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SPECCHIETTO RIASSUNTIVO TESTO: SU UNA CRITICA DELLA RAGIONE

PEDAGOGICA
Verso gli anni '70 B. dà avvio ad un lavoro molto intenso e complesso,tramite il quale indaga varie
prospettive filosofiche, pedagogiche e sociologiche giungendo ad un'analisi critica e dettagliata
della concezione pedagogica, che è una concezione ormai in crisi. Questo lavoro è diviso in 3
momenti precisi: storiografico, teoretico ed epistemologico. Ciò che accomuna questi tre momenti
è la sua completa adesione all'impostazione marxista, punto di riferimento per eccellenza, anche la
sua negatività relativa alla possibilità di superare la crisi che caratterizza la pedagogia e l'educazione
in quanto scienza autonoma.
1./2.Broccoli si avvia ad una critica della pedagogia nata nel XIX secolo e fin da subito appare il suo
pessimismo nei confronti di tale scienza che si è delineata come scienza autonoma e che ha voluto
distaccarsi dalle sue radici e tradizioni tra cui quella filosofica. Il suo pensiero è mostrato nei 3 momenti:
storiografico,teoretico ed epistemologico. Nel primo momento sono presenti saggi su autori quali Turiello,
Colajanni, Gentile e Gramsci. Nei vari saggi riprende il contesto meridionale e la mancanza di un'istruzione
adeguata nei confronti della popolazione che viveva in uno stato di minorità, suggerisce che la situazione
non può essere arginata tramite l'implementazione di un'istruzione borghese poiché non rispondente alle
necessità della popolazione. L'educazione è vera solo quando trapassa in cultura e quando è un'educazione
rivolta alle coscienze e che quindi offra delle alternative e nuove prospettive. Essa non deve essere
elemento di normalizzazione e deve essere inquadrata nel contesto di una serie di interventi. Critica la
borghesia che non è stata capace di svolgere il suo ruolo di classe egemone concetto che ritrova in Gramsci.
Gramsci considera l'egemonia come rapporto pedagogico, tramite il quale superare le fratture tra i due
popoli. Ciò è possibile solo tramite l'istituzione di uno stesso clima culturale che fa in modo che ci sia una
consapevolezza storica da parte di tutta la popolazione. Il rapporto egemonico crea consenso, adesione,
da vita non solo ad una volontà generale ma anche ad un nuovo modo di concepire il mondo in
senso storico. Broccoli vede l'uomo come blocco storico attivo e quindi capace tramite la creatività di
creare se stesso ed il reale. Broccoli si interessa dello studio del reale e perciò la filosofia della
prassi è lo strumento idoneo. Secondo B. La pedagogia maschera il reale perché si è imposta nel tempo
come IDEOLOGIA e quindi non ha fatto che imporsi come modello da seguire. Nello specifico essa ha
eliminato la connotazione principale dell'uomo moderno che è proprio la creatività. La classe egemone
(borghesia) ha imposto quindi il suo modello, la sua razionalità di classe che è stato assunto come
paradigma universale valido per tutti. In questo modo le classi inferiori sono state sganciate dalla storia reale
e costrette a vivere in una situazione ideologica non riuscendo a comprendere la realtà. Con Hegel la
situazione cambia radicalmente poiché B. Gli riconosce il merito di aver riportato il postulato all'interno del
sistema: lo spirito assoluto produce tutto e l'attività creativa dell'uomo sta nell'appropriarsi di questo spirito.
Ma esso è un paradigma ultra mondano e anche se in esso vi è storicità , gli individui si trovano sempre in
una condizione di inferiorità. Ciò che manca è la dimensione storico-dialettica della prassi, essa è
manifestazione della realtà perché permette di cogliere i legami: interpretazione-trasformazione,
conoscenza-moralità, progetto- storia. La storia è quindi il terreno autentico a cui la pedagogia deve
riferirsi. Broccoli aderisce al pensiero di Marx che spiega come nasca l'ideologia: nasce dalla frattura
tra coscienza e realtà è si pone come falsa coscienza: cattiva filosofia. In Marx l'uomo è alienato e
non riesce a cogliere il reale.
Marx distingue l'astratta determinazione dall'astrazione determinata. La seconda astrae dal caos e dalla
semplice empiria e va oltre la posizione speculativa. Sono le astrazioni determinate che permettono di
giungere al concreto.
3.la comunicazione è un elemento portante di ogni costruzione educativa perché in essa sono depositate
cultura, tradizioni costumi, morale. Essa si pone per B. Opposta alla prassi perché favorisce un processo di
conformazione passiva in quanto semplice trasmissione. Dà vita ad una comunità sociale apparente come la
definisce anche M. Che si adegua e segue un modello identificativo. Nel considerare ciò dice che c'è
bisogno di ristabilire i BISOGNI REALI di ciascun uomo perché vivendo in una società preda dell'ideologia
egli tenderebbe a definire i suoi bisogni in termini ideologici e non per quelli che sono. Per questo motivo
bisogna chiarificare chi è l'uomo veramente per poter accertare i bisogni culturali di ciascuno. Egli esiste
inserito nella comunità e quindi bisogna considerarlo nella sua natura sociale e deve aver coscienza della
sua condizione di finitezza. L'uomo deve riappropriarsi di un lavoro umano disalienato dove l'apporto della
comunità è necessario, per poter ristabilire relazioni autentiche. La libertà è esistente solo per la classe
dominante. La democrazia industriale non fa altro che mistificare la condizione dell'individuo ed egli deve
essere in grado di attuare un'opera di misconoscimento attraverso la quale riuscirà a comprendere la
negatività di quel falso sapere che ha costituito la comunicazione.
4. La parte 4 invece è dedicata alla spiegazione e critica delle 11 tesi su F. Da parte di M. E riprese da
Broccoli. Il discorso parte dalla concezione di B. Che dice che la scienza debba realizzarsi nella prassi per
poter superare l'astrattezza storica. Nella 1 tesi si denuncia il limite del materialismo ingenuo compreso
quello di F. Secondo cui ogg., realtà non sono concepiti come attività umana sensibile dunque la realtà
avrebbe origine al di fuori dell'attività dell'uomo. 2 tesi: la verità è a livello di prassi e non di pensiero teoretico
3 tesi: la dottrina materialistica ha attribuito carattere di verità all'ambiente per cui l'educazione
pretenderebbe di leggere con immediatezza l'ambiente comunicando gli esisti. 11 tesi: si tratta di passare
dall'interpretazione alla trasformazione

