SOCIOLOGIA GENERALE
INTRODUZIONE ALLA SOCIOLOGIA
Qual è l’oggetto di studio della sociologia?
L’oggetto di studio della sociologia è la società.
Inizialmente la sociologia ha fatto fatica ad affermarsi come disciplina perché non si
riusciva a definire in modo chiaro e specifico la società, ovvero l’oggetto di studio
della sociologia per questo motivo la sociologia è nata molto tardi rispetto
all’economia.
I padri fondatori della sociologia sono stati Comte, Marx, Durkheim e Weber.
La sociologia come disciplina manifesta un’accentuata dispersione teorica,
metodologica e tematica, ovvero esistono tante tipologie di sociologia come ad
esempio la sociologia dell’economia, del lavoro, della famiglia, della globalizzazione
ecc. quindi vi è un pluralismo teorico e metodologico che caratterizza questa
disciplina.
Ci sono due grandi motivi storici che hanno dato vita a questa eterogeneità: da un
lato la storia della disciplina e dall’altro l’epistemologia.
La storia della sociologia per quasi tutto l’800 e buona parte del ‘900 si è divisa fra
due grandi anime differenti: l’approccio weberiano e l’approccio durkheimiano.
L’epistemologia è lo studio delle caratteristiche delle conoscenze scientifiche.
Si parla di incerto status epistemologico nel senso che dal punto di vista della
conoscenza, nel corso della storia, si sono sempre contrapposti due grandi gruppi di
discipline da un lato le scienze naturali e dall’altro le scienze umane.
Un grande dibattito che ha avuto luogo in Germania ha portato alla collocazione
della sociologia a metà strada tra le scienze umane e le scienze naturali, cioè
ritenendo che la sociologia potesse rappresentare una terza cultura.
A questa conclusione ci si è arrivati andando a considerare non solo gli oggetti di
studio delle varie scienze, ma anche il linguaggio utilizzato da queste discipline.
Com’è possibile che una disciplina così conflittuale al proprio interno riesca a
sopravvivere?
I sociologi si sono divisi tra chi predilige metodi quantitativi e chi metodi qualitativi.
Entrambe queste posizioni hanno dei limiti i sociologi qualitativi sono di solito
accusati di perdita di rigore scientifico mentre i sociologi quantitativi sono accusati
di perdere molti dettagli e sfumature importanti a livello di significato.
Quindi da un lato si predilige la capacità di generalizzazione (sociologici quantitativi)
e dall’altro si preferisce il rispecchiamento della complessità (sociologici qualitativi).
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Tra questi due gruppi che convivono all’interno della comunità sociologica c’è un
gruppo di mediazione che combina metodi quantitativi e metodi qualitativi in modo
idoneo eppure non ci dovrebbe essere nessuna opposizione di principio nella
formazione di un sociologo tra l’essere quantitativo e l’essere qualitativo perché
l’oggetto di studio di cui si occupa può essere studiato mediante entrambi i metodi a
seconda della specifica domanda di ricerca.
SOCIOLOGIA IN ITALIA
La sociologia in Italia non ha gradito di finanziamenti adeguati.
La prima cattedra di sociologia in Italia risale al 1943 (Firenze) e affidata a Camillo
Pellizzi.
A causa della guerra e quindi del regime fascista però questa cattedra venne
sospesa per ragioni politiche e venne poi restituita al termine del regime.
La prima facoltà di sociologia si ha a Trento.
In Italia c’è stata una prima importante fondativa di sociologi negli anni ’50 di cui
facevano parte Francesco Alberoni, Luciano Gallino, Franco Ferrarotti, Angelo
Pagani e Alessandro Pizzorno.
Se negli anni ’50 c’è stata una fioritura, negli anni ’70 invece la sociologia ha
subito una forma di declino, infatti alla fine degli anni ’70 le cattedre di sociologia
erano pochissime quindi si può dire che la sociologia in Italia ha subito degli
alti e bassi.
La sociologia in quegli anni era intrisa di marxismo, ma anche molto dal pensiero
del sociologo Parsons.
Parsons in America tra gli anni ’50 e ’60 ha cercato di rifondare la sociologia
fondendo da un lato il pensiero di Weber e dall’altro lato il pensiero di Durkheim.
Dagli anni ’70 fino al 2010 la sociologia in Italia ha avuto un boom di cattedre e
studenti.
In Italia sono tre i nomi ricordati: Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca e Robert
Michels.
Questi tre autori sono definiti teorici delle élite perché si sono occupati di
studiare il problema della formazione e del potere delle classi dirigenti.
Essi hanno contribuito alla sociologia italiana, ma senza lasciare scuole
sociologiche in eredità alla sociologia italiana.
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SIGNIFICATI DI SOCIETA’
L’idea di società è cambiata nel tempo.
Il termine società ha origine dalla parola latina “socius”.
Nell’antichità il concetto di società era intrinsecamente legato all’idea di comunità
giuridico - politica.
La sociologia nasce tardi rispetto ad altre discipline proprio perché non aveva un
oggetto specifico.
** L’importante sociologo – economico Karl Polanyi ha provato a capire e ad
illustrare le ragioni per cui l’economia nasce tardi (nel ‘700) rispetto alle altre
discipline secondo Polanyi il problema è che la dimensione economica era
incastonata all’interno di altri legami, per esempio legami politici o sociali.
Nelle società antiche le società vivevano di scambi basati sulla reciprocità lo
scambio economico veniva regolato da legami di natura parentale o di appartenenza
al clan.
Secondo Polanyi in questa situazione primitiva il fatto economico non emerge come
distinto dalla società e dalla politica.
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2. Fase della maturità questa tappa si colloca tra il 1830 e il 1842 con il corso di
filosofia positiva (= per Comte positivo è sinonimo di scientifico).
Le idee di Comte non sono cambiate rispetto agli scritti giovanili, però riesce ad
individuare all’interno di questo sviluppo della società, che ritiene necessario, le
due leggi fondamentali: la legge dei tre stadi e la legge di evoluzione delle
discipline scientifiche.
Questa seconda tappa raccoglie la sociologia dinamica di Comte.
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La legge dei tre stadi secondo Comte lo spirito umano è passato attraverso tre
stadi fondamentali:
1° stadio definito da Comte teologico.
Spiega i fenomeni attribuendoli a forze che sono paragonabili all’uomo stesso.
2° stadio definito da Comte metafisico.
Lo spirito umano qui evoca delle entità astratte; quindi, si perde il carattere
antropomorfizzato che era tipico del 1° stadio.
3° stadio definito da Comte scientifico o positivo.
La parola positivo deriva etimologicamente dal latino positum (= ciò che è
posto).
In questo stadio l’uomo osserva fenomeni naturali e sociali e si concentra
sulle connessioni/sui nessi che esistono tra fenomeni.
Comte è talmente convinto che il pensiero umano si sviluppi in questo modo che
elabora anche un’evoluzione delle discipline scientifiche immagina che le
discipline scientifiche si siano evolute nel tempo a partire dalla più semplice alla
più complessa sia per quanto riguarda il loro oggetto sia per quanto riguarda le
leggi che regolano i fenomeni.
Alla base della piramide delle scienze Comte colloca la matematica, poi
l’astronomia, la chimica, la biologia e infine al vertice la sociologia.
Quindi per Comte la legge dei tre stadi ha un senso rigoroso solo se viene
collegato con la classificazione delle scienze.
La classificazione delle scienze ci rivela l’ordine nel quale l’intelligenza diventa
positiva nei diversi campi.
Comte sovrappone l’idea di uno sviluppo storico delle discipline ad uno sviluppo
dell’intelligenza umana nel suo complesso.
Secondo Comte dalla biologia in su verso la sociologia il metodo delle scienze
cambia le scienze non sono più analitiche come era la matematica o la fisica,
ma diventano sintetiche, cioè la sociologia e la biologia a differenza delle altre
scienze si occupano di organismi emerge una visione organicistica, ovvero
pensare l’oggetto di studio come un insieme di parti interconnesse tra loro
ciascuna specializzata in una propria funzione che devono collaborare al
benessere dell’organismo sociologia statica (quando parla di organismi).
Secondo Comte trasponendo questa metafora dall’ambito biologico a quello
sociale ne deriva l’idea che non si può comprendere fino in fondo un fenomeno
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Al di là delle tappe del pensiero di Comte vi sono tre grandi temi interconnessi fra
loro:
La nascita della società industriale la nascente società industriale per Comte
ha un carattere paradigmatico (in senso normativo), cioè diventerà esemplare
per tutta l’umanità.
Comte ha intuito che il futuro delle società moderne sarebbe stato quello delle
grandi società industriali e l’ha intuito perché c’è qualcosa nella società
industriale che suggerisce una vocazione universale, cioè l’organizzazione
positiva (scientifica) del lavoro questa è la condizione essenziale per la
crescita economica.
Duplice universalità del pensiero scientifico il pensiero scientifico ha una
vocazione universale per Comte nel senso che tutti i membri del genere umano
una volta constatati i successi del pensiero positivo saranno naturalmente portati
a adottarlo.
Se il metodo scientifico è riuscito a dare risultati così buoni nelle scienze naturali
perché non dovrebbe essere applicato anche a quelle sociali?
