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MARX E IL MARXISMO

CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL MARXISMO


-La prima caratteristica del pensiero di Marx è il carattere globale dell’analisi marxista:
infatti il suo pensiero non può essere ridotto a una dimensione puramente filosofica,
sociologica o economica ma il suo pensiero si mostra come una analisi globale della
società e della storia.
Il pensiero di Marx è dunque attraversato da una energia totalistica, che investe diversi
settori dello scibile.
-La seconda caratteristica chiave del pensiero marxiano è costituita dal legame del
filosofo con la prassi: Marx sia si impegna a fornire un’interpretazione del mondo e della
realtà circostante, sia è impegnato nella volontà rivoluzionaria tipica della sua figura,
ricercando così l’incontro tra realtà e razionalità, che Hegel aveva solo pensato.
Il pensiero di Marx si rifà a 3 tipi di filosofia:
1)la filosofia tedesca (da Hegel a Feuerbach)
2)l’economia politica borghese
3)il pensiero socialista
Ovviamente Hegel prende spunto da queste tre diverse influenze culturali, procedendo
poi in modo critico oltre i loro risultati e creando così una nuova filosofia e portando alla
luce una nuova visione cel mondo.
CRITICA AL MISTICISMO STORICO DI HEGEL
Il rapporto tra Marx e Hegel è complesso e gli studiosi si dividono in due gruppi:
Da una parte c’è che ritiene che ci sia una completa continuità tra i due pensatori,
dall’altra invece vi è chi sostiene che nonostante in un primo mento Marx si rifaccia a
Hegel, ci siano una serie di punti di rottura tra i due. In realtà nonostante ci siano elle
critiche da parte di Marx nei confronti del pensiero Hegeliano, tutta la filosofia di Marx
riprende dal verbo dell’antico maestro, e non si può comprendere appieno senza un
attenta analisi di Hegel.
Il primo libro in cui Marx si misura con Hegel è ‘la critica della filosofia del diritto di Hegel’,
poco conosciuta per molto tempo e molto rivalutata recentemente.
Il testo può essere diviso in due parti: la prima parte, quella filosofico-metodologico e il
secondo momento, quello storico-politico.
Nel primo moneto Marx colpisce il cuore della filosofia di Hegel, ovvero il suo modo di
filosofare. Secondo Marx infatti lo stratagemma di Hegel sta nel rendere le realtà
empiriche in manifestazioni necessarie del spirito (per esempio per Hegel la monarchia).
Questo procedimento è definito MISTICISMO LOGICO, poiché le istituzioni non vengono
più viste per quello che sono ma finiscono per divenire personificazioni di una realtà
spirituale che ne sta occultata dietro di esse. Per questo motivo Marx, seguendo
Feurbach, arriva a ritenere che la filosofia di Hegel sia in realtà un capovolgimento tra
soggetto e predicato, e che Hegel faccia alla fine del concreto la manifestazione
dell’astratto.

Al metodo mistico di Hegel Marx oppone il ‘METODO TRASFORMATIVO’ che prevdede il


ribaltamento tra soggetto e predicato per riconoscere veramente ciò che è soggetto e
predicato.

