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La sociologia nasce nella seconda met del XIX secolo tra Francia, Germania e
Inghilterra in un determinato periodo storico, ovvero quello della seconda rivoluzione
industriale, dellurbanizzazione di massa (nascono le metropoli pi grandi), quel
periodo in cui si favoriscono dei processi di connessione e interconnessione del mondo
da cui poi deriver laspetto globalizzante della contemporaneit: comunicazioni,
connessioni con il mondo, processi di contatto e intercontatto culturale, costruzione
degli stati nazione. Oggi tendiamo a concepire la globalizzazione come un fenomeno
del secondo dopoguerra, ma i crolli in Borsa degli anni Venti furono trasmessi in tutto il
mondo in diretta grazie alla radio e al telegrafo senza fili. Molte delle pi grandi
tecnologie di comunicazione sviluppate nel VIII e XIX secolo (come il telegrafo)
permettevano gi per vari ambiti una comunicazione immediata: la costruzione di un
villaggio globale un processo che oggi molto pi facile, molto pi disponibile e
pervade molto pi le nostre vite, ma inizia a fine 800. In questo periodo sorge il
bisogno di una disciplina che fotografi il cambiamento sociale, un rapido mutamento di
una societ che supera un modello di vita tradizionale, rurale, basato
sullautosufficienza e su forme di potere stabili e si approssima verso un modo
industriale, di alta interconnessione in cui lo stato viene a costruirsi, ma non ancora
uno stato forte (la maggior parte delle democrazie che nascono nei primi decenni del
900 subiscono questa debolezza e portano alla nascita dei totalitarismi). Questa
scienza innanzitutto una scienza del mutamento sociale e cerca di comprendere le
forme della coesione, ma anche le forme della segregazione, la disuguaglianza sociale
(tra classi sociali), le discriminazioni fra gruppi culturali diversi. una scienza che
nasce in un momento di grandi turbolenze e non un caso che nello steso periodo
nasca la psicologia (in un circolo di intellettuali di Vienna) e la letteratura
contemporanea (con il problema del s). La teoria sociale essenzialmente un modo
di trovare elementi, dimensioni, processi che spieghino fenomeni ampi, macrosociali.
La teoria sociale cio un paradigma, un sistema che ci permette di leggere il mondo
secondo una determinata chiave interpretativa. Se parliamo di scienza, oggi non
parliamo pi di un complesso indipendente di conoscenze, ma di un modo diverso di
guardare il mondo. Lo sguardo sociologico attento a dimensioni come
lorganizzazione sociale, la distribuzione del potere, le relazioni, le disuguaglianze, i
codici culturali e simbolici che organizzano un determinato gruppo. Avere uno
sguardo sociologico significa ricercare la trama della comunit allinterno di un
gruppo o allinterno di una situazione sociologicamente interessante. Chi il
sociologo? Il senso comune ci porterebbe a rispondere che siamo tutti sociologi nel
senso che tutte le persone si pongono domande di portata sociologica. Viviamo in una
sorta di interview society, ovvero in una societ in cui ognuno di noi sente
implicitamente che c qualcuno che gli sta facendo unintervista, in una societ che ci
porta ad avere opinioni su tutto, anche quando queste opinioni si basano su delle
conoscenze piuttosto limitate. Vi sono spiegazioni sociologiche ingenue, definite tali
perch si basano sulla nostra esperienza, sul senso comune, su una possibilit limitata
di dare spiegazioni, al pi riusciamo a dare delle interpretazioni, che molto spasso
hanno una validit solo argomentativa, cio si basano sulle argomentazioni nostre e
misurano la propria forza in comparazione con le argomentazioni altrui. Sociologia
invece si basa sul rapporto fondamentale di interazione tra teoria sociale e ricerca. In
realt, tutte le scienze si basano su questo rapporto, ma in alcune il peso della teoria
molto pi limitato. Molto spesso la figura del sociologo viene confusa con le persone
che vengono coinvolte nei dibattiti pubblici, lopinionista capace di dare risposte. Il
ruolo del sociologo invece molto pi limitato e anche vulnerabile, nel senso che egli
riesce ad utilizzare grandi complessi teorici delle ricerche per spiegare dei problemi
che hanno per una portata, molto spesso, limitata. Non si pu pensare al sociologo
come a colui che ha delle risposte pronte su qualsiasi dimensione. Il ruolo del
sociologo gli conferisce troppa legittimazione. La scienza una scienza per amore
della scienza, non ha fini pratici semplici ed una scienza che parte dallidea di un
progresso della conoscenza. Il senso comune un orientamento allagire, che
implicito, ma normativo, anche in una forma pi cogente delle leggi stesse. Cio
luomo tende a confermare il senso comune nelle proprie azioni e a giustificare le
proprie azioni a partire da questo senso comune stesso: quando non sappiamo cosa
fare perch manca una regola ecco che appare nella nostra testa questa fonte di
conoscenza pratica che ci dice cosa farebbe chiunque al nostro posto in questa
situazione. Il senso comune una specie di sociologia alternativa fondata molto
spesso su stereotipi, conservatrice e sostanzialmente questa conoscenza, una
conoscenza che tende a riconfermare lo status quo. Il senso comune qualcosa che
arriva a riprodursi anche nel pensiero scientifico e a limitare il pensiero scientifico
stesso. I sociologi sono estremamente laici nei confronti di qualsiasi teoria, ideologia e
fede (nel loro mestiere le sospendono, ma allo stesso tempo le ammettono: non si
parte dal nulla, ma da una vita, da un modo di vedere il mondo, da una certa
collocazione nel mondo storico-culturale contemporaneo). Cosa pi importante quando
un sociologo arriva in una realt che non conosce cercare di spiegare i social
network, nel senso originario dellespressione, reti sociali tra le persone, perch i
nodi costruiscono la spiegazione. Studiare le disuguaglianze: cercare di capire perch
le persone sono diverse e sono diseguali nellaccesso alle risorse. Cercare di capire il
futuro: individuare delle tendenze che segnano delle modifica importanti. Abbiamo
una delle societ pi vecchie di tutta Europa; in cui gli immigrati sostituiscono di pi
gli autoctoni nel mercato del lavoro; ci sono delle popolazioni che lavorano pagando
contribuiti ad altre che lavoro di meno e hanno maggiore inserimento nellambito
previdenziale. Le teorie sociologiche sono sempre figlie del loro tempo, hanno anche
una limitazione: guardano il mondo con gli occhi di quello che il periodo in cui
nascono e sono figlie anche del loro contesto. Uno dei problemi generali di tutte le
humanities che leggiamo quasi soltanto autori occidentali e continuiamo a spiegare
il mondo facendo riferimento per la maggior parte a teorie occidentali. Il concetto di
cultura un aspetto autoriflessivo con cui loccidente ha guardato a se stesso e la
pluralizzazione del concetto di cultura ha a che fare con una pluralizzazione degli
orizzonti occidentali che avviene durante lepoca colonialista. Non sempre le teorie
sociologiche nascono da sociologi: alcune nascono in antropologia, in filosofia, dalla
teoria femminista, dalla critica letteraria (cultural studies: sorgono a Birmingham negli
anni Sessanta, in un centro di studio delle culture in cui lavorano soprattutto critici
letterari e artistici da cui per si produce un approccio psicologico, sociologico e
antropologico ancora tuttoggi importante e influente). Sono influenzate dal mondo
sociale che le produce e subiscono fattori scientifici che le favoriscono o le
sfavoriscono. La scienza non lavora mai nel vuoto, ma sempre influenzata dalla
politica e dalleconomia. Le teorie sociologiche variano per ampiezza: ci sono teorie
che spiegano tutto il mondo, teorie a medio raggio e teorie su oggetti specifici. Per
spiegare i comportamenti sociali si possono usare delle teorie deduttivistiche, cio
costruite logicamente, legando teoricamente delle premesse a delle conclusioni a
partire da un sistema logico coerente e corretto, oppure a partire dalle osservazioni:
linduttivismo quel tipo di scienza che costruisce la spiegazione solo a partire da dati
osservabili. Galileo ha il grande metodo scientifico di aver introdotto il metodo
speriemntale che un modo di collegare le due dimensioni: una teoria ben prodotta
costruisce delle leggi e le leggi possono essere verificate empiricamente. Quasi
sempre nella scienza una buona spiegazione include tutte e due gli approcci. Cento
casi positivi non sono sufficienti per dire che non pu esserci un caso negativo (Il
tacchino induttivista: osservare senza avere una teoria non sufficiente, ma c
sempre un rapporto tra osservazione e deduzione importante nella scienza).
Nellambito dellantropologia culturale ci sono dei tentativi di spiegare degli universali
culturali, cio degli elementi che si ritrovano in tutte le comunit umane anche quando
queste non vengono in comunicazione tra di loro. Un universale culturale per
esempio lesistenza della religione. Uno dei dati universali, nomeotetici che tutte le
popolazioni anche quelle che non sono mai entrate in comunicazione fra loro, hanno
sviluppato modelli diversi di religione, perch la religione risponde ad un bisogno, ad
unesperienza universale che quella del caso e del limite: risponde alla limitatezza
dellesperienza umana e allincapacit di gestire il caso, limprevedibilit di quello che
avverr. Ci sono anche delle teorie che pensano di poter spiegare solo gruppi
particolari e quindi offrono delle spiegazioni ideografiche: ci si pu concentrare su
oggetti piccoli approfondendo estremamente laspetto interpretativo oppure si pu
cercare di fornire delle spiegazioni pi ampie a fenomeni culturali. Gli approcci
possono essere macrosociali, cio spiegare degli elementi generali; microsociali;
integrati. Poi ci sono delle teorie che pensano allindividuo come determinato dalla
cultura, quindi lindividuo in s molto debole (cultrural drug) e quindi che orienta con
poca creativit al propria azione e delle altre teorie che vedono la cultura come una
cornice debole allinterno della quale ognuno di noi ha libert di espressione e di
autodeterminazione. Cos unazione sociale? il comportamento di una persona in
presenza di altri, consapevole degli effetti sociali del proprio comportamento. Ci sono
molti aspetti della nostra vita che sono molto attenti a questa dimensione anche se
non siamo del tutto riflessivi rispetto alla stessa. Lazione sociale pu essere mossa da
diversi fattori: valori (tema della fiducia negli sconosciuti: per alcuni la fiducia legata
allaspetto morale, oppure legato a motivazioni, o al significato), risorse (nel
momento in cui stiamo bene economicamente abbiamo anche pi fiducia negli altri;
nei periodi di crisi aumentano razzismo e intolleranza), razionalit (ci fidiamo soltanto
di un altro quando il costo di fidarsi inferiore al beneficio che ne possiamo trarre: il
rischio razionalmente positivo). Ognuno un sociologo in una certa misura ingenua,
siamo tutti scienziati e si tratta dellunica scienza in cui siamo allo stesso tempo
oggetto di studio e ricercatori. Come studiamo il mondo dipende anche dalle
esperienze che facciamo al di fuori del mondo scientifico. Il sociologo studia parti della
sua stessa vita quotidiana, sospende in una certa misura la propria esistenza ed
utilizza categorie diverse per approcciarvisi. un approccio che possiamo definire
ingenuo perch si basa su esperienze dirette o indirette (tipico caso dello stereotipo:
unificazione della singola esperienza estesa allintero gruppo); perch condizionato
dalla posizione specifica che si ricopre allinterno della societ; perch condizionato
dal senso comune e perch d spiegazioni spesso troppo schiacciate sul presente:
ogni volta che si d una spiegazione non si pu rinunciare alla componente storica.
Che funzioni ha la sociologia? innanzitutto una potente fonte di critica della societ,
delle sue strutture, dei suoi attori e delle sue istituzioni (delle volte la sociologia pu
partire da una critica a unistituzione e pu ispirare anche azioni politiche, ma non
determinarle n attuarle); non fornisce una conoscenza assoluta e scientificamente
immodificabile della realt umana, ma offre spunti di comprensione; lo scopo non
produrre leggi, ma individuare tendenze. Lo scopo descrivere quello che succede e
dare delle interpretazioni che possono essere anche usate dai politici per cambiare il
mondo. Il termine sociologia in s include un prefisso di origine latina e un suffisso di
origine greca ed stato introdotto da Auguste Compte allinterno del Club di filosophie
positive ed era designata come scienza delle altre scienze, era vista come lapice di
una conoscenza generale della societ. Che tipo di scienza? E che tipo di societ
studi? problematica anche perch si pone un obiettivo molto difficile: tutti i fattori
che spiegano il comportamento umano sono estremamente complessi, articolati e
interagiscono in maniera molto difficile da comprendere. I sociologi selezionano una
parte del mondo e tentano di spiegarlo. Cosa si intende per societ? Si intende la
societ nazionale. Alcune cose che facciamo sono uguali a quelle che si fanno in
qualunque altra parte del mondo e nascono da fenomeni commerciali e culturali che
hanno origine in nazioni che hanno un determinato potere sul resto del mondo. Quindi
in una certa dimensione il nostro comportamento si spiega localmente e globalmente.
Esistono livelli di influenza sul nostro comportamento che partono dallestremamente
piccolo allestremamente grande. Uno dei grossi punti di debolezza che ci sono pi
sociologie, pi modi di vedere il modo: questa pu non essere una debolezza se la si
trasforma in una risorsa, nel momento in cui si riescono ad utilizzare prospettive
diverse per spiegare il mondo; se una debolezza pu essere anche una debolezza
temporanea, cio pensare che lesistenza di pi sociologie dipende dal fatto che si
tratta di una disciplina piuttosto giovane. Il concetto di societ un concetto molto
complesso che utilizziamo nel senso comune per spiegare fenomeni storici, nazionali,
politici, locali, relativi ai modelli di industria e produzione e religiosi. Tutti questi
elementi influenzano i modi di vivere. Esistono modelli di associazione molto diversi
con differente influenza sul nostro modo di vivere, che mutano nel tempo e nello
spazio. C una caratteristica tipicamente umana che consiste nel non riuscire a non
considerare il alto umano delle persone. Lo sforzo del sociologo consiste nel partire da
un caso e giungere a una spiegazione, almeno della tendenza. Parte importante del
nostro mondo globalmente omogeneizzato, per risente di fenomeni tipicamente
locali e questo ci porta a pensare che studiamo (i sociologi) le differenti forme di
influenza di associazione sullagire dellindividuo e dei gruppi sociali con dei metodi
nostri (dei sociologi) che si differenziano dalle altre scienze e dal senso comune.
Bisogna superare lidea che esiste una societ che si basa sulla nazione o sullo stato:
molti dei fenomeni che avvengono nelle grandi citt sono dei fenomeni globali, che
superano lo stato e gli stati non sono pi le unit pi forti a livello politico (le
corporations sono diventate politicamente pi importanti degli stati caso Apple).
Bisogna incrociare i livelli di analisi; scegliere degli oggetti di ricerca anche piccoli e
spiegarli a pi livelli.
8-3-2016
Il tema della violenza di genere non si limita alla violenza fisica o alla violenza
simbolica, ma riguarda anche la normalizzazione culturale. C una tendenza che
tendiamo sempre pi a introiettare che quella di riconoscere la violenza di genere
soltanto nello straniero, nella persona che viene dal di fuori dei confini delloccidente e
quindi a non farci carico del problema, che un problema universale, quello del
mancato riconoscimento della parit di genere. un problema che definisce, molto pi
di altri elementi, cos la cultura. Societ lontanissima dallaver riconosciuto
pienamente le disparit salariali, il cosiddetto soffitto di cristallo, il sessismo
linguistico. Problemi di violenza di genere si nascondono anche dietro agli sguardi,
attraverso valutazioni non professionali, ma estetiche di una donna
Diversi modi di fare ricerca sociologica. In genere siamo abituati dalle comunicazioni
televisiva a sondaggi, survey che utilizzano grafici in cui vengono rappresentate
informazioni statistiche. Questa una delle possibilit di fare ricerca, una ricerca che
somiglia di pi al modo di fare ricerca tradizionale delle scienze dure, cio
lelaborazione di dati quantitativi. Questo tipo di tradizione di ricerca si basa sulla
spiegazione, cio si pone delle domande abbastanza ben delineate e cerca di collegare
cause ad effetti di un fenomeno sociale particolare. Esempio di due classici della
esce dai confini nazionali e scopre laltro. L800 un periodo scientificamente strano:
da una parte si esce fuori e si studiano i popoli colonizzati, dallaltra c un forte istinto
a categorizzare qualsiasi cosa. L800 il periodo della grande manualistica botanica,
anatomica, psicologica, il periodo in cui si fanno si fanno classificazioni degli uomini
e queste discriminazioni sono estremamente discriminatorie ed etnocentriche. Sono
classificazioni che tendono a confermare dei rapporti di dominio. un periodo che
inizia a mettere fortemente in discussione la normalit di alcuni comportamenti (
lincontro con laltro che mette in crisi la normalit). La normalit dei costumi,
etnocentricamente stabilita, viene messa in discussione. anche un periodo in cui si
inizia a fare una maggiore relativizzazione di tipo storico rispetto alle forme culturali.
