Biografia
Famiglia originaria del Portogallo, ove gli avi paterni si convertirono esteriormente al cristianesimo
a seguito del battesimo forzato degli Ebrei nel 1497, divenendo marrani. A Vidigueira il 20 Agosto
1597 il bisnonno Gabriel Alvares venne condannato dall’Inquisizione. La persecuzione spinse la
famiglia a fuggire. Il nonno Isaac lasciò con suo fratello Abraham il Portogallo. Il padre Michael si
sposò con Rachel, figlia di Abraham, sua cugina. E sposò Rachel dopo la sua morte.
Benedictus/Bento/Baruch Spinoza/De Spinoza/d’Espinoza/Despinoza, nasce il 24 Novembre 1632
ad Amsterdam. Il padre Michael d’Espinoza. mercante di frutta secca ed esotica, è sposato con la
sua seconda moglie Hanna Debora. Bento ha due sorelle maggiori Myrjam e Rebecca, un fratello
minore Abraham o Gabriel, e un fratello maggiore Isaac.
Bento in famiglia parla un portoghese promiscuo, misto ebraico e nederlandese. Nei quartieri
risuonano lingue da tutta Europa, e imparerà a leggere spagnolo, ebraico, francese, italiano e
tedesco e nederlandese.
Amsterdam è la più ricca città mercantile d’Europa, e la più liberale dove eretici e seguaci di ogni
religione trovano asilo purché rispettino le leggi e paghino le tasse. Molti ebrei affluirono ad
Amsterdam, rimanevano disprezzati ma non perseguitati. La comunità ebraica è composta da un
migliaio di persone, divisi in tre gruppi. Amsterdam ha splendide abitazioni dei ricchi borghesi, un
porto con le più potenti flotte navali, traffico commerciale proveniente da tutto il mondo governato
dalle due Compagnie delle Indie. Nella metà del 600 la città raggiunge richezza e potenza mai più
eguagliata. Bento respira questo spirito di libertà, pensiero e parola che considererà base ben una
convivenza pacifica.
La comunità ebraica discute se la pena sia eterna o no dopo la morte, viene fondato un collegio a cui
Bento viene iscritto. Muore nel 1638 Hanna Debora da cui riceve una piccola fortuna, per tre anni
sarà nelle cure del padre e di alcune domestiche.
Nel 1639 comincia la scuola, studia l’ebraico e l’Antico Testamento. Le tre congregazioni ebraiche
si unificano.
Nel 1641 il padre sposa la terza moglie Hester, portoghese.
Nel 1651 Spinoza smette di frequentare scuola. Leggeva principalmente la Bibbia ed era
PENSIERO
Nel “Trattato sull’emendazione dell’intelletto” (1661) Spinoza rivela una concezione della
filosofia come via verso la salvezza esistenziale. Spinoza sostiene che i beni universalmente
agognati dagli uomini (ricchezze, onori, piaceri dei sensi) siano vani perché: non appaganti i bisogni
profondi dell’animo, transeunti ed esteriori, generatori di inquietudini ed inconvenienti. L’anima
considera la libidine come un bene ed è impedita di pensare ad altro bene, terminata la fruizione dei
sensi segue una somma tristezza, che o annienta l’anima, o la perturba e rende ottusa. Per ottenere
l’onore si deve condurre la vita secondo le opinioni altrui. Le ricchezze conducono alla morte chi
le ha ottenute e chi cerca di ottenerle. Spinoza critica i beni comuni in quanto scambiati per il
sommo bene, impedendo il raggiungimento dello stesso. Quando i beni comuni vengono
assolutizzati e considerati come fini sono deleteri, considerati come mezzi invece possono essere
utili.
Il sommo bene è l’amore per la cosa eterna ed infinita che riempie l’animo di pura letizia e lo
priva di ogni tristezza. Esso rende la mente beata di una felicità stabile e ferma come l’oggetto
amato. La cosa eterna ed infinita per Spinoza si identifica col cosmo, e la gioia suprema con
l’unione della mente con la natura, un traguardo comunitario raggiungibile da tutti.
LA METAFISICA
Il metodo geometrico
“Ethica ordine geometrico demonstrata” segue un’esposizione geometrica composta da:
definizioni, assiomi, proposizioni, dimostrazioni, corollari e scolii. Le motivazioni sono varie:
Spinoza è influenzato dalla moda matematizzante dell’epoca alla ricerca di un sapere rigoroso e
universalmente valido, la trattazione geometrica era garante di precisione, sinteticità e distacco
emotivo, Spinoza era convito che il reale avesse una struttura necessaria di tipo geometrico e
andasse quindi descritto alla stesso modo.
