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Caratteri generali del

marxismo
Filosofia
9 pag.

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CARATTERI GENERALI DEL MARXISMO

Investe l’intero assetto strutturale e


1) Carattere globale sovrastrutturale del capitalismo e
dell’analisi marxista del mondo borghese nella
molteplicità delle manifestazioni

2) Il motivo della prassi


Il marxismo non è solo un’interpretazione
dell’uomo e del suo mondo, ma anche un
impegno di trasformazione rivoluzionaria che
si attua attraverso l’unione tra teoria e prassi.

3) Radici culturali del Filosofia tedesca da Hegel a Feuerbach.


marxismo Economia borghese di Smith e Riccardo.
Il socialismo utopistico di Saint Simon e Owen.

CRITICA DI HEGHEL

Al misticismo logico → le istituzioni finiscono per essere personificazioni di


una realtà spirituale che nasce dal capovolgimento
idealistico fra soggetto e predicato, fra concreto e
astratto (vedi es. pag 54). Questo vuol dire che
l’idealismo fa del concreto la manifestazione
dell’astratto (in Hegel la realtà diventa manifestazione
dello spirito).

Si contrappone

Il metodo trasformativo → che consiste nel ri-capovolgere ciò che l’idealismo ha


capovolto, ossia riconoscere ciò che è veramente
soggetto e ciò che è veramente predicato.

Conservatorismo politico → porta a canonizzare la realtà esistente che diventa


manifestazione dello spirito assoluto.

Il giustificazionismo politico è confermato dal giustificazionismo speculativo e porta ad


accettare le istituzioni statali vigenti.

La critica dell’hegelismo porta anche alla critica della


Dialettica → che è capovolta, cioè cammina sulla testa, bisogna rimetterla
materialisticamente sui piedi partendo dalla concezione generale
della realtà come totalità storico processuale costituita di elementi
concatenati e mossa dalle opposizioni che, secondo Marx, in Hegel
troppo astratti e che non sempre portano ad una sintesi bensì alla
lotta ed alla esclusione (pag. 55).

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LA CRITICA DELLA MODERNITÀ E DEL LIBERALISMO

La critica della modernità e del liberalismo si basa sulla

scissione moderna fra borghese → egoismo tipico della società civile


(terra)
società civile e stato
cittadino → stato e bene comune (cielo)

porta

La falsa universalità dello stato moderno che


difende gli interessi particolari dei gruppi e delle
classi (pag. 55).
alla falsa universalità Come i cristiani, pur essendo tutti disuguali in
dello stato moderno terra si consolano di essere tutti uguali in cielo,
così gli individui dell’epoca borghese, pur
essendo tutti disuguali nella società civile, si
consolano di essere tutti uguali nello stato il
quale nel capitalismo è una “evanescente
democrazia cristiana”.

La falsa universalità dello Individualismo e atomismo cioè dalla separazione


Stato moderno (bellum del singolo dal tessuto comunitario e dalla
omnium contra omnes) nascita, dopo le R.F. di una società
deriva dal tipo di società strutturalmente a-sociale (esaltazione della
che si è formata nel mondo libertà individuale e della proprietà privata)
moderno

Rifiuto dello stato liberale Rifiuto del principio di rappresentanza che nasce
dalla scissione tra individuo e stato.
Rifiuto della libertà individuale espressione
dell’atomismo borghese.

L’ideale di una democrazia totale Compenetrazione perfetta tra singolo e genere,


= comunismo individuo e comunità che si ottiene eliminando le
disuguaglianze reali tra gli uomini ed in modo
particolare la proprietà privata che è il principio
stesso di ogni diseguaglianza. Nella prima fase
(‘43) lo strumento è il suffragio universale; nella
seconda fase la rivoluzione proletaria.

Emancipazione politica ed umana In quanto l’uguaglianza non è formale ma


sostanziale perché recupera l’essenza sociale
dell’uomo.

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LA CRITICA DELL’ECONOMIA BORGHESE E IL TEMA DELL’ALIENAZIONE

Limiti dell’economia Il problema viene affrontato nei manoscritti economico


borghese filosofici del 1844. Marx critica l’economia borghese sia
perché è l’espressione teorica del capitalismo, sia perché
↓ fornisce un’immagine falsa del mondo borghese. Questo
dipende dalla sua incapacità di pensare in modo
Non riconosce il carattere “dialettico”, infatti non ha una prospettiva storico
processuale della storia e processuale che “eternizza” il sistema capitalistico che
parte dal postulato della diventa non uno dei tanti sistemi economici possibili, ma
proprietà privata il sistema per eccellenza. La proprietà privata,
conseguentemente, funge da postulato in ogni ricerca di
economia “scientifica”. Questo mancato riconoscimento
del carattere processuale della storia impedisce
all’economia politica borghese di riconoscere la
conflittualità tra capitale e lavoro salariato, tra borghese
e proletario.
Questa conflittualità nei Manoscritti è ALIENAZIONE.

