Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
DALL’ASCETICA E MISTICA
ALLA VITA CRISTIANA
Novant’anni dopo
1
D. de Pablo Maroto, Evolución de la teología espiritual. Siglo XX. De la Teolo-
gía ascética y mística a la Teología espiritual, in La teologia spirituale. Atti del Congresso
Internazionale OCD, Edizioni OCD-Edizioni del Teresianum, Roma 2001, 113-140.
2
G. Moioli, La vita cristiana come oggetto della teologia spirituale, in G. Moioli,
La teologia spirituale, Centro Ambrosiano, Milano 2014, 29-48; originariamente pub-
blicato in La Scuola Cattolica 91(1963), 101-116.
3
De Pablo Maroto, Evolución de la teología espiritual, 137.
4
Ivi, 138.
5
R. Zas Friz De Col, Teologia della vita cristiana. Contemplazione, vissuto teo-
logale e trasformazione interiore, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010, che prosegue con
Iniziazione alla vita eterna. Respirare trascendere e vivere, San Paolo, Cinisello Balsamo
2012, e con La presenza trasformante del mistero. Prospettiva di teologia spirituale, G&B
Press, Roma 2015.
6
R. Maiocchi, Paradigma, in Enciclopedia Filosofica, IX, Bompiani, Milano 2006,
8287-8288.
10
7
Riprendo, adattandolo, l’articolo: R. Zas Friz De Col, Contesto socio-religioso
attuale e vissuto cristiano, in Ignaziana (www.ignaziana.org) 23(2017), 17-29; apparso
11
anche in M. Rotsaert – R. Zas Friz De Col, Iniziazione alla vita spirituale, G&B Press,
Roma 2017, 9-25.
8
C. Taylor, L’età secolare, edizione italiana a cura di P. Costa, Feltrinelli, Mila-
no 2009; abbreviamo T seguito dal numero della pagina.
12
9
D. Tacey, The Spirituality Revolution. The Emergence of Contemporary Spiritua-
lity, Brunner-Routledge, Hove-New York 2004. Abbreviamo DT, seguito dal numero
della pagina.
13
14
15
10
Z. Bauman, Paura liquida, Laterza, Bari 2009, 162.
11
Z. Bauman, Vita liquida, Laterza, Bari 2009,158-161.
16
12
Ivi, 26.
13
Z. Bauman, Vite di corsa. Come salvarci dalla tirannia dell’effimero, Il Mulino,
Bologna 2009, 88 (corsivo dell’autore).
14
Cf. Bauman, Paura liquida, 219. «La nostra globalizzazione negativa, che oscilla
tra il togliere la sicurezza a chi è libero e l’offrire sicurezza sotto forma di illibertà, ren-
derà la catastrofe ineluttabile. Se non si formula questa profezia, e se non la si prende sul
serio, l’umanità ha poche speranze di renderla evitabile» (ivi, 220, corsivo dell’autore).
17
15
«Non si tratta più, infatti, di ammirare un ordine normativo, in cui Dio si è ri-
velato mediante i segni e simboli. Dobbiamo piuttosto dimorare in esso come agenti
della ragione strumentale che fanno funzionare efficacemente il sistema per realizzare
gli scopi divini; poiché è tramite questi scopi e non tramite i segni che Dio si rivela nel
suo mondo» (T 133).
18
16
«Ciò che avviene è in sostanza un progressivo distacco dalle concezioni cristia-
ne ortodosse di Dio come agente che interagisce con gli uomini e interviene nella storia
umana, è il passaggio a un’immagine di Dio come architetto di un universo operante
secondo leggi immutabili, a cui gli esseri umani devono conformarsi oppure subirne le
conseguenze» (T 346).
19
Il XX secolo
L’ultimo sviluppo della secolarizzazione avanzata si tiene in
quella che Taylor chiama la «cultura dell’autenticità»:
Devo scoprire la mia strada verso l’integrità e la profondità spirituale.
L’attenzione è focalizzata ora sull’individuo e sulla sua esperienza. La
spiritualità deve parlare a tale esperienza. La ricerca […] è quindi il
modello fondamentale della vita spirituale. Una ricerca che non può
prendere le mosse da esclusioni a priori o da punti di partenza ineludi-
bili, che porterebbero a pre-giudicare questa esperienza (T 638-639).
La ricerca è «spirituale», non «religiosa», poiché questa impo-
ne a quella scelte previe rispetto all’esperienza della ricerca stessa.