Questo è ciò che si domanda Comte, ma in realtà non è scontato che sia così
invece per Comte era evidente la trasponibilità del metodo delle scienze naturali
alle scienze sociali.
Il provvidenzialismo (= determinismo) in Comte, soprattutto nella terza tappa
del suo pensiero, il divenire della specie umana è ricondotto verso un disegno
unico.
Ma se si va verso un’uniformità della mente umana, dello sviluppo umano e della
società, allora come si può spiegare la diversità la cui evidenza empirica è
innegabile?
Comte si pone questa domanda e individua tre principali fattori:
Clima
Ambiente
Azione politica l’esempio che porta Comte a sostegno dell’importanza
dell’azione politica è relativo al caso di Napoleone Bonaparte.
Secondo Comte, Napoleone non aveva capito che lo spirito della società del
proprio tempo fosse già pre – orientato prima della sua ascesa al potere,
quindi Comte accusa Napoleone di un radicale fraintendimento della società
del proprio tempo avrebbe fatto un inutile tentativo di restaurare un
regime militare che non era più desiderato dalla società del proprio tempo.
per Comte il ruolo della politica è importante nel senso che sostiene che il
cammino della storia non può essere cambiato dalla politica perché le leggi del
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suo sviluppo gli sono intrinseche e sono quelle che la sociologia deve studiare,
però la politica può accelerare o rallentare i tempi di questo sviluppo e in
particolare può ridurre i costi del progresso.
Tocqueville nelle sue opere non da una definizione chiara del termine
democrazia, ma si può intuire che per egli sia sinonimo di uguaglianza delle
opportunità fa riferimento al fatto che una società è democratica quando le
disuguaglianze non sono ereditarie, ovvero l’essenza della democrazia per
Tocqueville è che gli status sociali non siano ascritti, ma che si possano acquisire
questo intende per uguaglianza delle opportunità.
Questo assetto socio – politico comporta che la sovranità politica sia detenuta
dall’insieme degli individui.
Tocqueville è convinto che lo scopo primario della società democratica sia quello
di promuovere il benessere del maggior numero, in particolare Tocqueville
immagina una società democratica come una società prospera e socialmente
ordinata questo tipo di società è un modello di società neoborghese e
Tocqueville oscilla nei suoi giudizi perché da un lato ha simpatia per l’idea di una
società in cui vi sia uguaglianza delle possibilità, ma dall’altro lato nutre delle
ostilità.
Tocqueville ha interiorizzato quella che viene definita la libertà dei moderni.
Egli ha una duplice concezione della libertà da un lato riconosce che libertà è
assenza di arbitrio, mentre dall’altro lato crede anche che la libertà richieda una
divisione dei poteri.
Il problema teorico su cui Tocqueville pone l’attenzione è come rendere
compatibili di fatto l’uguaglianza e la libertà Tocqueville crede che questo
connubio sia possibile solo grazie allo sviluppo economico.
Tocqueville si convince che gli americani abbiano interiorizzato una morale scritta
nella coscienza individuale.
e nel su divenire necessario visione deterministica della storia che sarà anche
teleologica, cioè orientata ad un determinato fine.
Teoria delle classi per Marx la struttura della società in classi non è bipartita
(ovvero non ci sono solo gli operai e i capitalisti), ma è tripartita, ovvero tre sono le
fonti del profitto all’interno del regime capitalistico che Marx osserva:
Il reddito dei capitalisti che si configura come l’eccedenza tra il valore delle
merci, i costi per l’invecchiamento del capitale fisso (le macchine, le tecniche,
ecc.).
I salari erogati che corrispondono al valore delle merci necessario per la
riproduzione della forza lavoro.
La rendita che è l’affitto di un terreno che il proprietario ottiene per la cessione o
il prestito di un bene naturale scarso.
Questa teoria delle classi è importante perché Marx fa riferimento ad una fase di
primo sviluppo del capitalismo industriale in cui ha ancora un grande ruolo la classe
dei proprietari terrieri.
3. La legge marxiana della caduta tendenziale del saggio di profitto per Marx è la
dimostrazione matematica del fatto che il capitalismo ha in sé i germi della
propria auto distruzione.
Opera della maturità pubblicata nel 1859 e in cui sono contenuti tutti i grandi temi
della sociologia del capitalismo moderno di Marx.
La prima idea fondamentale di Marx è che gli uomini senza volerlo nascono dentro
una struttura della società che ci colloca in una determinata posizione sociale
quindi ci sono dei rapporti sociali che si impongono agli individui e il compito primo
della sociologia è quello di comprendere quali sono questi rapporti sociali.
Questi rapporti sociali sono definiti dall’istituzione della proprietà privata.
Marx parla di struttura e sovrastruttura
Poi Marx inizia a parlare di tappe di sviluppo del modo occidentale, ovvero
distingue:
Modo di organizzazione antico basato sulla schiavitù.
Modo di organizzazione feudale basato sulla servitù della gleba.
Modo di organizzazione borghese basato sul lavoro salariato.
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Queste tappe sono per Marx modi differenti, che si sono concretamente realizzati
storicamente, di sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Secondo Marx dopo lo stadio borghese capitalistico ci sarà un ultimo stadio, ovvero
quello del socialismo quindi Marx prevede che la contraddizione interna al
sistema capitalistico si risolverà in una sintesi che supera la contrapposizione tra le
classi e che risolve la contraddizione sociale qui si ha una visione evoluzionista
per stadi della storia sul come i rapporti di produzione sono organizzati e in questo
Marx è erede dello storicismo tedesco.
Marx ipotizza che ci sia la legge di Say e che questa funzioni, tale per cui la quantità
di lavoro sociale medio riflette fedelmente il valore.
I modi di cui può avvalersi un capitalista per massimizzare il suo profitto a spese dei
salariati:
Può allungare la giornata lavorativa
Può ridurre il più possibile il tempo di produzione, ad esempio comprando
macchinari che riducono i tempi di produzione di uno stesso bene; quindi,
investendo in quello che Marx chiama capitale costante.
Nel terzo libro del capitale Marx ricava per i capitalisti le conseguenze della teoria
del plusvalore che si traducono nella legge della caduta tendenziale del saggio di
profitto mentre la quantità totale di profitto in valori assoluti dei capitalisti
andava aumentando di anno in anno, questo non era vero in valori relativi già
Ricardo si era reso conto di questa discordanza Marx crede di aver dimostrato
questa legge, legge che egli basa sull’aumento della composizione organica del
capitale (COC), cioè il rapporto tra C (capitale costante) e V (capitale variabile, cioè il
salario corrisposto agli operai).
Siccome l’unica fonte del profitto è PV, cioè il plus valore che è il plus lavoro, allora il
saggio di profitto (r) verrà definito come il rapporto tra PV e la somma di C + V.
Marx ha delineato due modi per aumentare il profitto dei capitalisti, ma il modo più
efficiente è quello di investire in macchinari e tecnologia e quindi investire in
capitale costante.
Quindi dividendo numeratore e denominatore per V, ovvero r = PV/V ,
C/V+1
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allora il saggio di profitto (r) è una funzione decrescente della composizione organica
del capitale, ovvero decresce quando cresce C/V.
Una volta che la classe operaia raggiunge questo stadio della classe per sé, allora gli
intellettuali politici potranno organizzare politicamente la rivoluzione.
Alienazione
Alienare significa diventare estranei a sé stessi, ovvero l’uomo non si riconosce più
nella sua attività.
L’alienazione è un enorme problema per i lavoratori salariati però, secondo Marx,
l’alienazione riguarda anche l’imprenditore, ovvero anche gli imprenditori sono
alienati perché le merci che fanno produrre dai loro operai non hanno la necessità di
rispondere a dei bisogni reali (principio di sussistenza), ma sono immesse sul
mercato per ottenere un profitto.
quindi nel sistema capitalistico anche l’imprenditore è alienato perché è schiavo
di un mercato imprevedibile in cui le sue merci sono alienate anche da lui stesso.
Quindi entrambe le classi sociali che si scontrano (operai e capitalisti) sono alienate
e soffrono entrambe di una frustrazione psicologica che per Marx si può risolvere
solamente passando all’ultimo stadio dell’evoluzione della storia, che è la società
che lui auspica che si realizzi, ovvero la società comunista senza proprietà dei mezzi
di produzione.
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Tipico delle società a solidarietà meccanica è un tipo di diritto che mira a punire i
trasgressori delle norme, in queste società secondo Durkheim prevale il diritto
penale.
Al contrario, nelle società a solidarietà organica il diritto assume una funzione
restitutiva e in queste società prevale il diritto civile.
Durkheim ritiene che entrambe le solidarietà siano deficitarie, ovvero non bastano
da sole a garantire l’ordine sociale.
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Quindi la divisione del lavoro secondo Durkheim è aumentata dalle società antiche a
quelle moderne perché il numero delle persone è cresciuto, perché ci sono stati
sempre più abitanti vicini nello stesso territorio e soprattutto perché sono aumentati
gli scambi e le comunicazioni.
secondo Durkheim questo è il prototipo di una spiegazione causale corretta nelle
scienze sociali.
