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CALLIMACO

Introduce molte innovazioni culturali. È l’autore che rappresenta una svolta epocale che è stata portata
dalle conquiste di Alessandro Magno. È il caposcuola di questa corrente artistico. Le innovazioni che porta
sono destinate a influenzare la letteratura latina (Properzio) e poi quella europea. È una poesia di rottura
nei confronti della letteratura moderna.
Vita della vita sappiamo poco. È un autore nato nel IV secolo a.C., probabilmente nel 315-310 a.C. Nasce
da una famiglia aristocratica di Cirene. Il padre Batto è il fondatore della città. La famiglia subisce un
dissesto economico e Callimaco decide di trasferirsi ad Alessandria, dove iniziò come maestro di scuola.
Viene notato ed inizia a fare il mecenate, venendo introdotto alla corte dei Tolomei. Vive gran parte della
sua vita lì, ma non fu mai direttore della biblioteca, forse per una scelta personale.
Lavora come filologo, cosa che si trova molto bene nelle “tinakes”, cioè “schede”, opera di catalogazione
della letteratura greca che aveva redatto per ciascuno dei testi di autori che aveva esaminato. Di
quest’opera rimangono scarse testimonianze e qualche titolo. Scrisse anche opere erudite in prosa di cui ci
rimangono solo titoli (lessico della Suda).
Tutta l’opera di Callimaco si può collocare sotto Tolomeo II Filadelfo e dopo di lui, con il suo successore
Tolomeo III Esegete, scriverà la chioma di Berenice, che era moglie del faraone e principessa di Cirene.
La chioma di Berenice È un componimento encomiastico in cui immagina che un ricciolo di capelli della
principessa fosse stato offerto alla divinità, affinché il marito tornasse dalla guerra. Il giorno dopo questo
ricciolo non c’era più e un astronomo, per evitare lo scandolo, dice di aver individuato una costellazione a
forma di ricciolo.
Non sappiamo quando morì, ma la morte viene collocata intorno al 240 a.C.
I rapporti stretti con i Tolomei nel 280 a.C. si ha un inno a Zeus, dove viene fuori l’intento encomiastico
alla casa d’Egitto. Tolomeo II Filadelfo è addirittura superiore a Zeus. Del 270 si ha un’apoteosi di Arsinoe,
moglie di Tolomeo che era morta. Dopo la morte di Tolomeo II, successe Tolomeo III Esegete, sposò
Berenice principessa di Cirene.
La trasmissione delle opere ci sono arrivate tramite papiri e materiale scrittorio. Callimaco inizia una
poetica di rottura col passato (poemi omerici). Mette in discussione i generi teatrali per quanto riguarda il
poema omerico. Ritiene che riproporsi nell’epoca attuale nel copiare Omero sarebbe anacronistico perché
è un concetto che non va più bene perché la letteratura va rinnovata.
La critica è nei confronti di Aristotele: ritiene infatti che ogni autore non deve specializzarsi solo in un
genere. Callimaco inoltre pensa che il poema epico sia retrogrado, motivo per cui inventa l’epillio: riduce la
lunghezza del poema epico tradizionale e usa la varietas.
Il prologo degli aitia nel prologo Callimaco dice che ormai è anziano (la chioma di Berenice è del 245 a.C.
circa).
Non divenne mai direttore e favorì la candidatura di Eratostene e Apollonio Rodio. Probabilmente fu lui a
non voler diventare direttore.
GLI AITIA sono elegie a carattere eziologico, cioè si dà la spiegazione delle origini di un uso ecc. È una
poesia che ha una lunga tradizione: riprende da Esiodo nella Teogonia. Qualcuno pensa che gli aitia siano
una continuazione della Teogonia e che Callimaco sia il primo poeta di età ellenistica. Della Teogonia
riprende l’erudizione mitologica e il motivo eziologico. Callimaco, pur avendo in mente il modello di età
arcaica, innova nella forma metrica: non usa più l’esametro e usa la brevitas. Callimaco rappresenta
l’iniziatore della poetica ellenistica (Menandro ancora non lo incarna poiché scrive solo commedie).
