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Politica e Societ - Riassunto

Tac c uino : Creato : Tag : URL: Taccuino di hisham86 04/09/2012 22.54 univerist file:/// A g g io rnato : 01/11/2012 20.11

Easton e la sua analisi input-output non struttural-funzionalista INPUTS: domande e sostegni provenienti dalla societ OUTPUTS: risposte e decisioni, che possono avere effetti sulle nuove domande attraverso un complesso processo di conversione, che avviene allinterno del sistema politico

CAPITOLO 1 1. Sociologia e Scienza Politica La sociologia lo studio dei comportamenti umani all'interno di un contesto sociale. Padri fondatori Comte, Spencer, Durkheim, Marx e Weber (ultimi due anche della Sociologia politica) L'unit base d'analisi la societ, non l'essere umano come nella psicologia Teoricamente la Scienza Politica pu essere compresa dentro la Sociologia, ma in realt accademicamente la sua storia nasce nella giurisprudenza Scienza Politica tacciata di non essere vera scienza, difficile tracciarne ambito Per tracciarlo si prova a definire il concetto di politica: - La risoluzione dei conflitti tra gli esseri umani - Il processo per mezzo del quale la societ definisce in maniera autoritativa lallocazione di risorse e valori - Il processo attraverso cui si prendono decisioni o si modificano programmi e strategie dazione - Lesercizio del potere e dellinfluenza La scienza politica si occupa di questi problemi e dei mezzi per farvi fronte Due sviluppi hanno portato allo sviluppo della moderna sociologia politica 1) La nascita dell'approccio behaviorista (comportamentismo) nato negli Usa osservazione e analisi dei comportamenti individuali e di gruppo per formare leggi di comportamento. 2) La nascita di un interesse nell'analisi dello sviluppo politico degli stati del Terzo Mondo, Cina e America Latina, con risultati molto criticati perch ignoravano aspetti sociologici. Queste due tendenze hanno creato una corrente di scienziati politici a interessarsi alle teorie sistemiche della sociologia In particolare sono state utilizzate il Sistema sociale (struttural funzionzionalista) di Parsons e l'analisi input-output di Easton Parsons e il suo Sistema Sociale hanno fondato lo struttural-funzionalismo (ovvero quando le funzioni necessarie per la sopravvivenza del sistema sono assolte dalle strutture o dai modelli di comportamento che danno vita a ciascun sottosistema) Tutte le societ sono dei sistemi sociali allinterno dei quali operano i sottosistemi. Un sistema sociale si autoregola e procede ad aggiustamenti automatici,adattandosi al cambiamento e mantenendo lo stato di equilibrio.

Almond ha adattato l'analisi di Easton allo struttural funzionalismo definendo un certo numero di funzioni come input e altre come output (base per l'analisi politica comparata per i paesi in via di sviluppo) Sempre Almond ha scritto The Civic Culture che studiando 5 nazioni ha sviluppato il concetto di Cultura politica: il complesso di idee e atteggiamenti che sono alla base di un dato sistema politico. Le teorie sistemiche applicate alla Scienza politica sono state criticate perch: Non in grado di fornire una spiegazione adeguata teoricamente del cambiamento sociale Lanalisi della cultura politica di Almond e Verba stata criticata perch ritenuta etnocentrica (modello americano) 2. Le origini e lo sviluppo della sociologia politica Sociologia politica un ibrido interdisciplinare secondo Sartori I padri fondatori sono considerati sociologi: Weber e Marx i primi a considerare la politica come incorporata nella societ Marx ha dato un contributo in 3 aree 1)Teoria generale 2)Teorie specifiche 3)Metodologia

1) Teoria dell'ineluttabilit storica sulla scia di Hegel, per basata sul conflitto per il controllo dei mezzi di produzione e che sfocer nel crollo del capitalismo 2) Teoria economica e Teoria sociologica della lotta di classe Teoria dell'alienazione: La classe subalterna enlla societ finisce per rifiutare le idee della casse dominante e ne elabora di alternative Marx Criticato perch non ha saputo prevedere capacit di adattamento capitalismo, inoltre la sua visione economica della storia era forse eccessiva. Sottovaluta le idee subordinandole all'economia 3) Metodologia, elaborazione di una metodologia che utilizza una solida base fattuale, analisi empirica per dimostrare sue teorie. Weber ha dato il contributo di: 1) pi importanti critiche a Marx - idee sono importanti fattori sociologici - Status sociale, classe e potere sono rilevanti 2) Metodologia Nell'analizzare l'Importanza del potere come concetto politico costruisce gli Idealtipi di legittimazione potere (tradizionale, cariamatico e legale razionale) Comprensione simpatetica o soggettiva applicata alla sociologia: il comportamento umano si comprende meglio se si tiene conto delle intenzioni. Critiche: impossibile essere oggettivi sull'analisi delle intenzioni Prima per che nascesse la Sociologia politica ci vollero molti anni, ci volle un ulteriore sviluppo che arriv grazie a: areto e Mosca e la loro teoria dell'Elite Ostrogorski e Michels e lo studio dei partiti politici Herbele e Lazarsfield e lo studio del comportamento elettorale Laswell ruolo della personalit in politica Nazismo e fascismo bloccheranno ogni riflessione politica, facendo retrocedere di decenni le scienze sociali. La diaspora di studiosi tedeschi rinvigorir le scienze sociali statunitensi. Dopo la seconda guerra mondiale Lipset e si comincia a indagare anche la socializzazione politic,a la partecipazione e il reclutamento L'esistenza dell'Urss e il comunismo in altri stati come la Cina, la sopravvivenza del capitalismo e la rilevanza del terzo mondo stimolano studi marxisti con teorie neo-marxiste che rivedono certi concetti Importante l'analisi dello stato nella societ e i suoi confini Quindi il compito della sciologia politica quello di analizzare e spiegare le relazionii esistenti tra politica e societ, istituzioni sociali e politihe, cmportamenti sociali e politici. Per farlo bisogna approfondire 4 temi - Il ruolo dello stato e l'esercizio del potere - le relazioni tra comportamento politico e contesto sociale - rapporto tra valori e politica - come cambiano le societ PARTE SECONDA: LO STATO, IL POTERE E L'AUTORITA' E' un mondo fatto di stati, tranne alcune aree dell'Antartide. Eppure Ue e Nato non sono concepibili come stati. La definizione di stato pi nota quella di Weber che dice: "Stato quella comunit umana la quale, nell'ambito del determinato territorio pretende per s monopolio dell'uso legittimo della forza". Esistono piccoli gruppi che vivono senza stato, pur cadendone nella giurisdizione sulla carta. Per tutte le societ del mondo sono strettamente legate al loro Stato, per questo non si pu capire la politica senza passare dal Ruolo dello Stato. Forza dello stato, uso legittimo della forza

ma anche potere: la capacit da parte di qualcuno di imporre la propria volont autorit: diritto di esercitare un potere de facto legittimit: diritto di esercitare un potere de iurie CAPITOLO 2: LO STATO E LA SOCIETA' 1. Introduzione Per Weber lo stato moderno non ha solo legittimit e autorit, ha anche organizzazione amministrativa che lo tiene in vita. Quindi per lui lo stato divent: "Un'impresa istituzionale di carattere politico nella quale l'apparato amministrativo avana con successo una pretesa di monopolio della coerciione fisica legittima in vista dell'attuaione degli ordinamenti". Chi vive nello stato accetta il dominio come legittimo? Secondo Marxisti cos, ma ci sono anche altri motivi. - Paura delle conseguenze della disobbedienza - Apatia e mancanza d'interesse - Vantaggi offerti dall'adesione L'Unione Europea mette in crisi la tradizionale definizione di stato. E' vero che sono "comunit umana" con "confini precisi" e con un "apparato burocratico", 1) non hanno il monopolio dell'uso legittimo della forza. Si basa solo sulla volont politica dei paesi membri. 2) si basa sull'adesione volontaria (un tempo alcuni stati erano volontari, ma solo i fondatori hanno questa opportunit di scelta) Secondo i Marxisti il ruolo dello Stato significativamente diverso da quello di Weber: lo strumento che rappresenta gli interessi della classe dominante Lenin: "Organo di oppressione di una classe su un'altra" Engels: "Strmento della classe economicamente dominante che lo diventa anche politicamente" Stato non solo non neutrale, ma la sua legittimit e autorit sono falsi. L'obiettivo creare una societ senza stato e senza classi. 2. Le origini dello Stato Oggi sappiamo che universalmente accettato il concetto di stato dai confini ben definiti e governato da apparati amministrativi capaci di imporre la propria forza. Ma un tempo non era cos chiaro, c'erano societ senza stato, perch non avevano territorio definito e non avevano apparato politico strutturato. Ma gi dalla Mesopotamia fino ai Romani c'era uno stato ben strutturato. nel Medioevo tutto si complica, con vassalli e feudatari (es. Normandia Re d'Inghilterra vassallo del Re di Francia). Entropia Feudale. i grandi imperi feudali avevano confini e autorit incerte, ma avevano comunque strutture politiche di qualche tipo. ma come emerso lo stato moderno? Secondo Lucy Mair tutto nasce con Politica Minimale, ovvero mediatori di confflitit di cui si dotavano le societ primitive. Quando si pass dall'autosufficienza al surplus allora l'attenzione si sposto ad altro oltre che alla sopravvivenza. Nasce la specializzazione e divisione del lavoro, soprattutto dopo la nascit adelle societ agricole stanziali. Cos si viene a creare l'opportunit per un'attivit politica pi estesa, aumentando l'attenzione per il territorio. 3. Teorie sulla formazione dello stato Solitamente le antiche civilt hanno origini avvolte nel mito. Difficile risalire agli stadi iniziali. Ci sono due tipi di teorie sulla formazione di uno stato. Teoria del Conflitto: Gli stati sorgono come conseguenza di scontri individui e gruppi o tra societ. C' sempre uno scontro alla base. Il limite di queste teorie che non riconosce altre possibili cause se non il ocnflitto, senza considerare cooperazionee consenso. - conflitti intrasocietari tra gruppi (critica, non possono costituire l'unico o la principale spiegazione

