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M-PED/01
CFU: 12
Ognuno di noi è interprete di sé, dell’altro, di ciò che accade, nell’ambito lavorativo. La
neutralità valutativa è impossibile, ognuno di noi è figlio della sua storia e con quella storia
interpreta il reale.
Avere competenza di sé è necessario, bisogna controllarsi. La Pedagogia è una scienza autonoma,
ma ovviamente le psicologie e le sociologie sono punti di riferimento importanti, sono le due lenti
principale degli occhiali.
Ogge琀�ività relazionale: nello stare insieme. Ciascuno di noi è l’interprete del suo ruolo. Ognuno è
un mondo a sé, a metà strada tra le aspe琀�ative del ruolo e l’interpretazione del ruolo.
Ognuno è insegnante ed educatore in forma diversa, perché ognuno è titolare di sé stesso e
l’ogge琀�ività relazionale è dovuta all’impossibilità della neutralità valutativa.
L’estensione della pedagogia: la pedagogia non è solo la scienza d’infanzia. Ha vasti interessi
educativi, l’educazione è un processo che a琀�raversa tu琀�a la vita di una persona, in nessun
momento si può esimere dall’educazione e dall’autoeducazione. È un processo longlife
permanente così come la formazione, è una formazione permanente. Non c’è interruzione. Nella
psicoanalisi si parla anche di io prenatale. Nasciamo già con qualche conoscenza, la madre
dialoga con il bambino, la presenza del compagno per la madre, al momento della nascita il
bambino ha già un pezze琀�o di storia. 甀먀indi pedagogia è sì scienza dell’infanzia, ma oggi ha
un’estensione tanto quanto la vita di ciascuno di noi, dalla nascita alla morte.
Le articolazioni della pedagogia: oggi è più corre琀�o parlare di pedagogie. Il termine pedagogia
al singolare lo conserviamo, ma dovremmo parlare di pedagogie.
C’è l’educazione familiare, c’è la dida琀�ica, c’è l’online e le tecnologie, le pedagogie speciali. Ci
sono tante diverse denominazioni. Ogni branca della pedagogia si compone di più teorie
sincroniche tra di loro.
“Prima definizione” del sapere pedagogico: la prima definizione è quella che a琀�ualmente
presumiamo essere la pedagogia. Il primo argomento descrive una storia, un processo. La filosofia
greca nasce nel 600 a.C. e i primi filosofi si occupavano dell’educazione anche se c’è sempre stata
una pedagogia implicita. In questa prima definizione si fa enfasi sulla praticità, la pedagogia è da
sempre teoria per la prassi. Il pedagogista o昀쬀re strumenti per le azioni educative, strumenti
pratici ed operativi. La pedagogia non è astra琀�a.
L’apporto della linguistica: la linguistica è la disciplina che studia i linguaggi e studia i codici
linguistici, la pedagogia è quel codice linguistico che ha a che fare con l’educazione. La pedagogia
è la teorizzazione dei fa琀�i educativi, il pensiero è accompagnato da sentimenti ed emozioni che
rinviano al canale non verbale. Il pensiero rinvia ai codici linguistici, i sentimenti e le emozioni ai
codici extra-linguistici. La pedagogia dovrebbe me琀�ere assieme codici linguistici e codici extra-
linguistici.
Pedagogia come scienza umana pratica autonoma e teoria per la pratica. La pedagogia è quel
particolare codice linguistico che sul versante di una pedagogia come teoria per la pratica, come
scienza pratica, interpreta diagnosi e orienta perché c’è la libertà dell’educando e dell’educatore.
Orienta prognosi a partire dalla diagnosi, è la terapia ovvero quali accorgimento devo me琀�ere in
a琀�o per a昀쬀rontare al meglio l’educazione.
L’educazione è un processo che inizia prima della nascita e finisce con la morte, è un processo
continuo, longlife.
La pedagogia è una scienza umana pratica e autonoma, il fondamento della disciplina è di essere
una teoria per la pratica, la pratica è l’educazione ed è un processo permanente, a cui alla base
stanno le persone (pensieri ed emozioni = codice linguistico ed extra-linguistico).
La pedagogia è un codice linguistico che ha il compito di realizzare la sinergia tra codici
linguistici ed extra-linguistici.
