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KARL MARX

OPERE PRINCIPALI:
Annali Franco-Tedeschi; Per la critica della filosofia del diritto di Hegel. Introduzione;
Manoscritti economico-filosofici del 1844; Manifesto del partito comunista (con Engels);
La Sacra famiglia; Tesi su Feuerbach; L’ideologia tedesca; Miseria della filosofia; Per la
Critica dell’economia politica; Il Capitale. (Le opere in rosso le dovete ricordare)

1- LA CRITICA A HEGEL
Marx riconosce ad Hegel il merito della concezione dialettica della realtà, secondo cui la
realtà si sviluppa attraverso tre momenti: Tesi, Antitesi e Sintesi; ma il modo in cui Marx
considera la dialettica è diverso rispetto ad Hegel.
PER MARX:
- il momento prevalente dello sviluppo della realtà non è quello della sintesi ma è quel-
lo della contrapposizione tra gli elementi della realtà; la lotta è la vera causa della
storia e la dialettica è uno strumento rivoluzionario;
- l'errore principale di Hegel è quello di interpretare il “mondo alla rovescia”, di in-
vertire il corretto rapporto tra soggetto e predicato: invece di partire dagli uomini
concreti, come il soggetto da cui si sviluppa tutto il resto, Hegel parte dallo Spirito, dal
pensiero astratto, che considera il vero soggetto, facendo derivare dallo Spirito gli uo-
mini reali, la famiglia, la società e lo Stato; si tratta di una MISTIFICAZIONE, OS-
SIA DI UN'INTERPRETAZIONE FALSA DELLA REALTÀ;
- Hegel, invece, di partire dalle persone concrete e considerare lo Stato un loro pro-
dotto, conseguenza di condizioni materiali e storiche, fa esattamente l'opposto e consi-
dera i cittadini un prodotto dello Stato. E poiché per Hegel ciò che è reale è sempre
anche razionale, allora ogni tipo di Stato è sempre valido; per Marx, lo Stato è un
prodotto degli uomini che possono sbagliare, per cui lo Stato può essere anche in-
giusto;
- quella di Hegel è "IDEOLOGIA", cioè un pensiero che giustifica sempre l'ordine
esistente.
In sintesi, l'errore di Hegel, deriva dalla SEPARAZIONE fra TEORIA E PRASSI (l'a-
zione concreta degli uomini); la teoria separata dalla prassi diventa vuota ideologia.
LA TEORIA DEVE ESSERE SEMPRE UNITA ALLA PRASSI.
L'unione di teoria e prassi è il primo importante principio della filosofia di Marx.

1.1- Confronto tra la concezione dello Stato in Hegel e in Marx.


Per illustrare il rovesciamento del rapporto tra astratto e concreto e il passaggio
dall’idealismo al materialismo che si compie con la filosofia di Marx, si può prendere in
considerazione la concezione dello Stato in Hegel e Marx, mettendo i due filosofi a con-
fronto:
a) PER HEGEL:
- le forme di organizzazione sociale e lo Stato sono manifestazioni dello Spirito, che
è il vero soggetto della Storia;
- le forme spirituali sono più importanti dei rapporti materiali che si ritrovano in
ogni società;
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- lo Stato è più importante degli individui concreti, perché il tutto è superiore alla
parte;
- lo Stato ha una realtà in sé, non deriva dal contratto tra gli individui, ed è consi-
derato come lo stadio finale e più alto dell'umanità;
- la Storia dell’umanità è opera dell’Assoluto che si incarna nello Stato: la Società
civile (cioè, la sfera dei bisogni materiali, degli interessi contrapposti tra gli individui)
è un momento inferiore dello Stato, considerato il culmine dell’Eticità.
b) PER MARX:
- le forme di organizzazione sociale e lo Stato sono prodotti dell’uomo;
- sono le forme materiali ad essere più importanti di quelle spirituali; infatti, gli
uomini concreti, con i loro bisogni materiali, istituiscono lo Stato;
- lo Stato non ha una realtà in sé;
- non rappresenta il termine ultimo dello sviluppo della civiltà perché nella società
comunista scomparirà lo Stato, in quanto gli uomini vivranno in armonia.
In breve, Marx mostra come la Società civile (= la sfera dei bisogni materiali) affer-
mata da Hegel non sia un momento inferiore rispetto allo Stato, ma in realtà la base
su cui nasce lo Stato. Lo Stato non è perciò nient'altro che un prolungamento della
Società civile.