Questo piano è fallace anche sul piano politico. Infatti Hegel canonizza la realtà presente
trasformando i dati di fatto in manifestazioni necessarie dello spirito, pertanto il
giustificazionismo speculativo di Hegel è il risultato del giustificazionismo politico, ossia di
quel processo secondo cui Hegel facendo la corte ai fatti si trasforma in accettazione
delle istituzioni statali vigenti.
Nonostante tali critiche l’Hegeliano come abbiamo detto è alla base di tutto il pensiero di
Marx: il maggior merito che Hegel riconosce di Marx è la prospettiva della storia come
realtà storico-processuale costituita da elementi concatenati tra loro.
LA CRITICA ALLO STATO MODERNO E AL LIBERALISMO
Alla base del comunismo di Marx vi è la critica alla civiltà moderna e allo stato liberale.
Marx è convinto che la categoria del moderno si identifichi con una scissione che prende
innanzi tutto avvio da una frattura fra società civile e stato ( nelle polis l’individuo si trovava in
un unità sostanziale fra ego privato ed ego pubblico proprio perché non conosceva differenza tra società e
stato ). Nel mondo moderno invece l’uomo è costretto a vivere due vite: -una in terra come
borghese -una in cielo come cittadino. La seconda delle due vite, ovvero quella come
cittadino, è secondo Marx illusoria poiché avrebbe la pretesa di porsi come persecutrice
dell’interesse comune ma in realtà sancisce gli interessi particolari dei gruppi e delle
classi. Dunque la civiltà moderna rappresenta la società dell’egoismo e delle particolarità
reali ma anche della fratellanza e delle universalità illusorie.
Secondo Marx la falsa universalità dello stato dello stato deriva dalla società formatasi nel
mondo moderno ( che Hegel definisce ‘guerra di tutti contro tutti’) che Marx definisce
individualistica e atomistica, e siccome lo stato post-rivoluzionario ha legalizzato questa
situazione (libertà individuale, proprietà privata), esso non è altro che la proiezione politica
di una società a-sociale. La critica di Marx allo stato è talmente radicale che egli critica
tutto del liberalismo pure i due punti che possono essere considerati i capisaldi stessi del
liberalismo: il principio della rappresentanza, il principio della libertà individuale. Questa
critica può essere compresa solo se si concepisce l’ideale del filosofo: un modello di
democrazia totale dove l’individuo e la comunità sono la stessa cosa e hanno lo stesso
obiettivo. Per Hegel tale società si poteva ottenere tramite strumenti politici come
burocrazia, corporazione (Marx ritiene che Hegel abbia una visione mistificatrice), per
Marx tale obiettivo si può raggiungere solo con l’eliminazione di qualsiasi diseguaglianza
e con l’eliminazione del principio di ogni diseguaglianza: la proprietà privata.
Come si può raggiungere questo obiettivo secondo Marx?
In un primo momento Marx risponde con il suffragio universale ma poi in un secondo
momento fa appello alla rivoluzione sociale di cui il filosofo ha già individuato anche il
soggetto: il proletariato, ovvero la classe che più di tutte è destinata a subire lo stato
moderno e dunque quella che deve battersi per la democrazia totale.
LA CRITICA ALL’ECONOMIA BORGHESE
I manoscritti economici-filosofici traspongono i pensieri di Marx riguardo l’economia sul
piano politico-economico. Marx ha una doppia visione dell’economia borghese:
1) è un espressione del capitalismo
2) Da un’idea mistificata del mondo borghese, questo perché incapace di pensare in
modo dialettico (del punto di vista temporale non si colloca in una prospettiva storica
in divenire ma eternizza il capitalismo= non è un sistema economico ma è quello
naturale di produrre e distribuire la ricchezza)
In più è incapace di riconoscere la propria contraddittorietà intrinseca ovvero la
conflittualità che si materializza nell’opposizione tra capitale (borghesia) e lavoro salariato
(proletariato)

Alienazione
Per HEGEL l’alienazione è il momento in cui lo spirito esce da se’ per farsi altro (natura)
ed è dunque un momento negativo e positivo al momento stesso poiché non può che
colmare nel ritorno all’idea stessa consapevole e finalmente completa.
Per FEUERBACH l’alienazione è come per Hegel il momento in cui l’uomo scinde se
stesso proiettando se stesso al di fuori di se e identificandolo con una entità divina
superiore, ma per F. Questo momento è prettamente negativo o patologico proprio
perché l’uomo finisce con il sottomettersi a questa entità finendo per autodistruggersi e
l’unico modo per impedire ciò è l’ateismo.
Per MARX il concetto di alienazione è simile a quello di Feuerbach in quanto è
considerato una condizione patologica e di dipendenza. La differenza sostanziale fra i due
è però che Marx sposta su un piano reale ciò che per Feuerbach era di fatto un qualcosa
di coscienzioso, facendolo risalire così a un fattore di tipo socio-economico che si
identifica con la condizione storica del salariato nella società capitalistica.
Marx divide in 4 punti salienti l’alienazione dell’operaio
1) Il lavoratore è alienato rispetto al prodotto del
suo lavoro: in virtù della propria forza-lavoro
produce un oggetto (capitale) a cui si
sottomette e che quindi lo controlla.

