un fenomeno. È utile per l’osservazione e anche per azzardare delle induzioni ossia dei
pensieri induttivi che consistono nel trovare una legge a partire da un singolo fenomeno analizzato. È
chiaro che però sia l’osservazione che l’induzione non sono scientifici, non sono matematici non si
basano sulla ragione. Sicuramente però per la sua scoperta sui corpi celesti galilei si era avvalso di
questa sensata esperienza e i suoi sensi non lo hanno ingannato.

C’è però un’altra via, sicuramente più scientifica, più oggettiva e più precisa che egli chiama le
“necessarie dimostrazioni” sono quelle dimostrazioni necessarie per l’appunto perché sono
fondamentali per giungere non più ad una induzione ma ad una deduzione che vuole dire che io
raggiungo una conclusione da premesse generiche. Attraverso che cosa? Attraverso delle ipotesi da
cui io deduco la legge grazie a degli esperimenti. Questa modalità gli ha consentito di scoprire il
principio di inerzia attraverso tanti esperimenti così come la legge sulla caduta dei gravi.

Quindi la scienza ha bisogno di entrambi questi momenti che sono strettamente interdipendenti tra
loro. Da un lato la scienza è composta dall’osservazione e dall’induzione delle sensate esperienze e
dall’altro la scienza è composta anche da un momento più logico-matematico e raziocinante in cui le
ipotesi vengono verificate con esperimenti e se ne deduce così una legge.
Francesco Bacone (Francis Bacon): vita e opere

Francis Bacon, lo chiamerò Bacone per facilità anche se il suo vero era Francis Bacon perché era
londinese, nasce appunto a londra nel 1561 e il padre era il guardasigilli della regina Elisabetta. Questo
te lo dico perché, sin dall’infanzia, ebbe sempre a che fare con la politica e con il potere.

Infatti, dopo gli studi, decise di intraprendere la carriera politica. Durante il regno della regina
Elisabetta la sua carriera non decollò ma successivamente, quando salì al trono Giacomo I Stuart iniziò
la sua scalata al potere diventando avvocato generale, procuratore generale, Lord guardasigilli come
il padre e infine Lord cancelliere. Insomma, fece veramente una bella carriera finché un giorno però
fu incolpato di corruzione, cioè di avere ricevuto dei soldi per dei favori che aveva concesso quando
era Lord cancelliere. E Bacone si dichiarò colpevole di corruzione e dovette pagare un’ingente somma
di denaro, ma non solo. Gli furono tolti tutti gli incarichi e fu imprigionato nella Torre di Londra fino il
re lo liberò ma ovviamente la sua vita politica era finita con questo scandalo di corruzione. Bacone
morì nel 1626.

Conosciamo un po’ meglio caratterialmente Bacone. Bacone ci viene descritto come un uomo
ambizioso, assetato di potere, di fama e di denaro e per raggiungere non ebbe alcuno scrupolo. Un
uomo che riteneva che la scienza fosse al servizio dell’uomo per poter conoscere bene la natura e
dominarla. Quindi la scienza diventa al servizio dell’uomo per raggiungere i suoi scopi di potere e
dominio sulla natura. E di questo ne parla nella sua opera più famosa, La nuova Atlantide che fu
pubblicata un anno dopo la sua morte, nel 1627 e che, prendendo spunto dal romanzo utopico di
Tommaso Moro denominato Utopia, racconta di un’isola sconosciuta che è un grande laboratorio
dove si fanno esperimenti che poi vedremo essere alla base del suo concetto scientifico.
Bacone è però anche ricordato per il suo progetto di creazione di un’enciclopedia delle scienze di cui
parla nello scritto Sulla dignità e sull’accrescimento delle scienze dove le scienze vengono suddivise in
tre tipologie:

1. le scienze che si fondano sulla memoria che sono la storia naturale, civile, ecclesiastica e letteraria.

2. Le scienze che si fondano sulla fantasia che sono tutte quelle opere poetiche, la poesia narrativa,
drammatica, parabolica

3. le scienze che si fondano sulla ragione e qui stiamo parlando della filosofia che viene innalzata da
Bacone come disciplina scientifica basata sulla ragione e costituita da due parti:

1. la filosofia prima che studia gli assiomi ossia i principi comuni a tutte le scienze
2. la filosofia speciale che si divide in divina, naturale (con la fisica, la metafisica, ecc.) e umana (del
corpo e dell’anima)
Bacone non riuscì a termine tutto questo progetto molto ambizioso ma di particolare rilievo è
sicuramente il Nuovo Organo pubblicato nel 1620 e di cui parleremo nella prossima puntata.

Bacone: Il Nuovo Organo e la concezione di scienza


Secondo Bacone “sapere è potere” quindi più si conosce la natura e più la si può domare, anche le sue
manifestazioni più terribili e improvvise possono essere domate dall’uomo. E come può fare tutto ciò
l’uomo? Non di certo attraverso i sensi che sono fallaci, che danno uno sguardo soggettivo al
fenomeno ma attraverso gli esperimenti che sono l’unico modo scientifico e rigoroso per poter
conoscere approfonditamente la natura.
La mente umana può essere però pericolosa perché può cadere in errore o in facili pregiudizi nello
studio della natura. Quindi secondo Bacone non si tratta dell’anticipazione della natura, come la
chiama lui, dove la mente umana non usa l’esperimento ma passa direttamente a delle conclusioni.
Per Bacone invece si tratta di interpretare la natura con metodo e con ordine utilizzando gli
esperimento. Solo l’interpretazione della natura porta a risultati scientifici e a leggi e assiomi veri.

