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In particolare per Marx la religione : unancora di salvezza per coloro che vivono in una condizione di miseria perch permette

e di sperare in un mondo migliore nellaldil unillusione creata dai potenti per sottomettere luomo, per far dimenticare i problemi e la miseria; Marx la chiama oppio dei popoli Lalienazione religiosa in realt un aspetto di una pi generale alienazione economica. Marx giunge a evidenziare alcune fondamentali contraddizioni tra i presupposti delleconomia: 1. 2. 3. 4. laumento della ricchezza genera limpoverimento delloperaio la concorrenza sfrenata porta al monopolio linteresse del capitalista in contrasto con quello della societ leconomia non mostra interesse per luomo, considerandolo solo come un mezzo di guadagno 5. suppone cose che in realt non sono naturali (Es. propriet privata) Leconomia porta quindi a una generale alienazione: dalloggetto del lavoro (che non appartiene al lavoratore) dallattivit lavorativa (che non pi momento di realizzazione delluomo) dalla natura (che spinge luomo a trasformare la natura secondo un progetto consapevole) dalluomo stesso (che diventa unicamente forza lavoro di propriet del capitalista)

Tuttavia attraverso la filosofia luomo avrebbe potuto riappropriarsi di quanto perduto con lalienazione e, prendendo coscienza del suo stato, giungere alla rivoluzione. Successivamente, attraverso tappe necessarie, si sarebbe potuta instaurare la societ comunista. Queste tappe sono: 1. COMUNISMO ROZZO con lo stato che si fa tutore e gestisce la propriet privata portando i cittadini alluguaglianza economica (dittatura del proletariato) 2. COMUNISMO POLITICO con istituzione delluguaglianza dei diritti 3. COMUNISMO POSITIVO con la sparizione della propriet privata Dopo lanalisi delleconomia Marx focalizza lattenzione sulla storia e formula il materialismo storico. Secondo questa concezione lo sviluppo (dialettico) della storia frutto di elementi materiali. Luomo infatti materia e per vivere deve soddisfare dei bisogni materiali primari; organizza cos la produzione dei mezzi di sussistenza. Man mano che la produzione cresce, si sviluppa la divisione del lavoro (una divisione prima per sesso, poi fra lavoro manuale e intellettuale e arriva fino alla specializzazione del lavoro moderna, il culmine della divisione). La necessit di soddisfare bisogni a portato alla formazione di una rete di rapporti di produzione, che Marx chiama struttura. Da questa dipende la sovrastruttura, un mondo ideale creato dalluomo (permette larte e la religione) dove risiedono tutti i suoi valori e ideali. La sovrastruttura unutile valvola di sfogo per la societ, ma nella societ capitalistica essa controllata dalla borghesia, che impone agli altri i suoi valori di ricchezza e guadagno.

Manoscritti economico-filosofici del 1844: l'alienazione [modifica] Stimolato dalla lettura dell'Abbozzo di una critica dell'economia politica di Engels in cui si mostra come l'accumulazione capitalistica generi crisi economiche che acutizzano i conflitti sociali, Marx intraprende a Parigi lo studio degli economisti classici e dei loro critici (Proudhon, Sismondi). Frutto di questo intenso periodo di studio sono i Manoscritti economico-filosofici del 1844, editi

solo nel 1932.

Georg Wilhelm Hegel In una suggestiva analisi che unisce la concretezza dell'indagine economica, utilizzando lo strumento della dialettica, alla critica della falsificazione della stessa dialettica in chiave "spiritualistica" operata da Hegel e dai suoi seguaci, Marx d la prima definizione teoretica del comunismo, come la vera risoluzione dell'antagonismo fra esistenza ed essenza, tra oggettivazione e autoaffermazione, tra libert e necessit, tra l'individuo e la specie. La societ comunista l'unit essenziale [...] dell'uomo con la natura, la vera resurrezione della natura, il naturalismo compiuto dell'uomo e l'umanesimo compiuto della natura[23]. Essi sono costituiti da tre parti, in base ai temi: La critica all'economia classica; La descrizione del comunismo; La critica della dialettica Hegeliana. Nella trattazione del primo tema indaga le leggi che regolano il mercato e l'industria, contrariamente a quanto sosteneva Adam Smith non vi era proprio nulla di armonico e naturale nei rapporti economici, bens l'economia terreno di conflitti da cui non si pu astrarre (come fecero gli economisti classici considerandoli accidentali). Marx contesta agli economisti classici di aver occultato e mascherato un certo modo di produzione, quello capitalista, con leggi ritenute naturali e immutabili ritenendo un dato di fatto l'esistenza della propriet privata. Alla domanda, nonch titolo dell'opera, "Che cos' la propriet privata?" Proudhon aveva risposto: un furto. L'economia politica, per Marx, aveva trascurato il rapporto tra l'operaio, il suo lavoro e la produzione per celare l'alienazione, caratteristica del lavoro nella societ industriale moderna. L'alienazione, termine che Marx recupera da Hegel, il "diventare altro", il "cedere ad altri ci che proprio". Nella produzione capitalistica pu assumere vari aspetti tra di essi legati: l'operaio diviene tanto pi povero quanto maggiore la ricchezza che egli produce [...] diventa una merce tanto pi vile quanto pi grande la quantit di merce prodotta [...] l'operaio viene a trovarsi rispetto all'oggetto del suo lavoro come a un oggetto estraneo [...] l'alienazione dell'operaio nel suo prodotto significa non solo che il suo lavoro diventa un oggetto, qualcosa che esiste all'esterno, ma che esso esiste fuori di lui, indipendente da lui, a lui estraneo, e diviene di fronte a lui una potenza per s stante; significa che la vita che egli ha dato all'oggetto gli si contrappone ostile ed estranea[24].

