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I PARTE
II PARTE
48.08 Qual è il senso di qsto primo paragrafo? sottolineare che il messaggio della teologia e del
magistero è custode di una verità che nn è alla mercè delle culture e delle filosofie che vorrebbero
impossessarsene.
Qui ci sono posizioni molto vere e allo stesso tempo molto problematiche: è vero, la rivelazione di
Dio nn è cosa umana, nn è qlcsa che produciamo, discutiamo o possediamo noi… e d’altro lato nn
può che giocarsi con l’umano. Quindi qsta relazione, qsto rischio di esporsi a diverse interpretazioni
è 1 rischio che in parte va assunto (lo stesso Gesù, incarnandosi, si è esposto al rischio di essere alla
mercè degli uomini…fino in fondo).
Qua c’è 1 sottolineatura che rivendica 1 verità che nn deve lasciarsi troppo manipolare dalle
strategie umane; quindi rivendica la lontananza. D’altra parte il destino del cristianesimo è essere
dentro la storia.
II CAPITOLO “Interpretazione della Scrittura” tocca 1 tema che poi segna molto la riflessione e
sfocierà nella Dei Verbum (che è dedicata quasi totalmente a qsto tema della Parola di Dio , il tema
delle Scritture e della loro interpretazione).
Se noi guardiamo alla tradizione le Scritture erano viste come dettate dallo Spirito Santo ( Spirito
Sancto dictante). Se invece guardiamo al Vaticano II nn si dice più così: si dice che c’è un autore
umano che è co-autore dello Spirito; c’è una sottolineatura dell’umano più importante.
Nel 1950 il tema delle Scritture è ancora un tema “caldo”, di discussione e di contrapposizione (si
vuole evitare che le Scritture vengano intese come qualsiasi altro scritto e interpretabile da tutti,
perdendo così la dimensione della “sacra Scrittura” ).
Per custodire qsta sacralità si rivendica 1 approccio letterale alla Scrittura, nn suscettibile di
interpretazioni.
ma qsta posizione difensiva è altrettanto problematica, perché la stessa “lettera” della Scrittura a
volte nn è chiara ( e la posizione difensiva del magistero è: LA SCRITTURA NN PUO’ SBAGLIARE, nn
può contenere errori, e quello che dice è la verità).
COMINCIAMO A LEGGERE IL II CAPITOLO
il tema che la tradizione custodisce è l’inerranza della Scrittura, cioè la S. non può sbagliare. Il punto
di difesa che il Magistero ha è che la S non può contenere errori, dice la cerità.
“Ritorniamo ora alle teorie nuove, di cui abbiamo parlato prima: da alcuni vengono proposte o
istillate nella mente diverse opinioni che sminuiscono l'autorità divina della Sacra Scrittura. Con
audacia alcuni pervertono il senso delle parole del Concilio Vaticano con cui si definisce che Dio è
l’Autore della Sacra Scrittura, e rinnovano la sentenza, già più volte condannata, secondo cui
l'inerranza della Sacra Scrittura si estenderebbe soltanto a ciò che riguarda Dio stesso o la religione
e la morale. Anzi falsamente parlano di un senso umano della Bibbia, sotto il quale sarebbe
nascosto il senso divino, che è, come essi dichiarano, il solo infallibile. Nell'interpretazione della
Sacra Scrittura essi non vogliono tener conto dell'analogia della fede e della tradizione della Chiesa;
in modo che la dottrina dei Santi Padri e del Magistero dovrebbe essere misurata con quella della
Sacra Scrittura, spiegata, però, dagli esegeti in modo puramente umano; e non piuttosto la Sacra
Scrittura esposta secondo la mente della Chiesa, che da Cristo Signore è stata costituita custode e
interprete di tutto il deposito delle verità rivelate. Inoltre il senso letterale della Sacra Scrittura e la
sua spiegazione elaborata, sotto la vigilanza della Chiesa, da tali e tanti esegeti, dovrebbe, secondo
le loro false opinioni, cedere il posto ad una nuova esegesi, chiamata simbolica e spirituale;
secondo quest’esegesi i libri del Vecchio Testamento, che oggi nella Chiesa sono una fonte chiusa e
nascosta, verrebbero finalmente aperti a tutti. In questo modo - essi affermano - svaniscono tutte
le difficoltà alle quali vanno incontro soltanto coloro che si attengono al senso letterale delle
Scritture”
La Chiesa si è preoccupata di custodire il senso autentico delle Scritture e ci sono qsti nuovi
pensatori che vorrebbero mettere in discussione qsto modo di custodire le Scritture, che vogliono
proporre 1 nuova esegesi, chiamata simbolica e spirituale.
