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KARL MARX

Marx collabora anche con il filosofo ENGELS, con il quale è amico, ma che
tuttavia è un pensatore molto meno conosciuto.
È un filosofo che ha avuto grande influenza su altri pensatori, ma anche su
correnti POLITICHE; tuttavia, c'è una grande differenza tra il pensiero di Marx ed
il pensiero di coloro che lo riprendono.
Al marxismo si rifanno SOCIALISMO e COMUNISMO e, ad oggi, il paese che
testimonia maggiormente il marxismo è la Cina.
I dibattiti sul pensiero di Marx sono stati segnati dal fatto che a lui si rifanno
movimenti politici anche rivoluzionari e, quando si parlava di lui, il suo pensiero
si legava ad essi e ci si schierava a favore o contro; per cui si può parlare di
“marxismo” e di “marxismi” e ad oggi possiamo studiare Marx, depurando il suo
pensiero dai “marxismi”, che facevano sì che alcuni fossero a favore e altri contro.

Il Manifesto del partito comunista è il libro più letto, dopo i libri sulle grandi
religioni; Marx ha avuto tanti ammiratori e tanti detrattori e sono state date tante
interpretazioni diverse del suo pensiero; tuttavia, dobbiamo evitare di ricondurre
alcuni fatti al pensiero di Marx.
Le categorie pensate da Marx sono entrate a far parte del dibattito politico, quindi
fanno parte della cultura di ognuno di noi: non per forza dobbiamo aderire al suo
pensiero, ma, al di là di esso, tali idee fanno parte della cultura contemporanea.
Pochi pensieri sono stati analizzati come il suo, per cui abbiamo molte fonti.
Marx arriva alla sua teoria sulla rivoluzione e sul comunismo in modo repentino.

La vita ---> ha origini ebraiche, ma nasce in Germania; studia giurisprudenza a


Bonn, ma è uno studente poco diligente; è interessato alla FILOSOFIA, che studia
a Berlino e si avvicina al pensiero di HEGEL; a Berlino è attivo in organizzazioni
studentesche, manifesta idee liberali e frequenta il club dei “giovani hegeliani”,
frequentato da alcuni giovani della SINISTRA hegeliana.

Si laurea in filosofia all'università di JENA con una tesi dal titolo Differenza tra la
filosofia della natura di Democrito e quella di Epicuro (1838-1841) ---> Marx è
interessato al rapporto tra FILOSOFIA e MONDO (rapporto tra comprensione
della realtà e realtà stessa); diversamente da Hegel, Marx sostiene che il pensiero
non sia separato dalla realtà e che alla teoria debba affiancarsi la pratica.
Marx apprezza la filosofia di Epicuro, rispetto all'atomismo di Democrito, perché
Epicuro esprime il concetto del CLINAMEN, che lui interpreta come un momento
in cui l'autocoscienza afferma la propria LIBERTA' e viene meno al determinismo.
Hegel blocca il sapere all'interno di una realtà in cui tutto è già stato detto,
mentre per Marx bisogna infrangere tale staticità; infatti, Marx preferisce dottrine
post-aristoteliche e ritiene che la filosofia debba essere COLLEGATA con la realtà.

Marx è un hegeliano di SINISTRA, che quindi si oppone alla destra, critica le


istituzioni e si propone di piegare la realtà alla razionalità: ciò mostra che i
giovani hegeliani vogliono superare Hegel, ma in realtà ne restano legati.

Avrà sempre problemi pratici, soprattutto economici, e sarà aiutato dall'amico


Engels, che era figlio di un industriale; abbandonati i progetti di carriera
universitaria, si dedica al GIORNALISMO politico e tra il 1842 ed il 1843 scrive
sulla Gazzetta Renana, un giornale finanziato dalla borghesia industriale, di
orientamento liberale, che assume un taglio democratico-radicale; egli analizza i
problemi politici e sociali della società: fa campagne di stampa contro la censura,
l'accentramento statale, i limiti alla rappresentanza, i privilegi delle classi elevate.
Il giornale chiude nel 1843 per la censura prussiana e, a questo punto, Marx si
convince di doversi opporre non solo a livello ideale, ma anche politico: ad
esempio, pubblica un articolo contro la legge dei furti di legna, che per lui mostra
l'egoismo delle classi più elevate della Prussia; Hegel aveva presentato la Prussia
come lo stato per eccellenza, dove regnava la razionalità, ma Marx si rende conto
che tale stato è diventato lo specchio di una società miope e sente il divario tra la
teoria di Hegel e le leggi che vengono messe in atto; secondo Marx è necessario
fare dei cambiamenti politici per ripristinare lo stato di cui parla Hegel.

È importante anche la lettura delle teorie di FEUERBACH, che sono rivelatrici:


infatti, Marx capisce di dover DEMISTIFICARE la filosofia ed invertire il rapporto
tra soggetto e predicato, partendo dagli individui per spiegare la realtà.
Da Feuerbach egli riprende la CRITICA nei confronti di Hegel ed il fatto che
l'uomo viva nell'ALIENAZIONE, la cui causa per Marx non deve essere rintracciata
negli elementi ideali, ma nel sistema: nel sistema, infatti, l'uomo è privato
dell'oggetto del proprio lavoro e del lavoro libero, quindi è negato l'uomo in
generale; per rimuovere l'alienazione bisogna superare il MODO di PRODUZIONE.

