Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
marxismo
Filosofia
9 pag.
CRITICA DI HEGHEL
Si contrappone
porta
Rifiuto dello stato liberale Rifiuto del principio di rappresentanza che nasce
dalla scissione tra individuo e stato.
Rifiuto della libertà individuale espressione
dell’atomismo borghese.
Per rapporti di produzione Marx intende i rapporti che si instaurano tra gli uomini nel
corso della produzione e che regolano il possesso e l’impiego dei mezzi di produzione
e la ripartizione di ciò che tramite essi si produce. I rapporti di produzione sono
giuridicamente rapporti di proprietà.
Il “modo” di produzione è costituito dalle forme di produzione e dai rapporti di
produzione di un certo periodo.
L’insieme dei rapporti di produzione è la struttura, cioè lo scheletro economico della
società; le dottrine politiche, etiche, artistiche, religiose e filosofiche rappresentano la
sovrastruttura e non vanno intese idealisticamente come delle realtà a se stanti, ma
come espressione dei rapporti che definiscono la struttura di una certa società storica.
IL MANIFESTO
Nel 1848 Marx pubblica il “Manifesto del Partito Comunista” in cui espone la
concezione marxista del mondo attraverso tre punti fondamentali, precisando gli scopi
ed i metodi dell’azione rivoluzionaria e precisamente:
1. analisi della funzione storica della borghesia;
2. concetto della storia come lotta di classe;
3. critica dei socialismi non scientifici.
Riguardo al primo punto Marx ritiene che la borghesia, a differenza delle classi che
hanno dominato nel passato e che tendevano a conservare staticamente i mezzi di
produzione, non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di
produzione e tutto l’insieme dei rapporti speciali. Ciò sottolinea che la borghesia è una
classe “dinamica” (pag. 64). La sua dinamicità è alla base della lotta di classe volta al
superamento del capitalismo. Nel Manifesto la lotta di classe è soggetto autentico di
storia. Egli puntualizza che:
1. l’esistenza delle classi è legata a determinate fasi storiche di sviluppo di
produzione;
2. le classi si definiscono in relazione alla proprietà o meno dei mezzi di produzione
la quale fa si che in ogni epoca vi siano sempre due classi fondamentali;
3. la lotta di classe conduce necessariamente, attraverso la dittatura del
proletariato, ad una società senza classi.
Il Manifesto è importante perché insiste internazionalismo della lotta proletaria; infatti
termina con il famoso slogan “Proletari di tutto il mondo unitevi”.
IL CAPITALE
Economia e dialettica
Il Capitale è il capolavoro di Marx. Il sottotitolo, “Critica dell’economia politica”, rivela
la netta contrapposizione del marxismo con l’economia classica di Smith e Ricardo, a
differenza dei quali Marx ritiene che non esistono leggi universali dell’economia perché
ogni costruzione sociale ha leggi storiche specifiche. Partendo dal motivo della prassi
rivoluzionaria egli giunge alla conclusione che la struttura della società borghese ha in
sé delle contraddizioni che sono la base oggettiva della sua fine. Da tutto ciò deriva la
convinzione che l’economia deve far uso dello schema dialettico, mutuato da Hegel,
della totalità organica. Questo vuole dire che il capitalismo è una struttura composta
1
Le merci, quindi, non hanno valore di per sé perché sono il frutto dell’attività umana e
dei rapporti sociali. Il marxismo, riconoscendo che alla radice del valore di una merce
sta il lavoro, contesta il cosiddetto feticismo delle merci che considera la merce come
un valore di per sé e no come il frutto del’attività umana e dei rapporti sociali.
La caratteristica del capitalismo consiste nel finalizzare la produzione non al consumo
ma all’accumulazione di denaro. Il ciclo capitalistico non è quello delle società pre -
borghesi M. D. M. = merce denaro merce che implica la trasformazione di una certa
quantità di merce in denaro e di una certa quantità di denaro in merce, ma quello
descrivibile dalla formula D.M.D’ = merce denaro più denaro, perché il soggetto del
capitalismo è il capitalista che investe del denaro in una merce per ottenere più
denaro. La questione fondamentale è il più denaro che Marx chiama plusvalore.
Plusvalore = D’ cioè più denaro
Tale plusvalore non deriva dal denaro in sé stesso o dallo scambio di merci, ma dalla
produzione capitalistica delle merci perché il capitalista compra e usa una merce
particolare che produce valore e che è merce umana, cioè l’operaio ossia la forza
lavoro. La forza lavoro viene pagata come una merce, cioè secondo il valore
socialmente necessario per produrla o, detto in altri termini, viene pagata quel tanto
che serve all’operaio per mantenere in vita sé stesso e la sua famiglia. Il nodo della
questione è che l’operaio produce un valore maggiore di quello che gli è riconosciuto
con il salario (v. esempio pag. 69). Plusvalore = plus lavoro = lavoro non pagato.
Il capitalista utilizza a proprio vantaggio il lavoro altrui perché dispone dei mezzi di
produzione. Dal plusvalore deriva il profitto che non coincide totalmente con esso
perché bisogna distinguere fra:
capitale variabile = capitale mobile investito in salari
e
Il capitalista, per far funzionare la fabbrica, deve investire non solo in capitale variabile
(salari), ma anche in capitale costante (impianti etc.); quindi il saggio del profitto non
coincide con il saggio del plusvalore perché scaturisce dal rapporto espresso, in
percentuale, tra plusvalore e somma del capitale variabile e del capitale costante.
Quindi il saggio del profitto è sempre minore del plusvalore come appare dal
denominatore maggiore che esprime in modo più preciso il guadagno del capitalista.
P =P
C+V C ove c è uguale a c + v
In altri termini, in virtù della crescita smisurata del capitale costante il profitto, per
quanto elevato, risulta più scarso di tutto il capitale impiegato.
Marx considera la legge della caduta tendenziale del saggio di profitto come il tallone
d’Achille del sistema capitalistico anche se tale legge non è universalmente accettata
in economia. Questa legge mette in difficoltà la borghesia e produce la scissione della
società in due sole classi antagoniste così come risulta dall’analisi del capitalismo
avanzato che realizza una progressiva una progressiva “espropriazione di molti
capitalisti da parte di pochi” con la conseguente “diminuzione costante dei magnati
del capitale” e l’aumento continuo di una massa sempre più grande di salariati,
occupati e disoccupati. Il capitalismo, nella sua fase finale, presenta un dualismo
dialettico perché si ha una minoranza industriale enormemente ricca e potente e una
maggioranza proletaria sfruttata.
Rivoluzione proletaria