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Karl Marx

Nasce a Treviri in Germania nel 1818 e muore nel 1883, da una famiglia di origini ebraiche, anche se poi il padre si
convertirà alla religione protestante per motivazioni opportunistiche, in quanto era un avvocato e in questo modo poteva
avere libero accesso ai circoli sociali. Il nonno era un rabbino (origini ebraiche di Marx). Viene educato in un ambiente
laico ispirato agli ideali illuministi, che lo influenzeranno nella prima parte della sua vita. Studierà giurisprudenza
probabilmente per provare a ricalcare le orme del padre. Viene a contatto con la filosofia di Hegel (filosofia dominante
in Europa) e aderisce inizialmente alla cosiddetta sinistra hegeliana, fortemente influenzato da Feuerbach ( a differenza
della destra hegeliana, aveva una concezione della religione cristiana[non cattolica, parliamo di un ambiente protestante] e in particolare dei suoi
insegnamenti come un qualcosa di allegorico e mitico, non da un insegnamento letterale, come invece credeva la destra, che tendeva ad avere
un’interpretazione del messaggio cristiano in un senso più letterale, tali messaggi andavano presi alla lettera ). Successivamente ci sarà il
distacco dall’hegelismo.

Si laurea in filosofia con una tesi su Democrito ed Epicuro, loro avevano una concezione materialistica, esattamente
opposta all’Idealismo.

Si concentrerà sul giornalismo, ma questo lo portò ad andare via dalla Germania e trasferirsi a Parigi, a causa delle
conseguenze politiche delle sue idee. Qui consce Engels, con cui condividerà molte idee. Marx per tutta la vita avrà
problemi economici ed Engels lo aiutò molto su questo punto di vista.

Sarà per molto tempo guardiano al British Museum di Londra.

1847: si riunisce la prima lega dei comunisti che nel 1848 affiderà a Marx ed Engels, di scrivere il Manifesto
programmatico del partito comunista (detto “Il manifesto”), in cui compaiono tutte le idee filosofiche di Marx.

Negli anni 60 lui diventò leader della prima internazionale dei lavoratori, sbaragliando anche i mazziniani e Bakunin.
Diventerà dunque il teorico del socialismo europeo.

Nel 1867 scrisse il capitale, la sua opera più importante.

Nel 1867 uscirà il Primo volume del capitale (summa del suo pensiero filosofico). Il secondo e terzo usciranno postumi,
pubblicati da Engels, sulla base degli appunti lasciati da Marx.

Critica ad Hegel e alla società liberale

Lui apprezza l’impostazione filosofica di Hegel, in quanto secondo Marx aveva intuito molto bene l’impostazione
dialettica della storia, fatta di Tesi antitesi e sintesi, ossia un percorso di lotta, di contrasti (che per Marx diventerà la
lotta di classe). Tuttavia, lui contesta ad Hegel che faceva arrivare alla fine del percorso una sintesi, la quale univa la
tesi e l’antitesi (in una sintesi che era la tesi potenziata dall’antitesi), per Marx invece la sintesi non sempre avviene. La
sintesi di Hegel è pacificatrice, invece secondo Marx la pace non c’è mai ma ci saranno sempre le lotte tra tesi e antitesi,
si scontreranno sempre, con il prevalere o dell’una o dell’altra.

Hegel, secondo Marx, ha creato una storia troppo astratta, lui parla di “misticismo logico”. Lo spirito che si manifesta
ha qualcosa di divino (per Hegel), ma per Marx non è così, non c’è alcuno spirito assoluto che con un percorso
razionale si dispiega nella storia; quindi, lui rifiuta il divino e l’astrattezza (la storia hegeliana è troppo astratta) del
discorso hegeliano. Inoltre, questa visione romantica poi non concluderà, la sintesi non è necessaria, non si arriva
sempre ad un compimento.

Marx rimprovera agli idealisti di essere partiti dall’idea astratta per arrivare al concreto, ma nella storia non funziona
così ma c’è prima il concreto e poi l’astratto (es frutta).