Il rovesciamento della dialettica hegeliana operato da Marx;


l’esempio del rapporto tra gli uomini e lo Stato
HEGEL MARX
lo Stato è più importante degli indivi- sono gli individui concreti, con i loro biso-
dui concreti, perché il tutto è superio- gni materiali, che creano lo Stato
re alla parte
lo Stato ha una realtà in sé ed è consi- lo Stato è una particolare forma di orga-
derato come lo stadio finale e più alto nizzazione politica determinata dai biso-
dell'umanità, quello nel quale viene as- gni materiali, ed è destinato ad estinguersi
sunto un modo di convivenza razionale quando questi lo consentiranno
la Storia è opera dell’Assoluto che si la Storia è opera degli uomini che lottano
incarna nello Stato per la loro sopravvivenza (la prima azio-
ne storica dell’uomo è produrre i mezzi
per sopravvivere)
la Società civile (cioè la sfera dei biso- la Società civile è la base che genera lo
gni materiali) è un momento inferiore Stato; è più importante dello Stato perché
dello Stato. è da essa che dipende la forma che assu-
me lo Stato

2- LA CRITICA ALLA SINISTRA HEGELIANA


Marx giudica la Sinistra hegeliana incapace di comprendere le vere cause delle ingiusti-
zie sociali. Riconosce che la Sinistra:
- ha trasformato l'idealismo in materialismo;
- ha saputo considerare la religione un'invenzione puramente umana;

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- si è sforzata di combattere il sistema politico conservatore esistente, nell'obiettivo di
conseguire profonde riforme democratiche, ma MARX CONSIDERA TUTTO CIÒ
INSUFFICIENTE.
Infatti, sostiene Marx, la Sinistra hegeliana era convinta che:
- le cause delle ingiustizie sociali consistessero nelle idee sbagliate degli uomini, per
cui pensava di poter migliorare il mondo trasformando le idee e le coscienze.
Però, fa presente Marx:
- le idee non si modificano sostituendole con altre idee, poiché le concezioni degli uo-
mini non sono la causa ma l'effetto, sono il prodotto delle condizioni materiali di vi-
ta in cui ci si trova (libertà e benessere o servitù e povertà);
- le idee possono essere modificate solo cambiando radicalmente le sussistenti condi-
zioni materiali;
- il tipo di coscienza acquisita deriva:
a) dalle condizioni individuali e storiche in cui si vive;
b) dai modi di produzione del lavoro;
c) dai modi di divisione del lavoro.

NON È LA COSCIENZA (IL MODO DI PENSARE) CHE DETERMINA LA VITA,


MA È LA VITA CHE DETERMINA LA COSCIENZA: È QUESTO UN ULTERIORE
IMPORTANTE PRINCIPIO DELLA FILOSOFIA DI MARX.

La critica che la Sinistra hegeliana rivolge contro le ingiustizie sociali è puramente ideale.
Invece, precisa Marx, non è con la semplice critica ma con la RIVOLUZIONE CHE SI
FA E SI CAMBIA LA STORIA. Soltanto attraverso una PRASSI RIVOLUZIONARIA
si può mutare la realtà e il modo di pensare degli uomini (unione di teoria e prassi).

3- LA CRITICA AGLI ECONOMISTI CLASSICI


Marx riconosce che gli economisti classici borghesi, in particolare, ADAM SMITH E DA-
VID RICARDO, hanno correttamente elaborato la teoria secondo cui il valore di ogni
merce è determinato dalla quantità di lavoro necessario per produrla (quanto maggiore
è il lavoro che una merce richiede tanto più essa vale, cioè costa). Ma, prosegue Marx,
essi vedevano nell'economia solo rapporti tra oggetti, ossia lo scambio di una merce
con l'altra tramite la moneta, invece l'economia è fatta soprattutto di rapporti tra uo-
mini (PADRONI E LAVORATORI).
L'economia classica:
- considera come permanenti le proprie leggi economiche, giustificando in questo
modo il sistema economico esistente anche se ingiusto;
- descrive le dinamiche economiche ma non spiega il perché;
- considera la proprietà privata come un fatto naturale, ma non spiega come nasce.
Per Marx, la proprietà privata:
- non è una legge assoluta, un fatto naturale e immodificabile;
- è la conseguenza di una certa evoluzione storica e come tale può essere cambiata;
- è quella sui prodotti del lavoro altrui, cioè dei lavoratori: il capitalista espropria
(deruba) il lavoratore del suo prodotto e da ciò consegue la condizione di alienazio-
ne del lavoro umano.
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4- LA CRITICA DEL SOCIALISMO UTOPISTICO
La critica di Marx si estende anche al socialismo utopistico perché afferma:
- se i socialisti utopisti hanno avuto il merito di aver individuato gli aspetti negativi
dell'industrializzazione (lo sfruttamento dei lavoratori), però non hanno compreso
le leggi scientifiche e le vere cause del sistema capitalistico industriale;
- che si illudevano di eliminare le ingiustizie della società borghese senza far ricorso
alla lotta di classe, ma confidando semplicemente nei buoni sentimenti e negli idea-
li di solidarietà umana, pensavano di risolvere i conflitti della società capitalistica attra-
verso mezzi come la collaborazione e la solidarietà tra padroni e operai. Ma questo,
dichiara Marx, è un moralismo che non serve;
- i socialisti utopisti erano dei sognatori (utopisti, appunto) perché pensavano di mi-
gliorare la società capitalistica mantenendone le strutture ed eliminandone i lati
peggiori.
Secondo Marx, tali mezzi sono impossibili se si indaga scientificamente la struttura della
società capitalistica che è oppressiva e si basa sull’espropriazione del frutto del proprio
lavoro agli operai (e cioè sull’espropriazione del plusvalore).
Al socialismo utopistico, Marx contrappone il proprio socialismo, definito "SCIENTI-
FICO" perché:
- basato sulla scoperta delle leggi scientifiche del capitalismo e, quindi, dei modi più
efficaci per superarlo e cambiarlo;
- è l’unica forma di socialismo che sia in grado di effettuare un’analisi scientifica delle
dinamiche della società borghese, individuandone le realistiche possibilità di cam-
biamento.
Allo stesso modo di uno scienziato che studi un fenomeno naturale e che sia in grado di capi-
re i meccanismi che lo producono; Marx riprende la concezione della scienza del filosofo
AUGUSTE COMTE, suo contemporaneo, che la riassumeva in questa massima: "SA-
PERE PER PREVEDERE, PREVEDERE PER POTERE"¸ cioè bisogna conoscere gli
eventi per prevederne l’andamento e per poterli modificare.