Callimaco spazia in generi letterari diversi: scrive giambi, epigrammi ed epilli. Varia anche il contenuto che
va dalla poesia encomiastica a riferimenti a tema amoroso o a carattere pragmatico. C’è grande varietà nei
contenuti e nei metri.
Il superamento del modello Callimaco non critica Omero, di cui riconosce la grandezza, ma ritiene che il
poema epico della tradizione non sia più proponibile. Lui è l’iniziatore dell’epillio, poema epico breve, ma
curato ed elaborato. È importantissimo che quando parla del mito ha in mente il modello da cui si distacca
scegliendo degli episodi marginali, che nessuno ha mai trattato.
Si dividono in 4 libri in metri vari
- 1-2°: appartengono alla giovinezza di Callimaco poiché sono meno raffinati.
- 3-4°: si nota una raffinatezza di stile e si ritrovano i componimenti encomiastici ai Tolomei.
L’epinicio per Berenice All’inizio del 3° libro si ha un prologo che viene continuato con un componimento
che somiglia ad un epinicio (componimenti per le vittorie di Pindaro in cui si inseriva il mito). In questo
epinicio si vuole celebrare Berenice, che aveva avuto una vittoria nella gara di bighe. Questo è un pretesto
per fare poesia encomiastica. È un principio rinnovato perché usa come metro il distico elegiaco (esametro
e pentametro) e perché inserisce una storia marginale nel mito di Eracle.
La storia di Molorco Anziché narrare le imprese, inserisce la “storia di Molorco” (Orazio nelle
metamorfosi ne prende spunto). Molorco è un personaggio umilissimo, come anche Ecale. Eracle era
andato contro il leone Nemeo e trova accoglienza presso Molorco, che lo ospita. I due cominciano a
parlare. Il modello è l’Odissea di Omero: quando Ulisse torna da Itaca ha un dialogo col porcaro Eumeo,
che si lamenta dei proci che hanno occupato la reggia. Nell’episodio di Molorco c’è un colloquio tra i due,
ma Molorco si lamenta dei topi che gli mangiano tutte le provviste. Parlare dei topi con Eracle è un
declassamento dell’eroe e Molorco diventa protagonista.
L’epillio l’Ecale la stessa cosa si ritrova nel poemetto-epillio Ecale. Si parla di Teseo, figlio di Egeo, re di
Atene, che si era sposato con Medea dopo che aveva ucciso i figli. Lei non era contenta di Teseo perché
voleva che il figlio avuto da Egeo diventasse l’erede al trono. Medea allora manda Teseo a catturare il toro
di Maratona. Teseo mentre va a catturarli, viene colto di sorpresa da una tempesta e viene accolto dalla
vecchia contadina Ecale che gli dà da mangiare del cibo semplice. Teseo riparte e cattura il toro. Al ritorno
si ferma alla casa di Ecale per salutarla, ma scopre che è morta. Allora Teseo dà il nome della contadina a
un demo di Atene ed edifica un tempio dedicato a Zeus Ecalesio.
La critica a Aristotele ce l’ha con lui per la poetica dove aveva dettato le regole per scrivere.
Aponzio e Cidippe è un racconto eziologico negli aitia (sono elegie). Sono 2 giovani trovatisi a Delo per
una festa in onore di Apollo. Cidippe veniva da Nesso e Aponzio se ne innamora e per legarla a sé si lascia
consigliare dalla divinità. Fa perciò incidere su una mela “per Artemide giuro che sposerò Aponzio”. Cidippe
la legge ad alta voce, per cui è come se si fosse impegnata nello sposare Aponzio. Il padre di Cidippe però le
propone un pretendente, ma lei i giorni delle nozze si ammala e questo matrimonio viene rimandato. Il
padre allora consulta l’oracolo e, scoperta la verità, le permette di sposare Aponzio. Dopo che avranno
generato i figli, saranno i precursori della dinastia degli Aponziadi, che erano ancora presenti nell’isola di
Ceo, da cui Aponzio proveniva.

