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20/10/13

Simposio (dialogo) - Wikipedia

Simposio (dialogo)
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Il Simposio (in greco , noto anche con il titolo di Convivio) forse il pi conosciuto dei dialoghi di Platone.[1] In particolare, si differenzia dagli altri scritti del filosofo per la sua struttura, che si articola non tanto in un dialogo, quanto nelle varie parti di un agone oratorio, in cui ciascuno degli interlocutori, scelti tra il fiore degli intellettuali ateniesi, espone con un ampio discorso la propria teoria su Eros ("Amore"). Nel 1988, il regista italiano Marco Ferreri ha trasposto filmicamente, per la televisione francese, alcuni dialoghi del Simposio ne Il banchetto di Platone.
Indice 1 L'ambientazione e svolgimento 2 Prologo 3 Fedro 4 Pausania 5 Erissimaco 6 Aristofane 7 Agatone 8 Socrate 9 Alcibiade: Socrate un sileno 10 Note 11 Bibliografia 11.1 Edizione principale 11.2 Edizioni italiane 11.3 Saggi 12 Film 13 Voci correlate 14 Altri progetti

Simposio
Titolo originale Altri titoli Convivio

Papiro greco con frammento del Simposio

Autore 1 ed. originale Genere Sottogenere Lingua originale Personaggi

Platone IV secolo a.C. dialogo filosofico greco antico Socrate, Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Agatone, Alcibiade Serie Dialoghi platonici, III tetralogia

L'ambientazione e svolgimento
La cornice in cui si inseriscono i vari interventi rappresentata dal banchetto, offerto dal poeta tragico Agatone per festeggiare la sua vittoria negli agoni delle Lenee, oppure alle Grandi Dionisie, del 416 a.C. Fra gli invitati, oltre a Socrate e al suo discepolo Aristodemo, il medico Erissimaco, il commediografo Aristofane, Pausania l'amante di Agatone e il suo amico Fedro, figlio di Pitocle ed esperto di retorica: ognuno di loro, su invito di Erissimaco, terr un discorso che ha per oggetto un elogio di Eros. Verso la fine, fa una clamorosa irruzione anche Alcibiade, completamente ubriaco, incoronato di edera e di viole, accompagnato dal suo komos, che si presenta per festeggiare Agatone, e che viene accolto con cordialit. Alla fine del banchetto, la mattina seguente, Socrate (uno dei pochi rimasti svegli per tutta la notte) lascia l'abitazione e, seguito da Aristodemo, si dirige verso il Liceo.
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Prologo
Durante una notte ad Atene due amici, di cui uno si chiama Apollodoro, stanno passeggiando per le vie della citt, conversando. A un certo punto il primo esorta Apollodoro a raccontargli del famoso banchetto tenutosi in casa di Agatone con Socrate, Pausania, Fedro e molti altri. Apollodoro entusiasta della richiesta, perch aveva raccontato l'evento prima a Glaucone, un altro suo amico.

Anselm Feuerbach, Il simposio di Platone

Apollodoro spiega che il banchetto era avvenuto molti anni prima e che era stato Socrate a divulgare la notizia ad Aristodemo, che poi la aveva sparsa per tutta la citt, arrivando anche alle orecchie di Apollodoro. Una sera Socrate viene avvistato da Aristodemo il quale nota che il filosofo si fatto incredibilmente bello e profumato ed ha indossato perfino dei sandali, cosa rara per uno come lui. Socrate spiega che si sta dirigendo in casa di Agatone il quale sta dando una festa per celebrare una sua vittoria e Aristodemo lo segue incuriosito. Tuttavia per la strada Socrate rimane indietro a riflettere ed entra in casa solo a met della festa, malgrado i continui richiami di Agatone. Dopo essersi puliti ed aver bevuto del buon vino mielato, il padrone di casa chiede agli invitati di cosa vogliano discutere quella sera e uno di loro, Fedro, propone la discussione sul Eros, ovvero l'Amore. Tutti sono entusiasti dell'argomento e cominciano a dialogare.