Il PROBLEMA E’: Aderiamo al senso letterale delle Scritture o introduciamo l’interpretazione
simbolica e spirituale delle Scritture? (tra l’altro nota che, nella tradizione, l’elemento letterale,
spirituale, anagogico, morale etc. nell’approccio alle Scritture erano già tenuti in conto fin dal
tempo di Ambrogio e Gerolamo; qui qsta dimensione spirituale e simbolica sembra invece tradire il
senso autentico della Scrittura).
“Tutti vedono quanto tutte queste opinioni si allontanino dai principi e dalle norme ermeneutiche
giustamente stabilite dai Nostri Predecessori di felice memoria: da Leone XIII nell'Enciclica
"Providentissimus Deus", da Benedetto XV nell'Enciclica "Spiritus Paraclitus", come pure da Noi
stessi nell'Enciclica "Divino afflante Spiritu".
Qsti sono testi importantissimi che fanno evolvere l’interpretazione delle Scritture.
“Non deve recare meraviglia che tali novità in quasi tutte le parti della teologia abbiano prodotto i
loro velenosi frutti. Si mette in dubbio che la ragione umana, senza l'aiuto della divina Rivelazione e
della grazia, possa dimostrare con argomenti dedotti dalle cose create, l'esistenza di un Dio
personale; si afferma che il mondo non ha avuto inizio e che la creazione del mondo è necessaria,
perché procede dalla necessaria liberalità del divino amore; così pure si afferma che Dio non ha
prescienza eterna ed infallibile delle libere azioni dell'uomo: tutte opinioni contrarie alle
dichiarazioni del Concilio Vaticano I”
“Da alcuni poi si mette in discussione se gli angeli siano persone; se vi sia una differenza essenziale
fra la materia e lo spirito. Altri snaturano il concetto della gratuità dell'ordine sovrannaturale,
quando sostengono che Dio non può creare esseri intelligenti senza ordinarli e chiamarli alla visione
beatifica. Né basta; poiché, messe da parte le definizioni del Concilio di Trento, viene distrutto il
vero concetto di peccato originale e insieme quello di peccato in genere, in quanto offesa di Dio,
come pure quello di soddisfazione data per noi da Cristo. Né mancano coloro che sostengono che la
dottrina della transustanziazione, in quanto fondata su un concetto antiquato di sostanza, deve
essere corretta in modo da ridurre la presenza reale di Cristo nell'Eucaristia ad un simbolismo, per
cui le specie consacrate non sarebbero altro che segni efficaci della presenza di Cristo e della sua
intima unione nel Corpo mistico con i membri fedeli.”
Zwingli, nella riforma, aveva già preso qste posizioni.
Sono messi qui tutti gli elementi per cui chi ha un approccio non più letterale, ma col tentativo di
interpretare con riferimento all’aspetto simbolico e spirituale il ...della Scrittura, ci sono tutti qsti
rischi di errori.
La parte riportata in rosso è quella che Pio XXII indica come gli errori da cui guardarsi per custodire
le verità di fede. Quell’approccio che vorrebbe essere di aggiornamento e di migliore comprensione
rischia di fare errori su questi importanti capitoli delle verità di fede.
“Certuni non si ritengono legati alla dottrina che Noi abbiamo esposta in una Nostra Enciclica e che
è fondata sulle fonti della Rivelazione, ”
qual è qsta dottrina autentica che andrebbe ritenuta vera? “secondo cui il Corpo mistico di Cristo e
la Chiesa cattolica romana sono una sola identica cosa.” questo era un convincimento forte al
tempo di Pio XXII.