Quindi la differenziazione sociale è la soluzione pacifica alla lotta per la
sopravvivenza una volta che gli individui si differenziano ciascuno porta il proprio
contributo alla vita di tutti.
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Sulla base di alcuni dati Durkheim nota che il tasso dei suicidi è relativamente
costante nelle diverse società; quindi, il compito del sociologo per Durkheim è
spiegare perché nella regione X rimangono costantemente bassi mentre nella
regione Y rimangono costantemente alti.
Inoltre, Durkheim si accorge che anche in questa costante relativa ai diversi territori
tutti sono in crescita nel tempo; quindi, nella società moderna i tassi di suicidi
crescono un po' ovunque rispetto ai decenni precedenti; quindi, c’è una crescita
temporale secondo Durkheim sono queste le variazioni che devono essere
spiegate.
Durkheim inizia a scartare quelle spiegazioni che non gli sembrano adeguatamente
sociologiche; infatti, scarta tutte quelle spiegazioni che ad esempio vengono dalla
psicologia e dalla psicologia sociale Durkheim però riconosce che il suicidio possa
derivare da una situazione mentale psicologica che ci possa essere una
predisposizione mentale al suicidio.
Tuttavia secondo Durkheim la causa dei suicidi non è psicologica, ma è sociale
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A questo punto Durkheim espone la sua proposta teorica individuando tre tipi di
suicidio:
1. Suicidio egoistico è quell’atto volontario di togliersi la vita, questa tipologia di
suicidio è ricavata dallo studio delle correlazioni statistiche tra 5 variabili:
Età varia il tasso di suicidio al variare dell’età; in particolare Durkheim nota
che ovunque il tasso di suicidio cresce con l’andare dell’età.
Genere il tasso di suicidio è più elevato tra gli uomini piuttosto che tra le
donne
Stato civile il tasso di suicidio è più elevato tra celebi e nubili rispetto a chi
si sposa
Presenza di figli il tasso di suicidio è più elevato tra chi non ha figli
piuttosto che tra chi ne ha
Affiliazione religiosa il tasso di suicidio è più elevato tra i protestanti
piuttosto che tra i cattolici.
la sintesi della teoria del suicidio: è una teoria più generale del suicidio.
Secondo Durkheim i suicidi sono fenomeni individuali le cui cause sono sociali,
ovvero sono in rapporto alla carenza o all’eccesso di integrazione sociale e alla
carenza o al ritardo normativo.
Quindi Durkheim dice che l’individuo crede, anche nell’atto più personale come il
suicidio, di agire come individuo, ma in realtà ci sono delle forze sociali il cui
fondamento è la struttura sociale.
Critiche
Il primo problema riguarda i dati su cui Durkheim ha basato tutte le sue correlazioni
statistiche erano statistiche di natura diversa, per lo più incomplete (perché c’è il
problema dell’autocertificazione da parte delle famiglie del suicida) che gli
permettevano di arrivare a conclusioni quantitative molto approssimative.
Inoltre, le statistiche su cui si è basato non tenevano conto dei suicidi tentati, ma
non riusciti.
Soprattutto c’è stato un sociologo che ha criticato il tipo di spiegazione causale di
Durkheim, ovvero sosteneva che Durkheim aveva spesso confuso correlazione con
causazione.
Durkheim aveva trovato una correlazione tra il tasso di suicidi e l’affiliazione
religiosa, ma il sociologo rileva questa correlazione non è diretta, ma è mediata da
una variabile che ha un impatto statistico molto più grande sulla relazione stessa,
ovvero il luogo di residenza.
Definizione: per Durkheim l’essenza della religione consiste nel dividere il mondo in
fenomeni sacri e profani.
** per sacro si intende separato e vulnerabile. **
Inoltre, per Durkheim la religione è sempre definibile attraverso l’organizzazione
delle credenze relative al sacro e dalla presenza di riti o pratiche a questo connessi.
È fondamentale il riferimento che fa Durkheim alla comunità morale per iniziare a
distinguere la religione nelle sue forme primitive dalla magia.
In quest’opera c’è anche un importante teoria sociologica della conoscenza che può
essere sintetizzata in tre punti:
Le forme primitive di classificazione sono legate a dicotomie.
L’idea di causalità deriva dalla società.
La teoria della religione per Durkheim permette di superare la distinzione tra idee
che derivano dai sensi (= empirismo) e idee che sono a priori nella mente.
questi tre a priori hanno la funzione di rendere chiaro il fatto che la società si
manifesta come qualcosa di realmente esistente per gli individui.
essere e l’essere stesso ci sia una connessione (= ovvero connessione tra i concetti
di immaginario e reale).
Quindi Simmel sostiene che esistono due diversi tipi di fiducia una è la forma
debole di conoscenza induttiva che è di tipo razionale e quindi è basata
sull’esperienza, mentre l’altra è una fede religiosa perché è un po' meno della
conoscenza, ovvero contiene elementi di ignoranza, ma è anche un po’ più della
conoscenza perché si fonda su elementi di certezza intuitiva qui Simmel sta
sciogliendo il concetto di fiducia alla base dell’economia monetaria sostenendo
che in quella del denaro sono entrambe attive queste due tipologie di fiducia.
Simmel ravvede le radici di queste due tipologie di fiducia nel rapporto che
storicamente si è andato ad instaurare tra moneta e stato.
Secondo Simmel perché questa fiducia possa essere costruita e protetta servono
delle istituzioni che la stimolino, rinnovino e che la garantiscano.
Storicamente queste istituzioni sono state gli stati centralizzati per ciascuna
singola valuta nazionale.
Per Simmel finché c’è stato questo rapporto di natura nazionale tra la moneta e lo
stato si è verificata un’interdipendenza di tipo virtuoso, cioè moneta e stato si
sono reciprocamente sostenuti in quanto da un lato lo stato moderno
centralizzato si è rafforzato grazie allo sviluppo dell’economia monetaria, ma
dall’altro lato anche la moneta ha tratto grandi benefici perché il valore del
denaro si è basato storicamente sulla garanzia formata (????) dal potere politico
centrale.
Quindi secondo Simmel nell’epoca moderna c’è stato questo rapporto virtuoso
tra moneta e stato e apporta degli esempi a sostegno di questa sua tesi, cioè dice
che quando l’impero russo era già stato unificato, Ivan III assegnò la sovranità di
parti del territorio ai suoi figli più giovani, ma mantenne al potere centrale il
diritto di battere moneta.
Questo legame virtuoso è venuto meno nel momento della fondazione della
moneta che oggi viene utilizzata, ovvero l’euro perché si è scisso il legame tra
moneta e stato nazionale.
Invece, per quanto riguarda gli effetti dell’economia monetaria sull’individuo
questo è un fenomeno ambivalente che secondo Simmel presenta sia aspetti
positivi sia aspetti negativi.
Per quanto riguarda gli aspetti positivi il denaro secondo Simmel favorisce la
crescita della libertà individuale e questo avviene in modi diversi, alcuni dei quali
hanno in sé delle dimensioni negative perché rende sostituibili i rapporti sociali
nella sfera dello scambio e anche nella sfera della produzione, ma questa
maggiore libertà individuale per Simmel ha anche un lato negativo, ovvero la
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Una volta costruito un tipo ideale, questo ha una funzione molto specifica, cioè
ha il significato di uno strumento metodologico, la cui realtà deve essere
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Poi secondo Weber vi sono due modi di agire che non sono razionali:
Agire affettivo basato sulle emozioni
Agire tradizionale basato sulla routine.
Secondo Weber però questi 4 idealtipi non sono esaustivi di tutti i modi di agire
sociale, ma sono importanti per capire i vari modi di agire sociale e quindi si
tratta di strumenti di misura per comprendere la realtà ( infatti la sociologia
di Weber è anche definita comprendente) questa conoscenza che viene
prodotta tramite il metodo proposto da Weber è sempre di tipo condizionale,
ovvero è sempre una selezione di condizioni e possibilità.
Weber desidera quindi distinguere in modo chiaro quello che definisce
orientamento (o relazione) ai valori e che orienta lo studioso non solo nella
scelta del tema di una ricerca, ma anche nella formulazione delle ipotesi di
spiegazione delle motivazioni secondo Weber l’orientamento ai valori è
ineliminabile nelle scienze sociali, ma è importante distinguere l’orientamento
ai valori dai giudizi di valore.
Opere di Weber
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est.
quest’opera mostra l’individualismo metodologico e un embrione di tipo
ideale.
Nel 1904 Weber tiene una conferenza in cui ritorna sul problema delle
differenze territoriali dello sviluppo economico e si chiede quale origine storica
abbiano le differenze osservate.
Weber ricorda come all’inizio dell’800 siano avvenute in Germania grandi
trasformazioni, in particolare l’abolizione degli obblighi feudali con lo sviluppo
di due percorsi distinti tra nord – est e sud – ovest.
Tuttavia secondo Weber queste differenze risalgono al periodo medievale
quando nel sud – ovest i proprietari terrieri avevano preferito trasformarsi in
redditieri, mentre quelli a nord – est avevano preferito mantenere la proprietà
e la gestione delle terre.