Di conseguenza, la ricerca di senso è diventata un’avventura perso-
nale legittimata dal vissuto individuale.17
17
In effetti le persone «stanno cercando una sorta di unità e di integrità del sé, una
rivendicazione dell’importanza del sentimento contro la supremazia unilaterale della
21
Conclusione
In sintesi, il passaggio da una condizione di cristianità a un’al-
tra di post-cristianità nelle società di antica tradizione cattolica è
dovuto alla progressiva secolarizzazione della fonte della trasfor-
mazione personale: non più il vissuto della rivelazione giudeo-cri-
stiana, ma l’ascolto della rivelazione dell’interiorità dell’individuo
stesso. L’idea di una spiritualità liberata dalla religione e quella di
una concessione della vita sociale legata al consumismo autorefe-
renziale e massificante, sono due prodotti raffinati della secolariz-
zazione dell’interiorità. In essa non c’è più bisogno della rivelazione
divina e del rapporto con Dio per avviare, sviluppare e raggiungere
un processo di trasformazione che porti a un sempre maggiore be-
nessere individuale.
2. Il nuovo paradigma
La situazione descritta nel paragrafo precedente muove a cer-
care un ponte con essa, in modo da poter approfittare dei suoi van-
taggi e superare i suoi svantaggi dinanzi a una concezione dello svi-
luppo del vissuto cristiano. Il dialogo tra il vissuto della rivelazione
e il suo contesto immediato è imprescindibile per la comprensione
ragione, e una riaffermazione del corpo e dei suoi piaceri rispetto alla collocazione
subalterna e spesso tormentata dei sensi di colpa in cui era stato confinato nell’iden-
tità disciplinata e strumentale. L’accento cade ora sull’unità, sull’integrità, sull’olismo,
sull’individualità; il loro linguaggio spesso evoca “l’armonia, l’equilibrio, il flusso, l’in-
tegrazione, la concordia, la concentrazione”» (T 638).
22
ancora quattro anni. Si tratta di una riflessione sul vissuto che trova
la sua giustificazione ultima nel medesimo vissuto biblico della tra-
dizione cristiana.
Innanzitutto, bisogna mettere la base, come indica il numero 15
degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio: è lo stesso Creatore e Signore
che si comunica alla persona per abbracciarla nel suo amore e di-
sporla così verso la via in cui potrà servirlo meglio. Per questa ragio-
ne, chi dà gli Esercizi deve mantenersi sempre da parte, senza prota-
gonismi, lasciando che il Creatore operi immediatamente nell’eserci-
tante e l’esercitante risponda direttamente al suo Creatore e Signore.
A questa convinzione teologica, ne segue una antropologica.
Se Dio agisce sull’interiorità della persona, è perché essa è sta-
ta creata da Dio e ha una finalità data nella sua stessa condizione
creaturale: lodarlo, riverirlo e servirlo. Esercitarsi mentre vive nel
raggiungere tale finalità significa esercitarsi nella sua salvezza. Con-
seguentemente, le sue decisioni devono essere indirizzate a raggiun-
gere il suo fine, allenandosi praticamente nella cosiddetta indiffe-
renza ignaziana,
in modo che, da parte nostra, non vogliamo più salute che malattia,
ricchezza che povertà, onore che disonore, vita lunga che breve, e
così via in tutto il resto; solamente desiderando e scegliendo quello
che più ci conduce al fine per cui siamo creati (ES 23).
Si apre così l’argomento della libertà personale indirizzata alla
realizzazione di un fine che richiede di liberarsi di tutto quanto
ostacoli il compimento della promessa di vita eterna.
Su questa base teologica e antropologica opera la dinamica del
modo in cui Dio si comunica e si rivela personalmente. Essa si rea
lizza attraverso le mozioni spirituali che sono sempre di consolazio-
ne spirituale. Il loro effetto può essere causato direttamente da Dio,18
18
«Solo Dio nostro Signore dà consolazione all’anima senza causa precedente;
perché è proprio del Creatore entrare, uscire, suscitare mozione in essa, attirandola tut-
ta nell’amore di sua divina maestà. Dico senza causa, senza nessun previo sentimento
o conoscenza di alcun oggetto da cui venga quella consolazione, mediante suoi atti di
intelligenza e di volontà» (ES 330).