La civilizzazione definisce un confine tra ci che sta dentro e ci che sta fuori. Secondo
Elias, (La civilt delle buone maniere: distinzione forte tra il concetto di cultura
francese e quello tedesco) in questa costruzione, un ruolo fondamentale lo ha avuto la
tragedia classica che viene usata in epoca risorgimentale per riaffermare modelli di
vita civilizzati, per espugnare dalla rappresentazione di ci che normale tutto ci che
volgare. Un altro elemento fondamentale per costruire questa idea di civilizzazione
il rapporto tra etica cavalleresca e cristianit: il concetto di civilt che si sviluppa
in Francia e si diffonde in Europa, recupera elementi forti dellidentit europea. Il
concetto di civilt culturale europea un concetto di assoluto controllo del corpo ed
anche un concetto di abnegazione, di disciplina del corpo.
9-3-2016
Il concetto di cultura ha origine come concetto generale di formazione spirituale, come
formazione intellettuale e come formazione fisica che deriva dallantica Grecia, che si
traduce in una formazione come affinamento, nel periodo romano, di un concetto di
humanitas e che vede dal XVII secolo in poi una biforcazione fondamentale in due
concetti: uno di origine francese che ha un certo successo anche in ambito anglofono,
ovvero il concetto di civilizzazione e uno di origine tedesca, che quello di kultur, da
cui deriva il tema contemporaneo di questa disciplina. Nel tema della civilizzazione,
c una dimensione pi legata alle buone maniere, alla cortesia, alle pratiche,
allaffinamento del contegno, alla referenza delle persone, mentre nella concezione di
kultur c pi una valutazione delle opere artistiche, c pi un concentrarsi
sullaspetto dei prodotti. A fine 800 inizia ad entrare in campo intellettuale
lantropologia culturale che figlia dei tempi perch il prodotto dellespansione,
della colonizzazione e che porta nuove concezioni. Da una parte siamo in un periodo
storico in cui c una forte tendenza classificatoria nel dare un significato, un senso,
una gerarchia a tutte le manifestazioni scientifiche del comportamento umano e non
solo, dallaltro, il vantaggio sostanziale dellantropologia culturale quello di superare
letnocentrismo. I primi studi degli antropologi vengono condotti su comunit piuttosto
piccole e in genere piuttosto isolate (in tal senso il concetto di cultura continua ad
essere un autoriflesso delloccidente), per hanno il vantaggio di relativizzare il punto
di vista delloccidente etnocentrico. In particolare, quello che fanno superare
lassunto della naturalit di alcuni costumi. Margaret Mead compie degli studi in Nuova
Guinea e si accorge che i costumi sessuali di quelle popolazioni isolate sono invertiti
nei rapporti di genere (maggior ruolo e maggior potere alle donne rispetto agli
uomini). Questo permette di snaturalizzare il dominio maschile tipico delloccidente.
Questa snaturalizzazione, questa decostruzione che porta lantropologia culturale,
permette anche di rompere un altro meccanismo classico che abbiamo tutti noi e che
tipico dello stereotipo con cui ci avviciniamo allaltro, ovvero quello
dellessenzializzazione delle differenze. In tutte le scienze sociali ci sono sempre due
tendenze piuttosto forti: o pensare che il comportamento umano dipenda da fattori
della memoria. unaccezione molto utile per quanto riguarda la ricerca: tutte le
comunit hanno dei miti dellorigine e quando non ce li hanno reali, li inventano. C
quasi sempre un deposito di sapere che diventa sacralizzato e che rappresenta
lidentit collettiva); una serie di orientamenti standardizzati nei riguardi di problemi
correnti (la cultura un set di atteggiamenti diffusi allinterno di un gruppo che
risolvono problemi pratici); un comportamento appreso ( semplicemente qualcosa
che declina diversamente il concetto di eredit sociale); un meccanismo per la
regolazione normativa del comportamento (alcune teorie si concentrano pi sullasse
normativo del comportamento. Modi normativi di presentare delle identit individuali);
una serie di tecniche, di pratiche che aiutano le persone ad adeguarsi allambiente e
agli altri uomini (la cultura in questo senso uno strumento di adattamento, la
risposta pratica a problemi reali, incontrata da un gruppo e stabilizzata); una sintesi di
storie. Alcune di queste teorie si concentrano di pi sullaspetto soggettivo e altre pi
su quello oggettivo, cio alcune teorie concepiscono la cultura come determinata
molto dai significati individuali (quindi riconoscono un potere agli individui stessi), altre
invece riconoscono piuttosto un aspetto di imposizione della cultura allindividuo
(Durkheim concetti di fatti sociali). Ci sono poi alcune teorie che si basano su
unosservazione empirica (induttivistiche) e altre che si costruiscono su aspetti
immateriali, su elementi non visualizzabili. Dimensioni descrittive e cognitive in alcune
teorie sono pi importanti, quindi come raccontare un modello culturale, di altre in cui
invece, concentrandosi sulle norme si d maggiore enfasi a come la cultura regoli,
orienti, sanzioni alcuni tipi di comportamenti rispetto ad altri. Uno dei problemi di
queste teorie quello di reificare, cio di pensare alla cultura come a qualcosa di
stabile, scarsamente problematico e poco evoluto. Ci sono due modi di pensare alla
cultura: o come un elemento unitario, oppure vedere come essa stessa sia mossa da
differenze interne e da meccanismi interni. Se la consideriamo unitaria ci possiamo
concentrare sul fatto che sia storicamente omogenea (il concetto di zeitgeist, lo spirito
del tempo -> fa parte di una corrente storica che si forma in Germania secondo cui la
cultura quello che fa avere delle sensazioni, delle emozioni alle persone). Altri
spostano tutto il tema della cultura al sistema educativo. Durkheim uno dei fondatori
della sociologia delleducazione. In questo senso cultura significa socializzazione.
Socializzazione, fondamentalmente, in sociologia ha due fasi principali: la
socializzazione primaria quel processo che trasforma persone non socializzate in
membri di una comunit (imparare il decoro e i modi di comportarsi); la socializzazione
secondaria quel processo che ci trasforma in legittimi esecutori di ruoli (tutto ci che
ci insegna ad avere competenze tecniche, lavorative, tutto ci che ci fa prendere
consapevolezza dei ruoli che quotidianamente tendiamo ad interpretare). Un modo
diverso di intendere la cultura come un unico organismo quello di vederla come un
principio interno di coerenza, come cio un pattern (ad esempio ci sono culture
orientate al divertimento, alla conservazione, alla scienza, alla religione). Infine, il
concetto di cultura come sistema integrato di valori di Parsons, vede la cultura stessa
come un sistema che ha degli obiettivi, che gestisce lintegrazione del gruppo stesso,
che permette ladattamento allambiente e che quindi muove le persone a partire da
questi valori. Oppure un principio di riduzione di complessit. Ci sono altri pensatori
che si portano dietro il problema di cosa sia la cultura. Alcuni si preoccupano di come
una stessa cultura includa diversi tipi di esperienza (e la stessa cultura possa
contenere un aspetto pi tradizionale). La cultura quindi diventa un set di repertori a
cui il singolo attore pu attingere in maniera differenziata, e questi stessi repertori
possono essere fra di loro contraddittori e disomogenei. Sono repertori che includono
rappresentazioni, codici, rituali di comportamento e modelli di comportamento. C poi
chi riduce completamente il problema a i fini dellindividuo. S. dice che la cultura un
insieme di utensili che permettono di risolvere problemi pratici e d dei vantaggi a chi
ne ha di pi. Gli uomini si muovono nella vita quotidiana con una cassetta degli
attrezzi pi o meno fornita di strumenti culturali. La cultura un insieme di strumenti
utilizzabili da soggetti che hanno dei fini individuali e che vi ricorrono per motivi
strategici. R. C. parla di produzione culturale e distingue tra laspetto della cultura
registrata, cio della memoria verificata della cultura che include tutti i documenti, i
testi scritti, i filmati, i media elettronici e la cultura non registrata, cio atteggiamenti,
credenze e valori condivisi. Egli individua unindipendenza delle componenti perch la
cultura registrata si muove attraverso quella che stata definita unindustria culturale,
cio un sistema che ha delle finalit proprie e sono finalit che hanno legami con la
cultura non registrata, ma non sono legami di dipendenza diretta. Per R.C. c
uninterazione tra cultura registrata e cultura non registrata, ma c comunque
unindipendenza dellindustria culturale. Gramsci spiegher come la cultura sia in
parte indipendente sia dalleconomia sia dalla politica. In sociologia si possono vedere
tre posizioni rispetto a che cos la cultura e qual il rapporto tra cultura e societ:
c chi la considera relativamente indipendente dalla struttura sociale (concetto
influente fino agli anni 50); c chi la considera dipendente dalla struttura sociale
(tipico di alcuni approcci); c chi la considera come uno strumento utilizzabile a
partire da strategie individuali. La sociologia allinizio nasce con questa
preoccupazione, ovvero di studiare perch stiamo insieme? e perch la societ
cambia?. Tutti gli approcci sociologici si pongono la stessa domanda: qual leffetto
della cultura e qual leffetto delle strutture economiche di potere?. Ogni approccio
d delle risposte diverse. Quasi tutti i primi grandi studi sociologici utilizzano la
comparazione storica fra societ diverse e sottolineano come a volte sia la struttura
che si imponga allindividuo, altre volte vedono uninterazione tra individuo e
struttura, in alcuni casi si pensa che la cultura sia pi dipendente e in altri pi
indipendente dalla struttura. Marx: non un sociologo, ma uno dei pensatori pi
influenti del XIX e XX secolo. La teoria marxista stata lungo molto influente. Le
scienze sociali, come tutte le scienze, risentono delle divisioni che esistono in societ.
Marx per la prima volta avanza un sistema generale e globale del funzionamento del
capitalismo con una teoria che parte da principi filosofici, ma spiega elementi di
economia politica. Egli riesce a declinare la teorie hegeliana in maniera innovativa e il
suo scopo fondamentale quello di fondare una filosofia e uneconomia politica pi
umanistica, cio basate su un progetto filosofico-politico di emancipazione
dellindividuo. Il modello comunista proposto da Marx era un modello che, a differenza
di quello che poi avvenuto storicamente, non avrebbe dovuto limitare, ma esaltare la
libert e la creativit individuale. Egli utilizza spesso la metafora della caverna di
Platone per dire che sia il lavoratore sia il capitalista sono alienati perch diventano
schiavi del rapporto di produzione e perch non riescono a vedere alternative, altre
possibilit, altri modelli di vita. Egli afferma la necessit di realizzare il potenziale
umano dei soggetti, cio tutta una capacit plurale di inventare, di creare, di essere. Il
modello di Marx sostiene la concezione del materialismo storico. Siamo in un momento
storico in cui lespandersi della grande produzione industriale ancora largamente
sregolato, produce una abbassamento sostanziale delle aspettative di vite, non c
una regolazione dei diritti del lavoratore in termini di ore di lavoro e di salute del
lavoro. un tempo in cui c anche una fase di restaurazione e un tempo di forti
conflitti e di forte antisemitismo. un tempo di creazione di grandi ideologie. La sua
teoria risente di questo momento storico. un momento storico in cui si studia come
cambia la societ, come si differenzia, qual il rapporto tra uomo e istituzioni e lo si fa
soprattutto utilizzando analisi storico comparative. Il suo un pensiero filosofico e la
sua opera ha una rilevante importanza storica perch d un nuovo modo comparativo
culturalista. Lui mette leconomia davanti ad ogni processo. In ogni momento della
storia c una grande divisione (universalistica, ciclica) fra chi ha i mezzi di produzione
e chi ha soltanto il lavoro. Nella storia ci sono pi cicli che riportano alla stessa
divisione. La divisione dicotomica borghesia-proletariato comunque mediata dal fatto
che esistono delle classi intermedie e anche delle sottoclassi, ovvero quelle classi che
non avranno mai la possibilit di promozione sociale. Alcune parti della popolazione
sono un sotto-proletariato e non hanno nemmeno la possibilit teorica di ambire a
diventare borghesia. Determinati modelli culturali, secondo Marx, impediscono anche
di prendere in considerazione i modi giusti per difendere se stesso, cio limitano le
aspettative le pretese e garantiscono cos lo status quo. una teoria che limita quasi
del tutto la soggettivit alla struttura. Non abbiamo soggettivit se non a partire da un
destino che ci segna sin dalla nascita. una teoria radicale e in questa sua radicalit,
perde in un certo senso di operativit (non possiamo sposarla totalmente). Per
anche vero che Marx ha dei meriti perch d vita al modello della scuola critica (la
scuola di Francoforte->gruppo di intellettuali tedeschi che migrano negli Stati Uniti
fuggendo alla persecuzione prossima degli ebrei). Le ideologie sono dei complessi di
idee che servono a legittimare il dominio di classe. Questa non una teoria del tutto
infondata perch finisce per avere una funzione di mantenimento della latenza, cio
degli obiettivi, della stabilit del sistema. Alcuni modelli culturali vengono a
disciplinare il nostro corpo e ad imporre modelli di successo a breve termine basati sul
consumo stesso e a non comprendere il senso individuale, ma anche sociale di questo
successo. Il fatto che Marx abbia ispirato un approccio critico la cui forza poi diventer
evidente soprattutto nello studio dei mezzi di comunicazione di massa, lo rende un
autore importante. Questideologia la rappresentazione dei rapporti sociali. Questo,
nel momento storico in cui viviamo relativo ad unepoca in cui tutta la coscienza di
quello che avviene mediata e non possiamo non mettere in evidenza che
sicuramente il modo in cui le cose vengono raccontate dipendono dagli interessi di un
potere economi-politico. C come altro difetto, la tendenza a vedere due debolezze:
quella della classe lavoratrice e le debolezze individuali. Come in altri autori, anche in
Marx la cultura si impone agli individui e la cultura dello status quo si impone alla
classe lavoratrice sin quando questa utopicamente non compir una rivoluzione
vivendo una situazione di impoverimento cos forte che le far prendere coscienza di
classe. interessante il fatto che Marx e poi chi si ispira a lui inizia una riflessione sul
linguaggio, cio su come la costruzione di categorie linguistiche costruisca identit e
reifichi il mondo (Simmel): il nostro stesso linguaggio che ci fa dare identit alla cose
e alle persone. Anche alcune categorie creano ideologicamente una situazione di
subordinazione. Marx fa intravedere lelemento di dominio di classe anche nella
definizione delle categorie del linguaggio. Oggi si combattono battaglie linguistiche
per esempio che cos vita e cos embrione, che riguardano la fecondazione assistita,
la clonazione. Nello scegliere delle etichette si vuole o veicolare unambiguit che
permette alcune scelte politiche o reificare delle interpretazioni del mondo che
dipendono da rapporti di potere. Lideologia finisce per influenzare anche la scienza.
Marx ci dice che la cultura influenzata dalleconomia; utilizza il metodo storico
comparativo, cio presenta delle comparazioni tra epoche diverse che hanno la finalit
di mettere in luce delle analogie. Questo metodo un metodo che pare
dellevoluzionismo e ha lidea della storia come dispiegarsi di fenomeni che poi
portano ad unevoluzione umana; mette in relazione la produzione delle idee con i
rapporti sociali che persistono in una societ e dice come la valutazione scientifica sia
influenzata dallillusione del tempo. I pi grandi seguaci di Marx: Gramsci, Wallerstein,
Bourdieu (applica il concetto di cultura ai consumi culturali e dimostra come esista un
gusto tipico per ogni classe sociale), la Scuola di Francoforte ( importante nello studio
cultura e in particolare da quelli che Durkheim chiama i fatti sociali, cio una serie di
istituzioni, di morali, di regole di comportamento che si impongono allindividuo.
