▪Nella Critica alla filosofia del diritto di Hegel (1843)
Marx critica il metodo di Hegel definendolo “misticismo logico” ▪Hegel, rovesciando il rapporto tra concreto e astratto, considera la realtà come manifestazione dello Spirito: fin qui Marx condivide la critica di Feuerbach a Hegel, ma poi Marx aggiunge che il misticismo logico non è soltanto sbagliato, è anche conservatore – reazionario. ▪Marx riprende da Hegel la DIALETTICA: la realtà è in divenire, ed è mossa dalle opposizioni; ma per Marx non si oppongono i concetti. ▪Un altro punto della critica di Marx a Hegel riguarda il rapporto tra Società civile e Stato: secondo Hegel la Società civile era il luogo degli interessi particolari, individuali, egoistici, mentre lo Stato era il “luogo” dell’interesse comune. ▪Ma in realtà – dice Marx- è falso e illusorio che lo Stato realizzi l’interesse comune; lo Stato è al servizio degli interessi particolari più forti (“E’ il comitato di affari della borghesia”). CRITICA A FEUERBACH (L’ALIENAZIONE RELIGIOSA) Tesi su Feuerbach (1845) 1°) Feuerbach parla dell’uomo prescindendo dal contesto storico e sociale in cui vive, l’uomo di F. è ancora l’Uomo in astratto. Per Marx invece parlare dell’uomo comporta l’analisi della società in cui vive. 2°) F. ha descritto l’alienazione religiosa, ma non ne ha capito la causa e quindi neanche il modo per superarla. La CAUSA DELL’ALIENAZIONE RELIGIOSA non è nella natura dell’uomo, ma nella condizione storica di alienazione e di sfruttamento. Religione = “OPPIO DEI POPOLI” perché offre un compenso nell’al di là per le sofferenze e le ingiustizie dell’al di qua. 3°) La filosofia di F. è ancora un materialismo contemplativo - teoretico; il nuovo e vero materialismo è la prassi: per risolvere i problemi bisogna cambiare la realtà. IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA (1848) 1) Funzione storica della borghesia: la borghesia è classe sociale progressiva, innovatrice, ha realizzato l’industrializzazione, Ma...contraddizione del capitalismo borghese: PRODUZIONE SOCIALE=RAPPORTI DI PROPRIETA’ PRIVATISTICI che porta alla CRISI DEL CAPITALISMO E LOTTA DI CLASSE. 2) La storia come storia di lotte di classe: liberi e schiavi, patrizi e plebei, servi della gleba e feudatari. Ci sono sempre due classi contrapposte determinate dai rapporti di proprietà dei mezzi di produzione. La lotta di classe porterà come esito finale a una società senza classi. 3) Critica dei socialismi non-scientifici: non è possibile eliminare gli inconvenienti del capitalismo: lo sfruttamento è necessario all’interno del capitalismo. non è possibile “distribuire” la proprietà privata ai lavoratori: la proprietà privata produce inevitabilmente il capitalismo con lo sfruttamento e tutte le sue contraddizioni. Il proletariato è l’unico soggetto storico capace, di attuare il superamento del capitalismo. ▪Il socialismo di Marx è SOCIALISMO SCIENTIFICO perché basato su una analisi scientifica della società capitalista e delle sue contraddizioni, analisi che permette di prevedere la rivoluzione del proletariato e la nascita della società comunista. LA CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA L'obbiettivo di Marx è quello di cogliere il movimento reale della storia, al di là delle rappresentazioni che ne hanno velato la struttura: egli intende svelare la realtà sulla storia, descrivendo non come gli uomini possono apparire, ma quello che sono realmente. Per far ciò, egli si allontana dalla filosofia idealistica, che si basa su ideologie (interpretazioni teoriche ed erronee del mondo) e crea una nuova scienza, che analizza l'umanità e riconosce come genesi della storia il processo materiale di bisogno-soddisfacimento: l'azione materiale di soddisfare i propri bisogni umanizza l'uomo. Dunque è il lavoro alla base della storia, dell'umanità dell'uomo e della società. Secondo questo materialismo storico, Marx pone alla base della società una struttura formata da forze produttive e rapporti di produzione, sulla base della quale si erge una sovrastruttura, fatta di forme di governo, leggi, dottrine, che non sono più realtà a sé