24
19
«Con causa può consolare l’anima tanto l’angelo buono come il cattivo per fini
contrari: l’angelo buono per giovamento dell’anima, perché cresca e salga di bene in
meglio; e l’angelo cattivo per il contrario, e per trascinarla ulteriormente nella sua dan-
nata intenzione e malizia» (ES 331).
20
«Dio le permette per tre motivi: la prima è perché siamo tiepidi, pigri o negli-
genti nei nostri esercizi spirituali, e così per le nostre colpe la consolazione spirituale si
allontana da noi; la seconda, per farci provare quanto valiamo e quanto avanziamo nel
suo servizio e lode, senza tanto sostegno di consolazioni e grandi grazie. La terza, per
darci vera nozione e conoscenza, affinché sentiamo intimamente che non dipende da
noi procurare o conservare grande devozione, amore intenso, lacrime, né alcun’altra
consolazione spirituale, ma che tutto è dono e grazia di Dio nostro Signore; e affinché
non poniamo nido in casa altrui, elevando il nostro intelletto in qualche superbia o va-
nagloria, attribuendo a noi stessi la devozione o le altre parti della consolazione spiri-
tuale» (ES 322).
21
«È proprio di Dio e dei suoi angeli, nelle loro mozioni, dare vera letizia e gioia
spirituale, rimuovendo ogni tristezza e turbamento che il nemico induce; del quale è
25
funzione del decidere. Tanto è così che nel titolo degli Esercizi spiri-
tuali si afferma che sono «per vincere se stesso e ordinare la propria
vita senza prendere decisioni in base ad alcun affetto disordinato»
(ES 21). Per questa ragione il metodo adatto per sviluppare una mi-
gliore comprensione della spiritualità deve partire dall’esperienza e
centrarsi sul prendere una decisione. Perché nella decisione, come
si vedrà, si concentra il vissuto.
proprio combattere contro tale letizia e consolazione spirituale, portando ragioni appa-
renti, sottigliezze e continui inganni» (ES 329).
22
Cf. Zas Friz De Col, La presenza trasformante del mistero, 117-157.
23
In una prossima pubblicazione si offrirà una versione completa e aggiornata.
26
28
2.4. Conclusione
Il passaggio dalla cristianità alla post-cristianità evidenziato
nella secolarizzazione della spiritualità cristiana, divenuta spiritua-
lità tout court, obbliga a un cambio di paradigma rispetto alla pro-
spettiva con cui approcciarla. Se il paradigma è lo schema mentale
con cui la comunità dei teologi spirituali approccia il vissuto cri-
stiano, condividendo principi, metodi e fini, la nuova situazione so-
cio-religiosa chiede, precisamente, un cambio nel modo di approc-
ciarlo. A questo scopo si è proposta una prospettiva diversa, espli-
citando i suoi principi (l’esperienza e la decisione), il suo metodo
(teologico-decisionale) e il suo fine (la vita eterna).
29
24
Z. Alszeghy – M. Flick, Come si fa la teologia. Introduzione allo studio della
teologia dogmatica, Paoline, Alba 1974, 15 (corsivo dell’autore).
25
Ivi, 16.
30
26
Ivi, 19 (corsivo dell’autore).
27
Cf. ivi, 21.
28
Ivi, 23.
31
4. Conclusione
L’unità della vita cristiana è il fondamento dell’unità della teo-
logia, nel senso che quella abbraccia il vissuto della rivelazione nella
sua dimensione cognitiva, affettiva e comportamentale, e questa lo
esprime riflessivamente. La riflessione distingue, nel vissuto, diver-
si aspetti con differenti oggetti, ma il vissuto si fondamenta nell’e-
sperienza della rivelazione, nella vita appunto. Per questo motivo,
la nozione di vita cristiana dovrebbe superare non solo l’ascetica e
mistica, la spiritualità o la teologia spirituale, ma la stessa teologia, in
quanto mero momento riflessivo della vita cristiana.
Con l’appoggio del metodo teologico-decisionale, si eviden-
zia come la vita cristiana abbia diversi momenti esistenziali e ogni
aspetto possa essere frutto di una disciplina che sviluppa un parti-
colare oggetto di studio. Tuttavia, l’unità della vita cristiana non è
il frutto di una riflessione in grado di mettere insieme i pezzi, ma
di un vissuto che riflette nella fede, nella speranza e nell’amore il
mistero del rapporto personale con il Dio rivelato che trasforma
la condizione umana per divinizzarla, ma che, comunque, rimane
mistero.
32