Cioè che la chiesa di Cristo, il corpo mistico, coincidesse, fosse identico con la Chiesa cattolica
romana.
Qsto un tema che sarebbe da riprendere. Quindi, ci sono qsti errori che serpeggiano dentro il
popolo di Dio.
DOMANDA sul metodo storico- critico . Il metodo storico critico guarda a una elaborazione delle
fonti, della stratificazione del testo, delle tradizioni che lo hanno formulato. E sembra, secondo la
visione della Chiesa in qsto tempo, qlcs che riduce il testo sacro a un qualsiasi testo. Ma lo Spirito
Santo se smonti tutto lo trovi? Il rischio è qsto.
Lo dice anche Benedetto XVI nei suoi volumi su Gesù di Nazaret. Bisogna prenderlo con cura il
metodo storico critico, perché non si può pensare di spiegare la Scrittura “smontando tutto”
secondo i criteri storico-esegetici che si userebbero per qualsiasi altro testo rischiando così di
perdere l’ispirazione divina. Attenzione quindi al rischio di ridurre il testo sacro a un qsiasi testo,
La Chiesa oggi non dice che dobbiamo e/o possiamo fare a meno di qsto metodo, poi lo acquisirà.
Ma attenzione a non ritenere che noi spieghiamo la sacralità della S. con una tecnica.
CAPITOLO 3 “IDONEITA’ DELLA FILOSOFIA DI SAN TOMMASO E DIFESA DA ATTACCHI”
Di fronte a un attacco ai dogmi e al rischio di una mala interpretazione della sacra Scritture, ecco
che si ridice l’importanza della filosofia di s. Tommaso per interpretare rettamente la dottrina
cattolica.
“il metodo dell'Aquinate si distingue per singolare superiorità tanto nell'ammaestrare gli animi che
nella ricerca della verità; la sua dottrina poi è in armonia con la Rivelazione divina ed è molto
efficace per mettere al sicuro i fondamenti della fede come pure per cogliere con utilità e sicurezza i
frutti di un sano progresso (A. A. S. vol. XXXVIII, 1946, p. 387).Perciò è quanto mai da deplorarsi che
oggi la filosofia confermata ed ammessa dalla Chiesa sia oggetto di disprezzo da parte di certuni,”
qlcn dice che qsta filosofia è passta, anctica, fuori moda. Invece questa enciclica dunque ripropone
con forza che la ricerca teologica deve passare da Tommaso. Si vuole fare ricerca teologica in modo
adeguato alle indicazioni del Magistero? Si passi da Tommaso.
In questo tempo Lonergan, Rhaner e altri grandi teologi che stavano cercando di far dialogare le
verità di fede con la cultura del tempo (Heidegger, Kant, trascendentalismo, esistenzialismo…) si
mettono a studiare Tommaso, e attraverso lui cercano di trovare le chiavi di lettura per annunciare
la fede ad un mondo che ha bisogno di essere interpretato e anche capito…ma diventano grandi
studiosi di Tommaso d’Aquino.
Chi si oppone a Tommaso fa qste critiche: critica la “filosofia perenne non è che la filosofia delle
essenze immutabili, mentre la mentalità moderna deve interessarsi della "esistenza" dei singoli
individui ”cioè gli oppositori di Tommaso criticano una filosofia che fa riferimento a un’ontologia
stabile a favore di una dimensione più attenta a un aspetto storico- mutevole.
“Ciò non corrisponde a verità. La filosofia cristiana non ha mai negato l'utilità e l'efficacia che hanno
le buone disposizioni di tutta l'anima per conoscere ed abbracciare le verità religiose e morali; anzi,
ha sempre insegnato che la mancanza di tali disposizioni può essere la causa per cui l'intelletto,
sotto l'influsso delle passioni e della cattiva volontà, venga cosi oscurato da non poter rettamente
vedere. Di più, il Dottor Comune ritiene che l'intelletto possa in qualche modo percepire i beni di
grado superiore dell'ordine morale sia naturale che soprannaturale, in quanto esso esperimenta
nell'ultimo una certa "connaturalità" sia essa naturale, sia frutto della grazia, con i medesimi beni
(Cfr. S. Thom., Summa Theol. IIa IIæ, quæst. I, art. 4 ad 3; et quæst. 45, art. 2, in c.);”
la Chiesa cattolica rimarca sempre che bisogna usare la ragione. C’è 1 ragione buona, una ragione
creata da Dio in sintonia col mistero, che può essere utilizzata per comprendere il mistero di Dio.
