La scoperta sociale della funzione dell’educazione La società moderna si sviluppò a partire dal Cinquecento, ed ebbe un grosso contributo dalla Rivoluzione industriale e quella francese, ponendo una serie di problemi che riguardavano la convivenza civile si sviluppano nuovi modi di stare insieme. La società moderna si fondava su due nuove figure: il lavoratore e il cittadino con la società moderna, l’educazione acquisiva un ruolo fondamentale: la costruzione di un nuovo soggetto sociale che deve essere in grado di corrispondere pienamente ai compiti della società moderna. Durkheim spiegò che la società non può vivere se fra i suoi membri non ci sia un’omogeneità sufficiente. Con l’educazione, inoltre, assume un ruolo importante l’alfabetizzazione e quindi la scolarizzazione. La ‘’riscoperta’’ dell’educazione Dalla seconda metà del 900 si può parlare di riscoperta dell’educazione dagli anni ’50 è possibile ricostruire una storia dello sviluppo della sociologia dell’educazione: - fase 1 periodo: da metà ottocento agli anni ’50 del 900 problematiche: ritrovare le basi della solidarietà, formare il lavoratore e il cittadino, formare una nuova classe dirigente; - fase 2 periodo: anni ’50, ’60 problematiche: sviluppo economico e sociale, istruzione come investimento, legame istruzione-occupazione; - fase 3 periodo: anni ’70, ’80 problematiche: crisi dei sistemi di istruzione; - fase 4 periodo: anni ’90, ’00 problematiche: diversità, differenze, disuguaglianze, istruzione come possibilità e sviluppo del capitale umano. L’istruzione ha quindi un ruolo fondamentale: collocare persone istruite che favoriscano lo sviluppo dei servizi e la commercializzazione dei prodotti. La sociologia dell’educazione nasce pertanto come settore specialistico, che si occupa di fare un’analisi dei fenomeni e dei processi legati soprattutto alla dimensione dell’istruzione considerata strumento di sviluppo sociale, ma anche di promozione della persona e delle sue possibilità di realizzazione sociale. L’istruzione quindi è mezzo di investimento del singolo e della collettività. Gli sviluppi della sociologia dell’educazione Gli anni ’70, ’80 hanno rappresentato per la sociologia dell’educazione un periodo importante di sviluppo. Si assiste ad un aumento notevole di persone con diplomi e lauree, comportando ad una difficoltà di sbocchi occupazionali. Possiamo quindi parlare di un’inflazione dei titoli di studio. Dall’800 alla metà del 900 si consolidò un modello acquisitivo dello sviluppo sociale e della crescita dell’individuo si tratta di un modello che accentua la strumentalità dell’investimento in istruzione, andando ad escludere le discriminanti nel conseguimento di titoli di studio elevati. Parleremo quindi di società del credenzialismo, in cui appare rilevante il monopolio di accesso alle professioni più redditizie. Il possesso di un titolo di studio consente anche di entrare in un mercato simbolico, in cui si scambiano significati e attribuzione di prestigio. Negli anni ’70 l’istruzione viene concepita come un bene di cui tutti devono beneficiare parliamo di uguaglianza delle opportunità. Il consolidamento del discorso scientifico Gli anni 90 sono caratterizzati dal tema dell’uguaglianza delle opportunità. Inoltre in questo periodo si pone un’attenzione maggiore ai soggetti e ai loro percorsi differenziati, e quindi alla dimensione individuale dei processi di socializzazione. Parliamo poi di policentrismo formativo, ossia uno scenario che da più importanza ai luoghi e attori dell’educazione. La sociologia dell’educazione come disciplina scientifica La sociologia dell’educazione è una disciplina autonoma. Essa presenta una doppia anima ha le sue radici nella sociologia e il suo oggetto d’analisi nell’educazione. La sociologia dell’educazione viene vista anche come disciplina scientifica. Cesareo definì la sociologia dell’educazione come una teoria in grado di spiegare situazioni e fenomeni presenti e passati. Essa permette quindi di conoscere fenomeni e processi educativi, e si basa su 3 concetti fondamentali: descrivere significa definirlo nelle sue caratteristiche; spiegare significa indagarne le cause, cercare i fattori che lo condizionano; comprendere Max Weber diceva che comprendere un fenomeno fosse un’attività qualitativa. Con questa definizione, Weber propone il concetto di tipo ideale, o idealtipo, ossia una costruzione mentale di interpretazione della realtà.
