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STORIA DELLA PEDAGOGIA

Lezione 03/03
PERCORSI DELLA PEDAGOGIA CONTAMPORANEA

Nell’arco temporale fra seconda metà ottocento e oggi, nella storia della pedagogia emergono due
tematiche:
1. EDUCAZIONE: ha diversi significati, i quali le sono stati attribuiti nel corso del tempo, sempre
più complessa.
2. PEDAGOGIA: intesa come sapere autonomo che è in relazione con le scienze dell’educazione.
Nella cultura italiana l’educazione racchiude le prassi che si mettono in atto, la pedagogia fa
rifermento alla riflessione teorica, alle idee sull’educazione.
(Definizioni prese da Brezinka e Mailaret, autori contemporanei.)

Due grandi tradizioni di pensiero sono diventate estremamente evidenti nel Novecento, anche se
sono sempre esistite:
1. EMPIRISTICA: gli empiristi guardano alla natura e alla società, quindi l’educazione è un fatto
naturale e sociale. Si guarda all’uomo come essere naturale e sociale.
2. SPIRITUALISTICA: l’uomo è uno spirito che non si racchiude solo nel fatto naturale e sociale,
ma ha una propria vita spirituale. (cristiano, di Hegel)
Sono due modi di guardare all’uomo profondamente diversi, due filosofie differenti, che non sempre
si escludono, ci possono essere infatti degli intrecci. Es.: Montessori parte da empirista e nel corso
della sua riflessione pedagogica arriva a pensare allo spirito del bambino.

EMPIRISTA – PRIMA TRADIZIONE


Per gli empiristi l’educazione è un insieme di eventi storicamente dati, i quali sono determinati da
fattori materiali, naturali, sociali che possono essere indagati e conosciuti anche in forme oggettive.
Con la rivoluzione scientifica nel 600, l’attenzione si sposta sull’evento che accade qui e ora,
sull’homo faber che può trasformare il mondo. Gli empiristi danno quindi importanza all’uomo ora,
ai fattori materiali (il bambino conosce la natura?), sociali (il bambino dove vive, in che classe sociale
appartiene?), naturali (il bambino è ben nutrito, dorme abbastanza?). Il ragionamento è che se si
possono indagare, studiare questi fattori oggettivamente allora posso strutturare l’educazione in un
certo modo. Ma ciò implica la conoscenza sul funzionamento della mente umana, del bambino. Gli
empiristi sostengono che si possano modificare e orientare i processi educativi, a patto che si
conoscano scientificamente questi fattori.
Alcuni autori che si possono collocare in questa corrente:
- Durkheim (sociologo dell’educazione)
- Makarenko (pedagogista - in termini politici i processi educativi)
- Schodoloski (struttura una pedagogia particolare – educazione come processo dinamico)
- Dewey (pragmatista)

SPIRITUALISTA – SECONDA TRADIZIONE


L’educazione umana passa attraverso lo sviluppo di una realtà spirituale che presenta caratteristiche
autonome rispetto al contesto naturale, materiale e sociale in cui essa ha luogo.
L’uomo è una realtà spirituale in continuo sviluppo, tale spirito ha delle caratteristiche autonome,
cioè non dipende dalla realtà in cui vive, poiché questa essenza spirituale si sviluppa comunque,
indipendentemente da tutto. La realtà spirituale evolve da sola rispetto a quella realtà naturale,
materiale, sociale, e l’educazione è un aiuto a questo sviluppo. Ci sono condizionamenti esterni ma
da essi non dipende lo sviluppo spirituale. Ci si può quindi trovare di fronte a due situazioni:
- Il contesto materiale, sociale, naturale è favorevole all’educazione, la quale accompagna lo
sviluppo spirituale che sarà quindi tranquillo e avverrà nel migliore dei modi;
- Il contesto naturale, sociale, materiale ostacola e blocca l’educazione, ma nonostante ciò lo
sviluppo avviene comunque poiché lo spirito è sempre in evoluzione.
Due esponenti:
- Maritain (spiritualista cristiano)
- Gentile (spiritualista neo-hegeliano)

Per gli empiristi si tratterà di Eteroeducazione per gli spiritualisti si tratterà di Autoeducazione.
Empiristi e materialisti parlano di individuo, si aggancia a una tradizione laica, non comprende
aspetto spirituale.
Spiritualisti parlano di persona, determinata dall’essere uno spirito.