Alienazione Il concetto di Alienazione è hegeliano. Per Hegel


l’alienazione è lo spirito che esce fuori di sé nella natura
e nell’oggetto per poter poi ritornare in sé in modo più
arricchito. L’alienazione è, quindi, negativa e positiva
insieme. In Feuerbach l’alienazione è negativa ed è
essenzialmente religiosa, è una condizione patologica di
scissione, di dipendenza e di auto estraneazione. Marx si
rifà a Feuerbach ma considera l’alienazione non come un
fatto puramente coscienziale, ma come un fatto reale in
quanto è di natura socio economica e si identifica con la
condizione del salariato nel capitalismo. L’alienazione
presenta 4 aspetti:
1. il lavoratore è alienato rispetto al prodotto della
sua attività in quanto con la forza lavoro produce
un oggetto, il capitale, che non solo non gli
appartiene ma è una potenza dominatrice nei suoi
confronti;
2. il lavoratore è alienato rispetto alla sua attività che
diventa lavoro forzato, costrittivo in cui egli è
strumento di fini estranei (il profitto capitalista).
L’uomo è bestia quando lavora ed è uomo quando
è bestia (mangiare, bere, procreare).
3. il lavoratore è alienato rispetto al suo stesso
wesen, cioè alla sua essenza perché la prerogativa
dell’uomo è il lavoro libero, creativo, universale e
all’interno dell’economia capitalistica diventa
forzato, ripetitivo ed unilaterale;
4. il lavoratore è alienato rispetto al prossimo perché
l’altro per lui è il capitalista che sfrutta la sua forza
lavoro e lo espropria del frutto della sua fatica.

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L’alienazione è causata Logica del profitto → il capitalista utilizza la forza lavoro
dalla proprietà privata del salariato per accrescere il proprio profitto.
dei mezzi di produzione La dis-alienazione si attua con l’avvento del comunismo
che elimina la proprietà privata. In questo senso la storia è
il luogo della perdita e della riconquista, da parte
dell’uomo, della propria essenza e il comunismo è la
soluzione dell’enigma della storia. In questa
dialettizzazione del corso storico si sente l’influsso della
Fenomenologia dello Spirito. Come per Hegel la coscienza,
dopo essersi perduta nelle figure, ritrova se stessa nello
Spirito Assoluto, così per Marx l’uomo, dopo aver smarrito
se stesso nella civiltà di classe, ritrova se stesso nel
comunismo. Ancora una volta è fondamentale il rapporto
Max - Heghel.

Meriti di Hegel 1. l’uomo è concepito secondo un’ottica storica perché


riconosciuti da Marx è il risultato della propria attività (processo di auto
generazione;
2. importanza del lavoro nel processo auto formativo;
3. tale processo è alienazione e soppressione
dell’alienazione;
4. la dialettica della negatività è principio motore e
generatore.

Demeriti di Hegel 1. riduzione dell’individuo ad autocoscienza e spirito:


non l’uomo reale ma la sua essenza astratta;
2. il lavoro spirituale e speculativo è quello del filosofo;
3. l’alienazione e la disalienazione sono operazioni
ideali che si consumano a livello coscienziale e non
pratico;
4. l’alienazione non è solo l’oggettivazione del soggetto
perché si attua nell’esperienza disumanizzante
dell’operaio

In conclusione la storia di Hegel è una storia ideale -


astratta che non si rende conto che l’alienazione
economica è un fatto reale che sta alla base di tutte le
altre alienazioni soprattutto di quelle politiche e religiose.
L’unico modo per abbatterla è l’atto reale e non puramente
pensato della rivoluzione e della instaurazione del
socialismo.

