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RIASSUNTO (cap.

da 1 a 7) da
“Natura e finalità dell’educazione “
di Raffaele LAPORTA

1. Educazione come apprendimento

Imparare non è solo un’attività umana.


Ogni specie vivente partecipa alla capacità di apprendere per sopravvivere ai rischi dei loro
ambienti e lo fanno modificando via via i loro comportamenti che si trasmettono per via genetica ai
discendenti.
L’apprendimento è un processo naturale, nella specie umana gli istinti sono molto limitati, ma
perché questi si determinano è molto importante la presenza di un ambiente sociale.
Nell’uomo la presenza di esseri adulti è essenziale per il bambino che deve imparare a parlare, deve
apprendere parole da collegare alle cose, alle azioni, ai sentimenti.
Ha bisogno di sperimentare le cose, le azioni, i sentimenti, i modi con cui risultano associati alle
parole, ai gesti, alle espressioni del viso, a tutte le forme di linguaggio non verbale.
La teoria psicologica sull’apprendimento è quella che lo considera come una risposta ad uno
stimolo dall’ambiente: “si apprende reagendo ad una situazione ambientale”.
Non suppone che l’organismo sia semplicemente passivo, ma è stata integrata ammettendo una sua
continua attività: sotto l’impulso dei suoi bisogni, coglie stimoli ambientali e risposte a essi.
Ogni risposta rappresenta quel nuovo comportamento in cui consiste l’apprendimento.
Non sempre la risposta è “giusta”, può essere un tentativo sbagliato, un errore da correggere
attraverso nuovi tentativi, fino a trovare la risposta giusta.
Questa è la teoria dei “tentativi-ed-errori”, collegata con quella dello “stimolo-risposta”;
essa fa comprendere gli apprendimenti di carattere pratico (es.:andare in bicicletta), mentre non è
facile spiegare soltanto mediante risposte a stimoli e sollecitazioni come possono essere gli
apprendimenti di un concetto filosofico o di un procedimento matematico.
La parte riguardante i tentativi-ed-errori può essere utilizzata in un altro quadro, quello che
considera l’apprendere come soluzione dei problemi.
La teoria considera il fatto che l’organismo si trova continuamente di fronte a difficoltà rispetto alle
quali reagire; ma se nei casi più elementari la reazione è la semplice risposta di cui si è parlato, nei
casi più difficili la risposta più adeguata consiste nel riuscire a capire la difficoltà e tradurla in un
problema da risolvere:
l’apprendimento diventa un’attività consistente in una soluzione di problemi;
le soluzioni si trovano in vari modi e vengono assimilate nei risultati, ai modi di ottenerli, alle
procedure, e alle abilità che si richiedono per svolgerle.
In questo modo di intendere l’apprendimento riguarda la scienza e ogni prestazione”alta” e
complessa del pensiero umano.
Altra ipotesi cognitivista sull’apprendimento è quella secondo cui un nuovo concetto si apprende
costruendolo mediante concetti già posseduti.
Tutte le teorie dell’apprendimento fanno riferimento all’attività spontanea del singolo soggetto, essa
sottolinea che l’apprendere è il segno della vita di un essere, in quanto mostra il suo impegno a
mantenerla, a farla durare: a sopravvivere.

2. Educazione come trasmissione di cultura

Il bambino apprende la cultura del suo gruppo sociale attraverso il linguaggio, le abitudini, gli usi, i
costumi, i modi di pensare e di agire, i sistemi di valori della società in cui è nato.
Quando si parla di “cultura” si designa tutte le espressioni più avanzate, scientifiche, letterarie,
artistiche ecc. elaborate da una società lungo la sua storia.
Nel senso in cui abbiamo impiegato noi il termine, si dice che chi ha quel tipo di cultura che esso
designa è “Acculturato”.
In una società ci possono essere persone colte e altre meno, ma tutte sono sempre naturalmente e
necessariamente “acculturate”.
Ogni società naturalmente e necessariamente, e inconsciamente, trasmette la propria cultura a tutti i
suoi nuovi membri, ed è una questione di sopravvivenza sia per loro che per la società, viene
trasmessa da una generazione all’altra così che le società sopravvivono con tutto il loro patrimonio
culturale, con le tradizioni e la storia.
Per gli studiosi delle società il concetto di educazione è un processo attraverso cui la cultura del
gruppo sociale si perpetua nel tempo, nella storia.
E’ qui che l’insegnamento inizia ad avere il suo ruolo e la sua funzione; la società ha interesse a
trasmettergli il proprio patrimonio culturale; non è sicuro che ogni bambino possa impadronirsi da
solo di un alfabeto, delle regole di composizione delle parole, dei vocaboli tecnici relativi a
particolari forme di sapere.
I primi insegnamenti organizzati riguardano la scrittura e la letteratura, che in tal modo viene
padroneggiato, impiegato, tramandato e accresciuto.
Attraverso il Medioevo, il Rinascimento fino all’Età Moderna, l’insegnamento organizzato nella
istituzione scolastica si diffonde all’intera società a tutti i livelli.
All’istituzione scolastica si affianca quella familiare e in certi casi quella religiosa.
Una società complessa ha oggi un patrimonio culturale enorme che nessuno può padroneggiare
interamente.
La scuola è obbligata a selezionare l’insieme delle abilità e dei contenuti che la società vuole
trasmettere ai suoi membri che avranno la responsabilità di appropriarsi a loro giudizio di ogni altro
aspetto sociale.