EDUCAZIONE SECONDO BREZINKA


L’educazione è un’azione che avviene nella comunità umana, è quindi azione sociale.
L’educazione è una pratica, un insieme di azioni concrete che vengono compiute per migliorare la
personalità umana.
L’azione educativa può avvenire solo nella comunità umana, motivo per cui è un’azione sociale, non
può avvenire nel totale isolamento.
La relazione prevede: educatore -> persona che educa + educando -> persona che viene educata
anche se non sempre sono ruoli mantenuti sempre, poiché anche l’educando magari in piccola parte
educa e viceversa anche l’educatore viene educato.
L’obiettivo dell’educazione è una determinata formazione della personalità, un miglioramento
dell’educando avendo in mente alcuni modelli d’uomo, ideali.
L’educazione è un’azione quindi ha sempre un fine: determinata perché ciascuno ha in mente un
modello di uomo in cui prevale un certo aspetto, allora su quello si concentreranno le azioni
educative. Se si tratta di educazione bisogna tendere sempre al miglioramento dell’educando. Es.:
l’uomo spastano è un guerriero, quindi nell’educazione l’importanza è soprattutto nella formazione
del corpo, in quanto ci si deve avvicinare all’ideale di guerriero.
Educazione: le azioni con le quali gli uomini cercano di migliorare permanentemente sotto qualche
aspetto la compagine delle disposizioni psichiche (personalità) di altri uomini o di impedire il formarsi
di disposizioni da loro giudicate cattive.
Educare non è un’azione che si svolge sempre nella stessa forma, ma un insieme di azioni di diverso
genere, determinate dall’intento di migliorare permanentemente.
Permanentemente= l’educazione dura per tutta la vita, riguarda tutte le età della vita. (Già a fine
600 Comenio parlava di educazione permanente.)
Compagine di disposizioni psichiche= fisica, psichica, spirituale, cognitiva, relazionale
Impedire il formarsi= l’uomo ha dei comportamenti da disciplinare, affinchè nella natura umana non
compaiano atteggiamenti cattivi.
Da loro giudicati= nel corso del tempo il metro di giudizio è cambiato, in base alle idee dell’epoca

Lezione 04/03
EDUCAZIONE SECONDO MIALARET
La parola educazione può avere quattro significati.

1. Educazione come istituzione: è l’insieme delle strutture che hanno lo scopo di educare gli
alunni/educandi. Mialaret parla di strutture e non di istituzioni, poiché si riferisce non solo a
scuola, famiglia ma anche parco giochi, centro sportivo, ludoteca. Tutti questi luoghi sono
accomunati dal fatto che hanno uno scopo educativo. In esse si differenziano educazione
formale (=istituzioni vere e proprie), educazione non formale (=strutture es. ludoteca,
biblioteca, parco giochi), educazione informale (=tutto ciò che arriva da altri canali di
informazione).
Le strutture riflettono sempre nelle regole e caratteristiche, il periodo storico in cui nascono.
2. Educazione come azione: riprende la definizione di Durkheim, aggiungendo che consiste
nell’incoraggiare lo sviluppo più completo possibile delle attitudini di ogni persona richieste
dalla società e dall’ambiente in cui è proiettato.
Il diritto riguarda ogni persona nella sua singolarità, cioè l’educazione è dovuta a tutti nello
stesso modo. Mialaret intende per attitudini le propensioni di ciascuno, ciò per cui si è
portati, quindi bisogna porre attenzione su quello che il bambino chiede per poterglielo dare.
L’azione educativa deve essere quindi generale ma allo stesso tempo particolare, mirata.
Questa attenzione deve portare allo sviluppo di una società che è solidale.
3. Educazione come contenuto: è il “curricolo”, ma anche l’insieme delle conoscenze attinte
da campi diversi. Include la creazione e lo sviluppo di strutture e processi psicologici che
modificano le opinioni sul mondo e il modo con il quale ciascuno lo concepisce, se ne serve
e lo domina. Lo studio permette di avere una propria opinione sul mondo e dominandolo,
poterlo cambiare, se ci dovesse essere qualcosa di sbagliato.
4. Educazione come risultato: riguarda la valutazione, sotto tutte le sfere della personalità.