Quando finisce la religione si sostituiscono altri modelli di credenza. La morale
religiosa serve a frenare legoismo e a rendere luomo incline al sacrificio e al
disinteresse. A differenza di Marx, Durkheim ci vede una funzione positiva. La religione
una rappresentazione culturale dellappartenenza di gruppo. Nel libro La divisione
del lavoro sociale Durkheim individua due epoche storiche fondamentali: la prima
quella prima della rivoluzione industriale, quella delle comunit tradizionali, in cui si
vive in aggregati abitativi pi piccoli, in cui ci si conosce tutti, mentre la seconda
unepoca storica in cui si vive in societ complesse, in cui lo stile di vita urbano il
modo di vivere. In queste due societ cambiano anche i modelli di solidariet che si ha
nei confronti degli altri: nella comunit tradizionale la solidariet verso il conoscente
una solidariet meccanica, la riconosciamo automaticamente allaltro perch siamo
solidali con i membri del gruppo a cui apparteniamo per il fatto stesso di appartenere
allo stesso gruppo. Nelle societ pi complesse entriamo in rapporti di interdipendenza
con altri e ci avviene perch si passa da un modello sociale di autosufficienza a un
modello di vita in cui ognuno si specializza in attivit specifiche e vive in modo sempre
pi dipendente dai mezzi di trasporto, dai servizi sociali, da persone con cui ogni
giorno si viene in contatto. Questo nuovo modello di societ quello del corpo sociale,
quindi noi siamo solidali con gli altri soprattutto perch entriamo in rapporti di
organicit, cio ognuno ha una funzione per noi come gli organi di un corpo.
Essenzialmente la cultura della modernit una cultura di, interconnessione mentre la
cultura delle societ tradizionali era una cultura di appartenenza. Si supera sempre pi
un atteggiamento particolarista e si passa a dei rapporti universalistici che si basano
sullessere interdipendenti dagli altri. Nel primo caso (la solidariet meccanica) c un
insieme pi o meno organizzato di credenze e sentimenti comuni a tutti i membri del
gruppo (le coscienze individuali sono molto schiacciate su quelle collettive), nel
secondo caso invece, quello di un sistema di funzioni differenziate e specifiche unite
da rapporti determinati. Nel secondo modello di societ, che quello pi moderno
Durckheim vede anche un pericolo, che quello dellindividualismo, dellegoismo,
dello sfaldamento: importante che a livello collettivo si continui ad investire per
rafforzare la coscienza collettiva. C continuamente una tensione dialettica tra
necessit di stare insieme e di permettere allo stesso tempo agli individui di essere
ognuno per se stesso. Come capiamo che una societ cambia modello di solidariet,
cambia modello culturale? In generale, attraverso levoluzione e il fatto che aumenti la
differenziazione da societ pi semplici a societ sempre pi complesse. Lindividuo
allo stesso divinit e anche sacerdote di se stesso: sia oggetto della divinazione che
operatore della venerazione. A partire da ci viene inventata una teoria chiamata
rituale dellinterazione, secondo il quale piano piano in questo culto dellindividuo
ognuno di noi viene a percepire una sfera (della discrezione, della vita intima pi
privata che nessuno pu invadere e che noi ci teniamo come valore fondamentale) di
sacralit che lo circonda. Ognuno di noi preserva se stesso e si autovenera in un certo
modo mantenendo una certa distanza (di sacralit) nei confronti degli altri. Una delle
preoccupazioni di Marx era lalienazione, cio il fatto che le persone diventassero
schiave della loro stessa attivit lavorativa e del prodotto della stessa mentre per
Durkheim la preoccupazione che si perda il senso di quello che giusto e di quello
che sbagliato, cio non si riesca a riconoscere la morale prevalente, le norme
prevalenti, quindi si vive uno stato di anomia (perdita di regole) e questo stato di
anomia si verifica ogni volta che c un cambiamento sociale troppo veloce e le
persone non vi si riescono ad adattare, cio quando le condizioni di vita hanno una
velocit superiore al cambiamento culturale. Si creano situazioni in cui non si sa pi in
Lazione razionale rispetto allo scopo un tipo di azione cognitiva basata sul
misurare il guadagno o la perdita che si ha nel fare qualcosa;
Lazione razionale rispetto al valore: i valori danno importanza a determinate
sfere della nostra vita. Quando si rinuncia a parte dei propri averi per aiutare
una persona in difficolt si fa qualcosa di razionale rispetto al valore (rinunciare
a qualcosa);
Lazione determinata affettivamente: non utilizziamo la componente razionale
del nostro modo di pensare, ma gli stati emotivi in cui sospendiamo qualsiasi
calcolo e mettiamo gli affetti di fronte a tutto;
Quando qualcosa di azione sociale diventa regolare prende il nome di uso, quando
luso si estende nel tempo diventa un costume e la cultura formata da costumi.
Secondo Weber la cultura un accumulo di azioni sociali che da razionalit individuali
diventano razionalit rispetto ai valori e costruiscono i valori e diventano per questo di
costume. Linsieme di questi comportamenti abitudinari costruisce un ordinamento
che diventa legittimo. Approccio che parte dalle azioni sociali e spiega come funziona
lo stato. Le teorie critiche sono approcci che hanno come obiettivo quello di dimostrare
come la cultura faccia parte di un sistema di differenze sociali, come le giustifichi o
come le amplifichi. Una delle personalit pi centrali in questo approccio Antonio
Gramsci. stato fondamentale nella costruzione degli studi della cultura, ovvero i
cultural studies, che sono stati a lungo lapproccio prevalente in questa disciplina.
Questi studi sono molto ispirati alle teorie di Gramsci. Questo autore stato
conosciuto tardi perch quello che ha scritto lo ha scritto in carcere in dei quaderni e le
edizioni sono state molto tardive. Sono stati divisi in scritti politici e scritti pi culturali.
In Italia c stato il problema di avere una cultura pi vicina alla tradizione idealistica
di Croce e pi vicina a un idealismo di tipo cristiano che ha abbastanza rallentato il
diffondersi della sociologia. (Il primo libro di sociologia viene stroncato sulla stampa da
Benedetto Croce. Il clamore di Croce che rifiuta di riconoscere la sociologia come
scienza, crea in alcuni la voglia di riconoscerla come scienza). Gramsci ha la capacit
di creare una teoria culturale complessa, ampia e lo fa riuscendo a spiegare i rapporti
di interdipendenza tra i mondi politici, economici e culturali. (Differenze con le teorie di
Marx) Per Gramsci non automatico che la cultura nasca da rapporti di produzione. Si
chiede quali sono i processi che creano cultura, istituzioni culturali. La teorie marxista
troppo riduzionista perch i fenomeni culturali sono molto diversi tra loro: a volte
sono contingenti, cio nascono in maniera imprevista e sono almeno parzialmente
indipendenti dalle strutture economiche. Ci sono grandi esperienze di cultura popolare
che sono del tutto spontanee nella loro genesi e che a volte diventano anche cultura di
stato. A volte il rapporto tra cultura e struttura non definito: non la struttura che
crea la cultura. Il rapporto tra dati economici e fenomeni culturali secondo Gramsci, si
pu esprimere come organicit. Non vero che tutta la cultura ha legami diretti con la
struttura: si tratta di un marxismo pi duttile. Lo stesso materialismo storico, cio il
fatto che le fasi della storia vengano prodotte dai rapporti di produzione viene
criticato, problematizzato, analizzato con pi attenzione. Quali sono le condizioni che
possono produrre un cambiamento sociale? Cosa pu aiutare un gruppo a diventare
protagonista e a rendere pi progressiva la societ? Come pu essere superato il
folklore? La cultura popolare viene vista come un limite, come qualcosa che blocca il
progressismo. La cultura popolare viene vista come qualcosa che va superata per
permettere una maggiore emancipazione delle persone: la cultura viene vita come un
vincolo alla presa di consapevolezza. Il concetto principale che guida la riflessione di
Gramsci come si pu realizzare un nuovo ordine che sia pi equo per tutti. La cultura
non viene pi vista come un mantenimento dello status quo, ma come un elemento
dinamico, per cui c un conflitto, quello di egemonia. Ogni classe si fa portatrice di
una cultura che pu pi o meno affermarsi come cultura dominante e influire sul
pensiero degli altri. Per Gramsci non automatico che la classe dominante sia anche
la classe egemone dal punto di vista culturale. Questa concezione ha il vantaggio di
non vedere la cultura nazionale come una cultura omogenea, ma di concepire, a
differenza degli antropologi, una cultura come qualcosa che organizza e come
qualcosa che pu costruire delle fazioni che entrano in conflitto. Gramsci dice che non
c nessun intellettuale che non abbia una competenza pratica e non c nessuna
attivit pratica che non abbia un risvolto intellettuale: non c una contraddizione
netta tra cultura come prodotto spirituale e intellettuale e cultura come cultura del
fare. Tutti gli uomini sono intellettuali, ma non tutti hanno la funzione sociale di
intellettuale. In ogni piccola pratica umana c un grande livello di intellettualit. C
differenza tra lintellettuale come persona capace di avere intelletto e lintellettuale a
cui lo stato d un riconoscimento di una funzione di intellettuale. La cultura non
limitata allerudizione. La cultura anche un modo di affrontare la vita quotidiana.
Siamo dentro Marx, ma invertiamo Marx: Marx dice che non la coscienza che
determina lessere, ma lessere che determina la coscienza. Torna alla metafora
umanistica (il fatto che la cultura ci fa capire chi siamo e chi possiamo essere, qual il
nostro posto nella storia), ma lo fa non dando un destino allindividuo: la cultura
risorsa qualcosa che pu creare e lintellettuale in Gramsci non visto come uno
schiavo, come una vittima del potere. La cultura, in senso marxista consapevolezza.
Vuol dire coscienza dellio. La cultura un principio hegeliano dialettico che permette
di distinguersi sapendo cosa ci rende uguali agli altri. Una spinta di conformazione agli
altri e una spinta di autodeterminazione da cui deriva luomo sociale. La cultura per
Gramsci qualcosa che fa prendere coscienza non che limitata dalla posizione di
classe, ma che permette di conoscere la propria posizione di classe.
16-3-2016
Possibili tematiche esame: come funziona la metodologia qualitativa e quantitativa,
quali sono le domande che si pone, qual il paradigma che seguono (della
spiegazione e dellinterpretazione); una societ come si definisce, qual loggetto di
studio? uninterconnessione di modelli di associazioni locali, nazionali e globali.
Concetto di cultura? Rapporto tra cultura e natura? La cultura una mediazione degli
impulsi, unorganizzazione sociale e uno strumento che permette agli individui di
prendere coscienza e consapevolezza di se stesso. Esistono elementi di universalit,
esistono differenze. Una delle funzioni della cultura quella di ridurre la complessit e
aumentare la prevedibilit, quindi ha una funzione di ordine, una funzione normativa. Il
passaggio da valori, regole, norme, istituzioni. Il valore qualcosa che garantito
perch ha valore per una determinata comunit; la norma un valore a cui si associa
un positiva o negativa. Laspetto della mediazione del linguaggio sulla coscienza,
sulla consapevolezza, il rapporto cultura-coscienza, come un rapporto problematico
gi in Simmel. La cultura qualcosa che media, che permette la conoscenza, ma che
diventando una cristallizzazione di significati, reifica quindi limita la soggettivit. Per
quanto riguarda le origini storiche del concetto ricordare paideia come formazione
globale e individuale che ha aspetto intellettuale, spirituale, fisico; humanitas che
annuncia un concetto di affinamento dellumanit nelle sue virt fondamentali, di
civilzacion, di kultur in cui c questo aspetto nazionale di conflitto tra un modello che
proviene da una nobilt, quella francese e un modello che invece proviene da una
borghesia ascendente come quella tedesca, un modello che da una parte sottolinea di
pi laspetto delle buone maniere, delle pratiche, e dallaltra sottolinea di pi laspetto
dei prodotti culturali. Qual la concezione di cultura che viene offerta
dallantropologia? Considera gli aspetti positivi del relativismo, gli aspetti critici di una
reificazione delle culture e di un aspetto non contraddittorio nella valutazione di come
una cultura cambia nel tempo e nello spazio, si d un accento ai diversi modi di
concepire la cultura dando maggiore rilievo allaspetto cognitivo, a quello normativo
piuttosto che a quello pratico dei prodotti. Concetto di etnocentrismo: riferirsi a questi
elementi di carattere storico-sociologico appena citati. Cosa intende Marx per
materialismo storico? La visione ciclica legata ai rapporti di produzione nella storia. In
ma anche perch si palesa in tutta la sua forza lirrompere della modernit urbana. In
questo fenomeno di urbanizzazione, non tutti gli strati della popolazione vengono
coinvolti. Il folclore si insedia in questi strati di popolazione che vivono una modernit
contraddittoria: un po urbana e un po legata alle sopravvivenze culturali, delle
tradizioni, delle forme rituali che non scompaiono malgrado la modernizzazione. Altri
eleemtni che fano s che diventi importanti lo studio del folclore sono lesplosione della
cultura di massa sia nel senso dei mezzi di comunicazione di massa (lunificazione
linguistica che ne deriva) e la scolarizzazione di massa (lItalia raggiunge un livello di
alfabetizzazione ampio molto tardi). Il folclore diventa una scienza interessante anche
perch lantropologia nazionale viene ispirata dalla etnologia dellUnione sovietica e
questo ha a che fare con il fatto che una parte della cultura universitaria reinterpreta
Gramsci da un punto di vista marxista. Il pi importante antropologo italiano Ernesto
de Martino ed egli studia alcuni fenomeni tipici delle culture popolari del sud Italia. Il
folclore accompagna le attivit lavorative, la mobilit nello spazio che un modo di
approcciare al mondo pre-cognitivo, un mondo magico in cui si parla direttamente
con gli elementi naturali e vi si viene in contatto. Nel folclore c lidea che la
spiritualit passi magicamente attraverso i sensi. C una forte ritualit di tipo
performativo, c una dimensione che riproduce simbolicamente quelle persone, le
traduce in qualcosa di intellettuale oppure sottolinea aspetti dello stare insieme
attraverso una dimensione di festa che ritorna ad essere sensoriale in un senso che la
societ contemporanea ha ormai dimenticato. Ernesto di Martino ha studiato il
tarantismo e nella cultura popolare tipica del sud esisteva lidea che ci potesse una
malattia di persone tarantolate conseguente dallessere state morse da ragni e
lessere entrate in uno stato di estrema agitazione. Quasi sempre tutte le persone
tarantolate erano donne e venivano condotte a Galatina presso il santuario di San
Paolo e Pietro perch le curasse. De Martino scopr come il tarantismo fosse una
dimensione simbolica che di fatto esprimesse delle difficolt interiori delle persone di
un gruppo famigliare. Esprime simbolicamente il mito di afflizione e viene plasmato a
seconda della umana anche per dar senso a delle reazioni femminili che vanno contro
questo stato di povert e di rassegnazione. Questo tipo di studi ha permesso di
avvicinarsi ad un tipo di subalternit culturale sempre legata essenzialmente ad una
fase di esclusione anche di tipo materiale e ad una rappresentazione simbolica della
vita quotidiana. Quando si vedono le danze si ha una continua impressione che si
stiano riproducendo dei rituali in effetti quello che fanno i danzatori riprodurre i
rituali di accoppiamento degli animali. Questo un modo per rappresentare anche la
vita contadina, i tempi, il corpo che si separa da questo tipo di esperienza e per una
volta si libera ed esprime uneffervescenza che d forza a una vita di gruppo. C una
continua commistione del corpo, del magico, del trascendente, del religioso. C un
modo di invadere anche la religione, di rileggerla e ricostruirla sotto ottiche di tipo
diverso. Unaltra parte importante della teoria di Gramsci che per nominare non
basta avere il controllo dei mezzi di produzione (come diceva Marx) ma bisogna avere
anche un consenso che si costruisce culturalmente attraverso le figure degli
intellettuali e attraverso un apparato che un insieme di attori di varia estrazione
(scientifica, istituzionale, politica) che concorrono ad un discorso egemonico.
Legemonia qualcosa che esercita simbolicamente il dominio dello stato e della
classe dominante. Ad un centro punto questa egemonia pu separarsi dal rapporto
materiale e pu diventare indipendente, cio possiamo vivere una situazione in cui un
gruppo culturale non domina pi dal punto di vista economico e politico ma continua a
controllare mezzi intellettuali. Si creano allora dei conflitti e in questi conflitti ci pu
essere il caso in cu il blocco sociale subalterno riesca ad imporre se stesso. Per
abbattere legemonia culturale borgese, secondo Gramsci, gli intellettuali dovevano
operare come risvegliatori di coscienza. Egli vedeva allinterno degli intellettuali due
figure fondamentali: gli intellettuali tradizionali, gli intellettuali per s, ovvero coloro
che esercitano quella professione avendo come legittimazione la tradizione stessa e
intellettuali organici, ovvero coloro che riproducono organicamente gli interessi del
gruppo ideologico e culturale. Egli dice che il potere ha sempre bisogno di intellettuali
che ne garantiscono laccettazione riuscendo a costruire il consenso. Come lo stato
anche il partito politico ha il compito di promuovere lo sviluppo di intellettuali organici.