Ludwig Feuerbach L'alienazione riguardante l'operaio e il prodotto del suo lavoro. Tale prodotto del suo lavoro non gli appartiene ma appartiene al capitalista, gli estraneo. L'attivit produttiva non il soddisfacimento di un bisogno, ma un mezzo per soddisfare dei bisogni estranei al lavoro stesso; il lavoro non appartiene al lavoratore ma appartiene a un altro e dunque egli, lavorando, non appartiene a s ma a un altro. L'operaio cos si estrania da se e non considera il lavoro come parte della sua vita reale (che si svolge fuori dalla fabbrica). L'operaio perde la sua essenza generica, cio ci che contrassegna l'essenza dell'uomo. Per uomo, Marx, intende l'essere che si realizza storicamente nel genere di cui fa parte. Caratteristica del genere umano il lavoro, che lo differenzia dall'animale, e gli consente di istituire un rapporto con la natura attraverso cui si appropria della natura stessa[25]. Il lavoro in fabbrica viene ridotto a mera sopravvivenza individuale, non quindi espressione positiva della natura umana. In fabbrica si perde la dimensione di comunit. Si parla cos di alienazione della sua essenza sociale. L'operaio cos si sente un uomo solo nelle sue funzione animali - mangiare, bere, procreare - mentre si sente un animale nel lavoro, cio in quella che dovrebbe essere un'attivit tipicamente umana [26]. L'unit organica dell'umanit, che si realizza nell'attivit e nei rapporti sociali, frantumata dalla propriet privata, la quale separa, come visto, l'uomo dalle sue attivit e dai prodotti di esse. Tanto Hegel quanto gli economisti classici hanno visto il lavoro come elemento costitutivo dell'essenza umana. Gli economisti per videro nel lavoro il solo lato positivo, accettandolo come un qualcosa di naturale, esente da mutamenti storici. Per Marx, Hegel, aveva colto il carattere storico del lavoro, lo spirito infatti autoproduzione (tramite la perdita e la riappropriazione) di se stesso cos come l'uomo frutto del proprio lavoro. L'unica pecca stato limitare questo processo al pensiero, all'autocoscienza. L'alienazione o oggettivazione, anche se riconosciuti come sviluppo del soggetto, vengono ridotti ad un processo spirituale in cui il pensiero (il soggetto) di fronte ad un oggetto altro da se si oggettiva, cio si perde in esso, cos che la disalienazione non che un disoggettivarsi del soggetto dal mondo esterno per tornare in se stesso (pensiero). Marx recupera quindi la corporeit e sensibilit dell'uomo come prius (Feuerbach) della sua essenza. L'uomo un essere naturale, e non c' negativit che vada superata nel suo oggettivarsi nella natura, ma anche un essere storico in quanto capace di rimuovere l'alienazione (oggettivazione) recuperando la sua essenza generica che si basa sul rapporto con l'oggettivit, cio l'appropriazione della natura in collaborazione con gli altri uomini. Se la propriet privata quindi l'espressione della vita umana alienata la soppressione di essa e dei rapporti sociali che la generano e la tutelano non che la soppressione di qualsiasi alienazione. Il comunismo l'eliminazione

dell'alienazione, quindi della propriet privata, operazione che coincide con il recupero di tutte le facolt umane e la liberazione dell'essenza umana. Il comunismo, a differenza delle forme che Marx definisce di comunismo rozzo o utopista, l'esito verso cui procede lo sviluppo storico[27]. Nella societ che ha a sua base la propriet privata, il denaro il potere alienato dell'umanit. Quello che non posso come uomo e quindi quello che le mie forze individuali non possono, lo posso mediante il denaro. Dunque il denaro fa di ognuna di queste forze essenziali qualcosa che essa in s non , cio ne fa il suo contrario[28].

Pierre Joseph Proudhon Il denaro soddisfa i desideri e li traduce in realt, traduce l'essere rappresentato in essere reale ma traduce anche, al contrario, la realt a semplice rappresentazione: Se ho vocazione allo studio, ma non ho denaro per realizzarla [...] non ho nessuna vocazione efficace, nessuna vocazione vera. Al contrario, se non ho realmente nessuna vocazione, ma ho volont e denaro, ho una vocazione efficace [...] il denaro dunque l'universale rovesciamento delle individualit che capovolge nel loro contrario [...] muta la fedelt in infedelt, l'amore in odio, l'odio in amore, la virt in vizio, il vizio in virt [...] l'universale confusione e inversione di tutte le cose[29]. Senza la necessit sociale del denaro, cio senza la propriet privata[30], presupponendo l'uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come un rapporto umano, potrai scambiare amore solo con amore, fiducia solo con fiducia. Se vuoi godere dell'arte, devi essere un uomo artisticamente educato; se vuoi esercitare qualche influsso sugli altri uomini, devi essere un uomo che agisce sugli altri uomini stimolandoli e sollecitandoli realmente. Ognuno dei tuoi rapporti con l'uomo e la natura dev'essere una manifestazione determinata e corrispondente all'oggetto della tua volont, della tua vita individuale nella sua realt. Se tu ami senza suscitare un'amorosa corrispondenza, se il tuo amore come amore non produce una corrispondenza d'amore, se nella tua manifestazione vitale di uomo amante non fai di te stesso un uomo amato, il tuo amore impotente, un'infelicit. Marx riprende inoltre l'interpretazione di Feuerbach dell'alienazione religiosa che egli tuttavia estende all'ambito economico individuato come fondamento di tutte le alienazioni umane: L'estraneazione religiosa avviene solo nella sfera della coscienza, dell'interiorit umana; l'estraneazione economica invece l'estraneazione della vita reale, per cui la sua soppressione abbraccia entrambi i lati. Ma anche prossimo il distacco da Feuerbach e le fondazioni del materialismo storico - laddove scrive che La religione, la famiglia, lo Stato, il diritto, la morale, l'arte non sono che modi

particolari della produzione - e della filosofia della prassi, scrivendo che la soluzione delle opposizioni teoretiche [] possibile solo in maniera pratica [...] non [] solo un compito teoretico, ma un compito reale[31]. Grazie ai rapporti della polizia prussiana sappiamo come egli, nell'estate del 1844, frequentasse i circoli degli operai e degli artigiani parigini e i socialisti Pierre-Joseph Proudhon, Louis Blanc e l'anarchico russo Michail Bakunin. Il governo prussiano ne chiede l'espulsione dalla Francia e Marx, con la moglie e la piccola figlia Jenny, il 5 febbraio 1845 si stabilisce a Bruxelles, dove accolto a condizione che non pubblichi alcuno scritto politico.