Evoluzione del conce琀o di pedagogia: la pedagogia è una scienza umana pratica autonoma.
L’educazione è un gioco continuo tra exducere ed inducere, influenza ambientali. Bisogna rifarsi
alla storia della disciplina, pedagogia ed educazione si sono evolute nel tempo.
La pedagogia e l’educazione sono passati a琀�raverso 3 fasi (de琀�o da Marrou e Laeng), anche se
queste tre fasi non sono cronologicamente sovrapponibili, sono evoluzioni dispari fra loro cioè
temporalmente sono non sovrapponibili ma sconnesse tra di loro.
1. Pedagogia come arte: copre milioni di anni, bisogni di educare i più grandi. Fino al 600
a.C. era un pensiero grezzo, ingenuo, non evoluto, non ra昀쬀inato, privo di categorie. Primi
gra昀쬀iti sulle caverne, arte come prodo琀�o originale, creativo, non trasmissibile. L’uomo
delle caverne ma anche le culture passate educavano, ma non avevano a monte un sapere
codificato.
2. Pedagogia come filosofia o come filosofia applicata: dalla nascita della filosofia, madre di
tu琀�i i saperi, il primo sapere codificato è con i primi 3 filosofi Talete Anassimandro
Assimene poi Eraclito, fino alla triade fondamentale con Socrate/Platone/Aristotele. Si dà
un paradigma fondativo: è compito della filosofia dire cos’è la persona, cos’è il mondo,
come la persona conosce, qual è il destino della persona+ la pedagogia sarà una filosofia
applicata al fa琀�o educativo,
3. Pedagogia come scienza: con lo sviluppo della psicologia, che fissa i primi pale琀�i di una
pedagogia come scienza e che indica i mezzi.
La quarta fase è in itinere, poiché oggi la pedagogia si propone come una sorta di codice
linguistico applicato all’educazione.
Evoluzione del conce琀o di educazione: L’educazione è passata a琀�raverso 3 fasi che non
corrispondono a quelle della pedagogia, come già de琀�o.
1. Andragogia: l’adulto. L’idealtipo educativo del mondo classico greco era il filosofo, che a
35 anni poteva rivestire anche compiti statali. A Roma idem, ideale dell’avvocato. L’adulto
è al centro. Dal 1600 in poi entra in crisi il modello andragogico con Comenio.
2. Pedologia: il bambino. Inizia ad esserci il discorso sul bambino e sull’infanzia. Comenio,
Rousseau, Pestalozzi, sorelle Agazzi, Montessori+ Crisi con lo scoppio della 2° guerra
mondiale.
3. Educazione permanente: educazione longlife, per l’intero ciclo di vita della persona. Non
c’è genere e non c’è età per un’educazione permanente
Per una prima definizione dell’educazione: di昀쬀icile nesso tra pedagogia ed educazione, cioè
tra il tentativo di fissare e dare rigore in termini scientifici (pedagogia) e tra un evento dinamico
(educazione). Oggi la società è dinamica, in continua evoluzione.
Circolarità: è un processo lineare, circolare, una ricorsività continua e non causa-e昀쬀e琀�o. La
circolarità è continuamente sogge琀�a a modifiche e imprevisti.
- L’educazione è il “nome complessivo” di tu琀�e le a琀�ività educative storicamente determinate, di
cui le principali sono 5: informazione, istruzione, educazione in senso stre琀�o, formazione,
insegnamento. 甀먀este 5 a琀�ività si sviluppano in un rapporto interpersonale, tramite la
comunicazione, verbale e non, si creano relazioni e dunque l’educazione.
La crisi dei giovani e l’eclissi dell’adultità: pedagogia come avamposto scientifico della
cultura nella sua totalità, è una faccia della cultura. Rapporto tra comunicazione e manipolazione.
LEZIONE 7 L’EDUCAZIONE COME RELAZIONE EDUCATIVA
L’aspe琀o statico del rapporto educativo: L’aspe琀�o statico è la forma del rapporto educativo.
Ci sono 2 enunciati teorici fondamentali:
1. L’educazione è funzione, è funzionale, è la conseguenza dell’ambiente e delle persone
coinvolte. Ha una stru琀�ura tridimensionale: almeno 1 educatore, almeno 1 educando, in
un ambiente cara琀�erizzato da uno spazio e da un tempo.