Fedro
Il primo a parlare tra gli invitati Fedro. Egli afferma che Amore il pi antico fra tutti gli di ad essere onorato, come attestano Esiodo, nella Teogonia, e Acusilao, i quali all'origine del mondo pongono il Caos e la Terra e quindi anche Amore. Inoltre, Parmenide sostiene che la Giustizia per primo, fra tutti gli dei, si prese cura di Amore. amore a spingere amante e amato a gareggiare in coraggio, valore, nobilt d'animo: gli eserciti, se costituiti da tutti amanti e amati, sono imbattibili:
Se vi fosse dunque qualche possibilit perch una citt o un esercito fossero costituiti per intero da amatori e da amati, non vi modo per cui potessero disporre meglio la propria esistenza tenendosi lontani da ogni bruttura e gareggiando tra di loro in desiderio di gloria, e combattendo insieme gli uni con gli altri, essi vincerebbero, anche se in pochi, per cos dire, tutti gli uomini. Infatti l'uomo che ama sarebbe disposto ad essere visto da tutti gli altri mentre abbandona la posizione o getta via le armi pi che dal proprio amato e sceglierebbe di morire pi volte invece di questo. E quanto ad abbandonare l'amato o non portargli aiuto quando corre pericolo non c nessun vile a tal punto che amore stesso non lo renda pieno di ardore in valore, tanto da eguagliarlo anche a chi valorosissimo in natura... (Simposio 178e-179a; trad.: G. Giardini)

Fedro porta alcuni esempi, primo fra tutti quello di Alcesti che super in amore i genitori di Admeto, suo sposo, tanto da farli apparire estranei alla sua vicenda e da suscitare lammirazione degli dei; cosa che non avvenne a Orfeo, che torn indietro dall'Ade senza risultato, poich era apparso vile. Gli dei invece onorarono Achille che per sua scelta mor in aiuto e vendetta di Patroclo, suo amante, riservando a lui lIsola dei Beati.
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Verso la fine del discorso si assiste a un rovesciamento del concetto greco secondo il quale l'amato superiore all'amante, perch autosufficiente, non soggetto a urti e scossoni. Perci il greco ama l'uomo, ritenendo la donna indegna di essere superiore. Qui invece la superiorit dell'amante e perci il merito maggiore dell'amato che ama: Achille, mentre Alcesti non amata, ma amante. L'ultima frase del discorso inoltre sottolinea l'importanza di Amore:
Cos io sostengo che Amore il pi antico fra gli dei, il pi meritevole di onore e quello che pi padrone di spingere gli uomini, da vivi e da morti, all'acquisto della virt e della felicit. (Simposio 180b )

Pausania
Pausania il secondo a parlare fra gli ospiti. Egli distingue due generi di Amore, poich come esistono due Afroditi (lAfrodite Urania, celeste, figlia di Urano, e lAfrodite Pandmia, comune, volgare, figlia di Zeus e di Dione) cos esistono anche due Amori: il primo detto Celeste, si accompagna all'Afrodite Urania, il secondo detto Volgare, si accompagna invece allAfrodite Pandmia. L'Amore Volgare volto ad amare i corpi pi che le anime e, partecipando di entrambe le nature dei suoi genitori, maschile e femminile, preferisce tanto le donne - considerate nella cultura greca antica oggetto inferiore d'amore - quanto i fanciulli imberbi, quindi facilmente plagiabili. L'Amore Celeste, invece, trascende quello corporale e si fa guida verso un elevato sentire e, parte modi mostrarsi compiacenti a causa della virt. Il suo discorso si conclude con una ricerca della giustificazione dell'amore omofilo basandosi sui nomoi (cio le Platone (Glyptothek, norme, siano esse leggi scritte o no) delle varie regioni della Grecia, mostrando Monaco di Baviera) come questo sia disprezzato nellElide, a Sparta o anche in Beozia a causa della scarsa capacit oratoria di queste popolazioni, mentre ad Atene il nomos pi complicato, poich considerato lecito farlo in privato, riprovevole farlo in pubblico.
cosa brutta quando si ha compiacenza per un abbietto e in maniera abbietta, bella invece quando la si prova per uno meritevole e in maniera bella. Abbietto l'amante volgare, innamorato pi del corpo che dell'anima: non un individuo che resti saldo, come salda non nemmeno la cosa che egli ama. Infatti quando svanisce il fiore della bellezza del corpo del quale era preso "si ritira a volo" ad onta dei molti discorsi e delle promesse. Chi invece si innamorato dello spirito quando nobile resta costante per tutta la vita perch si attaccato a una cosa che resta ben salda. (Simposio 183d-e)

