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Fiaba

Fiaba - Wikipedia it.wikipedia.org Le Fiabe: differenze tra fiaba e favole, la storia, cosa raccontano lefavole.org La struttura della Fiaba secondo la morfologia di Propp labirintoermetico.com Fiaba - Wikipedia

La fiaba una narrazione originaria della tradizione popolare, caratterizzata da racconti medio-brevi e centrati su avvenimenti e personaggi fantastici (fate, orchi, giganti e cos via) coinvolti in storie con a volte un sottinteso intento formativo o di crescita morale. Nonostante la tendenza generalizzata a considerare la fiaba e la favola come la stessa cosa ed i due termini sinonimi, si tratta invece di generi ben distinti: la favola un componimento estremamente corto (della durata di poche righe) con protagonisti in genere animali dal comportamento antropomorfizzato o esseri inanimati, la trama condensata in avvenimenti semplici e veloci, ed infine l'intento allegorico e morale molto esplicito, a volte indicato dall'autore stesso come postilla al testo; ma ancor pi importante di tutto ci, la discriminante principale fra favola e fiaba la presenza o meno dell'elemento fantastico e magico, caratteristica peculiare della fiaba e completamente assente nella favola, basata invece su canoni realistici. diffusa l'opinione per cui le fiabe siano tradizionalmente pensate per intrattenere i bambini, ma non del tutto corretto: esse venivano narrate anche mentre si svolgevano lavori comuni, per esempio filatura, lavori fatti di gesti sapienti, ma in qualche modo automatici, che non impegnavano particolarmente la mente. Erano per lo pi lavori femminili, ed anche per questo che la maggior parte dei narratori femminile; oltre al fatto che alle donne era attribuito il compito di cura e intrattenimento dei bambini. Le fiabe tutto sommato erano un piacevole intrattenimento per chiunque, e "davanti al fuoco" erano gradite ad adulti e bambini di entrambi i sessi. In Europa esiste una lunga tradizione orale legata alle fiabe, che riveste un grande interesse per la scienza etnoantropologica. Inoltre, diversi autori hanno raccolto fiabe tradizionali o creato nuove fiabe riprendendo creativamente gli stilemi delle fiabe tradizionali. Fra i trascrittori di fiabe pi noti della tradizione europea si possono citare Charles Perrault (Francia) e i fratelli Grimm (Germania), e i pi recenti Italo Calvino (Italia), William Butler Yeats (Irlanda) e Aleksander Afanasiev (Russia). Fra gli inventori di fiabe pi celebri ci sono invece il danese Hans Christian Andersen, l'italiano Collodi (inventore di Pinocchio) e il britannico James Matthew Barrie (Peter Pan). Le fiabe sono state tramandate a voce di generazione in generazione per lunghi secoli e chi narrava le fiabe spesso le modificava o mescolava gli episodi di una fiaba con quelli di un'altra, dando a volte origine ad un'altra fiaba. Esse hanno unorigine popolare: descrivono la vita della povera gente, le sue credenze, le sue paure, il suo modo di immaginarsi i re e i potenti e venivano raccontate da contadini, pescatori, pastori e montanari attorno al focolare, nelle aie o nelle stalle; non erano considerate, come ora, solamente racconti per bambini, ma rappresentavano un divertimento anche per gli adulti ed avevano grande importanza per la vita della comunit.

Le fiabe raccontano alcuni aspetti del reale, con una veste di storiella puerile e con un infallibile lieto fine: il "Pollicino" abbandonato nei boschi, la "Cenerentola" segregata dalla matrigna e schiavizzata, la "Biancaneve" che scappa e si rifugia nel bosco possono essere visti come esempi della quotidianit del XIX e XX secolo.

Tutte le fiabe del mondo hanno caratteristiche analoghe[2]: indeterminatezza: personaggi, epoca e luoghi sono quasi sempre indefiniti (e remoti), quasi mai nominati (fanno eccezione quelle fiabe in cui si parla di luoghi reali come Inghilterra, Portogallo o altri, ma in realt il nome non ha alcuna pretesa indicativa ed indica lontananza quasi inconcepibile), e non sono descritti (si dice C'era una volta..., In un paese lontano..., ma non si dice n dove n quando); inverosimiglianza: i fatti che si presentano nel racconto sono spesso fatti impossibili e i personaggi inverosimili o inesistenti nella realt quotidiana (molti fatti narrati possono accadere solo per magia e molti personaggi esistono solo nella fantasia popolare o mitica, e non di rado sono personificazioni di concetti astratti: il bisogno, il male, il dolore, ecc.); manicheismo morale: si rappresenta sempre un mondo nettamente distinto in due (i personaggi sono o buoni o cattivi, o furbi o stupidi e non esistono vie di mezzo, la ragione sta sempre da una sola parte); reiterazione e ripetizione: i motivi sono sempre ricorrenti (gli elementi e gli episodi sono spesso presenti anche in altre fiabe). Esiste anche una ricorrenza narrativa di frasi o formule magiche; apoteosi finale: c' sempre un lieto fine (i buoni, i coraggiosi e i saggi vengono premiati, le ragazze povere diventano principesse, i giovani umili ma coraggiosi salgono sul trono, la virt premiata, la bont vince, ecc.). Nelle fiabe di magia, per usare un termine proppiano, l'apoteosi immancabile; solo nelle fiabe letterarie che il finale pu essere tragico (esempio La sirenetta); scopo didattico: c' sempre una morale, anche se non espressa chiaramente come nella favola, che insegna a rispettare gli anziani e la famiglia, ad onorare le istituzioni (le persone che le incarnano sono degne di rispetto solo se "buone"), ad essere generosi con i poveri e gli umili, e coraggiosi con i prepotenti (fino a sfidare le autorit) per migliorare il proprio destino. Il linguaggio della fiaba quello dei narratori del popolo, in genere molto semplice e a volte un po' sgrammaticato, ma ricco di modi di dire e di formule popolari. Viene solitamente utilizzato il discorso diretto perch le battute del dialogo permettevano al narratore di cambiare la voce e di tener viva l'attenzione di chi ascoltava. Sono frequenti e quasi obbligatorie le ripetizioni (Cammina, cammina..., Cerca, cerca..., Tanto, tanto tempo fa..., C'era una volta...) e le triplicazioni, perch raccontare tre volte lo stesso fatto aveva lo scopo di allungare la storia, di renderla pi chiara e di prolungare la sensazione di mistero. Le formule d'inizio e le formule di chiusura sono quasi sempre le stesse (C'era una volta..., In un paese lontano..., ... cos vissero felici e contenti), numerose le formule magiche e le filastrocche. Come nella pubblicit, la ripetizione e la ridondanza permettono una migliore penetrazione dei contenuti ed una pi persistente memorizzazione, ma, prima di questo, corrispondono ad un'esigenza propria della didattica infantile. Il tempo della fiaba ha caratteristiche proprie particolari, che presentano analogie con il sogno. In primo luogo il tempo della fiaba astorico, cio non si pu posizionare in un periodo storico preciso. In secondo luogo il suo fluire solitamente irregolare, non assimilabile al tempo scandito dall'orologio; a