2. Il rapporto educazione società
La centralità del legame educazione-società È importante dire che ad essere oggetto della riflessione sociologica non è l’educazione, ma il rapporto tra ideali e pratiche educative. Ci sono alcuni principi che influenzano ogni società: - ogni società deve educare le nuove generazioni; - in ogni società si sviluppano ideali educativi; - i soggetti devono interagire tra loro e con la realtà sociale in cui sono collocati. Il rapporto educazione-società è sottoposto al cambiamento sociale: l’educazione diventa importante come campo d’analisi per la sociologia dell’educazione. Il legame individuo-società come fondamento Per comprendere il rapporto educazione-società e il suo cambiamento è necessario rifarsi a diversi paradigmi teorici: - nel paradigma funzionalista si sviluppa una visione olistica della società, dove l’individuo è ben individuato. L’educazione viene intesa come azione esercitata sugli individui al fine di renderli adatti alla società; - nel paradigma conflittualista vi è un proprio e vero conflitto tra gruppi o individui. Per Marx il conflitto è strutturale, ed è dato dai rapporti di produzione che sono rapporti di dominio e di sfruttamento della classe dominante sulla classe dominata. - nel paradigma interazionista-comunicativo si dà valore all’interazione e alla comunicazione. Georg Simmel definisce l’esistenza sociale dell’individuo come ambivalente, in quanto giocata continuamente su due bisogni fondamentali, quello di appartenenza, che spinge il soggetto verso il gruppo, e di distinzione, che mette alla luce come il soggetto sia anche altro rispetto a dove si colloca. Dalla dipendenza all’interdipendenza Il rapporto educazione-società viene considerato in diversi modi e si possono individuare tre frasi: - la fase della dipendenza in questa fase, l’educazione viene definita in relazione ai bisogni e alle aspettative sociali. La problematica fondamentale è quella dell’ordine e della convivenza sociale. In Durkheim è possibile riscontrare il legame di dipendenza dell’educazione dalla società, che lui stesso definisce ‘’autorità morale’’. Inoltre per Parsons, l’educazione è quel processo nel corso del quale si costruisce una vera e propria personalità per Marx l’educazione dipende dagli interessi della classe dominante. Quindi la borghesia utilizza l’educazione per il consolidamento della sua posizione di dominio; Weber si focalizza soprattutto sulla struttura sociale e quindi sul rapporto fra le varie parti di una società. Con Weber inoltre vi è un cambiamento del potere al potere carismatico corrisponde una cultura orale e un tipo di educazione carismatica, mentre al potere tradizionale corrisponde una cultura scritta e un ideale di educazione dell’uomo colto. - la fase dell’autonomia questa fase descrive la crisi del legame educazione- società; - la fase dell’interdipendenza in questa fase il rapporto educazione-società va a descrivere i processi educativi in rapporto alle strutture sociali in relazione ad una reciproca strutturazione, superando quindi sia l’ottica della dipendenza che della discontinuità. Società complessa e processi educativi La società contemporanea può essere definita complessa, e tale complessità deriva da un aumento dell’imprevedibilità e degli elementi di incertezza. Quindi ora la cultura non è più un modello unitario di valori, norme e regole, ma un insieme multivalente. La convivenza sociale deve essere fondata in relazione alle trasformazioni del rapporto tra gli individui. 3. Socializzazione, identità, integrazione Educazione e socializzazione L’educazione deve permettere al soggetto di sviluppare capacità e competenza. Con Parsons si ha un passaggio fondamentale, dove il concetto di socializzazione ebbe un ruolo più importante rispetto quello di educazione. Con il termine socializzazione si riferisce tutto ciò che serve per l’inserimento di un individuo nei gruppi sociali. Per quanto riguarda i processi educativi, è importante fare una distinzione tra i livelli formali e quelli informali. Il livello informale va a definire l’insieme di relazioni che permettono al soggetto di adottare norme e regole definite dalla situazione o dall’ambiente sociale in cui è collocato. I processi di socializzazione, identità e integrazione I processi o modelli di socializzazione sono: - Il modello funzionalista di socializzazione secondo Durkheim, la concezione