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MENANDRO

La vita Della vita non abbiamo molte notizie, sappiamo però che nasce nel demo di Eschia nel 342-41
a.C. da famiglia agiata. Le poche notizie geografiche fanno capire la frequentazione di personaggi famosi.
Ebbe legami con Alessi, quello della commedia di mezzo, che secondo alcune fonti sarebbe stato lo zio
materno. Fu compagno di efebia di Epicuro in età giovanile anche se non fu influenzato dalla filosofia
epicurea perché Epicuro aprì la scuola nel 306, anno in cui Menandro lavorava già da 15 anni. Fu amico di
Demetrio Falereo che istituì un governo tirannico, ma Menandro non partecipò mai alla vita politica.
Quando successe Demetrio Poliorcete, che instaurò un governo democratico, rischiò l’esilio.

Esordì nel 322 a.C., data della prima commedia messa in scena. Esordì con l’“ira”, commedia non
pervenutaci. La vicenda delle opere è un po' particolare: le opere che abbiamo sono state ritrovate in
papiri alla metà del 1800. Le 5 commedie, di cui solo il “bisbetico” (duskulos) è completa, sono state
ritrovate dopo il 1850.

Dopo aver esordito con l’ira, lavorò per 30 anni ad Atene e scrisse 105 commedie. Sappiamo che in questi
30 anni non ebbe tanto successo e nelle feste della città vinse solo 8 volte. Ebbe un successo grandissimo
dopo la sua morte. Nonostante questo rapporto poco idilliaco con la città, rimase ad Atene per tutta la vita
e dal lessico della Suda sappiamo che non volle mai allontanarsi nemmeno quando Tolomeo I Soter,
faraone d’Egitto, lo invitò alla sua corte. Si dice che era innamorato di Glicera, una prostituta.
Probabilmente il fatto che era una prostituta deriva dalle sue commedie, dove tratta spesso di eteree.

Nel lessico della Suda si legge che era strabico ma di mente acuta e pazzo per le donne. Quest’ultima cosa
potrebbe derivare dal rilievo che dato alle figure femminili. Muore nel 291 mentre nuotava nelle acque del
Pireo.

Si dice anche che fosse amico di Teofrasto, discepolo di Aristotele, che aveva scritto “i caratteri”, in cui
prendeva in considerazione l’animo umano nella sfera dell’irascibilità. Questa frequentazione giustifica una
certa simpatia per il peripato e che Menandro era molto attento alla psicologia e all’animo umano.

La riscoperta Solo dal 1844 comincia la riscoperta di Menandro: in quell’anno nel monastero di Santa
Caterina vennero ritrovati frammenti di 2 opere di Menandro. Dopo questo ritrovamento ci furono una
serie di campagne archeologiche e vennero ritrovati in Egitto frammenti in papiro. Nel 1905 venne
scoperto il codice “kairensis” che conteneva alcuni frammenti delle commedie. Per vedere pubblicata la
prima commedia completa bisognerà aspettare fino al 1958. Ci arrivano dal papiro kairensis e Bodmek, che
conteneva il duskulos.

Le didascalie Le didascalie di epoca ellenistica di testi antichi sono state perdute tranne per il bisbetico o
misantropo. Le didascalie ci dicono che questa commedia arrivò I alle Lenee del 317-16. È l’unica
commedia che si può datare. Per le altre commedie non abbiamo riferimenti a personaggi politici: le trame
riguardano solo intrecci familiari.

Solo nella “fanciulla tosata” si può ricavare un’allusione alla morte di Alessandro figlio di Poliperconte che
nel 318 a.C. aveva reso le città greche autonome.

DRAMMATURGIA

La mancanza del coro, della parabasi e dell’agone È il rappresentante più insigne della commedia nuova.
Manca il coro e, quello che prima era un intermezzo, adesso manca. Questo fatto comporta una mancanza
di varietà perché, mancando le parti corali, c’è una netta prevalenza del trimetro giambico che si usa per i
dialoghi. Manca la parabasi e l’agone e non c’è più l’ovomasti komodein. Sparisce anche l’eroe comico. I
personaggi non hanno funzione comica: è una comicità amara che mira a far riflettere. Sono personaggi
borghesi che vogliono stare bene nel mondo in cui vivono. Quando c’è qualcosa che turba, vogliono
tornare alla loro normalità rassicurante. Queste commedie si basano su uno schema fisso con un intreccio
scontato e a lieto fine.