Dalla scuola di Marx si sviluppa la scuola di Francoforte: un gruppo di intellettuali
che negli anni 30 lascia quelluniversit per sfuggire al nazismo. Essi sono stati
importanti soprattutto negli anni 60 perch le loro teorie danno vita alla rivoluzione
giovanile, ai grandi moti di protesta che poi confluiranno nel 68 europeo. La loro
preoccupazione la capacit della cultura di massa di influire sulla coscienza, la
capacit di farsi propaganda, di limitare il potenziale critico. C, in questa scuola, un
approccio culturale molto ampio. I principi che guidano questo tipo di teoria: la cultura
si muove come una grande industria, cio la cultura utilizza lo stesso tipo di strumenti,
lo stesso tipo di organizzazione, cio la cultura una complessit molto ben
organizzata che agisce come una catena di montaggio secondo principi utilitaristici.
Perch determinati prodotti hanno successo? Il tipo di distribuzione culturale
fondamentale, cio quanto siano pervasive le offerte dei prodotti, quanto siano
vendute a basso presso (anche a livello intellettuale) e distinguono tra media freddi
(che possono essere consumati senza pensare troppo) e media caldi (richiedono
grande sforzo intellettuale). Utilizzano i concetti di omologazione, cio lomologazione
standardizza i prodotti e tranquillizza le persone: c la giustificazione implicita che
una cosa giusta perch la fanno anche gli altri. I prodotti culturali non sono creati dal
basso, ma pianificati e organizzati dal sistema dei media. Tutto ci che si vende di pi
risponde a determinati tipi di pianificazione che spesso sono stereotipici. La scuola di
Francoforte ha il difetto di concepire lindividuo come estremamente debole nelle
proprie scelte e come estremamente passivo nella ricezione dei prodotti, per
individua correttamente dei fenomeni che sono ad esempio lorganizzazione
strutturata di alcuni mondi dellarte che definiscono cosa legittimo e cosa non lo . I
destinatari sono visti come consumatori passivi di prodotti preconfezionati. Lindustria
culturale ha un effetto diretto e indiretto di legittimazione dellideologia dominante e
di omologazione dei gusti. Lindustria culturale viene vista come qualcosa che
conferma sia lideologia dominante che se stessa; produce consenso al consumo, al
liberalismo, o produce consenso in maniera coercitiva ad altri modelli sociali. una
teoria che concepisce il pubblico come una massa passiva. Nello stesso periodo della
scuola di Francoforte viene elaborata una teoria, quella dellago ipodermico, cio
limpressione che i messaggi attraversino le coscienze come un ago attraversi
lepidermide e si impongano loro. Siamo in unepoca storia in cui i mezzi di
comunicazione di massa vengono conosciuti poco e vengono temuti molto perch
vengono pensati come strumenti di propaganda forti e onnipotenti. una delle teorie
che sposa un approccio deterministico: pensa che la tecnologia in s sia il male; il
progresso viene visto come un progressivo incubo di controllo sulle coscienze. C un
approccio nei confronti delle tecnologie che le vede come strumenti di controllo delle
masse e delle coscienze. La scuola di Francoforte dice che la televisione e il cinema ci
impongono dei desideri, deli valori, dei comportamenti e ci rendono passivi. Lindustria
culturale ha sempre pi un carattere globalizzante. Imperialismo culturale: riferimento
a una struttura di potere gerarchico, cio al fatto che i paesi pi potenti come gli Stati
Uniti diffondono prodotti culturali in tutto il mondo. Industria culturale di massa:
standardizzazione dei prodotti culturali; produzione industriale dei beni di consumo;
demonizzazione della tecnologia; cultura alta vs cultura bassa. Lindustria culturale
anche un ossimoro, una contraddizione in termini; lopera darte perde tutto il suo
valore rituale e anche la sua funzione espressiva artistico-culturale. Lopera darte non
pi orientata al dialogo, ma alla persuasione. Si impone distanziando sempre pi il
pubblico dalla sua fruizione ed sempre meno plurale, ma sempre pi conforme. Non
c pi separazione tra ci che artistico e ci che commerciale e rompere anche il
confine rituale di ci che arte come qualcosa da venerare e ci che quotidiano. La
funzione fondamentale dellindustria culturale quella di far imporre determinati tipi
di valori e determinati modelli di comportamento. I mass media confermano alcuni
valori tipici della societ. Tutti questi messaggi vengono visti come la riconferma di un
certo tipo di ideologia. I mezzi di comunicazione di massa tendono ad eliminare tutto
ci che nuovo e che comporta insicurezza e imprevedibilit. I prodotti dellindustria
culturale sono orientati solo alla massima efficienza tecnica. Siamo sempre pi alla
ricerca di prodotti che abbiano una buona definizione e sempre meno i prodotti che
abbiamo una grande capacit creativa, artistica, un grande contenuto. Il divertimento
sempre pi una promessa di felicit: il tempo libero stato inventato dalla societ
per darci il tempo e lo spazio per consumare: il tempo libero diventa una seconda
parte di lavoro in cui siamo portati a fare delle cose per ottenere riconoscimento
culturale. Il tempo libero una seconda occupazione. Lindustria ha colonizzato anche
il tempo libero. Nel tempo libero siamo sempre pi portati a consumi standardizzati, a
fare tutto quello che fanno gli altri e a farglielo sapere. Il tempo libero e trasporta
lindustria fisica anche nella sfera privata ed una dimensione complementare al
lavoro, non alternativa ad esso. I temi: il trionfo della macchina sul prodotto, la
degradazione dellopera darte, la massificazione delle masse ed estremo esito il
totalitarismo.
4-4-2016
La scuola di Francoforte propone una forte critica dei sistemi di produzione culturale
sottolineandone il carattere artefatto, la capacit di influenza che i mezzi di
comunicazione di massa hanno sulle persone e si costruisce anche un elemento
sempre pi evidente di omologazione dei processi culturali. Il concetto di industria
culturale un concetto che viene visto in maniera molto critica in quanto viene vista
come qualcosa che toglie allindividuo la capacit di realizzarsi nel senso della
formazione individuale, ma porta tutti a un certo livello di conformismo. Lindustria
culturale riduce la capacit dialogica. La scuola di Francoforte vede sia la produzione
culturale che i mass media come elementi non soltanto di tempo libero, di svago, ma
anche e soprattutto come elementi di conformazione che trasmettono unideologia e
che comportano laccettazione del sistema sociale. Il divertimento diventa unattivit
quasi lavorativa, unattivit complementare al lavoro e che conferma la possibilit di
costruire unidentit come identit di consumatori. Nel testo Lopera darte nellepoca
della sua riproducibilit tecnica di Walter Benjamin si sostiene che cambia il
rapporto tra soggetto e fruizione dellopera darte e che in tale modifica viene a essere
messo pesantemente in crisi laspetto sacrale della fruizione dellopera darte.
Perdendo lunicit si perde anche lautenticit, si perde una genuinit e lopera darte
diventa un prodotto come tutti gli altri di un processo di trasformazione tecnica e
industrializzata. La societ avanzata industriale porta alla morte progressiva dellarte
secondo Benjamin. Sempre pi larte distaccata dalle tradizioni e dalla sua possibilit
di esprimere una forma rituale di venerazione e diviene sempre pi qualcosa che pu
essere riprodotto e tale riproduzione modifica tutta la funzione artistica, essa cio
trasforma quello che era in possesso di unesecuzione, di un oggetto, di unopera
darte visiva o auditiva in qualcosa che pu essere riprodotto molte volte. Lopera va a
perdere il carattere sensibile della creazione, cio il fatto che si crei con le mani, con la
voce, ecc ma allo stesso tempo con la fruizione essa viene distaccata dal contesto di
produzione. Questo, secondo Benjamin, avrebbe portato piano piano alla crisi della
pittura. Superamento dellunicit dellopera e obliterazione dellopera stessa, cio il
fatto che la vita quotidiana che solitamente veniva lasciata fuori va ad entrare
nellopera darte. Questa una critica da difesa di un certo atteggiamento tradizionale
dellopera darte in cui lopera darte un oggetto sacro che ha unaurea propria da
difendere e che nella fase della riproduzione tecnica tende ad essere persa. In
questepoca storica la bont della produzione viene a superare la qualit del
contenuto. Quando si parla di feticismo culturale si vuole intendere il fatto che
abbiamo a disposizione strumenti tecnici sempre pi avanzati per elementi culturali
che non necessariamente lo sono. Questa visione vede nei mezzi di comunicazione di
massa una distorsione e anche un abbassamento della capacit critica delle persone.
Horkheimer vede i mezzi di comunicazione di massa come degli strumenti che
professano costantemente la annessione al valore ultimo dellindividuo e la sua
inalienabile libert per in modo tale che tendano ad oscurare questi valori
incatenando lindividuo ad atteggiamenti, pensieri, abitudini di consumo. Negli anni
successivi, in merito a questa tematica, si sottolinea lincapacit dellindividuo di
uscire dallelemento valoriale sostenuto dai mezzi di comunicazione di massa. La
ricerca critica sostanzialmente cerca di capire quali sono gli effetti dei media sui valori
degli ascoltatori, come questi mezzi di comunicazione di massa abbiano una funzione
di mantenimento dello status quo invadendo i nostri valori e come attraverso
linduzione allacquisto si riproduca e si favorisca il modello capitalista. Lilluminismo
il progressivo dominio tecnico sulla natura; si trasforma in un inganno di masse e
finisce per incatenare le coscienze: esso impedisce lo sviluppo di individui autonomi e
indipendenti che giudicano e decidono per loro stessi. La forma mediata dei prodotti
culturali ci porta ad una conferma del sistema capitalista. Il confezionamento dei
prodotti culturali qualcosa che viene agito in maniera da essere rispondente a delle
logiche di mercato. I prodotti (culturali e informativi) sono sempre pi facili da
consumare e ci risponde pi a logiche industriali che non a logiche culturali. Teoria
critica anche linsieme disciplinare molto complesso che forma i cultural studies.
Essi possono essere definiti degli studi della sociologia della cultura e nascono in un
ambiente accademico che mescola tutte le humanitis, dalla critica letteraria alla
sociologia stessa, alla critica marxista, allantropologia, al femminismo. Nascono in un
contesto storico, quello degli anni 50, in Gran Bretagna, in cui una serie di problemi
sociali rendono sempre pi evidente la necessit di un approccio multidisciplinare allo
studio della cultura. I cultural studies sono un approccio libero dello studio della
cultura che vuole superare le barriere delle discipline. Essi sovvertono la divisione
classica tra media eruditi e media popolari. Anzi fanno della popolar culture (music,
art) il loro oggetto di studio specifico. Studiano lappropriazione della cultura nei
contesti della vita quotidiana delle persone e si preoccupano soprattutto della cultura
contemporanea e superano le grandi divisioni tra le discipline. Lo scopo soprattutto
quello di dare voce a gruppi di minoranza. Un secondo meccanismo fondamentale
quello di mettere in luce il potere e tutto ci che lo rende relativamente visibile. Gli
obiettivi dei cultural studies sono: analizzare le pratiche culturali e la loro relazione al
potere. I cultural studies si chiedono anche quali siano i meccanismi di bisogno
economico, culturale che vengono a creare determinate situazioni. Bisogna studiare
sempre il contesto sociale e politico che d vita ad unopera. Ci si chiede come la
cultura diventi una cassetta degli attrezzi che viene ad incidere sulle cose che
facciamo nella nostra vita quotidiana. La cultura viene vista sempre come un campo di
conflitto tra gruppi che sostengono posizioni politiche diverse. Un altro elemento
fondamentale quello di comprendere e cambiare le strutture di dominazione vigente.
I campi di interesse sono vari. Quando c un conflitto culturale non vengono coinvolte
soltanto figure di un certo tipo, ma vengono coinvolte una serie di figure miste che
vanno dal campo politico a quello scientifico a quello economico, e questo perch si
creano dei rapporti di dipendenza. Una delle tematiche fondamentali dei cultural
studies come si costruisce una realt, come si costruiscono delle definizioni, come si
d senso a degli eventi e come questa costruzione sociale contenga sempre una
dimensione di potere, di sfruttamento, di dominazione, di oppressione di alcuni gruppi.
Il tema delle privacy costituisce una differenza fondamentale tra cittadini e non
cittadini. Foucault: ne La storia della sessualit si analizza come determinati tipi di
sessualit siano stati costruiti per giustificare modelli di normalit, ma anche modelli
di dominio maschile sul femminile e eterosessuale sullomosessuale. In questo libro si
dimostra come un discorso sulla sessualit serve ad agire come potere simbolico nella
vita quotidiana, cio serve a riconfermare ci che lecito e ci che non lecito. in
qualche modo un poter che sorge dal basso e viene ricreato nei rapporti sociali. Una
soggettivit la posizione del soggetto che incide sulle sue pratiche tradizionali. La
cultura viene vista come uno stile di vita. Ci si concentra molto sulle pratiche culturali.
La cultura alla base di molti conflitti. La cultura siamo tutti: ogni soggetto, nella sua
vita quotidiana, esprimendo una soggettivit costruisce cultura. La cultura viene
costruita anche attraverso un processo di produzione tramite il processo di ricezione,
di rinegoziazione degli elementi culturali. La cultura quasi sempre un conflitto tra stili
di vita contrastanti. Il significato di una cultura non sta nei testi ma sia in essi, sia nelle
persone che li producono sia in quelle che li ricevono. un orizzonte in continuo
mutamento. Parlare della nostra cultura implica un paradosso: la costruiamo come un
oggetto di discorso mentre partiamo sempre da una spiegazione culturale di cosa la
cultura stessa. La cultura qualcosa che incide sui nostri modi di vivere la vita, sui
nostri stili di approcciarci alla vita. una forma di vita legata ai nostri vissuti e alle
pratiche degli attori sociali. A introdurre questi temi furono due critici letterari:
Raimond Williams e William Hogarth. Essi si preoccupano per la prima volta di vedere
come le classi popolari leggano letteratura. Gli studi che compiono sono spesso studi
svolti in corsi serali per lavoratori e cercano di vedere le forme di appropriazione
culturale. Al pari della scuola di Francoforte, si tratta di approcci critici. Essi vedono
nella letteratura la possibilit di una resistenza alla massificazione. vedono il
pubblico non come un soggetto passivo, ma attivo e che pu utilizzare i media nella
vita quotidiana per i propri fini. Il libro di Hogarth studia come i membri della classe
popolare si appropriano delle forme letterarie che vengono concepite per un pubblico
borghese e come lo adattano al contesto della loro vita quotidiana. Egli porta nella
critica letteraria un metodo tipicamente sociologico che quello dellanalisi
etnografica. Egli studia, come un osservatore partecipante, come delle persone adulte
instradate verso lo studio della letteratura facciano propri degli strumenti che Hogarth
stesso considera gli strumenti scritti per un pubblico borghese. Gli studi compiuti da
Hogarth dimostrano innanzitutto come la classe operaia inglese del tempo vivesse la
propria vita quotidiana. Nei consumi si creano delle distinzioni in base alle classi.
5-4-2016
Da tali studi nasce nel 64 un dipartimento he diventa la sede di tutta questa teoria.
Dalla Gran Bretagna nasce un interesse specifico per le forme popolari di cultura. Nei
testi di Williams la cultura viene considerata come uno stile di vita (importanza delle
pratiche, importanza delle modalit di interpretazione delle nostre esperienze
comuni). La cultura un modo di concepire il mondo, di esperire nella vita quotidiana
Dominante / egemonica: si accetta del tutto la visione dei fatti offerta e che
pi vicina al gruppo di potere (lettura preferita)
Il pubblico pu negoziare questa lettura dei fatti leggendo, confrontando
varie opinioni nella vita privata
Il pubblico pu leggere questa lettura come falsa e ipocrita
I rituali hanno un aspetto performativo. In ogni emozione ci sono almeno tre fasi:
- attivazione di alcuni spazi emotivi
- riconoscimento delle emozioni in cui questa percezione viene tradotta in qualcosa di
culturalmente accettabile
- espressione dellemozione
I rituali producono emotivit ma allo stesso tempo la normano. Queste caratteristiche
comuni ci portano a venerare la stessa celebrazione, la stessa performance rituale.