Lalienazione umana da Rousseau a Marx: parte seconda


Prima di approcciare la questione dellalienazione da un angolo visuale materialistico, centrato sullanalisi economica e sociale [sto parlando ovviamente del pensiero di Marx e di Engels], con lapprodo successivo al concetto di sfruttamento del lavoratore, bene accennare brevemente [e purtroppo alquanto superficialmente] alla concezione hegeliana di alienazione, come premessa indispensabile per una trattazione storica e teorica successiva dellargomento. Si pu credere che tale concezione ci riporta esclusivamente su un piano astratto, idealistico, e cio allautocoscienza dellHegel di Fenomenologia dello spirito, ma in realt essa ha influenzato e permeato il pensiero di Marx, oltre che quello di Feuerbach, con Karl Marx che non si mai veramente congedato dalla dialettica hegeliana e dai suoi fondamenti, ma ne rimasto fecondamene prigioniero per tutta la vita. Un trait dunion imprescindibile fra il pensiero di Hegel e quello di Marx, non esclusivamente nel caso specifico del concetto di alienazione, la centralit del lavoro per lessere umano, e il merito del grande filosofo tedesco [sto parlando in tale circostanza di Hegel, essendo i nostri tutti e due tedeschi] proprio quello di averlo compreso e mirabilmente trasmesso, anche al suo allievo pi noto e dotato. In accordo con il pensiero di Hegel, lautocoscienza procede per gradi i gradi della coscienza, che conducono alla piena coscienza di s[1] e si interseca con la storia del genere umano. Nel divenire di questo processo dialettico, lalienazione rappresenta un momento necessario, che pu assumere sia connotati positivi sia connotati negativi. E lalienazione dellautocoscienza, vista in chiave negativa, che poi torna in s stessa in una diversa, successiva e superiore sintesi, rivelando la positivit del fenomeno. Se L. Feuerbach ha in seguito elaborato il concetto di alienazione in relazione alla religione, con la sottomissione delluomo alla potenza divina, la quale comunque una creazione umana che comporta la scissione dellessere, universalizzato in un processo di astrazione, bisogna arrivare a Marx [e a Engels, naturalmente] per trovare finalmente un legame diretto fra la condizione storica delluomo e lalienazione, condizione storica che chiama in causa i rapporti sociali e di produzione di un'epoca determinata, istituendo per tale via un legame in cui acquistano rilevanza, e centralit, il lavoro e la stessa propriet dei mezzi di produzione. Fra unimmagine ideale e astorica delluomo e la concretezza della persona immersa in rapporti sociali particolari, nella sua inevitabile relazione con il mondo esterno che spesso si estrinseca nel lavoro, Marx ha operato una scelta non scontata, per un hegeliano che in un certo senso non ha mai abbandonato i territori dellidealismo, e ha scelto questa ultima. Per avere unidea precisa di cosa significava lalienazione per il filosofo di Treviri e quali sono i suoi effetti sulluomo che in tale caso si incarna nelloperaio costretto al lavoro salariato bisogna far riferimento ai Manoscritti economico-filosofici del 1844, editi allinizio del secolo successivo.

