La scienza è tutto ciò che per noi è plausibile e spiegabile attraverso concetti chiari e
naturalmente distinguibili dalla mente umana. Ma questa naturalezza per cui la
mente umana riesce ad operare si piega davanti all’etica o alla morale. L’etica ci
dovrebbe consentire di distinguere il bene dal male, evitando così di cadere in
intricate questioni psicologiche. Si potrebbe considerare come la nostra voce della
coscienza.
Quando la scienza e l’etica si incontrano però non c’è più via d’uscita, sono come
due correnti di pensiero totalmente differenti tra loro.
La prima direbbe di continuare ad esplorare anche dove l’uomo non potrebbe e non
dovrebbe sfruttando la tecnologia, unico mezzo che quest’ultima mette a
disposizione della società per sostenere e avvalorare le proprie tesi. La seconda
metterebbe un freno a questa voglia sfrenata di conoscere perché le possibilità di
compiere degli errori, molte volte, sono alte e pericolose.
Il problema dell’uomo è che solo quando si compie l’errore allora l’etica interviene e
non dovrebbe essere così.
Prendiamo come esempio il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Fu studiata la
potenza dell’energia nucleare e fu applicata contro noi stessi ad Hiroshima e
Nagasaki.
La scienza aveva compiuto grandi passi avanti, ma l’umanità era tornata tanto
indietro fino all’omicidio di massa.
Oggi, invece, quasi ogni giorno la scienza lotta contro l’etica. É "eticamente"
possibile che in un centro di procreazione assistita, a causa di un banale guasto
tecnico che ha colpito i sistemi di raffreddamento, siano stati persi 94 embrioni?
Tutto ciò è successo a Roma, all’interno dell'ospedale San Filippo Neri. Per la
scienza questi sono gli effetti negativi degli esperimenti, incidenti di percorso. Per
l’etica un delitto.
E come dovrebbe reagire un uomo alla visione di questi fatti? Semplicemente non
riesce a rispondere e ha difficoltà ad esprimere il proprio parere al riguardo.
L’etica tradizionale di derivazione ippocratica afferma la dignità della vita umana
individuale e della sua inviolabilità. Questa è quella che più dubbiosamente emerge
dalla nostra mente, da quando si parla della scoperta della doppia elica del DNA fino
ad oggi con la clonazione, la fecondazione in vitro, le pillole anticoncezionali ecc…
Insomma quello tra scienza ed etica è un rapporto difficile, colmo di negazioni. Per
risolvere questo problema l’unica soluzione è saper distinguere in modo individuale,
in base ai propri valori e alle proprie convinzioni, ciò che è giusto da ciò che è
sbagliato ed evitare di farsi trascinare da correnti di pensiero differenti dalle proprie.
SCIENZA ED ETICA A CONFRONTO: TEMA
La bioetica è uno degli argomenti che più interessano il nostro secolo: essa
si è affermata come una scienza “giusta”, che tenta di porre il freno ad
esprimenti e ricerche esasperate, valutando, come fa notate sempre il prof.
Ossicini, “le decisioni e le scelte, prendendo in considerazione i loro effetti
nei tempi lunghi,(…) il loro favorire o meno il consolidarsi di tendenze e
dinamiche irrazionali, troppo spesso eticamente dubbie” . La presenza dei
comitati di bioetica dovrebbe essere utile a sottolineare il concetto di
responsabilità all’interno della ricerca scientifica, perché l’uomo comprenda
l’importanza di decidere e scegliere per se e per gli altri, garantendo il
rispetto di tutti i soggetti che saranno influenzati da tali scelte.
Ora, con questa mia tesi non desidero burlarmi degli antichi, né tantomeno
sminuire la bellezza e la fondamentale importanza che riveste la natura
nella nostra esistenza (dalla quale, anzi, essa dipende totalmente), ma più
semplicemente affermare l’urgenza (visto il periodo in cui viviamo) della
costituzione di un legame uomo-natura che si imperni su una nuova
razionalità scientifica che mi appresto quindi a definire.
ESEMPI:
Mercoledì una signora 58enne torinese, ieri una donna cinese di 60 anni. Entrambe
accomunate dalla voglia di maternità tardiva.
Che una donna fosse in grado di procreare dopo i 60 anni era un dato emerso già dal
1993 in Italia con Liliana Cantadori, di 61 anni che mise al mondo un maschietto.
Oggi questa è diventata una vera e propria moda. Sono infatti sempre di più le
donne ultra 60enni che, grazie anche alla fecondazione assistita, danno alla luce
bimbi sani, anche se l’età anagrafica le vedrebbe più come nonne che mamme.
Ma è giusto dare alla luce bimbi a questa età? Che il fisico lo permetta, sono
d’accordo, ma il bimbo? Avrà le stesse attenzioni accurate che può offrire una
mamma 30enne, la stessa possibilità che il papà accompagni la bimba all’altare da
grande, la certezza di non rimanere orfano ancora adolescente?
Credo che in questi episodi ci sia molto egoismo, molto voler apparire, come per
dire ‘Io ci sono riuscita! ’. Ma al piccolo chi davvero ci pensa? Come una donna
indiana, Rajo Devi(nella foto), che nel 2008, a ben 70 anni, aveva dato alla luce
un bimbo, sempre grazie alla fecondazione assistita, con gli spermatozoi del marito
72enne. La sua soddisfazione fu soprattutto quella di strappare il primato ad una sua
connazionale. Allora, in tutto questo, dov’è la bellezza dell’essere madre? Non è un
caso secondo me che la natura ad un certo punto blocchi nella donna il meccanismo
dell’ovulazione e della fecondazione naturale. Perchè la scienza deve assecondare le
‘pazzie’ di donne che forse della maternità vera e propria non hanno capito molto?
Essere madre non vuol dire recarsi in un ospedale e dare alla luce un bimbo. Essere
madre vuol dire assicurare allo stesso bimbo delle attenzioni, delle cure, degli
insegnamenti. Come può una donna di 65/70 anni avere la forza di crescere ed
accudire un bimbo, che già fatto in età giovanile assorbe tutte le energie della
mamma?
Mi domando anche a questo punto che ruolo abbia un medico. Un medico deve
assicurare l’integrità salutare e mentale di un individuo. Deve dire NO, quando un
soggetto chiede interventi che soggettivamente sono contro natura. O forse anche
qui subentra l’egoismo del professionista, in questo modo anche il suo nome sarà su
tutti i giornali, in qualità dell’uomo che è riuscito a far portare avanti una gravidanza
‘bellissima’ ad una donna 70enne.
Approvo la fecondazione per le donne che purtroppo per seri problemi non riescono
a coronare il sogno di dare alla luce una vita. Donne giovani, che amano i propri
mariti, ma che purtroppo ‘naturalmente’ incontrano seri problemi nel restare incinta.