Marx studia il pensiero politico di Hegel e compone la Critica della filosofia


hegeliana del diritto pubblico (1843), in cui critica la filosofia hegeliana alla luce
della lettura di Feuerbach: Hegel non riesce a spiegare la natura dello stato
perché lo considera un'entità astratta, mentre per Feuerbach è espressione di
individui CONCRETI ---> N.B: con Hegel uomo, famiglia, diritto e società sono
IDEE e lui giustifica lo stato prussiano, considerandolo una entità astratta.
Marx arriva a formulare il concetto di SUFFRAGIO UNIVERSALE, ma ben presto
abbandona questa fase perché secondo lui l'effettiva uguaglianza non è garantita
solo dal diritto di voto, ma serve una riforma del sistema economico e sociale.

Lo Stato secondo Marx

Critica al misticismo logico di Hegel ---> in Marx si ha una DEMISTIFICAZIONE


del concetto secondo cui lo stato esistente è il prodotto dell'essenza dello stato;
infatti, secondo Marx, così facendo lo stato diventa uno strumento di potere;
invece è necessario partire dalle AZIONI UMANE per poi analizzare lo stato, come
sosteneva anche Feuerbach.
Parla di MISTICISMO LOGICO per CRITICARE il metodo logico-dialettico di Hegel:
per Marx gli uomini producono uno stato che gli serva per dominare la realtà, per
cui per capirlo devo basarmi su ciò, non solo sull'idea di stato; infatti, se mi
basassi solo sull'idea, rischierei di giustificare tutta la realtà (---> idealismo).
Inoltre dice che la sinistra hegeliana ha notato il misticismo logico, ma non lo ha
superato, invece Marx sostiene che la critica non debba essere solo filosofica, ma
anche POLITICA, in quanto TEORIA e PRASSI sono collegate; Hegel e Feuerbach
hanno fatto dei progressi, ma nell'ambito della filosofia, mentre per Marx è
necessaria anche una azione politica.

Critica al liberalismo ---> lo Stato liberale è il prodotto della Rivoluzione Francese,


che è una rivoluzione BORGHESE, infatti la borghesia ha conquistato il potere,
sostituendosi all'aristocrazia, che era la classe dominante; la società borghese ha
bisogno di libertà, per cui libera i cittadini, che diventano UGUALI per la legge.
Tuttavia, Marx si chiede se tale libertà sia reale o fittizia ed opta per la seconda
opzione, in quanto la borghesia ha ancora POTERE POLITICO e possiede ancora
proprietà, per cui tale rivoluzione libera le persone, ma non totalmente.
Negli Annali franco-tedeschi si delinea la differenza tra BOUGEOIS e CITOYEN,
ossia tra la società civile concreta, rappresentata dai borghesi, e lo stato civile
astratto, rappresentato dal cittadino e determinato principalmente dall'assenza di
mediazione tra stato e cittadini.

Analisi del capitalismo ---> per Marx il LAVORO è una attività di libertà e di
autocoscienza, che differenzia l'uomo dall'animale ed è la capacità di determinare
la propria esistenza; invece, nel capitalismo il lavoro è forzato, le persone povere
sono disposte ad essere sfruttate perché non hanno soldi per vivere, quindi esso
porta all'ALIENAZIONE.
Essa è data dal fatto che nella società capitalistica UOMO=SCHIAVO, in quanto
l'operaio riceve la quota minima di salario per sopravvivere; ci sono due poli, i
proprietari e gli operai: gli operai ricevono un salario minimo, che gli permette di
sopravvivere, mentre i restanti soldi sono usati dai proprietari per modernizzarsi.
In realtà, nella società capitalista l'alienazione riguarda sia la classe proletaria sia
i proprietari, in quanto si è persa l'umanità; tuttavia la borghesia non si rende
conto della sua perdita di umanità, altrimenti non sfrutterebbe il proletariato,
invece il proletariato è annientato dall'alienazione, dunque ne è CONSAPEVOLE e
questo lo porta ad avere una REAZIONE.

Marx è DEMOCRATICO ed approva il SUFFRAGIO UNIVERSALE, volendo dunque


una rivoluzione politica; tuttavia, capisce che per liberare l'uomo dall'alienazione
non è sufficiente avere una riforma politica e che serve anche una riforma di tipo
ECONOMICO-SOCIALE: per Marx è necessario che la ricchezza sia messa a
servizio di tutto il corpo sociale e che per prima cosa si debba ABOLIRE la
proprietà privata dei mezzi di produzione, che è la causa dell'alienazione.
Secondo Marx, devono affermarsi DIGNITA' ed UGUAGLIANZA (---> attuale).

Il capitalismo è un prodotto della rivoluzione borghese: la borghesia conquista il


potere e rimodella la società in modo funzionale al proprio dominio, mantenendo
il proprio potere politico; le persone escluse, che tenderanno a coincidere con il
PROLETARIATO, prima svolgevano diversi lavori, mentre ora lavoreranno tutti per
la borghesia e ci sarà una PROLETARIZZAZIONE della società, che porta ad un
dualismo tra BORGHESIA (minoranza) e PROLETARI (maggioranza) ---> per
proletarizzazione si intende una grande produzione, ma a basso costo e prevede
che scompaiano le professioni ed il prestigio e ciò che muoverà l'economia sarà il
CAPITALE da INVESTIRE.
---> IDEOLOGIA: chi prende il potere prospetta valori a cui tutti devono aderire,
così le persone pensano che tali valori siano universali, ma in realtà sono solo la
proiezione del modello di pensiero della classe dominante.