5. Il suo discorso sul valore scient. del m. è fondamentale, esso sta soltanto in ragione alla sua robustezza
epistemologica, in quanto a ciò è relativa la sua credibilità. M. affronta la realtà nella sua globalità,
demistificando l'ideologia per creare scienza, rigorosa ed ogg. B. interviene in un dibattito sulla natura e
destino della filosofia dell'educazione: è' alla filosofia e alla scienza che la fil. Dell'ed. Deve far riferimento,
essa deve partire da una critica di se stessa, la sua configurazione critica sarà il prologo di un vero e
autentico legame tra scienza e fil. Essa deve interrogarsi sulla premessa metodologica che la guida, deve
spiegare da quali necessità storiche o teoretiche essa sia stata determinata. La verità è concreta e solo
nell'uomo. Le varie fil. Dell'ed. Devono radicarsi per una validazione scient. ---> Uomo produttore di
scienza. B. esprime in maniera efficace l'allontanamento della ragione dal mondo: la razionalità si allontana
dal mondo e affida alla saggezza la funzione di rappresentarla come valore, guarda ad una prassi che
disprezza e affida all'educazione il compito di secolarizzarsi. L'unico potere che una razionalità separata
dalla prassi scorge attorno a sé è l'irrazionalità dilagante nelle masse e nella società politica. E' la ragione
che crea la saggezza affidandole un compito di impossibile supplenza. I valori non si danno, si costruiscono
quotidianamente, la ragione è tale solo quando è partecipata e vissuta nella storia di tutti.

6. B. affronta lo studio di Bruner, Dewey e Gentile collocandoli alle correnti del cognitivismo, pragmatismo
e attualismo.
Per quanto riguarda Bruner (cogn), è importante il momento cognitivo in quanto,collega l’insegnamento e
l’apprendimento;Il momento cognitivo è preminente su quello socializzante e affettivo. L'oscillazione
precedente si tramuta in oscillazione tra simbolo e mito. In tale contesto il mito: ci fornisce delle trame,
dei mezzi, esso è la base per comunicare, il filtro dell'esperienza se non addirittura sostituisce
l'esperienza stessa. Il simbolo invece ordina e classifica, dunque l'uno sorregge l'opera dell'individuo,
l'altro fa da sfondo ad una società. Il problema è armonizzare questi due livelli che in Bruner restano
irrisolti.
Dewey (prag) I limiti della sua posizione sono: la giustapposizione tra educazione e democrazia, educazione
e storia, educazione e fil, ignorando la dialettica e la prassi, per questo educazione è lontana dalla
concretezza della storia.La centralità dell'ed. Non lascia liberi gli attori e la società in cui vivono, qualcuno
continuamente la protegge, la guida, la indirizza, la educa. D. considera sogg e ogg legati. Non accetta il
concetto di creatività anzi afferma che educazione = è conformazione e quindi porta a falsa conoscenza.Il
rapporto ed. è liquidato dalla traduzione del sapere del maestro nell’esperienza dell’alunno, una
conformazione che impoverisce entrambi.