nascita stato) a) antropologiche: gruppi parentali rivali, scontro e poi uno crea strutture politiche, potere come obiettivo della lotta b) marxismo: lotta di classe, lo stato sistema con cui i potenti dell'economia prendono controllo delle istituzioni per consolidare posizione,potere come strumento - conflitti intrasocietari tra individui (critica, plausibilit non facilmente dimostrabile tranne che per il feudalesimo): a) teoria del contratto: bisogno dello stato per proteggersi da conflitti con altre persone attraverso diritti e doveri, hobbes e locke b) darwinismo sociale: gli individui pi forti prevalgono e formano stato per mantenere domini - conflitti intersocietari, ovvero tra societ diverse (Critica, stato pu essere soggiogato o rimpiazzato, ma le origini non necessariamente sono queste) Teorie della formazione dello stato come processo di integrazione: non escludono il confitto L'integrazione come risultato della delimitazione della societ e integrazione come portatrice di benefici organizzativi: popolazione non pu liberari del suo surplus di popolazione mediante l'emigrazione per barriere geografiche e allora cercher di organizzarsi in modo pi efficiente in forma di stato. Ma nesso causale difficile da interpretare: istituzione dello stato porta a progresso nei lavori oppure dove ci sono lavori pubblici allora nasce lo stato? Pi semplice questo discorso nel caso degli stati moderni: solitamente si formavano per matrimonio o per conquista. 4. Lo sviluppo dello stato moderno 3 processi hanno portato a stato moderno 1) Lo sviluppo dello stato capitalista arriva dopo che si affermano economia di mercato (sistema di regole per scambi commerciali) ed economia monetaria (no baratto ma monete). Con economia monetaria nasce il capitale e la possibilit di accumulo. Non necessariamente avviene Passaggio da economia m.onetaria e di mercato a capitalismo (solo in Europa successo e solo in piccole e grandi citt, non in stati) difficolt cina: non aveva un autonomia di mercato e forte sistema politico. c'era burocrazia che impediva l'innovazione. societ islamica e indiana erano simili: religione come legge universale ha prodotto solo stati deboli. In india: rigida stratificazione sociale rendeva difficile il cambiamento. fattori secondo Braudel per crescita capitalismo: - sopravvivenza dinastie che accumulino ricchezza - dinamismo sociale e non stratificzione rigida - commercio mondiale per avere pi profitto resto del mondo era pi ricco dell'Europa, ma il capitalismo fu fondamentale per avere la rivoluzione industriale 2) rivoluzione industriale Inghilterra non aveva commercio migliore di altre zone come Venezia o lega anseatica, eppure aveva altri fattori importanti guerra due rose aveva creato ricambio e mix tra borghesia e nobilt al potere (borghesia innovativa) chiesa non intralciava progresso e stato perch era chiesa di stato crollo feudalesimo (prima di altri stati) ha portato a rivoluzione agricola (no enclosures, metodi migliori, pochi lavoratori necessari, surplus disoccupati) risorse naturali come carbone e acqua Inghilterra fu la prima, Usa poi segu processo simile, Germania e Italia furono pi veloci ma iniziarono

in ritardo. 3)Nazionalismo Nasce in Europa lo stato nazione che oggi c' in tutto il mondo Nel tardo medioevo Inghilterra e Francia potevano essere definite nazioni, ma altrove non esisteva questa ideologia che divenne poi forza propulsiva: c'erano stati omnicomprensivi come Impero Asburgico e Turchia e territori spezzettati come Italia e Germania. Nazionalismo come forza sociale cominica alla fine del 1800: dal 1815 al 1919 anche per via delle idee della rivoluzione francese del 1789 che si propagavano ci furono tantissimi cambiamenti e successi alla ricerca dell'indipendenza (bulgaria, montenegro, serbia, romania, belgio separato da olanda, nrvegia separata da svezia) 1848 anno delle rivoluzioni Italia e Germania sono esempi della forza degli ideali nazionalisti trattato di versailles 1919 dopo prima guerra mondiale ne sancisce l'importanza Nazionalismo pi forte di lotte di classe in prima guerra mondiale (contrario lo ipotizzavano i marxisti che credevano ci sarebbe stata solidariet tra i proletariati delle varie nazioni) Il simbolo del nuovo nazionalismo gli USA. Una nazione che aveva forti radici inglesi ma che dopo la guerra ha usato la rivoluzione per darsi un'identit nazionale. Il Meltin Pot diventato USA diventato qualcosa che accomunava persone provenienti da ogni parte del mondo sotto un'unica bandiera. Si tentato di fare lo stesso in Africa nel post colonialismo. Ma l erano i confini che cercavano una nazione e non viceversa. Spesso il successo del nazionalismo dipeso da come i leader politici hanno saputo ergersi a rappresentanti della nazione e di come era stata dipinta l'indipendenza, se concessa o conquistata. 5.La concezione marxista dello stato Stato sovrastruttura istituzionale fondata su basi economiche e che opera nell'interesse della classe dominante. Quando lotta di classe si risolver si former societ senza classi e lo stato scomparir. Neo-marxisti come Gramsci dicono che gli stati persistono grazie all'uso della forza e le concessioni fatte non minacciano sopravvivenza della borghesia al potere. Althusser dice che scuola, chiesa e sindacati sono gli apparati ideologici di stato, polizia ed esercito quelli repressivi. Lavorano per fare accettare i valori e l'ideologia dello stato borghese. Stalin diceva che non sarebbe esistito pi lo stato dopo rivoluzione. Ma Russia post rivoluzione era uno stato dominato da un solo partito, con un territorio e il monopolio dell'uso legittimo della forza. Lenin disse che era stato dei lavoratori con alcune distorsioni burocratiche, stato di tipo nuovo. Il problema della teoria marxista non tanto lo stato prima della rivoluzione proletaria, ma dopo. Non basta dire dittatura del proletariato. Le strutture amministrative servono a una societ moderna e queste difficilmente possono essere neutrali. Proprio la non neutralit dello stato il maggiore contributo dei marxisti. CAPITOLO 3 1. Definizione e Analisi del potere Il potere ha una definizione molto sfuggente. Parola usata molto comunemente. Russell: Capacit di realizzare effetti desiderati ha senso per gli stati, soprattutto militarmente. Con forza militare si realizzano effetti desiderati. Ma effetti secondo Russell sono solo quelli voluti. Altra pecca che il potere anche il potenziale della capacit di ottenere qualcosa, non deve per forza essere utilizzato, quindi non va inteso solo come processo. E' Weber a risolvere questo inghippo: Macht, il potere designa qualsiasi possibilit di far valere entro una relazione sociale, anche di fronte ad un'opposizione, la propria volont, quale che sia la base di questa possibilit. Possibilit, quindi non per forza. Tre domande fondamentali: Chi esercita il potere? teoria elitista: Mosca, Pareto dicono che un gruppo coeso e socialmente identificabile detiene i potere e lo esercita sulla consapevole difesa dei propri interessi. teoria marxista: potere esercitato da classe sociale che controlla mezzi di produzione. cambia ma nelle

societ capitaliste storicamente la borghesia. teoria pluralista: gruppi in competizione tra loro Come viene esercitato Coercizione: uso forza, minaccia estorsione ricatto esproprio e confisca influenza: persuasione razionale, rispetto e deferenza, corruzione Controllo: convinzione che di fatto coloro che esercitano il potere hanno i mezzi per farlo Perch viene esercitato? Hall associa il potere poteri e scopi. Tre tipi di potere: politico, economico e ideologico. Il potere militare fa parte di quello politico, ma si fonda su risorse economiche e ideologiche. POtere propulsione verso stallo, cambiamento e verso fini. Forza motrice della societ. Dove i tre poteri si muovono insieme ci sar cambiamento, conflitto invece c' potere di stallo. Esercizio del potere e analisi costi benefici ma l'autorit non si basa su questo studi di Dahl su new haven sui casi in cui una parte aveva prevalso sull'altra in modo osservabile in alcuni ambiti. Le critiche dicono che trascura il non-decision making, ovvero la determinazione dell'agenda politica che esclude alcune questioni (es. Inquinamento in alcune zone di Chicago) Secondo Crenson questa una concezione bidimensionale del potere. Non ci sono solo istanze reali e potenziali, ma il potere opera anche in una terza dimensione, quella dei conflitti latenti. Lukes critica la visione del potere elaborata da Robert Dahl, il potere corrisponde dunque al prevalere di una decisione in questioni chiave sulle quali osservabile un conflitto tra preferenze politiche diverse. Non tutti arrivano ad elaborare preferenze politiche, non tutti sono attori nei conflitti, non tutte le questioni suscitano conflitto. A fare la differenza la terza dimensione del potere. Il potere tale se non si esercita nei soli processi decisionali, ma anche nel controllo dellagenda delle questioni sulle quali prendere decisioni. Il potere una capacit, non un esercizio effettivo. A chi domina si offre acquiescenza, anche senza che egli faccia qualcosa in particolare per garantirsi tale acquiescenza (minacce, sanzioni, mobilitazioni) La terza dimensione del potere consiste, infatti, nellinfluenzare o determinare i desideri altrui. Si tratta dell'Egemonia, ovvero il potere che secondo Gramsci ha il gruppo dominante di fare passare per universali i suoi interessi Questo avviene attraverso la socializzazione di valori e norme politiche Doppia faccia del potere. Inizialmente questo era stato concepito come capacit di agire o imporre la volont di qualcuno. Si evoluto per via degli effetti involontari. inoltre c' la questione dell'autorit. 2.Autorit e legittimit Perch si obbedisce? Rousseau: contratto sociale prevede che democrazia diretta punti al bene comune e leggi esprimono volont generale e devon essere rispettate. Hobbes e Locke: per la propria protezione gli uomini accettano il dominio di un governo. differenze hobbes locke: secondo hobbes lo stato (simile a feudale) un leviatano, pu fare quello che vuole, solo se fallisce nella protezione il popolo pu sostituire con un altro. Locke dice che stato (simile a democratico) non leviatano e la sua azione limitata dal consenso. Interesse quindi fondamentale: se c' interesse nel non ripiombare in stato di natura allora c' obbedienza Autorit de facto esiste quando un individuo accetta un potere esercitato su di loro ed obbedisce agli ordini di chi lo detiene De jure esiste quando un potere accettato come giusto e giustificato Weber parla di legitime herrschaft (potere legittimo) e distingue tre tipi di legittimit tradizionale: poggia sul carattere sacro delle tradizioni (gerontocrazia e potere patriarcale) carismatico: dedizione a una persona per le sue doti carismatiche (leader carismatici tipo hitler e mussolini)