volte sono presenti dei flash back, dove si parla di cose o persone "perdute", o, comunque, avvenimenti spiacevoli avvenuti nel passato. Inoltre, spesso le fiabe vengono ambientate nel medioevo (ma non solo), epoca storica nella quale predominava la monarchia, mettendo in risalto la romanticit di essere un personaggio di stirpe reale (principe o principessa) e trascurando, invece, l'aspetto della condizione economica del popolo. Si pu dire, infine, che le fiabe vengono, solitamente, collocate in uno spazio temporale irreale, strutturandole sulle basi di antiche leggende (con draghi, animali parlanti, ecc.) stimolando in tal modo la fantasia e la creativit del bambino ed aiutandolo a creare attorno a s un mondo che sar di aiuto per la sua infanzia; l'importante che egli, col passare degli anni, impari a fare buon uso della fantasia, senza confonderla con la realt.

Nel 1946 appariva in russo il saggio di Vladimir Propp Le radici storiche dei racconti di fate e gi nel 1949 usciva a Torino nella traduzione italiana di Clara Coisson[3]. Il libro sulle radici storiche doveva essere in origine il capitolo conclusivo del saggio sulla morfologia della fiaba: dopo averne studiato la forma, il folklorista ne indagava le origini, la genesi con l'ausilio delle ricerche etnografiche del tempo. Ma la ricerca si svilupp tanto da diventare un libro a s stante. La conclusione che Propp raggiunge attraverso un lungo esame analitico che per la maggior parte gli elementi costitutivi delle fiabe debbano farsi risalire a riti e miti "primitivi" (del regime del clan), e pi specialmente al "ciclo d'iniziazione" e alle "rappresentazioni della morte". Le fiabe popolari, soprattutto quelle di magia, sono quindi il ricordo di una antica cerimonia chiamata rito d'iniziazione che veniva celebrata presso le comunit primitive. Durante questo rito veniva festeggiato in modo solenne il passaggio dei ragazzi dall'infanzia all'et adulta. Essi venivano sottoposti a numerose prove con le quali dovevano dimostrare di saper affrontare da soli le avversit dell'ambiente e di essere pertanto maturi per iniziare a far parte della comunit degli adulti. Dopo le prove, i ragazzi e le ragazze, come in una rappresentazione teatrale guidata spesso da uno stregone, dovevano "morire" per celebrare la morte dellinfanzia. Questa loro morte temporanea veniva di solito provocata con sostanze stupefacenti e al risveglio i giovani venivano considerati adulti. Col passare del tempo il rito diniziazione non si celebr pi e ne rimase solamente il ricordo, ma gli anziani continuavano a ripeterlo nei loro racconti. Il racconto degli anziani venne tramandato per secoli e secoli, con trasformazioni continue, anche quando il ricordo del rito si era perso del tutto e nacque cos la fiaba. Nella fantasia di chi tramandava i racconti i giovani, sottoposti al rito, sono diventati i protagonisti delle fiabe, gli stregoni sono diventati i personaggi che fanno paura come gli orchi, le streghe, i mostri, i lupi e le armi, che ricevevano i ragazzi, sono diventate i doni magici che i protagonisti delle fiabe ricevono dagli aiutanti che incontrano. Lo studio dei racconti popolari inizia poco dopo il 1800 e si rivolge quasi esclusivamente alla fiaba e alla saga, mentre linteresse per altri generi narrativi nasce solamente negli ultimi decenni. I fratelli Jacob (1785-1863) e Wilhelm (1786-1859) Grimm sono da ritenersi i fondatori della ricerca sul racconto popolare, in particolare sulle fiabe.