Il concetto di sostanza
La sostanza spinosiana è “ciò che è in sé e per sé si concepisce” (“id, quod in se est et per se
concipitur”) . La sostanza è in sé ovvero deve la propria esistenza solo a se stessa, è autosussistente
e autosufficiente, non ha bisogno di altri esseri per esistere. La sostanza per sé si concepisce ovvero
concependosi per se stessa, è un concetto che per essere pensato non ha bisogno di altri concetti. La
sostanza ha autonomia ontologica e concettuale e si identifica con Dio. Non è presupposta da
nessun altro concetto o realtà, ma è presupposto di qualsiasi concetto o realtà.
Attributi e modi
Gli attributi sono “ciò che l’intelletto percepisce della sostanza come costituente la sua stessa
essenza” ovvero le qualità essenziali o strutturali della Sostanza, essi sono infiniti come la
sostanza. Degli infiniti attributi l’uomo conosce solo estensione e pensiero. Una deduzione logica
dell’infinità degli attributi è accostata ad una deduzione empirica della loro dualità. Logicamente
Spinoza sostiene che gli attributi siano infiniti, ma scontrandosi con l’esperienza si vede costretto a
limitarli a due, sempre e solo nell’esperienza umana. L’infinitezza della sostanza viene filtrata
dall’esperienza umana. Spinoza aggiunge quindi un elemento soggettivo all’assoluta oggettività
della sua opera.
Non chiaro è il termine intelletto mai definito da Spinoza. Non chiaro se sia l’intelletto umano o del
pensiero in generale, appare però in alcune definizioni lasciando la domanda sul suo significato
impossibile da risolvere. “ciò che l’intelletto percepisce della sostanza come costituente la sua
essenza”.
I modi sono “le affezioni della sostanza, ossia ciò che è in altro per mezzo del quale è anche
concepito” Gli attributi sono proprietà essenziali della Sostanza ovvero le diverse modalità di
espressione della sostanza. I modi invece sono modificazioni accidentali della Sostanza. Essi
esistono e possono essere pensati dall’uomo solo in riferimento ad estensione e pensiero. I modi
sono le concretizzazioni particolari degli attributi come singoli corpi, o singoli menti. I modi si
dividono in: modi infiniti sono proprietà strutturali degli attributi (come movimento o quiete,
intelletto e volontà, universo) e modi finiti ovvero esseri particolari, questo corpo o quella mente.
La Sostanza di Spinoza è la Natura come realtà infinita ed eterna che si manifesta in un’infinità di
attributi, di cui noi percepiamo pensiero ed estensione, e che si concretizza in un’infinità di modi.
Tutto ciò che esiste o è un attributo di Dio, o è una modificazione interna ai suoi attributi. Si può
distinguere tra Natura naturante ovvero Dio e gli attributi, la causa, e Natura naturata ovvero
l’insieme dei modi, gli effetti. Il concetto rivoluzionario sta nell’attività produttrice il cui prodotto
non esiste al di fuori della causa. Vige una causalità immanente Dio non crea qualcosa di altro da
se, ma si modifica, si esprime in infiniti modi determinati.
La causalità divina è libera non in quanto figlia di un libero arbitrio, bensì perché Dio agisce
seguendo le sole leggi della propria natura, senza condizionamento esterno. Dio è libero perché
agisce senza costrizioni e necessitato perché agisce necessariamente in virtù delle proprie leggi
immanenti. La libertà dell’agire di Dio consiste nella sua necessità.
Perchè l’infinito di Spinoza si finitizza? Se Spinoza non avesse avuto esperienze sensibili non
avrebbe sentito necessario finitizzare l’infinito. Questo passaggio è puro attestato dell’esperienza.
L’ETICA
L’”Etica” si articola in tre parti, una trattazione teologica/ontologica, un indagine gnoseologica una
trattazione morale di virtù, felicità e libertà. La riflessione metafisica è finalizzata alla riflessione
morale. Data la naturalità dell’uomo sostenuta da Spinoza ne consegue che l’uomo, ente finito e
manifestazione accidentale, non può comprendersi senza comprendere la sua collocazione in Dio.
Contro l’antropologia tradizionale Spinoza rende l’uomo un ente come gli altri soggetto alle leggi
della Natura.