(Questa è la difesa contro ogni fideismo).
D’altro lato non può certo cedere a una pura ragione.
Qui sono ancora ribadite le posizioni che negano questa evoluzione mescolando i piani.
Qui vengono riassunte una serie di posizioni che, dice Pio XII, “Tutte queste affermazioni e opinioni
sono apertamente contrarie ai documenti dei Nostri Predecessori Leone XIII e Pio X, e sono
inconciliabili con i decreti del Concilio Vaticano. Sarebbe veramente inutile deplorare queste
aberrazioni, se tutti, anche nel campo filosofico, fossero ossequienti con la debita venerazione
verso il Magistero della Chiesa, che per istituzione divina ha la missione non solo di custodire e
interpretare il deposito della Rivelazione, ma anche di vigilare sulle stesse scienze filosofiche perché
i dogmi cattolici non abbiano a ricevere alcun danno da opinioni non rette.”
Nell’ultima parte del capitolo si delinea il ruolo della Chiesa come mater magistra, deve essere
maestra e madre, difendendo i figli dal rischio di interpretazioni errate.
IV CAPITOLO. Pone il problema del rapporto con le scienze positive. Capitolo molto importante
nella ns cultura tecnico scientifica.
Qui si invita alla cautela: quando le scienze propongono delle interpretazioni, un conto è
considerarle delle ipotesi, 1 conto è ritenere che dicano la verità.
per es. l’evoluzionismo potrebbe essere un’ipotesi; diventa 1 problema se dice che è tt verità e nn
c’è nient’altro per spiegare l’origine dell’uomo.
Quindi la scienza ha bisogno di essere presa con cautela
“Però questo deve essere fatto in tale modo che le ragioni delle due opinioni, cioè di quella
favorevole e di quella contraria all'evoluzionismo, siano ponderate e giudicate con la necessaria
serietà, moderazione e misura e purché tutti siano pronti a sottostare al giudizio della Chiesa, alla
quale Cristo ha affidato l'ufficio di interpretare autenticamente la Sacra Scrittura e di difendere i
dogmi della fede”
ci può essere un dibattito scientifico, ci possono essere posizioni varie, chi poi deve essere
incaricato di decidere la verità? La Chiesa, il Magistero.
“Però alcuni oltrepassano questa libertà di discussione, agendo in modo come fosse già dimostrata
con totale certezza la stessa origine del corpo umano dalla materia organica preesistente, valendosi
di dati indiziali finora raccolti e di ragionamenti basati sui medesimi indizi; e ciò come se nelle fonti
della divina Rivelazione non vi fosse nulla che esiga in questa materia la più grande moderazione e
cautela.”
qui ci si rivela cosa vuol dire il pensare teologico. Cosa dice qsto testo in sintesi? La verità, e quindi
l’autenticità delle posizioni, va compresa alla luce delle verità di fede.
Noi dobbiamo pensare e capire cosa c’è di vero in ogni posizione riconducendosi alla centralità di
Gesù Cristo; cioè deve essere una verità cristologicamente compatibile (nota: in realtà in qsto
documento si tende a essere più ecclesiocentrici).