Nei Manoscritti, Marx rivela i quattro volti dellalienazione delloperaio, e quindi dellalienazione umana nellepoca dellaffermazione del modo di produzione capitalistico. Questi volti, o lati, come pi precisamente scrive il filosofo, si possono riassumere nel modo seguente: 1) Estraniazione del prodotto del lavoro, appartenente ad altri [i capitalisti] e considerato come oggetto alieno e oppressivo. La vita che loperaio ha dato alloggetto del lavoro, gli si contrappone ostile ed estranea. 2) Estraniazione dellatto della produzione entro il lavoro. Lattivit non appartiene a chi la compie, allo stesso modo delloggetto, perch luomo non produce per se stesso ma per altri [i proprietari dei mezzi di produzione]. Infatti, secondo il Marx dei Manoscritti, il prodotto dellattivit lavorativa altro non che il rsum della produzione. 3) Estraniazione da s stesso. Lestraneit al proprio corpo, alla natura esterna e allessere spirituale significano lalienazione dellessere umano in quanto tale. 4) Estraniazione delluomo dalluomo. Ha scritto Marx che se luomo si contrappone a s stesso [conseguenza dellestraniazione a s], il prossimo si contrappone a lui, poich il lavoro alienato non pu non riguardare anche il rapporto con laltro, oltre che con loggetto, con latto di produzione e con s stesso. Il lavoro umano non pi libero ma coatto, e questa costrizione denunciata da Marx della quale beneficiano non gli dei ma altri uomini dediti al lusso, al bello, a giochi di potere e al conflitto reciproco per la supremazia, alla piena soddisfazione dei propri appetiti nasconde la realt del primo capitalismo, che il filosofo svela, evidenziando la profonda ineguaglianza insita nei rapporti [sociali] di produzione della sua epoca, ancorch mascherata da uneguaglianza formale, essendo il lavoro salariato libero, a differenza di quello degli schiavi del mondo antico, nel rapporto con i liberi e i patrizi, o dei servi della gleba nel rapporto con chi concretamente godeva del prodotto della loro attivit. Nei rapporti di produzione capitalistici, allepoca della prima industrializzazione e cos come potevano osservarne lo sviluppo K. Marx e F. Engels, il lavoro salariato non certo libero, luomo cerca di sottrarsi a lui, come unica possibilit per raggiungere la felicit, e pur rappresentando un carattere costitutivo e fondante della persona umana, un bisogno insopprimibile delluomo, diventa la fonte stessa dellestraneazione. Conviene, per ricordare come Marx concepiva il lavoro che rende dignit allessere umano, riportare un breve passo tratto dai celebri Lineamenti fondamentali della critica delleconomia politica, successivi ai Manoscritti: Un lavoro realmente libero, ad esempio il comporre musica, al tempo stesso la cosa maledettamente pi seria di questo mondo, lo sforzo pi intenso che ci sia. Il lavoro di produzione materiale pu assumere questo carattere solo nel caso in cui: 1) posto il suo carattere sociale; 2) di carattere scientifico e al tempo stesso lavoro universale, sforzo delluomo non come forza naturale appositamente addestrata, bens come soggetto che nel processo di produzione non si presenta in forma puramente naturale, primitiva, ma come attivit che regola tutte le forze della natura. E questo con buona pace di Adam Smith, che secondo Marx pensava soltanto agli schiavi del capitale ed anche di Fourier, che aveva secondo il filosofo tedesco una concezione ingenua e abbastanza frivola del lavoro, non certo influenzata dalla lezione hegeliana, in quanto il francese interpretava il lavoro umano come puro gioco e divertimento. Marx svela linganno del lavoro salariato libero e la profonda ineguaglianza fra chi ha soltanto lopera lavorativa da offrire e chi, al contrario, dei frutti di tale lavoro di fatto beneficia, nel senso che si tratta non certo di una libera scelta [potendo concretamente rifiutare di prestare lopera, su un piano di parit, e restando inattivi] ma di autentico lavoro coatto, esterno a chi compie latto del produrre, e dunque forzato. Lalienazione, in tale caso, nasce dalla costrizione, dallirreggimentazione della forzalavoro, destinata a diventare merce-lavoro, nella fabbrica e dalla rottura dei precedenti

equlibri sociali. Per quanto riguarda la propriet privata in particolare dei mezzi di produzione, dato che stiamo discutendo di Marx e della sua concezione dellalienazione in rapporto al lavoro salariato in tale contesto teorico la conseguenza dellalienazione del lavoratore e non, come invece pu apparire, lorigine dello stesso. Del resto, la propriet privata ha trovato una giustificazione fin dalla scolastica e da Tommaso dAquino, ma esclusivamente nei termini di una concessione fatta dalla comunit ai suoi membri, in quanto legata al loro lavoro e sprone per loperosit, in unottica di servizio nei confronti della comunit stessa, come si direbbe oggi. Se si accetta il discorso marxiano in relazione alla propriet, ovvio che la conseguenza di unalienazione profonda, che estranea luomo da s stesso e dal prossimo, non pu essere intesa in alcun modo in senso positivo, in quanto frutto di una patologia. Se invece si concepisce la propriet privata come diritto naturale, svincolato dalletica e quindi dal costume della comunit, che la concede ai suoi membri a date condizioni [tornando per un attimo al doctor angelicus Tommaso dAquino], si riesce anche a mascherare il lavoro alienato, spacciandolo per libero, per volontario, e a ipotizzare uneguaglianza fra gli uomini che non ha luogo nel mondo reale dei rapporti sociali e di produzione, come avvenuto storicamente nel pensiero economico liberista. Certo, il discorso marxiano in merito al lavoro salariato capitalistico della prima industrializzazione in Europa, allestraniazione che ha comportato e allineguaglianza reale fra gli uomini, pu sembrare talora un po freddo, frutto di un'impostazione scientifica che poco spazio lascia alle considerazioni etiche, ma dalle seguenti parole, tratte dai Manoscritti del 1844, si comprende bene che cos esattamente non , perch in queste parole vibra lindignazione: Il lavoro produce certamente per i ricchi cose meravigliose; ma per gli operai produce soltanto privazioni. Produce palazzi, ma per loperaio spelonche. Produce bellezza, ma per loperaio deformit. Sostituisce il lavoro con le macchine, ma ricaccia parte degli operai in un lavoro barbarico e trasforma laltra parte in macchina. Produce cose dello spirito, ma per loperaio idiotaggine e cretinismo. Lineguaglianza reale fra uomo e uomo diventa, in tale contesto, una conseguenza del lavoro estraniato [come per quanto riguarda la propriet privata] e non una sua causa. Compito delleconomia politica, premette il Marx dei Manoscritti al breve passo da me riportato, quello di nascondere lestraneazione che implicita nellessenza stessa del lavoro. Il lavoro va qui inteso, non certo come lattivit dellartigiano appartenete alle corporazioni medioevali, oppure quella del piccolo produttore indipendente ateniese nel mondo antico, ma come lavoro salariato a beneficio di un altro uomo, il capitalista[2], a ulteriore riprova che il concetto di alienazione non pu prescindere dalla dimensione storica, e in unepoca determinata deve essere inquadrato. E appunto per il motivo anzidetto che nel tempo presente, in cui il capitalismo si trasforma, per certi versi in modo radicale, trasfigurandosi e diventando altro da s dopo aver raggiunto la piena autocoscienza della sua illimitatezza [mi riferisco al pensiero di Costanzo Preve, che ha elaborato il concetto di capitalismo speculativo, prendendo le mosse dalla filosofia hegeliana], il concetto di alienazione deve essere inevitabilmente ripensato e rielaborato, anche se il lavoro coatto e alienato delloperaio, al quale faceva riferimento il Marx dei Manoscritti, non certo scomparso dalla faccia della terra, e lo possiamo incontrare ad esempio in Oriente, nei vasti territori dove si concentra lo sviluppo industriale cinese, particolarmente nelle aree costiere di quel paese, in contesti economici e sociali in cui si sono riscontrate significative similitudini con la prima industrializzazione dellEuropa. In quella parte del mondo, il passaggio dalla Rivoluzione Culturale maoista al paradigma della economia socialista di mercato ha comportato mutamenti rilevanti, rivoluzionari