Se manca anche solo una di queste tre dimensioni scompare la pedagogia.
L’aspe琀o dinamico del rapporto educativo: L’aspe琀�o dinamico è la sostanza del rapporto
educativo. L’educazione è dinamica perché è un processo storico, ed è dinamico perché
scaturiscono infiniti rapporti educativi.
Molteplici rapporti educativi, che tendono pressoché all’infinito.
La pedagogia suddivide i rapporti in sistemi, es pedagogia familiare si occupa di rapporti in
famiglia, pedagogia speciale che si occupa dei bisogni speciali nelle disabilità, pedagogia
finalizzata all’apprendimento degli alunni è la dida琀�ica
La pedagogia come scienza: è una scienza planetaria, umana, pratica, autonoma. Ha un fine
che vuole perseguire.
L’educazione ha le sue radici a partire da quella greca, e fonda:
- la storia della pedagogia e la pedagogia stessa: tu琀�e le pedagogie, sono i nostri retroterra che
possono essere consapevoli oppure no.
- la filosofia dell’educazione: la pedagogia si interfaccia con le filosofie, le idee di fondo
- la comunicazione: l’educazione è un processo di dentro/fuori; il dentro è la comunicazione,
verbale o no, tra i singoli educandi, tra i singoli educatori, nella relazione educativa.
C’è la non-neutralità della scienza, perché ha sempre a che fare con noi, la neutralità è
impossibile, e piu琀�osto la ricerca dell’ogge琀�ività relazionale.
La pedagogia invece fonda:
- la storia della pedagogia: non c’è scienza senza storia.
- la relazione educativa:
- le “altre” discipline: in modo ausiliario alla pedagogia
La pedagogia è una scienza perché ha un ogge琀�o di studio specifico, ovvero il rapporto educativo,
e si propone quale teoria (o metodo, ovvero modalità che serve per arrivare al fine) particolare
con cui studiare il rapporto, avvalendosi di modelli (Nagel li definisce come strumenti per
l’azione).
La pedagogia come scienza umana: studia il rapporto educativo che avviene tra le persone.
Il modello di Parsons: Parsons è un sociologo, studioso della metodologia della ricerca sociale. Il
suo modello è uno dei più accreditati. Noi dobbiamo osservare il rapporto educativo, che è un
rapporto empirico. Se fosse possibile la neutralità valutativa potremmo ingenuamente dire che
quando osservo un rapporto educativo lo descrivo così com’è, e quindi la descrizione sia un
censimento dell’evidenze osservate. Ma siccome ognuno di noi è un interprete di ciò che accade,
la descrizione del fa琀�o è come lo vedo io, non riproduco fedelmente la realtà esterna.
L’osservazione empirica non riproduce la realtà, Parsons citò lo psicologo Gesell che disse che
ogni osservatore è un osservatore partecipe. Parsons la chiamò “orientamento sele琀�ivo” cioè si
osservano solo le cose che pregiudizialmente si vogliono/devono osservare.
La Teoria: te – orao, dal greco, ovvero “ti vedo”. La teoria è il punto di vista. Ciò che ho scoperto
con la ricerca lo vado ad applicare nella teoria, poi posso anche scoprire che non funziona.
Bisogna fare dei tentativi su quel preciso rapporto educativo.
LEZIONE 10 LA PEDAGOGIA COME SCIENZA AUTONOMA
Prima Parte: Due esempi, uno dalla pedagogia familiare e l’altro dalla pedagogia scolastica.
Pedagogia Familiare: coppia siciliana, la famiglia di lui rifiuta lei e non si presenta al matrimonio,
lui per preservare il loro rapporto chiede il trasferimento (insegnante) e si trasferiscono in Molise.
Nasce la bambina, Sabrina. Fino ai 18 mesi ha uno sviluppo normale. La madre invece non sta
bene, sempre più in di昀쬀icoltà, un giorno quando il marito è a scuola tenta i suicidio tagliandosi le
vene, la bambina che dormiva si sveglia e la trova tu琀�a insanguinata. A 6 anni Sabrina ha un’età
mentale di 3. questo ritardo dipende da ciò che ha visto? Forse. Dobbiamo prendere in
considerazione tu琀�e le discipline e fare un indagine a tappeto: biologia, psicologia, ginecologia e
ostetricia.. per capire la storia e l’anamnesi di questa famiglia.