funzionalista è intesa come il mezzo per il quale la società rinnova continuamente le condizioni della propria esistenza. Durkheim definisce poi l’educazione come azione esercitata dalle generazioni adulte su quelle che ancora non sono mature. Per Parsons la socializzazione è un processo di interiorizzazione di orientamenti, o aspettative di ruolo presenti nella società stessa. Inoltre fa una distinzione tra socializzazione primaria e secondaria, col fine di chiarire gli scopi da conseguire e i meccanismi da mettere in atto nelle diverse tappe della crescita per quanto riguarda gli scopi, nel corso della socializzazione primaria vengono interiorizzati quei modelli che permettono di strutturare la personalità, mentre nel corso della socializzazione secondaria vengono appresi motivazioni, conoscenze e capacità. Per quanto riguarda i meccanismi attraverso i quali avviene l’apprendimento, Parson ne individuò 5 rafforzamento-estinzione, che si riferisce alle gratificazioni o privazioni; inibizione, per cui il bambino impara ad astenersi dal compiere subito un’azione; sostituzione, attraverso cui il soggetto impara a trovare oggetti diversi rispetto a quelli desiderati; imitazione, attraverso il quale il bambino acquisisce conoscenze, abilità, comportamenti; identificazione, meccanismo che permette al soggetto di acquisire cose. Secondo Parsons, attraverso questi meccanismi, il soggetto può avere la possibilità di integrarsi nella propria realtà di riferimento. La socializzazione scolastica ha 2 dimensioni fondamentali: quella intellettuale, che si riferisce all’apprendimento cognitivo delle informazioni, capacità, e quella morale, che si riferisce al comportamento richiesto in classe. Per quanto riguarda l’integrazione, Parsons la considera come risultato di una socializzazione ben riuscita. Per quanto riguarda l’identità, Parsons presta molta attenzione al tema della formazione della personalità è d’obbligo il riferimento al modello AGIL, ossia un modello di analisi che definisce i requisiti fondamentali. Questi requisiti sono: l’adattamento, il conseguimento dei fini, l’integrazione e la latenza. - Il modello conflittualista di socializzazione La società viene vista e intesa come conflitto. Dahrendorf reputava che il conflitto sociale fosse un elemento vitale per la società che può determinare un cambiamento sociale. Dahrendorf sostituisce l’azione collettiva con quella individuale, e il conflitto con la competizione. Bourdieu introdusse il concetto di habitus, ossia un insieme unitario di scelte di persone, pratiche e beni. In questa visione si dà attenzione anche ai processi di emarginazione sociale. - Il modello interazionista-comunicativo di socializzazione Secondo questo approccio, la società è intersoggettività e comunicazione. L’uomo è attivo costruttore della realtà sociale. Le sue azioni non sono determinate solo dai condizionamenti sociali. Per questo approccio sono importanti due filoni: uno sviluppato da Blumer, che va a sottolineare come i significati siano soggettivi e l’altro sviluppato da Kuhn, che va a sottolineare gli aspetti oggettivi dei comportamenti. Aspetti comuni dei tre modelli in ogni modello si può rilevare l’esistenza del problema centrale della socializzazione. In tutti e tre gli aspetti, la realtà esterna è inizialmente imposta al soggetto. 4. Istruzione e uguaglianza delle opportunità L’istruzione come investimento Con la strategia di Lisbona bisognava realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi posti di lavoro. Inoltre afferma che la formazione accompagna il soggetto per sempre e quindi bisogna migliorare ed aggiornare anche l’istruzione. Successivamente sono stati fissati nuovi obiettivi strategici dell’agenda “Europa 2020” che andassero a delineare una crescita sostenibile, quali: - Contenere la dispersione scolastica e l’abbandono precoce degli studi entro il 10% nei giovani tra i 18 e i 25 anni; - Ridurre la fascia di quindicenni che hanno insufficienti competenze in letteratura; - Espandere l’istruzione terziaria ad almeno il 40% di coloro che hanno tra i 30 e i 40 anni con una laurea; L’istruzione per tanto viene concepite come strumento di mobilità sociale, che permette quindi al soggetto di passare da una posizione sociale ad una più elevata. LEGGERE LEGGE CASATI E LEGGE MORATTI DALLE SINTESI. Istruzione e disuguaglianze In questo periodo si mettono a confronto due idee