5- LA CRITICA ALLA RELIGIONE E A FEUERBACH


Marx:
- condivide la tesi di Feuerbach dell'invenzione puramente umana della religione; ma
non ha spiegato adeguatamente perché l'uomo crea la religione;
- sostiene che non è vero che gli uomini si alienano e proiettano in un Dio immagina-
rio i loro più nobili ideali, per un semplice meccanismo psicologico e di coscienza.
Essi invece si alienano in Dio e nella religione quando le loro condizioni materiali e
sociali di vita sono opprimenti, di sottomissione e mancanza di libertà tali da impedi-
re la libera realizzazione di se stessi e delle loro aspirazioni.
La religione, per Marx:
- È L'OPPIO DEI POPOLI;
- per superare l'alienazione religiosa bisogna unire la teoria (la critica filosofica) alla
prassi (l'azione): bisogna cioè cambiare le condizioni materiali di vita e di sfrut-
tamento che provocano l'infelicità dell'uomo e lo costringono a crearsi illusioni reli-
giose, cioè l'illusione di un Dio che premierà le sofferenze in una vita ultraterrena.
Mentre per Feuerbach, l'alienazione religiosa è prevalentemente un fatto di coscien-
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za individuale, per Marx è invece un prodotto di natura socio-economica ed altresì
l'imposizione della religione è un fatto storico determinato dalla classe dominante al
fine di ottenere l'obbedienza della classe dominata. In una nuova società più umana,
realizzata attraverso la rivoluzione, LA RELIGIONE È DESTINATA A SCOM-
PARIRE NATURALMENTE.
Secondo Marx, il processo di l’alienazione religiosa:
- deriva dalle condizioni concrete in cui l’uomo si trova a vivere in certi momenti sto-
rici, ovvero dall’alienazione economica;
- per ALIENAZIONE ECONOMICA, Marx intende quelle situazioni in cui l’uomo –
che è necessariamente impegnato in tutte le epoche storiche a procurarsi i propri
mezzi di sussistenza con il lavoro – è costretto a lavorare e produrre in modi disu-
mani, che rendono l’uomo stesso alienato, disumano;
- lo stato di alienazione caratterizza in particolare la sua condizione nella società in-
dustriale capitalistica. La religione è perciò intesa come “IL SOSPIRO DI UNA
CREATURA INFELICE” ovvero una illusoria consolazione che ha le sue origini
nella situazione di sofferenza dell’uomo. L’uomo immagina un Dio, un Paradiso,
ecc. perché sulla terra è oppresso e sta male.
In altre parole è l’infelicità umana che alimenta la religione. Quando l’uomo riuscirà
davvero ad essere felice nella società in cui vive, senza essere oppresso e sfruttato, allo-
ra la religione, che offre una felicità illusoria, potrà scomparire.

