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Caratteri dell’educazione contemporanea

L’età contemporanea e l’identità sociale della pedagogia.


L’età contemporanea prende avvio dalla Rivoluzione francese,con il crollo delle vecchie
strutture sociali (divisione in ordini, sovranità per diritto divino)dell’ancien règime,e
l’apertura al pluralismo,al dinamismo,allo scambio culturale,ideologico e politico.Al centro dei
programmi di riforma,anche pedagogica,c’è il ceto borghese, ma anche l’esigenza di
modernizzazione e il protagonismo dello Stato burocratico,il tutto ispirato da una profonda
razionalità tecnica.E si tratta di un passo in avanti che nemmeno la Restaurazione
subentrata all’età napoleonica potrà cancellare.E la contemporaneità è l’età delle
rivolte,delle sollevazioni popolari,delle tensioni e delle rotture con il passato,diffuse
ovunque,in spazi geografici ampi,presso popoli che si mettono in discussione e vanno
elaborando la propria identità.Ancora: la contemporaneità è l’epoca
dell’industrializzazione con tutte le conseguenze immense che essa comporta:la nascita
del proletariato,l’esplosione demografica, l’urbanizzazione,la creazione di un mercato
mondiale fondato sulla produzione in larga scala.Si tratta di un evento epocale che ha
condizionato la politica,ha provocato migrazioni,lotte ideologiche e lotte di classe
durissime,con un costo
altissimo in termini di vite umane.Infine,la contemporaneità è l’età della democrazia e dei
diritti:ereditando la lezione illuminista,si affermano i diritti non solo dell’uomo in
generale,ma anche delle donne,dei bambini,dei lavoratori,e poi delle minoranze e dei
marginali.Le masse si scontrano con le élite del potere,reclamano una maggiore
partecipazione alla vita politica,si ribellano,e spingono quelle élite a prendere le opportune
contromisure,nel senso che le portano a trovare anche quelle strategie per il controllo delle
masse stesse,attraverso le associazioni,la propaganda e,più prepotentemente,i mass
media.Protagonista della democrazia è invece la
borghesia,una classe universale,legata all’economia e al capitalismo,autonoma,con le sue
opinioni e le sue istanze.La diffusione del modello democratico moderno reclama diritto di
voto,rappresentanza,partiti politici;a darle il maggior contributo sono gli USA, animati da un
fortissimo senso di appartenenza comunitario,e dall’esaltazione delle libertà individuali e di
gruppo.Tutte queste trasformazioni,richiamandosi all’eguaglianza e alle pari opportunità tra i
cittadini,al decentramento,al pluralismo, richiedono un rilancio dell’educazione come
strumento per promuovere la dimensione democratica e collettiva;in tal modo,la pedagogia
viene ad occupare un ruolo sempre più centrale e specifico e si struttura come sapere
complesso,organizzato in diversi sotto-sistemi plurali e organici,ma sempre legati al
sociale,per cui possiamo dire che la contemporaneità,sotto il profilo pedagogico,è anche
l’età dell’educazione sociale.
Educazione e ideologia.
La pedagogia dell’età contemporanea si caratterizza per uno stretto legame con
l’ideologia,sia come dipendenza da essa sia come produzione di ideologia.Questo dato è
stato messo in rilievo dalla filosofia marxista;già Marx,infatti,aveva sottolineato come le
idee dominanti in un determinato momento storico,sono quelle delle classi dominanti,e sono
dettate dai loro obiettivi politici e sociali ma soprattutto economici.Analoghe riflessioni
vengono fatte da Luhmann e da Dewey. Sostanzialmente,quindi,la pedagogia si rivela
funzionale all’assetto del potere politico e della società;ha una funzione riproduttiva e
critico-riproduttiva di saperi e comportamenti e lo stesso,di conseguenza,vale per i processi
educativi,sia quelli familiari che quelli scolastici che,infine,relativi al tempo libero.Il forte
nesso pedagogia-società-ideologia è al centro del dibattito sulla pedagogia
contemporanea e si tratta di un tema ancora aperto e irrisolto.Quel che appare evidente è
che la pedagogia è andata sempre più politicizzandosi,come dimostrano i programmi
educativi presentati dalla politica con lo scopo di creare consenso, specialmente dal punto di
vista intellettuale,per consolidare la propria egemonia. Questa politicizzazione è stata
enfatizzata dai totalitarismi del XX secolo:nazismo, fascismo,stalinismo si sono serviti della
pedagogia come strumento per intervenire nella società e operare un processo di
conformazione e di creazione di consenso, persuasivo o coatto,negli individui privandoli di
ogni autonomia.In tal modo,si è svelato il rischio enorme insito nel nesso
politica-società-pedagogia,contro il quale è necessario vigilare e predisporre le opportune
contromisure.