Secondo le teorie di quellepoca, i fratelli Grimm partono dallidea che ogni popolo ha una sua anima che si esprime con la massima purezza nella lingua e nella poesia, nelle canzoni e nei racconti. Essi per sostengono che, con il trascorrere del tempo, i popoli hanno perduto in parte la propria lingua e la propria poesia, soprattutto nei ceti pi elevati e pu, quindi, essere ritrovata solamente negli strati sociali inferiori. In questa ottica, le fiabe sono i resti dellantica cultura unitaria del popolo e costituiscono una fonte preziosa per la ricostruzione di quella cultura pi antica. Nel 1812 e nel 1815 i fratelli Grimm pubblicarono due volumi dei Kinder- und Hausmrchen, per un totale di 156 fiabe che formano il punto di partenza dello studio dei racconti o fiabe popolari. Mentre in un primo momento essi partono dallidea che le fiabe siano tutte di origine tedesca, nel 1819, nella seconda ristampa della loro opera, essi introducono il concetto che esista un passato indoeuropeo per spiegarne le affinit. La pubblicazione di Kinder- und Hausmrchen stimola, in Germania e in altri paesi, una intensa attivit di raccolta e di pubblicazioni. Si scopre cos che fiabe simili compaiono anche al di fuori dellEuropa, nellIndia, ma anche nei territori linguistici semiti e turchi e presso i cinesi. Nel 1859 lindianista Theodor Benfey (1809-1881) propone la teoria che le fiabe siano nate in India, non come miti, ma come racconti didascalici buddhisti, e che siano giunte in Europa principalmente attraverso vie letterarie, come Le mille e una notte. Ma anche questa teoria gradualmente dovr essere abbandonata, perch si incontrano racconti che presentano le caratteristiche delle fiabe anche presso popolazioni che non hanno avuto mai contatti con la cultura indiana. Un altro filone interpretativo di fiabe e miti quello in chiave alchemico-ermetica, di cui uno dei fondatori potrebbe essere considerato il benedettino Dom Antoine-Joseph Pernety (1716-1796), autore de Le favole egizie e greche e di un Dizionario mito-ermetico; anche se la tendenza ad interpretare le leggende popolari e letterarie del passato come trasposizioni simboliche di un iter iniziatico legato alla Grande Opera dell'Alchimia diffusa presso numerosi autori di questa antica disciplina esoterica. Fra gli studi pi recenti (in lingua italiana) si trova Alchimia della Fiaba di Giuseppe Sermonti. Nella seconda met dellOttocento, per merito dellantropologia, si sviluppano idee sulla cultura umana che influenzeranno anche la ricerca sulle fiabe. Nasce infatti la convinzione che tutti gli uomini, a qualsiasi razza o cultura appartengano, possiedono fondamentalmente la stessa struttura psicologica e se esistono differenze, queste sono di carattere culturale. Questa teoria implica che le fiabe e i motivi fiabeschi possano aver avuto origini dovunque, indipendentemente luno dallaltro. Nel 1900 Sigmund Freud pubblica L'interpretazione dei sogni e spiega che quando luomo, nella sua vita, reprime qualche desiderio della vita istintuale, questo ricompare sotto forma di sogno durante il sonno e di sintomo durante la veglia. Egli porta due esempi di sogni collegati alle fiabe: Il primo il sogno in cui ci si trova nudi in compagnia degli altri, che secondo Freud nasce dal desiderio infantile di spogliarsi davanti ai genitori e che produce una sensazione di piacere e che darebbe

