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Lezione 4.05.

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Aspetto cosmologico: 2 modi di interpretare filosoficamente la Genesi:

1- È quello pù naturale dato dall’incontro tra cristianesimo e filosofia platonica


2- Usando modello aristotelico per spiegare creazione. (modello che i maestri non avevano
ancora)
Se usiamo modello platonico inizialmente abbiamo sovrapposizione con cristianesimo: dio che è
buono, fa ciò che è ottimo. Ma se guardo più nello specifico nella metafisica trovo problemi: perché dio
se è immutabile ha creato ora e non dopo? Perché così e non in un altro modo? Ecc.
Questi maestri sentono bisogno di un correttivo e lo trovano in Avicenna: troviamo nella sua metafisica
la chiave che non è più platonica nel senso del Timeo ma neoplatonica nel senso di plotino: Dio
autosufficiente, semplicissimo, si comporta come il sole ed è dato alla sua natura riscaldare non è che
lo decide lui.
Questo risolve problema del dio artigiano, ma sorge un altro problema: quando la luce del sole smette
di essere il sole e inizia a essere la luce che il sole promana? Ho difficoltà in questo modello
emanazionista a stabilire il punto esatto del dislivello ontologico tra il bene che Dio è e il bene che Dio
crea. In avicenna questo non è chiaro, per lui il dislivello ontologico è garantito.
Guglielmo d’Auvergne è il primo che utilizza Avicenna per spiegare la dottrina della creazione: si
prende la spiegazione neoplatonica della causalità divina e mette come correttivo che il dislivello
ontologico tra creatore e creature è garantito dalla volontà che ha Dio di creare.
Metafisica di Avicenna: solo il primo principio è necessario, è ciò che necessariamente è. Lui divide
l’essere in essere necessario e contingente. Di essere necessario ce n’è solo uno e il contingente
dipende da lui.
In questa prospettiva però c’è il rischio di dire che l’essere del creatore è lo stesso di quello delle
creature, però di grado minore. Questi maestri allora decidono di mettere correttivo: dire che ciò che
distingue l’essere del creatore da quello del creato è la libertà dell’atto creatore. Dio è come un sole
che emana, non un artigiano che costruisce, ma a differenza del sole che non può non emanare luce,
dio emana liberamente perché è un agente volontario. Quindi modello emanazionista più libertà di dio,
intesa non come libera scelta fra varie alternative ,ma come atto intimo, interiore, è lui la causa del
suo libero volere.

Sul piano epistemologico altro correttivo rispetto alla metafisica di Avicenna.


Metafisica di Avicenna: essere necessario diverso da contingente, essere necessario produce un solo
effetto che è l’intelligenza prima, che a sua volta ne produce altre fino alla decima. Le crea attraverso
un atto intellettivo. L’ultima intelligenza è debole, non riesce a pensare un’unica cosa allora ne pensa
tante e queste cose che pensa sono le forme, cioè i principi intellegibili. Non riesce a produrre un’altra
sfera semplice e unitaria come quelle sopra di lei e allora produce il nostro mondo.
L’intelligenza fa due cose con queste forme:
1- Le mette nella materia e crea le cose sensibili.
2- Le mette nell’intelletto e cosi ci rende capace di conoscere le strutture razionali delle sostanze
sensibili.
Gilson parla di agostinismo avvicenizzante: perché il “dator formarum” non è altro che il maestro
interiore di Agostino. Prospettiva innatista per cui io ho già nella mia mente le strutture razionali per
conoscere. La prospettiva innatista di Avicenna si congiunge con quella di Agostino.
Questi maestri hanno unito modello di avicenna correggendolo su due aspetti, cosmologico e
epistemologico.

Tommaso questione anni 70: eternità del mondo.


