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Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?

PREMESSA
Mi rivolgo a quei pochi lettori che avranno la pazienza di leggere queste mie righe con la
speranza di suscitare un interesse sulle “questioni esistenziali” che mi hanno sempre appassionato
da quando ho l’uso della ragione.

CHI SIAMO?
E’ una domanda che mi sono fatto spesso e che continuo a farmi. Mi chiedo perché, la causa,
il fine della nostra esistenza, perché gli esseri umani sono gli unici nel mondo animale che riescono
a comunicare in mille modi, a trasformare la materia, a costruire cose ingegnose grandissime e altre
piccolissime, e così via. Non ho mai trovato una risposta soddisfacente.

DA DOVE VENIAMO?
Anche questa domanda è cruciale, cercare di capire da dove ha avuto origine il tutto, ovvero
l’universo, le galassie, il sistema solare, la Terra, il mondo vegetale e animale, l’uomo.
Sull’origine dell’universo la teoria più accreditata in campo scientifico è quella del Big
Bang, secondo cui l'universo iniziò a espandersi a velocità elevatissima in un tempo finito nel
passato (circa 14 miliardi di anni fa) a partire da una condizione di curvatura, temperatura e
densità estreme e questo processo continua tuttora. La teoria si fonda a sua volta sulla teoria della
relatività generale e sull’osservazione sperimentale dell'espansione dell'universo, ed è
quella predominante nella comunità scientifica sulla base di prove e osservazioni astronomiche.
Ma se il Big Bang ci spiega in modo credibile come si è evoluto l’universo nel corso della
storia a partire da un certo momento, nulla ci dice su ciò che c’era prima, per cui anche questa
domanda rimane senza risposta.

DOVE ANDIAMO?
Questa domanda è, per certi aspetti, la più importante delle tre, anche se strettamente legata
alle altre due. Ovvero: esiste un’altra forma di vita per noi, esseri umani, dopo la morte del corpo?
Esiste l’anima, ovvero la parte non corporea di noi che è quella che sopravvive?
Su questo argomento sono stati scritte tonnellate di libri, aperti miliardi di dibattiti e di
discussioni, ma anche qui, di risposte credibili provate scientificamente non c’è niente.

LE RELIGIONI
Su queste domande, che tutti gli esseri umani pensanti si pongono, abbiamo le risposte date
dalle religioni, intendendo con questo termine il complesso di regole di vita, sentimenti e
manifestazioni di omaggio, venerazione e adorazione, che lega l'uomo a quanto egli ritiene sacro o
divino.
Le religioni, senza distinzioni tra l’una o l’altra, in sostanza forniscono una spiegazione non
scientifica ma completa e articolata alle varie domande esistenziali, basandosi più o meno tutte su
questi concetti:
1. Il mondo (l’universo, gli esseri umani, ecc.) è stato creato da un Essere Superiore (ES) chiamato
a seconda della religione Dio, Allah, Geova, ecc.
2. Questo ES è onnipotente, onnisciente, onni-tutto
3. Alla morte del corpo c’è un’altra forma di vita che, a seconda della religione, comincerà subito
dopo oppure inizierà dal momento della fine del mondo
4. Le nostre scelte (bene/male) durante la vita terrena influenzeranno la nostra vita successiva
5. I leaders religiosi (clero, imam, pastori, ecc.) ci indicano come vivere per avere una buona
seconda vita

CREDENTI E NON CREDENTI


Le statistiche ci dicono che, di fronte alle questioni esistenziali, circa l’84% della
popolazione mondiale sceglie di rivolgersi alle religioni per trovare delle risposte (credenti), mentre
il restante 16% (non credenti) ritiene: o che non esistano risposte e non ha senso cercarle (atei), o
che si debba continuare a cercare delle risposte che per ora non ci sono ma un domani potrebbero
esserci (agnostici).
Ma se non ci sono risposte scientificamente provate alle questioni esistenziali perché un così
alto numero di persone si rivolge alle religioni?
Ci sono varie motivazioni spiegate dagli stessi credenti:
1. L’uomo è un “essere significante”, che per sua natura cerca e ha bisogno di trovare un senso alla
propria esistenza, il nulla non è una risposta ma un’assurdità inammissibile dalla ragione; la
conoscenza scientifica, pur ampliando l’orizzonte delle conoscenze umane, non è in grado di
rispondere ad un interrogativo sul senso globale della realtà. Quindi, credere in un Essere Superiore
diventa una necessità non altrimenti eludibile.
2. Le teorie del Big Bang, dei buchi neri, della molteplicità degli universi e così via, creano
sconcerto e difficoltà di comprensione in tutti coloro che non sono addentro al mondo scientifico.
Per spiegare il nostro cosmo sembra più ragionevole allora ricorrere al teismo del Creatore unico,
piuttosto che moltiplicare a dismisura degli immaginari universi.
3. In merito alla questione dell’esistenza del male nel mondo e di come questa si concili con
l’esistenza di un Essere Superiore onnipotente e amorevole, si rileva che per comprendere e valutare
fatti naturali, storici o personali, dovremmo poterli osservare da un’ottica assoluta e globale che può
appartenere soltanto al Creatore di ogni cosa.
4. La credenza in una unica divinità non è mai soltanto una questione logica o speculativa, perché
coinvolge anche la parte emotiva e la volontà, ossia la fondamentale decisione di credere. Tuttavia
non c’è vera fede senza l’intelletto. E non c’è neppure piena comprensione del mondo senza fede in
un Creatore.
Ma c’è una ulteriore motivazione che porta l’essere umano a credere in un Essere Supremo e
non viene apertamente esplicitata dai credenti, ed è la “paura”. Il credente ha paura di ricevere una
punizione nella vita ultraterrena e questo lo porta a rivolgersi agli esperti religiosi per cautelarsi, una
specie di assicurazione insomma; ecco quindi l’offerta religiosa buona allo scopo, ovvero se
pregherai, ti confesserai, farai penitenza, eseguirai i riti potrai salvarti dalla punizione.
Nella sostanza, ciò che domina il credente è contenuto in quella bellissima frase che dà il
titolo al famoso libro di Marcello D’Orta, nonché al film dal quale è stato tratto: IO SPERIAMO
CHE ME LA CAVO!

Aprile 2024

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