Seconda Parte: Esempio dalla pedagogia scolastica. Pierino frequenta la prima classe del liceo
scientifico, scuola scelta da lui. Non va bene alle materie scientifiche, quindi iniziano a farsi delle
domande.
Le discipline di supporto che abbiamo preso in considerazione nel primo caso (ostetricia,
ginecologia, biologia..) ha poco senso in questo caso.
La pedagogia è una scienza autonoma, ma non è né autarchica né autosu昀쬀iciente e non è
nemmeno una somma di discipline diverse. La pedagogia piu琀�osto si rivolge ad alcune discipline
in base alle necessità.
Es: il chirurgo non si me琀�e a fare le analisi del sangue, ma si a昀쬀ida al laboratorio analisi, il
chirurgo ha bisogno del parere del cardiologo o anestesista.. non può lavorare da solo. La
pedagogia si pone in posizione intermedia con, a vale ‘educazione, e a monte tante altre discipline
cui può avvalersi a seconda del rapporto educativo da studiare.
La praticità della pedagogia: compito della pedagogia è lavorare, far fatica a favore delle
persone, è una teoria per la pratica.
È una scienza pratica perché si pone come una teoria per la pratica che prima analizza (diagnosi)
e poi orienta (prognosi e terapia) i rapporti educativi. La pedagogia orienta e non prescrive, per
lasciare libera la creatività dell’educatore e dell’educando.
Diagnosi, Prognosi e Terapia sono 3 strumenti interconnessi tra loro.
È stata fa琀�a una distinzione tra:
- Idiografico: descrivo, specifico il particolare. Le scienze idiografiche sono scienze umane e
sociali, che hanno a cura la singolarità, all’individuo. La pedagogia è una scienza idiografica.
- Nomotetico: riferimento alle norme. Fisica, matematica, chimica.. sono scienze che descrivono
principi.
L’educazione come fatica e come impegno: nell’immaginario l’adulto deve fare fatica, deve
impegnarsi. L’adolescenza è cara琀�erizzata melanconia, paure di昀쬀use, pianti, tristezze, paura di
crescere, cambiamenti fisici. Il bambino piccolo, che impara a camminare, a parlare, che poi va a
scuola.. fa uno sforzo grandissimo. La vita è fatica ed impegno, crescere è faticoso.
- educare è saper porre domande adeguate (cioè pensare, scegliere le parole ada琀�e) e poter
ricevere risposte adeguate
- educare è esser testimoni dei valori di fatica e impegno. Educare è testimoniare.
- Per definizione l’educazione è l’insieme degli interventi a琀�i a favorire la crescita della persona
(crescita non intesa come bio-psichico, ma spirituale..).
- Ruolo ausiliare di alcune scienze, specialmente la psicologia.
- la persona è cara琀�erizzata da 3 aspe琀�i (sistema): a昀쬀e琀�ività, socialità ed intelligenza, in sinergia
con il corpo e con i vissuti della persona. 甀먀esti 3 aspe琀�i a volte sono sinergici, altre no.
Gli Assiomi: gli assiomi sono regole invarianti che valgono solitamente ovunque. È inconfutabile.
Meta – assioma è l’assioma per eccellenza, è l’assioma degli assiomi e dice “tu琀�o il
comportamento è comunicazione”, non c’è nulla del comportamento umano che non sia
comunicazione.
5 assiomi; validi anche singolarmente
1. impossibilità di non comunicare
2. comunicazione numerica e comunicazione analogica: come e in che modo comunichiamo,
il linguaggio può essere verbale e numerica (parole, numeri sono convenzioni
linguistiche..)o non verbale analogica (mimica, prossemica, sorriso..)
3. interdipendenza tra contenuto, contesto e relazione: tre aspe琀�i che indicano equilibrio
4. la punteggiatura della sequenza di eventi: la comunicazione è fa琀�a di vari momenti
comunicativi
5. interazione complementare e interazione simmetrica: complementari se ognuno si occupa
del proprio ambito es insegnante/allievo genitore/figlio. La simmetrica invece c’è parità tra
gli interlocutori
I livelli di percezione interpersonale: i livelli sono due, e possiamo considerarli come due
estremi di un intervallo:
1. penetrabilità
2. impenetrabilità
1 2
Gli stili educativi: dai livelli di percezione interpersonale discendono i 3 stili educativi:
1. conferma: dalla penetrabilità. Es Pierino ha preso un bel voto, e gli diciamo “bravo, bel
lavoro, continua così. È una modalità positiva.