“Però quando si tratta dell'altra ipotesi, cioè del poligenismo, allora i figli della Chiesa non godono
affatto della medesima libertà. I fedeli non possono abbracciare quell'opinione i cui assertori
insegnano che dopo Adamo sono esistiti qui sulla terra veri uomini che non hanno avuto origine,
per generazione naturale, dal medesimo come da progenitore di tutti gli uomini, oppure che
Adamo rappresenta l'insieme di molti progenitori; ”
Quando per es. si tratta dell’ipotesi del poligenismo (secondo cui ci sono stati diversi punti nel
quale l’uomo ha avuto origine, nn solo da Adamo ed Eva): il magistero sostiene un’interpretazione
letterale della genesi, nn accoglie l’ipotesi del poligenismo e riprende il tema del peccato originale
trasmesso da Adamo a tutte le generazioni successive. E’ proprio in forza di qsta comune origine da
Adamo che c’è qsta trasmissione del peccato originale.
Gli indiani d’America sono uomini o no? Se nn sono uomini possiamo sfruttarli. Il problema era
teologico. Come fanno add essere veri uomini se l’umanità è nata da Adamo ed Eva e mai nessuno
è venuto in America, India prima?
Ha ragione la Bibbia, quindi qs non sono uomini, oppure ha ragione il poligenismo? Applicato a un
caso concreto è stata una questione di notevole rilevanza della fine del 1400 e poi di tutto il 1500.
Qste e altre affermazioni che toccano il tema di Adamo, che vuol dire interpretazione letterale di
Genesi, ossia che Adamo ed Eva sono realmente esistiti, come si concilia con tutte le altre
riflessioni?
“non appare in nessun modo come queste affermazioni si possano accordare con quanto le fonti
della Rivelazione e gli atti del Magistero della Chiesa ci insegnano circa il peccato originale, che
proviene da un peccato veramente commesso da Adamo individualmente e personalmente, e che,
trasmesso a tutti per generazione, è inerente in ciascun uomo come suo proprio ”
questo è fondamentale per parlare poi della salvezza, del battesimo, della salvezza in Cristo. È
perché c’è qs comune origine da Adamo che c’è qsta trasmissione del peccato originale. Qs lo dice il
Magistero nel 1950.
Ora abbiamo maturato una riflessione un po' diversa, che senza perdere la verità di fede, ha però
collocato diversamente qs testi.
Il testo chiude col V e ultimo capitolo che tratta del caso di Parigi
probabilmente un dibattito che è nato da una posizione, una lettera inviata in quel tempo, tra il
mondo parigino e il pontefice, e che poneva dei problemi legati alla Scrittura.
“Come nelle scienze biologiche ed antropologiche, cosi pure in quelle storiche vi sono coloro che
audacemente oltrepassano i limiti e le cautele stabilite dalla Chiesa. In modo particolare si deve
deplorare un certo sistema di interpretazione troppo libera dei libri storici del Vecchio Testamento;
i fautori di questo sistema, per difendere le loro idee, a torto si riferiscono alla Lettera che non
molto tempo fa è stata inviata all'arcivescovo di Parigi dalla Pontificia Commissione per gli Studi
Biblici (16 gennaio 1948; A. A. S., vol. XL, pp. 45-48).Questa Lettera infatti fa notare che gli undici
primi capitoli del Genesi, benché propriamente parlando non concordino con il metodo storico
usato dai migliori autori greci e latini o dai competenti del nostro tempo, tuttavia appartengono al
genere storico in un vero senso, che però deve essere maggiormente studiato e determinato dagli
esegeti; i medesimi capitoli - fa ancora notare la Lettera - con parlare semplice e metaforico, adatto
alla mentalità di un popolo poco civile, riferiscono sia le principali verità che sono fondamentali per
la nostra salvezza, sia anche una narrazione popolare dell'origine del genere umano e del popolo
eletto.Se qualche cosa gli antichi agiografi hanno preso da narrazioni popolari (il che può essere
concesso), non bisogna mai dimenticare che hanno fatto questo con l'aiuto dell'ispirazione divina,
che nella scelta e nella valutazione di quei documenti li ha premuniti da ogni errore. Quindi le
narrazioni popolari inserite nelle Sacre Scritture non possono affatto essere poste sullo stesso piano
delle mitologie o simili, le quali sono frutto più di un'accesa fantasia che di quell'amore alla verità e
alla semplicità che risalta talmente nei Libri Sacri, anche del Vecchio Testamento, da dover
affermare che i nostri agiografi son palesemente superiori agli antichi scrittori profani.”
qlcn cercava di spiegare i capitoli con una lettura mitica.