In questa conferenza Weber sottolinea nuovamente il ruolo della città, cioè si
domanda perché i contadini dell’est non sono stati in grado di effettuare il
passaggio alla piccola/media impresa, ma hanno dovuto per forza migrare
secondo Weber questo a causa dello stadio di sviluppo più arretrato nel nord –
est proprio delle città.
quindi ancora nel 1904 Weber ribadisce la convinzione che le città abbiano
dato un impulso molto importante allo spirito del capitalismo e alla formazione
dell’imprenditorialità, cioè le città sono state una condizione di possibilità dello
sviluppo del capitalismo moderno.
Opere della maturità queste opere sviluppano vari aspetti della teoria del
capitalismo moderno, questa teoria è un’analisi delle condizioni di possibilità che
si sono rivelati favorevoli secondo Weber per la formazione
dell’imprenditorialità.
Le opere sono due:
1. “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” questo testo inizia con una
definizione negativa dello spirito del capitalismo, ovvero Weber dice subito
che in questo testo lo spirito del capitalismo è un tipo ideale e non è sinonimo
di avidità di denaro.
Weber in quest’opera sottolinea una dimensione ideal tipica, cioè il fatto che il
capitalismo moderno è un capitalismo che si esercita nella sfera della
produzione, mentre in passato il capitalismo pre – moderno esercitava nella
sfera dello scambio.
Secondo Weber per arrivare a trovare le condizioni di possibilità culturale
bisogna individuare la sfera culturale in cui la ricerca del profitto sia sollecitata
sul piano etico è per questo che Weber individua questa condizione di
possibilità nell’etica economica del protestantesimo, in particolare nella sua
componente calvinista.
Weber parte dal dogma fondativo della religione calvinista, cioè la dottrina
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della predestinazione per fede secondo questa dottrina Dio dall’inizio dei
tempi aveva già deciso chi sarà salvato e chi sarà dannato.
Weber studiando i testi pastorali del calvinismo si accorge che ci sono dei
consigli dati ai credenti che portano ad un rovesciamento dell’atteggiamento
fatalista, cioè portano invece all’azione e questi consigli sono:
Pensare di essere tra i salvati
Impegnarsi nel lavoro professionale per confermare la propria fiducia nel
sentimento di elezione.
nel concetto tedesco di beruf si svela secondo Weber l’affinità elettiva che
connette l’etica economica del protestantesimo e lo spirito del capitalismo.
Weber ripete più volte in quest’opera che non è sua intenzione stabilire un
rapporto causale tra l’etica protestante e lo spirito del capitalismo infatti
Weber dice in modo esplicito che il suo fine è quello di evidenziare un’affinità
elettiva.
Un’altra affinità che emerge tra l’etica del protestantesimo e lo spirito del
capitalismo è la condanna dello sperpero di danaro e il fermo invito a
reinvestire il profitto guadagnato in nuovi investimenti e quindi ad una
disciplina del risparmio Weber dirà addirittura “una costrizione ascetica al
risparmio”.
Quindi mediante l’etica economica del protestantesimo succede che la
devozione al risparmio e lo spirito ascetico non sono più ultramondani, ma
sono intramondani.
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Weber però si domanda perché solo in occidente ha avuto origine questa forma di
capitalismo Weber ha comparato le etiche religiose di altre religioni universali
è proprio questo il contenuto dell’opera “Sociologia delle religioni”.
La risposta di Weber a questa domanda è un’analisi multifattoriale; infatti, ha
evidenziato come le condizioni della specificità occidentale siano di varia natura:
culturale (legata alle religioni), istituzionale (legata alla scienza), fattori contingenti.
Weber ritiene che ci siano stati dei fattori storici che hanno contribuito alla
specificità occidentale, come le conquiste coloniali e l’afflusso di metalli preziosi.
Weber risale all’origine della città occidentale questa nasce come città – stato
nell’antica Grecia, ma in epoca medievale come coniuratio, cioè c’era
un’associazione giurata alla base della conquista del potere politico, quindi la
fondazione delle città medievali era un atto di associazione giurata.
Tramite questa fratellanza armata Weber si spiega come mai la città occidentale
abbia favorito lo sviluppo del capitalismo perché proprio dal sentirsi fratelli nasce
l’idea dell’appartenenza ad una certa comunità cittadina e questo si è verificato
in occidente durante il periodo medievale a causa della debolezza del sistema
politico.
Ma la fratellanza armata che nasce dalla coniuratio (e quindi dalla fondazione
armata di una città) ricorda secondo weber quel senso di fratellanza che è di natura
religiosa, cioè l’essere solidali gli uni con gli altri anche nel senso delle comunità
cristiane.
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Weber riconosce che ovunque le grandi religioni mondiali hanno avuto origine da
figure carismatiche, ovvero da profeti, dotate di grandi qualità personali, come ad
esempio Gusù, Buddha, Maometto.
Secondo Weber le grandi religioni mondiali hanno avuto due conseguenze:
Hanno contribuito a ridurre l’influenza della magia aprendo così a spiegazioni
razionali della natura e fornendo le basi di conoscenza su cui poi la tecnologia ha
potuto edificare il proprio sviluppo.
Sono state universalistiche nel loro orientamento, cioè hanno spezzato quei
legami di solidarietà e hanno spianato la via verso il superamento del dualismo
etico che era tipico del tradizionalismo.
Dualismo etico cioè all’interno del connubio tra magia e tradizionalismo le
etiche tradizionali erano impostate su un duplice orientamento, ovvero un’etica
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verso l’interno che si applicava ai membri della famiglia, ai gruppi, alla tribù e
un’etica verso l’esterno che si applicava su tutti coloro che non erano membri.
Però secondo Weber non tutte le religioni mondiali hanno contribuito nello stesso
modo alla riduzione del dualismo etico.
Weber distingue due tipi di profezia:
1. Profezia esemplare il profeta non si presenta come un mediatore di Dio, ma si
limita a mostrare, attraverso il proprio esempio di vita, una via possibile per
raggiungere la salvezza.
Secondo Weber l’emblema di questo tipo di profezia è la figura di Buddha in
India che mostrava a tutti coloro che erano interessati al raggiungimento del
Nirvana quale fosse la via il consiglio era quello di abbandonare i desideri
terreni tra cui quello di arricchirsi e di devolvere la propria esistenza ad una vita
contemplativa.
Le conseguenze sociologiche di questa impostazione sono state la costituzione di
un gruppo di intellettuali qualificati che si sono isolati dalla società per seguire la
via del Buddha lasciando le masse al gioco del tradizionalismo e della magia.
Dal punto di vista di Weber, il buddhismo è un caso esemplare per quanto
concerne l’etica economica.
2. Profezia etica esempi di questa tipologia di profezia per Weber sono il
giudaismo antico e il cristianesimo il profeta, ovvero Gesù, afferma di essere
figlio di Dio, è stato Dio padre a predicare i comandamenti e si aspetta che
ciascuno obbedisca a questi comandamenti come a doveri morali.
All’interno del cristianesimo la Chiesa ha ritratto sé stessa come amministratrice
dei sacramenti e quindi come mediatrice tra i fedeli e Dio.
Per Weber questi sacramenti (confessione e comunione) sono percepiti come
mezzi magici per accedere alla salvezza.
Anche all’interno della chiesa si riproduce secondo Weber il dualismo etico tra
un’etica dei virtuosi e un’etica delle masse.
Solo con la riforma protestante, in particolare con il calvinismo, il dualismo etico
e il tradizionalismo sono stati superati.
Per quanto riguarda il confucianesimo, in Cina, Weber riconosce che non c’è
stata una profezia né esemplare né etica, ma l’etica economica confuciana è
sempre stata contraria all’innovazione anche la struttura sociale è sempre
stata intrisa di burocrazia.
Tra le condizioni istituzionali che secondo Weber si sono rese necessarie per lo
sviluppo del capitalismo moderno occidentale c’è stato lo stato razionale questo
porta Weber a riflettere sui vari tipi di potere legittimo che si sono succeduti nel
tempo e afferma l’esistenza di 3 tipi di ideali di potere legittimo questo
rappresenta la riflessione analitica di Weber sulla politica.
Interazionismo simbolico
L’interazionismo simbolico raccoglie diversi autori: Mead, Blumer e Goffman.
È un’etichetta che dice in modo ellittico (= breve) che il focus della sociologia è
l’interazione sociale mediata da simboli.
Le origini dell’interazionismo simbolico risalgono all’opera di Mead, maestro di
Blumer.
Tra questi due pensatori ci sono molte analogie: innanzitutto entrambi sostengono
che ci si debba focalizzare sulle interazioni sociali, ma entrambi sono anche convinti
che debbano essere considerate come sociali le interazioni in cui ego (= io) è in
grado di dare un significato alla situazione relazionale e nello stesso tempo di
conoscere il significato che alter (= l’altro) dà alla stessa situazione.
Quindi il punto di partenza di Mead e di Blumer è lo stesso, ovvero entrambi si
focalizzano sulle interazioni sociali ed entrambi sintetizzano la relazione sociale
come un rapporto tra ego e alter in cui ci sono determinate condizioni, ovvero ego
riesce ad attribuire un significato alla situazione in cui la relazione ha luogo e nello
stesso tempo pensa di sapere quale sia il significato che alter dà alla stessa
situazione.