legale-razionale: poggia sulla credenza della legalit di ordinamenti e statuti (moderno stato burocratico) legittimit: l'ambito in cui sono accettate le norme sociali e politiche in una data societ struttural-funzionalimo e teoria sistemica considerano legittimit come essenziale per mantenimento di un sistema sociale e politico. Parsons dice che legittimit ha la funzione fondamentale di manteneree i modelli per consentire al sistema di conservare la propria stabilit attraverso la socializzazione. Easton la descrve come un supporto di sistema. Socializzazione politica una delle tre funzioni di in put del sistema politico. Secondo i marxisti invece la legittimit irrilevante in quanto parte dall'ideologia della classe dominante. Anche se pi di rcente qualcuno ha accettato la sua importanza e l'ha ricollegata come causa della resistenza del sistema capitalistico. Habermas dice che nel sistema capitalistico ci sar sempre pi bisogno dell'intervento dello stato fino a una sovrapposizione. Questo sar avvertito come illegittimo e ci sar crisi economica, poi crisi della razionalit, poi delle motivazioni, poi della legittimazione. 3. Legittimit e obbedienza Legittimit vantaggio fondamentale per chi vuole obbedienza, anche se ha la forza per imporsi Ma solo una delle spiegazioni dell'obbedienza. Held propone un continuum tra obbedienza e sottomissione. Leggittime solo le categorie 6 e 7 (accordo normativo e accordo ideal normativo, in parte anche l'accettacione strumentale (categoria 5) le altre sono 1coercizione, 2tradizione, 3apatia, 4Acquiescienza pragmatica, 5accettazione strumentale, 6 accordo normaivo e accordo ideal normativo CAPITOLO 4: LA DISTRIBUZIONE DEL POTERE 2. La teoria dell'Elite Gruppo superiore in termini di capacit e privilegi Secondo l'approccio organizzativo di Mosca e Michels ogni individuo solo di fronte alla minoranza organizzata che sempre capace di sopraffare la maggioranza della societ meno organizzata o per nulla organizzata. Mosca divide elite in strato superiore e inferiore. Il primo un piccolo gruppo di soggetti che prendono le decisioni, il secondo ha una funzione di leadership meno importanti come attivisti politici e leader d'opinione ed il principale bacino di reclutamento per l'elite superiore. I rapporti tra elite e governati variano in base a 2 aspetti: autorit e reclutamento dell'elite a sua volta l'autorit pu essere basata sul princpio autocratico (l'autorit fluisce dall'elite verso le masse) o principio liberale (l'autorita fluisce dalle masse verso l'elite) Reclutamento basato su un concetto simile: tendenza aristocratica con movimento ristretto all'interno dell'elite e tendenza democratica con movimenti che arrivano dalle masse legge di Michels o legge ferrea dell'oligarchia. Michel studi i partiti socialisti perch pretendevano di essere guidati dal popolo. Qualsiasi organizzazione viene dominata dalla sua leadership, il risultato della coplessit delle attivit umane. ORganizzazione=oligarchia. La legge ferrea dell'oligarchia, formulata nel 1911 teorizza che tutti i partiti politici si evolvano da una struttura democratica aperta alla base, in una struttura dominata da una oligarchia, ovvero da un numero ristretto di dirigenti. Questo deriva dalla necessit di specializzazione, la quale fa s che un partito si strutturi in modo burocratico, creando dei capi sempre pi svincolati dal controllo dei militanti di base. Con il tempo, chi occupa cariche dirigenti si "imborghesisce", allontanandosi dalla base e diventando un'lite compatta dotata di spirito di corpo. Nello stesso tempo, il partito tende a moderare i propri obiettivi: l'obiettivo fondamentale diventa la sopravvivenza dell'organizzazione, e non la realizzazione del suo programma[1]. Michels, che elabora le sue tesi principalmente grazie all'osservazione del Partito Socialdemocratico Tedesco In G. Mosca : la minoranza genera lorganizzazione : la minoranza si organizza per imporre il suo potere. In R. Michels : lorganizzazione genera la minoranza: le esigenze di sopravvivenza e di successo

dellorganizzazione producono loligarchia. L'approccio psicologico di Pareto PAreto e mosca erano contemporanei e rivali e non andavano d'accordo soprattutto sulla formazione dell'elite per allo stesso modo sostenevano fosse distinta in due parti Per Pareto: elite di governo e di non governo. Elite o classe eletta formata dai migliori, cio individui che hanno successo in un qualunque ambito delle attivit umane, nel campo economico come nellarte, nellattivit militare come nel ladrocinio. Gdi governo influenzano le decisioni pubbliche, mentre di non governo detengono posizioni di leadership nella societ senza influenzare le decisioni politiche Gruppo pi ampio che si avvician di pi al concetto di elite sociale Elite per per Pareto non frutto del gruppo dominante ma delle capacit individuali. L'elite non aisce secondo logica, ma giustifica le sue azioni attraverso elemnti filosofici "derivazioni o ideologie". Queti producono istinti o stati dela mente chiamati "residui". Esistono due tipi di residui: istinti di combinazione: comprendono l'so delle idee e dell'immaginazione (volpi) persistenza degli aggregati: continuit e stabilit (leoni) Come Machiavelli saggezza e sregolatezza. Equilibrio si realizza raramente, di solito c' circolazione dell'elite tra volpi e leoni, volpi subentrano lentamente, leoni di botto. Pareto non vede un fine comune nell'elite, agiscono come individui. L'approccio economico di Burnham Nel vecchio capitalismo i mezzi di produzione erano dei capitalisti, ora sono dei manager. Chi ha competenze manageriali, come i burocrati forma la nuova elite. Stato smpre pi centralizzato come l'Unione Sovietica. Approccio istituzionale di Wright mills L'elite formata da persone ormai stutturate nella societ e nelle istituzioni. GLi usa sono dominati da un cmplesso industriale-politico-militare che formano un elite di potere. Che sia frutto di cospirazione consapevole o meno il suo potere di posizione. Una verifica delle teorie elitiste Hunter dice che non bisgna basarsi sull'osservazione delle politiche pubbliche (ovvero sulle decisioni manifeste) ma osservare in profondit eper capire chi sono in realt le persone che detengono davvero il potere. Il suo metodo consisteva nel chiederlo ai cittadini del posto. COn Dahl si afferma l'approccio decisionale che cerca di confutare teorie elitiste nel metodo pluralista 3. la teoria pluralista di Dahl Dahl parte dalla sua teoria di Elite per confutare o meno tesi degli elitisti: se elite esiste deve avere caratteristiche: 1) chiaramente definita 2)spesso hanno posizioni contrarie al resto della comunit 3)in questi contrasti prevlgono regolarmente. Prende in esame comunit di New HEaven ed esamina tre campi: riassetto urbano, istruzione pubblica, definizione delle cariche politiche. Scopre che nelle tre aree c'erano tre diversi gruppi di interesse reciprocamente chiusi. No singola elite ma pluralit di interessi che hanno conflitto con diversa disponibilit di risorse di influenza delle decisioni. Poliarchia, ovvero governo di molti in cui lo stato mette a disposizione l'arena per gli interessi che si scontrano. Elite in competizione reciproca E' implicita l'esistenza di un consenso su questa forma di societ e quindi non c' grossa spinta al cambiamento. Non c' gruppo d'interesse maggioritario, perenne competizione, chi al potere presta ascolto a tutti i punti di vista. Il punto di vista pluralista ha origine dal concetto di gruppo di pressione. Il passo avanti consiste in un passo avanti perch sostiene che per un gruppo creare rappresentanza l'unico modo per fare sentire questo interesse.

3.1 critica alla teoria pluralista Prima critica che Generalizzazione da New Haven al resto del mondo non scontata. seconda critica parte da Lukes con la seconda e terza dimensione del potere. Secondo alcuni il pluralismo si preoccupa solo delle decisioni osservabili e ignora le istanze tenute fuori dall'agenda (seconda dimensione del potere). Quindi va considerato anche la capacit per esempio della Us Steel di tenere fuori dall'agenda politica il discorso inquinamento nella citt di Gary, Indiana. La terza dimensione il conflitto latente, che deriva dagli interessi reali dei membri della societ. (Ideologia come falsa coscienza e individui ignari dei loro veri interessi). Ma la verit negli occhi dello spettatore, difficile da dimostrare. 4. Il totalitarismo Totalitarism e democrazia hanno in comune di mettere l'accento sulla partecipazione. AL contrario delle teorie eitiste che tendono a trascurare le masse oggetto solo della manipolazione dell'elite. Il Totalitarismo un sistema sociale che implica il controllo politico e l'intervento in tutti gli aspetti della vita pubblica e privata. Dalla tirannide di Aristotele fino a Europa del 18esimo secolo "Et dell'asolutismo". Il periodo tra le guerre mondiali "et delle dittature". Ma Totalitarismo va oltre, perch onnipresente e onnipervasivo: richiede non solo obbedienza ma anche fede. DEFINIZIONE FENOMENOLOGICHE Sei caratteristiche (secondo Friedrich) 1) ideologia totalizzante (onnicomprensiva) 2) Unico partito (solitamente un solo uomo alla guida) 3) Potere di polizia basato sul terrore 4) monopolio della comunicazione 5) monopolio degli armamenti 6) economia centralizzata e controllo di tutte le organizzazioni Definizione di Brzenzinki Il totalitarismo ha lo scopo di attuale una rivoluzione sociale totale che include il condizionamento dell'uomo sulla base di alcune ideologie arbitrarie proclamate dalla leadership e in un'atmosfera di coattiva unanimit. DEFINIZIONI ESSENZIALISTE: Arendt: il terrore la vera essenza del regime totalitario Talmon: il totalitarismo basatu sull'assunzione di un'unica verit in politica Apter ed Eckstein: annienta ogni distinzione tra stato e gruppi sociali e persino tra stato e personalit individuale 4.2 Le origini del totalitarismo. Il nazismo deriva da fattori storico-sociali. Fratture della comunit, sconfitte militari.. concessione diritto di voto repentina... nemico interno come gli ebrei contro cui schierarsi e compattarsi Arendt trova che stesse cause si possano trovare in Unione Sovietica Talmon da seigazione ideologica: tutte le ideologie roussiane e giacobine della Francia rivoluzionaria danno per scontato ci sia una sola verit in politica. Totalitarismo pu essere sia di destra (Fascismo e Nazismo esempi), che di sinistra (Unione Sovietica, Cina, Est Europa). Terza spiegazione psicologica: Aggressivit e intolleranza verso gruppi sociali diversi, deferenza nei confronti dell'autori. che attraggono verso organizzazioni fortemente disciplinate. Adorn ha misurato quali caratteristiche rendono l'uomo incline a totalitarismo. Scala F. (critiche: no attenzione a comunismo)Esempi di item dalla Scala F - Lobbedienza e il rispetto delle autorit sono le virt pi importanti che i bambini dovrebbero imparare - I giovani hanno talvolta idee ribelli, ma diventando adulti dovrebbero liberarsene e sistemarsi - La gente si pu distinguere in due classi distinte: i deboli e i forti