diverse che riguardano l’apertura della scuola ai diversi strati della popolazione: concezione selettiva ritiene che i gradi di scolarità debbano essere riservati a un’élite; concezione democratica sostiene che l’istruzione sia un bene, individuale e collettivo. Brint spiega come queste due concezioni abbiano determinato un diverso sviluppo dei sistemi scolastici in USA e in Europa: mentre in America la democratizzazione degli studi è presente fin dall’inizio dello sviluppo del sistema scolastico, in Europa ci sono voluti circa 200 anni affinché il sistema scolastico fosse democratico. Uno dei casi più emblematici di disuguaglianza è la distinzione uomo/donna. Nella prospettiva individualista, l’uguaglianza è formale e universale, per cui tutti devono e possono godere delle stesse opportunità, indipendentemente dalla loro origine familiare, o genere o status. Nella prospettiva collettivista, l’uguaglianza ha come obiettivo l’abolizione di qualsiasi elemento discriminante fra le classi: è una visione collettivista dell’uguaglianza, in cui non solo tutti dovrebbero accedere al sistema d’istruzione, ma avere anche le stesse opportunità di riuscita. Nella prospettiva multidimensionale di Weber, la stratificazione sociale è il risultato di una serie di fattori che contribuiscono a definire i rapporti tra gli individui e gruppi. Antonio Schizzerotto in un suo lavoro afferma che il titolo di studio dei genitori può determinare le scelte di studi dei figli. Bordieu e Passeron individuarono due concetti fondamentali: quello di capitale culturale e quello di ethos di classe. Il capitale culturale è l’insieme dei beni simbolici trasmessi dalle agenzie educative, come la famiglia, che vanno a delineare la possibilità per un soggetto di avere successo. L’ethos è costituito da un insieme di valori di riferimento, che contribuiscono a definire gli atteggiamenti verso la scuola e la cultura scolastica. Capitale ed ethos costituiscono un habitus, ossia un prodotto dell’appartenenza.
L’istruzione come rischio e come chance
Nelle società moderne fondamentale è il principio di mobilità che determina il passaggio da una posizione sociale all’altra. Però c’è da dire che il titolo di studio non costituisce una garanzia di mobilità sociale per tutte le classi sociali il legame tra origine sociale e risultato acquisito non è stabile. Quindi con l’investimento in istruzione il soggetto può andare incontro a una scarsa valorizzazione del costo e dell’impegno sostenuti. Importante diventa quindi il concetto di occupabilità, che indica la probabilità di trovare lavoro in relazione a quelle che sono le competenze. Investire in istruzione conviene sia perché il mercato del lavoro tende a premiere coloro che sono in possesso di titoli di studio elevati, sia perché l’istruzione protegge dall’incapacità. L’istruzione è quindi una chance senza la quale si è sicuramente più poveri e meno liberi. 5. Metodi e strumenti in sociologia dell’educazione Metodi e strumenti di indagine La sociologia dell’educazione ha bisogno di una ricerca empirica, ossia deve basarsi su scopi, metodi e strumenti. Gli scopi portano a individuare i diversi livelli di conoscenza. I metodi possono essere quantitativi e qualitativi. I metodi quantitativi hanno il vantaggio di poter cogliere una serie di informazioni su gruppi ampi di popolazione. Per quanto riguarda l’uso di questi metodi nel campo della sociologia dell’educazione, si può osservare come ad oggi siano sempre più utilizzati strumenti qualitativi, come osservazione partecipante. Le fonti dei dati statistici Anche nell’ambito della sociologia dell’educazione fondamentali sono i dati statistici, e quindi fonti ufficiali come l’ISTAT, che produce annualmente una serie di dati sull’istruzione. I dati che riguardano il sistema d’istruzione vengono forniti ogni anno dal MIUR e dall’ISTAT. Poi ci sono gli USR e gli USP che riescono a raccogliere dei dati anche su fenomeni specifici. Inoltre gli organismi istituzionali che dipendono direttamente dal MIUR sono l’INDIRE, che si occupa dell’evoluzione del sistema scolastico italiano, e le INVALSI, che si occupa della valutazione del sistema scolastico. Importante è anche l’ISFOL, che opera nel campo della formazione fornendo ogni anno un rapporto sulla situazione della formazione a livello nazionale. Queste fonti permettono di raccogliere dati che però non sono comparabili. È proprio con questo scopo che sono nati gli indicatori internazionali dell’istruzione. Il policentrismo formativo come scenario della ricerca All’interno del policentrismo formativo, la scuola mantiene un ruolo centrale. Tale centralità è data anche dal fatto che sulla scuola ci sono molte problematiche sociali e culturali. Dunque la sociologia dell’educazione diventa sociologia delle istituzioni e dei processi educativi. Inoltre all’interno di un quadro formativo policentrico emergono nuove realtà socializzanti, come: la questione giovanile. 