Il repertorio è ripetitivo

- I bambini esposti alla nascita ritrovano i genitori grazie agli oggetti.


- Le ragazze sedotte con la violenza durante una festa notturna si spossano inconsapevolmente con il
loro seduttore e alla fine tutto si ricompone.
- L’avaro è pronto a tutto per impadronirsi del denaro.

La mancanza di dialogo nella famiglia  Sono vicende scollegate dalla realtà storica e politica del tempo e
riguardavano l’ambito familiare, che è un elemento della società molto apprezzato che rappresenta un
microcosmo. In queste famiglie possono esserci anche litigi che nascono dalla mancanza di dialogo. Spesso
questi fatti accadono perché tra le persone di uno stesso gruppo non c’è dialogo. Portano ad equivoci che
vanno affrontati insieme con l’interazione.

Menandro il Filantropo In Menandro c’è un atteggiamento aperto nei confronti dell’uomo. Viene
indicato come filantropo perché non ci sono personaggi cattivi, ma solo alcuni che errano. Attraverso un
dialogo si possono rialzare e imparano dagli errori. Na ha preconcetti per cui anche le eteree, spesso
costrette a fare il loro mestiere, hanno un animo nobilissimo. Uno dei personaggi più nobili è Abrutono,
una prostituta che si sacrifica per ricomporre un nucleo familiare. Si trovano personaggi in crescita e tutti
sono diversi. Viene definito filantropo perché ha fiducia nell’uomo: pensa che tutti gli uomini possano
cadere, ma anche rialzarsi.

Ci sono intrecci molto scontati perché fanno riferimento ai soliti cliché: classici sono gli agangnorismata, gli
oggetti che servono al ritrovamento.

L’analisi psicologica La novità è che, al di là degli intrecci, i personaggi vengono analizzati


psicologicamente in modo approfondito. Spariscono i tipi fissi e ognuno è in evoluzione nel carattere. Si
evolvono raggiungendo una maggiore consapevolezza a causa delle vicende drammatiche che portano a
una crescita.

Ad esempio nel bisbetico a Pnemone, misantropo che si è ritirato in campagna, accade di cadere in un
pozzo e rischia di morire. Ripensa perciò alla sua vita pentendosi non completamente del suo passato, ma
si evolve. Sono tutti uomini fragili soggetti ad errori che possono far crescere.

I personaggi I suoi personaggi sono medi, cioè appartengono alla classe borghese, che vogliono vivere in
tranquillità e fanno di tutto per risolvere la situazione. Non hanno grandi ideali, ma aspirazioni quotidiane.

La tuke è molto presente e c’è un atteggiamento pessimistico da parte di Menandro nei confronti della
tuke che domina la realtà. Molti sbagli dell’uomo dipendono dalla sorte e il rimedio è la razionalità. Nel
“bisbetico” Sostrato dice “non dobbiamo ribellarci alla sorte perché abbiamo la ragione”.

La solidarietà e l’importanza dei giovani gli uomini sono accumunati dagli stessi difetti per cui, se si
aiutano fra di loro, è bene. Molto spesso nelle commedie le persone più giovani hanno un atteggiamento
più aperto e libero, più accogliente rispetto agli anziani. Molto spesso sono i giovani a mettere in
discussione le classi sociali in nome della comune appartenenza.

LE 5 COMMEDIE
IL MISANTROPO/BISBETICO O DUSKOLOS 

La cronologia È l’unica pervenutaci completa ed è quella cronologicamente più sicura poiché sappiamo
che vinse alle Lenee nel 317 a.C.

Il protagonista La figura principale è Pnemone, il misantropo dal carattere scontroso che non sopporta la
socialità. È un personaggio intrattabile, tanto che va a vivere in campagna solo con una serva e la figlia. La
moglie, vedova di un primo marito con un figlio di primo letto, lo abbandona e si rifugia a casa del figlio
Gorgia. Pnemone è inoltre avaro.

Il prologo c’è sempre un prologo all’inizio della commedia come in questa o nel primo atto. Riprende
questo da Euripide, che voleva dare antefatti della vicenda in modo da seguire meglio la vicenda il cui
intreccio è molto complesso. In genere a pronunciare il prologo è Pan, ma a volte si hanno concetti astratti
personificati, come l’ignoranza (agnoia) o la sorte (tuke).