- I delitti sessuali, come la violenza carnale e le aggressioni nei confronti dei bambini, meritano una punizione maggiore della semplice detenzione; criminali di questo tipo dovrebbero venir frustati in pubblico Milgram: obbedienza ad autorit in laboratorio. (critiche: no accettazione, solo obbedienza) Strumenti del totalitarismo Unica ideologia pervasiva (propaganda onnipresente nella vita dell'individuo, riscrittura storia, uso delle arti) Partito unico (difficile consentiti altri partiti eccezione polonia cina, ideologia ufficiale, leader dominanti spesso partito no sopravvive senza) Uso del terrore (poteri di polizia, esempio portogallo paura a parlare male) Direzione economica centralizzata (comunismo in particolare con piani quinquennali)

il grado di accessibilit delle lite, cio la loro disponibilit ad essere influenzate dalle idee delle non-lite; il grado in cui le non-lite sono disponibili ad essere manipolate dalllite. Ne derivano quattro tipi di societ. 1) La prima quella comunale: una societ tradizionale con unlite chiusa e non-lite molto vicine, tenute insieme da legami di parentela e comunit e dunque non disponibili ad essere manipolate. 2) La seconda la societ pluralista, caratterizzata da lite concorrenti, aperte ad idee e influenza, e non-lite con interessi differenti e quindi non disponibili ad essere manipolate. 3) La terza la societ totalitaria, che Kornhauser chiama uno stato di totale mobilitazione della non-lite da parte delllite, ma in cui llite non aperta alle idee e allinfluenza da parte delle non-lite. 4) Il quarto tipo la societ di massa, caratterizzata dalla mancanza di legami comunitari che consente alllite di manipolare le non-lite e alle non-lite di manipolare le lite. 4 tipi di societ: Comunale (elite chiusa/non elite non manipolabile perch simile alla el.) Pluralista (el. concorrenti aperte alle idee/non el. non manip.) Totalitaria (uno stato di totale manipolazione delle non-el.) di massa (mancanza di legami comunitari e reciproca manipolazione es. movimenti populisti) Kornhauser sostiene che la maggior parte delle societ mostra una mescolanza di due o pi idealtipi.

5.Autoritarismo Non tutti i sistemi non democratici sono totalitari. Secondo Linz rispetto ai regimi democratici quelli autoritari si distinguono cos: Sistemi a Pluralismo politico limitato la cui classe politica non rende conto del proprio operato che non sono basati su un'ideologia guida articolata ma sono caratterizzati da mentalit specifiche dove non esiste una mobilitazione politica capillare e su vasta scala, salvo in alcuni momenti del loro sviluppo e in cui un leader a volte un piccolo gruppo esercita il potere entro limiti mal definiti sul piano formale ma in effetti piuttosto prevedbili rispetto a quelli totalitari non sempre agevole tracciare confini precisi. per questo linz elenca sei tipi di regimi autoritari 1) burocratico militare: america latina per esempio 2) statalismo organico: hanno in pi controllo della mobilitazione attraverso corporazioni 3) di mobilitazione nelle societ post-democratiche: fascismo italiano e franchismo 4) regimi autoritari post indipendenza: paesii in lotta per l'indipendenza 5) regimi di dominio personale: tipici dei nuovi stati africani 6) regimi autoritari post-totalitari: paesi ex comunisti che tengono alcune strutture 6. Democrazia Secondo Lincoln DEmocrazia governo dal Popolo, del Popolo, per il Popolo ma ognuna di queste tre affermazioni pu essere discussa, non facile Greci e Americani non erano proprio per la democrazia, paura demagogia e ignoranza masse Democrazia e consenso Auspicabile ma impraticabile come ai tempi della Grecia secondo teorici del contratto come Locke. Rousseau dice che si poteva fare solo in Corsica. Rousseau non considerava la democrazia rappresentativa che quella diffusa oggi Il consenso permette ai governanti di salire al potere, le elezioni permettono al popolo di esercitare un controllo sui governanti Democrazia non solo il governo dlela maggioranza, tanto che i padri fondatori inserirono volutamente clausole anti-maggioritarie Uno di queste era la separazione dei poteri (check and balances) Tirannia della maggioranza (esempio dove ci sono i cattolici che protestanti magari ci sono effetti negativi) Diritti e doveri. Fodnamentali, ma lo sviluppo economico indispensabile, altrimenti sono di poca utilit. Corrrelazione tra condizioni economiche e democrazia. 7. Distribuzione del potere, rassegna
Kornhauser sostiene che la forma di una societ caratterizzata da due elementi:

CAPITOLO 5: LA SOCIALIZZAZIONE POLITICA 1. Introduzione il processo attraverso il quale gli individui, di generazione in generazione, acquisiscono valori e credenze che determinano la loro percezione e le loro reazioni alla politica Secondo Greenstein (Verdemacchia :D ) a SPECIFICA) operazione tramite la quale agenti politici istituzionali formalmente incaricati a tal fine inculcano in maniera deliberata valori, pratiche e informazioni politiche. b AMPIA) influenza di tutto il sapere politico, formale ed informale, deliberato ed imprevisto, ad ogni livello del ciclo vitale (compreso il sapere formalmente non politico) nello sviluppo di valori e comportamenti politici dellindividuo a) esempi tipici sono la Germania nazista e Unione Sovietica i problemi matematici su tematiche propagandistiche b) comprende sia la socializazione deliberata e aperta che quella inconscia. Si avvicina per questo al concetto di Cultura Politica Cultura Politica: sistema politico cos come stato interiorizzato nelle cognizioni, nei sentimenti e nelle valutazioni dei membri di una societ Almond e Verba, The Civic Culture,1963: parrocchiale: bassa consapevolezza e aspettative nei confronti del governo e scarso livello di partecipazione politica; di sudditanza:livelli pi alti di consapevolezza e aspettative, ma basso livello partecipazione; di partecipazione: elevati livelli di consapevolezza e aspettative dalla partecipazione politica.

Secondo Annick Percheron

Socializzazione come acquisizione di un codice simbolico che risulta dalle transazioni tra individuo e societ Processo interattivo e multi-direzionale con continue rinegoziazioni Non solo trasmissione di valori e norme, ma costruzione di una rappresentazione Socializzazione latente, impersonale e non intenzionale da parte di vari agenti verso individuo Processo lento e graduale di un sistema di riferimenti e di valutazione del reale Processo di costruzione di identit 2. Una teoria della socializzazione politica Cosa si apprende? Stadi nel processo di socializzazione dei bambini: 1) 2) 3) 4) riconoscere unautorit; distinzione tra autorit privata e pubblica; esistenza istituzioni politiche impersonali; distinzione tra le istituzioni e le persone che vi operano.

Quando si apprende? Socializzazione politica durante tutta la vita, ma molto nei primi vent'anni e addirittura l'infanzia pi importante dell'adolescenza Ma c' molta attenzione per la socializzazione degli adulti. Secondo Volgyes 1) socializzazione politica generazionale: socializzazione cosciente o inconscia dei bambini da parte degli adulti (infanzia e adolescenza) 2) risocializzazione politica: a) fase rivoluzionaria (quando un nuovo regime prende il potere cercher di risocializzare le vecchie generazioni) b) in forma di continuum (tendenza a rendere sempre pi saldo controllo ideologico dei regimi) Contro la tendenza a considerarla come relativa allinfanzia e adolescenza, stato evidenziato che la socializzazione politica un processo che dura tutta la vita in quanto: processo pi ampio della socializzazione, che permette allindividuo di adeguarsi a circostanza mutevoli inoltre anche i marxisti sono d'accordo, secondo loro: la classe dominante, detentrice del potere materiale per il quale governa la societ, deve assicurarsi di avere allo stesso tempo il potere intellettuale per conservarlo Come si apprende? Gli agenti della socializzazione: la famiglia; la scuola; la religione; il gruppo di pari; i mass media; il governo.

C' correlazione? Un tempo era frequente una forte correlazione caratteristiche socioeconomiche, voto di classe [in declino per la diffusione dei valori post-materialisti, Inglehart, 1990] ricerche soprattutto nel regno unito lo dimostrano, ormai non pi voto come i genitori o voto di classe, anche perch le classi sono di gran lunga pi omogenee In Italia c' storicamente una certa correlazione territoriale provenienza territoriale [subculture politiche territoriali es. zone bianche/rosse] 3. Critiche alle teorie della socializzazione politica Socializzazione politica: etnocentrismo: un avvertimento a non universalizzare la cultura americana che molto omogenea nella sua storia e non lascia spazio a cambiamenti di socializzazione descrittivismo; 1. troppa attenzione al periodo infantile; 2. poco peso dati a fattori personali o situazionali; 3. assenza studi longitudinali sullevoluzione di valori e comportamento degli stessi individui nel tempo 4. staticit (conservatorismo) Cultura politica: 1. definizione univoca di democrazia; 2. unidirezionalit del processo. CAPITOLO 6: LA PARTECIPAZIONE POLITICA 1. Introduzione La partecipazione politica Il coinvolgimento dellindividuo nel sistema politico, a vari livelli di attivit, dal disinteresse totale alla titolarit di una carica politica [Rush 1992] Inutile per gli elitisti, fondamentale per i pluralisti (determina in qualche modo gli equilibri), fondamentale anche per i marxisti perch la coscienza di classe spinge all'azione (gramsci dice che capitalismo controlla le classi con l'egemonia che impedisce la partecipazione) quellinsieme di AZIONI e COMPORTAMENTI che mirano a influenzare, in maniera pi o meno diretta e pi o meno legale, le decisioni, nonch la stessa selezione dei detentori del potere nel sistema politico o in singole organizzazione politiche. pu essere Latente (quando si attiva raramente e non continuativamente) oppure Visibile (quando si estinseca regolarmente in comportamenti)

Parry sostiene che ci sono 3 aspetti della partecipazione politica da esaminare: 1. il modo di partecipazione: si intende laspetto sia formale che informale; 2. lintensit: si cerca di misurare quanti individui partecipano allattivit politica; 3. la qualit: si intende limpatto di coloro che detengono il potere e sulla formulazione delle politiche.
2. Forme di partecipazione politica Milbrath propone una gerarchia di partecipazione: i gladiatori coloro che sono spesso attivi in politica, gli spettatori coloro che sono impegnati in politica a livello minimo, gli apatici che si disinteressano di politica.