6. La ricerca nelle diverse agenzie di socializzazione Le ricerche sulla scuola e sugli insegnanti La scuola è un’istituzione formale, destinata alla trasmissione della cultura. Nelle scuole, l’attività si realizza attraverso l’istruzione, ossia un insieme di contenuti, saperi, e attraverso l’educazione, ossia valori, norme, atteggiamenti. Colombo definisce la scuola un’istituzione, un servizio e una comunità: istituzione poiché svolge funzioni importanti per la società, come quella economica, sociale, culturale; servizio poiché la scuola fornisce prestazioni a individui e gruppi; comunità poiché la scuola si presenta come un vero e proprio ambiente di vita sia fisico sia simbolico. La sociologia ha individuato nella scuola due funzioni fondamentali, quella di socializzazione, ossia quel processo che determina un’interiorizzazione di valori e di norme sociali, e quella di selezione, funzione indispensabile per esprimere una valutazione. Nella scuola ha un ruolo importante l’insegnante. Bottani sottolineò che nessuno nasce docente, ma quest’ultimo è il prodotto fabbricato e modellato dall’istituzione scolastica gli insegnanti sono attivi costruttori della realtà sociale. Viene messa alla luce un’omogeneità del corpo docente, come la femminilizzazione dell’insegnamento. In questi ultimi anni, a causa dell’incremento di alunni stranieri, si sono riscontrati problemi da parte degli insegnanti. A tal proposito, Giovannini in “Allievi in classe, stranieri in città” espresse tre modi di intendere l’integrazione da parte dell’insegnante: o come assimilazione alla cultura di accoglienza, o come tolleranza delle diverse culture, o come incontro, scambio e dialogo fra le diverse culture. Un problema che possiamo riscontrare all’interno delle scuole, è legato al fenomeno della dispersione scolastica: ripetenze, bocciature e abbandoni. Le ricerche sulla socializzazione familiare Per quanto riguarda la famiglia, la sociologia prende in considerazione soprattutto gli aspetti più propriamente riguardanti i processi di socializzazione. La famiglia svolge un ruolo fondamentale nella socializzazione del bambino, e può essere considerata un’istituzione sociale. La socializzazione che si realizza in famiglia sviluppa l’individualità e la personalità dei figli. A proposito di trasformazioni e stili educativi sviluppati in famiglia, importante fu la ricerca di Parsons e Bales, sia per l’analisi del processo di crescita, sia per l’individuazione di ruoli genitoriali diversi ma complementari. Da questa ricerca è possibile evincere l’attenzione ai bisogni del bambino e la sua valorizzazione. Isabella Crespi in un suo lavoro ha approfondito come avvenga la trasmissione dei modelli di genere tra genitori e figli, mettendo alla luce 3 stili diversi: uno indifferenziato, che ritiene la differenza come non legata al genere ma a scelte e percorsi individuali; uno stile parzialmente differenziato, applicato soprattutto sulle regole, abbigliamento, uscite; uno stile differenziato, che si focalizza sulla differenza nei compiti, nei ruoli e nelle opportunità. Un’altra problematica importante riguarda la figura del giovane-adulto. Le indagini sui giovani e sulla condizione giovanile Indagare sui giovani significa avere l’opportunità di cogliere il mutamento sociale. La sociologia si occupa della realtà giovanile a partire dal contesto scolastico, per poi ampliarsi verso i diversi contesti di vita. I primi studi e ricerca sui giovani avvennero negli anni ’60, dove vi fu la fine della continuità generazionale e la visibilità sociale delle problematiche giovanili. Dagli anni ’70, le ricerche sui giovani enfatizzano il Sé, la propria autonomia e una costruzione di identità complessa. Negli anni ’80, vengono elaborate nuove categorie interpretative di lettura della condizione giovanile, come quella della quotidianità, marginalità.