Sei sulla pagina 1di 1

Il Canto Gregoriano nasce postumo al repertorio Greco, fino a qualche decennio fa se ne attribuiva

il nome al Papa Gregorio ma lui nasce in realtà dopo, il nome era solo in omaggio a lui.
Dopo il IX° X° sec. si usa questo nome e il repertorio viene unificato con una grande varietà di
scuole di canto con in comune il Testo Liturgico.
Il Canto Gregoriano detto anche Canto Franco Romano, perché unione di queste due tradizioni,
arriva a noi in modo assolutamente diatonico, non più con i quarti di tono finché non si arriverà alla
notazione quadrata scritta sul pentagramma di 4 righe , scrittura già analoga alla nostra.
Si utilizzavano inflessioni Diatoniche che legavano al quarto di tono e veniva considerato un
impoverimento, perché si perdono molti aspetti che il cantore poteva prendere dai Maestri.
Il Canto Gregoriano si muove nell’ambito di 8 Modi diversi a coppie: Modo di RE - di MI - di
SOL- le cosi dette Finalis di questi 8 modi saranno RE – MI – SOL.
Ogni Modo ha un Modo Autentico e un Modo Plagale, stessi Finalis ma con estensione diversa,
più Grave.; di base il concetto è simile a quello Greco unendo i 2 Tetracordi o si sposta il superiore
in quello inferiore creando un Modo Ipo.
Si chiamavano Il Modo di RE Protus, il MI Deuterus, il SOL Tritus e il FA Tetradibus.
Boezio introdusse l’uso dell’alfabeto latino per indicare le note, avevamo quindi LA= A, SI= B, ecc.
Ma chi cambiò furono poi i teorici successivi, con il trattato L’Alia Musica di Anonimo, che
mescola i nomi.
Questi 8 modi nascono dai Bizantini con gli 8 Echos, ma viene fissato attorno al IX°, X° sec. Nei
Canti Gregoriani.
In questi secoli iniziano a comparire i Neumi per la scrittura musicale che ci porterà a quella
attuale.
Prima si pensava non fosse possibile scriverla ( IV° V° sec), inizialmente si scrivevano dei segni
indicativamente come pro memoria senza altezze, bisognava già sapere a memoria cosa si andava a
cantare, poi poco a poco si fissavano in altezze diverse.
Con i Neumi si parla di notazione, in Campo Aperto senza linee pentagrammate, poi appare un solo
rigo nelle notazioni Metese ( di Metz ), abbiamo esempi nel XII° sec.
Fu il famoso monaco Guido D’Arezzo a fissare i nomi delle note e anche se non lo inventa lui il
Pentagramma comunque ne consiglia l’uso.

Potrebbero piacerti anche