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IL DISTACCO DA FEUERBACH

Riconosce a Feuerbach il merito di essere stato il primo ad avere un rapporto critico


con la dialettica hegeliana.
La principale rivoluzione teoretica di Feuerbach consiste:
1. nell’aver riconosciuto la naturalità e la concretezza dell’uomo che non va
ridotto, come aveva fatto Hegel, ad autocoscienza e manifestazione dello Spirito
assoluto;
2. pur riconoscendo la naturalità dell’uomo Feuerbach non ne riconosce la storicità
e quindi non si rende conto che l’uomo più che natura è storicità, cioè società e
storia perché l’individuo è reso tale dalla società storica in cui vive e non esiste
l’uomo in astratto, ma l’uomo figlio di una determinata società e di un
determinato mondo storico. In questo modo Marx corregge Hegel con Feuerbach
quando difende la naturalità dell’uomo e Feuerbach con Hegel quando
sottolinea la socialità e la socialità dell’uomo. Con Marx l’indagine passa dalla
problematica antropologica all’indagine storica e socio - economica secon un
processo che Althusser ha descritto come transizione dalla filosofia alla scienza.
3. Marx da anche una diversa interpretazione della religione perché, pur
accettando il meccanismo dell’alienazione religiosa che vede in Dio la
proiezione dei bisogni dell’uomo, va oltre in quanto, per Marx, le radici del
fenomeno religioso non vanno cercate nell’uomo in quanto tale, ma in un tipo
storico di società. Negli Annali franco-tedeschi ha elaborato la teoria della
religione come oppio dei popoli “sospiro della creatura oppressa” che cerca
nell’aldilà ciò che è negato in questo mondo. Per eliminare questo narcotico
delle masse non è sufficiente, come pensava Feuerbach, la critica filosofica, ma
la prassi rivoluzionaria e l’abbattimento della società di classe. Il nuovo
materialismo di Marx considera l’uomo come prassi perché la soluzione dei
problemi non è data dalla speculazione ma dall’azione (pag. 59, Tesi su
Feuerbach).

LA CONCEZIONE MATERIALISTICA DELLA STORIA

Con le tesi su Feuerbach Marx passa dall’umanismo al materialismo storico. Tale


passaggio si concretizza nell’Ideologia tedesca rimasta inedita fino al 1932 e scritta
insieme ad Hengels.
L’importanza di questa opera sta nel fatto di cogliere il “movimento reale” della storia
al di là delle interpretazioni ideologiche che falsificano la struttura effettiva della
realtà.
Marx ed Hengels nel loro discorso storico materialistico contrappongono la “scienza
reale e positiva” alla ideologia. L’ideologia è una falsa rappresentazione della realtà
perché si basa non sulla comprensione oggettiva dei rapporti reali tra gli uomini, ma
su una immagiei falsa di essi. L’obbiettivo di Marx è quello di svelare, al di là della
ideologia, la verità sulla storia attraverso un punto di vista obbiettivo sulla società che
permetta di vedere come gli uomini sono realmente. Da qui nasce la nuova scienza
della storia di cui la filosofia è lo strumento che consente di avere una sintesi dai
risultati più generici che è possibile astrarre dall’esame dello sviluppo storico degli
uomini.
La storia è così un processo materiale alla cui base sta il lavoro che è:
1. produzione della vita materiale → che umanizza gli uomini;
2. produzione di mezzi di sussistenza

Nell’ambito di quella produzione sociale dell’esistenza che è la storia e bisogna


distinguere due elementi di fondo:
2.a. le forze produttive;
2.b. i rapporti di produzione.

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Forze produttive → sono tutti gli elementi necessari al processo di produzione e cioè:
1. gli uomini che producono → forza lavoro;
2. i mezzi (macchine-terra) → mezzi di produzione;
3. le conoscenze tecniche e scientifiche.

Per rapporti di produzione Marx intende i rapporti che si instaurano tra gli uomini nel
corso della produzione e che regolano il possesso e l’impiego dei mezzi di produzione
e la ripartizione di ciò che tramite essi si produce. I rapporti di produzione sono
giuridicamente rapporti di proprietà.
Il “modo” di produzione è costituito dalle forme di produzione e dai rapporti di
produzione di un certo periodo.
L’insieme dei rapporti di produzione è la struttura, cioè lo scheletro economico della
società; le dottrine politiche, etiche, artistiche, religiose e filosofiche rappresentano la
sovrastruttura e non vanno intese idealisticamente come delle realtà a se stanti, ma
come espressione dei rapporti che definiscono la struttura di una certa società storica.