Secondo Mead l’interazione sociale è possibile perché l’uomo trova già dati dei
significati comuni, come ad esempio lo scambio tra compratore e venditore
quindi secondo Mead l’uomo è un agente sociale che entra nella società trovandosi
in una società che è già data come insieme di significati.
Mead però si domanda come faccia l’uomo ad entrare nella società e apprendere
questi significati già dati la risposta che si dà Mead è che c’è all’opera un
processo di socializzazione.
Si chiama socializzazione quel processo tramite cui un essere umano viene
socializzato alle norme e ai significati di una società.
49
Nel caso degli esseri umani socializzazione significa due cose all’interno di
ciascun individuo si producono un ME e un IO.
Il ME secondo Mead è l’insieme delle aspettative degli altri verso la persona stessa.
Invece l’IO è l’aspetto che secondo Mead ha il ruolo di controllore di tutto ciò che
accade all’interno della persona.
Secondo Blumer ciò che dice Mead è troppo statico, infatti sostiene che sia vero che
gli esseri umani quando vengono al mondo trovino la società già data però pensa
che in realtà sia molto più importante il processo di interpretazione dei significati
che ogni individuo attua per se stesso quindi c’è una fase di interpretazione
individuale e soggettiva dei significati e c’è un intenso processo di negoziazione di
questi significati, quindi ogni individuo in realtà non si costituisce come un’IO che
controlla le aspettative degli altri, ma c’è un IO molto più dinamico che secondo
Blumer prende pezzi delle immagini che gli altri hanno di noi e li reinterpreta e
quindi ne deriva un’idea di società molto più fluida.
La visione che dà Blumer della socializzazione è molto più dinamica di quella di
Mead; infatti, in quella di Blumer gioca un ruolo primario la soggettività dell’agente
sociale.
L’agente sociale nel caso di Mead viene considerato come un semplice attore che
recita e rispetta un copione già scritto questo viene definito immagine iper-
socializzata dell’attore sociale.
Invece, nel caso di Blumer l’agente sociale viene considerato soggetto sociale in
quanto in grado di interpretare un copione o addirittura di scriverlo.
50
Un altro autore importante è Goffman che ha inventato una metafora per studiare
le relazioni sociali, ma nello stesso tempo per scoprire la struttura sociale che
obbliga gli attori a interagire.
L’idea di Goffman è che la società sia un teatro questa è definita come visione
drammaturgica della società.
La società è vista come una rappresentazione teatrale in cui ci sono dei tempi
dedicati alla ribalta e degli spazi dedicati al retroscena.
Gli attori sociali vestono una molteplicità di maschere e per Goffman le maschere
sono i ruoli sociali che ogni agente sociale riveste.
tutta questa metafora secondo Goffman è importante soprattutto per il fatto che
tutto questo gioco di ruoli (ovvero le interazioni) si attua sempre all’interno dei
frames cioè all’interno di una cornice di riferimento, nel senso che tutte le
interazioni avvengono all’interno di regole precostituite che presiedono i fatti
relazionali.
Però ci sono dei luoghi sociali in cui questi frames diventano ipersviluppati e ultra-
dominanti limitando così la libertà degli individui, ovvero quelle che Goffman
descrive come istituzioni sociali totali come ad esempio le prigioni, gli ospedali
psichiatrici, i campi di concentramento.
Questi istituti sociali totali hanno in comune una dimensione coercitiva estrema che
oltre a limitare la libertà degli individui può anche arrivare ad annullare la loro
identità Goffman in merito a ciò fa riferimento alla sostituzione del nome con un
numero.
Boudon
Un’idea che porta avanti è quella delle buone ragioni è il modo che Boudon
inventa per spiegare l’atteggiamento e le azioni apparentemente irrazionali di attori
sociali che si trovano in determinate situazioni.
Ad esempio: come spiegare l’azione di praticare la danza della pioggia?
Boudon spiega che se si è attenti a ricostruire il sistema delle credenze degli attori
coinvolti si potrebbe scoprire che gli agenti hanno delle buone ragioni per agire
come hanno agito.
Coleman
È stato l’autore americano che più di ogni altro ha tentato di importare nella
sociologia il paradigma della scelta razionale, in particolare di edificare sui pilastri
della scelta razionale un nuovo edificio teorico per la sociologia.
Importante in Coleman è la nozione di fiducia egli riporta il concetto di fiducia
all’interno del paradigma della scelta razionale e lo fa riconfigurando la fiducia come
una scommessa razionale che valuta la probabilità che la scommessa stessa abbia
successo.
Elster
È a metà strada tra un economista e un sociologo.
Elster si è concentrato sulle contraddizioni che si possono generare tra i sistemi di
credenze e i sistemi di preferenze individuali, cioè ha analizzato a livello individuale
le dissonanze cognitive che si possono manifestare in diverse situazioni sociali.
In particolare, ha studiato i meccanismi e le strategie che gli attori possono adottare
per superare queste dissonanze cognitive.
L’opera “Uva acerba” è il prototipo di un meccanismo di superamento della
dissonanza cognitiva che Elster esemplifica attraverso la favola della volpe e
dell’uva.
diverso rispetto all’intero ( o meglio il tutto è diverso dalla somma delle parti).
Questa concezione ha una storia molto antica e la sua tradizione è chiamata “la
tradizione dell’ordine spontaneo” l’idea era che l’ordine sociale potesse
ottenersi in modo automatico indipendentemente dalle volontà individuali o
collettive e potesse ottenersi in modo automatico a partire da azioni individuali
orientate a fini privati.
La mano invisibile di Adam Smith è l’esempio più antico di questa concezione
antologica.
Più o meno nello stesso periodo storico in cui visse e scrisse Smith venne
elaborata in modo indipendente una concezione molto simile a quella della mano
invisibile, da Ferdinando Galiani quest’ultimo parlava di una mano suprema
che, come per la mano invisibile di Smith, provvedeva in modo combinatorio al
bene dello stato.
Questi due autori hanno pensato a qualcosa di molto simile perché la nascita del
capitalismo si è accompagnata a delle concezioni etiche che hanno assegnato
all’individuo non solo il diritto coltivare i propri privati interessi, ma anche il
diritto a una proprietà privata illimitata.
Sia Smith che Galiani condividevano il fatto che questi meccanismi combinatori
fossero automaticamente benefici per la società e quindi davano per scontato
che l’effetto emergente fosse positivo.
A queste due teorie si contrappone un’altra concezione, ovvero “La favola delle
api”, opera pubblicata da Bernard de Mandeville nel 1705 con il sottotitolo di
“Vizi privati, pubbliche virtù” questo autore racconta una storia attraverso la
metafora di un alveare che è prospero finché le singole api si dedicano al proprio
tornaconto personale con ogni mezzo, anche illecito, ma lo stesso alveare si
impoverisce improvvisamente quando le api stanche del disordine sociale
scelgono di stabilire un’etica pubblica.
Questa allegoria critica una falsa alternativa, cioè un’alternativa tra un attivismo
produttivo (immoralità) e un conformismo alle regole pubbliche inattivo.
Quindi questa alternativa tra vizi privati e pubbliche virtù non è considerata da
Mandeville come un’alternativa credibile, ma sostiene che bisogna trovare un
equilibrio tra i vizi privati e le pubbliche virtù.
Nella seconda metà dell’800 vi è l’avvento delle teorie marginaliste che pensano
la società come un effetto emergente.
Nelle teorie marginaliste c’è l’idea di un mercato basato sulla concorrenza
perfetta e su un’informazione diffusa e l’obiettivo di queste teorie è approdare a
modelli di equilibrio generale.
53
Esempio immagino un singolo passante che per primo passa e calca il prato, in
questo modo comincia a disegnare una traccia di sentiero camminando sull’erba.
Un secondo passante decide di seguire il sentierino già tracciato dal primo
passante.
Questo accade per più volte e da più persone.
54
2. Idea di società come contratto ovvero come frutto di un accordo tra individui.
Le teorie contrattualistiche hanno origine tra il XVII e il XVIII secolo con Thomas
Hobbes.
L’idea di fondo in questa concezione è che l’ordine sociale è il frutto di azioni
intenzionali e programmate degli individui; quindi, la società è fatta dagli
individui.
Queste teorie contrattualistiche cercano di legittimare il problema del rinnovo
del contratto perseguendo diverse strategie
A questo problema c’è chi ha risposto mediante le teorie della socializzazione
questa teoria però è molto statica e non riesce a spiegare come mai i valori delle
società cambino nel tempo.
Alcuni individui possono modificare la società per via politica, mentre altri per via
sociale.
Quindi per le teorie contrattualistiche si tratta di riconciliare due idee che si
scontrano da un lato l’idea di un individuo che è un soggetto capace non solo
di riprodurre l’ordine sociale, ma anche di mutarlo; dall’altro lato si ha una
società come insieme di regole che è dotato di una propria esistenza e che si
oppone alla libertà individuale.