La trama All’inizio del bisbetico c’è Pan che decide di fare un regalo alla figlia di Pnemone, cioè fa in
modo che Sostrato, ricco uomo di città, si innamori di lei. Questo giovane ha possedimenti vicino ai campi
di Pnemone e, vista la fanciulla, se ne innamora. Manda un messo da Pnemone per chiederla in sposa, ma
Pnemone lo caccia malamente. La sorte ribalta la situazione: un incidente casuale cambia le cose.
Pnemone, cercando di recuperare un secchio e uno strumento, scivola e cade nel pozzo rischiando di
morire. Lo salvano Sostrato e Gorgia. Pnemone, un po' perché ha visto la morte e un po' perché colpito
dalla generosità dei due, riflette su come si era comportato. Cambia la sua condotta, cioè adotta Gorgia
dicendogli di trovare un marito per la figlia, Sostrato. Sostrato sposa la figlia e per ringraziare Gorgia gli dà
in sposa la sorella.

La beffa finale Alla fine c’è la beffa finale: si fa leva sul carattere avaro di Pnemone: due servi lo
minacciano di portare via alcune cose da casa se non avesse partecipato al matrimonio. La parte comica
viene affidata al contorno.

L’ARBITRATO Riguarda un processo familiare.


La trama Un servo rivela che il suo padrone Carisio ha abbandonato la moglie ed era andato a convivere
con l’etera Abrotono, figura nobilissima. Carisio ha lasciato la moglie poiché lei aveva partorito un figlio
non del marito, che poi aveva abbandonato.

A questo punto si ha una lacuna ricostruita: durante alcune feste Carisio ubriaco aveva fatto violenza ad
una ragazza, Panfile, che poi avrebbe sposato.

Il bambino esposto era stato lasciato con degli oggetti, tra cui l’anello che era caduto al violentatore. Davo
il servo trova il bambino e lo cede a un carbonaio, che da poco aveva perso un figlio. Allora i due si mettono
a litigare per gli oggetti: il carbonaio riteneva che gli oggetti appartenessero al bambino, mentre il servo li
vuole per sé. Per decidere prendono il primo che passa, che si rivela il padre di Panfile. Egli decide che gli
oggetti appartengono al bambino. A un certo punto un conoscente del carbonaio riconosce l’anello e lo
porta ad Abrutono, che è talmente giusta e onesta da rivelare la verità e permette a Carisio di ricomporre il
nucleo familiare (Abrutono aveva riconosciuto l’anello e conosceva la ragazza violentata). Il padre di Panfile
però non vuole che la figlia si ricongiunga al marito perché non voleva che la dote venisse presa. Panfile
però, nonostante il marito non l’abbia trattata bene, rimane fedele.

I personaggi
- Abrutono è costretta a fare l’etera per la sua condizione di povertà. Ama Carisio immensamente
e potrebbe avere il suo amore, ma rinunzia alla propria felicità per ricomporre un nucleo familiare.
Ciò insegna che non bisogna giudicare dalle apparenze.
- Panfile non aveva avuto il coraggio di rivelare al marito di aspettare il figlio.
- Smicrine è l’avaro padre di Panfile. È il personaggio più negativo ed egoista.
- Carisio subisce un mutamento profondo perché prima ripudia la moglie, ma poi ci ripensa e
riflette sulla sua chiusura, per cui trae un insegnamento positivo.
- Il servo Davo è il servo fedele.

Il linguaggio è sobrio, medio e moderato. La commedia è in trimetri giambici che si adattano bene alle
parti discorsive. Il dialetto è attico.

LA DONNA DI SAMO O SAMìA


L’antefatto L’etera Criside di Samo è amante di un uomo ricco e anziano, Demea, che ha un figlio
adottato che si chiama Moschione. Demea parte per un viaggio insieme ad un vicino, con il quale è in
accordo di far sposare Moschione e Plangone. Moschione durante una festa notturna seduce Plangone che
rimane incinta. Questo è l’antefatto pronunciato da Mochione.