Dalla classe dei proletari resta fuori la classe dei PROPRIETARI dei MEZZI DI
PRODUZIONE, che poi, essendo sfruttata, si coalizzerà e ci sarà la RIVOLUZIONE
PROLETARIA; dato che la categoria sfruttata rappresenta l'universalità delle
persone, tale rivoluzione sarà generale e porterà a NON avere più classi né lotte di
classe ---> ciò nasce dal fatto che Marx si rende conto delle contraddizioni interne
al sistema capitalistico, ossia il fatto che si produce, ma nessuno può comprare.
Questa rivoluzione è una rivoluzione DI TUTTI PER TUTTI, non di classe contro
classe; o meglio, inizialmente la borghesia è esclusa dal potere e c'è la
DITTATURA del PROLETARIATO, poi non ci sarà più nessuna classe e lo Stato,
che inizialmente controlla la ricchezza (---> socialismo), si estinguerà
naturalmente (---> comunismo) e anche la borghesia scomparirà, poiché verrà
privata della proprietà terriera.
Il motto del comunismo è “da ciascuno secondo le proprie capacità a ciascuno
secondo i propri bisogni”: le persone hanno una loro dignità e sono ricompensate
sulla base del bisogno, invece il capitalismo è una violazione dell'umanità.

Proprio quando si è arrivati ad avere progresso e mezzi, ciò lo si è usato contro le


persone stesse, togliendo beni a chi ne ha bisogno e dandoli in mano ad altri: in
quest'ottica, il comunismo non è qualcosa che è stato proposto dai singoli, ma è il
prodotto necessario della dialettica, infatti si identifica come la NEGAZIONE
DELLA NEGAZIONE (il capitalismo nega l'uomo ed è negato dal comunismo).

Scritti del 1844

Marx si dedica anche a studi di ECONOMIA, per capire come analizzare la realtà
e si chiede se il sistema capitalistico sia l'unico possibile o se altri siano migliori.
Marx studia gli economisti classici, in particolare Adam Smith e David Ricardo:
essi fanno un'economia borghese, ossia analizzano l'economia solo dal punto di
vista della borghesia, non tenendo conto del proletariato, cosa che Marx non fa.

Gli scritti del 44 sono diversi da quelli del 43, anche perché il pensiero politico di
Marx cambia ed egli diventa comunista; tali scritti sono la Questione ebraica e
l'introduzione alla Critica alla filosofia hegeliana del diritto.

– nella Questione ebraica, Marx distingue tra diritti dell'UOMO e del


CITTADINO; inoltre prende le distanze dal liberalismo: nel liberalismo
l'individuo è separato dalla collettività e privilegia l'uomo singolo, non la
collettività; invece per Marx lo stato non è un problema, ma un qualcosa
con cui è necessario convivere; quindi anche l'ideologia della borghesia, che
dice di aver liberato la società, è errata

– Marx critica l'ideologia BORGHESE, che presenta valori universali, ma in


realtà individualistici; chi ha la mentalità borghese è individualista e per
avere ricchezze sfrutta gli altri, vedendo UOMO=MEZZO e non come essere
umano; Marx è compassionevole non solo verso i proletari che sono
sfruttati, ma anche verso la BORGHESIA, che ha perso la propria
UMANITA': i proletari, infatti, una volta presa la consapevolezza del loro
sfruttamento, recuperano la loro umanità, mentre la borghesia si basa solo
sulle ricchezze; quindi la rivoluzione proletaria potrebbe far sì che anche la
borghesia ritrovi umanità

– in Germania NON c'è una borghesia, che può promuovere la rivoluzione


come è accaduto in Francia, quindi in Germania si ottiene l'emancipazione
attraverso il PROLETARIATO: il proletariato è una classe sociale diversa
dalle altre ed è il prodotto della dissoluzione di ogni altro ceto intermedio;
con la proletarizzazione, alcuni lavori che prima erano indipendenti
diventeranno insignificanti e la società non sarà portatrice di valori
particolari, ma ci sarà una CLASSE UNIVERSALE, che porta avanti
interessi UNIVERSALI; i soggetti avranno una vita comunitaria, dove tutti
saranno riconosciuti e daranno secondo la propria possibilità e riceveranno
secondo il loro bisogno.

Manoscritti economico-filosofici del 1844

Noi non abbiamo una vera e propria opera economica da parte di Marx, ma una
raccolta di SAGGI ed APPUNTI scritti durante i suoi studi economici.
Il passaggio di Marx al comunismo avviene in breve tempo; un evento importante
è l'incontro con Engels avvenuto a Parigi ed il fatto che Marx abbia letto Abbozzo
di una critica dell'economia politica, dove Engels mette in risalto le contraddizioni
del capitalismo, come quella tra LAVORO e CAPITALE.

– Marx dà un proprio giudizio, dicendo che gli autori precedenti hanno


parlato del capitalismo come se non fosse sfruttamento dei lavoratori
– per Marx le leggi dell'economia capitalistica non sono date ed il capitalismo
è legato al periodo storico in cui si diffonde

– il comunismo che Marx prospetta non è un'utopia, ma un esito necessario,


dovuto agli eventi della storia ed allo svolgimento della realtà

– la proprietà è da sempre uno dei diritti innati, che esiste prima della società

– Marx sostiene che sia necessario comprendere la dialettica interna al


capitalismo in modo da capirne le contraddizioni: egli applica il movimento
DIALETTICO della realtà all'economia, per cui lo studioso sa le leggi e deve
capire anche gli sviluppi futuri

– Marx dice che l'economia ha trasformato tutto il sistema ed ha presentato


come COLLETTIVI valori che in realtà non lo erano (---> ideologia)