Esiste una distinzione tra ruolo e status status è sinonimo di posizione sociale;
infatti, ad ogni status (e quindi ad ogni posizione sociale) di solito corrispondono
più ruoli, però affinché si abbia un ruolo non basta che ci siano delle aspettative di
particolari comportamenti, ma è necessario che ci sia un’attribuzione di ruoli.
Gli status – ruoli condividono con il linguaggio la formula per cui X conta per Y in
un determinato contesto, però ci sono due differenze:
Riguarda chi attribuisce il ruolo (= il dichiarante) l’asserzione linguistica si
esaurisce nel suo significato, mentre la dichiarazione di status no perché crea
un ruolo, ovvero crea qualcosa che prima non c’era.
La dichiarazione di status presuppone che il dichiarante sia legittimato a
conferire un determinato ruolo.
Ad esempio in caso del matrimonio il prete è legittimato ad attribuire il ruolo.
Riguarda il dichiarato nel linguaggio la relazione X conta per Y in un
determinato contesto è una relazione arbitraria perché il linguaggio è un
sistema convenzionale; invece, nel sistema degli status – ruoli l’assegnatario
non ha delle caratteristiche che rendono questa assegnazione obbligatoria;
eppure, ci sono dei vincoli di adeguatezza.
Infine, vi è una distinzione tra conflitti intra ruolo e conflitti tra ruoli.
I valori e le norme sono delle rappresentazioni sociali che sono suscettibili di due
operazioni:
Interpretazioni
Giustificazioni
questi due limiti rappresentano una sorta di tensione nelle società tra il rigorismo
e il lassismo
È la lettura
È il livello zero
arbitraria delle
dell’interpretabilità
norme
delle norme
Margini di trasformabilità
La trasformabilità varia nel tempo e da paese a paese in quanto ci sono paesi che
sono portati a cambiare più di altri il proprio sistema normativo.
Questa differenza tra paesi dovrebbe stimolare la ricerca empirica perché potrebbe
darsi che il grado di proliferazione legislativa all’interno di un paese incida sul modo
in cui i cittadini percepiscano la trasformabilità della loro società.
La caratteristica che gli elementi della società opaca hanno in comune è quella di
essere basate su asserzioni false (scorrette dal punto di vista del contenuto o
logicamente scorrette).
Esistono tre stati psico – mentali del locutore, ovvero:
essere consapevoli o meno di dire il falso
la presenza o l’assenza di motivazione
la consapevolezza di avere quella motivazione.
ATTORI E SOGGETTI
Attore agente sociale che riproduce la società in cui vive, ovvero recita una parte,
un canovaccio con pochissimi margini di interpretabilità e di improvvisazione.
Soggetto in cui vi sono gradi di libertà maggiori concessi all’agente sociale.
sono due modi diversi di concepire l’agente sociale e la società perché nel caso di
una società totalmente composta da attori sociali, la società è statica; invece, nel
caso di una società composta da soggetti sociali, la società è soggetta a
trasformazioni sociali ed è quindi dinamica.
La fonte generale della soggettività è l’individualismo che nel corso della storia ha
assunto quattro diverse forme:
Individualismo etico
Individualismo proprietario
Individualismo utilitaristico
Individualismo romantico.
64
perché in Tönnies c’è una grande nostalgia della comunità laddove la comunità si
configura più o meno come la solidarietà meccanica di Durkheim, ovvero quel
tipo di solidarietà antica tra pari in cui ci si conosce, si condivide una coscienza
collettiva di valori e norme morali e in cui è vivo il sentimento di appartenenza ad
una comunità.
Questa analisi di Tönnies è una ricostruzione in termini critici dell’evoluzione
verso la moderna società industriale.
sociale, ma è una contraddizione di tipo culturale perché la sua esistenza dà vita alla
convivenza di regimi di vita che sono molto alternativi.
L’individualismo romantico si pone in contrapposizione alla società e alla vita di tutti
i giorni.
Halbwachs aveva già mosso delle critiche al lavoro di Durkheim dedicato al suicidio.
È certo che non sempre rendiamo giustizia alla sociologia perché essa dà, spesso,
l’idea di scoprire delle banalità. Quando Durkheim, seguendo il Morselli, ha
dimostrato che il matrimonio costituiva una difesa contro il suicidio, e che chi ha dei
figli si uccide meno dei coniugi senza figli, agli occhi di molti lettori ciò parve una di
quelle pacifiche verità di buon senso che non sembrava affatto utile rafforzare sulla
base di dati. Ma nel regno del verosimile, a ciascuna proposizione se ne può opporre
generalmente un’altra che può apparire altrettanto evidente. È quindi altrettanto
meritevole, dal punto di vista scientifico, il determinare quale di due opinioni
verosimili corrisponda alla realtà, di quanto sia mettere in luce una verità del tutto
nuova. Si tratta infatti di superare il confine che separa la conoscenza scientifica
dalla conoscenza volgare”.
Halbwachs, Les causes du suicide (le cause del suicidio)
Halbwachs dice che quando Durkheim ha espresso le relazioni tra tasso dei suicidi e
integrazione degli individui all’interno di una famiglia in realtà non aveva scoperto
nulla di nuovo, in quanto è quel tipo di asserzione che spesso si sente pronunciare
dai sociologici sembrano delle ovvietà e quindi non meritevoli di essere
sostanziate dal punto di vista empirico, ma Halbwachs sostiene che nel mondo delle
possibilità che sono plausibilmente realizzabili a ciascuna proposizione se ne può
opporre un’altra che può apparire altrettanto evidente.
Quindi per Halbwachs si tratta di superare il confine che separa la conoscenza
scientifica (= episteme) dalla conoscenza volgare (= doxa).
Metodo vs metodologia
Epistemologia vs gnoseologia
Monismo vs pluralismo
È la posizione che
È la posizione di chi sostiene che non è
sostiene che in tutte
necessario che per addebitarsi la nozione di
le scienze che
scienza una disciplina debba implementare
vogliono rivendicare
solo il metodo scientifico quindi si apre
questo titolo, si
la possibilità di una convivenza tra metodi
debba applicare uno
alternativi.
e un solo metodo,
ovvero quello
scientifico
Quantitativo vs qualitativo
I dati qualitativi forniscono i
I dati quantitativi forniscono dettagli e gli
le cifre che dimostrano i approfondimenti necessari
punti generali complessivi per capirne a pieno le
della ricerca relative implicazioni
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2. Vi è poi la fase dell’ipotesi di lavoro che può essere suddivisa in una serie di
sottofasi:
Definizione della domanda di ricerca ovvero ci si domanda che cosa si ha
intenzione di scoprire.
Generalmente le domande di ricerca all’inizio sono molto generali.
Fase esplorativa si selezionano i documenti (libri e articoli).
Identificazione dell’unità di analisi e delle variabili.
Studio pilota cioè l’applicazione iniziale, su piccola scala, del protocollo di
studio.
Definizione dei risultati attesi.
3. Fase della raccolta dei dati ovvero scegliere gli strumenti di raccolta dati, che
nel caso si procedesse con i questionari è fondamentale la fase di
campionamento, ma anche il field work, ovvero il lavoro sul campo.
4. Fase di codifica dei dati che si può suddividere nella definizione di convenzioni
di codifica e nella verifica delle compatibilità e individuazione degli errori.
È un modello di riorganizzazione e denominazione dei dati raccolti.
5. Fase della prima elaborazione dei dati si tratta di una costruzione di variabili
derivate, in questa fase si possono poi integrare dati mancanti (tornando sul
campo) e si correggono gli errori che sono stati individuati.
6. Fase dell’analisi dei dati si procede con la scelta delle tecniche di analisi dei
dati, una volta che la tecnica è stata scelta si procede all’analisi in sé e infine si
conclude con un report sulla ricerca.
71
INTERVENTO DI D. OVADIA
COMUNICARE L’INCERTEZZA – IL CASO COVID 19
Come cittadini comuni siamo spesso convinti che le scoperte scientifiche sono delle
verità immutate, mentre in realtà, in particolare il mondo della medicina, è fatto di
scoperte successive che si contraddicono tra loro apparentemente, ma che sono in
realtà la naturale evoluzione della conoscenza in un determinato settore.
Quindi per spiegare cosa si intende quando si dice “comunicare dei fatti incerti” si
può far riferiemento a tre casi di cronaca:
All’inizio della pandemia si è fatta largo una notizia promossa da un medico
francese che diceva che un farmaco molto economico e conosciuto per la
malaria, ovvero l’idrossiclorochina aiutasse a guarire dal covid.
Questo medico ha somministrato questo farmaco e ha visto che i suoi pazienti
stavano meglio, ha pubblicato questi dati e ne è conseguito che per molto tempo
i medici di tutto il mondo hanno iniziato a somministrare questo farmaco.
Ma dopo che sono stati condotti una serie di studi più sistematici sono arrivati i
primi dati e la Francia è stato il primo paese a revocare l’autorizzazione all’uso
dell’idrossiclorochina per trattare il covid.
Poco dopo sono arrivati altri studi che hanno proprio dimostrato che questo
farmaco non serviva a nulla.
questo è un esempio di come dopo pochi mesi anche la comunicazione verso
il pubblico ha cambiato la sua posizione.