Piano piano i sociologi hanno iniziano ad estendere il concetto di rituale: dal rituale
religioso che ha varie forme di espressione ai rituali civili.
I riti di passaggio sono fasi in cui una collettivit dimostra che un soggetto ha
modificato il proprio status. In genere sono status che hanno a che fare con le
relazioni, con let. In ogni rito di passaggio ritroviamo tre elementi:
-
Una fase
dal ruolo
Una fase
Una fase
I rituali hanno una buona funzione che ritroviamo nelleffervescenza sociale, ovvero il
piacere e lenergia che porta lo stare insieme. Leffervescenza sociale una forza
positiva che si genera. Sempre pi ci troviamo di fronte ad eventi mediatici che
sospendono laccatastamento fisico. I riti sono molto formali: seguono delle
stereotipicit, delle stilizzazioni che ci portano ad essere molto conformi a diversi modi
di interpretare. I riti hanno una forte coreografie a scenografia. Sono sempre messi in
scena, quindi hanno sempre una componente umana. Il rito continuamente soggetto
a possibili tradimenti, ad esempio quando il soggetto che lo interpreta sbaglia rituale.
Il rito non produce qualcosa, non ha un valore strumentale in s, ma legato alla
sospensione delle attivit strumentali normali. comunicativo e performativo: ha la
funzione di pacificare e stabilizzare e confermare la normalit. Goffman: la gran parte
dellattivit cerimoniale viene traferita nella modernit nella relazione tra gli individui.
In questo aspetto, quando ognuno di noi celebra laltro, noi siamo allo stesso momento
sacerdoti del rituale che rivolgiamo agli altri e divinit che riceviamo rituali da parte
degli altri. La ritualit fa parte dellumanit. Possiamo individuare elementi di
socievolezza che ci portano a legare espressioni diverse della ritualit. In merito al
Rituale dellinterazione, Simmel afferma che ognuno di noi circondato da unaurea
di sacralit che non pu essere violata dallaltro, se non mettendo in pericolo lintera
identit personale. Una forma diversa di produzione culturale larte, un ambito
estremamente vario e ampio. Non essenziale la differenza tra ci che arte e ci
che non lo , ma essenziale laspetto situazionale: arte ci che viene riconosciuto
come tale in determinate situazioni. Ci che definiamo artistico in una determinata
epoca e in un determinato contesto si basa su criteri variabili che hanno a che fare con
le strutture sociali. Il gusto indirizzato, se non creato. Il mondo dellarte sempre pi
visto come una comunit organizzata con delle funzioni, dei ruoli, delle responsabilit
che derivano dal potere che hanno di differenziare ci he arte da ci che non lo .
I mezzi di comunicazione di massa sono quelli che superano lambito della
comunicazione interpersonale e hanno la caratteristica di essere prodotti da un unico
grande broadcast, rivolti verso un pubblico ampio e indifferenziato. La prima delle
tecniche di comunicazione la scrittura che modifica profondamente lassetto
societario. un mezzo che permette si accumulare informazioni, di archiviare
memorie, di coordinare grandi comunit. Pu essere definita la prima grande
rivoluzione comunicativa. Si passa dal primato dellorecchio con la trasmissione orale,
al primato dellocchio della trasmissione scritto. Si trasmette una conoscenza in
maniera pi agevole e individualizzata; si oggettiva una conoscenza.
11-4-2016
La stampa, come novit, costruisce lindividualit e lautorialit. La stampa
fondamentale perch permette la nascita della scienza, la democratizzazione del
potere e grazie alla stampa nasce il sistema dei media e lopinione pubblica. Nasce
anche la censura, ovvero la reazione dellautorit alle possibili minacce allordine
costituito. Le telecomunicazioni nascono successivamente e si sviluppano soprattutto
nel XIX secolo. La gran parte delle innovazioni di tipo telecomunicativo hanno a che
fare con motivi di tipo militare. Le telecomunicazioni nascono da fini collettivi, e
passando per fini professionali poi diventano di pubblico accesso. Il mezzo di
comunicazione quale la radio o il giornale ha la forma di un broadcast (la
comunicazione di tipo uno-a-molti), unorganizzazione che si diffonde verso utenti
indefiniti ed una comunicazione monolineare. Una tecnologia non determina da sola
un processo sociale, ma lo pu favorire. Nascono le prime teorie dei mezzi di massa
quando si affermano forme di totalitarismo. Implicazioni delle telecomunicazioni:
creare prodotti in serie standardizzati di tipo culturale; cambiare la percezione delle
Inoltre, ci sono
-
Effetti intenzionali
Effetti involontari: ad esempio il panico che scaturisce dopo un annuncio, o
unimprovvisa euforia
Qual il rapporto tra cultura e coscienza in Simmel? Cera una funzione ambivalente
delle cultura : da una parte ci d gli strumenti per conoscere il mondo dallaltra ci
cristallizza i significati, li reifica e tale funzione blocca la creativit,
lautodeterminazione.
Come nasce storicamente il concetto di cultura? Nelle societ classiche un concetto
molto ampio, un processo di formazione umana, culturale, spirituale e fisica
(paideia). Il concetto che vediamo nella Bildung si va a declinare essenzialmente come
formazione delle discipline classiche (lingua, arte, lettere e scienze)
Civilizacion: cultura come affinamento e raffinamento dei modi, delle abitudini, delle
maniere, degli habitus, dei modi di apparire. Nasce in ambito nobiliare. Educazione,
galateo, apparenza della nobilt di taglio francese.
Kultur: pi legato allidea di nazione ed concentrato maggiormente sui prodotti
culturali, la kultur come insieme di prodotti culturali. tipico di una borghesia
germanofona. Esprime pi lo spirito del popolo. Patrimonio delle opere culturali
delluomo.
Questi approcci verranno a poco a poco inglobati in ununica visione che li include
tutti.
Con questi approcci abbiamo una tendenza alletnocentrismo e alla distinzione o:
-tra culture nazionali gerarchicamente organizzate (quelle che producono il patrimonio
culturale migliore)
-tra popoli pi o meno civilizzati (quelli pi o meno attenti alletichetta, al galateo, alle
buone maniere)
Un superamento delletnocentrismo che tipico di entrambe, avviene in parte con
lilluminismo (che tuttavia ha il difetto di sostenere il primato della ragione) e in parte
con lepoca della colonizzazione e la conseguente scoperta dellaltro e la nascita di
unantropologia il cui effetto fondamentale quello di relativizzare i concetti di cultura.
Questo fenomeno d luogo allesigenza di avere approcci alla cultura sempre pi
relativisti e aperti a modelli diversi dai nostri.
Tylor: definizione di cultura. Ha una visione totalizzante e ampia della cultura:
linsieme delle conoscenze, delle credenze, dellarte, della morale, del diritto.
Il modo pi utile di concepire la cultura in senso antropologico quello di concepirla
come una disciplina che include tutti i modi di credere, di vedere il mondo tipici di una
determinata comunit.
Lo storicismo: ha origini tedesche (XIX secolo) e concepisce la cultura come un evento
storicamente fondato che d una spiegazione del mondo. Lazione sociale viene
studiata come il significato che lindividuo a partire da una determinata collocazione
storica d a una determinata azione sociale (4 tipi di azione sociale di Weber)
Nello studio nella cultura anche nellantropologia sono molteplici le definizioni di
cultura sono molteplici. Gli assi per cui cambiano le diverse definizioni di cultura.
Un modo di studiare la cultura quella di vederla come un complesso unitario o
contraddittorio al suo interno.
Gramsci dice che il rapporto tra cultura e struttura meno automatico; legemonia
un campo di battaglia in cui una classe costruisce il proprio consenso attraverso
strumenti culturali. Pu succedere che un gruppo perda il dominio economico ma
continui a mantenere legemonia culturale. In Gramsci possiamo vedere il ruolo degli
intellettuali che non per forza sono organici rispetto agli interessi di un gruppo, ma
possono essere organici, cio pi o meno interni, pi o meno espressione di un gruppo
di interesse.
Qual la differenza tra Marx e Durkheim nel concepire la cultura?
Anche per Durkheim
-
lapproccio macrosociologico
la cultura qualcosa di non conflittuale, la cultura un elemento di coesione
sociale.
D. ha preoccupazioni diverse: come la societ sta insieme e in tal senso la
cultura emanazione della coscienza collettiva, cio qualcosa che da
unentit sui generis si trasferisce nella mente di ognuno di noi
In D. la societ concepita evoluzionisticamente come un corpo sempre pi
complesso.
Duekheim:
-
Quali sono le funzioni che svolge la religione in una societ? Tante piccole societ che
non sono mai entrate in contatto tra di loro hanno sviluppato un pensiero di tipo
religioso perch la religione risponde a due universali, due esperienze umane (limite e
caso)
-
La ricerca sul suicidio serve a vedere come ci sia un effetto sociale della
cultura anche sui destini individuali: comportamenti che sembrano troppo
umani sono anche e soprattutto influenzati dalla coesione sociale, dal
mutamento sociale e dai rapporti individuali.
Weber:
-
Gramsci:
-
Scuola di Francoforte:
Produzione culturale:
-
Il linguaggio
Il rito
I rituali: quali sono le caratteristiche tipiche di un rituale? Quali sono le 5
caratteristiche di un rituale secondo Durkheim?
I mass media: due fasi dello studio degli effetti dei media una prima storica
in cui i media vengono visti come delle tecnologie, delle piattaforme
onnipotenti in cui il consumo dei prodotti mediatici viene visto come passivo
e isolato (magic bullet teory o teoria dellago ipodermico-> i messaggi
vengono visti come capaci di penetrare nelle coscienze e di orientare a
breve e a lungo termine i comportamenti)0;
SECONDA PARTE
20-4-2016
Il termine consumo etimologicamente richiama la disgregazione, il processo di
fagocitazione di una cosa e questo ci porta a pensare al consumo come a un
processo che ha a che fare con la transizione. Tuttavia esso qualcosa che
definisce anche unidentit. William James, nel concepire lidentit, parla di un
io che sempre in relazione con un me. Il consumo un fenomeno sociale che
ha a che fare da una parte con dei bisogni (primari, quelli di autopreservazione
o secondari, sociali), con le motivazioni (quello che consumiamo ha sempre una
seconda faccia: quello che vogliamo che sia leffetto sociale del nostro processo
di consumo). Processo di triangolazione: nel desiderare loggetto x si fa perch
si vuole essere visti come la persona che possiede quelloggetto. Vi sono
conseguenze sociali sullidentit sul consumo stesso. Il consumo si lega ai
significati sociali ed molto pi forte per i gruppi che radicalizzano alcune
credenze. I significati sociali hanno a che fare anche con la distinzione e
costruiscono delle relazioni. In ogni comportamento di consumo si fa una
decisione ed essa taglia dei gruppi di persone con cui ci troviamo ad interagire.
La moda ha la capacit culturale di permettere la conciliazione di due processi
opposti e sovrapposti di ogni fenomeno sociale: distinzione e imitazione. La
moda un sistema attraverso cui si creano identit. Nei processi di consumo si
riesce ad esprimere nello stesso momento convenzionalit (conformandosi a
quello che hanno / fanno gli altri) e unicit (ognuno ha un proprio carattere /
gusto). Il termine identit racchiude questi due significati: da una parte identit
ci che identico agli altri, dallaltra parte indica lunicit, ci che identico a
se stesso. Nella seconda met dell800 la moda era vista dalle altre scienze
sociali con un certo scetticismo: il comportamento di moda veniva visto come il
comportamento di una persona passiva, di una persona materiale: chi dedica
troppo tempo alla materia non si dedica al affinamento dello spirito e
dellanima. In economia e in sociologia si distingue tra costume e moda. Su
due assi ideali, lasse orizzontale il tempo e quello verticale lo spazio. Il
costume un comportamento diffuso in un piccolo contesto spaziale che si
estende nel tempo (il modo di vestire in unepoca storica); la moda dura di
meno per si estende molto di pi nello spazio (si tratta di fenomeni globali che
durano il tempo di una stagione). Non c una durata del fenomeno di moda, ma
si tratta di un fenomeno che ha un effetto spaziale. Leleganza costruita dal
rapporto unico tra consumo ed educazione al consumo, cio il portamento, la
grazia, il gusto sono delle componenti di classi sociali che vengono educate. Un
determinato tipo di consumo pi adatto a determinate classi anche perch
sono state educate allo stesso. La moda influenza ed influenzata dai fenomeni
culturali, artistici. La moda un fenomeno che esprime un mutamento sociale.
Gabriel Tarde afferma che imitazione e invenzione sono i fenomeni generali che
spiegano la gran parte dei fenomeni sociali: si ha una tendenza a uniformarci
agli altri o ad inventare qualcosa di nuovo. Nessuna invenzione pu essere
completamente scollegata da un fenomeno sociale. Non si pu vivere senza
imitare gli altri, senza avere unintegrazione sociale con gli altri. Limitazione
che porta alla moda pu essere di vario tipo: esiste unimitazione per simpatia
(tipica dei testimonial o dei leader di opinione); per obbedienza (non esiste
moda se non esiste democrazia: la moda la conseguenza della liberalizzazione
statale. Non esiste moda nelle dittature, anzi le dittature dimostrano tutto il
proprio potere simbolico tramite la capacit di far comportare tantissime
persone allo stesso modo); per istruzione; imitazione-costume; imitazionemoda. Le caratteristiche della moda: uniformazione universale; favorisce il
capitalismo; la solidit viene sconfitta dalla quantit; favorisce lindividualit e
luguaglianza; la moda diventer sempre pi veloce nel cambiamento e si
muove dalle classi centrali a quelle periferiche. Si dice che la moda moderna
nasce a Parigi nel 1860, quando nascono i primi atelier sartoriali e le prime
riviste di moda. Nel primo periodo storico (1860-1960) la moda
prevalentemente femminile, di alta societ; la donna vista come trofeo da
esporre e luomo imprenditore o ricco possidente usa lo sfarzo della donna nei
suoi vestiti e nei suoi accessori per dimostrare la propria ricchezza; luomo in
questo periodo essenzialmente sobrio ed ha uneleganza meno visibile che si
esprime nelle scarpe, allorologio, accessori legati al mondo del lavoro; una
moda che si utilizza prevalentemente nella vita mondana, quindi costruisce
lesclusione del mondo femminile dal mondo del lavoro. Simmel La moda
(1895): la moda risponde alla tendenza a imitare e a differenziare. Limitazione
ha una funzione di rassicurare il soggetto e di deresponsabilizzarlo per le sue
azioni: scegliendo uno stile diffuso si sicuro di non incorrere in rischi, la moda
di chi si uniforma agli altri toglie la responsabilit del gusto che viene traferito
nello stilista, alle riviste di moda e la responsabilit, facendo quello che fanno gli
altri, da individuali diventa collettiva. La funzione di distinzione si esprime
prevalentemente come distinzione di classe. Lalta moda riservata
esclusivamente allalta borghesia; il capo di alta moda si diffonde poi alla classa
media e poi alle classi inferiori. Il meccanismo fondamentale della moda
linvidia dal basso allalto e la diffusione dallalto al basso. Quando ci avviene
essi perdono il proprio valore di status symbol. La moda non basata su capi e
accessori che hanno un grande valore intrinseco, ma che sono unici proprio
perch sono di moda e hanno un valore temporaneo che piano piano viene
sconfitto dal fatto che viene imitato dalle classi sociali inferiori. La moda la
capacit di includere qualcuno e di escludere altri. Non un processo di rituale,
ma molto organizzato socialmente. La moda comporta limpossibilit di
evitarla: anche chi non si veste alla moda, sa che cos moda, lo accetta come
modello e lo legittima, ma decide di trasgredirlo, ma non pu evitarlo del tutto
perch un fenomeno che viene messo in atto dalla maggioranza delle altre
persone. pi forte linvestimento del mondo della moda sul femminile rispetto
al maschile perch secondo Simmel ci frutto del fatto che le donne sono
portate ad investire di pi sulla propria apparenza. La moda ha un aspetto
normativo perch chi non la rispetta viene sanzionato attraverso processi
indiretti e informali come la vergogna. Vleben Teoria dello sciupo vistoso
(1899): in Vleben la componente di classe pi forte. Le persone consumano in
maniera vistosa; esiste un consumo inutile rispetto ai bisogni primari tipico per
ogni classe. Questo conseguenza del fatto che viviamo in una societ in cui i
rapporti con gli sconosciuti sono sempre pi rilevanti. Abbiamo bisogno di
dimostrare la nostra collocazione di classe, non tramite al consenso, ma tramite
ci che abbiamo. Ci porta a un meccanismo poco razionale che quello per cui
si spende di pi in beni inutili per dimostrare una collocazione di classe. La
componente materiale del consumismo ha una radice nella vita urbana perch
essa porta allespressione di tutto quello che si tramite lapparenza. C un
meccanismo che blocca o limita il pericolo che gli status symbols si diffondano
dalle classi pi alte a quelle inferiori. Questo fenomeno viene studiato da
Goffmann: alcuni di questi status sono di tipo lavorativo, altri di tipo culturale ed
esistono delle restrizioni che vengono messe in atto da ogni societ per limitare
la diffusione di questi simboli perch ognuno potrebbe essere portato a
rappresentarsi pi titolato di quello che realmente si . Queste restrizioni sono
di tipo morale (indirizzano a non mentire sulla propria identit), di carattere
intrinseco (hanno a che fare con la scarsit nella disponibilit dei propri beni), di
carattere storico (ci che con scarsezza sopravvive alla storia diventa
automaticamente uno status symbol), altre sono relative alla socializzazione. Le
distinzioni di classe vengono educate tramite le pratiche: ogni classe esprime la
distinzione rispetto alle altre tramite il gusto, leducazione del gusto e la
disciplina del corpo. Ognuno tender ad avere gusti che dimostrano la propria
cultura e la propria appartenenza a determinati gruppi di classe. Questi
creeranno delle abitudini, dei modi di fare. C un carattere sanzionatorio negli
habitus e di discriminano le persone anche in base a come si comportano a
livello pratico. Ci sono anche restrizioni corporee. Lozio una risorsa di status.