2) Il lavoratore è alienato rispetto alla sua


stessa attività: essa infatti prende la forma di un
lavoro forzato e dunque l’uomo si sente bestia
quando è uomo (quando fa qualcosa per il
sociale) e si sente uomo quando è bestia
(mangiare, bere, sesso…)

3) Il lavoratore è alienato dalla sua stessa


essenza (wesen): la prerogativa dell’uomo
rispetto all’animale sarebbe proprio il lavoro
libero e creativo, cosa che non è permessa
nella società capitalistica in cui il lavoro è
‘forzato’.

4) Il lavoratore è alienato rispetto al prossimo:


all’interno della società capitalistica non vi è
collaborazione ma piuttosto antagonismo, in
particolare fra dipendente e salariato, che viene
continuamente sfruttato.

La causa di tale alienazione è secondo Marx causata dalla proprietà privata dei mezzi di
produzione in virtù del quale il capo della fabbrica (capitalista) può utilizzare i salariati per
accrescere la propria ricchezza. = SFRUTTAMENTO/LOGICA DEL PROFITTO
L’unico modo per superare tale alienazione e ritrovare finalmente se stesso è il
comunismo.
IL DISTACCO DA FEUERBACH E L’INTERPRETAZIONE IN CHIAVE SOCIALE DELLA
RELIGIONE
Oltre a Hegel, anche Feuerbach ispira fortemente tutta la filosofia di Marx, tanto da essere
definito da quest’ultimo maestro e il vero superatole della vecchia filosofia.
Per Marx la vera innovazione di Feuerbach consiste nella concezione dell’uomo come
essere vivente e della concretezza dello stesso individuo umano (per esempio la sua
attenzione all’alimentazione), e il suo rifiuto dell’idealismo teologizzante di Hegel.
Secondo Marx il passo in avanti di F. È dunque quello di aver sottolineato sulla sua
naturalità, ma il passo indietro è quello di non aver considerato l’uomo all’interno della
storia e dunque di aver trascurato l’aspetto storico.
Dunque Marx corregge Hegel con Feuerbach e Feuerbach con Hegel difendendo di uno
la spiccata naturalità dell’uomo e dell’altro la costitutiva socialità e storicità.
Secondo Marx infatti ogni discorso sull’uomo si riduce a un discorso alla società
passando così dalla problematica antropologica all’indagine storica.
Un altro punto importante che divide Feuerbach da Marx è la religione.
Pur avendo scoperto il meccanismo dell’alienazione religiosa (non è Dio a creare l’uomo
ma l’uomo a creare Dio), non è stato in grado di cogliere le cause di tale fenomeno
religioso, ne di offrire un giusto modo per il superamento di esso.
Per Marx a produrre tale regione non è un individuo qualsiasi ma un prodotto sociale e
pertanto le radici di tale fenomeno religioso vanno cercate in una determinata tipologia
storica di società.
La religione è dunque per Marx nient’altro che l’oppio dei popoli ovvero la posizione di
società costretta a subire ingiustizie e fortemente frustata.
Dunque se per Marx la religione non è nient’altro se non indice della completa miseria
della società umana, l’unico modo per eliminarla è eliminare le strutture sociali che la
producono. E secondo Marx ciò rappresenta un altro forte limite di Feuerbach e della sua
filosofia: la teoricità anziché la prassi.
LA CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA
Nell’ideologia tedesca Marx tratta della storia; qui si nota il passaggio dall’ideologia
speculativa al sapere reale della storia. Il tentativo del testo è di fornire il movimento reale
della storia che secondo Marx (Hegel) non è nient’altro che il susseguirsi di eventi
dipendenti gli uni dagli altri. L’approccio di Marx storico-materialistico non può che
prevedere la contrapposizione tra scienza reale e positiva e idealismo. L’idealismo per
Marx non è nient’altro che una falsa rappresentazione della realtà e come tale non può di