Mialaret estende il concetto di educazione:


A tutte le fasce d’età della vita come istruzione formale
- Obbligo scolastico – fino a 10 anni
- Educazione tecnico-professionale – strutture per l’educazione tecnica per un’educazione
integrata
- Età prescolare – già dai 2 anni e mezzo asilo/ scuole materne
- Educazione permanente – mutamento condizioni sociali, lavoratori rinnovano le loro
conoscenze e competenze professionali
- Educazione della terza età – dopo il lavoro aumentano le università per la terza età

IL FINE DELL’EDUCAZIONE

L’educazione come atteggiamento pratico implica una scelta, uno scopo, una direzione sul piano
teorico, un fine o dei valori. Quindi è sempre un processo intenzionale, poiché è un processo
deontologico, cioè è un progetto etico poiché ho in mente un valore da voler insegnare. Tale
processo si sviluppa dall’essere, cioè da cosa si è in un preciso momento, al dover essere, ovvero ciò
a cui si aspira, attraverso livelli di perfezionamento, per gradi.
L’azione educativa è sempre legata ad un contesto a condizioni sociali e culturali, ma non può
prescindere dall’idea di uomo. I contenuti presentati nella scuola sono selezionati in base a ciò che
è degno di essere tramandato. Ma bisogna ricordare che le conoscenze raggiunte non sono “il tutto”
che si deve sapere.
Brezinka sostiene che i fini dell’educazione si esprimono come “dover essere” e “dover fare”, ciò
che è posto in essere viene chiamato ideale, distinto da ciò che deve essere fatto. In quanto ideali
le finalità educative non si riferiscono ad un educatore, né alla sua attività educativa, né
all’educando, ma semplicemente ad un certo stato da realizzare in una personalità.
Oltre che ideali, le finalità educative devono essere percepite anche come prescrizioni, sono quindi
esigenze di dover essere poste all’educatore, data da qualcun altro o dall’educatore stesso a se
stesso.
Una finalità educativa si identifica con l’ideale che quella società ha di uomo, quindi l’ideale dipende
dal vivere quotidiano della generazione che educa.

Lezione 08/03

Verso la metà degli anni 90, l’UNESCO ha commissionato un’inchiesta, un rilevamento/rapporto ad


una commissione internazionale. Questi rapporti prendono il nome del presidente della
commissione. Quindi la commissione di pedagogisti da tutto il mondo, la commissione Delors, stila
un rapporto con il titolo “Nell’educazione un tesoro”. Questo rapporto ancora oggi viene spesso
ripreso. L’educazione è al centro dello sviluppo sia della persona sia della comunità, il suo compito
è di sviluppare i talenti di ciascuno, dando a tutti il minimo educativo e realizzare le potenzialità,
secondo quattro finalità fondamentali: (valide in tutto il mondo)

- Imparare a conoscere à ci deve essere un’educazione generale e un’educazione particolare,


l’educazione deve contribuire a formare le potenzialità di ciascuno, per tutta la vita.
- Imparare a fare à dal movimento pedagogico dell’attivismo, non basta conoscere, sapere
ma si devono acquisire capacità che ci permettano di trasformare ciò che conosciamo in
azione così da affrontare varie situazioni, lavorare in gruppo, affrontare problemi. Si ipotizza
per la prima volta un’alternanza studio lavoro
- Imparare a essere à rimanda al precedente rapporto Faure 1972, che si era soffermato
molto su questo aspetto, ponendo all’apice dell’essere dell’uomo l’autonomia di giudizio e il
senso della responsabilità personale. Tutto ciò che noi sappiamo ci deve aiutare ad avere un
nostro sguardo, una nostra idea e opinione sul mondo, altrimenti si rischia di cadere succubi
del pensiero altrui, come era successo durante la seconda guerra mondiale nella quale era
stata sospesa l’autonomia di giudizio. Per fare ciò bisogna insistere e coltivare su una serie
di aspetti importanti della personalità: memoria personale e collettiva; immaginazione,
motore della vita personale e sociale; ragionamento; abilità fisica; senso estetico, c’è
necessità in noi del bello, fermarsi a vedere il bello ci aiuta a vivere; capacità di comunicare,
la relazione.
- Imparare a vivere (finalità più importante) à sviluppare la comprensione per gli altri, tutti
quei mezzi che ci permettono di capire gli altri. Per comprensione si intende un
atteggiamento che mi porta a comprendere, cioè andare incontro all’altro, che è diverso da
me. Posso provare a fare questo mettendomi, immaginandomi al posto dell’altro, nei suoi
panni. Imparare a fare ciò permetterà agli uomini di attuare progetti comuni, o affrontare gli
inevitabili conflitti in modo pacifico ed intelligente.