26-4-2016
In sociologia, per un lungo periodo (fino agli anni 60 del 900), la moda viene
studiata come elemento che permette una regolazione delle dinamiche di status
o delle dinamiche di classe sociale. Il vestire un modo per gestire una
conciliazione fra tendenza e allimitazione e tendenza alla differenziazione:
permette di essere simile agli altri ma anche di differenziarsi dagli altri creando
un proprio stile. Negli anni 60 Blumer inizia ad occuparsi di moda come oggetto
di studio e compie una ricerca empirica e uno degli effetti di questa ricerca
quello di proporre una spiegazione del mondo della moda antitetica rispetto al
modello proposto da Simmel. Non c solo un processo di imitazione (effetto di
sorgono tutti i problemi sociali tipici della modernit: conflitti di tipo etnico,
prostituzione, devianza minorile. Hobohemia: lo studio riguarda una popolazione di
lavoratori che si muove insieme alla ferrovia che costruiscono. Essi si spostano ad ogni
tratta e vivono i baraccopoli. Outsiders: uno studio che riguarda i suonatori di jazz e
uno che riguarda i consumatori di marjuana. Si usa un approccio di tipo ecologico: si
studia come le subculture danno vita a delle regioni morali, cio dei territori
caratterizzati da particolari regole e da particolari sistemi di significazione spaziale. Il
metodo di studio lanalisi etnografica, ovvero la scrittura del tessuto abitudinario. La
scuola di Birmingham: qui le subculture vengono viste come risposte culturali a
problemi di classe, di emarginazione strutturale. Si studia quellambito che pu essere
definito come sottoculture spettacolari, che abitato da giovani che danno vita ad
espressioni culturali spettacolari che producono una resistenza simbolica semiotica
rispetto alla cultura dominante. Sono gruppi di working class che rispondono
attraverso il proprio stile di subcultura ad una condizione di emarginazione. Le
subculture hanno sempre una tendenza ad unibridazione culturale. Habdige: come
mescolanza di stili di working class legata alla prossimit fisica tra il bianco britannico
della classe operaia e il black con la sua eleganza. Nel libro Resistance Through
Rituals: Youth Subcultures in Post War Britain, Hall e Jefferson raccolgono una serie
sulle subculture originarie che poi influenzano tutto il mondo. Sono tutte forme diverse
di resistenza culturale. I primi studi sono studi sulla devianza. I ragazzi avevano la
tendenza ad essere devianti contro la noia, la mancanza di prospettive: la sottocultura
d strumenti culturali di risposta a una condizione di emarginazione tramite gesti
spettacolari e trasgressivi. Essa si esprime attraverso quattro livelli e ogni gruppo crea
una propria cifra stilistica attraverso questi quattro elementi:
-
Vestiti
Musica
Rituali
Slang
Per Hebdige e Willis si possono studiare le reazioni sottoculturali come dei testi: la
subcultura in genere opera una trasgressione semiotica o semantica prendendo veri
oggetti della vita quotidiana, spostandoli di contesto e facendone un uso trasgressivo.
I mods sono una sottocultura workig class britannica e rappresentano un nuovo modo
di concepire il vestiario tipicamente borghese in un contesto di vita quotidiana diverso.
Ha una tendenza forte allibridazione: importa ad esempio luso della vespa, della
lambretta dallItalia, ma ne fa un uso collettivo. Prende dagli africani un tipo di
pantaloni larghi. Hanno come simbolo la bandiera stilizzata britannica e danno un
significato completamente diverso agli oggetti facendone qualcosa di distintivo e di
culturalmente trasgressivo operando una piccola grande rivolta semantica. Sono dei
giovani dandy del basso fondo sociale britannico. Una tendenza dei mods il
bricolage. loggetto che viene utilizzato per rompere, attraverso un uso diverso da
quello tipico, una cultura legittimata e stabile. Punk significa di scarso livello,
economico, di cattivo gusto ed una subcultura che nasce tra il 74 e il 78 in unepoca
storica buia che sembra non dare grandi prospettive alla giovent e nasce come una
rivota contro a dei modelli di vita che non vengono accettati da un gruppo di giovani
che vive nelle grandi citt inglesi in una situazione di alienazione e rea una forma
spettacolare di resistenza a questo tipo di cultura. un gruppo di persone che venera
tutto ci che di cattivo gusto come elemento di opposizione ad una cultura vista
come falsa e ipocrita e opprimente. Il punk per la prima volta indossa una maschera di
negativit e ne fa venerazione. Non fanno una battaglia politica ma rappresenta una
condizione di oppressione. C' la costruzione di unidentit, c una tendenza
Unintegrazione commerciale
Processo di familiarizzazione: laltro diverso da noi, ma allo stesso tempo
interno a noi.
Una divisione fondamentale quella del territorio. Da una parte esistono delle
subculture che possono essere definite su scala locale. Internet favorisce lo sviluppo
internazionale e globale di scene subculturali. In Italia, due fenomeni pi importanti
rispetto allestero sono limportanza dei centri sociali e dei festival. Come si formano le
subculture in Italia: forte trasformazione della societ che ha luogo dalla met degli
anni 50 in poi da societ tradizionale ad economia avanzata. Le subculture nascono
da grandi trasformazioni sociali e culturali in Italia. Attraverso limportazione di miti
americani si inventa il teenager.
27-4-2016
COOLING THE MARK OUT - GOFFMANN
Il malato mentale colui che non riesce ad adattarsi alle regole e viene perci
rinchiuso all'interno di istituti psichiatrici dove il ruolo fondamentale quello di
rieducarlo al decoro, al contegno. Questo studio, coolikng the mark out, uno studio
sulle dinamiche di ruolo e in particolare su come la societ disciplini l'espressione delle
emozioni umane. Viene scritto quando Goffman non ancora particolarmente
conosciuto (nel 1952) su una rivista di psichiatria piuttosto innovativa. E' un testo che
nasce in una situazione in cui lo stesso autore vive dei fallimenti e li affronta. Goffman
per capire un po' la formazione del sociologo, nasce da una famiglia di ebrei trasferitisi
in Canada in un quartiere dove vi erano tanti ebrei. Francis, la sorella di Goffman,
diventer celebre attrice solo a 60 anni. Goffman una persona che vive una serie di
mobilit sociali ascendenti e racconta la cultura americana come una cultura di
successo, in cui lindividuo viene visto come qualcuno la cui esperienza diventata in
progressione un miglioramento. In un certo senso, tutta la sua opera pu essere vista
come ebraismo negativo: questa categoria stata introdotta da critici letterari per
raccontare l'esperienza di Kafka, il quale racconta l'ebraismo come una realt
normativa, negativa e oppressiva (presente ne Il castello), che non si palesa mai nei
suoi racconti ma presente nella vita delle persone. Un po' come Goffman che
racconta come la vita delle societ occidentali sia caratterizzata da una forte
normativit che va a intaccare soprattutto le relazioni individuali. Per trovare esempi di
questo ebraismo negativo: Goffman si sempre vergognato e l'ha nascosto. A Chicago
vi una biblioteca in cui vi sono lettere di Goffman e ci aiuta molto a spiegare la sua
vita. Un suo amico scrive che a scuola per giustificare le sue assenze per religione, egli
inventava scuse (non ammetteva di esser mancato per festivit ebree). Cercava di
diventare una sorta di britannico: si comportava come un ebreo che vuole fare il
canadese che desidera essere un britannico, quindi una sorta di continua forma di
dissimulazione. Per non partire militare si iscrive all'universit per evitare anche la
uscire attraverso tre passaggi: o per promozione, o per abdicazione, o per perdita
involontaria (voglio fare ma non riesco perch dicono che non sono adatto e questo
pu avvenire per due motivi o per motivi inerenti allo scarso rendimento o per motivi
indipendenti dallo stesso, ad esempio per crisi economica). In ogni situazione della
nostra vita incontriamo un meccanismo ricorrente ovvero quello di un cambio di status
(all'interno di una famiglia evolviamo i ruoli). Il sistema del fallimento pu essere
ritrovato in molti mondi diversi. Quello che avviene che chi soffre di pi chi vive
una situazione di umiliazione personale, attraverso una perdita involontaria viene resa
pubblica e viene colpita la propria identit: l'umiliazione avviene pi ricorrentemente
quando c una perdita involontaria di status che dipendente da performance di chi
lo agisce. Goffman fa anche varie analisi diverse: si dice che vi pu essere una
persona che cambia stile di vita o modi di pensare. Ma poi si chiede, cosa succede
quando questa persona viene umiliata? Qui inizia il processo sociale organizzato di
consolazione, il cosidetto colling the mark out. E si chiede in quali ambienti si trova pi
spesso, quali metodi vengono utilizzati pi spesso per consolare le persone, cosa
accade qualora chi dovrebbe essere consolato lo rifiuti, e qual l'atteggiamento per
prevenire i procedimenti di consolazione. Goffman afferma che ci che facciamo
spesso stare lontano dalle persone problematiche perch non vogliamo affrontare il
peso emotivo di consolare la persona insofferente. Quali sono i ruoli in cui si trova pi
spesso la necessit di consolare le persone? Dal punto di vista relazionale, la perdita di
un proprio caro spesso gestita dalla religione che funge da consolazione, esperienza
del limite di Durkheim per esempio. Il rituale attraverso cui il parroco utilizza delle
parabole per consolare. Un altro esempio l'assistente di sala di un ristorante in cui i
clienti si possono lamentare sulla qualit o tempo di arrivo del cibo. O ancora ne Il
paradiso degli orchi tratto dal primo libro di Pennac c' l'accoglienza clienti di un
grande centro commerciale e queste persone raccolgono tutta la rabbia dei clienti e
fanno in modo che questa rabbia non si riversi sul centro commerciale stesso e sono
spesso separati dalle casse, dai reparti e vengono gestite da persone che sono l
solamente per accogliere lamentele. Il capro espiatorio colui che non ha ruolo
centrale nell'organizzazione ma che ricevendo e gestendo la lamentela, limita e
normalizza e ha una funzione catartica rispetto al fallimento percepito da chi si
lamenta. In tutti questi esempi vi sempre la stessa cosa: vi qualcuno che non ha il
ruolo centrale ma che riceve un compito gravoso che quello di far perdere lo status a
una persona e deve gestire tuta la fase di consolazione. Come avviene ci a livello di
pratiche? Dando il compito a una persona con uno status importante, cio un
superiore, un amico o a un esperto. Caso, per esempio, del dottore che comunica un
esisto negativo, di un prete o dello psicologo. Oppure offrire uno status di
compromesso (restiamo amici) o in ambito lavorativo il soggetto viene sceso di
grado o viene trasferita, o addirittura viene promosso per farlo star buono. Un'altra
alternativa offrire un'altra chance, o si d semplicemente una possibilit di sfogarsi
(catarsi), un modo per far emergere il disappunto senza che venga diretto ai piedi
dell'organizzazione. Oppure mettere in stallo la situazione un modo per rinviare
l'emotivit per ridurla; camuffare un licenziamento per delle dimissioni spontanee.
Lalternativa alla consolazione se non si accetta un fenomeno sociale chiamato
disorganizzazione del s, in cui i viene etichettati come persone incapaci di gestire il
proprio contegno. Oppure c la possibilit di creare confusione, imbarazzo, scandalo.
C anche la possibilit di lavorare male: inacidirsi (tourning sour). Infine, si pu
creare un sistema sociale alternativo. Le strategie di prevenzione per evitare il
fallimento di qualcuno e limitarne i danni: usare dei dispositivi che impediscano
lassunzione di un ruolo da parte di incapaci, ingenui o inadatti; accompagnare i falli in
ambienti in cui non saranno trattati come tali, quindi separare il fallito dall'ambiente
che rende visibile il proprio fallimento; non investire tutto in un ruolo, tenere qualcosa
in riserbo, nascondere il fallimento o puntare su pi possibilit. Da tutto questo saggio
emerge una teoria dell'identit che anche di tipo culturale: ogni persona nella
cultura occidentale definita da valori che vengono riconosciuti e collegati ai suoi
ruoli, allo status che intrattiene, alle capacit relazionali che ha. Ogni evento che
dimostra che i claim sono inadeguati, insufficientemente supportati dai fatti tende a
distruggere socialmente lindividuo. Ovvero pi investiamo tutta la nostra identit in
un solo ruolo pi il fallimento di quel singolo ruolo rischia di rappresentare un
fallimento dellintera persona. Quando ci avviene fondamentale per la societ
controllare il livello di rabbia soggettivo perch la societ funziona sostanzialmente
come uno status quo, cerca di imporsi alle esigenza individuali. Una delle possibilit di
sopravvivere ai fallimenti segmentare i ruoli stessi e fare in modo che un fallimento
in una sfera non coinvolga cattive prospettive in altre. La consolazione viene vista
come un processo istituzionalizzato, gestito a livello collettivo che facilitato da una
componente sentimentale derivata dai rapporti sociali. Consolando lo sconfitto,
ognuno permette alla societ generale di continuare nel modo consuetudinario
impedendo a chi vive una sconfitta di far saltare o ostacolare il normale
funzionamento dei processi sociali. Le ex- persone, cio quelle persone che hanno
perso la loro identit sociale, vengono ricollocati in diversi e vari strati di cimiteri
sociali, dice Goffman. Una forma di consolazione per chi non riuscito nella propria
classe borghese e parla anche di ci che avviene nella nostra vita quotidiana quando
diventiamo la seconda scelta di qualcuno, un compromesso. La cosa terribile vivere
un'esistenza in cui ci si accontenta della seconda scelta, delle altre cose. Quali sono
i limiti dell'articolo? E' un articolo un po' troppo americano e in qualche modo
schiacciato sulla struttura rispetto all'individuo. Si misura con un problema di
conciliabilit tra le mete che la societ offre e i fini istituzionali che si mettono agli
individui per realizzarli. Ma il bello che introduce e anticipa elementi importanti che
poi Goffman svilupper: impatto e il modo per gestire le relazioni sociali per salvare la
faccia, la disorganizzazione del s. Esistono delle disuguaglianze del consolare una
persona: diverso il modo di consolare un uomo e il modo di consolare una donna;
diverso il modo di consolare un giovane rispetto al modo in cui si pu consolare un
anziano; consolare una persona ricca diverso dal consolare una persona pi
marginale. Ci sono cultura, come quella americana che danno molta pi responsabilit
allindividuo, e altre, come la nostra un po pi fataliste, che tendono a non dare
responsabilit al singolo, ma si sposta la responsabilit al fato, al volere divino .
2-5-2016
CONFERENZA SULLA SPAGNA
3-5-2016
Sociologia della migrazione
un tema molto rilevante nello studio della cultura perch ha a che fare con lintera
esperienza umana. La sedentariet qualcosa di relativamente poco importante a
livello storico. Nella storia sono state diverse le migrazioni che hanno contribuito alla
formazione di uno Stato e alla sua trasformazione. J. Attali, antropologo francese,
racconta le migrazioni come un processo universale e vede la sedentariet come un
fenomeno piuttosto recente. Contrariamente a questo, nellopinione pubblica i
fenomeni migratori vengono visti come processi contingenti, legati a crisi, transitori,
non necessitanti di interventi a lungo termine. Qui si sostiene che la sociologia delle
migrazioni studia un fenomeno universale nella storia umana, anzi la migrazione
stessa uno dei fenomeni che permette la sopravvivenza e lo sviluppo della societ.