stanti, ma riflesso della struttura economica. LA DIALETTICA DELLA STORIA Marx elabora una "legge della storia" secondo cui la crescita delle forze produttive implica la crescita dei rapporti di produzione. Tuttavia, poiché le forze produttive si sviluppano più rapidamente, si arriverà sempre ad un conflitto tra nuove forze produttive ed antichi rapporti di produzione: le prime espresse da una classe in ascesa, le seconde espresse da una classe dominante in discesa. Alla fine dello scontro inevitabile, la classe in ascesa tende a trionfare. Un esempio eclatante di questo fenomeno economico è lo scontro tra aristocrazia e borghesia durante la Rivoluzione Francese del 700. Un conflitto simile si sta delineando nel capitalismo moderno: forze produttive sociali si oppongono a rapporti di produzione privatistici. Secondo Marx, tuttavia, è proprio all'interno del capitalismo che si trova l'esigenza dialettica del socialismo: se sociale è la produzione della ricchezza (tutte le classi partecipano, con ruoli diversi, alla produzione), sociale dev'essere la sua distribuzione. Questa legge porta Marx a delineare diverse grandi formazioni economico-sociali che si sono alternate nel corso della storia grazie al conflitto: Comunità primitiva; Società asiatica; Società antica; Società feudale; Società borghese; Futura società socialista Come per Hegel, dunque, anche per Marx la storia è un susseguirsi di processi contraddittori orientati verso un risultato, con la differenza che per Marx: La struttura dialettica non prevede più una conciliazione finale di tesi e antitesi, ma il prevalere di una sull'altra; Il soggetto della storia non è lo Spirito, bensì la struttura economica; I momenti dialettici sono scientificamente ed empiricamente verificabili; Le opposizioni non sono astratte e generiche, ma concrete e determinate. IL CAPITALE In questo saggio, Marx si propone di svelare le leggi della società moderna, adoperando un metodo scientifico nell'analisi dell'economia. Il sottotitolo "Critica dell'economia politica" rivela la distanza di Marx dai teorici dell'economia borghese, a differenza dei quali egli è convinto che non esistano leggi universali dell'economia, ma ogni formazione sociale ha caratteri e leggi storiche specifici. Egli inoltre ritiene che l'economia debba far uso dello schema dialettico della totalità organica, secondo cui gli elementi di una struttura sono strettamente connessi. Un'altra caratteristica del metodo di Marx è la formulazione di previsioni: egli estrapola i caratteri di fondo del capitalismo e, in base alle sue tendenze di sviluppo, elabora delle predizioni che tuttavia si verificheranno errate. La caratteristica principale del capitalismo, secondo Marx, è la produzione della merce (prodotti), la quale possiede un doppio valore: Valore d'uso: la merce ha una qualità specifica ed appaga un bisogno, tanto fisico quanto spirituale. Essa deve servire a qualcosa, dev'essere utile. Valore di scambio: Il motivo per cui merci differenti possono essere scambiate, è il loro valore di scambio, che le rende equiparabili. Marx, riprendendo l'equazione valore = lavoro, rileva che merci differenti presentano un valore comune: la quantità di lavoro socialmente necessaria per produrle. Nello scambio, dunque, non viene preso in considerazione il valore d'uso, ma il valore di scambio: una merce che ha richiesto più tempo per essere prodotta dovrà valere di più. Tuttavia, Marx non prende in considerazione il tempo di produzione di un singolo prodotto, ma il tempo medio di produzione in un determinato periodo. Nonostante il prezzo di una merce sia spesso condizionato da altri fattori (periodo, luogo...), esso tende a coincidere con il suo valore effettivo. Il plusvalore Nelle sue analisi, Marx prende in esame la merce-uomo, ovvero l'operaio che viene acquistato dal capitalista affinché produca altre merci (forza-lavoro). In cambio, il capitalista paga all'operaio un salario, sulla base dei beni necessari al mantenimento suo e della sua famiglia. Dunque, il salario dell'operaio equivale al costo del suo mantenimento. Nel momento in cui l'operaio