Il rapporto ha un’ulteriore idea utopistica: l’educazione dovrebbe fare lo sforzo di adattarsi


continuamente ai cambiamenti, e allo stesso tempo non trascurare di trasmettere le conquiste già
avvenute, le basi e i frutti dell’esperienza umana.
Il rapporto Delors punta a far uscire dal proprio etnocentrismo, creando uno spirito di
interdipendenza, cioè di scambio reciproco. È necessario lavorare insieme, per attuare progetti
comuni e grazie a questo si impara a gestire i conflitti in maniera pacifica.
Il principio della necessità di imparare per tutta la vita può consentire di organizzare i vari stadi
dell’educazione, provvedere al passaggio da uno stadio all’altro e diversificare i percorsi, ribadendo
il valore di ciascuno di essi, evitando una selezione sul criterio dell’abilità che aumenta fallimenti ed
esclusione.

LA RELAZIONE EDUCATIVA

Non c’è educazione se non c’è relazione. L’uomo si educa attraverso gli scambi delle relazioni,
poiché questo ci educa a diventare responsabili di noi stessi e della società, infatti è negli scambi
che io mi formo e sviluppo il mio senso di responsabilità.
In una relazione ci sono sempre le figure di educatore ed educando, di entrambe le figure ne esiste
una molteplicità. Es: educatori sono anche il gruppo dei propri pari, soprattutto in adolescenza,
l’ambiente che ci circonda.

LAENG
Pedagogista che si è occupato di relazione interpersonale, sostenendo che c’è una disuguaglianza
strutturale (à dovuta all’età tra educatore ed educando, sia nello sviluppo fisico, psichico,
relazionale) e funzionale (à indicata dalla differenza sostanziale tra educatore ed educando) che
tende a ridursi (à deve tendere a ridursi altrimenti il rapporto educativo non è sano), nonostante
ci sia sempre nel rapporto educativo o entrambe o una delle due. L’asimmetria biologica o
funzionale nel corso dello sviluppo della persona non deve rimanere uguale ma deve ridursi poiché
l’educando crescendo arriva a raggiungere lo stesso livello dell’educatore, il quale deve fare di tutto
affinché l’allievo lo superi. Il pareggiamento tra educatore ed educando avviene tramite una
socializzazione, cioè l’imparare a vivere nella società, e attraverso l’inculturazione, cioè assimilare
la cultura.

BREZINKA
Il termine educando è astratto quanto quello di educazione, poiché la cerchia possibile degli
educandi non è solo tra bambini e giovani, bensì anche tra gli anziani. Sostiene che l’educando nel
tempo si è ampliato, inizialmente solo il bambino maschio viene educato, le bambine non hanno
diritto. Invece l’educatore si differenza in educatore naturali (madre e padre) ed educatore per
professione (insegnanti, istruttori, psicoterapisti, assistenti sociali…), inoltre anche l’ambiente
educa, se favorevole consente quindi condizioni buone per imparare.

Nella relazione educativa è possibile individuare vari soggetti e influenze: educatore ßàeducando,
società, ambiente esterno, gruppo dei pari. All’interno di una situazione educativa ci sono diversi
processi che conducono a particolari generi di comportamento, ogni sequenza di comportamento
costituisce un fatto educativo, questi fatti possono essere semplici o complessi.

TEMPI, MEZZI, METODI E STRATEGIE

Laporta definisce metodo l’insieme delle pratiche più o meno organizzate (à esistono metodi
precisi, oppure si lasica spazio all’inventiva dell’insegnante) attraverso le quali si realizza un disegno
educativo dagli obiettivi definiti. Chiunque svolge un’attività educativa deve possedere un bagaglio
di conoscenza di tutti quei metodi utili all’insegnamento.
Nel primo Novecento la pedagogia italiana è stata dominata dall’idealismo gentiliano: in quanto
siamo spiriti, allora siamo tutti diversi e ci sviluppiamo in maniera diversa. Quindi non esisterà mai
un metodo che vada bene per tutti, poiché l’educazione è l’incontro tra spiriti. Di conseguenza
l’unico metodo è il maestro che prende la scelta migliore per ciascuno.
Il maestro deve avere:
- Padronanza della materia di insegnamento
- Conoscenza filosofica dell’atto spirituale che costituisce l’educazione, poiché ogni educando
è uno spirito
Questa ideologia di pensiero ha portato nella scuola italiana una impreparazione professionale dei
docenti, perché nessuno li preparava dal punto di vista didattico, in quanto Gentile sosteneva che
la didattica con servisse. Gentile e con lui gli attualisti, credono che per insegnare bastino due cose:
padronanza materia insegnata e cosa si verifica in aula, cioè l’atto spirituale che costituisce
l’educazione. Questo pensiero nella pratica determina l’impreparazione dei docenti che rimangono
privi di strumenti didattici, tale critica viene mossa da Lombardo Radice.
Nel secondo dopoguerra avviene una distinzione tra didattica “laica” e “cattolica”.
La prima fa riferimento a due ideologie non religiose, quella marxista (à le finalità dell’educazione
sono attinte dai test) e quella progressista, liberale (à finalità dell’educazione è la libertà di scelta
esercitando la ragione e l’argomentazione critica).
La seconda, presenza massiccia nella scuola pubblica, sostiene che i valori e le finalità
dell’educazione devono affluire dalla famiglia e dall’ambiente per poi essere coltivati anche a scuola,
andando contro i rischi di una cultura caratterizzata da forme di laicismo.
1968 nuova ventata politica invade la scuola, portata da gruppi di studenti con lo scopo di
distruggere le vecchie strutture contradditorie e inadeguate per mancanza di conoscenze, a favore
di qualcosa di nuovo che allontani la politica dall’educazione scolastica.
Dopo l’isolamento culturale dei primi due decenni del dopoguerra, l’impegno pedagogico è
consistito nell’assimilazione dei progressi realizzati dalla ricerca internazionale.