Esempio della frutta: quando noi conosciamo la frutta, dei singoli frutti astraiamo il concetto di frutta, ma non è che
partiamo da un’idea astratta e poi arriviamo ai singoli frutti, prima vediamo i singoli frutti e poi elaboriamo il concetto
astratto.

Critica alla società liberale (la società civile): si era formata con l’idealismo, ma è ipocrita, perché promette un
miglioramento della vita di tutti, ma non è così, perché lo Stato si scaglia sempre dalla parte della classe sociale più
forte, da quella che riesce ad imporsi, i contrasti non vengono risolti (invece per Hegel c’era la società civile che era il
regno dei contrasti, che venivano però risolti dallo stato [che era la sintesi]).
Questo perché ogni cittadino che vive un conflitto tra la sfera pubblica e privata, perché ognuno guarda al proprio
interesse, ma nessuno guarda all’interesse collettivo, tutti pensano ai diritti individuali, che collidono con l’interesse
collettivo (E lo Stato che si dovrebbe schierare con la collettività in realtà si schiera con la classe più forte).

Questo si vede soprattutto se si pensa ai diritti fondamentali dell’uomo, che sono tutti individuali (es proprietà privata,
libertà), che si scontrano con quelli degli altri.

Il motto della società liberale che è “ogni cittadino è uguale di fronte alla legge” (frase apposta all’interno dei tribunali),
mostra appieno l’ipocrisia di tale società, perché ciò implica che fuori dalla legge (fuori dal tribunale) non è così, tutti
sono diversi (per cultura, prestigio ecc.), dominano egoismo e sopraffazione. Tutto è basato sul denaro e sull’economia.
Dunque, tale società necessita di un cambiamento che può farsi, dice Marx, proprio attraverso la filosofia.

Condizione dei lavoratori

Gli operai provano sulla loro pelle un’alienazione economica e religiosa, per alienazione si indica allontanarsi, quindi
l’individuo aliena da sé la propria umanità, se ne distacca completamente. Ciò è dovuto prettamente alla società
industriale e alla fabbrica, dove l’individuo si sente sempre meno uomo e sempre più macchina e animale.

Lavoro di Fabbrica, delinea quattro forme di alienazione:

 Alienato rispetto al prodotto che produce, perché ciò che produce non è suo. Un artigiano invece produce
qualcosa e poi se lo tiene per sé.
 Alienato rispetto alla sua attività, ciò rispetto al lavoro che sta svolgendo, infatti il lavoratore lavora per fini
che sono estranei, lavora per qualcun altro, è un lavoro che non ha scelto e l’attività che ha scelto non gli
appartiene. Questo perché l’operaio andava a lavorare per necessità, quindi erano costretti a svolgere i lavori
che erano disponibili.
 Alienato rispetto alla propria essenza di uomo, il lavoro non è creativo, è ripetitivo e quindi non si esprime
l’essenza di uomo, non esiste la propria creatività (è proprio ciò che esprime l’essere uomini, altrimenti
saremmo paragonabili alle bestie)
 Alienato rispetto al suo prossimo, non solo intendendo rispetto agli altri compagni di lavoro, ma soprattutto
rispetto al suo datore di lavoro, perché non esiste un rapporto tra pari, si ripropone la dialettica servo-padrone,
ma vince sempre il padrone in questo caso.

Marx è convinto che se si risolvesse l’alienazione economica del lavoro di fabbrica, si risolverebbero tutte le altre forme
di alienazione. L’alienazione di fabbrica è quindi la condizione esasperata dell’uomo moderno.

Su cosa si fonda questa alienazione?

Si fonda sul possesso dei mezzi di produzione, ossia sul fatto che la fabbrica è nelle mani del padrone.

Alla alienazione economica si affianca l’alienazione religiosa. Lui la riprende da Feuerbach, il quale diceva che l’uomo
aliena da sé alcune caratteristiche e le riversa in Dio, perché Dio è (e può) tutto ciò che l’uomo non è. Marx (ma manche
Feuerbach) però specifica che Dio non esiste e “la religione è l’oppio dei popoli”, ossia è una specie di droga, che le
classi dominanti hanno rifilato alle masse con un effetto narcotico. La religione è lo strumento politico con cui lo Stato
tiene buono il popolo, non lo fa ribellare. Marx ci dice che Dio non esiste, come non esiste alcuna vita futura come
promesso dalla religione. Prima della riv. francese addirittura si identificavano i nobili con Dio, il loro potere era voluto
da Dio.

