Immanuel Kant è uno dei massimi esponenti della filosofia moderna, in
particolare grazie alla svolta che ha apportato al pensiero filosofico: quando analizziamo il suo pensiero e le sue opere, è inevitabile parlare della rivoluzione kantiana della conoscenza. Nella prefazione della seconda edizione della “Critica alla ragion pura” Kant spiega come la rivoluzione copernicana possa essere applicata alla filosofia: come Copernico spostò il centro dell’universo capovolgendo i rapporti tra la Terra e il Sole, cosi Kant spostò il centro del processo conoscitivo ribaltando i rapporti tra l’oggetto (esperienza) e il soggetto (intelletto umano). Copernico, non riuscendo a spiegare i movimenti dei corpi celesti, affermò che fosse la Terra a ruotare attorno il Sole: in maniera analoga Kant attribuì al soggetto un ruolo attivo nella classificazione, organizzazione ed elaborazione dei dati dell’esperienza (e non più una recezione passiva). Fin dal tempo degli antichi greci la filosofia poneva l’attenzione e indagava gli oggetti, la loro essenza quindi era la mente umana a creare ed a adeguarsi ai fenomeni, ricevendo “la conoscenza” tramite l’esperienza; invece con Kant l’attenzione viene posta sul soggetto che rende possibile la conoscenza della realtà poiché quest’ultima si adegua alle facoltà intellettive dell’uomo. Di conseguenza si designa un campo conoscitivo comune a tutti gli esseri umani poiché tutti sono dotati della stessa facoltà di organizzare le sensazioni, propria del pensiero umano e indipendente dall’esperienza sensibile: i principi innati dell’intelletto si riferiscono al modo di conoscere dell’uomo e non alla realtà esterna. Potremmo dire che la rivoluzione di Kant è paragonabile alla sequenza causa-effetto: la nostra mente riceve “l’input” che proviene dall’esterno (che in realtà già sappiamo, ma che ignoriamo fino ad allora) per poter elaborare il fenomeno (formazione dell’immagine mentale). Per fare un esempio pratico, pensiamo ad una canzone ovvero l’insieme dei suoni elaborati dagli strumenti, delle voci dei cantanti, del testo ma per ognuno di noi quella canzone sarà tutt’altro, ad esempio fonte di felicità o tristezza in base alle emozioni oppure ai ricordi che suscita in noi. Quindi nonostante gli attributi propri della canzone, noi conosceremo quest’ultima sempre attraverso le categorie e le elaborazioni personali: quindi gli oggetti sono filtrati e plasmati dalla nostra visione soggettiva che è diversa da quella altrui e diversa dalla natura propria dell’oggetto. La realtà stessa, infatti, è indipendente dal soggetto umano ma non esiste esperienza che non sia per qualcuno. Questa rivoluzione attuata da Kant, tuttavia, condurrà ad un bivio: da una parte vi sarà il fatto che la conoscenza umana non potrà oltrepassare i limiti dell’esperienza e quindi il suo raggio d’azione sarà limitato; dall’altra parte vi sarà il fatto che la ragione umana può conoscere gli oggetti solo per come si presentano (visione soggettiva) e non per la loro vera essenza.