Lezione 10/03

LUOGHI, CONTESTI E ISTITUZIONI

L’educazione è una relazione che richiede un posto dove “metterla in pratica”. Si educa in un
ambiente sociale, il primo fra tutto è la famiglia, a cui segue la scuola, poi le istituzioni (es. chiesa),
agenzie educative (es. ludoteca). In tutti questi luoghi si sviluppano educazione formale, informale
e non formale. Quella che ha conosciuto maggior sviluppo è l’educazione informale, chiamata da
alcuni studiosi come scuola parallela, che corrisponde alla vita sociale. I pedagogisti sostengono che
ci sono fattori che variano rispetto all’età e alle condizioni sociali: infanzia à famiglia ha ruolo
preponderante; periodo scuola dell’obbligo si divide in due fasi, prima à ruolo famiglia diminuisce
e preponderante è la scuola; seconda à ruolo famiglia in declino e ruolo educativo della scuola
parallela, ruolo scuola si affievolisce; età adulta à ruolo scuola diminuisce molto a favore
dell’educazione permanente con esperienza lavorativa.
Essa è caratterizzata dai media, i quali trasmettono informazioni. I media sono molti ma non è detto
che tutti abbiano a disposizione questi mezzi, inoltre in base all’età è diverso l’uso di un media
rispetto ad un altro, in base alle proprie esigenze. La scuola della fine dell’ultimo secolo, grazie ai
media ha messo in evidenza nuovi aspetti della personalità umana, che prima non prendeva in
considerazione:
- Educazione sociale e affettiva (prima era solo cognitivo ciò su cui si puntava) ma con i media
tutto ciò che passa attraverso, punta all’emotività, poiché se essa esiste allora maggiore è
l’interesse a conoscere
- Educazione artistica, grazie alla fruibilità dell’accesso ai musei, alla possibilità di viaggiare
- Educazione fisica, si svolge in molti luoghi che non sono la scuola o la famiglia
- Educazione sessuale, poiché attraverso le immagini tutto richiede un approccio da questo
punto di vista, inoltre c’è stata un’evoluzione della moralità.
Non è più sufficiente formare uno studente erudito, è necessario educare l’individuo ed adattarsi
alle abitudini di vita, facendo uso di tutte le risorse della propria personalità.

*Nel testo lettura tratta dal testo di Popper, che è ancora molto attuale e quando è uscito ha avuto
molta eco. Il titolo è La televisione cattiva maestra.

Lo scopo dell’educazione secondo Popper è insegnare a prepararsi ai futuri compiti, diventare


cittadini, guadagnare denaro, diventare padri e madri. Quindi tutto dipende dall’ambiente in cui i
bambini crescono, noi adulti abbiamo la responsabilità di creare le migliori condizioni ambientali
possibili. Fa parte dell’ambiente anche la televisione e quando la tv è entrata nelle case ha portato
molta informazione, ha avuto anche una funzione educativa, ma Popper pensa che la televisione
porti anche fattori negativi, poiché sullo schermo televisivo appare molta violenza. Lui è molto
preoccupato di questa violenza sullo schermo che appare agli occhi dei bambini, nei cartoni animati,
nei film. Quindi non serve tanto una minore esposizione ai media, ma piuttosto una “patente” per
chi fa, programma la televisione. Chi programma deve avere cognizione di ciò che fa, avendo in
mente non solo il guadagno. Chi fa televisione deve apprendere come i bambini ricevono le
immagini, come assorbono quello che la televisione offre, in modo da evitare che il suo lavoro abbia
conseguenze antieducative.