Le azioni umane sono casi particolari di leggi universali, seguono quindi regole fisse e necessaria,
ciò costituisce il geometrismo morale. Le passioni sono viste da Spinoza come proprietà da
comprendere, non vizi da condannare. Si costituisce perciò una morale descrittiva, una geometria
delle emozioni che individua le leggi alla base della condotta, e che alla schiavitù delle passioni
contrappone la libertà dell’intelletto.
Gli affetti (ovvero emozioni e passioni) sono affezioni del Corpo che modificano la potenza d’agire
del Corpo. Si distinguono in azioni ovvero gli affetti di cui siamo causa adeguata, e passioni gli
affetti che subiamo. Per Spinoza esiste uno sforzo di autoconservazione in ogni cosa, che fa
tendere ogni cosa a perseverare nel proprio essere. Nell’uomo esso si chiama Volontà (mente) e
Appetito (mente e corpo), quest’ultimo è l’essenza dell’uomo e quando è cosciente di se prende il
nome di Cupidità. Dalla Cupidità, la forma cosciente dello sforzo di autoconservazione umano,
deriva la Letizia (affetto del passaggio da una perfezione minore a una maggiore) e Tristezza (da
maggiore a minore). Questi tre sono gli affetti primari di cui si compongono tutti gli affetti
secondari. Bene e male non esistono a priori dell’azione umana ma sono; bene, ciò che giova allo
sforzo di autoconservazione, e male ciò che gli nuoce. Non tendiamo a ciò che buono, ma ciò a cui
tendiamo è buono.
Spinoza deduce gli affetti secondari dai primari geometricamente. I due basilare effetti secondari
sono Amore (Una letizia accompagnata dall’idea di una causa esterna) e Odio (una Tristezza
accompagnata dall’idea di una causa esterna).
La schiavitù e la libertà dell’uomo
Spinoza identifica lo sforzo di autoconservazione, ovvero la ricerca del proprio utile, con la comune
legge di comportamento di tutti gli esseri viventi. Ogni tentativo di sottrarsi alle passioni è vano e
illusorio, equivalendo a sottrarsi alle leggi che reggono il Tutto. Il libero arbitrio agognato dai
filosofi è illusorio, si credono liberi poiché consci dei propri desideri pur essendo ignari delle loro
cause. Come una pietra che una volta lanciata per aria crede di essere padrona del proprio
movimento. L’uomo non può evadere dal determinismo naturale ma un certo tipo di libertà esiste
lo stesso.
La schiavitù umana è l’impotenza dell’uomo a moderare e a reprimere gli affetti, essendo quindi
pura passione l’uomo sarebbe costantemente dominato dalla fortuna, dalle cause esterne. Essendo
anche ragione però, conoscenza, l’uomo può affrontarle consapevolmente. Il comportamento
passionale è dovuto ad una conoscenza inadeguata della realtà, idee oscure che rendono passivi, il
comportamento razionale invece dovuto ad idee chiare che rendono attivi e consapevoli. Libertà
non è sfuggire alla legge di autoconservazione, ma è l’acquistarne consapevolezza. Agiamo sempre
in vista dell’utile ma l’alternativa è tra agire in modo istintivo e inconsapevole (schiavitù delle
passioni) o consapevole (libertà dalle passioni). L’unica forma di libertà umana consiste nel porsi
come soggetto attivo e non puramente passivo della propria tendenza all’autoconservazione. La
libertà coincide con la virtù, che consiste nell’agire, vivere, conservare il proprio essere secondo le
leggi della propria natura, consapevolmente, avendo di tutte le cose una conoscenza adeguata.
Quanto più si conosce un affetto tanto meno ne si viene travolti. La mente non potendo agire sulle
cause esterne, non può agire sugli affetti. Ciò che può fare è avere una conoscenza adeguata
percependo le cose sotto l’aspetto della necessità. Una volta compreso che non c’è nulla di
contingente ma tutto è necessario, la forza dell’affetto viene meno. La Libertà è consapevolezza
della propria necessità.