– l'uomo si distingue dagli animali soprattutto per il LAVORO: l'uomo ha


interagito con l'ambiente e lo ha trasformato ed il lavoro è il mezzo
mediante il quale egli ha realizzato sé stesso, invece nel capitalismo il
lavoro porta all'ALIENAZIONE umana; Marx ne mette in evidenza 4 aspetti:
1. il lavoratore produce un OGGETTO che non gli appartiene, ma
appartiene al capitalista, mentre per Marx l'uomo dovrebbe oggettivarsi nel
lavoro ed ottenere un oggetto per sé ---> secondo Marx, il lavoro è un
processo di schiavizzazione, per cui l'uomo PIU' PRODUCE e PIU' è
SCHIAVO e questa è la maggiore contraddizione del sistema capitalistico;
---> Feuerbach: fonte di alienazione=religione
---> Marx: fonte di alienazione=lavoro.
2. il lavoratore è alienato perché il lavoro è FORZATO e l'uomo è un MEZZO
per soddisfare bisogni di altre persone
3. il lavoratore è anche alienato rispetto alla sua ESSENZA umana, basti
pensare alle fabbriche di fine 1800 dove i lavoratori sono sfruttati, vivono in
condizioni terribili e non sono considerati umani, ma quasi animali
4. il lavoratore è alienato rispetto al CAPITALISTA ---> lavoro VS capitale =
padrone VS servo.
Quando ci sarà una totale negazione dell'umanità, essa si potrà recuperare
e ciò, secondo Marx, è possibile grazie alla Rivoluzione Proletaria
– Marx fa una sorta di esperimento, ossia pensa per cosa gli uomini, che
sono in uno stato quasi ferino, si differenziano dagli animali e la risposta è
che l'elemento che li differenzia è la RAGIONE; ma, quando la coscienza si
pensa scissa dalla realtà, essa pensa di essere autonoma (---> questo è
l'errore dell'idealismo), invece l'analisi deve partire dalla REALTA', perché la
COSCIENZA è sempre determinata dalla DIMENSIONE MATERIALE.
Dunque per analizzare le cause dell'alienazione umana è necessario
analizzare la realtà: il rapporto fondamentale è il rapporto padrone-operaio,
che si basa sull'alienazione; dunque, per eliminare l'alienazione, è
necessario eliminare le CONDIZIONI MATERIALI che la causano.
Il rapporto lavoro-capitale è contraddittorio, perché l'uno ha bisogno
dell'altro, ma è anche la distruzione dell'altro; tale rapporto è analogo a
quello tra servo e padrone, infatti il padrone è tale, solo se c'è uno schiavo.
In tale sistema, l'autocoscienza è rappresentata dal PROLETARIATO

– secondo Marx, con la modernizzazione c'è solo uno “spietato VALORE dei
contanti” (ha valore solo ciò che porta denaro) e non c'è più valore per le
cose non materiali, come tradizioni, riti ed usanze

– per Marx, la rivoluzione proletaria è un prodotto NECESSARIO della storia;


egli arriva ad affermare ciò partendo dall'analisi del sistema capitalistico,
che si basa su contraddizioni insanabili, per cui è destinato ad implodere;
ciò accadrà quando i proletari diventeranno coscienti e porterà
all'abolizione della proprietà privata; a questo punto, inizialmente potrà
esserci una proprietà CONDIVISA organizzata dai socialisti, poi il concetto
di proprietà potrà anche essere dimenticato: infatti, Marx dice che la
proprietà non è fondamentale per l'uomo, il quale ha bisogno di RELAZIONI
SOCIALI; ciò non avviene nella società capitalistica, dove gli operai sono
sottomessi ai padroni, invece con Marx c'è un recupero dell'UMANESIMO

– per Marx, COMUNISMO=rinascita dell'UMANESIMO; la vita umana non è


né solo produzione materiale (lavoro), né solo idee, ma entrambi

– con il comunismo l'uomo recupera il proprio RAPPORTO con la natura e la


socialità ---> Marx dice che “il comunismo è un compiuto naturalismo”,
invece nel capitalismo c'è un distacco dell'uomo dalla natura, la quale viene
sfruttata, in quanto tutto è visto come uno strumento per avere ricchezza

– Marx dice che il SOCIALISMO ed il COMUNISMO non sono utopie, ma


movimenti basati su una analisi scientifica e sono processi ineluttabili,
infatti Marx è certo che il capitalismo crolli e ci sia la rivoluzione proletaria.

Concezione materialistica della storia di Marx ed Engels

La concezione materialistica della storia è un concetto spiegato da Marx ed Engels


nell'Ideologia tedesca, un'opera del 1845 non conclusa, dove essi si distanziano
dalle correnti di pensiero tedesche, in particolare dai giovani della SINISTRA
hegeliana; infatti, Marx ed Engels li considerano vittime dell'impostazione di
Hegel, in quanto lo vogliono superare sul piano LOGICO, invece per Marx ed
Engels questo deve essere solo il primo passo per poi agire sul piano STORICO-
POLITICO. Questa concezione non viene mai spiegata compiutamente.
Un'altra opera a quattro mani è la Sacra famiglia, nella quale Marx ed Engels
esprimono nuovamente la loro concezione materialistica della storia.

Innanzitutto, secondo questa concezione bisogna rifarsi ai FATTI, non ai concetti.