certo costituire il cardine della storia. L’obiettivo dunque è quello di analizzare la vera
storia, distruggendo la vecchia filosofia idealistica e inaugurando una nuova scienza.
Che cos’è l’umanità intesa non più ideologicamente ma scientificamente? Una specie
evoluta che cerca di soddisfare le proprie necessità , dunque, la storia non è nient’altro
che una processo materiale basato sulla dialettica bisogno-soddisfacimento. Ed è proprio
questa materialità a umanizzare l’uomo, tanto che Marx dice, che l’uomo ha cominciato a
differenziarsi dagli animali quando, in virtù della necessità, comincio a produrre da sé i
mezzi di sussistenza; Alla base della storia vi è dunque il lavoro = creatore di civiltà e
cultura.
STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA
Marx alla base della produzione sociale dell’esistenza identifica due elementi di fondo
Le forze produttive = tutti gli elementi necessari alla produzione
1) la forza lavoro
2) I mezzi di produzione
3) Le conoscenze tecniche e scientifiche
I rapporti di produzione = i Rapporti che si instaurano tra gli uomini nel corso della
produzione. Trovano la loro espressione giuridica nei rapporti di proprietà.
Forze produttive+rapporti di produzione= modo di produzione
La struttura è l’unico realmente determinante e auto-determinatesi della storia e
rappresenta lo scheletro della società.
La sovrastruttura rappresenta i rapporti giuridici, le forme di stato, le dottrine di tutti i tipi,
facendo capire dunque che non bisogna intenderle come realtà a se stanti ma come
espressioni dirette dei rapporti che definiscono la struttura di una certa società.
Materialismo storico = non sono le leggilo stato, le religioni… a determinare la struttura
economica della società, ma è la struttura economica della società a determinarle.
‘materialismo’ , dunque, poiché le vere forze motrici della realtà per Marx, non sono di
natura spirituale ma di natura socio-economica
IL RAPPORTO STRUTTURA-SOVRASTRUTTURA
Riguardo il rapporto fra struttura e sovrastruttura, si è discusso a lungo perché Marx non
sembra molto chiaro a riguardo. I punti salienti, riguardo la questione, sono 3:
1) Quando Marx parla di sovrastruttura, allude a un immagine visiva, per intendere il
rapporto di dipendenza dei fenomeni politici e culturali da quelli economici.
Nonostante ciò Marx non vuole ridurli a mere apparenze.
2) Per indicare il rapporto fra struttura e sovrastruttura Marx utilizza due termini:
determinare e condizionare. Il primo indica un rapporto più immediato. Marx vuole
dunque sottolineare la dipendenza della sovrastruttura dalla struttura, ma allo stesso
tempo non vuole che esso passi come un rapporto meccanico.
3) Marx non nega che le idee possano influire sugli avvenimenti storici, ma, dal suo
punto di vista ciò può accadere solo perché le idee di loro esprimono già determinati
mutamenti di struttura.
LA DIALETTICA DELLA STORIA
Le forze produttive e i rapporti di produzione rappresentano sia la statica della storia sia la
dinamica poiché costituiscono la molla propulsiva del suo divenire ovvero la stessa legge
della storia. Marx ritiene che a un determinato sviluppo delle forze produttive tendano a
corrispondere diversi rapporti di produzione; i rapporti di produzione si mantengono
quando favoriscono le forze produttive, mentre vengono distrutti nel momento in cui
diventano ostacolo per la medesima.
Le forze produttive, in connessione con il progresso tecnico, si sviluppano. Molto più
velocemente, mentre i rapporti di produzione, che esprimono relazioni di proprietà,
tendono a rimanere statici.