Erissimaco
Come terzo, in sostituzione di Aristofane che colto dal singhiozzo, interviene Erissimaco, il quale, da buon medico, considera l'amore un fenomeno naturale e ne distingue gli aspetti normali da quelli morbosi. Nell'esporre la sua teoria si trova d'accordo sulle due specie d'Amore individuate da Pausania: che Amore dunque sia duplice, pare a me che sia un distinguere bene, con una piccola differenza per: al posto dellAfrodite Pandemia (Volgare), Erissimaco pone lAfrodite Polimnia (dai molti inni, cio portatrice di disordine). Amore infatti, come ogni cosa in natura, deve essere armonico ed equilibrato in ogni sua azione - comunione di opposti: infatti la soverchieria, il disordine insiti in ogni forma di attrazione non possono riuscire a buon fine, ma determinano contagi, malattie, guasti e distruzione; ma quando invece l'Amore diventa incontenibile e infuria violento durante le stagioni dell'anno, produce guasti e distrugge molte cose.
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All'inizio del suo discorso, inoltre, Erissimaco ci propone una sua definizione di medicina, e di armonia, e afferma che nella musica, nella medicina e in tutte le altre attivit umane e divine, per quanto dato, bisogna bene osservare l'uno e l'altro di questi amori: infatti sussistono ambedue. Erissimaco infine, come Pausania, cerca anch'egli una giustificazione per lamore omofilo, trovandola in maniera pi fondata nella Physis (natura) piuttosto che nel Nomos.

Aristofane
Per approfondire, vedi Mito di Aristofane o dell'androgino.

Come quarto, rimessosi dal singhiozzo, interviene Aristofane, il quale spiega la sua devozione verso Amore per mezzo di un fantasioso, ma significativo mito. Per lui, all'origine del mondo, gli esseri umani erano differenti dagli attuali, formati da due degli umani attuali congiunti tramite la parte frontale (pancia e petto). Inoltre essi erano di tre generi: il maschile, il femminile e l'androgino, che partecipa del maschio e della femmina (cio, appunto, , uomo-donna). La forma degli uomini era inoltre circolare: quattro mani, quattro gambe, due volti su una sola testa, quattro orecchie, due organi genitali e tutto il resto come ci si pu immaginare. Questa natura doppia per stata spezzata da Zeus, il quale fu indotto a tagliare a met questi esseri per la loro tracotanza, al fine di renderli pi deboli ed evitare che attentassero al potere degli dei (daltro canto, eliminarli del tutto avrebbe comportato la perdita dellunica forma vivente da cui gli dei erano venerati).
Da tempo dunque connaturato che negli uomini l'amore degli uni per gli altri che si fa conciliatore dellantica natura e che tenta di fare un essere solo da due e di curare la natura umana. Ciascuno di noi dunque come un contrassegno () d'uomo, giacch tagliato in due come sogliole, da uno diventa due. (Simposio 191c-d )

Ma da questa divisione in parti nasce negli umani il desiderio di ricreare la primitiva unit, tanto che le parti non fanno altro che stringersi luna allaltra, e cos muoiono di fame e di torpore per non volersi pi separare. Zeus allora, per evitare che gli uomini si estinguano, manda nel mondo Eros affinch, attraverso il ricongiungimento fisico, essi possano ricostruire fittiziamente lunit perduta, cos da provare piacere (e riprodursi) e potersi poi dedicare alle altre incombenze cui devono attendere.
Questo il motivo per il quale la nostra natura antica era cos e noi eravamo tutti interi: e il nome d'amore dunque dato per il desiderio e l'aspirazione all'intero. (Simposio 192e)

