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Le affermazioni di Margherita Hack in materia di filosofia e fede mostrano quanto sia scarso il suo sapere

fuori del suo ambito di competenza

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Quesito

Sia lodato Gesù Cristo!

E’ da qualche anno che seguo questo sito, servendomi soprattutto della sezione "Un sacerdote risponde", e
vi ringrazio nel Signore per questo dono! Non ho trovato nient’altro riguardo a questo argomento che
dunque vorrei approfondire. Vi chiedo comunque scusa per il tempo che potrei prendervi!

Se possibile togliete tutti i riferimenti personali sottostanti!

Sono un ragazzo di quasi 18 anni che frequenta la V liceo scientifico. Pensando alla maturità pensavo di
prendere in esame Fede e Scienza. Ho trovato vari documenti e testi (tra qui anche l’enciclica di GPII) ma ad
alcune domande non sono riuscito a dare una risposta. Questo è un discorso di Margherita Hack che spero
di aver riportato abbastanza fedelmente. E da questo discorso ecco i dubbi.

Intro: Dio esiste oppure no? Riguarda solo il cielo o anche il quotidiano? Siamo figli di un progetto destinati
ad un’eternità o siamo campioni senza valore che l’ostetrica spedisce al becchino? Sono domande che
ciascuno di noi si pone, ondeggiando da una posizione ad un’altra e viceversa.

Discorso Margherita Hack: Spesso molti mi chiedono se scienza e fede, scienza e religione possano
convivere. Io credo di sì anche se operano su piani completamente diversi (?)

La Scienza procede sulla base di esperimenti, osservazioni da cui si cerca di ricavare le leggi generali che
governano il nostro universo, corpo, pianeta, vita.

La fede, quando si resta stupefatti di fronte alla complessità della vita, si chiede, come mai è così? Qual era
l’inizio dell’universo? come si è arrivati a forme di vità così? come può il nostro cervello essere più
complesso di una galassia?

E’ più facile credere che sia stato tutto creato da un essere superiore che sia stato creato tutto da Dio e che
a noi dispiace morire e quindi credere ad un’aldilà.

La scienza cambia continuamente pensiamo all’antichità quando tutti i fenomeni naturali erano misteriosi,
era misterioso l’alternarsi del giorno e della notte. Gli antichi credevano che il sole andasse a dormire.
Perchè c’erano le eclissi di sole e di luna? Tutti i fenomeni naturali erano misteriosi e spiegati con delle
divinità. Pian piano con l’osservazione si è cominciato a capire la ragione di questi fenomeni, la scienza è
andata progredendo continuamente. Anche l’idea di Dio è cambiata. E’ un Dio creatore. Basti pensare ai
pittori di un Dio raffigurata con la barba. L’idea di Dio ora è più astratta e spirituale. L’idea di Dio è andata
continuamente cambiando con il progredire della scienza. Dio esiste o non esiste è una risposta che la
scienza non può dare. Credere o non credere è una questione di fede. Ci sono scienziati credenti, agnostici,
atei. E’ una questione che esula completamente dalla scienza. (?)

Quello che noi oggi riusciamo ad osservare è l’evoluzione dell’universo di com’era ha dato luogo
all’espansione dello spazio ecc. (studio universo).

Scienza e fede continueranno ad operare su due piani completamente separati.


Credere è un segno di incapacità a rispondere a quello domande che l’universo ci pone. E’ un po’ come
credere alla befana. Quando siamo bambini crediamo che i regali ce li porti la befana. Quando ci
accorgiamo che sono stati i nostri genitori a portarci i regali ci rimaniamo male.

Risposta del sacerdote

Carissimo,

1. c’è un errore di fondo in M. Hack ed è questo: che la scienza (intesa in senso positivista) sia l’unica forma
dello scibile umano.

C’è anche un altro modo di fare scienza, tipicamente umano, per il quale non c’è affatto da scomodare la
fede, ed è la metafisica.

Aristotele ha fatto scienza soprattutto in quest’ordine, che è quello prettamente filosofico.

Gli antichi filosofi non hanno attinto alla fede per dare le risposte che una persona umana, con rigore
logico, può dare a tante questioni.

2. Il problema dell’esistenza di Dio non riguarda di per sé la fede. La sola ragione può giungere a questo. E
Aristotele vi è giunto, riuscendo addirittura a dire che è un motore immobile.

È un’affermazione di straordinaria potenza e intuizione perché in questo mondo visibile non vi è nessun
motore che muova qualche altra realtà senza passare lui stesso dalla potenza all’atto.

Aristotele aveva capito che questo motore muove senza passare dalla potenza all’atto perché è
perfettissimo.

Quel motore immobile è Atto, anzi è atto puro, senza alcuna mescolanza di potenzialità.

3. Come vedi, il ragionamento che ti ho presentato non è un discorso di fede.

La fede è accoglienza di quello che Dio dice di se stesso. La fede suppone dunque una Rivelazione.

Ma per parlare dell’esistenza di Dio e della religiosità umana non è necessario scomodare la Rivelazione.

4. Siccome M. Hack in tutto il testo che mi hai riportato non tocca mai verità di fede, ma verità di ragione,
per essere corretta dovrebbe parlare del rapporto tra scienza e metafisica, tra scienza e filosofia.

Vedi dunque sta il suo limite: di confondere la metafisica e la filosofia con la fede.

5. Certo, vi sono dei problemi nel rapporto tra fede e ragione, dove per ragione s’intende tutta la capacità
dell’uomo di far scienza, compresa dunque quella matematica, scientifica e filosofica.

Qui scienza e fede possono dialogare in maniera feconda: ad esempio sull’evoluzione o sulla creazione dal
nulla, sulla creazione dell’anima umana, sulla sua spiritualità e immortalità, sul rapporto tra legge naturale
e legge divina rivelata…
Ma questo è un piano diverso da quello che in maniera riduttiva e inesatta M. Hack definisce rapporto
scienza-fede.

6. Circa l’ultima affermazione, che certamente è offensiva e non fa onore a chi l’ha espressa (perché S.
Agostino e S. Tommaso sarebbero stati infantili!) bisognerebbe che M. Hack avesse il coraggio di
confrontarsi con Gesù Cristo e dire apertamente dove Cristo ha sbagliato quando ha rivendicato la propria
divinità, quali errori ha compiuto nella sua predicazione e nel suo operare.

Gesù infatti sfida gli uomini di tutti i tempi con questa domanda: “Chi di voi può convincermi di peccato?”
(Gv 8,46).

Prima di dire che aderire alla fede è infantile provi a confrontarsi con questi problemi, perché si ha
l’impressione che non ne conosca neanche la portata.

7. Meglio che M. Hack faccia la scienziata e non esuli dal suo sapere. Perché allora pronuncia degli svarioni,
analoghi a quelli di colui che, competente in una branca del sapere, sproloquia su un ambito che appartiene
ad un’altra disciplina, che gli è sconosciuta.

Ripeto ancora: M. Hack, più che sproloquiare sulla fede perché non tocca neanche una delle sue verità,
sproloquia in materia di metafisica, di filosofia.

Allora c’è da chiedersi: perché M. Hack non ha l’umiltà di dire “in quest’ambito non sono preparata?”.
Farebbe più bella figura.

Ti saluto cordialmente e ti benedico.

Padre Angelo

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