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KARL MARX

Marx critica l'idealismo tedesco e in particolare il rapporto tra concreto e astratto, da lui chiamato misticismo
logico. Egli afferma che il reale è la manifestazione dell'idea; al contrario Hegel inverte questo rapporto
basico tra concetto e idea. Ciò conduce al conservatorismo politico e alla santificazione dell’esistenza.
Quella a Hegel è una critica radicale, poiché parte dalle radici del suo pensiero, le isola e le utilizza per
costituire il suo pensiero. Marx parte da:
• Diagnosi della modernità e critica al liberalismo; controbatte anche lo Stato post rivoluzionario, inteso da
hegel come diritto astratto.
• Alienazione
• Dialettica per comprendere il reale

LA DIAGNOSI DELLA MODERNITÀ’


Anche Marx crede che il mondo attuale sia dominato da una profonda scissione tra Stato e società civile.
Mentre nelle Polis greche la persona privata non era distinta da quella pubblica E si viveva in un'unità
comunitaria, la società moderna si contraddistingue per un radicato individualismo. La concezione di Stato
dopo la rivoluzione francese va a legalizzare questa scissione, essendo fondata sulla libertà individuale e
sulla proprietà privata.
Non esiste più la comunità e non viene più conseguito il bene comune. Sia Marx che hegel adottano una
visione organicista, secondo la quale bisogna raggiungere la fusione tra società e individuo. Ma mentre per
Hegel lo Stato è sempre in vista del bene comune (basa tutto su questo), per Marx questa è solo pura
ideologia, cioè mistificazione della realtà. Lo Stato infatti non è mai etico ma riflette solo l'interesse della
classe dominante: è l'espressione del dominio storico di una certa classe sociale.

LE RADICI DELL’ALIENAZIONE RELIGIOSA


Per quanto riguarda la religione, Marx approfondisce quello che aveva detto feuerback; quest'ultimo ritiene
che l'uomo, come essere finito tenda al credo per un motivo misterioso. Al contrario, per Marx l'uomo è
spinto a credere in una religione a causa di un'ingiustizia sociale. L'alienazione religiosa quindi non è una
cattiva interpretazione dell'uomo ma è una malattia sociale derivante dall’alienazione economica. Questo
fenomeno può essere superato con una prassi rivoluzionata organizzata, tesa ad abbattere le ingiustizie.
La religione è l'oppio dei popoli e l'abbandono dei suoi pensieri illusori è il presupposto per la felicità.

L’ALIENAZIONE ECONOMICA
Alla base dell’alienazione economica ci sono i rapporti di produzione vigenti. La maggior parte degli uomini
non possiede i mezzi di produzione ed è costretto a vendere la propria forza lavoro in cambio di un salario.
Così facendo però si arriva all'alienazione e il salariato perde e nega la sua essenza creativa e sociale.
A. Rispetto al prodotto del lavoro
B. Rispetto all'attività lavorativa
C. Rispetto alla sua essenza
D. Rispetto al prossimo

A. Se l'operaio non possiede il prodotto del suo lavoro, poiché esso è del capo capitalista, che si arricchisce
sempre di più. La materia prima che diventa prodotto è un qualcosa di esterno all'operaio, a lui ostile.
B. L'operaio è alienato rispetto alla propria attività, poiché è un lavoro forzato che mira a fini estranei. Si
sente infelice e insoddisfatto, a causa della fatica fisica e spirituale; ritorna in sé solo fuori dal lavoro.
C. Le due situazioni precedenti comportano anche l'alienazione rispetto all'essenza umana, per sua natura
libera e creativa. È proprio la produzione dei mezzi di sussistenza che distingue gli uomini dagli animali.
D. Diventando sempre più simile agli animali, l'uomo, che si sente libero solo nello svolgere le funzioni
vitali più semplici si oppone al prossimo e si instaura un rapporto conflittuale.