Gli esseri umani entrano nel mondo e si distinguono dagli animali; il momento
decisivo in cui da animali si diventa uomini si ha quando l'uomo inizia ad
ORGANIZZARSI e a dedicarsi ad attività diverse; grazie al suo lavoro, l'uomo
INTERAGISCE sempre con la natura, la modifica e ne è anche influenzato: ciò è
possibile grazie al fatto che l'uomo ha una COSCIENZA.
Tale coscienza si trasforma sulla base delle relazioni tra l'uomo e gli altri esseri
umani e tra l'uomo e l'ambiente, infatti ciò che gli esseri sono non è determinato
da elementi formali, ma da CONDIZIONI REALI, che influenzano la coscienza.
Quindi il modo di produzione ed i rapporti sociali sono fondamentali per l'uomo:
essi costituiscono la STRUTTURA, mentre il resto viene detto SOVRASTRUTTURA
ed è tutto ciò che si innesta nella struttura (ad es. politica ed etica, che per Hegel
sono momenti interni allo spirito, mentre per Marx sono condizioni reali che
determinano gli esercizi del pensiero ---> un servo della gleba, ad esempio, vede
sé stesso come un servo a causa del sistema economico).

Se si vuole analizzare l'uomo, come ha insegnato Feuerbach, lo si deve


considerare in primo luogo un elemento MATERIALE, anche se poi l'uomo non è
solo materia, ma quello è il punto da cui è necessario partire (---> Hegel, invece,
considera l'uomo in primo luogo come spirito).
Ciò che gli esseri pensano di sé e come si pongono nel mondo dipende da come si
trovano all'interno del sistema PRODUTTIVO, dal quale derivano TUTTE le attività
dello spirito; ad un certo punto si innesca un meccanismo tale per cui si pensa
che le idee siano separate dalla realtà e la borghesia (protagonista del sistema
capitalistico) pensa che le proprie idee siano UNIVERSALI e le IMPONE; così, si
pensano universali dei valori imposti dalla classe dominante e accettati dalla
maggior parte delle persone che fanno parte del sistema.
Anche le forme di pensiero più elevate, che sembrano lontane dalla realtà, sono
effetti di varie cause, la cui causa prima è il MODO di PRODUZIONE.
Queste idee cambiano quando cambia il sistema produttivo.
Anche inconsapevolmente, noi siamo condizionati dalle condizioni STORICHE e
sociali nelle quali viviamo: c'è DETERMINISMO, ma tali condizioni non sono
imposte, noi ne siamo determinati, ma allo stesso tempo le determiniamo ---> si
tratta della DIALETTICA di HEGEL, che viene portata da Marx all'interno dello
svolgimento dei fatti storici, infatti secondo Marx la dialettica ci permette di
capire la dinamica della realtà, poi la teoria deve sfociare nella prassi
rivoluzionaria (elemento base del marxismo) per MODIFICARE la realtà (--->
invece Feuerbach non vuole modificare la realtà).

Le idee della classe dominante sono quelle diffuse e non sono altro che
l'espressione ideale dei rapporti materiali della società; quindi per Marx
l'IDEOLOGIA serve per mantenere i rapporti di dominio: ad esempio, se si sa che
la proprietà è un valore, si spiega perché ci sono i proprietari terrieri.
Quindi, la classe dominante detiene non solo il potere materiale, ma anche quello
spirituale; finché i dominati sottostanno alle idee dei dominanti, il sistema
funziona, quando i dominati si ribellano, il sistema crolla: non sono le idee a
trasformare la realtà, ma le condizioni MATERIALI, che determinano la coscienza.
In realtà, però, c'è una DIALETTICA tra STRUTTURA (sistema produttivo) e
SOVRASTRUTTURA (coscienza): dopo lo sviluppo della struttura, le idee la
condizionano e possono cambiare il sistema produttivo.

Il modo con cui la produzione è organizzata ed i rapporti che si generano vanno a


costituire la STRUTTURA economica; su di essa si elevano le SOVRASTRUTTURE.
Quindi, non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è il loro
ESSERE SOCIALE che determina la coscienza (---> dialettica); NON c'è una
coscienza universale, ma tante coscienze umane che cambiano sulla base della
diversa realtà storica in cui vivono.
N.B: per Marx, Feuerbach non ha dato abbastanza rilevanza ai rapporti sociali,
pur dicendo che l'uomo è un ente materiale e che va analizzato in quanto tale.
Ad un certo punto le NUOVE forze produttive entrano in contrasto con i rapporti
produttivi esistenti e si ha una rivoluzione, che porta a nuovi rapporti economici e
ad una nuova coscienza: un esempio è rappresentato dal feudalesimo, che viene
meno quando sorge la borghesia (nuova forza) e i ruoli si invertono.
Tutte queste idee sono sintetizzate nel Manifesto del partito comunista.
---> Marx spiega l'origine delle idee partendo dagli elementi MATERIALI, mentre
gli idealisti fanno il CONTRARIO.

Brano di Engels ---> in una lettera che Engels manda ad un altro intellettuale,
egli critica le interpretazioni riduttive del sistema da lui proposto e chiarisce tale
pensiero complesso di fronte a chi lo interpreta in modo meccanico e
semplicistico: infatti, egli dice che non si può legare tutto al modo di produzione,
ma certamente per Marx ed Engels il punto di partenza è l'elemento MATERIALE.