ma in senso ampiamente negativo, non soltanto da un punto di vista culturale e ideologico, pur nella persistenza delle strutture di potere del locale partito comunista e del conseguente controllo statal-partitico delle risorse. Strutture di potere finite progressivamente nelle mani di una nuova oligarchia capitalcomunista definibile a pieno titolo mercatista orientale e di fatto proprietaria nel periodo successivo alla sconfitta della banda dei quattro, ossia di quella moderna e celebre congiura alla quale partecipava anche la vedova di Mao, e al fallimento del suo estremo tentativo di restaurazione[3]. Infatti, come si sa o si dovrebbe sapere, il prodigioso sviluppo commerciale e industriale della potenza cinese negli ultimi due decenni, con unaccelerazione agli esordi del terzo millennio, ha fatto ampio ricorso alla costrizione nei confronti delle popolazioni rurali, in parte urbanizzate a forza e in parte espropriate delle loro fonti di sostentamento, principalmente attraverso lesproprio delle terre per mutarne la destinazione, favorendo lestensione conseguente delle aree industriali e urbane, in una irreggimentazione della forza-lavoro non troppo dissimile da quella che nellEuropa della prima industrializzazione ha fatto seguito alla recinzione delle terre aperte, e per qualche verso accostabile a questo fenomeno storico e sociale. Il primo capitalismo europeo [nella fattispecie britannico] ha avuto necessit di grandi quantit di forza-lavoro da irreggimentare nella fabbrica, e si valso del lavoro di coloro che venivano dal mondo rurale, da quello delle produzioni artigianali, e via discorrendo. Gli immensi bacini di mano dopera di cui hanno potuto disporre il capitalismo mercatista cinese e quello occidentale oggi ampiamente delocalizzato nella stessa Cina per lindustrializzazione del paese sono infatti concentrati nelle campagne dellantico impero di mezzo. Altro aspetto da evidenziare il ricorso al vero e proprio lavoro coatto, in tale caso formalmente e legalmente coatto, che quello di detenuti e dissidenti politici, valutato intorno ai cinque milioni di unit, ma che con tutta probabilit di dimensioni notevolmente superiori: fra i dieci e i quindici milioni di persone, costrette a lavorare forzatamente a beneficio esclusivo di altri[4]. Vi poi luso massiccio del carbone nel miracolo cinese, che secondo certe fonti ha riguardato addirittura il settanta per cento del combustibile utilizzato, tanto che si pu tentare una curiosa similitudine fra culture diverse, contesti geopolitici ed epoche storiche differenti ma non per questo completamente priva di significati con lindustrializzazione britannica settecentesca alimentata dal carbone, la prima a partire nellEuropa dellultimo quarto del diciottesimo secolo, agli esordi di unera caratterizzata dalluso crescente [e smodato] dei combustibili fossili. Lavoro coatto, alienato, irreggimentato, sottopagato, privo di dignit e garanzie sociali, se non in certi casi di matrice schiavistica, hanno riguardato negli ultimi anni non soltanto la Cina, ma numerosi altri paesi in altre aree del pianeta, in particolare nella parte meridionale e orientale dellemisfero, come ben sappiamo. Territori in cui la costrizione al lavoro regna sovrana, per portare un altro esempio qualificante, sono quelli in cui da tempo sono stabilite le cos dette zone franche di esportazione, nei paesi in sviluppo, alle quali hanno avuto accesso i grandi capitali finanziarizzati, non esclusivamente occidentali, in assenza di legislazioni sociali e di protezione dei lavoratori, e questo avvenuto in combutta con organismi statuali che hanno privilegiato la necessit di attrarre capitali stranieri, al di fuori di ogni altra considerazione e nellimposizione del mito dello sviluppo. In queste zone franche, autentiche terre di nessuno per quanto attiene la tutela del lavoro e talora degli stessi diritti fondamentali delluomo, decine di milioni di lavoratori con la prevalenza, sembrerebbe, dellelemento femminile in giovane et, soggetto ad ogni sorta di violenza da parte di capi e sorveglianti hanno sperimentato e sperimentano quotidianamente, sulla loro pelle, un lavoro coatto e alienante che in certi casi pu essere