2. rifiuto: dalla penetrabilità. Es Pierino ha preso 4, chiediamo cosa sia successo. È una
modalità positiva.
3. disconferma; dall’impenetrabilità. Ha una valenza negativa, è come dire “tu per me non
esisti, non mi interessa niente di te”. “non ne azzecchi una “, si rilega l’altro all’invisibilità.
La relazione educativa come sistema aperto e vivente: cara琀�erizzato dalla circolarità aperta
e reso possibile dalla comunicazione; c’è circolarità continua, ha a che fare con la storia, tu琀�e le
parti sono in connessione tra loro, le parti sono interfunzionali.
Esempio: La persona è un sistema di parti che si influenzano tra loro: es ho mal di denti: Non
dormo, ho mal di testa, la febbre, devo andare dal dentista+ tu琀�o il mio sistema è coinvolto.
I sistemi chiusi invece non sono aperti agli eventi della storia, non sono governati dal
cambiamento.
Esempio: Mi si scarica la ba琀�eria, valvole, pistoni e altri pezzi non ne risentono.
Il sistema formativo integrato persona – centrico: La competenza più prossima alla nostra
disciplina è andare a ritessere le discrepanze tra scuola e formazione professionale.
Il sistema formativo integrato ha assunto una prospe琀�iva sempre più ampia, non solo in base al
rapporto tra istruzione/formazione/occupazione ma con uno sguardo allargato anche all’aspe琀�o
dei processi impliciti ed espliciti di insegnamento.
La singola persona educanda, come la singola persona educatrice sono coinvolte:
- in un divenire continuo del rapporto educativo
- in una molteplicità di rapporti educativi
Proprio a causa del divenire continuo e della molteplicità c’è bisogno di un sistema formativo
integrato (SFI). Il SFI nasce come tentativo di “rincollare” e superare la distanza tra scuola e
formazione professionale, dove la scuola veniva messa al centro.
• Il SFI ha due visioni: scuola – centrico o persona – centrico. Non c’è un’istituzione al
centro, ma la persona.
• il SFI è la modalità di portare a sistema le varie agenzie educative in funzione della
personali
Il bisogno della formazione: Il pluralismo educativo richiede la pluralità delle teorie e degli
approcci pedagogici, in un gioco intera琀�ivo continuo perché la società si trasforma velocemente.
Per questo motivo c’è bisogno di una formazione di昀쬀erenziata per gli educatori e pedagogisti,
senza pregiudizi.
LEZIONE 18 CAMBIAMENTI CULTURALI E TRASFORMAZIONI SOCIALI: DALLE
PERSONE ALLE FAMIGLIE
L’Istituto Matrimoniale: a volte molte convivenze sono molto più stabili di matrimoni, ma è
indiscutibile che il matrimonio rappresenta la stabilità, l’aver convenuto di un rapporto che si è
deciso come stabile.
Matrimoni religiosi e civili sono in calo in Italia. Ci si sposa anche più tardi rispe琀�o al passato
(cause crisi dell’occupazione e allungamento della formazione, stagione della individualità e della
singletudine) per cui le prime nozze oggi sono di sposi di circa 30/32 anni.
Ci si sposa di più nel Sud Italia e nelle isole, ci si sposa di più in Campania e meno in Emilia
Romagna.
1 matrimonio su 3 è civile. Il 10% dei matrimoni, uno dei coniugi è alle seconde nozze. Nel 12.5%
delle celebrazioni uno degli sposi è straniero. Il regime patrimoniale che prevale è la separazione
dei beni. Sempre più numerose le coppie che scelgono la via della convivenza, per cui figli nati
fuori dal matrimonio sono intorno al 15%.
Indici di natalità e invecchiamento della popolazione: La natalità in Italia è la più bassa del
mondo, 1,20 – 1,29 figli per donna a fronte di una media europea di circa 1,50. Ciò non consente il
ricambio generazionale, siamo al figlio unico per famiglia e ciò ha ricadute anche su separazioni e
divorzi futuri (con un fratello o una sorella si impara a gestire spazi, tempi, anche a昀쬀e琀�o dei
genitori) e sulla cura dei genitori anziani in futuro.