Da ciò ne deriva una contraddizione che sfocia in un ‘epoca di rivoluzione sociale’. Lo


scontro avviene tra due classi opposte che si scontrano non solo dal punto di vista sociale
ma anche politico e culturale: la classe in ascesa (rappresenta le nuove forze produttive),
e la classe dominante al tramonto (incarna i vecchi rapporti di proprietà). La vincitrice di
tale scontro di solito è la nuova classe che riesce a imporre le nuove forze produttive ma a
imporre anche le proprie idee poiché ‘le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee
dominanti’.
Il modello teorico, trova la propria esemplificazione nella Francia del 700: vi fu uno scontro tra borghesia e aristocrazia,
vinse la borghesia che riuscì a imporre le nuove forze produttive e la propria nuova visione del mondo.

Allo stesso modo, dice Marx, nel capitalismo moderno si ha una contraddizione tra
°forze produttive sociali e °rapporti di produzione privatistici. Infatti la fabbrica moderna pur
appartenendo a una capitalista produce soltanto grazie al lavoro di uomini in diversi ambiti;
dunque se sociale è il lavoro della ricchezza, sociale deve essere la distribuzione di essa.
Il capitalismo porta dunque in se, come esigenza dialettica, il socialismo -> genera per la
prima volta nella storia le condizioni oggettive favorevoli a una rivoluzione comunista
mondiale.
La legge della contraddizione e della corrispondenza tra forze produttive e rapporti di
produzione permette a Marx i scandire il cammino dell’umanità secondo alcune grandi
formazioni economico-sociale.
Marx distingue 4 grandi epoche:
Asiatica
Schiavistica
Feudale
Borghese
Tute queste sono caratterizzate da una particolare formazione economica della società.
Tuttavia Marx accenna a una società di tipo comunista quindi le formazioni economiche e
sociali sono le seguenti:
a) comunità primitiva
b) Società asiatica
c) Società antica
d) Società feudale
e) Società borghese
f) Futura società socialista
Secondo Marx rappresentano dei gradini dell’esistenza umana che procedono dal
superiore all’inferiore.
È indubbio che per Marx e per i comunisti la storia proceda dal comunismo primitivo al
comunismo futuro, passando per il momento intermedio della società di classiche si basa
sulla divisione del lavoro e sulla proprietà privata.
Questi gradini dell’esistenza umana poggiano su un altra tesi comunista: quella secondo
cui il comunismo è l’unico sbocco inevitabile della dialettica storica.
Marx nel descrivere il carattere progressivo della storia riprende certamente Hegel: infatti
per entrambi la storia è vista come il succedersi di eventi gli uni incatenati agli altri,
dominati dalla contraddizione e mettenti a capo un risultato finale.
Marx però fa un passo avanti rispetto a Hegel poiché
1) il soggetto della sua dialettica storica non è lo spirito ma la struttura economica
2) La dialettica del processo storico è empiricamente e scientificamente dimostrabile
3) Le opposizioni che muove la storia non sono astratte e generiche ma determinate e
verificabili.
LA CRITICA AGLI IDEOLOGI DELLA SINISTRA HEGELIANA
Marx si oppone anche a coloro che si pongono dalla parte della sinistra hegeliana, i
cosiddetti ‘ideologici’. Essi sbagliano perché vivono nella falsa conoscenza, non
rendendosi conto che le idee non hanno un esistenza autonoma.
Gli idealisti commettono 4 errori
1) sopravvalutano la funzione delle idee e degli intellettuali, credendo che le prime siano
le forze trainanti degli avvenimenti e i secondi i fabbricanti della storia
2) Presentano le proprie idee come sovratemporali e universalmente valide
3) Pensano che ciò che è sbagliato derivi dalle idee sbagliate, e che dunque per
eliminare il male bisogna eliminare le idee che portano il male
4) Danno un visione mistificata della realtà
Marx a ciò risponde con il suo materialismo storico:
1) le vere forze motrici della storia non sono le idee bensì le strutture socio-economiche
2) Le idee non hanno valore universale e sovratemporale ma dipendono da rapporti tra
uomini
3) La vera alienazione non risiede nelle idee ma nelle situazioni concrete, dunque la
disalienazione non è un problema di tipo filosofico ma di tipo pratico-sociale.
4) Il sapere effettivo può essere solo un sapere che si riferisce al concreto.
IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA
Il libro svela la visiona Marxista e comunista del mondo e tratta i seguenti punti
1)La funzione della borghesia
2)Il concetto di storia come lotta di classe
3)La critica dei socialismo non-scientifici
Nella prima parte Marx parla della borghesia
La borghesia esiste grazie a rivoluzioni continue, è dunque una classe dinamica.
La borghesia è caratterizzata da dissidi interni, infatti le moderne forze di produzione entrano in contrasto con i
vecchi rapporti di proprietà generando crisi che miniano lo stesso capitalismo.

