1. La Tradizione Sapienziale
1.1 Orientamento
Dal 1900 al 1000 a.C. più o meno abbiamo il periodo di rivelazione diretta
seminale: diretta perché la tradizione orale si trova in forma di conversazione
tra Dio e le persone dell’antica storia di Israele; seminale poiché qui si trova il
seme della tradizione teologica posteriore, dato che evidentemente qui ci
troviamo nel periodo orale primitivo.
Dal 1000 al 500 più o meno troviamo le quattro grandi sintesi teologiche
jahvista, elohista e quindi probabilmente nel periodo esilico deuteronomica e
sacerdotale. Così per più o meno di cinquecento anni incontriamo lo sforzo di
costruire una sintesi teologica sulla base della tradizione orale.
In particolare è difficile dire quando sia cominciata la tradizione
deuteronomistica, ma la redazione finale di questa e della tradizione
sacerdotale si deve far risalire all’esilio.
Nel periodo immediatamente posteriore e fin forse al periodo ellenistico si
trova il lavoro del Cronista.
In questo stesso periodo affianco a questo sforzo dialogico, quasi
accademico si colloca un secondo movimento teologico in Israele, che va più o
meno dal 900 al 100 a.C. ed è la Tradizione profetica.
Finalmente abbiamo un terzo movimento, il più tardivo, che è la
Letteratura sapienziale, che inizia con la redazione finale del Libro dei Proverbi
nel 400 a.C. circa per arrivare fino al 100.a.C. circa, anche se il primo sforzo di
fare una collezione letteraria della Sapienza si può rintracciare nel lavoro degli
Scribi di Ezechia nel 700 a.C. circa; in ogni caso le origini orali della Sapienza in
Israele risalgono alle origini stesse del popolo.
Da questo abbozzo cominciamo la nostra introduzione con un’intuizione di
Gerard Von Rad presente nella Sua Teologia dell’Antico Testamento, redatta
ormai più di 40 anni fa. Per lui si può vedere nell’Antico Testamento la
registrazione di un incontro tra Dio e l’uomo: nei primi movimenti della Teologia
più accademica per così dire della Torah e di quella più popolare della
tradizione profetica (nebi’îm) appare il Dio Signore della storia, il Dio
dell’alleanza, un Dio insomma che parla all’uomo. E la risposta dell’uomo a
questo dialogo di iniziativa divina si trova nella tradizione sapienziale
(ketûbîm).
Certo non dobbiamo assolutizzare questa idea di Von Rad, rimane
comunque un utile punto di partenza per capire lo spirito della Sapienza biblica
che, al contrario della Legge e di Profeti, che si muovono in un contesto di
alleanza, si muove in un contesto di vita secolare: qui non compare quasi per
niente la Parola divina o la sua rivelazione, il protagonista è sempre e quasi
elusivamente l’intelletto umano.
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1.2 Capacità umana: intelletto, ragione , giudizio come Fonte della Sapienza
mûsar = disciplina.
2. Il concetto di sapienza
I Libri sapienziali si differenziano dai Libri storici e profetici fin dalla prima
lettura. Se nella Letteratura sapienziale è presente la creazione, sembra però
del tutto assente la Storia della salvezza. Spesso i Sapienziali sono stati per
questo contrapposti al resto dell'AT quasi proponessero una “teologia della
creazione” astratta dalla storia. Ciò non è esatto: già nei sapienziali più antichi
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la storia viene recuperata come storia del singolo uomo, la "storia" della vita
quotidiana. Poi già in parte Siracide e successivamente Sapienza,
recupereranno la dimensione storica anche in maniera più universale,
sottolineando il legame tra storia e creazione. Il passato diventa nella
tradizione sapienziale modello per il futuro, che Dio crea rinnovando il cosmo;
natura e storia quindi parlano entrambe al sapiente guidandolo sulla via della
vita.
I testi sapienziali possono per questo essere definiti, secondo
l'immagine proposta da K.Rahner, la mistica del quotidiano.
In Ger 18,18 troviamo l'indicazione di tre esperienze diverse e
complementari: "la legge non verrà meno ai sacerdoti, né il consiglio ai saggi,
né l'oracolo ai profeti".
La Torah (=istruzione) è il proprio del sacerdote, al profeta compete la
parola, al saggio compete il consiglio.
La Torah racchiude le credenze fondamentali della storia d'Israele e le
leggi del popolo di Dio; il sacerdote insegna i fondamenti della fede. Poi ci sono
i Profeti anteriori e posteriori, testimoni di come la legge sia “parola viva”,
comunicazione/esortazione diretta di Dio al suo popolo; il profeta esorta
all'ascolto fattivo delle legge. Ai saggi compete il consiglio, cioè la riflessione
sull'esistenza, che è certo esistenza davanti a Dio, nel popolo dell'Alleanza,
entro la storia di salvezza, ma non si può definire in maniera così netta come
l'esperienza e la produzione letteraria di sacerdoti e profeti.