I meccanismi della socializzazione : a) imitazione: copiare il comportamento di altri individui o gruppi (infanzia) b) istruzione: apprendimento intenzionale dei comportamenti appropriati (in via formale o informale). c) motivazione: apprendimento di un comportamento appropriato attraverso lesperienza, mediante un processo per prove ed errori. Socializzazione politica e comportamento politico

IL VOTO: E' la partecipazione politica pi diffusa. Per PArisi e Pasquino: Voto di opinione: lelettore si ritene capace di scegliere di volta in volta fra le proposte partitiche e le candidature. Voto di appartenenza: lelettore si sente parte di unarea socio-culturale che automaticamente si traduce in un comportamento elettorale stabile nel corso del tempo. Voto di scambio: prevede linstaurazione di un rapporto clientelare continuativo nel tempo con gruppi di elettori Partecipazione (dal basso, spontaneo e autonomo) vs Mobilitazione (dall'alto, serve a tenere sotto controllo il consenso) Gino Germani (1975) distingue fra: mobilitazione primaria, comporta la rottura degli antichi e tradizionali schemi di comportamento; mobilitazione secondaria, riguarda il rilancio dellattivit di gruppi gi mobilitati in passato; smobilitazione, avviene quando alcuni gruppi sociali si oppongono alla mobilitazione di altri gruppi.

3. I luoghi della partecipazione Questi sono principalmente Partiti Movimenti Gruppi di pressione I partiti hanno uno spettro di azione pi ampio, mentre i gruppi solitamente perseguono obiettivi pi specifici I gruppi possono anche essere semipolitici, come ad esempio un automobilclub che occasionalmente si comporta da gruppo di pressione ma non esaurisce in questo la sua attivit Secondo Weber i partiti si caratterizzano per essere formalmente organizzati sulla partecipazione volontaria e orientati a influenzare il potere. Due approcci si sono contrapposti nell'analisi delle funzioni dei partiti: razionale: rapporto tra elettori e partiti in analogia al mercato economico approccio identitario: ruolo dei partiti nella costruzione di identit collettive 1. 2. 3. 4. 5. Strutturazione del voto Socializzazione politica Reclutamento dei governanti Controllo sul governo Partecipazione alla formazione delle politiche pubbliche

Verba e Nie propongono un quadro pi complesso e dividono la societ in 6 gruppi: 1. 2. 3. 4. 5. 6. I totalmente passivi; Coloro che votano solamente; Localisti, la cui unica politica volta ai problemi e alla politica locale; I parrocchiali, lunico interesse rivolto solo a ci che li riguarda personalmente; I contendenti, si occupano di politica solo in relazioni a problemi particolari; Gli attivisti globali, coloro che sono coinvolti nellintera gamma di questioni politiche.

mentre per Kaase e Marsh Gli INATTIVI: coloro che al massimo leggono di politica e sono disposti a firmare una petizione se glielo si chiede; i CONFORMISTI: coloro che si impegnano soltanto in forme convenzionali di partecipazione; i RIFORMISTI: quelli che utilizzano le forme di partecipazione convenzionali, ma il cui repertorio politico comprende anche forme di protesta, boicottaggi e dimostrazioni; gli ATTIVISTI: coloro che si spingono fino ad abbracciare le forme non legali o illegali di azione politica; i CONTESTATORI: sono simili ai riformisti e agli attivisti per ci che riguarda le forme di protesta, ma differiscono da questi due gruppi perch non prendono parte alle azioni convenzionali di attivit politica. Perch le persone partecipano? 1)perch hanno uno status socio-economico elevato e vogliono conservare le risorse a loro disposizione 2)coscienza di classe maggiore, maggiore la partecipazione 3)Il modello del volontario civico: cittadini non partecipano per 3 possibili motivazioni: perch non possono; perch non vogliono; perch nessuno glielo ha chiesto Secondo alcuni autori Irrazionale la partecipazione, perch il voto singolo pressoch ininfluente, ma ci sono Motivazioni Espressive (sentirsi partecipi)

Fratture sociali e partiti politici Le caratteristiche dei partiti politici sono diverse a partire dalla base sociale e ideologica. Ma come sono nati questi tipi diversi? Secondo Rokkan dipende da Cleavages (fratture) 1. Frattura tra centro e periferia si forma nella costruzione della nazione. Conflitto tra centro politico ed economico e periferia 2. Frattura tra stato e Chiesa: formazione stato-nazione passa attraverso scontro con la chiesa che difende le sue sfere di competenza (es:anime vs istruzione) e privilegi 3. Frattura citt-campagna: emerge dopo rivoluzione industirale. Temi di discussione per esempio barriere doganali. Si creano partiti a difesa delle campagne. 4. Frattura imprenditori-operai: rivoluzione industriale. Partiti vs svantaggi dei lavoratori. Richiesta intervento dello stato da parte di operai e agricoltori crea l'asse destra-sinistra. A seconda delle risposte positive o meno degli imprenditori i partiti operai avranno carattere pi o meno forte. 4. La diffusione della partecipazione politica

I tipi di partecipazione avaria a seconda degli status, listruzione, ecc (Milbrath e Goel); quindi ci sono due livelli di partecipazione ognuno con diverse caratteristiche che per non si escludono a vicenda. Cautela nellassociare partecipazione/carattere socio-economico perch ci sono eccezioni e nel tempo si possono verificare dei cambiamenti Per Parry e Moiser la percentuale di partecipazione tra uomini e donne a favore degli uomini molto vicina e anzi considerando anche alcune variabili premia le donne. Centro e periferia in alcuni paesi africani premia periferia. Offe identifica 4 criteri per distinguere i nuovi movimenti sociali dai gruppi tradizionali di pressione: 1) Istanze: corpo, salute, identit sessuale, citt, ambiente fisico, tradizioni, le condizioni fisiche di vita e di sopravvivenza del genere umano in generale. 2) Valori: universalistici e autonomi pi che socio-economici; 3) Modi dazione: organizzazione informale con scarsa distinzione tra membri e leader; 4) Attori: individui provenienti dalle professioni del servizio umano. Secondo Inglehart i nuovi movimenti sociali solo lespressione pi tipica della nuova politica non pi basata su conflitti tra stato e chiesa. Parry distingue 2 tipi di spiegazione della partecipazione politica: quella strumentale e quella politica. La prima considera la partecipazione come un mezzo per conseguire un fine. Secondo le teorie evolutive il cittadino ideale colui che partecipa e la partecipazione viene considerata come esercizio di responsabilit sociale. Downs ipotizza che gli individui sono esseri razionali e calcolatori che cercano di minimizzare i costi e massimizzare i benefici. Weber elabora 4 idealtipi per spiegare i comportamenti sociali: 2 di tipo razionale, razionale rispetto allo scopo (lindividuo valuta unazione in termini di costi e benefici dei mezzi e dei fini) e razionale rispetto al valore (mette in discussione i fini ma valuta i costi e i benefici dei mezzi); altri 2 di tipo non razionale, lazione effettiva (i comportamenti sono governati dalle emozioni) e lazione tradizionale (comportamenti governati dagli usi e dai costumi). I Movimenti sociali Sono reti di interazioni prevalentemente informali, basate su credenze condivise e solidariet, che si mobilitano su tematiche conflittuali attraverso varie forme di protesta. Quelli globali si estendono oltre i confini nazionali. Hanno spesso carattere innovativo e di rottura anche verso i movimenti di protesta delle generazioni precedenti. Propongono sistema di valori nuovo e diverso capace di suscitare solidariet e identificazione collettiva (La partecipazione politica unazione in solidariet con altri, che mira a conservare o trasformare la struttura (e i valori) del sistema di interessi dominanti. La partecipazione politica richiede la costruzione di collettivit solidali al cui interno gli individui si considerano reciprocamente come eguali.) (Es si passa da capitale vs lavoratori a generazione vs generazione, genere vs genere) Adottano forme inusuali di partecipazione politica. Seattle manifestazioni contro WTO esempio, ma anche G8 Mobilitazioni per spesso sono pi sotterranee che di piazza, anche perch i media preferiscono dare spazio alle proteste statali che a quelle sovranazionali Infine i movimenti sociali si distinguono per essere basati su relazioni informali e quindi avere confini meno definiti ALTRO PRESO DALLE SLIDE, RIPETIZIONE differenze da gruppi di pressione istanze: questioni postmaterialiste [Inglehart,1990] valori: pi universalistici che socioeconomici; ideale di democrazia partecipativa (accento su autonomia e autogoverno, opposizione a manipolazione, controlli, dipendenza, burocratizzazione, regolamentazioni) modi dazione: gestione interna informale (scarsa distinzione tra membri e leader, enfatizzazione attivit volontaria diffusa e raccolta fondi), posizioni non negoziabili nella gestione esterna I gruppi d'interesse Un gruppo di interesse pu essere definito come un insieme di persone, organizzate su basi volontarie,

che mobilita risorse per influenzare le decisioni e le conseguenti politiche pubbliche. Caratteri: Lorganizzazione del gruppo (di solito), formalizzata da apposite norme L'aggregazione volontaria La partecipazione libera. La funzione principale dei gruppi larticolazione degli interessi ossia la formulazione della domanda politica Forme di azione deboli e/o convenzionali (comunicazione, contatti, informazione) Forme di azione forti e/o non convenzionali (campagne presso lopinione pubblica, ricorsi in giudizio, corruzione, finanziamento campagne elettorali, scioperi, marce, sit-in etc.)