Inizialmente si affianca a teoria di Maimonide scettica per cui teorie di Aristotele sono solo
probabili. Dopo aver letto la fisica invece sostiene che le dimostrazioni invece dimostrano
eccome, sono conclusive. L’argomento con cui Aristotele dimostra la necessaria
trascendenza del motore immobile cioè che solo un principio di potenza infinita può dare
origine a un movimento infinito. Quando aristotele si serve della perpetuità del movimento
celeste per mostrare l’esistenza e natura del primo principio=argomento dimostrativo. Non
siamo in conflitto. Scrive nel de eternitate mundi.
Giovanni peccam contrappone fisica di aristotele con genesi. Tommaso scrive contro di lui il
de eternitate sostenendo tesi: argomentazione di aristotele salda e benchè per la scrittura noi
incliniamo di piu a credere che mondo si a stato creato nel tempo, ma se dimostrazione di
aristotele è salda bisogna mettere a fuoco se creare significa dare inizio a qualche cosa
nel tempo. Non c’è contrapposizione concettuale tra statuto di eterno nel tempo e
creato, una cosa può essere eterna e creata. Quindi va contro Peccam.
Bisogna cercare di vedere se aristotele va in contrasto con fede: no. La realtà può essere
eterna dal punto di vista della sua durata senza per questo essere alla pari del
creatore. Come nel caso delle sostanze separate o degli angeli, sono soggetti al tempo? No.
Sgancia la dipendenza logica dall’origine cronologica, qualcosa può essere dipendente
ontologicamente da qualcos’altro senza che ci sia un momento nel quale c’è una cosa e non
c’è un’altra. Come l’ombra: il fatto che l’ombra sia compresente sempre con ciò che proietta
l’ombra, questo sempre non vuol dire che l’ombra non sia dipendente ontologicamente. Non è
possibile che io esista senza la mia ombra, ma ciò non toglie all’ombra di essere dipendente,
io ci posso essere ma l’ombra no ma non viceversa. La dipendenza ontologica non dipende
dall’inizio nel tempo.
Questione dell’intelletto agente:
Averroè un ragionamento lineare: siccome l’anima individuale è quella che gestisce la
sostanza composta, la mia anima è elemento costitutivo della sostanza composta che sono io
che si serve dei sensi, c’è soltanto una componente della mia anima che interviene senza
sensi che è l’intelletto, peccato che questo agisca sull’universale. L’intelletto fa parte di
un’anima individuale ma opera sull’universale. Quando muoio quella parte dell’universale non
rimane
Teoria dell’unita dell’intelletto potenziale di tutto il genere umano: quando usiamo l’intelletto
tutti usiamo lo stesso intelletto, finche siamo vivi ci prendiamo verità in quel server, ma
quando moriamo quella parte faceva parte del server universale. L’intelletto potenziale è una
sostanza separata da tutto il genere umano diverso dall’intelletto agente(10 intelligenza). A
quello potenziale, composto da tutto il genere umano a cui hanno accesso n individui, ma che
non è individuale.
Questa tesi verrà condannata, ha conseguenze distruttive per la fede: dice che l’anima non è
immortale, quando muoio il mio intelletto torna nell’universale non importa se io sia stato
bravo o cattivo.
1270 tommaso scrive de unitate intellectus: non prende posizione a favore della fede. Aveva
letto de anima de aristotele e dice a quelli della facoltà delle arti che preferiscono errare con
averroè che sentire cosa dice aristotele. I suoi esegeti (di aristotele) alessandro d’afrodisia e
temistio dicono appunto che tutto quello che loro hanno detto su aristotele è falso.
Voi avete capito aristotele male, lui dice che “il titolare dell’intellezione è questo singolo
individuo umano che ha astratto dal sensibile”. Questo per farci capire che tommaso è una
capa filosofica. La sua posizione non è ne quella di bonaventura ne quella del vescovo, ma
sposta il gioco sull’esegesi di aristotele perche pensa di spiegarlo meglio dei maestri delle
arti.