Questa produzione letteraria è definita nel canone ebraico dei Ketûbîm,
gli (altri) Scritti, cioè una definizione in senso negativo, ciò che non è proprio
né dei sacerdoti né dei profeti. In senso stretto possono essere definiti
Sapienziali i libri seguenti: Pro, Gb, Qo e, al di fuori della Bibbia ebraica
(deuterocanonici), Siracide e Sapienza. In realtà non è che la Sapienza non sia
mai presente altrove, c'è chi parla ad esempio di "sapienza internazionale"
comunque la comprensione non è univoca per tutti, infatti sapere cosa è la
sapienza non è facile.
ancestrale.
La prosperità di un re dipende dalla prosperità del popolo, dalla
capacità tecnica dei nobili (organizzazione burocratica efficace),
dall'attaccamento alla giustizia e alla verità.
Il comportamento del re sarà giudicato dagli dei e avrà conseguenze
eterne. Il re deve essere fedele agli dei e al culto e avere un retto
comportamento, deve prepararsi la sua necropoli per ricordarsi che sarà
sottoposto al giudizio dell'aldilà.
c. istruzione di Amenemope (1000 a. C.) - E' un testo breve in 30
capitoletti, non sempre collegati logicamente fra loro.
L'autore è un consigliere capace di persuadere, consapevole dei pregi
del suo scritto, che è presentato come un magazzino della vita; ha
preferenza per il cittadino onesto, silenzioso, che pesa le parole.
Novità: è presente il tema dell'amore verso il prossimo, rispetto per la
vecchiaia, premio di Dio per chi allieta gli umili, condanna per chi deride i
deformi. La moralità non è tanto la ricompensa dell'aldilà ma quello che
piace agli dei. Si tratta di una religione monoteistica. Sono evidenti i rapporti
di questa sapienza di Amenemope con una sezione del libro dei Proverbi
(Pro 22,20), molte istruzioni sono simili anche dal punto di vista verbale.
d. Istruzione di Onksheshonqi (V-IV sec a. C.) - Si tratta di detti brevi,
precetti e adagi, circa 250 proverbi; è un sacerdote che istruisce il suo figlio.
Non usa il parallelismo sinonimico antitetico, tipico dei proverbi.
Questa collezione abbraccia la sapienza per una comunità più ampia,
non solo per i nobili ma sapienza popolare. Solo il titolo e il preambolo
mantengono le forme delle antiche raccolte sapienziali.
e. Satire dei Mestieri (medio impero egiziano) - Si trova qualcosa di
simile in Siracide.
Un marinaio incoraggia il figlio a frequentare una scuola di scribi. La
vita è concepita come faticosa per chi esercita un lavoro manuale a
differenza della vita tranquilla degli scribi. L'idea dell' istruzione comunicata
da padre in figlio sarà recepita dalla Bibbia, così il valore del mestiere di
scriba e la sapienza come riconoscimento di un ordine della realtà voluto
da Dio, rispettare questo ordine è onorare ed accogliere la volontà degli dei.
documentate più le crisi che le dottrine ortodosse (vi sono testi simili a
Giobbe), dialoghi sulla miseria umana (la teodicea babilonese), dialogo
pessimistico tra un principe e il suo servo.
4. La Sapienza in Israele
(Sono sapienti gli artigiani, ecc.): Es 28,3 “parlerai agli artigiani più esperti ai
quali ho dato uno spirito di saggezza”; Es 31,3-6 “ho infuso saggezza agli
artisti”; cf Es 35,10-25. L'antichità di questo concetto è presupponibile per la
sua scarsa valenza etico-morale, infatti questa conoscenza pratica è definita
sapienza anche se risulta negativa negli effetti e moralmente riprovevole.
Sapienza è trovare la strada per raggiungere uno scopo, buono o
cattivo che sia. Ad es. in 2 Sam 13,3: Yonadab è definito “uomo molto
sapiente” perchè insegna ad Amnon come ingannare sua sorella per poterla
impunemente stuprare.
La sapienza più alta è quella che si esprime nel campo della politica; il
Signore dona la sapienza ai capi e ai consiglieri: cf Salomone e la sua preghiera
a Gabaon. Anche YHWH è sapiente in questo senso, perchè ha creato il mondo
come un artigiano straordinario (Is 40,13-14; Pro 3,19).
Nella sapienza Mesopotamica o Egizia di questa sapienza "artigiana"
fanno parte anche le arti magiche e divinatorie, che invece in Israele sono
bandite.
La Sapienza più antica, che si può rintracciare qua e là negli scritti degli
autori sapienziali è come la testimonianza di una antica tradizione.
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la riflessione critica dell'uomo sul suo agire quotidiano; ragione e fede non si
oppongono.
Così tutto ciò che è autenticamente umano può servire alla fede anche
ciò che in apparenza sembra esservi estraneo (da qui il dialogo con le altre
culture e le altre fedi e la dimensione di universalità della sapienza). Allo stesso
modo la Sapienza ci rende coscienti dei nostri limiti e ci apre ad un concetto più
alto di sapienza: quella divina.