CAPITOLO 7: IL RECLUTAMENTO POLITICO 1. Introduzione Il reclutamento politico il processo attraverso il quale gli individui vengono arruolati come titolari di cariche proprie del sistema politico, sia incarichi politici che in uffici di altro tipo come magistratura polizia esercito. Il ruolo della burocrazia consiste nel fornire pareri e consulenze circa le politiche e nel rendere possibile la loro attuazione. Lambito del reclutamento passa sia ad incarichi del sistema giudiziario fino ad arrivare a ricomprendere le forze di polizia e lesercito. Un tempo si studiavano solo cariche elettive ma ora anche polizia, esercito e nomine magistratura 2. Un modello di reclutamento politico Bisogna poter essere "eleggibili" non solo tecnicamente coi requisiti di legge, ma anche con requisiti informali Struttura delle opportunit: combinazione di circostanze e caratteristiche personali che contribuisce ad alzare o abbassare le probabilit che un individuo possa aspirare a ricoprire una carica e che riesca nel suo intento Meccanismi di reclutamento ereditariet: es monarchia patronage (scelta spesso corrotta tra chi ha gi incarichi importanti per cariche pubbliche, oppure spoil sistem che da 3000 posti a disposizione del presidente usa eletto) cooptazione, designazione e nomina (ovvero la scelta attraverso alcune consultazioni) elezione sorteggio (GB in caso di parit) rotazione (es no pi di due mandati) selezione (attraverso concorsi, esami, commissioni esaminatrici) Influenza, ricatto, destituzione, sostituzione (4 livelli di intervento nelle forze armate secondo Finer) purghe: es notte dei lunghi coltelli

possibile mettere a punto un modello di reclutamento pi generalizzato usando 2 concetti: eleggibilit (coloro che hanno tutti i requisiti fondamentali); e aspirazione (coloro che sono eleggibili e aspirano ad una carica). Coloro che sono eleggibili devono avere requisiti socioeconomici e requisiti formali. La maggior parte della popolazione adulta non ha ne desideri ne ambizioni ne motivazioni e quindi gli eleggibili si riducono ad un gruppo relativamente piccolo. Per passare quindi da eleggibili ad aspiranti devono entrare in una struttura secondaria delle opportunit e trarne vantaggio, devono quindi possedere motivazioni ed ambizioni. Tanto pi i

criteri di reclutamento diventano specifici pi cresce la rilevanza del controllo rispetto ai primi livelli di reclutamento. Tuttavia il controllo diventa cruciale e si esprime il suo apice allo stadio della struttura terziaria delle opportunit nel quale da aspiranti si diventa titolari di cariche.
2.1 Reclutamento delle cariche politiche I due tipi di cariche politiche sono appartenenti allesecutivo e al legislativo. Il metodo pi comune di reclutamento alle cariche politiche sono le elezioni. le agenzie pi importanti sono i partiti. Negli USA tutti i candidati sono scelti attraverso elezioni primarie. Il primo passo per la scelta dei concorrenti delle primarie, fatta nelle convention da delegati del partito nei vari stati (tendenza crescente a eleggere questi delegati per maggior rappresentativit). Controllo dallalto pressoch nullo. In GB la sitazione simile, ci pu per essere una sorta di diritto di veto della direzione centrale contro alcuni candidati. In Italia il processo delle candidature allinterno di partiti ha subito alcune modifiche a seguito della trasformazione del sistema partitico. In passato la selezione veniva con un coinvolgimento locale con controllo centrale. Ora la selezione avviene tramite un reclutamento manageriale. Reclutamento nei sistemi totalitari: Controllo pi assoluto Pi rigido il controllo meno rilevante diventa la carica. 2.2 Reclutamento amministrativo uso regolare di strumenti specificamente disposti a scopi di reclutamento(test, interviste, concorsi, ecc.) qualifiche: orizzontali (livelli di capacit e competenze richieste) e verticali (compiti specifici e professionalit necessarie) Caratteristiche formali + definite ma quale controllo politico? Spesso richiesta lealt al governo o al regime di turno 2.3. Reclutamento personale di polizia, militare e giudiziario reclutamento attraverso requisiti professionali di addestramento secondo criteri specifici (come ci ricorda la tesi marxista della non-neutralit dello stato, i giudici soo parte dell'apparato e strumento con cui la classe dominante cerca di mantenersi al potere. La polizia e la magistratura fanno rispettare le leggi, metnre l'esercito il difensore della pretesa dello stato di essere l'unico titolare dell'autorit legittima. per questo sorge la necessit di analizzarle anche coi parametri del reclutamento politico) 2.4. Modellli di reclutamento omogeneit allinterno del gruppo di titolari di uffici (es. Forza Italia vs DS) i reclutati non sono in genere rappresentativi dellinsieme della popolazione (es. donne vs uomini) e in termini di caratteristiche socioeconomiche costituiscono una piccola percentuale degli eleggibili una conferma delle teorie litiste? necessit di approfondimento dei nessi causali 3. Problemi di teoria del reclutamento politico etnocentrismo concentrazione sulle cariche elettive + attenzione sul lato della domanda che non su quello dellofferta (necessit di integrazione con lanalisi

della motivazione dei modelli di carriera)

DEMOCRAZIA E CONSULTAZIONE ONLINE


da 19 a 42; da 52 a 68; da 80 a 82; da 124 a 141; da 249 a 257. (queste pagine sn le cose che lei ha in un certo senso spiegato...o quantomeno accennato a lezione). Da 124 a 141 dagli solo una lettura veloce. A queste pagine io aggiunger solo la lettura di qualche esempio da citare (UK e Italia)

1.1 Lo scenario: un ritratto decadente delle democrazie occidentali Le democrazie rappresentative presentano sempre pi evidenti segni di crisi. La democrazia non ha raggiunto tutti i popoli della terra che gi inizia il suo declino. Le argomentazioni sulla decadenza della democrazia sono spesso sup-portate dai dati sul declino dellaffluenza elettorale Nel nostro Paese, dal 1946 ad oggi, c stata una progressiva crescita degli astenuti, anche se laffluenza alle urne elevata rispetto ad altre de-mocrazie occidentali7 Venendo meno la cospicua affluenza elettorale del passato, i cittadini non guardano pi ai parlamenti come ad organi che li rappresentano, legit-timati quindi a prendere decisioni per loro conto [ La democrazia ha bisogno di tempo, non solo per le elezioni, ma per deliberare ed esercitare un ruolo di controllo e di equilibrio. Lelettore/consumatore per non sa accettare tutto questo e volta le spalle Il calo discrizioni ai partiti e la loro crisi in tutte le democrazie occiden-tali sono ritenuti ulteriori segnali della sfiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche. lapparente crisi democratica potrebbe essere lesito del moltiplicarsi delle richieste e delle rivendicazioni da parte della societ civile, dunque, un segno di una maggiore partecipazione attraverso nuove modalit e di una costante attenzione su argomenti di pubblico inte-resse soddisfatta mediante nuovi canali di comunicazione. Oggi, al declino della partecipazione elettorale ed alla crisi delle capaci-t identificanti dei partiti politici (tradizionali mediatori tra i diversi impulsi provenienti dalla societ), fanno da contrappeso altre forme di partecipa-zione politica10 : dai grandi movimenti transnazionali ai movimenti locali single issue. Gli eletti, senza una base di supporto stabile co-stituita dal voto dappartenenza, perdendo in parte la partecipazione per identificazione nel partito, divengono pi permeabili ai gruppi di pressio-ne tempi di cambiamento, in una societ come la nostra, sono oramai rapidissimi. Il tempo che intercorre tra lelezione e il successivo appuntamento diventato, rispetto al passato, oggettivamente molto lungo: elettori hanno sempre pi bisogno di qualcosa che riempia questarco di tempo. Ai tradizionali partiti di massa era affidata, ricorda Cofferati, la funzione di filtro e di coinvolgimento, garantivano la partecipazione a iscritti e co-muni cittadini: oggi fenomeni di cambiamento e decadenza dei partiti portano tante persone a chiedere direttamente ai loro rappresen-tanti, nelle loro funzioni istituzionali, di attivare canali di coinvolgimento.

Tenendo presente che le iniziative partecipative, potrebbero anco-ra una volta coinvolgere una minoranza, spesso costituita dai ceti medi e pi istruiti14 . Si mette in discussione lassunto per cui a far politica debbano essere esclusivamente esperti in possesso di conoscenze specialistiche [Inglehart 1998] ed i nuovi media aprono nuovi scenari alle possibilit dintervento dei cittadini nelle decisioni pubbliche Sartori mette in guardia dai tentativi di screditare la democrazia reale, contrapponendole un ideale difficile da raggiungere, quello che egli chiama perfezionismo potrebbe trasformarsi, infatti, in demagogia:

stati delegati), 4) la teoria della rap-presentanza come idem sentire (il parlamento in sintonia col popolo), 5) la teoria consensuale della rappresentanza (il popolo vigila gli eletti e consente le decisioni), 6) la teoria partecipazionista (il popolo pu intervenire nel processo decisionale attraverso la mediazione di partiti, gruppi, e forme di partecipazione dirette, es. referendum), 7) la teoria della rappresentanza come somiglianza (il parlamento uno specchio della societ, richiama lidea di una rappresentativit sociologica, impossibile da rea lizzare). Fisichella [1983] parla di uno squilibrio funzionale per eccesso o per difetto del parlamento che abdica dal suo esclusivo ruolo politico e viene, da un lato, sovraccaricato di com-piti, dallaltro vede il suo lavoro espropriato da altri (dai partiti, dalle tecno-burocrazie, etc.).