L’Ottocento:il secolo della


pedagogia.Conflitti ideologici,modelli
formativi,saperi dell’educazione
Le pedagogie di Hegel e di Herbart.
Hegel è il più grande filosofo dell’idealismo tedesco,nelle sue opere(Fenomenologia dello
spirito,Lineamenti di filosofia del diritto…)non tratta in maniera diretta il tema
pedagogico,anche se il suo impianto filosofico rivela una costante attenzione per la
formazione umana,e anche se,negli anni in cui vive a Norimberga come rettore del ginnasio
e consigliere scolastico cittadino,si occupa dei problemi relativi ai vari ordini di scuole.La
pedagogia di Hegel è una sorta di umanesimo integrale in cui l’uomo è visto in uno
svolgimento dialettico:attraverso un sempre maggiore contatto con la realtà
storico-sociale,lo sviluppo della coscienza da naturale si fa oggettivo,fino a raggiungere il
punto più alto che consiste in una sintesi armonica tra io e mondo;in questo
processo,sono fondamentali sia la vita della cultura che il lavoro.Hegel,in sostanza,si
riferisce ad un uomo che è immerso nella realtà storica e sociale e che percorre tutti i gradi
della formazione dello spirito universale considerandoli come “figure dello spirito” di cui
appropriarsi.Questo tipo di uomo deve immergersi nell oggettività storica estraniandosi da se
stesso,superando il proprio essere naturale per confondersi con l’umanità in generale.Egli
conquista questa “autocoscienza” attraverso l’arte,la religione e la filosofia,ma alla base di
questo percorso è essenziale la volontà.Pertanto,per Hegel,l’apprendimento è dura
disciplina,e l’educazione mira a spingerlo a pensare e a produrre autonomamente.In tale
contesto,viene valorizzata anche l’abitudine,intesa come meccanismo che permette alle
nozioni e alle conoscenze apprese di non dileguarsi e permanere nella
coscienza.L’apprendimento deve rivolgersi ai più vari contenuti della cultura,disposti in
ordine sistematico ma è la filosofia l’ultima tappa della formazione culturale.Nelle classi
superiori,essa si articola in studio del diritto,studio della morale,studio della
religione,mentre al livello più alto si presenta come studio dell’enciclopedia
filosofica.Oltre a ciò, l’uomo si forma anche attraverso la partecipazione alla vita
sociale,mediante le istituzioni educative che sono la famiglia,la scuola,la società civile
e lo Stato.La famiglia ha il compito di liberare il soggetto dalla sua naturalità per inserirlo in
una nuova trama di relazioni sociali; la scuola deve invece svolgere una funzione sociale,
guidando il soggetto ad aprirsi verso il mondo al di fuori della famiglia,e intellettuale,
insegnandogli ad appropriarsi della cultura e a rendere più universale la sua stessa
esperienza.In definitiva,la paideia di Hegel si concentra principalmente sull’aspetto storico e
sociale della formazione umana,e in questo è debitrice della lezione romantica e dello Sturm
und Drang.Ispirata alla filosofia di Kant,Leibniz e Fichte,è invece la filosofia di Herbart
intesa come elaborazione di concetti che sono di natura anche psicologica,estetica e
etica.La sua pedagogia mira a formare l’uomo come totalità armonica e come persona
responsabile,soprattutto dando valore al carattere sul quale deve modellarsi l’educazione
morale e quella estetica.Herbart si richiama a Pestalozzi,a Rousseau e a Locke e ne mette
in discussione alcuni concetti.Del primo riprende la concezione più realistica dell’infanzia
e l’idea di una pedagogia che sia anche tecnica ma ritiene che egli non sia riuscito a dare al
proprio pensiero una veste rigorosa;di Rousseau critica i due paradossi a cui è giunto con il
postulato della natura buona del fanciullo:da un lato,l’idea di un rapporto che equipara
educatore ed educando,dall’altro il fatto di non aver considerato che prima o poi il fanciullo
deve vivere in società,e in una società estremamente diversa da lui; infine,di Locke critica
l’aver limitato la sua teoria pedagogica al convenzionale,di aver agganciato i processi
educativi agli scopi immediati della società,perpetrando così i mali del presente.Herbart
concepisce la pedagogia come scienza,ma come scienza filosofica che congiunge
pratica e teoria,arte e scienza,essa si struttura di etica e psicologia.Riguardo
quest’ultima,Herbart la vede come una ricerca sperimentale,mentre l’etica è un’etica
kantiana del dovere in cui,però,si esige impegno,sforzo,e soprattutto si dà peso e valore
all’esperienza.Lo scopo fondamentale è realizzare il governo del fanciullo,scopo che
richiede parimenti autorità ed amore,sia da parte della famiglia che degli educatori.Parliamo
infatti di plurilateralità dell’interesse che si attribuisce alle modalità di formazione dei
fanciulli:esse si muovono dall’acquisizione di conoscenze sempre nuove,di
paradigmi di conformità alle norme,e arrivano alla partecipazione all’umanità e alla società
nel complesso.Perché ciò avvenga,è necessaria l’attenzione,vista come il momento
essenziale della pedagogia.Si stimola l’attenzione servendosi di un contatto con le cose,da
cui procedere verso i concetti astratti,andando quindi sempre dal particolare verso
l’universale.Il lavoro scolastico deve svolgersi secondo “episodi” che coordinino gli
argomenti e lo sviluppo più personalizzato dello studio,affinché le nozioni apprese vengano
assimilate nel profondo.Molto innovativa è poi la presa di posizione di Herbart nei confronti
dell’autonomia della scuola rispetto alla Chiesa e allo Stato;egli rivendica un’educazione
laica e affidata a scuola e famiglia.
Nonostante,un impianto forse eccessivamente intellettualistico,la pedagogia di Herbart si
diffonde in Germania ma anche negli USA e in Italia(con Labriola e Credaro)alimentando in
diversi Paesi la nascita di istituti che si ispirano alle lezioni herbartiane sia per la formazione
dei discenti che per quella dei docenti.

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