6- L'ALIENAZIONE DEL LAVORO


Per capire l’alienazione economica, occorre studiare le dinamiche della Storia dell’uomo:
1) Marx identifica anzitutto gli elementi chiave che spiegano i cambiamenti storici. Per
capire come si sviluppino le vicende storiche nelle varie epoche che costituiscono la Sto-
ria dell’umanità, Marx individua alcuni elementi fondamentali che consentono di capire
le ragioni e le dinamiche che portano gli uomini di volta in volta ad aggregarsi in certi
tipi di società e a gestire i loro rapporti in un certo modo. Vediamo quali sono questi
elementi chiave:
- SOPRAVVIVENZA – Occorre tenere presente anzitutto che il primo grande problema
che gli uomini devono affrontare e risolvere è quello della sopravvivenza; è un proble-
ma che viene prima di tutti gli altri e dunque fondamentale: "per poter «fare storia» gli
uomini devono essere in grado di vivere. Ma il vivere implica prima di tutto il mangiare e
il bere, l'abitazione, il vestire e altro ancora. La prima azione storica è dunque la creazio-
ne dei mezzi per soddisfare questi bisogni" (Marx)
- LAVORO: FORZE E RAPPORTI DI PRODUZIONE – Per procurarsi i mezzi per
soddisfare questi bisogni, l’uomo deve lavorare e mediante il lavoro, egli entra in rela-
zione:
a) con la natura, che lavora e trasforma per ottenere le risorse necessarie alla sua so-
pravvivenza;
b) con i suoi simili, con i quali si organizza per sfruttare la natura, ne deriva la divisio-
ne dei compiti e la creazione di una società ripartita in classi sociali
I rapporti tra gli uomini e tra le classi sociali sono chiamati RAPPORTI DI PRODU-
ZIONE (es. feudalesimo e servitù della gleba); l’insieme delle risorse e delle tecniche pro-
duttive di cui l’uomo dispone ad un dato momento storico, sono chiamate FORZE DI
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PRODUZIONE (es. terra, aratro, buoi)
2) Corrispondenza tra forze e rapporti di produzione. La Storia è scandita essenzial-
mente da questi due elementi (rapporti di produzione e forze di produzione), secondo
due grandi princìpi:
a) ad un certo grado di sviluppo delle forze produttive corrisponde un certo tipo di
rapporti di produzione (es. se la tecnologia è limitata, si ricorre al lavoro umano e si
crea l’istituto giuridico della schiavitù).
b) i rapporti di produzione si conservano finché sono funzionali alle forze produttive;
quando entrano in conflitto con esse, scompaiono (es. la società industriale tende a li-
berarsi dei vincoli feudali che non sono più funzionali al proprio sviluppo).
“La storia di ogni società finora esistita è storia di lotte di classi. Liberi e schiavi, patrizi
e plebei, baroni e servi della gleba, membri di corporazioni e garzoni, insomma oppres-
sori e oppressi, sono stati sempre in reciproco antagonismo, conducendo una lotta senza
fine, a volte nascosta, a volte dichiarata, che portò in ogni caso o a una trasformazione
rivoluzionaria di tutta la società o alla totale rovina delle classi in competizione.” (Marx,
Manifesto del partito comunista, 1848)
Alcune osservazioni circa questa concezione della Storia:
 Marx ha una visione dialettica della Storia perché essa viene vista come percorsa dai
conflitti tra le classi (la Storia è lotta di classi)
 La filosofia di Marx è detta da Engels MATERIALISMO STORICO perché l’essenza
dell’umanità, la storia delle sue attività e lo sviluppo della società, sono determinati dalle
condizioni materiali della vita, rovesciando la prospettiva hegeliana secondo la quale la
Storia è il divenire dello Spirito.
Da quanto premesso l’ALIENAZIONE è l’estraniarsi da sé, diventare estraneo e stranie-
ro di se stesso; uscire fuori da sé; perdere la coscienza e la fiducia di sé; non credere in
se stessi ma in qualche cosa d'altro di diverso.
Per ALIENAZIONE DEL LAVORO, Marx intende la perdita del possesso dei pro-
dotti del proprio lavoro subita dal lavoratore poiché di tali prodotti si impossessa il ca-
pitalista.
PER MARX, l'alienazione:
- è causata dal sistema capitalistico di produzione e dalle relative condizioni di lavoro;
- il lavoro è l'essenza dell'uomo: attraverso il lavoro l'uomo dovrebbe poter realizzare
pienamente se stesso, dimostrare la propria capacità e creatività;
- il sistema capitalistico di produzione e la proprietà privata non rendono libero il la-
voro bensì costrittivo (il lavoratore è costretto a lavorare secondo il modo di orga-
nizzazione del lavoro stabilito dal capitalista e a lui deve cedere ciò che produce);
- anziché lavorare per utilizzare i frutti della natura e per soddisfazione personale, il
lavoratore lavora per la pura sussistenza. L'operaio è costretto a vendere il proprio
lavoro in cambio del salario;
- IL LAVORO È QUINDI TRATTATO COME MERCE e non come realizzazione e
creatività umana. In cambio del salario l'operaio viene espropriato, privato degli
stessi prodotti del suo lavoro, che finiscono nelle mani del capitalista.
Nel lavoro salariato dipendente l'operaio è costretto ad alienarsi, ad estraniarsi dai
prodotti del suo lavoro che non appartengono a lui. È costretto altresì ad un lavoro ri-
petitivo, organizzato e imposto dal capitalista a suo proprio vantaggio, che non consente
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creatività e libertà: È QUESTA L'ALIENAZIONE DEL LAVORO CHE CARATTE-
RIZZA IL SISTEMA CAPITALISTICO DI PRODUZIONE. Ed è da questa aliena-
zione che per Marx derivano tutte le altre forme di alienazione, quella religiosa,
quella politica e sociale. Il superamento di questa situazione può avvenire solo attraver-
so la LOTTA DI CLASSE E LA RIVOLUZIONE, che eliminerà la proprietà privata e
quindi anche il lavoro alienato.