3. Un concetto di educazione

Il concetto di educazione ha una dimensione individuale, espressa nell’apprendimento,


una dimensione collettiva, sociale, realizzata nella trasmissione di cultura, e
una dimensione istituzionale, costituita dall’organizzazione dell’insegnamento.
Essa è stata presentata in termine di acquisizione di comportamenti imitati da quelli esistenti ed
esibiti nel mondo adulto;
è apparsa come la riproduzione di un universo di esperienze compiute dalla società attraverso la sua
storia;
la si è caratterizzata come l’istituzione, l’organizzazione intenzionale , dell’attività di trasmissione
culturale.
Non si può negare l’innovatività, la creatività umana che da luogo alle scoperte scientifiche, alle
creazioni artistiche e filosofiche, alle invenzioni tecniche.
Quando si parla di apprendimento come di un’acquisizione di comportamenti nuovi in funzione
della sopravvivenza, la novità dei comportamenti non implica semplicemente l’imitazione di quelli
esibiti dagli adulti.
La trasmissione di cultura attraverso cui la società raccomanda ai nuovi suoi membri implica che fra
le abilità da essa tramandate sia dominante quella generale di sfruttare le conoscenze e le abilità
particolari per realizzare quelle prospettive in presenza di sempre nuove situazioni che la vita
prepara e richiede di affrontare.
L’insegnamento reagisce stimolando all’allievo ad apprendere ogni altro contenuto utile,
realizzando in forme autonome e responsabili, ogni ulteriore scelta culturale.
La Natura dell’Educazione è un aspetto Essenziale della Natura Umana:
L’Educazione è la garanzia di sopravvivenza della specie .
Essa assume la complessità e la potenza necessaria a realizzare e sviluppare le potenzialità di
sopravvivenza dell’umanità nel mondo.
Questa sua rilevanza è poco riconosciuta nella storia della cultura occidentale.
L’educazione rivela il suo ruolo soltanto gradualmente.
Al pensiero filosofico spetta il merito di aver elaborato due problematiche che riflettono i due
aspetti fondamentali che l’educazione in atto presenta: quella del Processo Educativo e quella del
Rapporto Educativo.

4. Il Rapporto Educativo

Il Rapporto Educativo è quello più presente alla coscienza comune.


Esso è identificato con il rapporto fra insegnante e alunno;
in realtà esso si riproduce in un orizzonte molto più ampio.
La condizione fondamentale della sua realizzazione è una Asimmetria Culturale fra due individui,
uno dei quali abbia interesse a entrare in possesso di qualche aspetto della cultura dell’altro; quello
che viene a trovarsi nel punto più “alto” del rapporto asimmetrico diventa l’Insegnante, l’altro, nel
punto più, “basso” e diventa l’Allievo.
La relazione Asimmetrica può essere determinata dalla differenza di età dei due soggetti che la
istituiscono; è evidente quando l’insegnante ha per allievo un bambino come nella scuola
dell’obbligo., in cui si deve trasmettere la cultura di base.
L’Asimmetria è ugualmente chiara nella scuola secondaria in cui vengono trasmessi aspetti
specialistici della cultura; nel rapporto educativo scolastico l’asimmetria è strutturale, è inerente al
divario fra generazioni.
Fuori della scuola l’asimmetria è limitata e provvisoria, nei casi più semplici c’è chi ha bisogno di
un’informazione e di chi ce l’ha, qualunque sia il grado di livello culturale, o quando uno è
detentore di una tecnica e si trova a dar lezione sul suo uso a persone esperte in altri campi anche
più complessi e specializzati di quelli; qualsiasi conferenziere specializzato in un campo della
cultura può essere insegnante provvisorio di un pubblico formato da persone esperte in altri campi.
Abbiamo casi di adulti di varia origine culturale, ma privi di una formazione generale di base che la
richiedono a un gruppo di docenti professionisti, è il caso delle università popolari o della terza età.
Poiché nelle odierne società avanzate interventi intesi a ridurre nei loro membri asimmetrie
culturali possono verificarsi, si è diffuso il concetto di educazione permanente.
Il rapporto educativo è un tipo di comunicazione fra due soggetti che richiede che ambedue vi
abbiano interesse; se uno lo perde la comunicazione si interrompe, anche se può continuar, il
soggetto non più interessato non vi partecipa e l’azione comunicativa resta nulla.
L’insegnante dispone di mezzi disciplinari per obbligare i suoi allievi a prestare attenzione alla
lezione; questo accade perché la scuola è una situazione educativa istituzionale: l’insegnante è
tenuto a fare lezione ad ogni costo, e gli alunni sono tenuti a riceverla
Quando si parla di “rapporto educativo” si ha presente soprattutto questa situazione.
L’insegnante può veder fallito il rapporto educativo con gli allievi; dipende dalla loro disponibilità
ad apprendere da lui, che tendono a ridurla o a rimuoverla con ogni specie di esperienza.
Si entra nella tematica pedagogica del processo educativo.

