La legge morale kantiana ha CARATTERE FORMALE, non ci dice cosa dobbiamo fare ma il come
farlo. E possibile inoltre trovare un CARATTERE ANTI-UTILIARISTICO: Se noi agissimo in vista del
fine non saremmo pi di fronte un imperativo ETICO, ma IPOTETICO, lintenzione non sarebbe pi
pura. Lunico modo di agire per rispetto della legge morale, senza seguire altri sentimenti.
E importante precisare che Kant non fa un elenco delle leggi morali da seguire o da non seguire: I precetti
ricevuti sono universali e necessari dentro di noi (morale subita pi che aderita).
Kant adotta il cosiddetto RIGORISMO: Si deve perch si deve. Egli elimina ogni tipo di sentimento
in quanto condizionerebbero solamente.
Kant critica la MORALE ARISTOTELICA. Per Aristotele felicit significa realizzare la propria natura,
la propria essenza. Un esempio possono essere linseguimento degli onori o il raggiungimento del piacere
materiale (elementi non razionali). Agire moralmente vuol dire realizzare questa perfezione, essenza. Per il
mondo greco qualsiasi cosa o essere vivente agisce secondo virt e essenza. Nel momento in cui si rifiuta il
fine (telos) e lessenza non pu esistere una morale fondata sulla felicit. C il recupero di un discorso
TELEOLOGICO.
Il problema delletica kantiana che manca il discorso sullessenza delluomo per cui si manifesta
unetica dura e rigorosa.
Nella Dialettica Kant espone invece lantinomia (cos come aveva fatto nella Ragion pura) tra virt e
felicit.
Se fossi virtuoso e agissi virtuosamente la mia felicit scomparirebbe. Se io conservassi la mia felicit non
agirei in modo virtuoso.
Lessere virtuosi non porta ad essere felici. E una situazione intollerabile in quanto va contro la ragione. Non
posso unire virt e felicit: le nostre azioni sarebbero tutte virtuose per raggiungere la felicit, ma questo non
possibile.
Bisogna recuperare il discorso sulla felicit, altrimenti la legge morale fallisce a causa dellantinomia.
Per risolvere questa contraddizione tra virt e felicit bisogna postulare realt prese per vere,
impossibili da dimostrare (postulati etici):
ESISTENZA DI DIO: lunico in grado di garantire il bene sommo quale quello dellunione tra
virt e felicit IMMORTALITA DELLANIMA: ladeguamento della mia volont alla legge morale un
percorso infinito cos come lo la vita della mia anima.
LIBERTA: E la condizione necessaria per la legge morale.
In seguito si sarebbe sviluppato lIDEALISMO TEDESCO, che avrebbe eliminato lidea della cosa in s
, la realt oggettiva.
Secondo Fichte e gli idealisti tedeschi la conoscenza parte dalla nostra intelligenza e giunge a produrre
la realt: processo che va dallio alla realt.
Per loro non si pu partire dalla realt per giungere allio e alla conoscenza del mondo, ma il processo
inverso, perch la realt ci apparirebbe inconoscibile. Bisogna partire dallio, come autocoscienza, come
attivit della coscienza, consapevole della sua capacit di pensare.
Lio crea la realt, non materialmente. Se scompare la realt noumenica rimane solo quella fenomenica.
AUTOCOSCIENZA: Io, inteso non nei suoi stati psichici , ma come PENSIERO IN ATTO: consapevolezza
di essere pensanti (res cogitans).
Lautocoscienza diversa dalla coscienza, essa sempre riferita a qualcosa: Io sono cosciente che esiste
qualcosa fuori di me.
Jacobi: Come possibile prendere qualcosa di inconoscibile e porlo come base della conoscenza? Come pu
lio derivare qualcosa di inconoscibile fuori di noi?
Egli in un saggio sullidealismo trascendentale (scritto nel 1787) si poneva il problema della cosa in
s (noumeno) che riteneva inammissibile.
