Viene accusato di aver dato delle opinioni non conformi alla Chiesa. Critica il geocentrismo
e nega le teorie aristoteliche dell’universo composto da sfere cristalline concentriche. Allo
stesso tempo lui non appoggia però completamente la teoria di Copernico: l’universo per lui
è infinito, disordinato, senza centro e costituito da infiniti mondi ed infiniti sistemi solari.
Bruno scardina anche la teoria della creazione sostenendo che la materia non è opera di Dio,
perché la Divinità stessa è dentro di essa. Dunque al contrario della Divinità Cristiana, Bruno
parla di un Dio – natura che non si limita alla sola creazione, bensì si manifesta in modo
incessante all’universo. Quindi come suo specchio è ritratto. Era proprio la libertà di
pensiero di Bruno che faceva paura alla Chiesa. Una paura che lo stesso Bruno rinfacciò ai
suoi giudici nel momento stesso in cui gli fu letta la sentenza di morte. Giordano Bruno fu
processato e fu denunciato dalle sue stesse pubblicazioni. Il primo processo si tenne a
Venezia. Due erano le possibilità con le quali avrebbe potuto salvarsi: ammettere di non
averle mai professate o abiurarle. Giordano non fece nessuna delle due cose. Egli portò
avanti i suoi ideali e avrebbe preferito morire, piuttosto che negarli. Venne accusato di
eresia, per aver espresso opinioni non conformi a quelle della Chiesa e di aver dubitato del
pensiero religioso ufficiale e fu dunque incarcerato dal Santo Uffizio. Fu condannato a 7 anni
di carcere a Roma dove gli furono offerti anche degli inviti per ritrattare le sue dottrine ma
lui rifiutò di modificarle.
Bruno parla di Dio in duplice maniera: come mente presente al di sopra di tutto e come
mente presente in tutte le cose. Per il primo aspetto, Dio è fuori dal cosmo e dalla portata
delle capacità razionali dell’uomo. Rifacendosi al principio neoplatonico della trascendenza
inconoscibilità e ineffabilità di Dio, Bruno ritiene vano il tentativo di risalire dalla natura a
colui che ha creata, proprio come vano è pretendere di risalire da una statua all’artefice che
l’ha scolpita. Quindi in quanto sostanza trascendente, Dio è oggetto di fede e di Lui ci parla
solo la rivelazione. Per il secondo aspetto, Dio è invece principio immanente del cosmo e
risulta accessibile alla ragione umana costituendosi come oggetto privilegiato del discorso
filosofico. E quindi in quanto mente presente in tutte le cose, Dio è definito da Bruno come
anima del mondo. E in quanto spirito animatore delle cose, Dio è causa e principio
dell’essere: causa in quanto energia produttrice del cosmo e principio in quanto elemento
costitutivo delle cose. L’universo è quindi un immenso organismo dotato di un’unica forma e
di un’unica materia. L’unica forma è appunto Dio come anima del mondo, anima datrice di
forme, quindi questo è il principio attivo. L’unica materia è la massa corporea del mondo,
che si chiama sostrato, che l’intelletto divino anima e plasma (principio passivo). Per Bruno
la materia: 1) non è pura potenza o assoluta passività, in quanto non riceve passivamente le
forme dall’esterno, ma ce le ha già in sé; 2) non è qualcosa di separato dalla forma, ma
costituisce un tutt’uno globale con essa, in quanto materia e forma, anima e corpo non sono
due sostanze, bensì sono due aspetti di quell’unica sostanza universale ed infinita che è la
natura, che è concepita come realtà divina.