Manifesto del partito comunista

Tale opera sintetizza la visione TEORICA di Marx e di Engels, anche se, come si è
detto, essi legano strettamente tra di loro teoria e pratica.
Non è un'opera scientifica né filosofica, ma POLITICA e talvolta gioca anche sulle
immagini; fa appello ai proletari, per avere un sistema che vada a beneficio di
tutti, non solo dei proprietari dei mezzi di produzione.
Si tratta di un'opera di Marx e di Engels, che scrivono su incarico della LEGA DEI
GIUSTI, tra il 1847 ed il 1848, prima della più ampia stagione rivoluzionaria dopo
quella del 1789: queste rivoluzioni sono degli insuccessi, infatti anche Marx ed
Engels sapevano che la rivoluzione non avrebbe avuto successo e non avrebbe
portato al dominio del proletariato, confermando il dominio della borghesia; in
particolare Marx studia la Francia, dove la rivoluzione fallisce e porta
all'instaurazione dell'impero (Napoleone III Bonaparte).
Lo stile è POLITICO, si trattano problematiche storiche e sociologiche e Marx e
Engels fanno una riflessione molto profonda.

– nell'Introduzione c'è una presa di posizione pubblica, infatti Marx ed Engels


rendono pubblico il programma politico del comunismo e, dato che
quest'opera verrà tradotta in varie lingue, ciò ha una portata GLOBALE
(infatti si vuole modificare il sistema economico ovunque, per cui la
rivoluzione deve essere internazionale)

– la storia di ogni società fino ad ora esistita è una storia di LOTTE di


CLASSE tra chi è al potere e le classi subordinate (ad es. nell'antica Roma
si scontravano patrizi e plebei, nel Medioevo i signori feudali e i contadini);
nella società capitalistica, la liberazione proposta dalla borghesia è illusoria
e rimane una lotta di classe tra BORGHESIA e PROLETARIATO.
La borghesia ha avuto nella storia un ruolo rivoluzionario, perché ha
portato progresso, dinamicità e ha distrutto il sistema feudale; una volta
preso il potere, la borghesia ha attuato il sistema capitalistico, con il quale
rimane una lotta tra due classi (borghesia e proletariato), che è più
EVIDENTE, infatti ci si lascia alle spalle alcune credenze che rendevano
tollerabile lo sfruttamento (---> processo di desacralizzazione) e l'unico
valore è il PROFITTO; questo sfruttamento lascia lo spazio a prospettive
rivoluzionarie, che nascono in modo tale da eliminarlo.
Dunque, c'è un processo di proletarizzazione (---> le singole professioni non
esistono più e gli individui diventano tutti operai salariati).
Marx, in questo documento, dà un ruolo molto importante alla borghesia e
quasi la celebra: per lui il potere della borghesia è da abbattere, ma al
tempo stesso è molto importante perché la borghesia porta ad instaurare il
sistema che Marx vuole che venga instaurato.

– c'è una DIFFERENZA tra le classi dominanti del passato e la borghesia: le


prime vogliono conservare il modo di produzione antico, perché se esso
cambiasse, cambierebbero anche i rapporti sociali; la borghesia ha bisogno
di rivoluzionare gli strumenti di produzione, perché senza innovazione non
c'è lo sviluppo delle forze produttive, e questo porta a modificare i
RAPPORTI SOCIALI tra le persone (---> la borghesia ha bisogno del
proletariato); così, la società è più dinamica, il proletariato acquisisce
consapevolezza di sé e alla fine diventa la classe rivoluzionaria.
N.B: secondo la concezione materialistica della storia, il sistema economico
porta ad un cambiamento della politica e dei rapporti sociali tra le persone.
Qui si ha una presa d'atto che il mondo del passato non ci sarà più, perché
grazie alla borghesia è avvenuta una rivoluzione totale, che non si può
cancellare; infatti, il COMUNISMO non è un'utopia, ma una teoria che
prende atto di una modernizzazione irreversibile prodotta dalla borghesia.

– la borghesia ha bisogno di sbocchi sempre più estesi per i propri prodotti e


ciò porta alla GLOBALIZZAZIONE (fenomeno odierno), quindi l'economia
inizia ad influenzare la politica –-> Marx e Engels scrivono quando ancora
non c'è la globalizzazione, ma già si prevede che un sistema economico di
portata globale porta a superare il nazionalismo

– c'è un sempre MAGGIORE DOMINIO della borghesia, che vuole aumentare


la produzione, e Marx ed Engels sono consapevoli che il mondo è molto
diverso da come era in passato; la borghesia modifica a propria immagine e
somiglianza ogni popolo che conquista, diffondendo il sistema capitalistico:
quindi, c'è un'unica classe che domina ed un unico obiettivo comune.

– si ha un primo emergere della contraddizione: Marx fa riferimento alle


associazioni sindacali di LAVORATORI, diffuse soprattutto in Inghilterra, e
parla di alcune RIBELLIONI verso forze produttive moderne.