IDENTITÀ DELLA PEDAGOGIA

Pedagogia è la scienza dell’educazione, è la riflessione teorica sull’educazione.


Mira a:
-conoscere processi, scopi mezzi dell’educazione come si sono dati nell’esperienza della nostra
specie
-svolgere quadro teorico per autonomia e conoscenza in relazione a filosofia e scienze umane
-esaminare condizioni e modalità dell’insegnamento come azioni dirette alla trasmissione delle
conoscenze e abilità
-studiare l’educazione non formale ed extrascolastica in particolari contesti.
Ci si deve chiedere se la pedagogia ha una sua identità à La pedagogia è una scienza? Concetto su
cui si sono soffermati gli studiosi nel novecento.
La scienza pedagogica è la riflessione teorica su un fatto educativo, tale fatto non può essere
esclusivamente una pratica, ma deve esserci anche il suo studio teorico. Quindi la pedagogia è una
scienza particolare che si avvicina alla medicina, entrambe sono scienze teorico-pratiche.
La pedagogia è un campo di studi molto ricco condivo da più scienze, quindi se da un lato è giusto
parlare di scienze dell’educazione al plurale, dall’altro è una scienza unitaria che non rifiuta apporti
multidisciplinari ma li riunisce sotto un comune riferimento.
Oggi si preferisce il termine scienze dell’educazione poiché il plurale denuncia le provenienze e il
genitivo specifica l’obiettivo. Educare vuol dire realizzare qualcosa, tendere verso un obiettivo, il
quale si realizza solo in rapporto alle condizioni e alle possibilità offerte dalla “materia” su cui si
opera, cioè l’uomo.
Come nasce la pedagogia? à Nella cultura antica i primi pedagogisti furono i filosofi (Aristotele,
Platone, Socrate) poiché c’è stato un lungo travaglio storico-teorico per la liberazione
dall’assoggettamento alla filosofia. Nasce dalla filosofia poiché esiste una teoria sull’uomo, dalla
quale si fa nascere la pedagogia. Quest’ultima è un sapere pratico che fa riferimento ad una teoria
filosofica.
Nel Medioevo si educa in vista di una vita futura, quindi passa da un assoggettamento alla filosofia,
a quello religioso. Per tutto il Medioevo la pedagogia non è una scienza autonoma, ma che dipende
da filosofia e religione.
Nel 600 con la rivoluzione scientifica, viene dimostrato che la terra non è piatta, viene a formarsi
una nuova visione del mondo, e quindi dell’uomo, nasce l’idea dell’homo faber, colui che modifica
la propria realtà. C’è quindi la necessità di conoscere questo nuovo tipo di uomo, si inizia a pensare
che noi possiamo conoscere scientificamente non perché ci sono delle teorie, ma attraverso la
conoscenza scientifica, cioè sperimentale applicato alla pedagogia. Quindi anche la pedagogia si
appropria del metodo scientifico: chi è il bambino, come funzione il suo fisico, la sua mente. I
pedagogisti studiano la cultura scientifica.
Dall’inizio del 700 la pedagogia cerca di acquisire un abito scientifico, così da avere conoscenze
relative al soggetto-educando e alla realtà storico-sociale.
Nell’800 si arriva a pensare alla mente del bambino e vengono costruiti dei gabinetti scientifici, per
fare esperimenti sul funzionamento della mente del bambino in evoluzione.
La scienza dà indicazioni ma non dice come e cosa si deve fare, in quanto questo è oggetto della
pedagogia. Da qui ritornano le due tradizioni di pensiero empiristica e spiritualistica.

A partire dalla rivoluzione scientifica e insieme alle altre scienze, la pedagogia cerca di mettere a
fuoco come si può conoscere il soggetto dell’educazione e la realtà sociale in cui vive. Essa da sapere
astratto diventa una conoscenza, scienza di tipo teorico-pratico-operativo. Ha accanto le scienze
dell’educazione, le quali sono però un sistema di discipline autonomo e complementare. Ciascuna
scienza è indipendente dalle altre, con un proprio oggetto di studio e un proprio metodo.