Abbiamo fasi storiche diverse in cui fenomeni diversi hanno individuato lo sviluppo
delle migrazioni che interno o esterno ai grandi imperi storici dellet classica.
Volont di segnare un confine dellumanit tipo dello studio del razzismo
contemporaneo. In et medievale abbiamo migrazioni di vario genere: a cavallo tra XIII
e XIV Dante Alighieri chiede asilo politico. Motivi politici sono allorigine di flussi
importanti come fenomeni legati alle conquiste territoriali quali limperialismo
coloniale e ai processi di schiavizzazione. Nellopinione pubblica che vuole bloccare
limmigrazione verso lEuropa una tematica ricorrente quella del sovrappopolamento
del continente africano. Universalit delle migrazioni: tematica dei migranti nella
societ moderna (deportati, colonizzati, rifugiati, meteci, mercanti medievali).
Storicamente i processi di migrazione sono stati visti come processi da stigmatizzare,
che creano paura, che creano un senso di invasione e tale senso di invasione ha
sempre avuto come reazione tipica la stigmatizzazione dellaltro attraverso
caratteristiche comportamentali negative. I fenomeni di discriminazione sono
analoghi, forse cambiano di intensit, ma si verificano per un motivo identitario in tutti
gli stati riceventi perch lidentit si forma relazionalmente e la presenza dellaltro ha
una funzione, come quella di costruire confini fisici e simbolici. Una delle
caratteristiche tipiche della gran parte delle migrazioni lasimmetricit, cio
linclusione differenziale: il fatto che agli immigrati vengano concessi diritti sempre
limitati e possibilit di inserimento sempre pi limitate e questo quello che si verifica
sin dallantica Grecia. Il modello perfetto di democrazia ellenica di et classica era in
realt un modello limitato ai cittadini maschi e liberi della polis, era uno stato nobiliare
che comprendeva un 10% della popolazione e cera un grande numero di persone che
erano alienate da qualsiasi diritto di propriet e di cittadinanza. Allo stesso modo le
invasioni barbariche possono essere considerate delle migrazioni. La diaspora ebraica
pu essere visto come un fenomeno iniziale di migrazione. La diaspora (termine che
indica dispersione territoriale) ebraica uno dei flussi migratori storicamente pi
interessanti. Si utilizza in senso specifico il termine diaspora per indicare dei flussi
molto dispersi territorialmente i quali tuttavia permettono una conservazione
dellidentit etnica di gruppo e un forte contatto fra le diverse comunit (ghetto deriva
dal dialetto veneziano). Anche la chiusura talvolta d vita ad uno strumento di
conservazione dellidentit. Durante il periodo medievale e rinascimentale sono
importanti i rapporti commerciali e i rapporti coloniali. Un altro fattore storico
importante che d vita alle migrazioni in questepoca storica costituito dalle
invasioni (linvasione ottomana in Europa e i vari flussi che da queste hanno luogo).
Nel sud Italia ci sono comunit di albanesi che sono giunti nel XIII secolo in Calabria,
Sicilia, Molise e hanno lunghissimamente conservato la loro specificit culturale e
linguistica, tant che sono minoranze linguistiche riconosciute dallo Stato (parlano il
tosco che si parla nella parte settentrionale dellAlbania) e sono migrazioni che
derivano da scambi commerciali tra lAlbania e il Regno delle due Sicilie. Vi sono poi
migrazioni che fanno parte di periodi di formazione: in ambito anglosassone i giovani
venivano invitati a fare esperienze di lavoro servile come esperienza della loro
formazione. Si calcola che tra il 1574 e 1821 in Gran Bretagna il 60% della popolazione
compresa tra i 15 e i 24 anni abbia svolto un lavoro servile fuori dalla sfera domestica.
Tra XVI e XVII secolo iniziano le prime migrazioni circolari (transnazionali): migrazioni
che prevedono unandata e un ritorno e una periodicit. Sono quelle legate al
commercio, alle attivit artigianali o agricole e piano piano, insieme allaccumulo di
capitale favoriscono la creazione dei primi nuclei urbani importanti. Le migrazioni non
sono solamente migrazioni tra Stati, ma sono soprattutto migrazioni tra ambienti, cio
tra spazi urbani e rurali. Le citt sono gli attori principali della globalizzazione, le citt
hanno scavalcato limportanza degli Stati. Ci sono altri fenomeni come quelli legati alle
guerre, alle persecuzioni di tipo religioso. Sono i primi fenomeni che danno luogo a
quelle che in letteratura vengono definite migrazioni forzate (rifugiati). Ci sono i
fenomeni legati alla deportazione e alla colonizzazione. A differenza dellItalia e della
Spagna, i flussi pi importanti che incontra lEuropa sono flussi che molto
marginalmente ci toccano. Altri fenomeni fondamentali che danno vita alle migrazioni
sono quelli legati ai mutamenti produttivi ed economici: lindustrializzazione degli Stati
Uniti il fenomeno pi importante delle migrazioni moderne. Dall Italia partono circa
20 milioni di persone nellepoca storica che va dal 1870 al 1970. Emigrano moltissime
persone spostandosi in aree di domanda economica. Ci sono anche dei flussi di
espulsione dalla Gran Bretagna verso lAustralia che creano anche lo stato australiano.
Il fenomeno del blocco della produzione petrolifera (Opec) che nel 1974 segna un po
lo spartiacque: le migrazioni verso lItalia iniziano in questo periodo. Dal 74 all 89
lItalia vive un periodo storico di consolidamento migratorio ma diventa paese di
immigrazione di massa dopo, con le migrazioni albanesi principalmente. Dal 1989 al
2000 abbiamo delle migrazioni verso il sud Europa dovute al fatto che ci sono maggiori
chiusure da parte degli altri stati. Ci sono migrazioni che hanno caratteristiche
particolari e non sono pi originarie di un singolo paese, ma sono molto plurali a livello
di paesi di origine e sono dirette verso paesi che hanno scarsa esperienza migratoria e
scarsa volont di governare i flussi migratori e sono caratterizzate da una forte
irregolarit e dalla forte presenza di migrazioni forzate. Un altro fenomeno quello del
forte inserimento degli immigrati nel lavoro informale, cio il fenomeno del lavoro in
nero e della schiavizzazione. Se si guarda alla retorica pubblica sullimmigrazione lo si
vede principalmente come un fenomeno orientato dal povero verso il ricco e da mete
mediorietali e africane verso lEuropa. Sicuramento lEuropa il continente che riceve
pi immigrati al mondo, ma in primo luogo le migrazioni si muovono molto pi spesso
su profili di accessibilit. Ci sono molte immigrazioni tra stati contigui. Ci sono
popolazioni urbane che emigrano prima di popolazioni pi povere: chi compie una
scommessa sulla propria esistenza pi spesso una persona che ha strumenti
culturali e capacit proprie personali e fisiche di superare un processo difficile di
migrazione forzata. Le migrazioni sono globalizzate sia in termini di partenza che in
termini di approdi. 60 milioni sono dirette verso lEuropa e 44 milioni verso lAsia. Le
principali mete sono Stati Uniti e Federazione Russa; le principali nazioni di origine
sono la Cina, lIndia e le Filippine. Nelle teorie dellimmigrazione fino allinizio del 900
si dice che limmigrato limprenditore ideale per una serie di condizioni, perch per
fare imprenditoria bisogna essere abbastanza disperati da voler scommettere senza
scegliere un lavoro pi sicuro e perch soprattutto in alcuni settori il commercio pi
facile inserirsi rispetto ad altri settori. Il numero totale di migranti nel mondo nel 2014
stimato essere di 232 milioni e questo indica un altro fenomeno: la grande
accelerazione. I flussi non sono mai stati cos importanti su scala globale: in soli 20
anni sono aumentati del 50%. 60 milioni di costoro sono persone in fuga, 19 milioni di
rifugiati di cui 5 milioni palestinesi, il resto sfollati e richiedenti asilo. Ci sono anche
molti che dopo la fase di immigrazione con protezione umanitaria sono ritornati nel
loro paese. Sempre nel 2014, 34 milioni sono coloro che sono emigrati 5 milioni in
Italia e 5 milioni in Spagna. C sempre pi un fenomeno di acquisizione di
cittadinanza. Negli ultimi dieci anni i flussi pi importanti si sono diretti verso Spagna e
Italia, quindi una serie di fenomeni, quali ad esempio, i trattati di Dublino (il
richiedente asilo si identifica nel primo stato e l deve presentare domanda alla
commissione territoriale per il riconoscimento della propria condizione di rifugiato).
Abbiamo allincirca 5 milioni di immigrati su una popolazione di 60 milioni. Di questi, 4
milioni sono non comunitari. I cittadini stranieri residenti sono 5 milioni. La maggior
parte sono residenti al nord e c un forte squilibri territoriale. L8% della popolazione
lavoratrice e il 10% dei lavoratori immigrato e ci vuol dire linserimento lavorativo
degli immigrati superiore rispetto allinsediamento umano e che la disoccupazione
tra gli immigrati pi bassa e il tasso di attivit lavorativa pi alto. Questo dipende
anche dalla struttura demografica: let media di un italiano 44 anni, mentre quella
di uno straniero 35 anni e ci vuol dire che uno straniero lavora circa 9 anni di pi e
quindi versa pi contributi. Bassissimo il numero di stranieri che riceve la pensione.
Le richieste di protezione internazionale sono circa 60 mila lanno. Un dato
interessante riguarda lacquisizione di cittadinanza. In genere, dal 1990 ad oggi ogni
anno in Italia acquisivano la cittadinanza 30 mila cittadini stranieri. Il sistema italiano
in merito allacquisizione della cittadinanza quello pi difficile in occidente: per
diventare cittadini italiani per naturalizzazione, per essere domiciliati in Italia, bisogna
che passino 10 anni di presenza continuata sul territorio e dopo parte un periodo di
attesa burocratica prima che la domanda venga eventualmente accettata (2-3 anni).
Uno strumento pi semplice per ottenere la cittadinzanza per matrimonio, ma anche
questo stato limitato per evitare i matrimoni combinati. LItalia un sistema molto
difficile di emersione dallirregolarit. Unaltra caratteristica particolare del nostro
stato che il 60% degli immigrati regolari passato. Su 5 milioni di immigrati, 3
milioni sono stati nel loro percorso irregolari o clandestini. Lo strumento della sanatoria
il canale principale di accesso allo stato italiano perch altri canali legali sono molto
bassi ed insufficienti alla domanda. Sempre pi abbiamo unimmigrazione molto
stabile in Italia. Circa il 60% di emigrati residenti in Italia ha la carta di soggiorno. La
carta di soggiorno un permesso che non va rinnovato annualmente e va concessa
dopo 5 anni. Il gruppo pi presente tra i comunitari quello dei Rumeni, mentre tra i
non comunitari i gruppi pi presenti sono Albanesi, Marocchini, Cinesi, Ucraini,
Filippini, Polacchi e Bulgari. Gli stranieri presenti nelle nostre carceri rappresentano
circa il 50% della popolazione carceraria totale. Quello che avviene che una parte di
loro sono incarcerati per motivi legati a reati legati allimmigrazione stessa quindi sono
reati di tipo amministrativo per vengono sanzionati con la privazione della libert,
mentre unaltra parte di essi a differenza degli italiani non pu avere accesso alle pene
alternative. Molto spesso gli immigrati svolgono un lavoro di manodopera anche nei
mercati illegali. Un altro fenomeno che lItalia un paese in crollo demografico ed ha
una dei tassi di natalit pi bassi del mondo. Limmigrazione ha anche leffetto di
compensazione di fenomeni demografici negativi. Le donne straniere, una vota
arrivate in Italia, abbassano notevolmente il proprio tasso di natalit. La differenza
principale tra uno stato e laltro per quanto riguarda il tasso di natalit la fa
leconomia, la politica. Un altro aspetto che il numero di immigrati presenti in Italia
allincirca pari al numero degli Italiani immigrati allestero. I giovani che partono
cercano molto spesso autovalorizzazione, meritocrazia, cosmopolitismo. Gli
spostamenti non avvengono solo dal sud al nord, ma anche dal nord verso est. Un
nuovo fenomeno che sta avvenendo che non arrivano pi tanti immigrati. Nel nord
est nell ultimo anno il numero degli immigrati diminuito. Sempre pi immigrati
ottengono la cittadinanza. Ci sono due casi: una parte di immigrati rester in Italia,
mentre altri, una volta ottenuta la cittadinanza italiana si sposteranno in altri paesi. In
stati come la Francia allinterno dei quali c un modello prevalente che quello
assimilazionista, anche chi ottiene la cittadinanza fisica continua ad essere percepito
come straniero. I richiedenti asilo: i paesi di accoglienza che gestiscono il 45%
dellaccoglienza sono la Turchia, il Pakistan, il Libano, lIran, lEtiopia e la Giordania.
752.000 arrivi nel Mediterraneo, nel 2015: 609.000 si sono diretti verso la Grecia e i
Balcani; 140.000 verso lItalia e 3440 sono i dispersi in mare. I cicli sono delle finestre
temporali nelle quali si ritrovano dei tipi di migranti e dei tipi di inserimento: quando
che cos lego. Nellet greca queste figure sono i barbari, le donne, lo straniero, gli
schiavi, i numi.
9-5-2016
Le societ multiculturali
Introduzione che mette in luce i vari assi di differenziazione delle possibili teorie, dei
possibili utilizzi, anche pubblici, del termine multiculturalismo. Se ne parla come di un
tema che divenuto di dominio pubblico negli anni 80. In realt, i primi a parlare di
multiculturalismo sono, negli anni 40 del 900, i Canadesi allinterno di una serie di
articoli di giornalismo. In generale, per multiculturalismo, possiamo mettere in luce
una serie di tematiche fra di esse connesse che vanno a considerare in maniera
positiva la valorizzazione delle differenze nello spazio pubblico. La tematica mette in
luce un processo da una parte descrittivo e dallaltra prospettivo: si mette in luce un
mutamento avvenuto allinterno di societ dove i fenomeni multiculturali non sono
diventati pi importanti perch sorti in un breve periodo storico, ma sono diventati pi
importanti perch diventati pi rilevanti nella definizione dellidentit individuale e
della soggettivit. un tema che definisce lidentit gi dalle epoche classiche. La
relazione ego e alter una relazione fondante lidentit occidentale (concetto di
paideia: affinamento, progressivo avvicinamento ad un ideale. Luomo che in s
sintetizza doti morali e fisiche, estetiche e intellettuali positive). Questo modello si
fonda su una differenziazione fondamentale, cio lidentit sempre il prodotto di una
relazione fra un ego e un alter. Il processo di identificazione un processo di
differenziazione ed relativo che onnipresente nella nostra storia. La funzione
dellalter quella di definizione dellego. Il nemico una figura che esiste in tutte le
narrazioni cos come esiste il mostro che testimonianza perch mostra identit
deviante, la differenza. Le identit altrui si definiscono in maniere diverse:
linguisticamente, a partire da componenti territoriali, a partire da componenti razziali,
culturali o etniche. Laltro un elemento costante nella costruzione di quello che
lOccidente. Laltro sempre qualcosa che ad oriente e orienta alla costituzione del
s. Nella rappresentazione di noi stessi c sempre un pregiudizio che nasce da una
rappresentazione, cio da un modo di selezionare, di trasformare alcuni tratti che
definiscono connotativamente e denotativamente laltro. Laltro non soltanto colui
che sta al di fuori di un confine, ma chiunque va a presentare caratteristiche difformi
rispetto ai criteri che definiscono un gruppo. Il fatto che lalterit sia relativa significa
che ognuno pu essere altro in un dato contesto. Definire laltro, quindi, definire una
polarit. La polarit dipende anche dai sistemi politici e da varie forme di dominio. Ci
sono stati molti modi metaforici e linguistici di chiamare nel tempo laltro: laltro un
barbaro, cio colui che non parla la nostra lingua, ma anche colui che grottescamente
definiamo come una persona poco sviluppata nei costumi; un meticcio, cio colui
che non ha una purit da difendere; un alieno, cio colui che viene da un mondo
essenzialmente diverso ed estraneo al territorio e tale estraneit ne costruisce una
forma di appartenenza e di affidabilit sempre messa in dubbio. Molte critiche al
multiculturalismo radicale si basano sul fatto che le migrazioni vengano viste come un
gioco a somma 0 in cui concedere riconoscimento agli altri vuol dire rinunciare in parte
alla propria purezza. Nella relazione ego-alter si applica un dubbio sistematico: laltro,
nella storia di occidente, una figura ambivalente poich lascia la propria comunit
per entrare in unaltra, ma non riconosciuto ancora del tutto parte di quella nuova,
quella di approdo. Lestraneit generale, non definita (termine xenion da cui deriva
xenia e xenofobia): lo straniero non mai del tutto straniero perch comunque figlio di
Dio. A livello culturale, nelle rappresentazioni dellaltro, in epoca romana, si possono
vedere dei meccanismi che poi si riconducono a dei meccanismi di differenziazione
che si ritrovano anche ai giorni doggi per rappresentare lo straniero, cio il modo in
cui queste popolazioni raccontavano delle popolazioni che abitavano lontano dalla
comunit, dallimpero sono simili ai modi che si utilizzano anche oggi per
rappresentare lestraneo. La sua stranezza, linversione di alcuni caratteri fisici o
morali, la mancanza degli stessi, la combinazione o lalterazione. La logica
dellestraneit completa-> Plinio: estraneit vista come qualcosa di totale e di
irriducibile. La logica dellinversione-> c uninversione dei costumi, del modo di
vivere normale. La logica della mancanza-> nella costruzione dellaltro, egli viene visto
come un umanoide, come qualcuno che manca di qualcosa, che non ha gli tutti i
caratteri che hanno i normali. Le mancanze sociali che si associano a valori e regole> combinazione, cio quando ci sono dei caratteri di ibridazione. In qualsiasi
narrazione negativa dellaltro dei meccanismi vengono applicati al corpo e librido
viene visto come qualcosa di negativo, oppure si parla dellibridazione dei corpi anche
nel senso della malattia. Libridazione in senso negativo viene tradotta con
promiscuit. La logica della combinazione la si trova in tante definizioni di forme di
alterit anche non semplicemente etnica. Termini come sincretismo, ibridazione,
contaminazione, perturbazione, imbastardimento, segnalano la paura di un contatto
prima ancora della paura della trasformazione. Nella rappresentazione dellaltro, nel
Medioevo, laltro viene costruito attraverso vari assi di differenziazione e uno di questi
la religione che la prima forma di discriminazione moderna. Lotta alleresia: sono
processi che coinvolgono gruppi (anche quelli alla ricerca di una purezza diversa come
i catari) che vengono tacciati di eresia perch non rispettano una purezza di
comportamenti. La religione stigmatizza gli ebrei come portatori della peste nel XIV
secolo in Italia. Laltro colui che portatore di malattia, il povero, il lebbroso, il
folle, lerrante, il nomade (una figura storica della discriminazione europea). In epoca
rinascimentale il tema della civilizzazione diventa pi importate per differenziare.