La trama Plangone dà alla luce il bambino e, per salvare l’onore della fanciulla, Criside decide di far
passare il bambino come suo e di Demea. Però quando Demea torna dal viaggio, sente una serva dire che è
figlio di Moschione, per cui Demea pensa che il bambino sia di Moschione e Criside. Intanto Moschione si
rende conto di aver sedotto Plangone. Criside viene cacciata e sopporta l’ingiustizia senza rivelare la verità.
Tutta la vicenda si risolve perché Demea vede Plangone allattare il bambino ed ha un ripensamento su
Criside, che era stata cacciata. Alla fine Moschione confessa la verità e si sposa con Plangone. Si conclude
con una Beffa, perché Moschione per punire il padre del sospetto, lo minaccia di andare in guerra
facendolo preoccupare.

I personaggi Moschione non ha avuto un atteggiamento migliore: tutti gli equivoci nascono dalla
mancanza di dialogo che porta a conseguenze che possono essere irreparabili. Si vede come Menandro
parteggi più per l’etera che ha una serietà morale che si pone sopra i personaggi più conformisti.
Moschione non ha il coraggio di confessare la sua immaturità, confermata nel finale, quando dice al padre
che vuole arruolarsi per fare un dispetto.

Demea è più serio: anche se è possessivo, sa ravvedersi e riflette su quello che ha fatto. È pronto a tornare
sui propri passi. Spesso i personaggi traggono spunto per crescere.

LO SCUDO
La trama il servo Clavo pensa che il suo padrone sia morto durante una battaglia perché aveva trovato
un morto sfigurato con accanto lo scudo del padrone Cleostrato. Allora decide di annunciare la sua morte a
Smicrine, zio di Cleostrato. A questo punto si ha il prologo recitato dalla tuke che chiarisce l’equivoco e
spiega che il cadavere era di un combattente che aveva preso lo scudo di Cleostrato. A questo punto
Smicrine mostra tutta la sua avidità: vuole impadronirsi della dote sposando la sorella di Cleostrato. La
fanciulla era già stata promessa a Cherea, figlio di Cherestrato, fratello si Smicrine. Cherestrato è il fratello
buono. La soluzione arriva dal servo astuto Davo, che propone a Cherestrato di fingersi morto, poiché,
Siccome Cherestrato ha una figlia che riceverebbe una dote più ampia, lo zio avaro allora dovrebbe
chiedere a lei di sposarlo. A questo punto si ha una lacuna.
La Tuke qui è molto importante: appare infatti personificata e il tutto è ben costruito. C’è anche
un’accurata analisi psicologica dei personaggi. La tuke fa in modo che lo scudo venga trovato sulla persona
sbagliata.

I personaggi Smicrine è molto ben delineato, come anche il servo Davo, che escogita un piano
ingegnoso. Anche l’intreccio è avvincente.

LA FANCIULLA RAPATA La commedia è ambientata a Corinto. C’è il prototipo del miles gloriosus che
poi rivede alcune sue posizioni e cambia.

La trama Polemone, il miles gloriosus, vive con una concubina, Glicera. Polemone non può sposare
Glicera perché non ha una famiglia. Un giorno Polemone vede Glicera che bacia Moschione, figlio di un loro
vicino. In realtà Moschione è il fratello di Glicera: entrambi erano stati abbandonati dal padre, cosa che Si
scoprirà nel prologo narrato dall’ignoranza. Moschione e Glicera erano due gemelli che il padre aveva
abbandonato con un corredo di cose. Mentre il maschio era stato adottato dalla vicina, Glicera era stata
meno fortunata., Diventa infatti la concubina di Polemone e diventa la vicina del fratello. Mentre Glicera
sapeva che il vicino era suo fratello e non lo vuole turbare, Moschione si innamora di Glicera. Un giorno
Moschione la bacia e lei non si sottrae. Polemone però si ingelosisce e si fa prendere tanto dalla rabbia che
rasa Glicera e la caccia di casa. Glicera viene accolta da Mirrine, madre adottiva di Moschione. In seguito
Polemone, ancora innamorato di Glicera, pensa di assaltare la casa di Mirrine per riprendere Glicera. Arriva
un vecchio signore che si offre di fare da pacere e che riconosce gli oggetti che Glicera aveva (erano della
moglie) e capisce che è sua figlia. Il vecchio Pateca (il pacere) rivela a Polemone la verità, cioè che Glicera e
Moschione sono fratelli. Polemone capisce di aver trattato ingiustamente Glicera, diventando un
personaggio più riflessivo. Moschione viene indicato ad una ragazza e Polemone sposa Glicera.

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