6.1- Analisi di un concetto chiave in Hegel, Feuerbach e Marx: alienazione


Alienazione o estraniazione è un concetto fondamentale nello studio di Feuerbach e Marx,
che lo riprendevano da Hegel ma con dei significati piuttosto differenti:
- In Hegel, l’alienazione è il processo di estraniazione della coscienza a se stessa (l’Io che
si estranea nel non-io). Tale estraneazione non è una perdita ma il modo in cui la co-
scienza si sviluppa perché essa è la totalità dei propri momenti, in cui ciascuno viene
tolto ma anche conservato.
- In Feuerbach, l’alienazione è il processo mediante il quale l’uomo perde il suo ente
generico (o la propria essenza infinita) e lo proietta in un essere estraneo a sé (Dio). E’
una perdita nel senso che Dio non è altro che l’essenza universale dell’uomo proietta-
ta in un oggetto trascendente (Dio, appunto) e dunque alienata, fatta altro, sottratta
all’uomo, che degrada se stesso per esaltare Dio.
- In Marx, l’alienazione descrive la situazione disumana dell’operaio nel regime capita-
listico. Egli, attraverso il lavoro disumanizzante, perde la propria essenza generica (la
propria umanità) diventando estraneo a sé fino al punto di non riconoscere se stesso.
E’ dunque una perdita della propria essenza e ci vuole la rivoluzione proletaria per
riguadagnarla.

7- IL MATERIALISMO STORICO
La teoria dell'alienazione del lavoro conduce Marx a formulare la teoria del "materialismo
storico" (cioè, la prevalenza dell'economia, che è materiale, sulle idee, che sono spiritua-
li). La teoria dell'alienazione segna il passaggio dal cosiddetto umanesimo di Marx (cioè
dalla sua filosofia ispirata a valori umanistici) al suo materialismo storico (cioè alla sua fi-
losofia ispirata all'analisi storico-economica della società), che in quanto tale si contrappone
all'idealismo storico.
Per Marx non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, il loro tipo di vita
bensì il contrario. Ciò consente di specificare il rapporto che esiste tra STRUTTURA
ECONOMICA della società e quella che Marx chiama la "SOVRASTRUTTURA IDEO-
LOGICA" della società stessa.
Marx definisce come "IDEOLOGIA" l'insieme delle idee (del tipo di mentalità e cultu-
ra) prodotte dalla classe dominante al fine di garantire il mantenimento del proprio po-
tere.
PER STRUTTURA ECONOMICA, Marx intende l'insieme delle forze produttive, dei
rapporti di produzione e dei modi di produzione sussistenti.
Le FORZE PRODUTTIVE sono costituite dai lavoratori, dagli impianti, dai macchina-
ri e dalla tecnologia, cioè dalle conoscenze tecniche e scientifiche applicate alla produ-
zione lavorativa.

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I RAPPORTI DI PRODUZIONE sono quelli che stabiliscono il possesso dei mezzi di
produzione (delle attrezzature, degli impianti e macchinari), che nel sistema capitalistico
sono proprietà privata del capitalista, nonché sono quelli che stabiliscono la ripartizione
(la proprietà) del prodotto, che nel sistema capitalistico resta in mano al capitalista. La
combinazione tra il tipo di forze produttive e il tipo di rapporti di produzione sussisten-
ti costituisce i modi di produzione che caratterizzano il sistema economico in un dato pe-
riodo storico.
Per "SOVRASTRUTTURA IDEOLOGICA" Marx intende l'insieme delle idee, delle
concezioni di vita, delle dottrine, della morale, della mentalità, della politica e della cul-
tura di una società.
La tesi di Marx è che la vera base reale della società in un determinato periodo storico è
costituita dal tipo di struttura economica esistente, la quale condiziona:
- non solo la coscienza, cioè la mentalità, la cultura, il modo di pensare, le idee;
- ma la stessa politica, la morale, la religione e la filosofia: condiziona cioè quella che è
stata definita la "sovrastruttura ideologica", che non è autonoma ma dipende dalla
struttura economica e dalla classe sociale dominante: la struttura economica condi-
ziona la sovrastruttura ideologica.
Il materialismo storico è la teoria secondo cui le idee morali, filosofiche, religiose, politi-
che, ecc. sono condizionate dalla struttura economica sussistente. Non sono le idee che
determinano le condizioni materiali di vita, ma è l'attività pratica, la base economica sussi-
stente e la classe dominante al potere che condizionano o determinano le idee. Soltanto
il cambiamento della struttura economica, attraverso una rivoluzione sociale, può com-
portare il cambiamento della sovrastruttura ideologica, e quindi delle idee, della società.
Il materialismo è definito "storico" perché nei vari periodi storici la sovrastruttura
ideologica di una società è determinata dalla struttura economica sussistente in cia-
scuno di tali periodi. Quando muta la struttura economica si ha un corrispondente
cambiamento del sistema di idee, cioè della sovrastruttura ideologica.