1.2 Quale democrazia? Definizioni e principali forme 1.2.1 Democrazia diretta e rappresentativa Democrazia termine incerto perch usato in molti secoli e molti contesti a) mondo classico lo usava in termine quantitativo, opposizione rispetto a monarchia e oligarchia. poteva degenerare in demagogia (demagoghi si facevano appoggiare dal popolo con false promesse) b) per i moderni democrazia rappresentativa e perde la connotazione negativa che aveva per i classici 1.2.2 Le teorie della rappresentanza Parlando di democrazia sottintendiamo dunque il concetto di rappresen-tanza. Ma chi e che cosa rappresentano gli eletti? Secondo le teorie classi-che della rappresentanza, gli eletti rappresentano gli interessi di gruppi par-ticolari di elettori, anche senza essere ad essi direttamente vincolati, poich teoricamente rappresentanti dellintera collettivit, garanti, dunque, dellinteresse generale e non di singole categorie. teorie contemporanee della rappresentanza, in realt, mettono in dubbio la presenza di un interesse generale dato (impossibile per razionalit limitata) e anche dello stesso mandato. Nella prassi la dicotomia si risolve in varie situazioni intermedie sintetizza-te nei tre modelli di ruolo del fiduciario, del delegato e del politico. Il fidu-ciario corrisponde alla concezione del mondo di chi decide seguendo la propria coscienza, il delegato fa delle scelte seguendo le indicazioni ricevu-te, il politico pondera di volta in volta i due aspetti Pitkin associa al concetto di rappresentanza quello di responsivit (responsiveness), intesa come prontezza potenziale a rispondere ai desideri degli elettori, a meno che non ci sia una buona ragione per agire in modo opposto La policy responsiveness ha per oggetto i grandi temi di politica pubblica, la service r. si riferisce agli sforzi partico-laristici fatti in favore di piccoli gruppi, la allocation r. ai benefici per lelettorato del rappresentante attraverso scambi di denaro pubblico o attraverso lerogazione di servizi amministrativi, la symbolic r. legata agli atti pubblici per rafforzare il rapporto fiduciario che lega rappresentanti e rap-presentati Sartori [1995, p. 297] ha individuato sette concezioni della rappresen-tanza: 1) la teoria elettorale (il popolo elegge ciclicamente i rappresentanti), 2) la teoria della rappresentanza come responsabilit (gli eletti governano in modo rigoroso), 3) la teoria della rappresentanza come mandato (i gover-nanti eseguono i mandati ai quali sono 1.2.3 La democrazia deliberativa I problemi della democrazia rappresentativa e le difficolt crescenti in-contrate nellaffrontare i cambiamenti in corso nelle societ contemporanee (decisioni sempre pi complesse, conflitti sociali ed apatia politica dei cit-tadini, crisi di legittimazione dellazione statale, etc.) hanno portato a riflet-tere sui possibili rimedi e sulle trasformazioni dei sistemi democratici. Democrazia deliberativa soluzione ipotizzata Joseph Bessette che nel 1980 conia lespressione deliberative democracy riferendosi alla democrazia dei padri fondatori della costituzione americana primi esperimenti negli anni 70, quando in Germania e negli Stati Uniti si sviluppano iniziative come il Pla-nungzelle e le Citizens Juries, delle quali si parler nei prossimi paragrafi, sia alla pratica del bilancio partecipativo introdotta a Porto Alegre nel 1988, dopo la vittoria del Partido dos Trabalhadores. to deliberate diverso dal de-liberare italiano. In inglese, infatti, sintende lesaminare attraverso una discussione i pro e i contro di una scelta, prima di decidere, mentre in ita-liano con il termine deliberare si mette laccento sulla fase finale. In inglese sottolinea lo scambio di pareri prima di effettuare una scelta. Questa precisazione fondamentale per comprendere il senso dato dalla deliberazione alla democrazia che ne prende il nome. Per democrazia deliberativa si intende infatti: qualsiasi sistema di decisioni politiche basato su un equilibrio tra processo decisionale consensuale e de-mocrazia rappresentativa Bobbio [1987, pp. 10-11] la democrazia moderna basata su una concezione individualistica. Allidea del popolo che partecipa come massa si sostituisce lidea di una molteplicit di individui che concorrono al processo decisionale. Ma come avviene questo passaggio? Quali forme assume il confluire delle scelte e degli interessi dei singoli in una decisione collettiva? Una soluzione quella rappresentativa della quale abbiamo discusso, unaltra forma possibile quella deliberativa: il voto e la deliberazione riflettono infatti due idee di democrazia: da un lato, la concezione liberale come aggregazione di preferenze individuali; dallaltro, quella deliberativa come processo di discussione aperta che con-duce ad un giudizio concorde Setting deliberativo, secondo elster, mette in risalto la parte razionale delle varie alternative su cui si deve decidere perch con ipocrisia si cerca di nascondere il proprio interesse e si cerca di promuovere

il proprio punto di vista. Questo promuove in qualche modo l'interesse generale. Nei contesti deliberativi, le minacce basate sulla forza sono inammissibili, non perch esse sono necessariamen-te basate sullinteresse personale, ma perch la sola forza che si suppone conti la forza dellargomento migliore Rorty [1995, p. 85] attacca le premesse delluniversalismo e scrive [tr. it. nostra]: penso che la nozione forza dellargomento migliore, usata sia da Apel che da Habermas neces-siti di essere corredata anche dalla forza del vocabolario migliore, e dalla forza del linguaggio migliore. ricordare limportanza che riveste la presenza di un pubblico. Laudience potrebbe portare ad utilizzare un linguaggio fondato su basi razionali, piuttosto che un discorso basato sullinteresse di parte, e allo stesso tempo a privilegiare un discorso appassionato piuttosto che neutro Un altro effetto, questa volta non desiderabile, della presenza del pubblico il fatto che per chiunque diventa difficile tornare indietro sulle proprie posizioni dopo a-verle espresse davanti agli altri: Secondo Elster, quindi, la democrazia deliberativa dovrebbe avere sia dei momenti di discussione segreta in piccoli gruppi (i comitati di esperti), sia momenti di discussio-ne aperta La rappresentativit nelle moderne societ multiculturali, fortemente eterogenee, non perfetta, cos la partecipazione dei cittadini al processo deliberativo pu funzionare da correttivo Beninteso, ledificio della democrazia rappresentativa non esclude n la partecipazio-ne, n il referendum, ma li include come elementi subordinati. Partecipa-zione s, dove compete; ma non in sostituzione dei compiti demandati alla rappresentanza [Sartori. Insomma il partecipare operazionalizzabi-le come una frazione il cui denominatore misura la parte (peso) di ciascun partecipante: e di tanto il denominatore cresce, di altrettanto il singolo par-tecipante si depotenzia. Sartori [ivi, pp. 82-87] sottolinea i rischi legati alla pratica del referendum mentre in occasione delle ele-zioni politiche il voto porta ad una democrazia a somma positiva, nel caso del referendum si assiste ad unoperazione a somma nulla (in cui chi vince, vince tutto) non rappresentativa dei con-fezionatori dei referendum; complessit sociale ed allimpossibilit di prendere decisioni razionali anche per gli esperti, ancora peggio per il comune cittadino, razionalit troppo limitata

Diversi tipi di elaborazione di politiche pubbliche. Oltre a quelle classiche: 1) il party government nel quale le politiche pubbliche vengono deci-se dai partiti, (direttamente o per vie indirette attraverso il controllo e la nomina di soggetti in posizioni strategiche); 2) il modello neo-corporativo che sostiene contino sostanzialmente tre gruppi di attori (i governi e gli ap-parati esecutivi, i sindacati, e le associazioni degli imprenditori); 3) i triangoli di ferro, nei quali le decisioni sono in mano ai gruppi di interesse23, al-le burocrazie amministrative, e alle commissioni parlamentari; 4) le reti te-matiche , simili al modello precedente ma meno strutturato; 5) le comunit di policy (policy communities) formate da politici , burocrati, gruppi di in-teresse, ed esperti, che interagendo stabilmente riducono il conflitto; 6) il sistema della comitology, in cui la parte sostanziale della decisione viene affidata a commissioni specializzate (es. Ue). ne possiamo aggiungere un'altra che integra e non sostituisce le precedenti includendo anche i cittadini. L'Ocse ha realizzato diverse pubblicazioni sull'argomento che prevedono 3 livelli 1) informazione (unica via, permette al massimo il controllo passivo. Parere non richiesto. siti non interattivi) 2) consultazione (c' feedback dei cittadini al governo. invito a contribuire con pareri e idee. es. sondaggi d'opinione su proposte di legge) 3) partecipazione attiva (patnership col governo. cittadini e governo sullo stesso piano. consultazione vs partecipazione: confini pi sfumati. La consultazione allora intesa come una pratica deliberativa, utilizzan-do questo concetto secondo luso anglosassone, che implica dunque una ri-flessione attenta e ponderata sui temi sui quali intervenire Non si tratta di una concertazione25 tra soggetti istituzionali, economici e sociali che si raccolgono attorno ad un tavolo, in occasione del quale si usa la negoziazione per far convergere i diversi interessi specifici verso gli obiettivi dellamministrazione Il fatto di considerare la consultazione una strategia di ricerca, rende ne-cessario precisare le sue caratteristiche procedurali ed individuarne le tecni-che di rilevazione. Dotare le consultazioni di uno statuto metodologico for-te, pu sottrarle dal rischio, sempre incombente, di slittamenti populistici e sondaggismo strumentale. Decisioni cos non sono pi solo prese sulla base delle informazioni possedute e raccolte, ma le informazioni scaturiscono dal continuo processo di apprendimento. Razionalit procedurale con informazioni sempre soggette al cambiamento. Tra le tante tecniche per realizzare un processo decisionale inclusivo dei cittadini ci soffermiamo sulla giuria dei cittadini e sul sondaggio deliberativo

Pellizzoni [2005] permette di sistematizzare un campo complesso ed a volte contraddittorio come quello della democrazia deliberativa attraverso la proposta di uninteressante di-stinzione tra due forme: la prima, definita deliberazione in senso debole, si fonda su una logica strategica o negoziale, la seconda detta deliberazione in senso forte- sarebbe basata, invece, su una deliberazione non strategica o dialogica. Mentre la prospettiva aggregativa attenta ad attribuire adeguato rilievo alle differenti preferenze individuali, quella deliberativa sottolinea il pro-cesso attraverso il quale gli individui, convinti da argomentazioni razionali, abbandonano i propri interessi particolaristici per un interesse collettivo. Dalla dimensione privata del voto si passa ad una visione pubblica e media-tica della formazione delle opinioni e della gestione delle public policies.

1.4.1 La giuria di cittadini La giuria di cittadini (citizens jury) uno strumento che permette a deci-sion-makers ed amministratori di conoscere le opinioni ragionate di un mi-crocosmo di cittadini. Rispetto alle interviste telefoniche la giuria dei cittadini permette di informarsi e di partecipare a una discussione in ambito deliberativo Un citizens jury un panel di cittadini, della durata di 4-5 giorni, com-posto di solito da un gruppo di 18-24 soggetti

1.4 Informazione, consultazione e partecipazione attiva

(selezionati mediante interviste fatte al telefono precedentemente, ma ci sono molti problemi metodologici) statisticamente rappresentativo per caratteristiche demografiche della popolazione di riferimento. C' anche onorario spesso. Giurati ascoltano vari esperti e si confrontano sul tema Durante la giornata conclusiva i membri della giuria presentano le loro posizioni e raccomandazioni ai decision-makers ed alla comunit. Fondamenntale che questo micro cosmo comunichi con l'esterno attraverso i mezzi di massa Dopo il Jefferson Center e Germania anche in Gran Bretagna e poi recentemente in Italia con Torino e Vercelli. 1.4.2 Il sondaggio deliberativo
Tra i tentativi pi interessanti dapplicazione della democrazia delibera-tiva dobbligo ricordare la proposta di James Fishkin [1988] sintetizzata nella formula Deliberative opinion poll o deliberative polling, sondaggio deliberativo. Alcuni elementi della giuria di cittadini si ripetono, ma il son-daggio deliberativo presenta un maggior livello di strutturazione e mostra alcune differenze. La procedura la seguente: un campione statistico rappresentativo della popolazione nazionale, naturalmente nel caso in cui si tratti di prendere una decisione riguardante lintero Paese, o rappresentativo di una data comuni-t subnazionale, viene raccolto per discutere su un tema sul quale occorre prendere delle decisioni. Lassemblea si confronta con portatori dinteressi contrapposti e con politici delle varie fazioni, viene informato nel miglior modo possibile sui termini del contendere attraverso un dialogo con gli e-sperti e gli altri cittadini. Successivamente, il gruppo sottoposto ad un sondaggio che sar poi utilizzato per dare dei suggerimenti o in certi casi sostituir una votazione.