– il dominio della borghesia ha portato così tanti cambiamenti, come mai era
successo prima; tuttavia, ci sono delle contraddizioni causati da esso:
1. Marx sottolinea l'andamento ciclico dell'economia e dice che durante la
crisi c'è INNOVAZIONE, infatti si afferma il sistema capitalistico che libera
l'umanità, ma ha bisogno di produrre così tanto (---> sovrapproduzione)
che poi deve DISTRUGGERE i prodotti: se si produce più merce, il prezzo
cala, fino a che i salari saranno MINIMI e le persone avranno una minore
capacità d'acquisto, quindi molte merci restano non vendute, così le
persone devono distruggere le merci ed i mezzi di produzione per innovare:
questa è la maggiore contraddizione del capitalismo, ma al tempo stesso è
l'elemento fondamentale: si producono tante merci per generare profitti
(scopo del capitalismo) e ciò porta alla sovrapproduzione, mentre in passato
si produceva solo per il sostentamento delle persone; il capitalismo esce
dalla crisi, rafforzando questi elementi di contraddizione.
2. le MACCHINE si sostituiscono al lavoro umano e le grandi fabbriche si
sostituiscono a quelle piccole; non rimane niente dell'essere umano, che
deve fare solo gesti meccanici e NON ha AUTONOMIA ---> in questa società
il lavoro perde dignità, anche se esso dovrebbe essere ciò che dà dignità
all'uomo, e il meccanismo riduce a macchina anche il lavoro, che dovrebbe
essere una attività autonoma ---> qualcuno vede questo elemento come
positivo dicendo che, se il lavoro è fatto da macchine, le persone potranno
dedicarsi ad altre attività e si può pensare che l'uomo non si realizzi solo
nel lavoro (come dice Marx), ma anche in altre attività (---> tema moderno).
Dietro tutto ciò c'è la DIALETTICA di HEGEL, che Marx non applica al
pensiero, ma alla realtà e che è una dialettica tra il sistema e le sue
contraddizioni.

– queste sono le premesse per poi passare a spiegare il piano d'azione di


Marx, ossia la RIVOLUZIONE PROLETARIA e l'ABOLIZIONE della proprietà
privata ---> c'è un NESSO tra LAVORO e CAPITALE, tale per cui l'uno non
può essere separato dall'altro, ma al tempo stesso essi sono sempre in
conflitto: c'è una contraddizione interna, alla fine i due si scontrano e
prevale il lavoro.

– l'abolizione della proprietà privata è il mezzo mediante il quale si mette in


atto la teoria di Marx, infatti egli dice che la proprietà è solo un PRIVILEGIO
di alcuni, che negano tale diritto ad altri; da parte della borghesia c'è
terrore per l'abolizione della proprietà privata, in quanto i borghesi si
identificano come parte della società solo perché hanno la PROPRIETA' (--->
visione individualista), senza la quale non produrrebbero e non ci sarebbe
sviluppo; per Marx ed Engels l'idea che senza la proprietà privata non ci
sarebbe sviluppo è il prodotto dell'ideologia e, se le persone mettessero
insieme i loro beni, i borghesi si penserebbero come singoli individui, ma
che sono tali solo se relazionati agli altri e ci sarebbe un incentivo al lavoro;
non ci sarebbero persone da sottomettere pratici e il lavoro sarebbe diverso,
perché si lavorerebbe secondo le proprie capacità e si otterrebbero beni in
relazione ai propri bisogni (---> libera autodeterminazione della propria
attività): quindi, secondo Marx le persone si realizzano solo se si
relazionano alla SOCIETA' ---> sullo sfondo c'è la teoria di HEGEL sulla
società civile e sullo stato, anche se esso è sempre rivisto e corretto, infatti
secondo Marx quando non ci sarà più il dominio di classe non ci sarà più
bisogno dello stato ---> Marx parte da Hegel e poi lo sviluppa, infatti per
Hegel la sua teoria è un modo per conoscere la realtà, per Marx è un modo
per TRASFORMARE la realtà.

– delinea la società successiva alla rivoluzione:


1. il proletariato diventa classe DOMINANTE e in un primo momento si ha
la DITTATURA del proletariato,quindi il proletariato impone il suo dominio
2. salito al potere, il proletariato prende il capitale della borghesia e affida
la gestione della produzione allo STATO, che la distribuisce a tutti
3. grazie alla politica sociale attuata dallo stato, non ci saranno più classi
sociali e differenze sociali e tutti sono parte di una sola classe sociale,
senza più bisogno che lo stato intervenga

– verranno presi provvedimenti vari, a seconda dei vari paesi in cui avverrà la
rivoluzione proletaria

Brano ---> lo scritto mandato ai dirigenti del partito socialista riuniti a Gotha
risale a 30 anni dopo il Manifesto del partito comunista, per cui Marx ha avuto
tempo di analizzare fenomeni vari e ora esprime il motto del comunismo.

Lo studio delle leggi dell'economia capitalistica

Marx studia le leggi dell'economia capitalistica, cioè studia con un approccio


SCIENTIFICO il modo di produzione capitalistico e nota delle contraddizioni, che
porteranno alla fine del capitalismo, infatti ci sarà una rivoluzione che porterà ad
un modo di produzione in cui la ricchezza è per tutti.
Marx affronta queste tematiche nell'opera Il capitale, per la critica dell'economia
politica, in cui c'è una descrizione oggettiva delle dinamiche del capitalismo.
Il primo volume risale al 1867 ed è stato pubblicato da Marx, mentre il secondo e
il terzo sono stati pubblicati tra il 1885 ed il 1895 da Engels.

I punti chiave della dottrina economica di Marx sono la teoria del VALORE e la
legge dello sviluppo dell'ECONOMIA CAPITALISTICA.
Marx parte dall'analisi del concetto di “merce”: la merce è un oggetto di scambio,
che assume importanza solo all'interno di un sistema di relazioni sociali.
La merce serve per essere UTILIZZATA, quindi ha un valore d'uso; tale valore
d'uso è legato alla SODDISFAZIONE di un dato bisogno umano (se devo mangiare
mi serve il pane) sulla base della QUALITA' che quel bene ha (se ho fame, ho
bisogno di pane, non di legna).
Tuttavia, la merce diventa realmente tale se posso SCAMBIARLA con altre merci,
cioè se ha un valore di scambio che non dipende da aspetti qualitativi; ciò
significa che c'è un elemento comune a tutte le merci, che non riguarda gli aspetti
sensibili della cosa, ma aspetti QUANTITATIVI, che si possono determinare
facendo ASTRAZIONE dalla cosa: tale elemento comune a tutte le merci è il
LAVORO UMANO, in quanto tutte le merci dipendono da esso (sia prodotti
naturali sia industriali) ed è per questo che esse hanno un valore di scambio che
dipende dal lavoro umano ---> il lavoro umano non è quello concreto (quanto
tempo una persona impiega per fare un lavoro), ma quello astratto (lavoro
necessario per fare qualcosa ad un determinato sviluppo del sistema produttivo).