origine alla fiaba de I vestiti nuovi dell'imperatore, di Hans Christian Andersen. Il secondo esempio riguarda il sogno della morte di un familiare amato, che Freud collega al desiderio inconscio del ragazzo di uccidere il padre per prenderne il posto accanto alla madre. Da qui nascerebbe la fiaba di Edipo, di Sofocle. La teoria psicoanalitica ha indotto moltissimi studiosi a vedere nella fiaba la risoluzione catartica dei problemi del bambino in crescita. In effetti gli eroi delle fiabe spesso sono giovani che devono trovare la loro strada nel mondo, combattendo contro lOrco e il loro iniziale fallimento interpretato in molti casi come l'incapacit di emanciparsi dall'influenza dei genitori che non l'aiutano in questo processo di formazione. Un'altra importante direzione nello studio della fiaba nasce dalla psicologia di Carl Gustav Jung e della sua scuola. Jung sostiene che ogni essere umano desidera sviluppare le sue innate potenzialit e che a questo scopo l'inconscio e la coscienza devono cooperare[4]. Se questo processo non si sviluppa in modo armonico, ha luogo una reazione dell'inconscio che si esprime nei sogni, nelle fantasie e nelle fiabe, che mostrano appunto profonde affinit presso i popoli di tutto il mondo. Queste modalit di relazione sono chiamate da Jung archetipi. Pertanto l'inconscio pu esprimersi nell'immagine archetipa del grande bosco o del mare che l'eroe o l'eroina della fiaba devono attraversare. Jung interpreta anche i personaggi come figure archetipiche. Se l'eroe, egli dice, non riesce pi ad andare avanti e viene un vecchio in suo aiuto, il vecchio rappresenta uno degli archetipi dell'anima, del giudizio, della concentrazione mentale, ossia un modello etico di comportamento. Per esempio uno di questi archetipi Yama, il trasportatore d'anime nelle culture orientali. Hedwing von Beit, una studiosa della scuola junghiana, d questa interpretazione alla fiaba di Hansel e Gretel: poich i bambini non sono attrezzati alle difficolt della vita essi diventano le vittime della strega che l'antagonista dello spirito e solamente quando essi riescono ad affrontarla con sicurezza vi il lieto fine. Altrettanto importante Marie-Louise Von Franz, allieva di C. G. Jung, la quale ha dedicato numerosi suoi scritti sull'argomento fiabesco (Le fiabe interpretate, Il femminile nella fiaba, L'ombra e il male nella fiaba). Si occupato dello studio della fiaba anche il fondatore dell'antroposofia, Rudolf Steiner, che considera le fiabe come un mezzo per risvegliare lanima alla vita, in un mondo moderno che non ne permette pi lespressione. Ad esempio, analizzando la fiaba di Tremotino, vede nelle vicende del personaggio la forza che d all'anima (la figlia del re) la capacit di realizzare uno scopo (trasformare la paglia in oro) in questo mondo pieno di avversit. Tra lOttocento e il Novecento i finlandesi Kaarle Krohn e Antti Aarne elaborano il metodo storico-geografico. Questo metodo cerca di stabilire, sulla base del maggior numero di varianti letterarie e orali di una fiaba, il territorio di diffusione e di ricostruirne la forma originale. Il metodo storico-geografico ha avuto grande importanza nellevoluzione della ricerca sulla fiaba e ne nato, nel 1910, il Catalogo delle fiabe di Aarne, nel quale ad ogni fiaba attribuito un numero. Sulla base del metodo storico-geografico sono sorti nel corso del tempo decine di cataloghi regionali o nazionali. Allo stesso Aarne si deve anche un altro metodo di classificazione molto noto; il metodo si basa su un indice dei tipi e fu rivisto ed esteso da Stith Thompson, per cui viene chiamato metodo di Aarne-Thompson. L'indice dei tipi raccoglie circa 2500 "motivi" ricorrenti nelle fiabe, consentendo di descrivere in forma numerica (e quindi catalogare in modo efficace) ogni fiaba[5]. Nel periodo prebellico la tradizionale ricerca sulle fiabe si rivolgeva principalmente al contenuto ed esclusivamente di quelle fiabe che si ritenevano molto antiche; tuttavia, dopo la prima guerra mondiale, all'interesse per il narratore si unisce l'interesse per gli ascoltatori e, di conseguenza, l'interesse per il contesto sociale in cui si colloca la narrazione. Il noto psicoanalista austriaco Bruno Bettelheim, morto nel 1990, autore del libro: Il mondo

incantato[6]), analizza il significato psicologico della fiaba e l'aiuto che pu offrire nel delicato periodo della crescita dell'individuo. La fiaba evoca situazioni che aiutano il bambino ad elaborare le difficolt che deve affrontare nel corso della sua esistenza. Ogni fiaba proietta nel lieto fine l'integrazione di qualche conflitto interiore. Hansel e Gretel, che alla fine sconfiggono la perfida strega, dimostrano che possibile superare la paura, frequente nel bambini, di essere abbandonati dai propri genitori. In Pollicino il piccolo uomo intelligente a sconfiggere il feroce e stupido gigante. Ai giorni nostri Clarissa Pinkola Ests (una psicologa autrice del libro: Donne che corrono con i lupi - Il mito della donna selvaggia[7]) ha raccolto una notevole mole di materiali attinto dal mondo delle fiabe e dei racconti popolari e su tale base ha costruito una interpretazione psicoanalitica, enucleando una serie di archetipi di tipologie femminili utili per descrivere la psiche della donna. La psicologa parte dal presupposto che in ogni donna si nasconde un essere naturale e selvaggio, una forza potentissima formata di istinti e creativit passionale. La donna selvaggia rappresenta, secondo lautrice, una specie gravemente minacciata[8]. Bench la sua presenza sia innata, secoli di cultura e civilt lhanno soffocata cercando di rintuzzarne gli slanci pi pericolosi, incanalandola in uno stereotipo rigido di sottomissione. Per lungo tempo le fiabe popolari furono tramandate solo oralmente; solo in seguito alcuni studiosi e scrittori le raccolsero dalla viva voce del popolo e le trascrissero, cercando di conservare le caratteristiche del linguaggio parlato. Fra le pi conosciute trascrizioni di fiabe ci sono quelle di ambiente arabo, raccolte nel Settecento, in Le mille e una notte, le fiabe tedesche riscritte dai fratelli Jakob e Wilhelm Grimm nell'Ottocento e le fiabe italiane, tradotte in italiano da trascrizioni dialettali gi esistenti, da Italo Calvino nel 1956. Tutte le fiabe hanno in comune numerosi tipi di personaggi e narrano fatti molto simili, ma ad una lettura attenta si scopre che esse, pur nella loro somiglianza, rivelano culture differenti. Ogni popolo ha infatti ambientato le proprie fiabe nel paesaggio in cui viveva e, narrandole, ha fatto continui riferimenti alle proprie abitudini, alle proprie tradizioni, alle regole della propria societ. Il popolo russo ha tramandato le sue fiabe ambientate nella steppa, con zar e zarine, gli Inuit le hanno ambientate tra i ghiacci, con cacciatori di foche e di orsi; i popoli nord-americani nelle praterie, con bisonti e coyote. Anche gli eroi sono diversi, secondo il paese nel quale ambientata la fiaba, e se in Europa si tratta spesso di principi o ciabattini, in Arabia abbiamo sceicchi o beduini, in Cina mandarini o filatori di seta. Cos come sono diversi gli esseri fantastici o soprannaturali. Nelle fiabe ambientate in Europa si trovano i diavoli, gli gnomi, i troll, la strega Baba Jaga, in Cina i draghi, nei territori islamici i djinn. Attraverso le fiabe si possono ricavare moltissime informazioni, utili per conoscere la vita dei popoli nel passato e molto spesso anche nel presente. Per molto tempo le fiabe furono esclusivamente patrimonio del popolo e tramandate oralmente, ma in seguito questo tipo di racconto si diffuse in ambienti diversi, per esempio tra i nobili, nelle corti. Ci furono cos scrittori che incominciarono a rielaborare le fiabe e a trascriverle usando un linguaggio pi raffinato, aggiungendo nuovi episodi e, spesso, inventandone di nuove. Nacque, in tal modo, la fiaba d'autore che divenne un vero e proprio genere letterario. Cos, se le fiabe popolari sono il prodotto della tradizione, le fiabe d'autore nascono dall'inventiva di uno scrittore che, pur ispirandosi spesso alle fiabe della tradizione orale, si esprime con un linguaggio diverso e con motivi nuovi. Fra gli autori pi famosi di fiabe ci fu in Italia Giambattista Basile che, nel XVII secolo, scrisse il Pentamerone o Lo cunto de li cunti, in cui rielabor in lingua napoletana cinquanta fiabe popolari, in Francia Charles Perrault che scrisse, sempre nel XVII secolo, I racconti di Mamma Oca ispirandosi a motivi popolari e in Danimarca Hans Christian Andersen che rielabor molte fiabe popolari e ne scrisse di nuove; anche gli scrittori di romanzi come Oscar Wilde si sono dedicati alla fiaba: nel 1888 Wilde pubblic The Happy Prince and Other Stories. Grande teorico della fiaba fu J. R. R. Tolkien, che nel suo saggio Sulle Fiabe, contenuto nella

