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Anselmo Monaco benedettino, teologo di fama, arcivescovo di

Canterbury e dottore della Chiesa: ha insegnato a cercare


Dio con l’intelletto della fede e con il suo "argomento
ontologico" sull’esistenza di Dio influenzò gran parte di chi
ancora non credesse alla fede cristiana che aveva quindi
bisogno di una dimostrazione razionale perché non credeva
per fede.
Nonostante la premessa (per l’uomo è impossibile avere
un’adeguata conoscenza di Dio e perciò sarebbe privo di
senso qualsiasi tentativo fatto al riguardo
dunque mai l’intelletto umano potrà penetrare nella
profondità divina come
dirà Cusano), crede però che l’uomo possa avere una certa
comprensione dell'esistenza di Dio, se egli si sforzasse di
intendere quella verità che il suo cuore già crede e ama.
Sant'Anselmo elabora la prova ontologica dell'esistenza di
Dio.
Questa dimostrazione è a priori, o detta anche mentalista,
perché può essere compresa da chiunque con il semplice
ausilio della propria mente e della propria interiorità; ossia
l'argomentazione è vera senza il sostegno di prove empiriche.
Il suo argomento tuttavia sarà chiamato "ontologico", proprio
nel senso che deduce o fa derivare effetti ontologici a partire
da premesse concettuali.
Mette in rapporto fede-ragione, con la ragione non possiamo
accettare per fede è un contrasto.
Credente-agnostico-ateo dio non esiste ma l’idea è presente
gia nominandolo affermiamo la sua esistenza
Si tratta di un discorso rivolto contro l'insipiens, l'insipiente
dei Salmi che affermava «Dio non esiste»;[4] Sant'Anselmo
afferma che le idee di infinito e perfezione non possono
esistere nella mente dell'insipiens (essere finito e imperfetto)
ma devono necessariamente venire da Altro. Altro che
corrisponde con Dio. L’insipiente in questo modo deve
convincersi che i credenti non credono esistente solo un’idea,
ma comprendono che realmente esiste colui a cui
attribuiscono quest’idea altrimenti l’idea non ci sarebbe
Conclude cartesio

Kant( agnostico, con agnosticismo si


intende una sospensione del giudizio in merito all'esistenza o
all'inesistenza di Dio, in quanto non può essere
razionalmente o materialmente verificato. La
parola agnostico deriva dal greco e significa appunto “non
conoscibile) dimostrerà come la prova dell'esistenza di Dio di
Sant'Anselmo non faccia altro che dimostrare il concetto
dell'esistenza, ma non l'esistenza in sé Egli immagina in
proposito, in maniera piuttosto ironica, di avere in tasca
cento talleri e di pensarne cento: quelli che lui pensa
dovrebbero essere meno di quelli che ha in tasca, poiché ciò
che è pensato è meno perfetto di ciò che è esistente. Ma pur
continuando a pensarne cento, non per questo ne avrebbe di
più in tasca. E quindi è per lui impossibile una prova di
questo genere.
(non esiste collegamento tra piano del pensiero e piano della
realtà).

 “innamorato deluso della religione” tendiamo alla


conoscenza di dio ci innamoriamo ma restiamo delusi
perche non possiamo conoscerlo..
Da chi riprende questo pensiero? Proslogion(colloquio) 1077 papa gregorio VII
Parmenide fu il primo a porre la questione ontologica, sostenendo che il semplice
fatto di pensare un qualunque oggetto dimostra per ciò stesso la sua esistenza.
Basandosi sulla logica di non-contraddizione, l'Essere per lui necessariamente è,
e non può non essere.
Secondo Platone, l'esistenza della dimensione ontologica è testimoniata dal fatto
che le nostre conoscenze del mondo sensibile si basano su forme e modelli
matematici che non trovano riscontro in esso, ma risultano da un processo
di reminiscenza con cui giungono a risvegliarsi gradualmente nel
nostro intelletto, e che egli chiama Idee.
Aristotele, partendo da una prospettiva più empirica, sosteneva che tutto si
muove perché qualcosa lo muove: il corpo A è mosso dal corpo B che è mosso a
sua volta dal corpo C, e così via. Secondo logica, la catena non può essere
infinita, per cui all'origine vi è un Motore immobile: "motore" perché è la meta
finale da cui tutto il resto è attratto, "immobile" perché è perfetto in se stesso e
non ha bisogno di nient'altro al di fuori di sé
-Con Agostino l'Essere diventa il corrispettivo ontologico del Dio cristiano. La sua
riflessione nasce dal fatto che non potremmo cercare Dio se non avessimo già in
qualche modo la nozione della sua esistenza. Nel dubbio Dio già si rivela, come
idea innata e come esigenza fondamentale del pensiero: «Il nostro cuore non ha
[3]
pace finché non riposi in Te».
Approfondimento ragionamento
Esso si basa in particolare sulla disputatio, cioè la versione scolastica del metodo
dialettico socratico. Dovendo dimostrare l'esistenza di Dio, ovvero la Perfezione, l'ente primo,
Anselmo non può procedere come in qualsiasi altro caso: deve infatti compiere una
dimostrazione a priori (cioè che non si basi sui sensi), l'unica in grado di dimostrare il
fondamento ontologico di ogni cosa. Procede quindi per assurdo: in tal modo può condurre la
sua prova senza precedenti assiomi o teoremi, ma semplicemente basandosi sulla ragione e
su due princìpi fondamentali: il principio di non contraddizione, che ci permette di distinguere
il vero dal falso, secondo il principio aristotelico per cui se non si è coerenti non si dice nulla
di significativo; e il principio del terzo escluso, secondo il quale, se ho una soluzione falsa, il
suo opposto dev'essere per forza vero: non ho una terza via di scelta.