Gli elementi alla base dello sviluppo dell’economia e della Storia


I due elementi che 1. FORZE PRODUTTIVE
stanno alla base = l’insieme delle risorse e delle tecniche produttive di
dell’economia e della cui l’uomo dispone in una data epoca storica
società di ogni epoca (es.: aratro, terra, buoi, fabbriche, ecc.)
storica 2. RAPPORTI DI PRODUZIONE
= i rapporti tra gli uomini e tra le classi sociali in una
data epoca storica
(es.: signori feudali/servi della gleba; padroni/schiavi; im-
prenditori/operai salariati nelle fabbriche, ecc.)
I due princìpi che1. Ad un certo grado di sviluppo delle forze produttive
spiegano le trasfor- corrisponde un certo tipo di rapporti di produzione
mazioni della società (ad es., se la risorsa è solo la terra, allora si instaura la ser-
nel corso della Storia vitù della gleba…)
2. I rapporti di produzione si conservano finché sono fun-
zionali alle forze produttive; quando entrano in conflitto
con esse, scompaiono
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(se non c’è più solo la terra, ma occorre far funzionare an-
che le fabbriche, allora scompare la servitù della gleba e si
creano masse di operai liberi, disponibili a lavorare nelle
fabbriche)

A grandi linee, le diverse epoche storiche che si sono succedute, caratterizzate ciascuna da
una propria struttura economica materiale che ha determinato una corrispondente sovra-
struttura ideologica, sono:
Società primitiva (comunismo)
1. Società asiatica: il modo di produzione asiatico, caratterizzato da una società di tipo
tribale (formata da un insieme di tribù) nella quale non esistevano ancora distinzioni di
classe sociale, ma soltanto un sistema di divisione del lavoro secondo il sesso (alcuni la-
vori erano maschili ed altri femminili);
2. Società antica (schiavistica): il modo di produzione antico, caratterizzato dalla di-
stinzione e lotta di classefra uomini liberi e schiavi
3. Società feudale (agricoltura): il modo di produzione feudale, caratterizzato dalla di-
stinzione e lotta di classefra padroni (nobili) e servi della gleba (contadini);
4. Società borghese-capitalistica (accumulo del capitale), quella in cui vive Marx: il
modo di produzione borghese-capitalistico, caratterizzato dalla distinzione e lotta di
classe tra borghesi-capitalisti e proletari (operai).
5. Società socialista (che si instaurerà dopo la rivoluzione comunista)

8- IL MATERIALISMO DIALETTICO.
Il materialismo di Marx, oltre che storico, è anche dialettico.
MARX:
- accetta la dialettica di Hegel ma in maniera capovolta:
a) Per Hegel, la dialettica è il continuo mutamento della realtà a seconda del modo in
cui l'Idea, lo Spirito, si manifesta e si realizza nella realtà stessa;
b) Per Marx, la dialettica è il continuo cambiamento della realtà sociale e storica, a
causa del succedersi nella storia di differenti strutture economiche e sociali.
Ogni struttura economico-sociale, teorizza Marx, lungo la sua storia produce dentro di
sé delle contraddizioni, dei conflitti, destinati prima o poi a provocarne il mutamento
con la nascita, conseguentemente, di una nuova struttura economico-sociale. In ogni
struttura economico-sociale c'è una classe sociale dominante e un certo tipo di pro-
duzione economica, le quali costituiscono la TESI. Ad esse si contrappone la classe socia-
le dominata, che costituisce L'ANTITESI.
LA VITTORIA DELLA CLASSE SOCIALE DOMINATA COMPORTA LA NASCI-
TA DI UNA NUOVA STRUTTURA ECONOMICO-SOCIALE E DI UN NUOVO
MODO DI PRODUZIONE ECONOMICA, CHE COSTITUISCONO LA SINTESI.
Sono proprio le contraddizioni che si generano in ogni epoca storica e in ogni struttura
socio-economica le molle autentiche dello sviluppo storico che danno luogo a nuove
forme sociali.
Nella società capitalistica sorge la classe dei proletari (gli operai) destinati a contrap-
porsi e a superare la classe borghese.