Gentile (att) Il riscatto della ricchezza dell'alunno deriva dall'identificazione con la personalità del
maestro. L'unità gentiliana di teoria e pratica è solo formale, speculativa, perciò secondo Gramsci in lui
egemonia e dittatura sono indistinguibili; esiste solo lo Stato, lo Stato-governo, in lui le masse si sono
ritrovate. La fil. Dell'atto è valida poiché persegue la strada dell'unificazione del reale, ma le sfugge il
disegno pedagogico autentico; il suo processo di formazione si ancora ad un processo di conformazione
ad un valore già dato , contemplazione di un elemento ipostatizzato.Elemento in comune con B. è la
concezione di dialettica mentre la differenza è che G. sostituisce l’atto al fatto. B. espone la sua conclusione
dicendo che la filosofia dell’atto si costruisce su risultati gia conseguiti e quindi insita è l’ideologia.

7.L'obiettivo di B. è di radicare il discorso ped. Su un terreno vasto ed antico, perchè vasto e antico è lo
sforzo di riflessione dell'uomo che si osserva e osserva il suo movimento di crescita all'interno di un mondo
che si trasforma e da cui egli è trasformato. La crisi della ped. E dell'ed. In Italia è una crisi del tutto
culturale, in cui essa non fa i conti con il proprio passato e misconosce le sue radici, in tal modo non assume
una posizione critica che consenta la creatività. La cultura vera è apertura verso i problemi, da questa
chiusura nasce la stessa chiusura del marxismo. La sua capacità di rimettersi in discussione è ormai logora,
perdendo la realtà e divenendo esso stesso ideologia. Le debolezze nascono da giustapposizioni teoretiche,
da prestiti concettuali, DIMENTICANDO CHE IL MARXISMO NASCE COME FILOSOFIA TOTALE.riconosce nel
m. un'incompiutezza ed irrealizzato. La crisi del m. è relativa ai suoi interpreti e alla loro incapacità di
andare oltre e di perseguire il lavoro di M. che secondo B. è solo un inizio di un lavoro molto più complesso.
E' qui che B. inquadra il suo studio sul potere e sulle risposte sociologiche alla crisi. B. si mostra interessato
alla sociologia, proprio perchè è nata come scienza della crisi.
Durkheim --> -divisione del lavoro sociale in solidarietà meccanica e sol. Organica – suicidio e -anomia,
secondo B. una visione del mondo di questo genere non lascia spazi per innovazioni di carattere sociale,
anzi non fornisce alternative. La sua attività è descrittiva: B. lo rimprovera di non avere una visione
dialettica della realtà e della scienza.
Weber --> Weber non voleva che le opinioni personali di illustri colleghi venissero spacciate per risultanze
scientifiche. L'avalutatività di Weber (In generale indica l’assenza di giudizi di valore nel corso di un’
indagine storico-sociale: il ricercatore deve limitarsi a chiarire il significato dei valori che ispirano le scelte
sociali, ma non deve assumerli come criterio di giudizio. W. Presenta per B. un'occasione di discussione e
ne sottolinea la capacità di descrizione, pur non accettando la distanza dal mondo tipica dell'osservatore
disincantato weberiano. A proposito della razionalità sostiene: essa significa la coscienza e la fede che ogni
cosa può essere dominata con la ragione. Questo è un vero disincantamento del mondo. La ragione di cui
parla è povera. L'uomo weberiano è tragicamente diviso tra: i valori che non può storicizzare a pieno e
una razionalità tecnica che gli consente di muoversi disincantato. La risposta di B. è di tornare ad un
lavoro di reincantamento tramite la storicizzazione dei valori.

Parson,Merton e Mills: Questi 3 autori sono stati profondamente segnati dalla teoria di Weber. L'ambito
sociologico è per B. parte di quel terreno storico, concreto all'interno del quale vive una riflessione
pedagogica.

P. --> tramite il conflitto tra ragione formale (i valori codificati e tradizionali) e ragione materiale (esigenza
del mutamento e del disordine del sistema codificato) si sviluppa il sistema sociale. Ferrarotti, rileva nella
cultura americana una doppia tendenza: una FORZA CENTRIPETA, che spingerebbe all'interno verso unità
ed integrazione ed un'altra CENTRIFUGA, che si presenterebbe all'esterno come modello da imitare. B.
evidenzia che le due tendenze non possono essere irrelate; all'interno e all'esterno si presenta il problema
dell'altro; l'organicità verso cui tendono cultura e società americana sono per B. il punto d'arrivo. Nel
momento in cui si interrompe quella dinamicità dialettica, un elemento prevale sull'altro ed è il caso
dell'integrazione. Un merito da riconoscere a P. è l'aver teorizzato l'accettazione: relativa alla validità del
concetto di integrazione e di omogeneizzazione delle differenti razze, lingue, culture, etnie. L'aspetto più
interessante secondo B. è quello della devianza, come dato, al contrario dell'integrazione che rappresenta
un valore ipostatizzato.