Ma quali sono questi pregiudizi dell’uomo che lo allontanano dal metodo rigoroso e scientifico?
Bacone li chiama idola e sono un vero e proprio pericolo o ostacolo verso la verità.

Per bacone ci sono:

- Gli idola tribus che sono tipici degli uomini e fanno parte della sua natura e del suo modo di concepire
intellettualmente le cose. L’uomo è naturalmente portato a concepire la natura molto più armonica
di quello che in realtà è vedendo maggiormente delle cose (tipo di fantasia) piuttosto che altre cose.

- Poi abbiamo gli idola specus che sono pregiudizi che derivano da come veniamo educati, dalle nostre
abitudini e dai casi fortuiti della vita

- Idola tribus e idola specus fanno parte di noi. Poi però ci sono due tipi di idola che provengono da
fuori: idola fori e idola theatri

- Gli idola fori sono strettamente connessi con il linguaggio. Sappiamo che le parole hanno un
significato e un potere su di noi e sulle altre persone e il linguaggio può generare pregiudizi

- Gli idola theatri derivano da tutte quelle narrazioni (dalla filosofia, alla religione, al teatro, ecc) che
possono influenzare in qualche modo la nostra visione della vita. secondo Bacone ci sono 3 false
filosofie: quella sofistica (quindi va contro i sofisti e per ripassare ti invito a vedere le lezioni sui sofisti),
empirica (e qui va contro chi non utilizza un metodo scientifico rigoroso) ed infine la superstizione (che
è ovviamente distante dalla scienza e più vicina alla teologia e in questo caso la sua critica è rivolta a
Platone e a Pitagora.

Bacone: Il metodo induttivo

Eccoci qui con un’altra puntata su Bacone. Abbiamo già visto che lui è un grande sostenitore della
scienza come strumento utile per l’uomo per avere potere sulla natura, per poterla conoscere e
dominare. Per Bacone il metodo più corretto è quello che va dal particolare al generale ed è quindi il
metodo induttivo. L’induzione consente infatti di giungere ad una legge generale a partire da casi
particolari. Questo è in contrapposizione con il metodo deduttivo sostenuto da Aristotele dove si parte
dal generale per poi andare al particolare.

Prima di vedere i passaggi del suo metodo è utile sottolineare che Bacone, con il suo metodo, vuole
cercare di unire insieme l’esperienza da un lato e l’elaborazione razionale e rigorosa dall’altro. Quindi,
in sostanza, i sensi hanno una certa utilità per ti consentono di fare esperienza di un determinato
fenomeno e questo è il punto di partenza che poi però deve essere affiancato ad un’elaborazione
razionale, scientifica e oggettiva dei dati attraverso 5 passaggi:

1. innanzitutto bisogna raccogliere i dati che si hanno a disposizione su quel determinato fenomeno
che si vuole studiare.

2. successivamente si prendono i dati a disposizione e si elaborano delle tavole che sono in sostanza
delle categorizzazioni dei dati raccolti in precedenza secondo queste tre tavole:
- le tavole della presenza che associano le caratteristiche di un dato fenomeno ad altri fenomeni in cui
quella specifica caratteristica si manifesta. Se prendiamo il calore questo per esempio è presente in
una fiamma ma anche in un fulmine o nei raggi solari.

- poi ci sono le tavole dell’assenza che invece fanno il contrario ossia segnalano l’assenza di una
determinata caratteristica

- ed infine ci sono le tavole dei gradi o comparative che comparano quindi i vari elementi e casi

3. una volta fatto questo si passa alla terza fase che consiste nella formulazione di una ipotesi che sia
realistica e coerente con i risultati delle tavole fatte precedentemente

4. una volta formulata l’ipotesi si lavora per cercare di confermarla attraverso una serie di esperimenti

5. una volta fatti alcuni esperimenti per valutare le variabili ed escludere alcuni fattori o includerne
degli altri si fa un esperimento cruciale per giungere quindi ad una tesi finale.

Ti ricordi le 4 cause di Aristotele? La causa materiale, la causa formale, la causa efficiente e la causa
finale? Ecco per Bacone va eliminata la causa finale, perché sapere il fine, lo scopo di un determinato
fenomeno non serve alla scienza, anzi è controproducente. Lui stesso dice: “La ricerca delle cause finali
è sterile: come una vergine consacrata a Dio, non partorisce nulla” (sulla dignità e sull’accrescimento
delle scienze, III, 5). Ma non solo, anche la causa efficiente e quella materiale sono per Bacone inutili
per la scienza.

Quindi in sostanza rimane una sola causa: la causa formale che però Bacone delinea in modo molto
diverso rispetto ad Aristotele anche se questo punto è un po’ nebuloso e fonte di diverse
interpretazioni. Per questo corso a noi serve sapere che lui concepisce solo la causa formale come
unica causa per una scienza vera come dice lui stesso in questo passaggio “soltanto dalla scoperta
delle forme nasce la contemplazione vera e la libertà dell’operare” (sulla dignità e sull’accrescimento
delle scienze, III, 3).

Ma veniamo a capire qual è stata l’influenza che ha avuto Bacone per gli sviluppi della scienza
moderna. Ecco, diciamo che rispetto a Galileo Galilei Bacone ebbe poca influenza. Il suo
sperimentalismo, il suo metodo induttivo furono messi un po’ in ombra dalle incredibili scoperte di
Galilei, di Keplero e ovviamente di Leonardo da Vinci. Bacone però esercitò una forte influenza dal
punto di vista filosofico perché le sue teorizzazioni sono ancora oggi considerate i perni della
rivoluzione scientifica.

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