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Il materialismo dialettico è quindi la teoria secondo cui il divenire storico, la storia si
svolge in base ad un processo dialettico, cioè in base a contrapposizioni e conflitti tra
classi sociali, per effetto delle contraddizioni interne alla struttura materiale economi-
co-sociale di volta in volta dominante.
LA DIALETTICA È PER MARX LA LEGGE DELLO SVILUPPO DELLA REALTÀ
STORICA. TALE LEGGE MOSTRA L'INEVITABILE PASSAGGIO DALLA SO-
CIETÀ CAPITALISTICA AL COMUNISMO.

9- LA LOTTA DI CLASSE
La storia di ogni società è dunque storia di lotta di classe. Così è anche per la società
capitalistica, in cui si trovano in lotta, da una parte, la borghesia, cioè i capitalisti, pro-
prietari dei mezzi di produzione, e, dall'altra, il proletariato, cioè i lavoratori salariati,
costretti a vendere la loro forza-lavoro per procurarsi i mezzi di sussistenza.
La classe borghese sorge all'interno della società feudale, evolvendosi dalla società delle
gleba. Essa ha avuto il merito, che Marx riconosce, di abbattere e superare la classe dei si-
gnori feudatari (i nobili) e di aver favorito lo sviluppo della scienza e della tecnica. Tut-
tavia, proprio per la legge del materialismo dialettico, così come la borghesia è stata
l'antitesi dei signori feudali, altrettanto il proletariato è l'antitesi della borghesia, cioè
la borghesia si trova opposto a sé, come antitesi, il proletariato.
Infatti, spiega Marx, dalla classe borghese sorgono i capitalisti. La loro avidità, la conti-
nua ricerca del profitto, induce i capitalisti ad ingrandire sempre di più le
loro imprese e quindi ad aumentare sempre di più gli operai alle loro dipendenze, cioè i
proletari, e a sfruttarli sempre di più. Ma più diventano numerosi e sono sfruttati, tan-
to più i proletari si organizzano e diventano forza e classe sociale rivoluzionaria. La
borghesia dunque produce dentro di sé la propria contraddizione a causa dell'aumento
della classe proletaria che ne causerà la caduta.
Come la borghesia sia destinata a cadere ed il proletariato a vincere viene spiegato da
Marx nella sua celebre opera "Il capitale".

10- IL CAPITALISMO E LA SOCIETÀ BORGHESE


La società borghese nasce, secondo Marx, dallo sfruttamento e dall’alienazione econo-
mica degli operai, mediante L’ACCUMULO DEL CAPITALE da parte dei capitalisti,
che possiedono i mezzi di produzione e riducono quasi in schiavitù gli operai, abbrutiti
e alienati, cioè estraniati rispetto alla propria essenza ovvero costretti solo a lavorare
per sopravvivere, senza poter dispiegare tutte le possibilità che l’essere uomo comporta.
Per accumulare il capitale, infatti, il padrone non dà all’operaio tutta la ricompensa che
gli sarebbe dovuta per il suo lavoro, ma solo un salario minimo che basti a tenerlo in vi-
ta, e tiene per sé tutto il resto del salario che invece toccherebbe all’operaio (la parte del
salario, che l’imprenditore tiene per sé invece di darla all’operaio, è il cosiddetto PLU-
SVALORE).
IN CONCLUSIONE, SECONDO MARX IL CAPITALISMO È UN SISTEMA PRO-
DUTTIVO CHE SI REGGE SUL “FURTO” DEL PLUSVALORE AGLI OPERAI DA
PARTE DEGLI IMPRENDITORI.

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VALORE COMPLESSIVO – SALARIO = PLUSVALORE
VALORE COMPLESSIVO DELPRODOTTO DEL LAVORO
DELL’OPERAIO

SALARIO PLUSVALORE
Remunerazione Differenza tra il valore complessivo e il salario. Differenza di
sufficiente al cui si appropria l’imprenditore-capitalista per accumulare il
mantenimento capitale che serve al mantenimento della sua impresa, da ciò deriva
dell’operaio. l’accumulazione del capitale

11- "IL CAPITALE"