Merton --> Egli avversa fortemente il sistema teorico di P. La precedente teoria della devianza viene
completata dalla teoria dell'anomia (dopo Durkheim). Anomia = assenza o mancanza di norme. La dinamica
sociale è affidata alle figure dello status e del ruolo. La situazione anomica andrebbe dunque a radicalizzare
e a prolungare, secondo B. quella deviante.

M. --> la sua è una sociologia radicale, sociologia del rifiuto, che non riesce a spingersi al di là della pratica
educativa. Essa osserva fenomeni sociali contraddittori, ma non coglie le ragioni di fondo e non sa
operarne un superamento concettuale. M. raggiunge lo stesso esito di P. e di M., inchiodandosi in una
situazione di ambiguità.
SOGGETTO COLLETTIVO: Vuole mettere in luce le nuove stratificazioni del rapporto tra potere economico e
potere politico. Sente la necessità di ridefinire un soggetto collettivo capace di sciogliere i nessi di quel
rapporto, che sembra oggi registrare la preminenza del politico sull'economico. Vale a poco quindi
enfatizzare il ruolo dell'individuo e reclamare la sua astratta supremazia; la ripoliticizzazione ha come
effetto quello di nascondere le reali contraddizioni economiche e l'incapacità di definire l'aspetto socio-
economico delle classi. Procedendo fedelmente all'impostazione marxiana, occorre sottolineare i diversi
volti del potere e la sua capacità di incidere sulla coscienza dei singoli, avendo una molteplicità di centri. Il
nuovo sogg. Collettivo deve mirare dunque ad uno scopo: alla scissione del nesso potere-contropotere, la
frase preliminare è quella di identificazione delle classi.

8. Nelle sue ultime lezioni accademiche traspare questa sua inclinazione all'epistemologia, la quale risulta
essere più idonea ad inglobare, nello spazio della ragione, la dinamicità e l'estensione dell'irrazionale. Si
farà in questo senso una diversa ragione. Abbandona il linguaggio fil-pedag. E cerca un nuovo lessico
epistemologico più attento agli aspetti chiaroscurali della ragione. Nelle sue pagine autobiografiche si
riscontra proprio ciò; resta evidente l'esigenza di raccontare a sé la vita attraverso i percorsi di memoria e
d'immaginazione, lontano dalla trasparenza concettuale della ragione. Questo nuovo B. dunque affida alla
memoria e all'immaginazione un ruolo significativo nella costruzione del senso della realtà. Ciò che gli
interessa sono quei legami, quei nessi che non si danno razionalmente in modo nitido, la razionalità non è
qui chiara e distinta. Appare un'immagine di B. che in un certo senso tende all'irrazionale, il clima di ricerca
è quello di un tentativo di ricostruzione della realtà. in questi scritti sembra voler trovare una ragione più
flessibile, capace di cogliere anche i restanti elementi. QUESTO VISSUTO SEMBRA SOTTRARSI ALLA
CHIAREZZA DEL CONCETTO. Il solo ordine possibile ---> sembra essere nell'equilibrio stabile di certezza e
apparenza, di simmetria e di asimmetria, di equilibrio e di dissonanza, in quel non-finito, al contrario di
come affermava H. dell'infinito. La perplessità di B. è sicuramente risolta a favore dell'asimmetria, della
dissonanza, della contraddizione. La ragione stessa non più solamente storica, sembra trovare una sua
necessaria complementarietà nei luoghi della non-ragione. L’ipotesi di fondo è quella di una diversa
ragione. E’ meno scettico e preoccupato riferendosi alla diffusione dell’ideologia, ma si fa più perplesso.
Vorrebbe inglobare attraverso questa ragione: l’irrazionale e al contempo presentarla come sintesi. B.
auspica un regno della verità e della scienza che passi attraverso un momento ineludibile di critica. Ciò di
cui parla è la compresenza di un SISTEMA SCIENTIFICO APERTO E DI UNA DIALETTICA. Il primo sta a
significare l’apertura nei confronti delle contraddizioni, un sistema che si presta a nuove scoperte
scientifiche, poiché al contrario se fosse chiuso garantirebbe perpetuazione, continuità e permanenza,
nasce l’apparato educativo. Quando cade la dialettica nasce invece l’ideologia. Si tratta di ridisegnare i
contorni delle scienze esatte e di quelle umane, meno definiti ed impenetrabili di un tempo. Bisogna
mettere in discussione i linguaggi ed i confini.

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