La conoscenza adeguata, che è fonte di libertà, è bene supremo e sorgente di beatitudine. Essa
consiste nel comprendere l’ordine necessario del mondo come realtà, percependo le cose sotto la
specie (dal punto di vista) dell’eternità e dell’unità di Dio. La conoscenza di Dio è anche amore, una
gioia che accompagna la mente una volta compreso l’ordine necessario del mondo. La ragione non
suscita felicità direttamente, ma in quanto genera emozioni che vincono la tristezza (per gli stoici la
suprema virtù e felicità è vivere secondo ragione, la ragione da sola). Per Spinoza la ragione deve
farsi essa stessa emozione. La felicità non consiste nella repressione delle passioni, ma nel
superamento delle passioni negative da parte di una passione superiore, l’Amore di Dio ovvero la
conoscenza appasionata e coinvolgente della natura, che genera un sentimento stabile.
La morte non va temuta, la sapienza è una meditazione della vita. In Spinoza l’antica saggezza
greca incontra il vivere l’esistenza nella sua perfezione mondana, tipico proposito rinascimentale-
moderno. L’uomo morale è uomo sociale, per meglio costruire un utile l’individuo si unisce ai suoi
simili, generando un utile collettivo.
La Libertà, la liberazione dalle passioni si raggiunge soltanto tramite l’amore intellettuale di Dio. Il
progresso conoscitivo procede parallelamente a quello morale, vita mentale e pratica siano un
tutt’uno.
La conoscenza di terzo genera chiamata scienza intuitiva si fonda sull’intelletto e consiste nel
concepire la realtà alla luce della Sostanza, cogliendone la struttura ontologica e l’articolazione
Sostanza-attributi-modi. Si identifica con la metafisica, la visione delle cose nel loro scaturire da
Dio. La mente si colloca dal punto di vista di Dio.
Ai sensi e all’immaginazione il mondo è una pluralità di cose, molteplice, contingente, temporale, il
mondo appare imperfetto. Per l’intelletto esso si configura unitario (il molteplice è derivato dalla
Sostanza unica), necessario (contingente è solo ciò di cui si ignorano le cause), eterno (lo svolgersi
nel tempo è manifestazione di una struttura meta-temporale, bene, male, perfetto e imperfetto sono
categorie umane soggettive, relative all’utile e agli individui.
La letizia nata da questa conoscenza è chiamata amore intellettuale di Dio. L’unione metafisica
con Dio coglie la sostanza ultima delle cose nella struttura matematica dell’universo, essa è
beatitudine, libertà e virtù ai massimi livelli.
Nel Trattato Politico e nel Trattato Teologico Politico Spinoza affronta la teoria dello Stato. La
dottrina di Spinoza si orienta verso il realismo politico, e intende considerare con metodo
geometrico. Spinoza muove da uno Stato di natura ove il diritto corrispondeva alla forza. Ogni
uomo è diritto altrui finché è più debole. Questa condizione di guerra di tutti contro tutti è non
auspicabile e gli uomini cercano un comune accordo, più individui si associano più cresce la loro
potenza che apparterrà al governo. Col governo nasce un diritto comune e valutazioni morali,
senza senso al di fuori della comunità, come giustizia ed ingiustizia. Tanta più forza ha lo stato tanto
più diritto ha, il diritto dello Stato limita il potere dell’individuo, ma non lo priva del suo diritto
naturale, egli agisce secondo le proprie leggi e cerca il proprio utile. Nello stato civile tutti gli
individui temono le stesse cose e per tutti ci sono le stesse garanzie di sicurezza, un solo modo di
vivere. L’individuo può scegliere, ma i vantaggi dello stato civile sono consigliati dalla ragione.
Il diritto dello Stato è limitato, esso non può conservarsi se non si conforma alle leggi della propria
natura. Lo Stato è sottomesso alle stesse leggi dell’uomo nello stato di natura, è obbligato a non
distruggere se stesso. La regola migliore sarà dunque fondarsi sui precetti della ragione. I suoi fini
sono pace e sicurezza, e non può andar contro questa sua finalità.
Spinoza intende difendere la libertà della ricerca filosofica. Il diritto di pensare e giudicare
liberamente è inalienabile, ne si può limitarlo in alcun modo. Il fine dello stato è la libertà, stesso
fine del percorso conoscitivo e morale dell’uomo. Spinoza non ha altro scopo che garantire a tutti la
libertà dalle passioni e dal pensiero.
Il metodo è conoscere cosa sia l’idea vera. Il metodo è quindi una conoscenza riflessiva, l’idea di
un’idea. Il rapporto tra due idee si traspone uguale fra le essenze formali di quelle idee.
Perfettissimo sarà dunque il metodo che è idea dell’Ente Perfettissimo e che dirige la mente
secondo la norma dell’idea data dell’Ente Perfettissimo