O il cosmos conoscibile dal logos, o non possiamo parlarne. Senza la cosa in s non possiamo entrare
nella filosofia kantiana, ma con essa non possiamo rimanerci perch la realt noumenica diverrebbe
inconoscibile. Quindi o il criticismo vero e allora bisogna abolire la cosa in s mantenendo il soggetto, o il
criticismo falso e allora si deve ammettere la cosa in s e tornare al REALISMO.
Il criticismo sostiene che la realt esiste solo come rappresentazione della coscienza e quindi senza di essa
non ci sarebbe nemmeno una realt rappresentata. La coscienza la condizione indispensabile per
conoscere. Ma loggetto concepito solo in relazione ad un soggetto che lo rappresenta dunque non
possibile lesistenza di una cosa in s, ovvero di una realt inconoscibile e impensabile.
E idealista ogni orientamento secondo cui la realt qualcosa di conosciuto per il soggetto, per cui
esiste nellio e per lio: arriviamo alla conclusione che la realt esiste dentro di noi.
Fichte
Infinit dell'io
Kant identifica nell'io penso il principio formale del conoscere (attivit limitata), l'io finito perch limitato
dalla cosa in s io kantiano = principio formale del conoscere.
Fichte: l'io infinito poich tutto esiste nell'io e per l'io principio formale e materiale a cui si deve
non solo la forma della realt, ma la realt stessa.
La deduzione di Kant una deduzione trascendentale cio diretta a giustificare la validit delle categorie
(funzioni logiche) della conoscenza. La deduzione di Fichte mette a capo un principio assoluto (atto o
autocoscienza dell'io) che pone e crea il soggetto e l'oggetto fenomenici in virt di un'intuizione della propria
attivit intellettuale.
Dottrina Della Scienza: La dottrina della scienza ha come scopo la ricerca dei fondamenti del sapere
umano o dell'esperienza conoscitiva umana. Cerca di spiegare il principio su cui si fonda la validit della
scienza. Dottrina intesa come attivit pura dell'io (genesi della realt in quanto conosciuta).
Primo principio della Dottrina Della Scienza l' Io (non il principio di identit) o Autocoscienza, l'essere
per noi (l'oggetto) possibile soltanto sotto la condizione della coscienza (del soggetto) e questa soltanto
sotto la condizione dell'autocoscienza.
La coscienza il fondamento dell'essere, l'autocoscienza il fondamento della coscienza. L'io si pone in
quanto atto (attivit intelligente). Si pone da s infatti caratteristica dell'io l'auto-creazione ( coincide con
l'intuizione intellettuale che l'io ha di se stesso) l'io appare frutto della sua azione e risultato della sua libert
(ribaltamento della concezione antica). L'attivit autocreatrice e infinita.
Nel Secondo principio l' io non solo pone se stesso ma anche il non-io (oppone a se stesso qulcosa che gli
opposto). Il non-io viene posto dall'io nell'io.
Il Terzo principio mostra come l'io si trovi ad essere limitato da esso, esattamente come questo risulti
limitato dall'io. Avendo posto il non io lio si trova ad esistere sotto forma di io divisibile ( moleplice e
finito limitato da una serie di non-io altrettanto divisibili molteplici e finiti)
Fichte unifica e non separa come Kant l'attivit della conoscenza.
Gli unici due sistemi filosofici considerati possibili sono: IDEALISMO e DOGMATISMO.
La filosofia non una costruzione astratta , ma una riflessione sull'esperienza che ha come scopo la
messa in luce del fondamento dell'esperienza stessa.
Poich sono in gioco l'oggetto e l'intelligenza la filosofia pu assumere la forma di idealismo (punta su
intelligenza facendo preliminare astrazione della cosa) e di dogmatismo (puntare sulla cosa facendo
preliminare astrazione dall'intelligenza: realismo dogmatico prodotto tra io e non io).
L'idealismo consiste nel partire dal io o dal soggetto per poi spiegare su questa base la cosa, viceversa il
dogmatismo consiste nel partire dalla cosa in s per poi spiegare l'io o il soggetto.