Bisogna quindi rovesciare i rapporti di produzione (e ciò non avveniva proprio a causa della religione, che era utilizzata
per tenere a bada gli uomini da un eventuale ribellione), perché liberando l’uomo dall’alienazione economica, si liberà
anche da quella religiosa.

Concezione materialistica della storia

Sono i rapporti materiali (economici) che guidano la storia, ossia è storia del lavoro, ossia di come l’uomo si è procurato
i mezzi per vivere e come si è evoluto nel corso dei secoli.

Materialismo storico: ossia considerare le condizioni materiali dell’esistenza umana e come queste si sono evolute nei
secoli.

In ogni epoca si è creato un rapporto dialettico (scontro, contrasto), tra due elementi, le forze produttive e i rapporti di
produzione. Le forze produttive sono la forza lavoro, i mezzi di produzione e le conoscenze tecniche. I rapporti di
produzione sono i contratti e le leggi che stabiliscono come il prodotto viene ripartito e chi detiene i mezzi di
produzione.

Esempio società feudale

In questa società le forze produttive erano i contadini, le bestie oppure i mezzi di produzione come l’aratro i campi ecc.,
invece le conoscenze tecniche erano ad esempio la rotazione triennale.

Rapporto dialettico tra forze produttive e rapporti idi produzione.

 Le forze produttive sono mezzi di produzione e tecniche


 I rapporti di produzione fa riferimento a chi detiene i mezzi di produzione e come il raccolto viene ripartito

Età feudale, forze produttive = contadini, bestie, aratro, rotazione triennale, semina ecc. Rapporti di produzione =
feudalesimo, c’era un feudatario per cui lavoravano i contadini, corvée ecc. Questo rapporto dialettico è applicabile
anche alla società moderna (capitalismo, fabbriche, rapporto operaio-datore), in ogni epoca questo rapporto è la base
economica detta anche da Marx STRUTTURA. Arte, politica, cultura, religione, filosofia sono tutti determinati dalla
STRUTTURA, sono dirette conseguenze della base economica, si dicono quindi la SOVRASTRUTTURA. Nell’età
feudale, ad esempio, c’era il poema cavalleresco che esaltava il potere del feudatario. Nell’età moderna la classe
emergente è la borghesia che ha preso il potere dalla riv. Francese, c’è quindi una mentalità borghese, quindi il romanzo
esalterà la borghesia, perché la sovrastruttura dipende strettamente dalla struttura di base.

Per cambiare la sovrastruttura deve essere cambiata la base economica, ma come?

Marx dice che nel corso dei secoli c’è sempre una classe sociale in ascesa e che tende a identificarsi con le forze
produttive ed una classe in declino, ma che in quel momento è dominante, che si identifica nei rapporti di produzione
(nell’età moderna erano i nobili). Durante la Rivoluzione Francese la classe dominante era la nobiltà, che però era
statica e fu scalzata dalla borghesia.

Le forze produttive sono degli operai, che sono una classe in ascesa, perché le forze produttive si muovono più in fretta
dei rapporti di produzione, devono sconfiggere la borghesia in questo caso.

1848 manifesto del partito comunista.

1867 Opera “Il Capitale” in cui analizza nel dettaglio la società capitalistica per capire come fare per rivoluzionarla;
quindi, il capitalismo verrà sostituito dal socialismo perché ha dei difetti strutturali. Lui studia il valore delle merci
(perché produceva ricchezza) e distingue tra un valore d’uso e un valore di scambio. Quello d’uso deriva dall’utilità che
la merce ha per chi la utilizza, ad esempio un libro può per una persona un valore grandissimo, ma in realtà ha poco
valore economico. Mentre il valore di scambio deriva dalla quantità di lavoro necessaria per produrre quella merce, una
macchina ad esempio costa più di un libro perché richiede molta più forza lavoro, ma questa distinzione è fatta proprio
per sottolineare il fatto che le merci non hanno valore di per sé, un valore intrinseco, ma deriva dal lavoro. Il
capitalismo è quindi il feticismo delle merci, ossia credere che le merci abbiano un valore intrinseco. Marx si chiede,
ma come si produce valore nel capitalismo?