peggiore di quello descritto da Marx, in relazione alla prima industrializzazione dellEuropa. Dal lato puramente economico, le esigenze della macchina capitalistica di produzione di utili e creazione del valore per la propriet globalista, riducono i compensi al solo dollaro o ai soliti due dollari il giorno, segno che la razionalit strumentale ha fra gli obbiettivi primari la compressione, fino allestremo e ormai apertamente, oltre qualsiasi ragionevole limite e tutela dei lavoratori, dei costi di produzione, in un processo di loro piena identificazione con quello del lavoro. Sono questi i risvolti concreti dellapertura al mercato, nella realt sociale ed umana di molte aree del mondo, invase dal brigantaggio di un capitalismo non pi borghese e non pi proletario, retto da logiche rinnovate, rispetto ai tempi in cui viveva Marx, e fonte di nuove, pi invasive e feroci schiavit tollerate dagli stati e dagli organismi sopranazionali. Ma in occidente e nel nord del pianeta che la metamorfosi ultima della crisalide capitalistica rivela lassetto futuro che potranno assumere le societ umane, ed in tale contesto che sta nascendo un nuovo ordine sociale, con lo scardinamento e il superamento del precedente, ed qui che hanno fatto capolino, con una drammaticit che non tutti hanno percepito, nuove forme di alienazione e di condizionamento. Certo, vi anche laspetto distributivo del prodotto, il dato materiale nella sua essenza, quantificabile e monetizzabile, con i redditi da lavoro [dipendente, operaio e del ceto medio] sempre pi compressi, ma questa compressione che tende ad accentuarsi deriva da un nuovo modo di intendere il lavoro e dalle trasformazioni culturali che ne sono allorigine. Per quanto riguarda specificamente la parte nord-occidentale del mondo, la diffusione dellideologia neoliberista ha contribuito alla metobalizzazione di profonde ingiustizie distributive, che altrimenti, in assenza di un raddoppio ideologico siffatto, avrebbero comportato ben maggiori tensioni sociali e opposizioni. Il circuito merce-denaro-merce evocato da Marx, che imprigiona il lavoratore e comporta la sua progressiva svalorizzazione da un punto di vista di umano ed economico-sociale, e la stessa estrazione del plusvalore al quale il lavoratore assoggettato, si sono evoluti nella catena della creazione del valore finanziario e borsistico, particolarmente nelle produzioni pi sofisticate della nostra epoca e nelle economie avanzate. La cos detta finanziarizzazione delleconomia, lemergere di sofisticate produzioni culturali e immateriali rappresentano dati nuovi, che non esplicavano i loro effetti nel tempo del primo capitalismo, quello correttamente definibile borghese, ed anche se Marx ha avuto qualche significativa intuizione, con particolare riferimento al capitale finanziario e alla sua evoluzione futura, non poteva di certo nel suo presente osservare i fenomeni che oggi noi osserviamo, con sempre maggior chiarezza. N poteva Marx, che fu uomo dellottocento pur con grandi capacit analitiche e di elaborazione del pensiero, e buone doti predittive, intuire la deriva che avrebbe seguito il capitalismo contemporaneo, o la sua ferale capacit di suscitare le forze produttive, di riorganizzarle su nuove basi per perpetuarsi, in forme diverse e originali rispetto alle fasi e alle et precedenti[5], grazie agli Armaggedon rappresentati dalle grandi depressioni del passato, e questo oltre tutte le attese [e per molti le speranze] suscitate dalle teorie del crollo novecentesche, che della rielaborazione in taluni casi infedele del pensiero di Marx si sono nutrite. Oggetto del cambiamento, che implica una decisa e totale ri-mercificazione del lavoro rispetto ai decenni precedenti, una sua progressiva perdita di importanza da un punto di vista sociale e culturale, non tanto e soltanto il tradizionale lavoro delloperaio, ma anche [e sempre di pi] il lavoro intellettuale, il lavoro dei colletti bianchi, il lavoro specializzato con contenuti tecnico-scientifici, espresso in parte significativa dai ceti medi figli del welfare. La via [anche se non lunica e la sola] attraverso la quale si modifica lordine sociale preesistente, non pi funzionale alla riproduzione sistemica nei nuovi contesti, anche la

via che porta alla precarizzazione e flessibilizzazione delluomo, e ancora una volta come ai tempi di Marx, ma in modo alquanto diverso e con nuovi strumenti, particolarmente nelle societ che si definiscono avanzate rappresentata proprio dal lavoro. Lessere umano si trasforma in qualcosa di inedito nel corso della storia precedente, cio in quello che potremo definire luomo precario, quale testimone inconsapevole e manipolato, costretto ad assistere alla nascita di un nuovo modo di produzione sociale e di un nuovo mondo culturale, e ad alimentarli con laccettazione incondizionata del lavoro flessibile e precario o a subire passivamente il destino dellesclusione. Per comprenderlo appieno, dopo il breve ma spero significativo excursus storico e teorico relativo allalienazione che ho presentato in questo capitolo, dobbiamo approcciare direttamente la questione dellalienazione nel presente in cui viviamo, alla luce delle grandi trasformazioni culturali, ideologiche, economiche e sociali in atto, avendo particolare riguardo per la parte occidentale del mondo ed osservando tali fenomeni nel cuore delle societ che si definiscono sviluppate, fra le quali quella italiana. Forme nuove e pi sofisticate di estraneazione si manifestano, in tali societ, e sono legate ancora una volta nella loro origine al lavoro [non soltanto operaio ma anche e sempre pi spesso intellettuale], oggi reso precario e indebitamente flessibilizzato, in un processo che in altra sede ho ritenuto opportuno chiamare processo di flessibilizzazione delle masse per la precarizzazione dellessere umano nella sua totalit, non soltanto entro la dimensione lavorativa e nei periodi di lavoro fino a giungere ad una vera e propria simbolizzazione del conflitto [di classe, ma anche culturale] che va ben oltre la sua economicizzazione, manifestatasi gi nelle epoche passate e nelle precedenti et del capitalismo[6]. Ma un simile studio sar loggetto dei capitoli che seguiranno, assieme ad una rielaborazione del concetto di alienazione umana.

[1] Per quanto riguarda i gradi della coscienza, si va dalla certezza sensibile, per poi passare al grado successivo della percezione e, infine, allintelletto. [2] Precisa Marx che ovviamente il beneficiario dellalienazione del lavoratore un altro uomo, non certamente unimprobabile divinit che non si mostra, o la natura stessa, e scrive nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 che se unattivit non appartiene a chi la compie, a chi pu mai appartenere? Ad un essere diverso dal lavoratore, naturalmente. Si tratta forse degli dei, egli si chiede? La risposta illuminante, e fa comprendere in modo chiaro e diretto il suo pensiero: [] nellantichit non soltanto la principale produzione, come quella dei templi [] appare eseguita al servizio degli dei, ma agli dei appartiene lo stesso prodotto. Solo che gli dei non furono mai essi stessi gli unici padroni. E neppure la natura. Questa contraddizione non ci sarebbe se, quanto pi con il suo lavoro assoggetta la natura, quanto pi i miracoli divini diventano superflui a causa dei miracoli dellindustria, luomo dovesse per amore di queste forze rinunciare alla gioia della produzione e al godimento del prodotto. Lessere estraneo, al quale appartiene il lavoro e il prodotto del lavoro, che si serve del lavoro e gode del prodotto del lavoro, non pu essere che luomo.