Laltro colui che vive al di fuori dello spazio urbano: la normalit cittadina perch
la citt a costruire costumi. Dal XVIII secolo in poi la ragione costruisce lalterit. La
modernit qualcosa che differenzia le popolazioni. Nella modernit, ci che sta fuori
dalla razionalit occidentale, strano. Per la scienza stessa in questo periodo ha una
mania classificatoria forte, cio laltro viene etichettato. Nel XIX secolo la scienza
diventa molto istituzionalizzata: nascono i manuali botanici, anatomici e c una
tendenza a classificare tutte le specie esistenti di umano, vivente e non vivente. In
questo periodo nascono le teorie razziali che classificano anche i gruppi razziali e sono
forme egemoniche di giustificazione di un dominio del bianco sulle popolazioni
colonizzate. il periodo in cui sorgono le teorie biologiche di Lombroso, medico
veronese. Aumenta il confine, la distanza e in maniera tragica la possibilit di qualsiasi
relazione fra gruppi considerati diversi e in qualche modo anche appartenenti ad
umanit diverse. La modernit anche figlia di un processo diverso: da un lato si parla
di classificazione, dallaltro si parla di fuga dallincontro. il periodo in cu laltro resta
sempre pi distante e ci avviene attraverso due meccanismi: spogliare lo straniero
dallimprevedibilit (rendere laltro sempre pi prevedibile) e specializzarsi nellarte
del non incontro (evitare i contatti). Il secondo meccanismo non include soltanto la
segregazione spaziale, ma riguarda anche le persone pi tolleranti. Il razzismo
avversativo: anche le persone che vogliono presentare se stessi come i pi tolleranti,
si specializzano nellarte di non incontrare lestraneo perch non vogliono trovarsi
nella situazione in cui scapperebbero o lo stigmatizzerebbero. La scienza rende
sempre pi misurabile e prevedibile lestraneit. Quando si inizia a parlare di
multiculturalismo, il meccanismo che avviene un meccanismo generale che riguarda
molti fattori sia politici che scientifici. Viene superato il modello illuministico
dellintegrazione come uguaglianza e assimilazione (estensione della comunit che
esprimere pluralismo culturale ci deve essere una forte libert individuale nello spazio
pubblico. Questa cio deve basarsi su una forte garanzia del diritto di espressione, di
culto, di associazione. In Italia queste componenti sono piuttosto limitate, il caso
italiano forse rientra meglio nelle politiche neo-assimilazioniste. Il modello liberale
vorrebbe sostituire il termine multiculturalismo con il modello interculturalismo, cio il
fine ultimo non quello di avere tanti gruppi che non entrano in contatto, ma di
favorire il contatto tra gruppi diversi. Non si vuole garantire nessuna collettivit in
quanto tale, o quanto meno ogni collettivit, di qualsiasi tipo, ha diritto ad essere
rappresentata. C poi la teoria che sottolinea il problema della teoria liberale, ovvero
che tende a non considerare i rapporti di dominio. La teoria collettivistica afferma che
per garantire le condizioni dei pi deboli bisogna aiutare delle collettivit, affiancare
cio a diritti universali una serie di diritti collettivi che vengono differenziati per
gruppo. I diritti collettivi da garantire sono quelli che permettono tutele esterne dai
gruppi piuttosto che restrizioni interne. Bisogna difendere i gruppi che vengono
attaccati, ma non permettere loro di creare delle restrizioni ai membri interni. La
critica principale che si favorisce la collettivit sul soggetto, si unificano modi di
vivere molto diversi e si stratifica la differenza. C poi lapproccio procedurale: il
dialogo a fornire la garanzia di equit, cio sono da favorire tutti gli approcci che
costituiscono legislazioni basate sul dialogo, sulleguale possibilit di minoranze e
maggioranze di sedersi allo stesso tavolo e di elaborare politiche. Tutti
indipendentemente dalla loro origine etnica-religiosa hanno uguale diritto di sedersi al
tavolo. Questo modello va bene finch le ascrizioni di un gruppo sono volontarie, c
sempre la possibilit di dissociarsi dal gruppo stesso e ci d vita ad un pluralismo
giuridico. Il difetto di questa teoria quello di sottovalutare i rapporti di potere. La
teoria post-modernista ha il difetto di giustificare lo status quo. Il tema che la postmodernit ci ha portato ad una differenziazione estrema: specialmente chi vive nelle
metropoli estraneo a tutti gli altri: in una grande metropoli ognuno estraneo
allintero gruppo. La metropoli il luogo in cui vive una folla di solitari e in cui si vive
una situazione di atomizzazione sociale. La differenza appartiene pi alle comunit di
principio che non alle comunit di destino, cio si sceglie chi si vuole diventare.
Ognuno vive sempre pi in comunit virtuali in cui indossa unidentit ed ogni
identificazione qualcosa di temporaneo. Si vive in unepoca di forte contraddizione in
cui non esistono delle differenze pure da difendere. Questa teoria sostiene che non
bisogna concentrarsi sulla differenza, ma sulle forme di contatto cio sulle zone
intermedie che permettono di superare le differenze. Ci sono poi due teorie pi
recenti: il multiculturalismo critico quello politicamente meno utopico, quello pi
applicabile, che semplifica e supera vari aspetti critici. Si mette in luce che la
differenza non solo culturale, ma anche strutturale ed ha a che fare con conflitti
sociali, di potere e di dominio. Si sostiene che la differenza il prodotto della relazione
di potere e che questa dipende soprattutto dalle condizioni economi, politiche e
sociali. Non tutte le differenze vanno garantite allo stesso modo e sono equivalenti. In
un approccio del genere vanno valorizzate soprattutto le differenza che permettono
maggiore tolleranza reciproca e le identit pi tolleranti. Lobiettivo finale non
rappresentare tutte le differenze nello spazio pubblico, ma decostruire la supremazia
bianca, i rapporti di intolleranza e di supremazia. Il multiculturalismo quotidiano un
approccio che sostiene che nelle pratiche quotidiane molte pratiche culturali tendono
a scomparire, hanno a che fare piuttosto con adattamenti alla situazione e quindi
bisogna lavorare su questi spazi pratici di superamento delle discriminazioni pi che
concepire rapporti utopici e astratti di riconoscimento delle differenze.
10-5-2016
Mediazione culturale
un tema molto ampio che in generale incrocia diversi campi di applicazione e diversi
saperi. Nasce al di fuori del contesto culturale perch nasce in ambito anglosassone
allinterno di ambiti giuridici e giurisprudenziali. Il termine mediazione per trattato
principalmente allinterno di un campo di studi che si chiama cross-cultural
comunication, cio la comunicazione tra gruppi culturali diversi. Esiste una pluralit di
definizioni ed esistono mediazioni di tipo diverso. Essenzialmente il termine
mediazione ci indica la posizione del terzo che si inserisce in un conflitto tra persone
cui viene riconosciuto il diritto di parit, una pari dignit. Questa terzialit pu essere
molto complessa: il conflitto stesso pu non essere un male in senso assoluto (la
mediazione culturale in generale auspica a una trasformazione del conflitto in un
meccanismo di conoscenza reciproca); essere terzi significa mantenere
unequidistanza parziale, poich tiene una neutralit rispetto alle ragioni dei gruppi,
ma la mediazione anche e soprattutto un processo di rafforzamento di accrescita
delle posizioni. Il mediatore colui che traduce, culture, usanze e modi di vivere
diversi. La mediazione qualcosa che non pu essere estremamente strutturato, non
unattivit protocollabile pi di tanto. La mediazione unesperienza estremamente
contingente, cio include dei casi imprevisti, quindi richiede sia una grande capacit di
improvvisare per risolvere dei problemi che non possono essere previsti, ma anche la
capacit di gestire le proprie emozioni. Il dialogo interculturale gioca tantissimo con le
emozioni. Le emozioni agiscono come dei regolatori sociali. Una delle esperienze che
devono affrontare i mediatori quella di dover gestire laggressivit, la condizione di
ansia, la condizione di stress e una frustrazione in che non vede riconosciuta la propria
condizione di malessere, ma anche la frustrazione delloperatore stesso che a volte
subisce anche degli attacchi o persino delle forme di discriminazione. Una delle
funzioni del mediatore, che in Italia viene usato nella scuola, i ambito sanitario,
giuridico, abitativo/residenziale, culturale, quella di far conoscere dei diritti. Il ruolo
della mediazione linguistico-culturale si propone, cio, come azione positiva destinata
ad utenti non sempre consci dei loro stessi diritti. Si inizia a pensare alla necessit
della mediazione culturale insieme ai processi migratori perch essi portano ad una
accentuazione delle differenze degli stili di vita soprattutto in quartieri abitati da
persone relativamente sfavorite. Questo perch innanzitutto la struttura demografica
diversa (et media, numero di figli per famiglia), le esigenze in generale sono
diverse. Ma ci sono anche culturalmente diverse concezioni dello spazio pubblico e
dello spazio privato (molti conflitti, a livello di mediazione abitativa, si ritrovano in
questo contesto). Laltro aspetto della mediazione che ha a che fare con il
trasferimento di conoscenza agli altri si inserisce negli sportelli di supporto agli
immigrati. Gli sportelli vengono messi in atto in maniera disuguale: le varie
amministrazioni a volte offrono dei servi pi ampi, altre volte non lo fanno. Tutti i
servizi di mediazione sono altamente dipendenti dai finanziamenti delle
amministrazioni. Questo impedisce di mettere in atto dei servizi a lungo termine e di
condividere dei repertori, limita la possibilit di avere pratiche estese nel tempo e
rende molto eterogenea lofferta di servizi sul territorio. I modelli di integrazione verso
gli immigrati sono diversi anche su base regionale o su base municipale. Le normative
sulla mediazione culturale sono di tipo regionale, sono state messe in atto per
esempio dallEmilia Romagna e dal Friuli Venezia Giulia. Una delle funzioni della
mediazione, secondo una ricerca esplorativa dellIRES, quella di creare dei ponti.
Questa una definizione che tende a reificare le differenze culturali e tende anche a
pensare che gli altri rimangono altri reciproci e avranno bisogno i questo ponte per
entrare in relazione. Il mediatore un po un catalizzatore del dialogo che costringe
anche la gente a parlarsi. Perch esista comunicazione i due interlocutori si devono
Goffman studia i metodi utilizzati per far digerire ad una persona la sconfitta
legata alla propria incapacit. E parla ad esempio di affidare il ruolo del
consolatore ad un superiore, ad un amico; offrire una seconda chance; offrire
un ruolo alternativo che faccia sopravvivere alla sconfitta.
Goffman parla anche delle alternative alla consolazione: la disorganizzazione
del s come esito drammatico di stigmatizzazione e di etichettamento di una
persona come malato mentale. Parla anche di strategie preventive che una
societ utilizza per evitare di trovarsi nella situazione di dover consolare
qualcuno. Le strategie preventive coincidono ad esempio con il periodo di
prova con cui si blocca leventuale licenziabile.
Capitolo 5-6: che differenza c tra il modello procedurale in cui si d enfasi
alle condizioni del dialogo; il modello pi attento alla dimensione liberale dei
diritti individuali; il modello pi attento alla dimensione collettiva dei diritti
delle minoranze; il modello universalistico attento alla distinzione tra sfera
pubblica e sfera privata.
Quali sono per ognuno di questi approcci i limiti, i vantaggi e gli svantaggi.
Approccio critico. Una dimensione pi attenta alla situazione di classe, di
struttura, di esclusione sociale.
Quali sono i paradossi del multiculturalismo? Il multiculturalismo scelto come
utopia tende a reificare le differenze e a sottovalutare gli aspetti
problematici dellintegrazione. Sono problematiche tanto le posizioni di chi
rifiuta il multiculturalismo quanto quelle di chi lo accetta senza porsi delle
problematiche.
Multiculturalismo quotidiano. importante innanzitutto superare le
discriminazioni. Ma un approccio troppo analitico tende a sottovalutare che
le dimensioni pratiche sono pi rilevanti. Vede come ci possono essere delle
soluzioni ad alcune situazioni in cui si declina il multiculturalismo.
Capitolo 8: critiche al multiculturalismo.
Critica al multiculturalismo di mercato
Gli ambiti di discussione multiculturale, ad esempio il linguaggio (distinzione
tra gruppi di genere, quindi la teoria femminista rispetto al maschilismo
linguistico). Quali sono gli elementi di discussione multiculturale in ambito
educativo? Aspetti della storia, di frammentazione critica dei curricula
Assi attraverso i quali si differenziano i vari approcci al multiculturalismo
Differenza fra modelli politici rispetto al multiculturalismo: assimilazionista,
precarista, pluralista, sudeuropeo che quello delle nuove nazioni di
accoglienza, di destino dei lussi migratori Italia-Spagna
Capitolo 8: neo-assimilazionismo
Mediazione: tre fasi delletnocentrismo e delletnorelativismo; aspetti pi
importanti di un processo di mediazione: orientare, psico-sociale-linguistico
Finalit della mediazione: la finalit ultima non semplicemente annullare
un conflitto, ma utilizzare il conflitto per aumentare il capitale culturale e
rafforzare le relazioni sociali (empowerment)
Migrazioni: sono legate a fenomeni universali; presentano analogie, ma
anche differenze.
Caratteristiche delle nuove migrazioni: accelerazione, diversificazione,
femminilizzazione, globalizzazione, immigrati forzati/rifugiati.
Quali sono le caratteristiche delle migrazioni verso lItalia? Sbilanciamento
territoriale, grande presenza di immigrati stabili, crescente accesso ai diritti
di cittadinanza per gli immigrati, modello che in generale tende ad acquisire
tutti gli aspetti pi negativi degli altri modelli, quindi una forte
precarizzazione e una certa tendenza alla dissimilazione, una difficolt
burocratica nellapplicazione delle leggi sullimmigrazione, una domanda