vende la sua forza-lavoro, egli diviene proprietà del capitalista, che lo sfrutta a proprio vantaggio. Ovvero, se un operaio lavora dodici ore al giorno, ma in otto ore è stato capace di produrre merce necessaria a coprire le spese del suo mantenimento, egli verrà retribuito per le otto ore, cioè per il tempo di lavoro necessario. Le rimanenti quattro ore costituiscono un lavoro non pagato, un valore non pagato che Marx definisce plusvalore. Il plusvalore dipende dunque dal plus lavoro, cioè dal lavoro in più svolto dall'operaio. Questo concetto è espresso da una formula che è alla base del capitalismo: D M D' D: denaro speso per l'acquisto della merce M: merce D': denaro guadagnato Essa consiste in un'accumulazione di ricchezza, è finalizzata dunque all'ottenimento di una quantità di denaro maggiore di quello speso (D'>D). Al contrario, nel sistema pre-capitalistico, Marx individua la formula: MDM dove il denaro funge esclusivamente da intermediario per l'acquisto di due merci. Tuttavia, il profitto (D') non corrisponde all'intero plusvalore. Quest'ultimo dipende da un capitale variabile (capitale investito nei salari) al quale bisogna sottrarre un capitale costante, ovvero il capitale investito nei mezzi di produzione. Ne risulta dunque che il profitto è sempre una quantità inferiore rispetto al plusvalore. Gli svantaggi del capitalismo Lo scopo primario del capitalismo è quello di aumentare il più possibile il plusvalore, incrementando al massimo la produttività. Ciò comporta un aumento del capitale costante, che viene reinvestito in macchine e strumenti innovativi. Questa meccanizzazione delle industrie, che apparentemente ha portato ad un miglioramento delle condizioni di vita, in realtà aggrava il fenomeno dell'alienazione, in quanto il lavoratore si riduce ad essere un mero ingranaggio. Il progresso finisce dunque per ritorcersi contro il capitalista sotto due punti principali: La caduta tendenziale del saggio di profitto: il profitto del capitalista, anziché aumentare, diminuisce, in quanto si accresce il capitale costante, ma diminuisce il capitale variabile a causa della meccanizzazione che richiede un numero inferiore di impiegati. Si ottiene pertanto una riduzione del profitto. La diminuzione del potere d'acquisto delle merci: La crescente disoccupazione implica un impoverimento dei consumatori, i quali vedono diminuire il potere di acquisto delle merci. Ne risulta una divaricazione sempre più netta tra una minoranza industriare ricchissima ed una maggioranza proletaria sfruttata. LA DIFFUSIONE DEL MARXISMO DOPO MARX NELL'EUROPA OCCIDENTALE Marx riteneva che la rivoluzione dovesse avvenire nella parte più "evoluta" dell'Europa, dove il sistema capitalistico aveva portato alla effettiva caduta del saggio di profitto. Ai tempi di Marx, il paese più progredito a livello economico era l'Inghilterra, tuttavia essa risultò la meno adatta alla diffusione del marxismo. La prima grande rivoluzione comunista avvenne in Russia nel 1917, seguita dalla rivoluzione in Estremo Oriente nel 1949. Tuttavia, fu in Europa che il marxismo conobbe grande sviluppo. La prima fase della sua diffusione corrisponde al periodo della "Seconda Internazionale", dominata dal socialismo marxista. Il dibattito dominante all'interno della Seconda Internazionale, di fatto, fu proprio quella tra marxisti "rivoluzionari", che sostenevano la rivoluzione sociale, e marxisti "revisionisti", che promuovevano un programma di riforme con cui trasformare progressivamente la società. Esponente del primo schieramento fu Karl Kautsky, il quale sosteneva la necessità della rivoluzione per giungere ad una società senza classi. Tra i revisionisti, va ricordato invece Eduard Bernstein, il quale fece notare la necessità di una "revisione" delle teorie di Marx, in quanto le sue previsioni si erano più volte rivelate erronee. In Italia, promotore del marxismo rivoluzionario fu Antonio Gramsci, il quale nel 1921 fondò il Partito Comunista Italiano, con cui tentò di dare una struttura organizzativa al proletariato attraverso i Consigli di Fabbrica, che si ispiravano ai soviet russi.