Enrico Di Gand: disputa sulla costituzione della sostanza creata, com’è fatta.
Torniamo ad Avicenna e ai correttivi alla sua dottrina sull’emanazione e riguardo all’essere:
essere necessario e essere possibile/contingente. Fondamento ultimo della realtà è l’essere
necessario identificato con Dio e motore immobile e uno di plotino.
Se dico che il primo principio è necessariamente essere sto dicendo che non c’è distinzione
tra natura di dio e essere di dio: identità. Questo ha come conseguenza da parte di avicenna
di dire che c’è essere necessario nel quale c’è identità tra essere e essenza, e essere
contingente( sono le cose che hanno un’essenza, ad esempio quella di essere un carciofo e
in più l’essere). Quindi in tutte le creature c’è distinzione tra essere e essenza e in dio no.
L’essenza=quidditas. La quidditas di dio è l’essere mentre le altre cose hanno una quidditas e
in più hanno l’essere, la creazione consiste nel far si che queste quidditates diventino cose
reali, abbiano l’essere reale. Questo è cio che troviamo in Guglielmo d’auvergne, Tommaso,
in loro troviamo componente di avvicenismo.
Enrico dice si a questa teoria. Ma afferma che distinzione tra la distinzione tra cio che ha
come sua natura l essere e cio che ha come sua natura di esseere… è concettuale
Ci porta ad avere conflitto con aristotele: dice che la sostanza individua si distingue in materia
e forma. Qui si distingue in materia e forma se è una sostanza materiale io avrò in lei materia
e forma. Ma dato che ci sono sostanze spirituali create, non solo materiali.
Tommaso: Anche se immagino sostanza creata puramente spirituale, non per il fatto che non
ha materia è uguale al creatore. No perche avrebbe comunque una composizione piu
profonda. Solo dio è semplice, le altre sostanze no. Solo dio non ha distinzione tra quiddità e
essere. La composizione tra essenza e essere deve essere reale. Sono due realtà perche se
sono distinzioni solo di ragione concettuali non mi servono a nulla.
Enrico invece: fin dall’inizio con coerenza dirà che distinzione è di ragione. Motivazioni: non
vuole avere delle essenze che sono delle realtà. Perche se dico che la composizione è reale
(come dirà egidio). Qual è il livello ontologico(essenza) del triangolo?
Enrico è un teologo e non si vuole scostare dall’idea che il fatto che dio crea vuol dire che dio
attribuisce essere a suo pensiero, e l’essenza non è il triangolo ma pietro a cui io voglio dare
l’essere. Se l’essere e essenza sono due cose dico chel’essenza non è un pensiero di dio ma
sta da qualche parte cosi come l’essere di dio è un qualche cosa. Dire che distinzione è
concettuale-> Questo mi porta a dire che l’atto creatore è quello con cui dio conferisce essere
alle quidditates che sono i suoi eterni infiniti pensieri, io avro un’analisi della realtà creata che
è di un moderato aristtelismo per quanto riguarda distinzione per come sono fatte le cose piu
avvicenna. Io ho sinolo di materia e forma che costruisco come sandwich a piu strati, sulla
mmateri aarriva forma corporeitatis…
Forma corporeitatis, corpo dotato di organi che servono per essere uomo, forma della vita
vegetativa, poi sensitiva, e infine infusione di anima razionale in un corpo. Questa è la
dottrina delle pluralità sostanziali. Tommaso dirà che significa andare contro aristotele per cui
la forma sostanziale è unica. Per lui aristotele è lo standard di scienza più alto. Tommaso si i
impegnerà a dire non esiste che la forma sostanziale unica per l’assioma: è la forma che da
l’essere, ciò che da l’essere all’uomo, l’essere dell’individuo che lo abilita a percepire a
astrarre dalla sua forma unica che gli permette di essere quello che è. L’unità della forma
sostanziale si deve accettare oppure si deve rinunciare all’architettura della metafisica di
tommaso, la quale non è del tutto aristotelica ma dipende anche da Porfirio.
Eglidio romano discussioni con enrico di gand.
Liber de causis: tommaso afferma che la prima cosa che e dio crea è l’essere puro e cio che
il nostro intelletto concepisce per primo è l’essere.
Proclo negli elementi di teologia: uno, essere e il resto
Liber de causis: essere primo creatore e essere creato. Distinzione tra identità di essere
essenza in dio e distinzione nelle creature motivata dal fatto che Dio è soltanto essere.
Eglidio: recepisce questa distinzione nel senso proprio del termine. Se queste realtà, la
essenza che deve essere creata e l’essere che deve ricevere da dio non sono altro che
distinzioni concettuali allora non mi servono a nulla.
Teorema 19: esse e essenza nella creature sono distinte tra loro come due cose