5. Processo educativo

Riguarda lo sviluppo dell’educazione di un individuo in tutta l’età educativa. Durante la quale


sviluppa le capacità percettive, intellettive e le reazioni emotive.
L’apprendimento risponde a un bisogno costitutivo, intrinseco nell’essere umano.
L’apprendere è qualcosa che sul piano psichico è l’equivalente del respirare o digerire su quello
fisiologico: è impossibile per l’essere umano rinunciare ad apprendere.
Il processo educativo si delinea così come il processo naturale di apprendimento proprio dell’essere
in età evoluta. Lo costatiamo in tutte le attività del neo nato, infante , bambino, e in particolare nel
gioco, che è il modo elettivo di apprendere fino a una certa età; ma anche dopo nell’adolescenza,
attraverso le innumerevoli attività che intraprendono da soli o con i loro pari, attivate dai propri
interessi e “bisogni”; sono bisogni di stima, di accettazione, di affetto, di affermazione, ecc.
Essi richiedono di essere soddisfatti dagli apporti dell’ambiente sociale.
L’essere che non trova questa soddisfazione va incontro a frustrazioni; in caso contrario si trova ad
essere gratificato dal suo ambiente.
Gli interessi sono condizionati dalla cultura del gruppo sociale a cui il soggetto appartiene: in un
ambiente di musicisti, nel quale le persone siano valutate in base alla loro competenza musicale, un
giovane bisognoso di stima potrà sviluppare un interesse per la musica,; ma potrà interessarsi ad
affermazioni atletiche in un ambiente sportivo e così via.
Possono essere anche scelti in contrapposizione all’ambiente, per soddisfare un bisogno di
affermazione personale a compensazione di frustrazioni subite in quello;
persone quindi che coltivano il medesimo interesse possono essere spinte da bisogni assai differenti.

6. La Libertà dell’Educando

In ogni classe scolastica ogni alunno mostra interessi dipendenti da dinamiche profonde difficili da
riconoscere da parte degli insegnanti non esperti.
Le motivazioni traducono in linguaggio psicologico un carattere di ogni forma di quel
comportamento che i filosofi e i pedagogisti hanno chiamato”spontaneità”.
La spontaneità dell’attività infantile è stata la prima forma assunta dal concetto di libertà
dell’educando.
Plutarco affermava che l’educando non è un recipiente da riempire ma una fiaccola da accendere.
La libertà di scelta della persona, con la connessa responsabilità, è un principio di cui la libertà
dell’educando è un evidente verità già dimostrata: l’insegnante no può negarlo anche se lo trascura
largamente; e ciò accade anche nei rapporti sociali tra persone.
Ogni essere umano impegnato nel processo vitale dell’apprendimento affronta in forza di
motivazioni spontanee le esperienze che gli si presentano, scegliendo nell’ambito di ogni una i
comportamenti che gli sembrano più rispondenti ai suoi interessi, più atti a gratificare i suoi bisogni.
La libertà che caratterizza il processo educativo è la sua condizione necessaria e al di fuori di essa
l’apprendimento è inconcepibile.

7. L’Esperienza

Il processo dell’apprendimento si sviluppa in una serie di Esperienze; tutto ciò di cui prendiamo atto
in ogni momento della nostra vita quotidiana: stati d’animo. Ricordi, sensazioni fisiche isolate,
percezioni di oggetti, di parole, di atti nostri o altrui, di avvenimenti.
Le nostre esperienze riguardano direttamente l’ambiente i cui viviamo, oppure direttamente noi
stessi, come gli stati d’animo, quanto ai ricordi, valgono le medesime osservazioni: si riferiscono a
tutte le Esperienze esteriori e interiori passate, e quindi all’ambiente.
Le sensazioni fisiche riguardano il nostro corpo; l’esperienza è sempre l’esito di uno stretto rapporto
fra organismo e ambiente.
Dal punto di vista scientifico l’organismo senza un ambiente non potrebbe esistere, per questo si
deve poterlo utilizzare orientandosi e muovendosi in esso.
L’Esperienza riassume in sé tutto il processo educativo individuale dell’apprendimento, im quanto
apprendere non è altro che “fare esperienza”
il processo educativo è lo svolgersi costante dell’esperienza attraverso la quale l’individuo apprende
quanto gli è necessario per stare al mondo; è caratterizzato da una condizione di libertà, senza la
quale non potrebbe aver luogo, e l’individuo non avrebbe modo di esistere.

Seguono: Cap. 8. Il ruolo dell’educando; Cap. 9. Il ruolo dell’educatore; Cap. 10. La


complesità sociale della classe scolastica; Cap. 11. Individualizzazione e socializzazione;
Cap. 12. Il curricolo; Cap. 13. Valori e finalità educative; Cap. 14. educazione e istruzione;
Cap. 15. Fini dell’insegnamte e finalità della società; Cap. 16. La libertà come assoluto
pedagogico.

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