Alla fine lopinione non era pi rappresentativa di quella del resto della popolazione, ma lo era di un ideale cittadino ben informato.

La direzione del flusso informativo si inverte e da top-down diviene bottom-up. Il deliberative polling, dunque, non mira a fotografare le opinioni della gente, ma a crearle e ad influenzare quelle della popolazione meno informata attraverso la diffusione televisiva dei risultati.

Rischi: informazioni endogene possono orientare opinioni realizzabilit scarsa su scala larga. Va bene solo per piccoli gruppi E' fattibile anche in paesi lontani da cultura inglese o nordica? Eccesso di informazioni a disposizione dei governanti, sapranno cosa farsene? Secondo DAhl anche mezzo elettronico pu fare poco superati certo numero di partecipanti

Le consultazioni telematiche e tradizionali in questo testo verranno sempre considerate come complementari ed integrative (su questioni speci-fiche ed in contesti definiti) allinterno di sistemi democratici rappresenta-tivi e mai come forme sostitutive di democrazia diretta.

Il punto che la gente spesso risponde ai sondaggi senza essere informata, spesso nemmeno quando vota informata. Informarsi quasi una follia. Si deve perdere cos tanto tempo per poi nemmeno contare nulla. Quindi sono razionalmente ignoranti, l'unica cosa che possono fare. Affidarsi a persone che si informano e decidono per mestiere. Free riders per rassegnazione Oltre alla razionalit l'altro problema che il discorso elettorale oggi diventato sound bites, battute a effetto che poco hanno di contenuto.

2.3 partecipazione politica nella societ dell'informazione Una definizione classica, ma ristretta, di partecipazione politica quella di tre antesignani degli studi sullargomento: Verba, Nie e Kim. I politologi definiscono la partecipazione politica come lattivit di privati cittadini che ha lobiettivo di influenzare la scelta del personale di governo o le decisioni che esso assume [Verba, Nie, Kim 1972] la partecipazione unazione di solidariet con altri, nellambito di uno stato o di una classe, in vista di conservare o modificare la struttura (quindi i valori) del sistema di interessi dominante Pizzorno la partecipazione politica quellinsieme di azioni e di comportamenti che mirano ad influenzare in maniera pi o meno diretta e pi o meno legale le decisioni nonch la stessa selezione dei detentori del potere nel sistema politico o in singole organizzazioni politi-che, nella prospettiva di conservare o modificare la struttura (e quindi i va-lori) del sistema di interessi dominante [Pasquino 2004, p. 71]. Pizzorno classifica le forme di partecipazione in quattro tipi ideali di-stinti in base alle differenti categorie di solidariet(s. nella sfera privata vs s. nella sfera politica) ed ai tipi dazione (con riferimento allo stato vs azio-ni che ne prescindono). partecipazione profes-sionale (quella di coloro che vivono di politica); partecipazione civile (che esprime le domande della societ civile nei confronti dello stato); partecipazione a movimenti (orientata a fini trasformativi della societ po-tenzialmente universalistici); partecipazione di tipo subculturale (fonda-ta su solidariet private e su identificazioni gi date e preesistenti allazione che A differenza della partecipazione civile [...] entra in con-tatto con le istituzioni statali soprattutto attraverso una serie di intermediari (gli organizzatori delle reti di clientela, o gli organizzatori di base dei partiti di massa).

Una via di mezzo tra il sondaggio deliberativo e il sistema tradizionale, proposta anche questa da Fisking, il sondaggio informato. cosa risponderebbero le persone se fossero informate.

Primo esperimento fu in Gran Bretagna col giornale the independent

Un sondaggio porta a por-ta sullo stesso tema aveva preceduto lincontro, erano stati intervistati 869 cittadini scelti a caso da 40 collegi elettorali distribuiti per il Paese. A Man-chester furono invitati in 300, scelti in modo casuale tra coloro che avevano risposto allindagine preliminare.

I pareri si modificarono da subito, solo per il fatto di dover essere ripresi in televisione tutti cominciarono ad informarsi sulla criminalit, a leggere ed a discuterne in famiglia, sul posto di lavoro e con gli amici. I partecipan-ti, poi, vennero informati con materiale di vario genere, ma laspetto pi rilevante fu il dibattito in piccoli gruppi tra cittadini, esperti e politici

Conclusioni Brama di creare partecipazione creando sondaggi ciechi non serve a niente

demo-potere deve corrispondere a demo-sapere (sartori) La consultazione ha lobiettivo di incrementare la legittimazione sociale delle decisioni, assorbendo i rischi del dissenso. Il coinvolgimento istitu-zionalizzato dei soggetti non deve essere letto come unillusoria scomparsa del conflitto, ma come unopportunit per permettere anche a chi non con-divide una decisione, di riconoscersi nel processo che la ha prodotta.

Il divario digitale si sovrappone a quello sociale. Il rischio, in Italia, quello di tenere i due ambiti separati. Da una parte le politiche per le-government puntano a servizi sempre pi efficienti per imprese e cittadini al di qua delle barriere, dallaltra le politiche sociali in preda alla crisi del welfare tentano la strada della partecipazione coinvolgendo per legge (L. 328/2000) i cittadini nelle decisioni sulle politiche sociali che li riguardano, sfruttando poco le nuove tecnologie e riproponendo esperienze di parteci-pazione diretta.

Non si tratta di un meccanismo per selezionare alternative esistenti, ma di un momento di confronto e dialogo, secondo il modello deliberativo. Un passaggio per la determinazione di so-luzioni comuni mai definitive.

Sulle motivazioni della scarsa presenza di consultazioni si possono sol-tanto fare delle ipotesi. Le radici, pi che in questioni tecniche, affondano in ragioni sociali, politiche e giuridiche. Dallassenza di una tradizione fa-vorevole nei paesi di civil law, alla riforma tuttora incompleta dellamministrazione pubblica,

Tra consultazione e decisione non c alcun determinismo, non si tratta di un referendum, ma di un momento per formulare delle proposte, per e-sporre le proprie opinioni e valutazioni. Limportante che ai partecipanti sia chiaro sin dallinizio luso che lamministrazione, il parlamento, o ogni altro possibile promotore, far del proprio parere.

Tra le ragioni della mancata dif-fusione della consultazione c anche lo scetticismo con cui si guarda alla partecipazione pubblica, preferendo lasciare le cose in mano ad intermedia-ri come i partiti o agli esperti

La consultazione elettronica un sistema sul quale investire per il futu-ro, ma attualmente applicabile solo in determinate zone, anche se il ritmo di crescita della diffusione di internet molto elevato. LEito [2007], ad e-sempio, stima che in Italia nel 2010 il 75,6% della popolazione sar costi-tuita da utenti della rete. In Italia, lampia diffusione di telefoni cellulari po-trebbe portare allo sviluppo di una mdemocracy, dal punto di vista tecnico lassenza di spazi di discussione e la riduzione del coinvolgimento della popolazione a brevi sondaggi ne costituiscono i principali limiti.

Unaltra ragione del mancato uso potrebbe essere costituita dai costi dorganizzazione e gestione del processo consultivo. NONOSTANTE I PROBLEMI La consultazione elettronica ha, dunque, una doppia valenza, da una parte una tecnica dindagine che consente al governo di conoscere lopinione di cittadini e portatori dinteressi, dallaltra, uno strumento del consenso che pu servire a legittimare decisioni che non necessariamente riscuotono il favore dei cittadini.

In Italia, caposaldo delle-democracy sono citt come Bologna, Torino e Firenze, regioni caratterizzate da legami a maglia stretta e antiche tradizioni comunali, come lUmbria, e piccoli centri della c.d. terza Italia [Bagnasco 1977]. Nella maggior parte del Paese sembra dominare la sfiducia per la politica:

Svuotare questa strategia di ricerca della sua valenza conoscitiva e farne una fabbrica di sondaggi dopinione, significherebbe perdere unopportunit per rafforzare le democrazie rappresentative. In questa fase possibile, dunque, formulare delle proposte per limitare i danni ed accre-scere le potenzialit di questa tecnica dindagine, ma la discussione sul fe-nomeno e le sue ricadute resta aperta, richiedendo continui aggiornamenti legati alla rapida evoluzione del fenomeno.

La sfida, dunque, appare quella di canalizzare la protesta in forme partecipate di dialogo deliberativo, coin-volgendo i singoli nelle decisioni pubbliche, ma anche di prevenire il con-flitto estendendo la pratica della consultazione anche ai periodi di pace, rendendo stabili le forme di consultazione. La

Attraverso lo studio di casi concreti di consultazioni elettroniche in Gran Bretagna ed Italia si dimostrata la possibilit di generare processi inclusi-vi che coinvolgano categorie per ragioni culturali, sociali, anagrafiche, fisi-che e territoriali, ai margini delle politiche che le riguardano. Ma anche la difficolt di coinvolgere i cittadini in zone come la Sicilia.

Possiamo affermare che in Italia, a partire da quanto emerso dallanalisi dello scenario delledemocracy e dallosservazione dei siti web, il coin-volgimento dei cittadini nelle decisioni pubbliche resta ancora relegato ad esperienze pilota.

In Italia ultimamente si vedono grandi sforzi in questo senso ma La sottra-zione dallarena pubblica telematica delle esperienze ben riuscite ne neutra-lizza, in parte, lefficacia e preclude al riuso dei progetti.

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