Agatone
Per quinto parla il padrone di casa, Agatone, che definisce Amore il dio pi bello e pi nobile. Egli si incarica di dire qual e di quali beni artefice Amore. Amore il pi felice perch il pi bello e il migliore. il pi bello perch tale: anzitutto il pi giovane tra gli dei, e inoltre il pi giovane e il pi soave, e oltre a ci come flessuoso nell'aspetto. Non sarebbe infatti in grado di abbracciarsi ovunque, n di entrare in ogni anima di nascosto e poi uscirne se fosse inflessibile. Da sottolineare l'affermazione che tra Amor e bruttezza c sempre guerra, poich Amore simboleggia la bellezza, la sua esistenza tra i fiori reca una testimonianza della bellezza della carnagione del dio. Egli non fa ingiustizia n la subisce, perch giustizia, morigeratezza, potenza e sapienza sono le virt che lo contraddistinguono:
La cosa pi grande che Amore non fa ingiustizia n la subisce da parte di un dio n contro un dio, n da parte di un uomo, n contro un uomo; n egli soffre per violenza, se pure prova qualche sofferenza,
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perch la violenza non si attacca ad Amore; n quando agisce, agisce con violenza, perch ognuno volentieri in tutto serve ad Amore e le cose che mettono d'accordo chi lo desidera con chi lo desidera, le leggi regine della citt dicono che giusto. (Simposio 196b-c)

Agatone compone anche versi in onore di Amore:


Pace fra gli uomini e sul mare una tranquillit senza vento, luogo di quiete e di sonno nell'affanno dei soffi impetuosi. (Simposio 197c)

E conclude il suo discorso tessendone un elogio molto poetico.

Socrate
Per approfondire, vedi Diotima , Eros (filosofia), Kalokagathia e Mito della nascita di Eros.

Socrate Interviene per sesto e ultimo. Sulle prime tenta di schermirsi per la sua incapacit come oratore, ma sostenuto dalla convinzione che su ogni cosa basta dire la verit, decide di fare lo stesso anche con Eros, scegliendo ed ordinando nel modo migliore le cose pi belle. Infatti gli elogi di Eros fatti dai precedenti oratori poggiavano tutta la loro efficacia sul dispiego della retorica e su argomentazioni sofistiche, arrivando a gareggiare nell'associare ad Eros i migliori benefici. Socrate invece, come detto, partir dalla verit. In sostanza, Amore amore di alcune cose, in particolare di quelle di cui si Socrate (Louvre, Parigi) avverte mancanza. A questo punto sul discorso di Socrate si innesta quello di Diotima, sacerdotessa di Mantinea, maestra di Socrate della concezione di Amore. Secondo essa Amore non bello [...] e non neanche buono, ma un qualcosa di mezzo tra bello e brutto, tra buono e cattivo, tra mortale e immortale, un dmone insomma. Fu concepito da Pena (Povert), che come detto dalla sacerdotessa approfitt di Pros (Espediente), ubriaco, alla festa del genetliaco di Afrodite: egli quindi un essere intermedio tra il divino e l'umano che, assieme alle qualit positive, assomma in s anche quelle negative. Socrate, come apprende da Diotima, era caduto nello stesso equivoco nel quale cadono tutti o quasi tutti gli uomini che in Amore vedono solo il lato pi bello. Tutto questo deriva dal fatto che Amore viene identificato con l'amato e non con l'amante: il primo delicato, compiuto, il secondo invece quale appare nella descrizione che Diotima ne viene facendo. Ma qual la molla che spinge lamante verso l'amato? L'attrazione della bellezza pu essere uno stadio, ma non se fine a se stessa: tra gli uomini chi fertile nel corpo attratto dalla donna e cerca la felicit nella discendenza della prole e nella continuit, chi invece fertile nell'anima cerca un'anima bella a cui unire la propria, e pu creare con questa una comunanza pi profonda di quella che si pu avere con i figli. Su questo piano chi ama riuscir a capire che tutto il bello che riguarda il corpo cosa ben da poco.Quindi accusa gli altri di aver attribuito false qualit ad Eros.

Alcibiade: Socrate un sileno


Dopo che Socrate ha concluso il suo discorso, irrompe nella sala del banchetto Alcibiade ubriaco e, dopo una breve schermaglia con Socrate, ne tesse il pi splendido elogio. Pur senza aver udito le considerazioni di Socrate, Alcibiade viene a darne la pi viva e diretta dimostrazione: Socrate gli stato maestro, amico, gli ha salvato la vita in battaglia, gli ha fatto attribuire dagli strateghi, in guerra, quei riconoscimenti che avrebbe meritato per s.
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J.-B. Regnault, Socrate e Alcibiade (1791)