raccolta Albero e foglia, analizza il genere studiandone origini, significato e funzione, e facendo un'attenta analisi di molti racconti di ogni tempo che possono essere considerati, pi o meno, appartenenti al genere della fiaba. Ancora oggi, nelle opere degli scrittori moderni, possiamo riconoscere l'eredit della fiaba. Nei racconti fantastici, nelle storie di fantascienza, fantasy e horror e in altri generi di narrativa dove si incontrano esseri incredibili ed accadono fatti straordinari come nelle fiabe, ma soprattutto nella narrativa per ragazzi ad essere evidente l'eredit della fiaba. Sono state ereditate, si pensi, attraverso generazioni e generazioni con l'ascolto. Giambattista Basile, Il cunto de li cunti, nella riscrittura di Roberto De Simone, note di Candida De Iudicibus, illustrazioni di Gennaro Vallifuoco, I Millenni; serie Il Rinascimento, Einaudi, 2002, pp. 950. ISBN 978-88-06-14214-8. Italo Calvino, Sulla fiaba, Opere di Italo Calvino; Oscar Mondadori, Mondadori, 1995, pp. 175. ISBN 88-04-41257-7. Vito Carrassi, Il fairy tale nella tradizione narrativa irlandese. Un itinerario storico e culturale, Bari, Mario Adda Editore, 2008, pp. 205 p.. ISBN 978-88-8082-778-8. Silvana De Mari, Il drago come realt. I significati storici e metaforici della letteratura fantastica, copertina di Gianni De Conno, 1 edizione, Milano, Salani Editore, 2007, pp. 148. ISBN 978-88-8451-619-0. Richter Dieter, La luce azzurra. Saggi sulla fiaba, Infanzie, Mondadori, 1994, pp. 150. ISBN 88-04-39887-6. Vladimir Propp, Morfologia della fiaba - Le radici storiche dei racconti di magia, traduzione di Salvatore Arcella, Gandi Tascabili Economici n 164, Newton Compton, 1991, pp. 480. ISBN 978-88-8289-843-4. John Ronald Reuel Tolkien, Albero e foglia, traduzione di Francesco Saba Sardi, collana I libri di Tolkien, 2000, pp. 229. ISBN 978-88-452-9044-2. it.wikipedia.org Le Fiabe: differenze tra fiaba e favole, la storia, cosa raccontano lefavole.org La fiaba ebbe in Oriente uno sviluppo grandioso ( Pancatantra; Mille e una notte ). Non fu presente presso i Greci e i Romani; continu in Occidente a vivere per tradizione orale e popolare e spesso furono pretesto per composizioni artistiche raffinate. Le fiabe vennero raccolte dalla viva voce dei narratori popolari e trascritte a partire dal Seicento. Il primo fu lo scrittore G. B. Basile (1575-1632), con la bellissima raccolta di cinquanta fiabe in dialetto napoletano, intitolata Lo cunto de li de li cunti (o Pentamerone ). Alla corte di re Luigi XIV di Francia, Charles Perault ( 1628-1703 ) rielabor le storie popolari di Basile, basandosi anche sullosservazione della vita di corte, nei celebri Racconti di Mamma Oca,una raccolta di alcune fiabe tradizionali pi famose. Molto importanti furono nel Settecento la traduzione e la diffusione in Europa de Le mille e una notte, una ricchissima raccolta di fiabe del mondo arabo e orientale, come I viaggi di Sindbad o Aladino e la lampada magica. Fu soprattutto nellOttocento che in vari Paesi europei furono trascritte le antiche fiabe della tradizione; per trovare una trascrizione veramente fedele al linguaggio e alla tradizione popolare, bisogna aspettare Le fiabe del focolare, dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, raccolte appunto allinizio dellOttocento. Le fonti della loro pi celebre raccolta Fiabe per bambini e famiglie furono amici e conoscenti e soprattutto una vecchia signora povera e analfabeta, Dorothea Viehmann. Essi erano convinti che attraverso le fiabe avrebbero fato conoscere e amare la cultura e le tradizioni del loro Paese a tutti, non solo ai bambini. Tra