Il divulgatore scientifico Guido Silvestri diceva che i vaccini per il covid sarebbero
arrivati in autunno, ma questo è stato un punto verso il quale molti esperti si
sono scagliati nella comunicazione della pandemia perché non era ovvio che
arrivassero vaccini per tutti in così poco tempo.
Tra l’altro somministrare questi vaccini senza sperimentarli in modo appropriato
ha suscitato una serie di problemi tra cui per esempio di tipo etico, infatti sono
usciti molti articoli in cui si diceva che la vaccinazione contro il covid doveva
comunque seguire le regole etiche di sicurezza, senza essere troppo spinti
dall’emergenza somministrando qualcosa che sarebbe potuto essere pericoloso.
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Oggi che i vaccini ci sono, quello che sta succedendo è che nella comunicazione si
ha sia un tipo di comunicazione positiva sia negativa.
Il caso delle mascherine inizialmente l’OMS diceva che non servivano a nulla
perché non esistevano studi di larga scala che dicessero quando effettivamente
servissero.
Dopo pochi mesi sempre l’OMS ha avuto a disposizione molti dati e ha affermato
che invece funzionavano; infatti, è arrivata poi la presa di posizione ufficiale a
giugno secondo la quale tutti dovevano indossarle.
Infine, un importante rivista medica ha pubblicato un grande studio
internazionale che diceva che le mascherine servono e che quindi bisogna
continuare ad utilizzarle, ma contrariamente a quello che noi pensiamo in termini
psicologici non sono il primo presidio di sicurezza, al contrario lo è la distanza
fisica.
Le mascherine sono solo un aiuto e da sole non servono.
tutto ciò ci dice che uno dei modi per affrontare la comunicazione dell’incertezza
è quello di pensare che la scienza è troppo complicata e quindi non va raccontata
alle persone comuni perché questo potrebbe confonderle, è necessario limitarsi a
dare dei consigli diretti senza spiegare loro la complessità dietro questi
cambiamenti, ma questa non è la visione moderna della comunicazione della
scienza.
La visione moderna della comunicazione della scienza ricalca l’affermazione di un
fisico teorico, ovvero John Ziman, secondo il quale il principio basilare della scienza è
che i risultati della ricerca devono essere resi pubblici e di conseguenza che
l’istituzione fondamentale della scienza è il sistema di comunicazione.
Più o meno da una decina d’anni si parla nel mondo della ricerca in generale, ma in
particolare della comunicazione della scienza, di “Responsible Research and
Innovation”, ovvero significa che la scienza e l’innovazione tecnologica devono
essere responsabili nei confronti della società.
La commissione europea ha fatto del concetto di ricerca responsabile uno dei cardini
della sua comunicazione della scienza.
Cosa si intende per comunicare la scienza?
La scienza non è più solo una questione degli scienziati, ma è una questione che
riguarda la comunità dei ricercatori, ma anche i politici, gli educatori, l’industria e i
cittadini inoltre il fare scienza deve tener conto di tutta una serie di fattori, tra cui
un comportamento etico, l’uguaglianza di genere nella scienza, il public
engagement, attraverso una serie di strumenti:
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Per quanto riguarda la comunicazione della scienza ci sono delle dichiarazioni sul
fatto che i cittadini giocano un ruolo importante nell’influenzare le decisioni nella
scienza, ovvero devono essere coinvolti negli aspetti decisionali e soprattutto, per
ottenere una buona “cittadinanza scientifica”, è necessario che nella comunicazione
della scienza si prendano in considerazione anche le discipline sociali (es. la
sociologia o l’economia).
Quindi la comunicazione della scienza è molto cambiata: un tempo si pensava che la
comunicazione della scienza dovesse essere veridicistica, ovvero si pensava allo
scienziato che parlava al cittadino attraverso i media che semplificavano il concetto.
Mentre la visione che si ha oggi della comunicazione della scienza è più complessa in
quanto è uno scambio di dibattito e di domande che coinvolge gli scienziati, i media,
i cittadini e gli studiosi di scienze sociali.
Chi è l’esperto?
Un libro scritto parecchi anni fa da due giornalisti scientifici si è occupato di
raccontare la storia di come la scienza è stata manipolata dall’industria del tabacco
quando si cercava di dimostrare che il tabacco era cancerogeno.
quindi il ruolo degli esperti a volte può non essere così limpido e trasparente
come sembra.
Questo punto è reso ancora più complicato dall’idea che ci siano sempre diverse
opinioni e che tutte abbiano legittimità nella sfera pubblica, questo è un problema in
ambito scientifico perché la scienza non funziona come la politica dove è giusto che
ci sia la visione di tutti quanti su un tema, ma la scienza invece funziona con verità
che sono frutto di un consenso della comunità degli scienziati su che cosa in questo
momento sappiamo su un certo argomento.
Esiste un’etica della scienza che è proprio questa basata sul consenso comune,
esiste un’etica della comunicazione che insegna ai giornalisti che le verità sono
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multiple ed esiste un’etica della comunicazione della scienza che è un ibrido tra le
due perché chi comunica la scienza deve tener conto delle opinioni bislacche, ma
deve anche chiarire all’utente finale che queste verità devono essere inquadrate in
un contesto di fenomeno sociale e non di verità scientifica.
I meccanismi decisionali
Inoltre, i meccanismi decisionali ci rendono complicato il prendere decisioni.
Il decisore razionale è quella persona che definisce l’obiettivo, vaglia le alternative e
sceglie la soluzione più adatta.
Noi però non siamo così, al contrario siamo esseri razionali come ha dimostrato
l’euristica che è l’epistemologia del funzionamento celebrale.
Le euristiche sono scorciatoie mentali del giudizio che ci permettono di prendere le
decisioni.
Queste euristiche sono determinate da alcuni pregiudizi cognitivi:
Pregiudizio di salienza siamo predisposti a filtrare le informazioni sulla base
della salienza dello stimolo, ovvero rumori forti, posizione nello spazio, ecc.
Questo significa che anche le informazioni seguono le stesse regole, ovvero
diamo più importanza alla prima pagina, al carattere grosso, ecc.
Euristica del “come se” l’informazione estratta da fonti diverse può avere
peso diverso, mentre noi le trattiamo come se avessero tutte lo stesso peso.
Quindi le decisioni vengono prese più sulla base del numero totale di
suggerimenti piuttosto che sulla loro affidabilità.
Euristica della disponibilità prendiamo decisioni sulla base della facilità con
cui ci vengono in mente le questioni rilevanti.
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Eccesso di fiducia
In generale, le persone hanno molta più fiducia nelle proprie decisioni di quanto sia
ragionevole.
Le persone tendono a chiudere la loro ricerca di risposte ben prima di avere raccolto
tutte le informazioni disponibili per via di un eccesso di fiducia nelle proprie capacità
decisionali.
I media e l’euristica
I media e, in generale, la comunicazione sono dei forti creatori di bias cognitivi
quindi è importante conoscere questi meccanismi mentali per non cadere nei
pregiudizi cognitivi questo perché il motore delle nostre decisioni in ambito
scientifico è la paura.
Quindi l’obiettivo con la comunicazione dovrebbe essere quello di favorire il
ragionamento complesso.
questi sono limiti propri dello strumento (questionario) quindi non si possono
eliminare, però è possibile minimizzare gli effetti di questi limiti.
Per quanto riguarda il limite intervistato – intervistatore si ricorre molto spesso
all’intervista auto compilata.
Sull’invarianza dello stimolo il ricercatore non può fare altro che costruire al meglio
le domande; è particolarmente difficile, per quanto riguarda l’invarianza dello
stimolo, limitare questo limite quando bisogna intervistare campioni che prevedono
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segmenti sociali molto diversi per livello di istruzione, per stile di vita, per estrazione
sociale.
Anche per quanto riguarda l’affidabilità delle risposte, il ricercatore deve essere
bravo a costruire uno strumento che minimizzi la questione della desiderabilità
sociale e a valutare in quali tipi di domande prevedere la possibilità che l’intervistato
esprima il fatto di non sapere nulla della questione su cui viene interrogato.
Quando progettiamo il questionario è bene che si abbia in mente già come le
informazioni raccolte andranno ad organizzarsi nella matrice dati.
In questo modo sarà più agevole il lavoro di inserimento e di codifica e sarà anche
più veloce il processo di analisi dei dati.
Sintassi lineare e semplice non utilizzare negazioni ed evitare giudizi sulle frasi,
meglio usare frasi positive.
Univocità della risposta ovvero le domande multiple: evitare le domande che
contengono più di una domanda.
Capacità discriminante una domanda che ottiene il 90% delle risposte dello
stesso tipo è inutile; quindi, evitare alternative di risposta che hanno modalità su
cui si concentrano i consensi.
Non tendenziosità si tratta delle domande tendenziose o a risposta pilotata.
Le singole parole usate nella domanda possono alterare le risposte degli
intervistati.
Comportamenti presunti non dare per scontato comportamenti che non lo
sono.
Bisogna optare per domande che hanno lo scopo di selezionare gli intervistati
prima di porre una domanda che non riguarda tutti.