IL MATERIALISMO STORICO DIALETTICO


Marx riconosce a hegel di aver scoperto il rapporto dialettico tra le cose, tuttavia crede che esso debba essere
spogliato dal suo misticismo. Da una parte bisogna riconoscere che il reale è interamente storico e che
sempre il risultato di una lotta; ma dall'altra questo conflitto è un primis materiale e non spirituale. La vera
dialettica che si riscontra nella storia e la lotta di classe e non esiste sintesi ma solo esclusione reciproca.
Il suo è quindi un materialismo dialettico. I presupposti marxiani sono pienamente empirici. Quello di Marx
è però anche il materialismo storico, come critica a Feuerbach infatti quest'ultimo ritiene che l'uomo non è
dinamico, ma che la sua essenza possa essere definita in modo definitivo. Per Marx invece l'uomo con le
forme della conoscenza, è in fieri e si adatta ai rapporti materiali nei confronti degli altri
e della natura; si pone nei loro confronti innanzitutto come lavoratore.
MERCE
Per comprendere realmente l'essenza umana non si può solo dire che l'uomo è
tale se lavora liberamente in comunità, ma bisogna sottoporre la società a un'analisi del
modo di produzione.
È proprio l'insieme dei rapporti di produzione a forgiare l'uomo; le figure hegeliane di famiglia società civile
e Stato arte religione e filosofia si basano appunto sui rapporti di produzione e il loro sviluppo, che segue il
passaggio da un'epoca all'altra, e dialettica di quei rapporti. A un grado di sviluppo economico corrisponde
una determinata sovrastruttura giuridica-politica-ideologica.
La struttura economica è un'individuazione (esempio) del mondo di produzione, che risulta composto da due
elementi: forze produttive e rapporti di produzione.
I. Le forze produttive sono tutti gli elementi positivi che rendono possibile la produzione economica
(produzione, distribuzione, scambio consumo). Essi sono gli uomini (forza-lavoro), i mezzi di
produzione, le conoscenze tecniche e scientifiche per organizzare la produzione.
II. Rapporti di produzione sono l'espressione delle forze produttive, cioè le linee guida per la costituzione
della sovrastruttura. Trovano la loro prima
incarnazione e la costruzione giuridica, che regola
Sovrastruttura giuridico-politica-ideologica la proprietà e l'impiego dei
mezzi di produzione e la
• Uomini ripartizione dei beni.
Struttura economica Rapporti di produzione • Conoscenze
Forze produttive • Mezzi

La dialettica tra forze produttive rapporti di produzione è la chiave di interpretazione delle dinamiche della
lotta di classe. Queste contrapposizioni favoriscono l'ascesa di una nuova classe sociale, che si instaura e
spodesta la vecchia classe sociale egemone. La lotta di classe dà vita a un'epoca di rivoluzione sociale per la
formazione di un nuovo ordinamento economico sociale, che segna l'inizio di un nuovo capitolo della storia.
Ci sono state cinque grandi epoche: la comunità primitiva, la società antica, la società feudale, la società
borghese e la futura società socialista.

LA CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICA


Il socialismo scientifico di Marx trova la sua massima espressione nell'opera il capitale, pubblicato negli anni
40 del XIX secolo. Esso si oppone a ogni rappresentazione ideologica della realtà. È pertanto considerata la
scienza fondamentale, più importanti sia della filosofia che dell'antropologia materialistica di Feuerbach.
L'obiettivo dell'opera è quello di comprendere il mistero del capitalismo industriale, cioè il suo
funzionamento. Ciò che distingue la società capitalista dalle altre è che la prima si basa su uno e limitato
accrescimento del capitale e la produzione non ha più come scopo primario il soddisfacimento dei bisogni.
1. Ciclo economico pre borghese: merci-denaro-merci
2. Ciclo economico capitalistico:denaro-merce-denaro con plus valore