il concetto della storia come lotta di classe è molto importante; nella storia Marx pone
come motore dello sviluppo sociale la dialettica tra forze produttive e rapporti di
produzione, nel manifesto invece individuo come soggetto della storia la lotta tra classi.
Importante è anche l’internazionalismo proletario.
LA CRITICA AI FALSI SOCIALISMO
Un’altra sezione del manifesto è quella in cui Marx critica i socialismo precedenti, anche
detti falsi socialismi.
1) socialismo reazionario
2) Socialismo conservatore o borghese
3) Socialismo e comunismo critico-utopistici
Il socialismo reazionario attacca la borghesia secondo parametri conservatori, quindi è
come se facesse girare la ruota della storia all’incontrario.
Esso presenta tre forme: -feudale -piccolo borghese -tedesca.
Il socialismo feudale auspica l’abolizione della società capitalistica moderna e il recupero
di un passato pre-rivoluzionario, pre-industriale. Sebbene essi cerchino l’alleanza del
proletariato, quest’ultima si basa su un malinteso: mentre i primi vogliono sostituire
l’alienazione attuale con un alienazione passata, i secondi mirano all’eliminazione di
qualsiasi alienazione.
Il socialismo piccolo borghese è formato dalla piccola borghesia rovinata dal capitalismo
industriale. Anch’essi vorrebbero il ritorno a un tipo di sistema manifatturiero e agricolo.
Il socialismo tedesco è anch’esso di astrazione borghese. Parla dell’uomo più che dei
proletari, e inoltre nella sua rabbia antiborghese finisce per sostenere i governi tedeschi
della reazione, opponendosi a quelle conquiste dei liberali che gli stessi operai
apprezzano.
Il socialismo conservatore o borghese è incarnato da quegli economisti (il maggior
esponente è Proudhon) che vorrebbero rimediare agli inconvenienti senza distruggere
completamente il capitalismo. Nella loro mentalità non dialettica, pensano di potere
mantenere la parte buona della borghesia eliminando solo quella negativa.
Marx gli accusa di non comprendere ne l’aspetto dialettico ne le contraddizioni.
Il socialismo e il comunismo critico-utopistico, è portato avanti da filosofi di stampo pre-
marxiane come Saint Simon. Questi filosofi riconoscono l’antagonismo delle classi e i
fattori di contraddizioni esistenti nel mondo moderno, ma non riconoscono al proletariato
una funzione autonoma ma si appellano a tutti i membri della società convinti che si possa
raggiungere una pacifica azione di riforma, quindi si conformano come morali e utopistici.
IL CAPITALE
Nel saggio il capitale Marx mette in luce i meccanismi della società borghese al fine di
svelare la legge economica della società moderna.
Come sottotitolo Marx mette ‘critica dell’economia politica’ e questo fa capire come egli si
opponga alla classica economia.
1) Marx studia l’economia secondo le schema storicistico-dialettico. Infatti non esistono,
secondo lui leggi universali dell’economia, ma ogni formazione sociale ha diverse
caratteri e leggi.
2) La società borghese, inoltre, per Marx, porta al suo stesso interno le basi oggettive
della sua fine.
3) L’economia, sempre secondo il filosofo deve essere valutata nella sua totalità organica
e bisogna studiare il capitalismo come una struttura in cui gli elementi risultano
fortemente connessi.
4) Marx inoltre studia il capitalismo distinguendo gli elementi di fondo e astraendoli da
quelli secondari con il fine di mettere in luce le caratteristiche fondamentali e creare
delle ‘previsioni’.
TRA ECONOMIA E FILOSOFIA:LA METODOLOGIA SCIENTIFICA DEL CAPITALE
Durante la stesura del capitale, Marx risente dell’influsso di Hegel; infatti nella fase
giovanile del suo pensiero aveva inteso correggere Hegel, nella fase centrale della sua
vita Marx sembra accantonare la prospettiva dialettica, per poi riprenderla nel capitale
appunto. Nel capitale infatti il filosofo ha di nuovo bisogno della dialettica come forma da
conferire ai fatti.
Nel capitale Marx si propone di individuare gli elementi strutturali separandoli da quelli
accidentali -> ciò che sembra astratto diventa reale e ciò che sembra reale diventa astratto
Per Marx dunque ci sono delle condizioni generali che stanno alla base della scienza e
devono essere riconosciute, ma esse non sono, come per Hegel, a priori bensì a posteriori
, cioè da rinvenirsi all’interno della storia.
La concreta applicazione del capitale si divide in 3 parti
1) la ricerca della documentazione
2) L’analisi del materiale raccolto
3) L’individuazione di un principio generatore-> universale e astratto, si può identificare
con un ‘tipo ideale’.
Marx si oppone dunque
Da una parte all’economia politica operata dagli economisti classici, dall’altro all’inversione
idealistica della relazione tra astratto e concreto.
Con questo metodo quindi Marx individua un unico concetto-base: il valore.
Alla luce di ciò è chiaro come il capitale non sia solo un testo economico ma una sorta di
riproduzione critica della società capitalistica intesa come struttura complessiva.
MERCE,LAVORO E PLUSVALORE
Marx nella prima parte del capitale analizza due termini molto importanti: merce e valore.
La merce deve posseder un valore d’uso (deve cioè essere utile a qualcosa) e un valore
di scambio (deve essere interscambiabile con altre merci). Il valore di scambio dipende dal
lavoro, quindi più lavoro ci vuole per produrre una merce più alto sarà il suo valore di
scambio. Per Marx però il valore non si identifica con il prezzo di una merce, che è infatti
influenzato da altri fattori, ma certamente Marx è convinto che la somma dei prezzi delle
merci equivalga alla somma complessiva del lavoro contenuto in esse = valore.
La convinzione che alla radice di tutto ci sia il lavoro, porta Marx a contestare il feticismo
delle merci, secondo cui le merci sono entità aventi valore di per se.
Nel capitalismo, secondo Marx la produzione è finalizzata non al consumo bensì a una
maggiore accumulazione di denaro
Per Marx dunque la formula schematica del capitalismo non è quella classica
MDM (merce denaro merce), poiché il capitalista dopo aver acquisito capitale dalla merce,
non lo reinveste in altra merce ma si preoccupa solo di ottenere alla fine più denaro di
quanto non abbia investito; dunque la formula schematico del capitalismo è DMD (denaro,
merce, più denaro).