I GIAMBI il tono è pacato e si tratta di argomenti che di invettiva non c’entrano niente. Sono 13
componimenti in metro giambico + 4 in metro lirico (17 in totale). C’è varietas nei contenuti. Ci può essere
un apologo, come una contesa fra alloro ed olivo: si pensa che sia una polemica letteraria. Sicuramente
Callimaco rappresenta uno dei due alberi, mentre l’altro non sappiamo chi possa esser. C’è anche un
epinicio e una poesia encomiastica.
Nei codici i giambi vengono dopo gli aitia e si pensa che sia questo l’ordine poiché alla fine degli aitia
Callimaco dice che vuole entrare nel pascolo della musa pedestre, cioè una poesia dal registro medio,
quotidiano (anche Orazio nelle satire parla di muse pedestri). La poesia di Callimaco ebbe anche
un’influenza su Orazio: si anno 17 satire di invettiva, per cui sicuramente riprende Callimaco.

GLI INNI la tradizione precedente riguarda gli inni omerici, orfici ecc. Callimaco riprende questo genere.
Sono 6 inni (in ordine): inno a Zeus, a Apollo, ad Artemide, a Delo, per i lavacri di Pallade e a Demetra. 5
sono in esametri, mentre il 5° è in distici elegiaci. Gli inni si dividono in inni cletici o mimetici. “cletico”
significa “chiamare”, per cui un inno cletico è di invocazione alla divinità (primi 3 inni); i mimetici
riproducono una cerimonia come se avvenisse in quel momento.
Caratteristiche degli inni
- C’è libertà metrica
- Si fa riferimenti a episodi marginali e c’è il motivo encomiastico. Si paragonano i sovrani Tolomei
pari alla divinità o più.
L’inno a Delo si racconta di Latona, perseguitata da Zeus. Lei sta aspettando Apollo e Artemide da Zeus.
Era però non le permette di trovare un luogo tranquillo dove partorire. In questo inno Apollo, dal ventre
della madre, le dice che deve continuare a cercare perché nell’isola di Kos deve nascere Tolomeo.
I lavacri di Pallade si parla di Atena, in particolare di un episodio marginale in cui l’indovino Tiresia aveva
visto Pallade fare il bagno e lei per punirlo lo aveva accecato.
Inno a Demetra si vanno a cercare episodi di quando lei era bambina, che scherza con Zeus tirandogli i
peli della barba. Sceglie gli episodi di Erisittone, che aveva abbattuto dei pioppi sacri alla dea, che poi lo
aveva condannato ad una fame insaziabile. Erittone allora finisce tutto il suo patrimonio ed è costretto a
meditare.
GLI EPIGRAMMI sono 64 e nascono come iscrizioni. Sono brevi per natura. C’è una varietà dei contenuti
che era tipico dell’epigramma classico e ci sono anche argomenti letterari che riprende dall’aposdoketon,
cioè il finale a sorpresa. Gli episodi si concludono inaspettatamente, cioè il contrario di quello che si
penserebbe per quel finale. C’è anche una poesia d’amore, riflessioni letterarie ecc.
Proemio degli aitia si scaglia contro i Telchini, diavoletti invidiosi che rappresentano gli avversari poetici.
I detrattori lo criticano di non aver scritto un poema unico e continuo. Per difendersi faceva riferimento a
Mimnermo, che non è rimasto famoso per la grande donna (Smirneide), ma per i componimenti più brevi.
L’opera letteraria non va giudicata per la lunghezza, ma per l’arte.
Dice che non vuole passare per una via larga, ma più difficile, dove non passano tutti. È quello che inizia un
genere nuovo.
Pag. 279 la sua poesia non è un’ampia distesa d’acqua, ma uno zampillo che sgorga da una fonte stretta
e pura.

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