le fiabe raccolte le pi note sono: Pollicino e Hansel e Gretel. Durante il Romanticismo le fiabe furono valorizzate come espressione di poesia ingenua e se ne cominci la raccolta sistematica. Lesempio dei Grimm fu seguito in Russia da Aleksandr Afanasev ( 1826-1871 ); fin da ragazzo cominci a riscrivere le fiabe e le leggende popolari che i contadini raccontavano di sera intorno al fuoco durante i lunghi e freddi inverni. Nel 1855 pubblic il primo volume delle sue fiabe, a cui ne fece seguire altri sette. In Norvegia raccolsero fiabe Peter Abiornsen e Jorgen Moe. Italo Calvino (1923-1985), uno dei pi famosi scrittori italiani del Novecento, nel 1956 pubblic in Italia la pi ricca raccolta di Fiabe Italiane, tratte dal patrimonio favolistico di tutte le regioni. Egli non riscrisse storie narrate a voce, ma trascrisse in lingua italiana racconti in dialetto tratti da libri di varie regioni dItalia, in modo che potessero essere compresi da tutti. Gli autori fiabe,invece, hanno elaborato storie e trame inventate da loro stessi; un grnde autore classico il danese Hans Christian Andersen (1805-1875), autore famoso per i suoi racconti, tra cui ricordiamo La piccola fiammiferaia e Il brutto anatroccolo. Tra gli autori pi importanti dellOttocento troviamo gli italiani Emma Perodi e Luigi Capuana, mentre nel Novecento lirlandese Oscar Wilde e linglese William B. Yeats. L'ambientazione delle fiabe Il tempo in cui sono ambientatele fiabe indeterminato, al di l delle formule iniziali; gli ambienti tipici sono favolosi castelli o casupole di povera gente, tenebrose foreste, paesi lontani, piccoli borghi con strade e botteghe, ma in ogni caso sempre nelle fiabe i luoghi sono indefiniti, descritti con espressioni generiche. lefavole.org La struttura della Fiaba secondo la morfologia di Propp labirintoermetico.com La Morfologia della Fiaba di Vladimir Jakovlevic Propp, pubblicata nel 1928 a Leningrado, costituisce l'opera pi importante dedicata alla struttura del racconto fiabesco. Secondo Propp, possibile un'analisi delle forme della fiaba "con la medesima precisione con la quale viene elaborata la morfologia delle formazioni organiche. E se questa affermazione non pu riferirsi alla fiaba nel suo insieme, in tutto il suo insieme, possibile tuttavia accettarla per i racconti di magia, e cio per le fiabe nel senso proprio della parola". L'analisi morfologica di Propp dimostra che, nonostante i personaggi della fiaba possano essere diversissimi, le loro funzioni sono assi poco numerose, dove per funzione si intende "l'atto del personaggio, ben determinato dal punto di vista della sua importanza per il decorso dell'azione". In base allo studio dettagliato di un centinaio di fiabe tratte dalla raccolta di Afanas'ev, Propp enuncia quattro tesi fondamentali: 1. "Gli elementi costanti, stabili, della fiaba sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente da chi essi siano e in che modo le assolvano. Esse costituiscono i componenti fondamentali della fiaba". 2. "Il numero delle funzioni proprie del racconto di magia limitato". In totale, le funzioni individuate da Propp, sono infatti solamente 31. 3. "La successione delle funzioni sempre la stessa". Anche se poche fiabe contengono tutte le funzioni, ci non infirma la legge della successione. 4. "Tutte le fiabe, per struttura, sono monotipiche"; ovvero rappresentano innumerevoli variazioni di una serie unica per tutte le fiabe.