I temi finora esaminati sono stati esposti da Marx nell'opera il "Manifesto del partito
comunista", ossia i temi concernenti la critica al socialismo utopistico, l'analisi della funzio-
ne storica della borghesia, il concetto di storia come lotta di classe, il rapporto e il conflitto
tra borghesia e proletariato. Nell'opera "Il Capitale" Marx critica in particolare l'econo-
mia borghese-capitalistica ed espone i principi dell'economia comunista.
L'opera "Il Capitale" inizia con l'analisi della merce. Essa ha un duplice valore:
1. UN VALORE D'USO, ossia l'utilità della merce, del prodotto, vale a dire quanto è utile
ed è richiesta;
2. UN VALORE DI SCAMBIO, ossia la capacità di ogni merce di essere scambiata con
un'altra merce, salvo che, per maggior comodità, lo scambio non è diretto, non è in forma di
baratto, ma è indiretto ed avviene tramite la moneta.
Il valore di scambio di una merce (quanto essa vale) dipende secondo Marx dallaquanti-
tà di lavoro necessario per produrla, cioè dal tempo medio di lavoro impiegato nella pro-
duzione della merce. Ebbene, critica Marx, il capitalismo considera ogni merce come
avente valore di per se stessa, ma si dimentica invece che essa è il frutto del lavoro uma-
no. Lo scambio delle merci, pertanto, non è un semplice rapporto tra cose, ossia tra le merci
(feticismo delle merci), ma è soprattutto un rapporto tra uomini (i produttori e consumatori).
Lo stesso lavoro del proletario (operaio o contadino che sia), che Marx chiama forza-
lavoro, è considerato anch'esso una semplice merce dall'economia capitalista: il lavoro
del proletario è cioè considerato come una merce che egli vende al capitalista in cambio del
salario. Ma la forza-lavoro (il lavoro del proletario) è una merce particolare, dice Marx,
perché il suo valore è superiore al valore di scambio, cioè il lavoro del proletario produce
di più e vale di più di quanto riceve come salario, stabilito in quantità appena sufficien-
te per il suo mantenimento. Ad esempio, se l'operaio è obbligato a lavorare dieci ore al gior-
no e se il salario percepito vale invece sei ore di lavoro, l'operaio produce nelle quattro ore
rimanenti un prodotto aggiuntivo che il capitalista non paga, ma di cui si appropria e che inta-
sca. La produzione aggiuntiva non pagata all'operaio e che il capitalista fa propria è chiamata
da Marx plus-valore.
Il plus-valore che il capitalista si mette in tasca rende possibile l'accumulazione, cioè l'ac-
crescimento del capitale: infatti, caratteristica del capitalismo non è il consumo ma proprio
l'accumulazione. Il plus-valore cioè viene solitamente consumato dal capitalista solo in
parte per i suoi bisogni e i suoi capricci. La maggior parte viene invece reinvestita ed uti-
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lizzata per aumentare il capitale (le dimensioni dell'impresa, la quantità dei macchinari ed
attrezzature, il numero degli operai) allo scopo di vincere la concorrenza. In tal modo
l'impresa capitalistica diventa sempre più grande a danno di quelle più deboli che falli-
scono. I capitalisti che falliscono diventano proletari e così la proprietà dei capitali e
delle imprese, e quindi la ricchezza, si concentra nelle mani di un numero sempre minore di
capitalisti. Ma più l'impresa diventa grande e quanto più essa produce, tanto più facili
sono le crisi di sovrapproduzione: molte merci rimangono invendute ed il profitto diminui-
sce. Per evitare o limitare la diminuzione del profitto, il capitalista allora da un lato com-
prime, cioè diminuisce i salari e, dall'altro lato, al posto dei salariati, aumenta l'uso dei
macchinari, che sono meno costosi degli operai, parte dei quali viene perciò licenziata
ed espulsa dal lavoro. Cresce in tal modo la massa dei miserabili.
Prima o poi però tutte queste contraddizioni, questi contrasti, scoppiano e provocano la
rivoluzione dei proletari contro i capitalisti, la quale farà cadere il capitalismo e farà na-
scere una nuova società senza più classi sociali, farà nascere cioè il comunismo, la società
comunista, nuova sintesi dello sviluppo dialettico della storia. In mancanza di classi sociali
non ci sarà più lotta di classe, quindi lo sviluppo dialettico-conflittuale della società si arre-
sterà, non seguiranno più nuove strutture economico-sociali e il comunismo diverrà la
forma permanente della società.

12- L'AVVENTO DEL COMUNISMO.


Il comunismo tuttavia, spiega Marx, non si realizzerà subito, in un colpo solo. Prima vi
sarà il periodo della "dittatura del proletariato", che abolirà la proprietà privata e trasferi-
rà la proprietà di tutti i mezzi di produzione (di tutti i capitali) allo Stato, il quale è autorizza-
to ad impiegare anche una forza di tipo dispotico, con la soppressione delle libertà civili, per
completare l'eliminazione di tutti i rimanenti nemici interni ed esterni del comunismo.
Successivamente, confida Marx, quando la dittatura del proletariato avrà terminato il
suo compito si realizzerà allora il comunismo vero e proprio, con l'abolizione non solo
della proprietà privata ma anche di quella collettiva (la proprietà statale) e con il ritorno del-
la libertà di tutti e del benessere di tutti secondo il motto: "Ognuno contribuirà secondo le
sue capacità ed ognuno riceverà secondo i suoi bisogni". Nella società comunista cessa l'alie-
nazione del lavoro e l'uomo si riconcilia con gli altri uomini.

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