*pag 43 schema grafico della pedagogia come sole con i raggi che indicano tutte le scienze a lei
complementari.
* nel testo una lettura di Laeng una lettura sulla pedagogia
Laeng dice che la pedagogia è la scienza (à cioè esistono conoscenze scientifiche da cui non si può
prescindere, c’è una tecnica) e l’arte (à pensiero creativo) dell’educazione. L’insegnante deve avere
tanti metodi di insegnamento, ma poi di fronte ai bambini serve la creatività per modificare la
tecnica in base al bambino che a di fronte. La pedagogia mira a conoscere i processi, gli scopi e i
mezzi dell’educazione; a svolgere un quadro teorico autonomo; a esaminare le condizioni e le
modalità dell’insegnamento; a studiare l’educazione non formale e extrascolastica.
Quindi la pedagogia è una scienza (si fonda sulle tecniche)

Lezione 11/03
ÈMILE DURKHEIM
1858 - 1917
BIOGRAFIA
Nasce nel 1858 in Francia, paese importante poiché lui è figlio del tuo tempo, della storia francese.
È il padre della sociologia moderna. Gli ideali della rivoluzione francese fanno parte della sua cultura,
la sua società è quella democratica che nasce con la rivoluzione. Egli cerca le costanti, applicando il
metodo scientifico, nei fatti sociali. In tutti i rapporti e sistemi sociali è importante il sistema
educativo, in quanto serve a tramandare tutti gli altri. La pedagogia ha quindi senso solo all’interno
di una determinata società e dipende molto dal contesto sociale. Il suo importante contributo servì
al passaggio da una pedagogia di stampo filosofico ad una pedagogia di tipo scientifico e
sperimentale (esigenza del pensiero positivistico). L’educazione secondo Durkheim non poteva
essere considerata in modo astratto, ma solo all’interno di un contesto sociale.
Tra le sue opere importanti: La sociologia e l’educazione, Educazione come socializzazione.

L’EDUCAZIONE
Si parla ancora solo di scuola e famiglia, quindi genitori e insegnanti sono le uniche figure che hanno
a che fare con l’educazione. Citando il fanciullo ci si riferisce solo all’infanzia. L’autore non ha ancora
messo a fuoco l’idea di educazione diffusa nella società, che poi evolverà nell’educazione informale.
Durkheim ha ben chiaro la differenza tra educazione (materia oggetto) e la pedagogia (teorie,
scienza). Essendo un sociologo studia non solo la società come la vede, ma anche l’evoluzione, e
quindi precisa che la società ha la sua educazione, in quanto nel tempo le società evolvono.
L’educazione è quindi l’insieme di pratiche, di maniere di fare, di usi che costituiscono dei fatti
perfettamente definiti e che hanno la stessa realtà degli altri fatti sociali. La pedagogia è invece
l’insieme delle teorie e dei modi di concepire l’educazione, ma non nella maniera di praticarla. La
pedagogia medita sui problemi dell’educazione.
Noi che viviamo nella società siamo obbligati a seguire le regole che vigono in quell’ambiente sociale
in cui viviamo. Poiché esiste un’opinione diffusa che ce le impone. Tale opinione trae origine dalla
moralità condivisa (ogni società ha la sua moralità). La pressione che il sistema morale impone sul
singolo, non può essere modificata e riversa tutte le regole anche sull’educazione. questo comporta
che è vano credere che noi alleviamo i nostri figli secondo la nostra volontà. Quindi c’è necessità di
adattamento all’ambiente sociale, che fa le regole e le impone ai singoli, i quali devono solo seguirle
e adattarsi. Le pratiche di educazione sono legate al sistema sociale, ogni società è diversa dall’altra
quindi cercherà di riprodurre le proprie regole e a quelle si adatta. Quindi sono diversi i sistemi
educativi che esistono, l’educazione è quindi adattamento. Le pratiche educative hanno in comune
un carattere essenziale, tutte sono il risultato dell’azione esercitata da una generazione sulla
generazione che viene dopo, allo scopo di educare quest’ultima all’ambiente sociale nel quale è
chiamata a vivere. Il sistema nel quale sono comprese tutte le pratiche educative è il sistema di
educazione che cambia in base al luogo e al tempo in cui ci si trova.

IL FINE DELL’EDUCAZIONE
Ogni società coltiva il suo ideale di uomo, il sistema educativo dovrà sviluppare nel fanciullo le
condizioni fisiche e mentali per integrarsi nel gruppo. In una società l’individuo deve avere
caratteristiche omogenee con gli altri, ma allo stesso tempo mantenere la propria diversità,
altrimenti sarà impossibile la cooperazione. L’educazione quindi deve coltivare i due esseri che ci
sono in un individuo: l’essere individuale, cioè tutti gli stati mentali che si riferiscono a noi stessi e
alla nostra vita personale; l’essere sociale, cioè tutte le idee, le abitudini dei gruppi di cui facciamo
parte. L’insieme di questi due esseri forma l’individuo sociale e costruire questo è il compito
dell’educazione. l’educazione non si limita a sviluppare l’organismo individuale, ma crea anche
nell’individuo un uomo nuovo, fatto di tutto quello che vi è di migliore in noi.
Il bambino si deve adattare alla sua classe sociale. Quindi l’educazione deve puntare alla pace che
ci sarà se ognuno rimarrà dentro la sua classe sociale. Esiste un essere individuale che ha in sé
caratteristiche che riflettono l’essere sociale e la sua appartenenza. Costruire l’essere in ciascuno di
noi è lo scopo dell’educazione. Attraverso opinioni, tradizioni religiose, le credenze e le pratiche
morali.