[3] Lanno dal quale simbolicamente iniziata la maturazione dei grandi cambiamenti nella societ cinese il 1976, anno in cui scomparso lo stesso leader Mao Zedong, e questo anche se la modernizzazione del paese e labbandono del maoismo, promossi da Zhou Enlai, hanno avuto inizio con l'anno precedente, cio nel 1975. [4] Del resto, anche nel nostro paese che negli ultimi anni stato interessato dallimmigrazione cinese, sono stati scoperti laboratori gestiti da immigrati cinesi, in alcuni casi camicerie, in cui lo sfruttamento del lavoro, anchesso prestato da lavoratori cinesi, era di stampo chiaramente schiavistico, ed il lavoro imposto alienante e inequivocabilmente coatto, fondato sulla costrizione e

su di una autentica riduzione in schiavit. [5] Nel caso dellevoluzione del capitalismo contemporaneo, rispetto a ci che stato per buona parte della seconda met del novecento, ho modo di ritenere che stiamo entrando, non in una nuova fase capitalistica [come ho gi scritto in altra sede], ma in un nuovo evo della storia umana, perch viviamo in un periodo storico di graduale, ancorch rapido, passaggio dal vecchio modo di produzione ad un nuovo modo di produzione sociale, caratterizzato da un cambiamento culturale epocale, da un cambiamento antropologico ugualmente rilevante, e da nuovi paradigmi in via di affermazione. [6] Per quanto riguarda la flessibilizzazione di massa e la simbolizzazione del conflitto, faccio riferimento alla mia parte del libro, scritto con il filosofo Costanzo Preve, dal titolo Nuovi signori e nuovi sudditi [Petite Plaisance, collana Divergenze, Pistoia, anno 2010] ed in particolare allApprofondimento in cui tratto specificamente della Rottura dei vecchi equilibri sociali e flessibilizzazione delle masse. E ovvio che il ricordato processo prende in prestito il nome dalla flessibilit alla quale stato assoggettato il lavoro umano, in misura crescente, negli ultimi due decenni.

COS' E' L'ALIENAZIONE Di Marco (del 05/08/2007 @ 12:34:41, in Considerazioni, linkato 322 volte) Il termine alienazione nasce per la prima volta nellambito della filosofia di Hegel e ripreso successivamente dalla sinistra hegeliana fra cui Marx. Che cos lalienazione per Marx ? E' semplicemente la separazione operata dal capitalismo fra valore duso e valore di scambio. Lattivit lavorativa umana ha sempre avuto come scopo quello di procurare alluomo stesso i mezzi necessari alla sopravvivenza. La priorit delle necessit da perseguire, come indica la celebre scala di Manslow, pone al primo posto i bisogni materiali ossia cibo, casa, indumenti, etc. In generale chiaro che se le necessit materiali non sono prioritariamente soddisfatte, nemmeno quelle psicofisiche o spirituali possono essere conseguite. E difficile che un uomo che ha il grosso problema di garantirsi la sopravvivenza biologica, in quanto manca di cibo, acqua, casa , etc possa pensare di elevarsi culturalmente e psicologicamente leggendo un libro o andando al cinema. Per questo luomo, dice Marx, si sempre fabbricato da se' gli oggetti che servono a soddisfare i suoi bisogni estraendo dalla natura i materiali necessari a questo fine. Col capitalismo invece cosa succede? Succede che il valore duso degli oggetti, ossia gli oggetti che luomo fabbrica o coltiva da se' con i propri mezzi di produzione, viene sostituito dal valore di scambio. Lindividuo non fabbrica pi cose che servono a se' ma oggetti che servono ad altri, in quanto non pi proprietario dei mezzi di produzione. Che poi possa procurarsi cibo, casa e indumenti col denaro guadagnato lavorando, non fa differenza, perch resta il fatto fondamentale che non produce pi ci che gli serve. e quindi la sua dimensione di uomo che bada a se stesso e quindi autosufficiente, viene umiliata. In altri termini la scaletta delle priorit di cui sopra, viene alterata: non si fabbricano pi prioritariamente le cose pi utili a se stessi, ma bens quelle pi redditizie per chi detiene i mezzi i produzione. Lindividuo non pi in grado di fabbricare da se' gli oggetti di cui necessita, perch non detiene pi la propriet degli strumenti indispensabili a quella fabbricazione. A questo punto lindividuo doppiamente alienato: dalle sue necessit primarie dal punto di vista materiale e dalla sua propria evoluzione psicologica e intellettuale da un punto di vista spirituale. Oggi accanto al primo aspetto, si evidenzia sempre pi anche il secondo: separato dai mezzi di produzione e oppresso dalle necessit materiali che lo schiacciano, il lavoratore anche separato dalla possibilit di compiere ( non di realizzare ma di compiere ) se stesso, cio di assecondare la propria vocazione ossia la propria crescita interiore. Lindividuo, il lavoratore, oggi non pu pi scegliere se stesso ma costretto, competendo con altri lavoratori, come vuole il sistema, a farsi scegliere da un entit anonima, invisibile, demiurgica,

apparentemente onnipotente nel determinare il destino del singolo, ma soprattutto alienante:il mercato del lavoro capitalistico. Questo fatto di una portata epocale, perch il lavoratore che non pu realizzarsi materialmente, non pu nemmeno compiersi psicologicamente, intellettualmente, spiritualmente: si tratta dellestremo pericolo, perch un uomo impossibilitato a compiersi, un uomo alienato da se stesso e quindi dalla propria umanit. Fenomeni come levasione nei rifugi della droga, dell alcool, della pornografia, dellabbrutimento morale e intellettuale, della depressione nascono dalla frustrazione e mancanza di senso, prodotti dall alienazione. Che, ci si domanda se non sia volutamente indotta, per rendere i lavoratori sempre pi poveri, incolti e quindi gestibili e manipolabili a piacimento.