IL MANIFESTO

Nel 1848 Marx pubblica il “Manifesto del Partito Comunista” in cui espone la
concezione marxista del mondo attraverso tre punti fondamentali, precisando gli scopi
ed i metodi dell’azione rivoluzionaria e precisamente:
1. analisi della funzione storica della borghesia;
2. concetto della storia come lotta di classe;
3. critica dei socialismi non scientifici.
Riguardo al primo punto Marx ritiene che la borghesia, a differenza delle classi che
hanno dominato nel passato e che tendevano a conservare staticamente i mezzi di
produzione, non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di
produzione e tutto l’insieme dei rapporti speciali. Ciò sottolinea che la borghesia è una
classe “dinamica” (pag. 64). La sua dinamicità è alla base della lotta di classe volta al
superamento del capitalismo. Nel Manifesto la lotta di classe è soggetto autentico di
storia. Egli puntualizza che:
1. l’esistenza delle classi è legata a determinate fasi storiche di sviluppo di
produzione;
2. le classi si definiscono in relazione alla proprietà o meno dei mezzi di produzione
la quale fa si che in ogni epoca vi siano sempre due classi fondamentali;
3. la lotta di classe conduce necessariamente, attraverso la dittatura del
proletariato, ad una società senza classi.
Il Manifesto è importante perché insiste internazionalismo della lotta proletaria; infatti
termina con il famoso slogan “Proletari di tutto il mondo unitevi”.

IL CAPITALE

Economia e dialettica
Il Capitale è il capolavoro di Marx. Il sottotitolo, “Critica dell’economia politica”, rivela
la netta contrapposizione del marxismo con l’economia classica di Smith e Ricardo, a
differenza dei quali Marx ritiene che non esistono leggi universali dell’economia perché
ogni costruzione sociale ha leggi storiche specifiche. Partendo dal motivo della prassi
rivoluzionaria egli giunge alla conclusione che la struttura della società borghese ha in
sé delle contraddizioni che sono la base oggettiva della sua fine. Da tutto ciò deriva la
convinzione che l’economia deve far uso dello schema dialettico, mutuato da Hegel,
della totalità organica. Questo vuole dire che il capitalismo è una struttura composta
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da elementi strettamente connessi ed interdipendenti. Lo studio del capitalismo è
costruito attraverso il procedimento astrattivo che mette in luce le sue caratteristiche
di fondo su cui costruire delle “previsioni” insieme al carattere tendenziale delle leggi.
Queste leggi non vanno confuse con delle profezie anche se il Capitale si presenta
“come un libro di predizioni circa i destini futuri del capitalismo moderno”. Questo ha
portato i critici di Marx a leggerlo come un libro di profezie sbagliate.

Merce, lavoro, plusvalore


La caratteristica del modo capitalistico di produzione è quella di essere produzione
generalizzata di merci. Per questo la prima parte del Capitale studia il fenomeno
merce.
La merce presenta diverse caratteristiche Possiede un valore d’uso, cioè deve essere
utile a qualcosa, deve soddisfare dei bisogni
(dello stomaco o della fantasia).
Possiede un valore di scambio: si basa
sull’equazione valore = lavoro (come
avevano spiegato gli economisti classici)
per cui il valore di scambio di una merce
dipende dalla quantità di lavoro
socialmente necessaria per produrla.
Socialmente necessaria = produttività
sociale media esistente in un determinato
periodo (pag. 68). Da notare che il valore
non si identifica con il prezzo che è
influenzato da fattori diversi come
l’abbondanza o la scarsezza di una merce.
Questo vuol dire che il prezzo non è il
valore ma ha il valore alla propria base.

Le merci, quindi, non hanno valore di per sé perché sono il frutto dell’attività umana e
dei rapporti sociali. Il marxismo, riconoscendo che alla radice del valore di una merce
sta il lavoro, contesta il cosiddetto feticismo delle merci che considera la merce come
un valore di per sé e no come il frutto del’attività umana e dei rapporti sociali.
La caratteristica del capitalismo consiste nel finalizzare la produzione non al consumo
ma all’accumulazione di denaro. Il ciclo capitalistico non è quello delle società pre -
borghesi M. D. M. = merce denaro merce che implica la trasformazione di una certa
quantità di merce in denaro e di una certa quantità di denaro in merce, ma quello
descrivibile dalla formula D.M.D’ = merce denaro più denaro, perché il soggetto del
capitalismo è il capitalista che investe del denaro in una merce per ottenere più
denaro. La questione fondamentale è il più denaro che Marx chiama plusvalore.
Plusvalore = D’ cioè più denaro
Tale plusvalore non deriva dal denaro in sé stesso o dallo scambio di merci, ma dalla
produzione capitalistica delle merci perché il capitalista compra e usa una merce
particolare che produce valore e che è merce umana, cioè l’operaio ossia la forza
lavoro. La forza lavoro viene pagata come una merce, cioè secondo il valore
socialmente necessario per produrla o, detto in altri termini, viene pagata quel tanto
che serve all’operaio per mantenere in vita sé stesso e la sua famiglia. Il nodo della
questione è che l’operaio produce un valore maggiore di quello che gli è riconosciuto
con il salario (v. esempio pag. 69). Plusvalore = plus lavoro = lavoro non pagato.
Il capitalista utilizza a proprio vantaggio il lavoro altrui perché dispone dei mezzi di
produzione. Dal plusvalore deriva il profitto che non coincide totalmente con esso
perché bisogna distinguere fra:
capitale variabile = capitale mobile investito in salari
e