RELAZIONE EDUCATIVA
L’educazione deve essere un’azione di autorità. Maestri e genitori devono essere per i bambini il
dovere personificato, l’autorità morale è la qualità che ogni educatore deve possedere. Avere
autorità implica la fiducia e quindi il bambino non può dare fiducia a qualcuno che esita. Tale autorità
è nel maestro non perché proveniente dall’esterno, ma da se stesso, da una fede interiore, dal suo
credere nel compito così grande che ha. Il maestro è il mandatario di una grande persona morale,
quale è la società. Talvolta libertà e autorità vengono visti in opposizione, in realtà, sono due termini
collegati fra loro, poiché libertà è figlia di autorità, in quanto essere liberi significa essere padroni di
se stessi, agire in base alla ragione. Quindi il fanciullo è grazie all’autorità del maestro che si
impadronisce di questa libertà e padronanza di sé.

LUOGHI
L’educazione ha una funzione collettiva, quindi è impossibile che la società si disinteressi a tale
opera. Deve esistere una comunità di idee e sentimenti che permettono la vita di una società ed è
da qui che il maestro deve attingere per educare i bambini. Essendo l’educazione una funzione
sociale, lo Stato non se ne può disinteressare, ma nemmeno deve monopolizzare l’insegnamento. è
giusto quindi che esso sorvegli e indirizzi l’azione educativa per il bene della collettività,
permettendo che sia educatore solo chi è preparato e idoneo.

ANTON SEMENOVIČ MAKARENKO


1888 - 1939
BIOGRAFIA
Nasce all’interno dell’Impero russo zarista, l’ultima delle società feudali, quindi ancora organizzata
in maniera feudale. All’inizio del 900 matura nella società russo il pensiero marxista, che porta nel
1917 alla Rivoluzione d’ottobre. Cade l’impero zarista e lo zar, instaurandosi il partito comunista con
Lenin. La rivoluzione crea disordini e molti bambini rimangono orfani, quindi dopo 1917 la società
russa si trova ad affrontare questa svolta politica, sociale e soprattutto economica. Da un’agricoltura
arretrata all’industrializzazione e le sue conseguenze. Tutta questa svolta economica va sostenuta,
gli operai devono essere formati, quindi nasce un problema di formazione che si riversa ovviamente
nel sistema scolastico. In Russia si si sposta verso una formazione politecnica. Gli orfani rimasti senza
niente cercano di sopravvivere come possono, rubando, uccidendo, ragazzini allo sbando chiamati
per questo bambini randagi. Le loro condizioni di vita sono pessime e Makarenko si occuperà di loro.
Agli inizi degli anni 20 viene convocato dal potere politico, da un comitato regionale a dirigere la
Colonia Gor’kij, dove arrivano questi ragazzi randagi che vivono privi di regole. Si tratta di una
colonia di lavoro per ragazzi, il lavoro è il metodo usato per recuperarli. Qui Makarenko deve
inventarsi una pedagogia, egli infatti non è un vero pedagogista, bensì un educatore che scrive le
sue esperienze di educazione. Nel suo saggio lui narra tutti gli eventi successi nella Colonia. Il Poema
pedagogico viene pubblicato nel 1935.
Makarenko organizza una disciplina che è quasi militare, non è violenta ma autoritaria, c’è spazio
per il dialogo ma le regole vanno rispettate e quindi l’educatore si può anche imporre se necessario.
I ragazzi per poter imparare a vivere hanno bisogno di una disciplina ferrea.
Nel 1935 Makarenko viene richiamato e gli viene assegnata una Colonia penale, un carcere, Colonia
Dzerzinskij, dove lui educherà attraverso il lavoro. Riguardo questi eventi scriverà sul Bandiere sulle
torri.

Le sue opere arrivano in Italia solo negli anni 50, quindi molto in ritardo. Makarenko viene tradotto
solo nel periodo in cui la maggioranza politica era affermata con il comunismo. Con la caduta del

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