Alberto magno: 15 problemi


Intelletto umano chiamato posseduto da greci e acquisito da arabi. Il posseduto non è la
stessa cosa dell’acquisito. Questi due termini alberto li mantiene, non c’è out out tra i due. Li
mantiene perche contribuiscono a mantenere ricchezza dell’intelletto umano. Piu sotto a pag
63 troviamo questi termini riferiti all’intelligenza, non piu all’intelletto umano.
Coppia di aggettivi riferiti sia all’intelletto umano sia al mondo dell’intelligenza(10). Cosa
significa posseduto? Riga 7: posseduto indica diversa realtà e natura rispetto a cio che e
posseduto. L’acquisito ha la stessa realtà e natura di cio che acquisisce. Possesus adeptus
sono termini che rimandano a relazione tra cio che possiede e cio che è posseduto.
L’intelletto è posseduto dall’anima umana, perche diversamente da quella vegataiva e
sensitiva è immateriale ed è posseduto dall’anima che ha qualcosa di diverso: anima vegativa
e sensitiva.
L’intelletto è acquisito

Plotino
Per Platone la Filosofia: conoscenza delle idee che ha come direzione la costruzione della
giustizia nella città degli uomini.
Per plotino è una via che conduce all’unione con l’uno, che riprende da platone in parte e
plotino radicalizza platone perchè l’uno è aldilà dell’essere. Sistema plotiniano nasce
dall’esigenza di riprodurre platone. Radicalizzazione della trascendenza dell’Uno è aldilà
dell’essere. È il fondatore del neoplatonismo.
Fine della filosofia: unirsi al divino, all’uno. L’unione al divino passa attraverso una
trascendenza unione mistica che è alta rispetto alla realtà fisica. Unione mistica=unione
dell’uomo con Dio. Condurre al divino che è in noi(anima) al divino che è nell’universo. L’uno
è oltre l’essere (lo aveva già detto platone). Plotino dice che oltre l’essere c’è una realtà che è
l’unità che fonda l’essere. Tutto cio che esiste è tale grazia all’unità. Cosa fa si che un insieme
di persone che cantano sia un coro, l’unita del coro. È l’unità che permette loro di essere un
coro. È l’unità che fa essere le cose, è l’uno a fondare l’essere.
Plotino ci apre problema nuovo rispetto filo antica, che si era posta problema dell’unità che
dietro le cose c’è un’unita. Plotino dice: perché l’Uno è, perchè l’uno è, perché c’è la
realtà. Questa domanda è possibile grazia all’incontro con filo cristiana. È come chiedersi
perché dio è. Plotino risponde perché l’uno esiste in virtù della sua stessa esistenza, l’uno
esiste perché è la causa di se stesso. Unica realtà che è causa di se stessa.
Tutta la realtà come principio è Uno, allora la materia è processione dell’Uno. La realtà
è derivazione dell’uno. Per congiungersi all’uno bisogna conoscere la realtà e capre com’è
ordinata. L’uno è semplice, è privo di parti, non ha alterità. Essendo semplice non si può dire
che cos’è, non si può neanche pensare perché è assolutamente semplice. È presente in tutto
ciò che esiste a è trascendente. Lui è oltre cio che è ente, è il principio è la prima ipostasi,
ovvero ipostasi= cio che sta oltre il divenire. La realtà è composta, l’uomo è composto in parti,
cio che da unità al corpo è l’anima. Tra l’anima e l’uno c’è un altro elemento. L’anima è ancora
molteplice, è composta da piu funzioni. Cio che da unità all’anima è la parte piu elevata
dell’anima ovvero il nous, l’intelletto. La realtà è composta da: uno, intelletto, anima e infine
mondo sensibile. Tra uno e intelletto c’è differenza, dire intelletto è gia dire molteplicità, è
duplicità perché essendo pensiero ammette anche un pensato, vuol dire attività.
Realtà processio
ne dall’Uno.

con il nome del Padre si indica la potenza, con quello del Figlio la sapienza e con quello
dello Spirito Santo la carità. Ma poiché tali attributi in Dio costituiscono un'unità, i rapporti
tra le persone divine possono essere spiegati in termini di derivazione di una dall'altra: il
Padre genera il Figlio, che è della stessa sostanza del Padre, in quanto la sapienza non è che
quella particolare forma della potenza divina per cui essa non può essere ingannata, invece,
lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, perchè la carità senza potenza sarebbe
inefficace e senza la sapienza procederebbe a caso e non condurrebbe al meglio. Però in tal
modo lo Spirito Santo non risulta essere della stessa sostanza del Padre e del Figlio: fu
questo un punto che suscitò gli attacchi contro Abelardo, in particolare san Bernardo ritenne
che esso conducesse a negare qualsiasi potenza dello Spirito Santo.

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