UMBERTO GALIMBERTI NEI CONFRONTI DELLA TECNICA LUOMO DIVENTATO UN FUNZIONARIO di Gianfranco Cord

Luomo nellet della tecnica il titolo della Lezione Magistrale che Umberto Galimberti tiene qui a Modena. Galimberti mi dichiara:La tecnica lessenza delluomo. Gli uomini non hanno istinti. E non hanno un codice di comportamento predefinito come quello degli animali. In realt, gli uomini riescono a vivere solo grazie alle proprie capacit tecniche. Oggi la tecnica diventata elefantiaca. una faccenda enorme. Si avuto un aumento quantitativo della tecnica. E tutto ci ha determinato anche una variazione qualitativa. Oggi nei confronti della tecnica luomo diventato un funzionario. E la politica non ormai pi il luogo delle decisioni. Inoltre la tecnica mette ogni giorno in circolazione una quantit di problemi sui quali tutti noi possiamo avere come non avere competenza. Ed ancora di questo passo la tecnica rischia di sostituire la democrazia con la retorica. Anche dal punto di vista morale la tecnica pone dei problemi enormi. Se uno pensa che lordine giuridico ragiona ancora secondo la morale cristiana... Ma esaminare le intenzioni non molto interessante dal punto di vista della tecnica. Letica proposta da Kant, quella delluomo come fine e non come semplice mezzo, era un etica buona per un certo periodo, periodo nel quale gli uomini erano meno che ora ed i mezzi erano sovrabbondanti. Ma oggi gli stessi fini sono cambiati moltissimo. Laria, ad esempio, oggi un fine da salvaguardare tanto quanto luomo. Per cui, ci vuole una nuova etica della responsabilit. Le azioni devono essere giudicate a seconda degli effetti che producono e finch tali effetti risulteranno prevedibili. Anche da questo punto di vista c da notare una cosa. La tecnica ha operato infatti una trasformazione notevole: essa ha eliminato la dimensione dellagire e lha sostituita con quella del fare. Intendo con fare: l eseguire bene o male - tutte quelle azioni che vengono descritte dallApparato Tecnico di appartenenza. Ancora: la tecnica produce una modificazione del nostro stesso modo di pensare; essa ci allena al pensiero calcolante, cio al pensiero convergente: quello fatto di soli zero ed uno, quello dei computer insomma. E la tecnica modifica anche il nostro sentimento. Come? Beh, la tecnica ci propina il dolore del mondo quotidianamente, tramite i media, e quindi produce in noi lindifferenza. Tutti questi rischi furono bene individuati da Heidegger quando questi afferm che noi non siamo affatto preparati alla trasformazione tecnica del mondo. A questo bisogna anche aggiungere che noi non disponiamo, oggi come oggi, di un pensiero che sia alternativo a quello tecnico. In sostanza, la tecnica la forma pi alta di razionalit strumentale raggiunta dalluomo nel corso della sua storia ed spassionata. Oggi la macchina raccoglie (in s) un precipitato di intelligenza umana oggettivata decisamente superiore alla razionalit che presente nelloperatore (della stessa macchina). Per cui lOccidente il tipo di umanit pi debole del Pianeta perch lOccidente il luogo pi tecnicamente assistito dellintero Pianeta.

Karl Marx parlando della situazione in cui si veniva a trovare loperaio alle prese con lApparato Tecnico tipico del capitalismo delle origini faceva riferimento al concetto di 'alienazione'. Oggi, di fronte ad una tecnica quale quella da Lei descritta, questo concetto marxiano da considerarsi del tutto superato? Lalienazione di Marx era gi superabile in s. La volont del servo e del signore la potevano superare. Per questo era possibile la Rivoluzione. Oggi sia il servo che il signore sono dalla stessa parte ed hanno un unico antagonista: lApparato Tecnico; cio la razionalit del sistema. Oggi non esiste pi il conflitto fra due volont diverse di cui parlava Marx. Entrambe le volont, ora, sono contro quel Nessuno che composto dalla razionalizzazione degli scambi economici, dalla comunicazione e dalla tecnologia. Ma oggi noi non siamo ancora nellet della tecnica completamente dispiegata. Ancora, dietro quel Nessuno c sempre un Qualcuno. Del resto, forse, esso stesso non del tutto inesplicabile. Questa razionalizzazione degli scambi economici e poi la comunicazione, la tecnologia, le reti planetarie: tutto ci gioca a un livello simbolico alto Jean Baudrillard, mi pare, ci aveva avvertito da tempo Baudrillard dice: noi non abbiamo pi un esperienza reale ma abbiamo un esperienza mediata della realt Mediata dai media. Esiste una preminenza del virtuale nei confronti del reale. In realt, il livello simbolico quello pi pericoloso! Come afferma lo stesso Baudrillard: un terrorista oggi sta giocando una sfida simbolica che la pi alta che sia possibile: la sua stessa vita Come possiamo concludere, dunque? Dicendo che oggi se io tolgo la parola Dio dal mondo, il mondo neanche se ne accorge. Ma se tolgo la parola tecnica il mondo se ne accorge! Perch la tecnica tende al suo autopotenziamento prescindendo da qualsiasi scopo. Per questo! estremamente significativo dare unocchiata a come funziona la ricerca tecnica. Un ricercatore sta dieci anni su una singola molecola. Un altro sta altri dieci anni su un'altra molecola. A che scopo? Non si sa. Ma, se intanto succede qualcosa: la si prende! E quello che viene trovato sono solo dei Risultati di Procedure che non erano strettamente previsti.

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