Focalizzazione sul tempo meglio focalizzare i comportamenti su periodi
specifici (es. l’ultima settimana, l’ultimo mese, ecc.) in quanto questo facilita il
ricordo.
Concretezza – astrazione meglio evitare riferimenti troppo astratti, ma
concretizzarli con esempi.
Comportamenti e atteggiamenti bisogna preferire sempre le domande che si
riferiscono ai comportamenti piuttosto che agli atteggiamenti.
Desiderabilità sociale esistono degli accorgimenti che minimizzano la
desiderabilità sociale di alcune domande, per esempio, rendendo accettabile
anche la risposta meno desiderabile.
Mancanza di opinione e non so molti suggeriscono di prevedere il non so tra
le alternative di risposta o addirittura nella domanda.
Acquiescenza tendenza delle persone, in particolare quelle meno istruite, a
dare risposte affermative, ad esprimere il proprio accordo su qualsiasi
affermazione.
Response set è il problema dell’acquiescenza sommato a quello della pigrizia e
della fretta: si ha quando l’intervistato risponde sempre a tutto nello stesso
modo, tipicamente abbastanza d’accordo.
Nei primi cinque tipi di domanda l’intervistato viene guidato attraverso risposte
predefinite, mentre nell’ultimo tipo di domanda l’intervistato è libero di esprimersi
come meglio crede.
Corollario
L’inchiesta campionaria, o anche survey, è uno strumento di rilevazione dei dati che
utilizza in particolare i procedimenti di campionamento e mira a produrre delle
descrizioni numeriche quantitative e statistiche delle caratteristiche della
popolazione studiata.
L’inchiesta campionaria si serve di due mezzi diversi: campioni e questionari.
Il processo di survey nella sua interezza si basa su due premesse teoriche
fondamentali:
1. Descrivendo le caratteristiche del campione di intervistati che effettivamente
rispondono al questionario, si possono descrivere le caratteristiche della
popolazione oggetto di studio la scommessa è che le caratteristiche che sono
state sondate dal questionario siano presenti nello stesso grado e siano
distribuite nello stesso modo nel campione e nella popolazione.
Si parla del problema della rappresentatività del campione.
2. Le risposte degli intervistati descrivono in modo accurato le caratteristiche di chi
risponde.
In questo caso si parla del problema della validità/affidabilità dello strumento di
rilevazione dei dati, e cioè del questionario.
quindi il processo di survey implica due tipi diversi di inferenza e quindi due livelli
diversi di generalizzazione.
I concetti possono riferirsi agli oggetti di una ricerca scientifica oppure alle proprietà
degli oggetti studiati.
Gli oggetti di cui si occupa una determinata ricerca scientifica si definiscono come
unità ad esempio l’unità di una ricerca scientifica può essere l’individuo o un
comune.
Invece i particolari oggetti di cui si occupa una ricerca scientifica si chiamano casi.
Se ad esempio l’unità è l’individuo allora le possibili proprietà sono il genere, il
livello di istruzione, lo stato civile, ecc.
Ogni proprietà per diventare oggetto di una ricerca deve soddisfare un criterio
metodologico essenziale, cioè deve poter assumere almeno due stati differenti,
ovvero deve poter variare; infatti, ad esempio la proprietà genere di un individuo ha
due stati: maschio e femmina quindi può essere trasformato in variabile.
Questo passaggio deve necessariamente avvenire attraverso la definizione
operativa che è un insieme di regole la cui applicazione permette di trasformare lo
stato di un individuo su una proprietà in una modalità sulla corrispondente variabile.
La definizione operativa trasforma le proprietà in variabili senza non è possibile
muoversi dai concetti agli indici.
La definizione operativa deve essere sempre esplicitata dal ricercatore nel modo più
preciso possibile perché è proprio la definizione operativa ciò che rende replicabile il
processo di traduzione entro il linguaggio delle variabili.
Una volta applicata la definizione operativa si ricavano due operazioni fondamentali:
1. La distribuzione dei vari stati delle proprietà fra gli oggetti di studio.
2. Studiare le relazioni tra gli stati delle proprietà.
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Ad esempio, per tradurre la proprietà età in una variabile in cui le modalità sono
identificabili basta contare gli anni di una persona e questo è semplice da fare in
quanto gli anni sono proprietà discrete.
Però ci sono dei casi in cui le unità di osservazione non sono discrete, ma sono
continue e quindi devono essere misurate, un esempio è la temperatura o anche
l’altezza, ma ci sono casi in cui il processo di misurazione non è così standardizzato
come nei casi in cui si considerano delle proprietà continue di tipo attitudinale
come, ad esempio, la propensione al rischio o il grado di partecipazione politica in
questi casi servono degli strumenti di rilevazione adeguati come ad esempio la scala
di Likert.
Un'altra alternativa che ha la definizione operativa per assegnare un valore allo
stato di un oggetto sulla proprietà è la classificazione.
La proprietà ordinale è ad esempio il titolo di studio di una persona, qui è facile dire
se gli stati sono maggiori o minori quindi sono ordinabili lungo una certa scala.
Le proprietà cardinali sono quelle che di solito sono oggetto di conteggio, per
esempio il numero di componenti di una famiglia, il numero dei posti letto in un
ospedale, ecc.
Dopo aver tradotto i concetti attraverso le proprietà, le variabili, gli indicatori e gli
indici si ottiene una matrice dei dati (casi x variabili) dove le righe della matrice sono
i casi, mentre le colonne sono le variabili.
Da qui è possibile iniziare l’analisi dei dati che può orientarsi in più direzioni, la più
semplice è lo studio della distribuzione degli stati della matrice.
Quindi è possibile anche studiare le relazioni tra queste variabili.
Questo è l’approccio standard delle scienze sociali, ovvero è il metodo delle
variazioni concomitanti.
Lo studio di questa matrice dei dati ci dice tra due variabili qual è il segno della
relazione, ovvero due variabili possono essere associate tra loro in modo positivo o
negativo, ma non solo perché ci può anche dire qual è l’intensità di queste
relazioni il limite però è che non ci permette di accertare la direzione della
relazione.
Nella realtà sono possibili tre tipi di relazione tra due proprietà:
1. Relazione unidirezionale in questa relazione la proprietà A influenza la
proprietà B, ma A non ne è influenzata.
2. Relazione bidirezionale asimmetrica in questa relazione la proprietà A
influenza la proprietà B più di quanto non ne sia influenzata.
3. Relazione bidirezionale simmetrica in questa relazione le due proprietà
esercitano un’influenza reciproca della stessa intensità.
A questo punto bisogna affidarsi a dei modelli per verificare la direzionalità delle
relazioni nella matrice dei dati i modello è la veste grafica di un’ipotesi.
Esistono i modelli unidirezionali e i modelli bidirezionali.
sia i modelli unidirezionali sia quelli bidirezionali non possono in nessun modo
dirci se le proprietà A e B sono influenzate da altre proprietà.
INTERVISTE DISCORSIVE
L’intervista è lo strumento di costruzione della documentazione empirica più diffuso
nelle scienze sociali.
L’intervista di ricerca è una forma speciale di conversazione nella quale due persone
o più si impegnano in un’interazione verbale nell’intento di raggiungere una meta
cognitiva precedentemente definita.
Questa conversazione è speciale perché tra i due interlocutori c’è un’asimmetria di
potere e questo perché è l’intervistatore che stabilisce i fini conoscitivi dell’intera
conversazione, è lui che pone le domande all’intervistato e lo guida attraverso una
serie di temi e ci si aspetta che l’intervistato risponda con sincerità alle domande.
Esistono due tipologie di intervista:
Intervista strutturata in cui l’intervistato risponde alle domande
dell’intervistatore scegliendo le parole da un copione predefinito.
Intervista discorsiva in cui l’intervistato risponde alle domande
dell’intervistatore con parole sue, scelte al momento.
OSSERVAZIONE PARTECIPANTE
L’osservazione partecipante nasce in una disciplina che non è la sociologia, ma è
l’antropologia culturale.
L’osservazione partecipante è quella tecnica di ricerca che richiede a colui che la
conduce di passare un periodo di tempo sufficientemente prolungato a stretto
contatto con il fenomeno prescelto, in modo da giungere ad una comprensione
profonda delle diverse specificità che la caratterizzano.
In quanto tale essa è la tecnica principale all’interno di quel ramo delle scienze
sociali, cioè l’etnografia.
Cenni storici: Per tutto l’800 il modo di fare antropologia era teorico e partiva da
basi di dati e informazioni raccolte da missionari si ricorda l’opera di James Frazer
“Il ramo d’oro”, in questo libro Frazer è arrivato a comparare le pratiche, i riti e i
simboli di decine e decine di popolazioni remote attraverso informazioni raccolte da
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Una volta raccolte le evidenze (= i dati), Malinowski dice che bisogna applicare un
processo induttivo, ovvero ciò che permette di passare dai dati alle teorie.
Applicando questo processo Malinowski dice che bisogna stare attenti perché il
trattamento scientifico dell’innovazione richiede il soddisfacimento di requisiti
molto specifici che sono:
La completezza dei dati.
La sistematicità dell’analisi.
La selezione dei dati rilevanti.
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