– C'è un processo di SPERSONALIZZAZIONE, tale per cui l'essere umano è


considerato solo forza-lavoro e perde la sua dignità; si ha una società
ALIENATA, nella quale il lavoro perde le sue qualità e l'operaio deve solo
ASSECONDARE il processo produttivo, potendo anche non essere istruito;
il salario si abbassa fino al livello minimo per il sostentamento (---> perdita
di soggettività), cosicché il borghese possa guadagnare ancora di più (pago
meno gli operai ---> le merci hanno prezzo minore ---> più persone
comprano le merci ---> i borghesi guadagnano di più).

– Il valore DI SCAMBIO di una merce è determinato dal valore del lavoro


umano che in essa si oggettiva e, dato che una parte del lavoro umano è
sottratta al lavoratore che viene sfruttato, il valore di scambio della merce
sarà dato dallo SFRUTTAMENTO del lavoro umano.
Avendo annullato tutti gli elementi qualitativi, le merci si possono
considerare tutte UGUALI e lo scopo finale è la VALORIZZAZIONE DEL
CAPITALE: si investe un capitale per un processo produttivo, per poi
guadagnare il capitale investito + un capitale nuovo, che posso investire
nuovamente; infatti, per avere progresso servono continui investimenti.
Quindi è indifferente il tipo di merce prodotta e basta produrre profitto.

– La MERCE non è solo un oggetto, ma ha anche una esistenza SOCIALE ed


ha un valore d'uso che dipende dalla sua qualità (---> esistenza naturale) e
un valore di scambio (---> esistenza sociale).
La merce è sostanzialmente LAVORO OGGETTIVATO e anche il capitale è
lavoro morto (oggettivato); il lavoro morto guida quello vivo (soggettivo e
concreto) e da ciò deriva l'alienazione; Marx contesta il cosiddetto “feticismo
delle merci”: si pensa che le merci abbiano un'esistenza ed un valore a sé,
mentre Marx dice che il loro valore è dato dal LAVORO con il quale sono
state prodotte: il loro contenuto essenziale è dato dal lavoro umano, alla
base del quale c'è lo SFRUTTAMENTO tra persone ed una negazione
dell'uomo da parte dell'uomo.

– Nella società capitalistica, il LAVORO diventa una MERCE che il


proprietario mette sul mercato; il valore del lavoro è dato dalla quantità di
LAVORO SOCIALE necessaria a produrlo, ossia quanto basta per far sì che
ogni giorno ci siano dei lavoratori che producono qualcosa.
La forza lavoro è da una parte una merce come tutte le altre, dall'altra
presenta un elemento diverso: + LA SFRUTTO e + PRODUCE (---> più
sfrutto un operaio e meno lo pagherò).

– Dato che il lavoro diventa una merce, come per ogni altra merce, il suo
valore è dato dalla quantità di lavoro socialmente necessario per produrlo;
tuttavia, il lavoro ha una particolarità: E' VALORE e PRODUCE VALORE.
Come si produce tale valore dal lavoro? È necessario sommare la quota di
lavoro NECESSARIA per produrre un bene, la quale viene retribuita, + una
quota di lavoro NON RETRIBUITA, ossia il pluslavoro, il quale produce
plusvalore; solo così è possibile avere valorizzazione del capitale e profitto.

– Nella società MERCANTILE semplice si produce merce per convertirla in


denaro e per acquisire altra merce (merce ---> denaro ---> merce); invece,
nel CAPITALISMO la conversione della merce in denaro non è finalizzata
all'acquisto di altra merce, ma all'aumento di denaro (---> processo di
valorizzazione del capitale).
Tutti questi elementi permettono a Marx di formulare delle leggi:

– SAGGIO di PLUSVALORE (saggio di sfruttamento) ---> indica quanto valore


si riesce a produrre ed è dato dal rapporto tra PLUSVALORE (quota di
valore che l'operaio offre gratuitamente al capitalista) e SALARIO.

– SAGGIO di PROFITTO ---> tiene conto di tutti i capitali investiti ed è dato


dal rapporto tra PLUSVALORE e la somma di CAPITALE COSTANTE (ossia
quello investito nei mezzi di produzione) e VARIABILE (ossia quello che
dipende da quanto vengono sfruttati gli operai).

– Quando non si può più abbassare il salario degli operai, in quanto si è già
arrivati al livello minimo di sussistenza, e il costo dei mezzi di produzione
aumenta (e quindi il capitale costante aumenta rispetto a quello variabile),
il saggio di profitto diminuisce e si ha CADUTA TENDENZIALE del SAGGIO
di PROFITTO: innanzitutto, si dice “tendenziale” perché Marx non pretende
di avere necessariamente ragione; così, si faranno investimenti sempre
maggiori e si avranno sempre meno profitti: dato che le persone
guadagnano solo i soldi necessari per sopravvivere, si limiteranno a
comprare i beni di prima necessità e la domanda diminuirà; Marx prevede
che alla fine il capitalismo non trova una via d'uscita e è destinato a perire.

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