Qui notiamo che comincia a muoversi qlcsa nelle posizioni del magistero: si cerca di tenere ben
distanti le Scritture da altre narrazioni popolari; nn sono da confondere. Anche se qlcs viene
concesso.
“Veramente Noi sappiamo che la maggioranza dei dottori cattolici, dei cui studi raccolgono i frutti
gli Atenei, i Seminari e i Collegi dei religiosi, sono lontani da quegli errori che apertamente o di
nascosto oggi vengono divulgati, sia per smania di novità, sia anche per una non moderata
intenzione di apostolato. Ma sappiamo anche che queste nuove opinioni possono far presa tra le
persone imprudenti; quindi preferiamo porvi rimedio sugli inizi, piuttosto che somministrare la
medicina quando la malattia è ormai invecchiata. Per questo motivo, dopo matura riflessione e
considerazione, per non venir meno al Nostro sacro dovere, ordiniamo ai Vescovi e ai Superiori
Generali degli Ordini e Congregazioni religiose, onerata in maniera gravissima la loro coscienza, di
curare con ogni diligenza che opinioni di tal genere non siano sostenute nelle scuole o nelle
adunanze e conferenze, né con scritti di qualsiasi genere e nemmeno insegnate, in qualsivoglia
maniera, ai chierici o ai fedeli. Gli insegnanti degli Istituti ecclesiastici sappiano che essi non
possono esercitare con tranquilla coscienza l'ufficio di insegnare che è stato loro affidato, se non
accettano religiosamente le norme che abbiamo stabilite e non le osservano esattamente
nell'insegnamento delle loro materie. Quella doverosa venerazione ed obbedienza che nel loro
assiduo lavoro devono professare verso il Magistero della Chiesa le infondano anche nella mente e
nell'anima dei loro scolari.”
Alla fine c’è un invito all’obbedienza rigorosa per evitare che interpretazioni false, nn vagliate dal
magistero, vengano insegnate (il giuramento anti-modernista)
“Cerchiamo con ogni sforzo e con passione di concorrere al progresso delle scienze che insegnano;
ma si guardino anche dall'oltrepassare i confini da Noi stabiliti per la difesa della fede e della
dottrina cattolica. Alle nuove questioni, che la cultura moderna e il progresso hanno fatto diventare
di attualità, diano l'apporto delle loro accuratissime ricerche, ma con la conveniente prudenza e
cautela; infine, non abbiano a credere, per un falso "irenismo"”
Ci vuole prudenza e cautela. E in conclusione si condanna “l’irenismo”, quel tentativo di conciliare
che rischia di mescolare e confondere.
Questa era la posizione ufficiale della Chiesa nel 1950
Quindi attenzione alle filosofie, all’interpretazione della Sacra Scrittura, dei dogmi.
DOMANDA . Abbiamo detto che grandi teologi del novecento (come Rhaner, che ha messo insieme
Heidegger, Kant e Tommaso, cioè ha dato una rilettura tomista dei 2 filosofi). (Da notare che lo
stesso Tommaso, nel suo tempo, era visto come un problema; era stato più volte richiamato dal
magistero ed era considerato “pericoloso”, perché ha aperto la riflessione teologica ad Aristotele,
che era considerato un nemico della fede.) Tommaso ha aperto una strada all’apertura, a diversi
modi coi quali si giunge alla medesima verità.
Ci possono essere diversi modi con i quali giungere alla verità. Ciò che nn va persa è la verità.
Altre domande. (tema sul primato della coscienza e la reazione contraria della Chiesa a quel
tempo, anche riguardo ad altre posizioni...). Il Vaticano II (Gaudium et Spes, n.16) eccezionalmente
pone il primato della coscienza: alla fine ognuno di noi risponde davanti a Dio. Ci possono essere
casi in cui, in coscienza profonda di credente si può disobbedire al magistero, ma la a Chiesa oggi
non dice più che chi è scomunicato va all’inferno: risponderà in coscienza davanti a Dio.