Elenchiamo qui di seguito, sinteticamente, le 31 funzioni individuate da Propp. Ciascuna funzione viene indicata da una sigla alfabetica. Ogni fiaba comincia con una certa situazione iniziale (i), in cui vengono elencati i membri della famiglia o semplicemente viene introdotto il futuro eroe. A alla situazione iniziale seguono 7 funzioni preparatorie. e. allontanamento: I. Uno dei membri della famiglia si allontana da casa. q. proibizione: II. All'eroe viene fatta una proibizione. b. violazione: III. La proibizione viene violata. v. investigazione: IV. Il cattivo tenta di eseguire un'investigazione. w. delazione: V. Al cattivo vengono date notizie sulla vittima. g. perfidia: VI. Il cattivo tenta di ingannare la sua vittima per impossessarsene o per impadronirsi dei suoi beni. j. complicit: VII. La vittima cade nel tranello ed aiuta involontariamente il nemico. Oppure: x. sciagura preliminare: VII a. La vittima soggiace al patto fraudolento. A questo punto inizia l'azione vera e propria, che parte sempre da un danneggiamento o da una mancanza e comprende 4 funzioni: A. Danneggiamento: VIII. Il cattivo arreca un danno o una lesione a uno dei membri della famiglia. Oppure: a. Mancanza: VIII a. Ad uno dei membri della famiglia manca qualcosa; egli desidera avere qualcosa. B. Momento di connessione: IX. Si verifica la sciagura o la mancanza; leroe riceve un ordine o un invito, viene inviato o lasciato andare. C. Reazione incipiente: X. Il ricercatore acconsente o decide di reagire. (questa funzione vale solo per gli eroi "ricercatori" e non per gli eroi che "subiscono", cio che vengono scacciati, stregati, uccisi, ecc.) Partenza: XI. Leroe abbandona la casa. Interviene ora nel racconto un nuovo personaggio: il donatore, da cui l'eroe otterr un oggetto magico o un aiutante. Questa sezione comprende 3 funzioni: D. Prima funzione del Donatore: XII. Leroe viene messo alla prova, esaminato, aggredito, ecc., in preparazione al conseguimento delloggetto o dellaiutante magico. G. Reazione dellEroe: XIII. Leroe reagisce (positivamente o negativamente) alle azioni del futuro donatore. Z. Ottenimento del mezzo magico: XIV. Leroe riesce (o non riesce) ad entrare in possesso del mezzo magico. Col trasferimento dell'eroe nel luogo delle sue ricerche la fiaba raggiunge il suo acme: qui avverr il combattimento con il cattivo o antagonista e sar posto rimedio al danno o alla mancanza iniziale. Questa sezione comprende 5 funzioni: R. Trasferimento sul luogo di destinazione: XV. Leroe si dirige, raggiunge o viene portato sul luogo in cui si trova loggetto della sua ricerca. Q. Lotta col Cattivo: XVI. Leroe e il cattivo si battono in uno scontro diretto. K. Marchiatura dellEroe: XVII. Imprimono un marchio alleroe. M. Vittoria sul Cattivo: XVIII. Il cattivo vinto. L. Liquidazione del danno o della mancanza: XIX. Viene posto riparo alla sciagura iniziale o viene eliminata la mancanza iniziale. L'eroe ritorna a casa e, nel viaggio di ritorno, sfugge alla persecuzione del cattivo oppure dei suoi familiari o aiutanti. Questa sezione comprende 3 funzioni: Ritorno dellEroe: XX. Leroe ritorna. Pr. Persecuzione dellEroe: XXI. Leroe viene perseguitato.

Sp. Salvataggio dellEroe: XXII. Leroe scampa alla persecuzione. Alcune fiabe si concludono qui (e possono saltare direttamente all'ultima funzione: C*: Nozze). In caso contrario, la fiaba obbliga l'eroe a subire un nuovo A. Danneggiamento. Ogni danneggiamento d luogo ad un nuovo "passo" della fiaba. Se il danneggiamento operato dallo stesso cattivo, il secondo passo ripercorre le stesse funzioni del primo; se il danneggiamento operato da cattivi diversi (ad es. i fratelli dell'eroe), si ripetono le funzioni da A fino a R, poi la fiaba segue uno sviluppo diverso, con nuove funzioni. Seguendo quest'ultimo caso, abbiamo quindi: A. Nuovo danneggiamento: VIII bis. I fratelli rubano il bottino delleroe (e lo gettano nel precipizio). [B manca] C. Nuova reazione incipiente: X bis. Leroe reagisce. Nuova partenza: XI bis. Leroe riprende la ricerca. D. Nuovo incontro col Donatore: XII bis. Leroe deve affrontare di nuovo le vicissitudini che lo condurranno ad ottenere il mezzo magico. G. Nuova reazione dellEroe: XIII bis. Leroe reagisce nuovamente allazione del futuro donatore. Z. Nuovo ottenimento del mezzo magico: XIV bis. Un nuovo mezzo magico messo a disposizione delleroe. R. Nuovo trasferimento sul luogo di destinazione: XV bis. Leroe si dirige, raggiunge o viene portato sul luogo in cui si trova loggetto della sua ricerca (solitamente alla sua casa). Da questo punto in poi si presentano 6 funzioni nuove: . Arrivo in incognito: XXIII. Leroe, non riconosciuto, arriva a casa o in un altro paese. F. Pretese del Falso Eroe: XXIV. Il falso eroe avanza pretese infondate. S. Compito difficile: XXV. Alleroe viene affidato un difficile compito. P. Assolvimento del compito: XXVI. Il compito assolto. Y. Riconoscimento dellEroe: XXVII. Leroe riconosciuto. O. Smascheramento del Falso Eroe: XXVIII. Il falso eroe o il cattivo smascherato. T. Trasfigurazione: XXIX. Leroe assume un nuovo aspetto. H. Punizione del Falso Eroe o del Cattivo: XXX. Il Cattivo punito. C*. Nozze e Incoronazione: XXXI. Leroe si sposa e viene proclamato re. Ciascuna di queste 31 funzioni pu presentarsi secondo vari aspetti specifici che Propp indica con un numero che segue la sigla letterale, secondo una tabella di riferimento (vedi pi oltre). Lo studio delle funzioni permette inoltre a Propp di individuare al massimo 7 personaggi della fiaba, a ciascuno dei quali pertiene una data "sfera d'azione", definita da un insieme di funzioni specifiche. La seguente tabella elenca i 7 personaggi con le funzioni corrispondenti e il momento pi tipico nel quale compaiono per la prima volta nel racconto: Personaggio Funzioni (sfera dazione) Comparsa 1. Eroe ricercatore C G C* Situazione iniziale