Quando avvenne lo scontro per il quale gli strateghi mi concessero i premi del valore, nessuno tra i soldati mi salv se non costui, che non volle abbandonarmi bench ferito, ma con me trasse in salvo anche le armi. E io, Socrate, anche in quell'occasione chiesi ripetutamente agli strateghi che i riconoscimenti li concedessero a te. [...] Ma gli strateghi guardando solo alla mia condizione erano intesi a dare a me le insegne del valore e tu ti impegnasti pi di loro perch fossi io a riceverle e non tu. (Simposio 220d-e)

Socrate gli ha resistito quando egli gli ha fatto dono della propria bellezza, perch non a questo mirava. Era attratto piuttosto dalla bellezza in s, genuina, pura, non mescolata, non incorporata di carni umane, n di colori, n di ogni altra vacuit mortale. Era desideroso di contemplare la bellezza divina nel suo unico aspetto.
Sappiate che a lui non importa nulla se uno bello e ne fa cos poco conto quanto nessun altro, n gli interessa se ricco o se ha un altro titolo di quelli che, per la gente, portano alla felicit. Ritiene di ben poco conto tutti questi beni, e che noi, vi assicuro, non siamo nulla e passa la sua vita ostentando candore e scherzando, ma quando poi si impegna seriamente e si apre, non so se uno ha mai visto le splendide qualit che ha all'interno: io le ho gi osservate, da tempo, e mi apparvero cos divine, dorate, belle e meravigliose da provare che si doveva fare subito quel che Socrate comandava. (Simposio 216d-e) Si potrebbero dire, senza dubbio, molte altre cose per lodare Socrate e tutte da far meraviglia, ma mentre per ogni altro atteggiamento nella vita tali cose si potrebbero dire anche di altri, il fatto di non essere egli simile a nessuno degli uomini, n degli antichi, n di quelli di adesso, questa cosa degna di ogni meraviglia. [...] Ma come fatto questuomo, quanto a stranezza, lui e i suoi discorsi, neppure cercando si potrebbe trovare uno che gli si avvicini n tra gli uomini d'ora, n tra quelli di un tempo, a meno di metterlo a confronto con quelli che dico io, cio non con un uomo, ma con i sileni e i satiri, lui e i suoi discorsi. (Simposio 221c-d )

Note
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1. ^ Platone, Simposio, intr. di B. Centrone, a cura di M. Nucci, Einaudi, Torino 2009.

Bibliografia
Edizione principale
Plato, Symposium, in: Platonis opera, recognovit brevique adnotatione critica instruxit Ioannes Burnet, tomus II tetralogias III-IV continens, Oxford 19102

Edizioni italiane
Platone, Simposio, a cura di G. Colli, Adelphi, Milano 1979 Platone, Simposio, intr. di V. Di Benedetto, a cura di F. Ferrari, Rizzoli, Milano 1986 Platone, Simposio, a cura di G. Reale, Lorenzo Valla, Milano 2001 Platone, Simposio, intr. di D. Susanetti, trad. di C. Diano, Marsilio, Venezia 2006 Platone, Simposio, intr. di A. Taglia, trad. di G. Calogero, Laterza, Bari 200810 Platone, Simposio, intr. di B. Centrone, a cura di M. Nucci, Einaudi, Torino 2009 Platone, Simposio, a cura di G. Giardini, in: Tutte le opere, a cura di E.V. Maltese, Newton Compton, Roma 2009 Platone, Simposio, intr. di U. Galimberti, trad. e cura di F. Zanatta, Feltrinelli, 1995

Saggi
F. Adorno, Introduzione a Platone, Laterza, Bari 1997 C. Kahn, Platone e il dialogo socratico, trad. it., Vita e Pensiero, Milano 2008 G. Reale, Eros dmone mediatore, Bompiani, Milano 1997 F. Trabattoni, Scrivere nell'anima, La Nuova Italia, Firenze 1994

Film
L'opera di Platone fu rivista nel 1989 dal regista Marco Ferreri che ne gir un adattamento intitolato Il banchetto di Platone.

Voci correlate
Amore platonico Dialoghi (Platone) Diotima Eros (filosofia) Eros greco antico Fedro (dialogo) Kalokagathia Omosessualit nell'Antica Grecia Pederastia Pederastia greca
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Pederastia ateniese Simposio e Banchetto

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