Secondo Fichte il dogmatismo si pone come una forma di realismo in gnoseologia e di naturalismo o di
materialsmo in metafisica finisce per rendere la libert nulla o problematica. L' idealismo fa dell'io
un'attivit autocreatrice si struttura come una dottrina della libert. Queste due filosofie hanno in
corrispondenza due tipi di umanit. Da un lato ci sono individui che non si sono ancora elevati al sentimento
della propria libert assoluta trovando se stessi solo nelle cose sono attratti dal dogmatismo mentre chi
possiede il senso profondo della propria libert risulta portato a simpatizzare con l'idealismo. L'idealismo
considerato da fichte superiore al dogamtismo.
Dottrina della Conoscenza
Dall'azione reciproca del non io sull'io nasce sia lo conoscenza sia l'azione morale. Fichte si proclama al
tempo stesso sia idealista che realista: realista perch alla base della conoscenza ammette un'azione del nonio sull'io, idealista perch ritiene che il non io sia a propria volta un prodotto dell'io.
La Teoria dellimmaginazione produttiva: risponde a quella di kant (facolt attraverso cui l'intelletto
schematizza il tempo secondo le categorie) in fichte produce i materiali stessi del conoscere. Gradi della
conoscenza: 5 gradi (sensazione, intuizione, intelletto, giudizio, ragione) la nostra realt intelligente
produce la realt che opera dell'attivit del soggetto.
(fichte real-idealista non-io urta con l io)
Dottrina Morale
La conoscenza presuppone l'esistenza di un'io (finito) che ha dinanzi a s un non-io (finito).
L'io pratico costituisce la ragione stessa per l'io teoretico, Fichte ritiene in questo modo di aver posto le basi
per il primato della ragion paratica sulla ragione teoretica enunciato da Kant. Da ci la denominazione del
pensiero di Fichte di idealismo etico che si pu sintetizzare in noi esistiamo per agire e il mondo esiste
solo come teatro della nostra azione (agire significa porre al non-io la legge dell'io). Per realizzare se stesso
l'io che libert deve agire moralmente.
L'ostacolo per l'io il non-io, la materia, la posizione del non-io quindi condizione indispensabile
affinch l'io si realizzi come attivit morale. Ma realizzarsi come attivit morale significa sul limite
costituito dal non-io tramite un processo di autoliberazione dell'io dai propri ostacoli, processo grazie
al quale l'io mira a farsi infinito. Fichte ricomnosce nell'ideale etico il vero significato dell'infinit
dell'io.
Hegel
I capisaldi del sistema hegeliano.
E divisa in:
1. La rivoluzione del finito nellinfinito;
2. Identit tra ragione e realt;
3. Funzione regolatrice della filosofia;
4. Dialettica come legge che regola lo sviluppa della realt.
LA DIALETTICA
I momenti della dialettica sono 3:
1. MOMENTO ASTRATTO o INTELLETTUALE (tesi): lintelletto coglie lesistente in
determinazioni statiche, rigide, finite (coglie il finito) attraverso il principio di identit e di non
contraddizione.
2. MOMENTO NEGATIVO-RAZIONALE (antitesi): il pensiero procede oltre al principio di
identit e di non contraddizione; Hegel recupera Eraclito: gli opposti si implicano e completano
reciprocamente.
3. MOMENTO POSITIVO-RAZIONALE (sintesi): il pensiero coglie la realt in determinazioni
opposte, ricomponendole in modo sintetico
ASPETTI DELLA DIALETTICA: La dialettica la totalit dei tre momenti non solo il secondo. La
dialettica fortifica il principio base della filosofia hegeliana: la rivoluzione del finito nellinfinito. Per
Hegel la realt molteplice e contraddittoria e pu essere ridotta ad una totlit in movimento. La dialettica
infatti ha un significato ottimistico: la sintesi toglie lopposizione mantenendo il conflitto. La dialettica
sembrerebbe poi aperta nella continuit di dibatti tra tesi e antitesi, ma in realt il ciclo termina con la sintesi
finale che si pone come negazione della negazione e quindi chiusa.