Siamo nel Novecento. Sia Weber che la scuola di Francoforte interpretano e criticano la società capitalistica
epoca di tecniche e riproduzioni. Il mondo si presenta a loro sotto il dominio della regione formale o
strumentale, ovvero non si pone il problema del fine dell’azione, ma è interessata soltanto ai mezzi per
raggiungere scopi prefissati dalla burocrazia e dall’economia.
Con questo termine la Arendt indica l’essenza perversa del totalitarismo. Il terrore è esercitato
sia attraverso la polizia segreta, che controlla la società e la persona umana fin nella sua
intimità, sia attraverso i campi di concentramento. (lettura pagina 303, tomo B)
Il totalitarismo distrugge l’uomo nello spirito rendendolo un essere superfluo e senza nome e lo
fa attraverso l’ideologia. L’ideologia totalitaria ha quindi la pretesa di fornire una spiegazione
totale della storia, ovvero conoscerne a priori ogni aspetto senza bisogno di confrontarsi con i
fatti concreti. Essa infatti capovolge le norme della logica e impone una verità assiomatica,
assoluta (un “supersenso”), da cui vengono dedotte conseguenze terribili e disumane, ma
perfettamente coerenti con le premesse.
(lettura T138 pagina 304, tomo B).