Col figlio unico viene meno la dimensione di fraternità che è alla base della futura vita di coppia,
è una monade chiamata poi a ba琀�ersi in un altra monade+ manca l’esperienza preparatoria.
Oggi si invecchia sempre di più, si muore sempre più tardi. Una delle problematiche è il sistema
pensionistico, dovuto proprio alla mancanza di ricambio generazionale. Aumentano gli anziani
(+60 anni) e diminuisce quella dei giovani (fino a 20 anni). Oggi la popolazione è prevalentemente
vecchia, in Italia c’è il record mondiale per indice di vecchiaia, abbiamo anche la speranza di vita
più lunga dell’UE.
Tanti sono gli anziani che vivono in casa con badanti, la metà delle prescrizioni mediche
riguardano gli anziani, in aumento le case di riposo e questi sono fenomeni in aumento.
Le badanti spesso non sono formate, andrebbe prestata una cura pedagogica, civile, politica che
ad oggi ancora non c’è.
LEZIONE 21 SOCIETÀ’ E CULTURE: INDICATORI E PARAMETRI
Nuove emergenze e nuove sfide: la pedagogia è una teoria per la pratica, le emergenze sono
nuove sfide e la pedagogia si deve occupare dell’oggi.
Persone, famiglia, società, culture sono connesse fra loro, sono un processo di sistema.
Persone adulte che vivono ancora coi genitori, altri che sono usciti dalla famiglia d’origine e
vivono da soli pur avendo a昀쬀e琀�i ma in un tempo limitato.
Crescita della condizione omosessuale
L'eclissi del proge琀o: eclissi significa che una parte si oscura, tu琀�o è incentrato sull’oggi e sul
qui e ora, sul tu琀�o e subito, siamo portato al consumismo. In tu琀�o ciò i pedagogisti, gli educatori,
gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale, per governare l’oggi.
La pluralità della pedagogia: anche la pedagogia è passata da corpo singolare ad una pluralità.
In campo accademico, con 4 se琀�ori di riferimento e ulteriori so琀�o se琀�ori, dalla pedagogia
generale e sociale, poi la pedagogia delle famiglie, del lavoro, degli adulti, alla storia della
pedagogia, le琀�eratura per l’infanzia, dida琀�ica generale, dida琀�ica speciale per arrivare alla
pedagogia sperimentale. Nei 4 contenitori prevalentemente accademici ci sono vari approcci di
studi. Sono molteplici le pratiche educative.
Dalla pluralità educativa a quella pedagogica e viceversa
La pluralità in pedagogia: enfasi sulla pluralità IN pedagogia:
• educazione e cambiamento: la pluralità evidenzia il continuo cambiamento
dell’educazione. Una persona educata si impegna per la sua autonomia, non c’è un solo
modo per essere liberi da e liberi di, e ha rispe琀�o di sé, del proprio proge琀�o, e dell’altro.
• Oggi ci sono molteplici situazioni di vita, sono complesse; molte piene di pregiudizi
• Ogni realtà umana ha il suo linguaggio ed è una micro – lingua, quasi come se fosse
un’odierna ‘torre di Babele’.
La singletudine:
- l’Italia del ‘68 ad oggi;
- L’avvento della cultura del “provvisorio-confli琀�uale”: tu琀�o è provvisorio e tu琀�o è confli琀�o. Si
esalta l’immagine di questa realtà sopra琀�u琀�o dai mass media e dalle pubblicità, tu琀�o invecchia in
fre琀�a. Propagande di acquisto,
- la scelta della singletudine:
- l’eclissi della per-sona: la persona è il sogge琀�o che è aperto/a alla relazione con l’altro.
La singletudine rimanda ad una rappresentazione maggioritaria dell’ego
La paura dei legami stabili: questa paura oggi a琀�raversa molte persone, dagli adolescenti ai
giovani adulti fino alle generazioni successive.
Se adulti e famiglie avessero dato buona testimonianza, avessero incarnato che i legami stabili
sono possibili, sono belli, sereni sicuramente adolescenti, giovani adulti, adulti ect non avrebbero
così tanta paura dei legami stabili. Hanno dato invece ca琀�iva testimonianza. Poi, per non
coltivare questa paura bisognerebbe fidarci di noi e dell’altro, invece ci si chiede ‘perché fidarsi?’.