MERCE E PLUSVALORE
Per capire l'origine del plusvalore Valore d’uso bisogna indagare il processo di produzione
capitalistica: esso non deriva né Valore di scambio dal denaro (mezzo di scambio) e né dallo
scambio di merci. Prezzo
La merce è un qualcosa di utile per soddisfare un bisogno spirituale o materiale. Possiede, quindi, in primis
un valore d’uso. Poi è caratterizzata da un valore di scambio, misurato in relazione alle altre merci, che
dipende dal costo di produzione (tempo più operai più materiali). Infine ha poi un prezzo, legato sia al valore
di scambio che ad altre condizioni particolari (scarsità o abbondanza).
Origine del plusvalore riposa sulla separazione tra operai e mezzi di produzione, sancita dalla proprietà
privata. Nasce così un mercato di lavoro, in cui tutti gli operai sono in competizione con gli altri per ottenere
un salario. Il capitalista è tale poiché possiede una grande quantità di denaro da impiegare per comprare la
merce umana, a basso costo e capace di produrre valore. In cambio l'uomo riceve un salario, unico rispetto al
lavoro che presta; pertanto il plusvalore si fonda sul pluslavoro, cioè la quantità di lavoro che l'operaio presta
gratuitamente.

PLUSLAVORO PLUSVALORE PROFITTO

Alla base della logica del profitto c'è lo sfruttamento del lavoro da parte del capitalista. La minoranza della
popolazione sfruttano, quindi il lavoro della maggioranza. Per aumentare a dismisura il capitale è necessario
migliorare il saggio del plusvalore, massimizzando la forza lavoro. Inizialmente il capitalista cerca di
aumentare il plusvalore assoluto, allungando la giornata lavorativa: ma questa non è una scelta ragionevole
perché, a lungo andare, diminuisce la produttività. Il momento di svolta è l'avvento dell'industria
meccanizzata. Essa permette di produrre più merci a parità di operai, riducendo così le ore lavorative da
pagare; inoltre permette l'aumento del plusvalore assoluto e alimenta la concorrenza, con successiva
diminuzione dei salari.

LA CRISI DEL CAPITALISMO


Ma questo aumento della produttività porta una crisi economica e sociale, aumentando sia la conflittualità
operaia che la concorrenza tra le imprese. Ciao porta delle crisi cicliche di sovrapproduzione. Esse derivano
dall'anarchia della produzione capitalistica, che spinge le imprese ad intraprendere i nuovi mercati; tuttavia
ne risulta una sovrapproduzione con successive deflazione, distruzione capitalistica dei beni e
disoccupazione. Ma sei un primo momento le crisi di sovrapproduzione insieme insuperabili, lungo andare si
otterranno effetti positivi. Infatti porta ad adeguarsi ai mezzi di produzione e di scambio, facendo aumentare
il capitale costante a discapito di quello variabile; questo è l'aumento della composizione organica del
capitale. Ciò porta però alla caduta tendenziale del saggio di profitto poiché il denaro impiegato per I
macchinari è maggiore del profitto. Ma in realtà la crisi capitalistica si manifesta prima della caduta, poiché
aumentando la concorrenza aumentano le disuguaglianze: i più ricchi ottengono più denaro, mentre i meno
abbienti si impoveriscono sempre di più. I ceti medi sprofondano così nel proletariato, sia per la scarsità di
capitale che per le nove tecnologie (rendono meno inutile il loro lavoro). Questo processo di concentrazione
economica porta a una polarizzazione della società da parte dei borghesi: una minoranza capitalista e la
maggioranza quasi nullatenente. Ma a lungo andare la borghesia non sarà più la classe dominante, poiché
incapaci di assicurare una vita decente al proletariato; alla fine si ritroverà a doverlo nutrire e non più a
beneficiare del suo lavoro.

LA RIVOLUZIONE COMUNISTA
E in questa situazione che il partito comunista a modo di agire; l'unico modo per venire a capo è la rimozione
pratica della causa della disuguaglianza sociale: il regime della proprietà privata dei mezzi di produzione.
Solo così si potrà ottenere una società solidale felice, che incarna i valori del comunismo. Il passaggio dalla
società borghese a quella socialista, guidato dal partito comunista, inizialmente si risolve in una dittatura del
proletariato (comunismo rozzo). Essa prevede la nazionalizzazione dei beni necessari alla produzione.

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