Ma com’e possibile che qualcuno acquisti una merce che gli procura più denaro
(ovvero più valore), e dunque un plusvalore?

A prima vista ciò appare come un mistero.


In realtà Marx dice che, siccome gli scambi hanno sempre luogo tra valori equivalenti e
dunque non è possibile sotto questo punto di vista il plusvalore, bisogna non cercare
risposta a livello di scambio delle merci ma a livello di produzione capitalistica di esse.
Infatti il capitalistica compra una merce particolare che gli permette di produrre valore:
l’operaio. Il borghese compra il salariato pagandola come una qualsiasi merce, tuttavia
l’operaio produce molto di più di quello che gli viene corrisposto con il salario. Dunque
plusvalore= pluslavoro dell’operaio non corrisposto dal capitalista.
Marx fornisce una spiegazione scientifica dello sfruttamento del salariato, che viene
sfruttato dal capitalista in nome della propria forza lavoro.
Dal plusvalore deriva il profitto che però non è un sinonimo del plusvalore.
Per capire ciò bisogna analizzare la differenza tra
Capitale variabile-> quello dei salari
Capitale costante-> quello utilizzato per i macchinari ecc
Il plusvalore nasce solo grazie al capitale variabile, dunque il saggio del plusvalore si
ottiene da

Plusvalore
-————-
Capitale variabile

Ma per portare avanti la fabbrica c’è bisogno anche di soldi da utilizzare in macchinari ecc
ovvero del capitale costante, dunque il profitto si avrà da:

Plusvalore
—————
Capitale var. + capitale cost.
Quindi il profitto è sempre minore ed esprime i modo preciso il profitto del salariato.
TENDENZE E CONTRADDIZIONI DEL CAPITALISMO
Il capitalismo, come abbiamo visto, si basa sul DMD, dunque il suo fine è accrescere più
possibile il plusvalore. Marx mostra come questa società incentrata esclusivamente sulla
logica del profitto sia caratterizzata da una serie di controindicazioni, che ne minano la
stessa esistenza.
In un primo momento il capitalista cerca di accrescere il plusvalore aumentando la
giornata del salariato (fino a 15 ore), ma questo presenta alcuni limiti:oltre a un certo
numero di ore la forza-lavoro dell’operaio cessa di essere produttiva.
Anziché promulgare la giornata lavorativa (plusvalore assoluto), il capitalista diminuisce il
periodo necessario per permettere all’operaio di riposare (plusvalore relativo).
Il processo di produzione del plusvalore relativo passa attraverso 3 momenti
1) la cooperazione semplice
2) La manifattura
3) La grande i industria
Il momento decisivo del mondo capitalistico è segnato dalla nascita dell’industria
meccanica con l’ introduzione delle macchine che hanno giocato un ruolo decisivo per
poter aumentare la merce prodotto mantenendo lo stesso numero di operai.
Tuttavia questo aumento di produttività porta inevitabilmente a una crisi di
sovrapproduzione, causata perché i capitalisti si buttano senza pensarci nei settori dove il
profitto è più alto causando un a sovrapproduzione che porta ala distruzione capitalistica
dei beni e alla disoccupazione.
La necessita continua del processo tecnologico porta inevitabilmente alla caduta
tendenziale del saggio di profitto: aumenta il capitale costante, ma il capitale variabile
rimane costante e dunque questo non può che portare alla diminuzione del saggio di
profitto. Ciò è secondo Marx il vero tallone d’Achille del mondo capitalistico.
Tutte queste contraddizioni insieme minano il capitalismo stesso e non possono che
terminare con la visione dualistica dialettica tipica di Marx. Secondo Marx infatti ogni
epoca è costituita dalla scissione fra due classi antagoniste. Il capitalismo è costituito dalla
lotta fra borghesia e proletariato.
LA RIVOLUZIONE E LA DITTATURA DEL PROLETARIATO
Le contraddizioni interne appena viste, costituiscono la base oggettiva della rivoluzione del
proletariato, il quale, impadronendosi del potere politico, mettono fine alla borghesia,
segnando il passaggio dal capitalismo al comunismo.
Il comunismo segna l’eliminazione di ogni forma di proprietà privata di divisione del lavoro
di dominio di classe, dando avvio a una nuova epoca. Il comunismo è caratterizzato dal
passaggio dei mezzi di produzioni dai capitalisti a tutta la comunità.
Per quanto riguarda i modi, sebbene sia propenso a ritenere che una rivoluzione, come ci
insegna la storia, debba a tutti i costi presupporre violenza, nell’ultima parte della sua vita
lui pensa e spera, come dice in più occasioni, che la rivoluzione del proletariato possa
avvenire in modo pacifico.
Violenta o no tale rivoluzione ha come obbiettivo primario l’abbattimento della borghesia e
di conseguenza del modello capitalistico. Marx parla chiaro: il compito del proletariato non
è quello di impadronirsi della macchina borghese, ma quello di spezzarla.
Ma se lo stato borghese è un insieme di apparati che servono alla borghesia per
esercitare il loro ruolo, allora non costituisce un insieme di tecniche neutrali che possono
essere utilizzate da chiunque.
Questo rifiuto netto delle forme istituzionali prende avvio nella dittatura del proletariato
considerata inevitabile per Marx.
La dittatura del proletariato, essenziale per Marx, si pone quindi come la dittatura di una
maggioranza di ex oppressi su una minoranza di ex oppressori.
Nonostante per Marx sia essenziale la dittatura, essa è solo un momento di transizione.
LE FASI DELLA FUTURA SOCIETÀ’ COMUNISTA
Marx non parla molto della futura società comunista, ma si limita ad accennare alcune
cose: Nei Manoscritti egli identifica due tipi di comunismo: il comunismo rozzo e quello
autentico. Il comunismo rozzo è quella fase intermedia tra mondo post-capitalistico e
mondo pre-comunista in cui è attuata una forma non ancora perfetta del comunismo ma
che più che eliminare il modello capitalistico lo universalizza: la proprietà privata non viene
abolita ma viene considerato proprietà di tutti. La comunanza della donne rappresenta in
campo sessuale la generalizzazione della proprietà in campo economico.
Nel comunismo autentico invece l’uomo è un uomo o nuovo onnilaterale e totale, in un
mondo in cui la proprietà privata non esiste.
Nella critica del programma di Gotha Marx si concentra maggiormente sull’aspetto storico-
culturale. Anche in questo caso divide due fasi del comunismo (che per molti ricordano la
precedente divisione).
La fase intermedia tra società capitalistica e comunista è caratterizzata da un comunismo
non ancora perfetto, che anziché divenire un vero e proprio modello di comunismo finisce
per appiattire l’umanità non tenendo conto delle differenze sociali economiche familiari
ecc… la seconda fase, dove invece si mostra il comunismo perfetto, è invece
caratterizzata dalla vera messa in atto del modello comunista in cui si mostra una società
senza divisione del lavoro, senza proprietà privata, senza classi, senza sfruttamento e
senza stato.

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