Analizza le merci nella società feudale, dove la merce erano i prodotti dei contadini, che veniva scambiata con del
denaro, con cui i feudatari soddisfaranno i propri bisogni, quindi è un meccanismo di sussistenza, non c’è accumulo di
denaro, ma anche il feudatario spende tutto il denaro accumulato mediante vendita della merce prodotta. (MDM
merce denaro merce)

Nel capitalismo invece lo schema è diverso, DMD’(denaro, merce, più denaro), il capitalista ha un capitale iniziale, lo
investe, produce e rivende la merce guadagnando, ottiene un profitto. Questo profitto viene da un plus valore, che la
merce acquisisce durante la produzione. Ciò è dovuto al fatto che quello in cui lui investe, ossia la forza lavoro, produce
più di quanto questa viene pagata. L’operaio viene pagato meno della sua forza lavoro, ossia il minimo indispensabile
per vivere. Quindi il plus valore deriva da un plus lavoro.

 Tutto ciò ovviamente porterà il capitalismo ad una crisi, perché i capitalisti hanno continuamente cercato di
aumentare i profitti. Ciò lo fanno aumentando le ore lavorative(all’inizio), poi migliorando i mezzi di
produzione (ciò comporta un ulteriore investimento), si arriverà così ad un’anarchia della produzione, ossia il
capitalista tenderà ad investire in quei prodotti che hanno molto mercato, ma ciò comporta un’offerta maggiore
(crisi di sovrapproduzione) della domanda con conseguente saturazione del mercato, dunque l’investimento
fatto andrà perduto.

Adam Smith e David Ricardo ritenevano che il capitalismo sarebbe durato per sempre, ma ciò non è così secondo
Marx.

Quindi Marx analizza i difetti strutturali del Capitalismo, e la caduta del capitalismo dovrà avvenire tramite una
rivoluzione (anche violenta del proletariato, tuttavia in alcuni testi lui parla di una caduta democratica).

Fase socialista: proletariato prende possesso dei mezzi di produzione e delle fabbriche, si dovrà instaurare la cosiddetta
dittatura del proletariato, che sarà una dittatura della maggioranza (ciò non è molto comune). Non ci sarà più l’esercito,
ma ci saranno gli operai armati, nessun parlamento ma dei delegati (eletti ma rimovibili, non definitivi)

Questa deve essere una fase transitoria traghettatrice verso una fase comunista.

Ci sarà una giustizia retributiva ossia ognuno verrà pagato per il lavoro che effettivamente svolge.

Fase comunista: parla di uno sciogliersi dei poteri dello stato, per far in modo che il potere sia ancora più diviso e tutti
lavorano per il bene comune. Giustizia egalitaria, ognuno pagato per i propri bisogni. Riguardo questa fase lui fu molto
vago e ambiguo.

Quando si parla di idee di Marx, si dice di idee marxiane e non marxiste, mentre i seguaci di Marx sono i marxisti.

Nota: il plus valore derivato dalla forza lavoro degli operai è dovuto al fatto che loro sono pagati sempre meno e il
minimo indispensabile per fargli riacquisire le forze per lavorare.

Capitale variabile: quello che serve per pagare gli operai

Capitale costante: quello per le macchine

Saggio del plus valore: rapporto tra il plus valore e il capitale variabile, seconda tali rapporti, siccome il capitale
variabile può aumentare in base ad un aumento delle ore di lavoro, tuttavia gli operai hanno dei limiti. Allora ci fu un
aumento del capitale costante, allora il profitto aumenterà, ma tale investimento diventa maggiore del profitto, fino a
che non tenderà a zero e ci sarà il crollo del capitalismo.

Crisi di sovrapproduzione, i capitalisti producono tutti ciò che porta maggior profitto, tuttavia ciò porterà ad una
saturazione del mercato.

Le spese di gestione saranno sempre maggiori ed il profitto sempre minore.

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