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capitale costante = capitale investito nelle macchine e in tutto ciò che serve al
funzionamento delle fabbriche.
Il plusvalore nasce solo in relazione al capitale variabile, cioè ai salari, perché più
aumenta il plus lavoro più aumenta il plusvalore, il saggio del plusvalore è espresso in
percentuale dal rapporto tra plusvalore e capitale variabile.

Saggio del plusvalore = plusvalore


Capitale variabile

Il capitalista, per far funzionare la fabbrica, deve investire non solo in capitale variabile
(salari), ma anche in capitale costante (impianti etc.); quindi il saggio del profitto non
coincide con il saggio del plusvalore perché scaturisce dal rapporto espresso, in
percentuale, tra plusvalore e somma del capitale variabile e del capitale costante.

Saggio del profitto = plusvalore


Capitale costante più capitale variabile

Quindi il saggio del profitto è sempre minore del plusvalore come appare dal
denominatore maggiore che esprime in modo più preciso il guadagno del capitalista.

Tendenze e contraddizioni del capitalismo

Il capitalismo ha un continuo bisogno del rinnovamento tecnologico e questo comporta


spese che fanno cadere il saggio di profitto perché il capitale costante (macchine etc.)
cresce smisuratamente rispetto al capitale variabile. Per comprendere questa legge
Marx fa presente che:
1. il plusvalore non è generato dalla macchina di per sé ma dalla forza lavoro
pagata con il capitale variabile;
2. il saggio di plusvalore dato dal rapporto tra il plusvalore e il capitale variabile;
3. il saggio di profitto è dato dal rapporto tra il plusvalore da un lato e il capitale
variabile dall’altro.
Ora se V = capitale variabile resta immobile, resta stabile anche
P = plusvalore, ma se
C = capitale costante si accresce è ovvio che il saggio del profitto diminuisce

P =P
C+V C ove c è uguale a c + v

In altri termini, in virtù della crescita smisurata del capitale costante il profitto, per
quanto elevato, risulta più scarso di tutto il capitale impiegato.
Marx considera la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto come il tallone
d’Achille del sistema capitalistico anche se tale legge non è universalmente accettata
in economia. Questa legge mette in difficoltà la borghesia e produce la scissione della
società in due sole classi antagoniste così come risulta dall’analisi del capitalismo
avanzato che realizza una progressiva una progressiva “espropriazione di molti
capitalisti da parte di pochi” con la conseguente “diminuzione costante dei magnati
del capitale” e l’aumento continuo di una massa sempre più grande di salariati,
occupati e disoccupati. Il capitalismo, nella sua fase finale, presenta un dualismo
dialettico perché si ha una minoranza industriale enormemente ricca e potente e una
maggioranza proletaria sfruttata.

Rivoluzione proletaria

Per rivoluzione Marx intende il processo attraverso il quale il proletariato,


impadronendosi del potere politico, da avvio alla trasformazione globale della vecchia
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società attuando il passaggio dal capitalismo al comunismo. Tale passaggio si attua
attraverso l’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione, la scomparsa
delle classi e la realizzazione di una società di liberi produttori senza sfruttatori e
sfruttati. Dal punto di vista storico e filosofico la rivoluzione coincide con il processo
che porta alla fine della “preistoria dell’umanità”. Questo comporta una presa di
coscienza nei confronti dello stato borghese che non è un’entità neutrale al di sopra
delle parti, ma un insieme di apparati istituzionali e ideologici usati dalla borghesia per
esercitare il proprio dominio di classe. Per il marxismo rivoluzionario il compito del
proletariato non è quello di impadronirsi della “macchina” statale borghese (come
pensavano i revisionisti), bensì quello di smantellare i meccanismi strutturali compresa
la democrazia rappresentativa. Solo la dittatura del proletariato media il passaggio
dalla società borghese a quella comunista. Distingue due fasi del comunismo: prima
fase vige il principio, ancora imperfetto “a ciascuno secondo il suo lavoro”; seconda
fase comunismo pienamente realizzato, vige il principio “ognuno secondo le sue
capacità; a ognuno secondo i suoi bisogni”.

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