vittima G C* 2. Cattivo A Q Pr Due volte: - improvvisamente - viene trovato 3. Mandante B Situazione iniziale 4. Donatore DZ Incontrato casualmente 5. Aiutante R L Sp P T Donato 6. Figlia del Re (= pers. cercato) e padre (Re) S K O Y H C* - situazione iniziale - poi (ri)trovata 7. Falso Eroe CGF Situazione iniziale o nel secondo passo Seguendo il metodo di siglatura delle funzioni proposto da Propp, ogni fiaba pu essere ricondotta ad una "formula" che ne rappresenta la struttura. Per dare un esempio di questo procedimento riportiamo qui l'analisi operata dall'autore sulla fiaba n. 64 della raccolta di Afanas'ev ("Le oche-cigno") e la "formula" risultante: [2] Nell'appendice del suo libro, Propp riporta una tavola che contiene una simile riconduzione a "formule" di altre 50 fiabe della raccolta di Afanas'ev. L'obiettivo finale del suo lavoro trovare la formula della serie unica, che rappresenta la struttura universale nella quale possono rientrare tutte le fiabe di magia. Abbiamo visto, dall'elenco delle 31 funzioni, che due sono i "passi" fondamentali che una fiaba pu contenere: il primo caratterizzato, nel suo acme, dalla presenza delle funzioni Q - M, ovvero dalla lotta e vittoria sul cattivo; il secondo, sempre nel suo acme, caratterizzato dalla presenza delle funzioni S - P, ovvero compito difficile e suo assolvimento. Le funzioni iniziali (dell'esordio e dell'ottenimento del mezzo magico) e finali (della prima e della seconda conclusione) sono spesso comuni ai due "passi". Le funzioni Q - M e S - P possono essere entrambi presenti in una fiaba, oppure pu essere presente solo una delle due coppie, ma possono anche essere entrambi assenti (come nel caso della fiaba "le oche-cigno" sopra riportata). In tutto possiamo quindi avere 4 tipi fondamentali di fiabe: 4) tipo senza Q - M e senza S - P.

Combinando questi 4 tipi, Propp ottiene finalmente lo schema generale di tutte le fiabe, ovvero la formula della serie unica che stava cercando. In questa formula, le funzioni iniziali e finali sono sempre identiche, mentre una riga orizzontale divide la sequenza contenente Q - M da quella contenente S - P per indicare le due alternative che il racconto pu scegliere (che possono anche essere entrambi presenti, scegliendo prima la riga superiore e poi quella inferiore, o entrambi assenti, spesso solo parzialmente). E' da notare che, nella sequenza contenente Q - M, le funzioni F (arrivo in incognito e pretese del falso eroe) sono successive, mentre sono precedenti nella sequenza contenente S - P. Ecco la formula generale: Ben difficilmente una fiaba potr contenere tutte queste funzioni: molte saranno omesse, molte invece potranno essere ripetute (spesso triplicate o, nel caso di una nuova A, dando luogo a pi passi). In ogni caso, tutte le fiabe potranno comunque rientrare in questo schema, rispettando l'ordine di successione delle funzioni: nessuna funzione nuova potr presentarsi. Ma quale significato dobbiamo attribuire alla scoperta di una serie unica per tutte le fiabe? Questa tesi implica forse che le fiabe derivino tutte da un'unica fonte? La risposta, secondo Propp, , molto probabilmente, affermativa anche se questa "unica fonte" non necessariamente deve essere intesa in senso storico-geografico. E' pi probabile che l'unica fonte vada ricercata in campo psicologico. Le ricerche di Propp confermerebbero quindi, secondo il nostro parere, una delle tesi fondamentali della psicologia junghiana: l'esistenza di una "struttura archetipica", presente nell'inconscio collettivo dell'umanit, di cui le fiabe sarebbero una tipica espressione. Sul simbolismo da attribuire a questa struttura archetipica ci sarebbe poi molto da discutere. Riteniamo che una ricerca approfondita in tal senso permetterebbe di far risaltare uno stretto parallelismo tra la sequenza scoperta da Propp e il processo di individuazione che Jung ha descritto nelle sue opere: la fiaba rappresenterebbe cio, nella sua universalit, l'archetipo del cammino che ciascun individuo deve compiere per raggiungere la totalit della propria personalit, il proprio S. La nostra esposizione della Morfologia di Propp stata necessariamente sintetica: molte particolarit, eccezioni ed elementi accessori sono stati omessi, cos come l'analisi approfondita che Propp compie di ciascuna funzione, dettagliandone le varie forme. Allo scopo di integrare la nostra sintesi, abbiamo preparato un Prontuario in pdf contenente tutte le regole fondamentali e le sigle specifiche utilizzate da Propp che permetteranno al lettore, qualora sia interessato, di cimentarsi nella siglatura di una qualsiasi fiaba allo scopo di ricavarne la formula di struttura. Tale prontuario potr costituire un efficace strumento per lo studio e l'utilizzo pratico dell'opera di Propp. [1] Abbiamo adottato le sigle utilizzate in Propp, Morfologia della Fiaba, ed. Newton Compton, Roma 1976. Tali sigle differiscono in molti casi da quelle utilizzate nella stessa opera pubblicata dalle edizioni Einaudi. Un confronto tra i due sistemi di sigle si pu trovare nel nostro prontuario in pdf allegato. [2] Propp, Morfologia della Fiaba, ed. Newton Compton, Roma 1976, pp. 81-82. Il significato dei numeri accanto alle sigle letterali si pu trovare nel nostro prontuario in pdf. Propp V., Morfologia della Fiaba. Le radici storiche dei racconti di magia, ed. Newton Compton, Roma 1976. Propp V., Morfologia della Fiaba, Club del libro fratelli Melita, La Spezia 1987 labirintoermetico.com

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