Telesio

Dall’accademia aristotelica Telesio considera la natura come


un mondo a se che si regge sui principi propri e può essere
spiegato solo in base a questi principi, escludendo ogni forza
metafisica. Il filosofo cosentino ritiene la natura in tutto e per
tutto autonoma, ed il suo obiettivo è di conoscerla nella sua
oggettività. L’uomo per comprendere la natura, essendo esso
stesso natura, non deve far altro che affidarsi, quasi
abbandonarsi ai sensi che gliela svelano.
La conoscenza umana è dunque essenzialmente sensibilità.
L’anima è un prodotto in tutto e per tutto naturale. Così
anche l’intelligenza è sensibilità, e gli stessi fondamenti
matematici sono prodotti dei sensi
Per quanto riguarda la spiegazione della natura, Telesio
elabora una teoria dualistica, che riguarda le due forze
fondamentali che operano appunto nella natura: il caldo ed il
freddo. Il caldo ha nel sole la sua sede, muta le cose
alleggerendole affinché possano muoversi; il freddo dimora
invece nella terra, ed appesantisce le cose rendendole
immobili. Le due forze, non essendo corporee, necessitano di
una massa sulla quale agire, una massa dotata di inerzia e
definibile come il terzo principio naturale. Caldo e freddo
devono inoltre essere sensibili, ovvero percepire le proprietà
proprie e della forza opposta, per confrontarsi fra loro.
Da quel che abbiamo detto finora, si evince come Telesio
consideri solamente il sole e la terra elementi originari. Ad
esempio, non lo sono l’acqua e l’aria, nient’altro che risultati
del rapporto tra le due forze principali.
Telesio si impegna inoltre in un’accurata critica della filosofia
aristotelica. In particolar modo, se per Aristotele Dio causa
prima di ogni movimento, per Telesio è il principio della
conservazione di tutti gli esseri della natura, ed opera
attraverso le forze naturali, le quali prive dell’ordine istituito
dal Creatore si annienterebbero tra di loro.
Telesio riduce la vita morale dell’uomo a principi naturali. Il
bene massimo è rappresentato dalla conservazione dello
spirito vitale nel mondo, dalla quale dipendono anche il
piacere ed il dolore. L’uomo prova piacere nel momento in cui
si impegna nella salvaguardia dello spirito vitale, mentre
prova dolore quando causa devastazione. Alla base della
conservazione la virtù, che frena le passioni ed allontana
dalle tentazioni e dagli eccessi.
Telesio quindi restringe alla natura la vocazione intellettuale
e morale dell’uomo. Solamente la vita religiosa non rientra
nell’ambito naturale, in quanto la fede brama un mondo
totalmente differente da quello sensibile, e l’argomento della
vita religiosa non può in alcun modo essere l’anima naturale,
bensì l’anima divina, che subisce direttamente gli influssi di
Dio. L’anima divina non influisce sul percorso conoscitivo
dell’uomo, né su quello morale, influenzando però la sua
libertà, rappresentata dalla scelta tra il beneficio naturale ed
il beneficio soprannaturale. Questa possibilità di scegliere tra
i due benefici è la caratteristica che contraddistingue l’uomo
da tutti gli altri esseri viventi.

'esempio lampante è il filosofo per antonomasia, Platone, il


quale spiegava la realtà attraverso il piano delle idee. La
maggiore opera di Telesio fu "La natura secondo i principi",
nella quale Bernardino sostiene che bisogna contemplare
il mondo e comprenderlo, grazie all'individuazione di due
principi: il caldo, fattore passivo che dilata i corpi;il freddo,
fattore passivo che condensa;
Entrambi i fattori agiscono sulla materia, che rappresenta
l'elemento attivo, a sua volta non distaccato dai primi.
Per Telesio la conoscenza più importante è quella sensibile
e per lui tutte le cose sono dotate di una sensibilità,
secondo la teoria del panpsichismo: noi entriamo in
relazione con esse perchè la nostra sensibilità presenta la
capacità di incontrare quella del mondo.

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