C’è il mito dell’esperienza a tu琀�i i costi e il trionfo dell’a琀�imo fuggente.
Inoltre è presente un’adolescenza prolungata e protra琀�a: se in adolescenza si entrava 12/13 anni,
ora molto prima.. 10/11 anni. Ma quando si esce dall’adolescenza? Bloss dice che si entra in
adolescenza molto prima, ma non sappiamo quando si esce dall’adolescenza. 30 anni? Si è tu琀�o
protra琀�o, e Oswood dice che in fondo si è finalmente adulti quando abbiamo le 3 famose
autonomie: a昀쬀e琀�iva, economica.. c’è voglia di libertà ma il dover permanere nel nucleo familiare
oltremisura, quindi a volte c’è anche impossibilità di legami stabili.
LEZIONE 25 PERSONE, FAMIGLIE E SOCIETÀ: UN RAPPORTO DA RICOSTRUIRE
Il principio di realtà degli eventi educativi: Una persona è sana quando è guidata dal
principio di realtà, quando nella quotidianità cammina coi piedi per terra. Il principio di realtà
che governa l’educazione che non possiamo non prendere a琀�o, della pluralità degli eventi
educativi.
C’è poi l’antiglobalizzazione: oggi si parla di globalizzazione, di mercato globale, di “villaggio
globale” ma il discorso va articolati. Esiste la globalizzazione, delle banche o delle economie,
apparentemente vogliamo assomigliarci tu琀�i (la comunicazione dei mass media hanno
contribuito a ciò). Il villaggio globale è fa琀�o di capanne molto diverse tra loro, dai gra琀�acieli alle
palme intrecciate. Sono molte le diversità, le disparità, quindi sì esiste il villaggio globale
Il lento approdo ad una pedagogia plurale: bisogna tendere ad una pedagogia plurale, che
discende dalle trasformazioni sociali e culturali di cui abbiamo parlato. Moltiplicazione dei punti
di vista pedagogici che tu琀�i insieme rappresentano la pedagogia contemporanea. Trasformazioni
sociali e culturali diverse, da paese a Paese e a volte all’interno nello stesso paese.
Alcuni esempi: esistono persone, giovani e anziani diversi tra loro, anche per categorie,
asiatici/europei, ricchi/poveri, poi esistono le famiglie, almeno i 15 modelli di cui abbiamo parlato,
esistono diverse etnie religiose.
L’educazione a琀�iene alla persona, la formazione a琀�iene ai diversi ruoli della persona. Educazione
e formazione si richiamano a vicenda, come 2 facce della stessa medaglia.
L’apertura alla speranza: obie琀�ivo per cui lavora la pedagogia è la speranza, è la scienza profetica
per ieri, l’oggi e il domani. La l’obie琀�ivo di migliorare i rapporti educativi, le persone, le società, le
istituzioni. La speranza è l’obie琀�ivo della pedagogia. La speranza del domani è una certezza,
confermata dalla storia, dalla cultura, la speranza in una vita migliore, nel miglioramento
dell’educazione.
LEZIONE 27 e 28
PAGINE SCELTE, LETTURA E COMMENTO (DALLA PEDAGOGIA ALL’EDUCAZIONE)
Si inizia a prendere in esame il testo “La Bo琀�ega dei genitori” scri琀�o dal professore nel 2016.
Sintetizza i suoi studi a riguardo delle famiglie e delle relazioni educative, con un occhio alla
società che è in velocissima trasformazione.
Essere genitori è la sintesi di 2 processi: l’essere padre e madre. La genitorialità è il risultato di
essere persone + adulto + padre/madre DUNQUE genitore. Le tre istanze (persona, adulto,
padre/madre) influenzano la genitorialità e sono sogge琀�e a cambiamento.
“La Bo琀�ega”: si chiama così perché si troverà di tu琀�o di più, sena trascurare alcun aspe琀�o perché
il compito di un pedagogista serio, rigoroso, a琀�ento che ragiona sulla contemporaneità. Il
pedagogista lavora sull’interezza della storia, che compone la realtà. Bo琀�ega perché sa di
artigiani e di creatività, luoghi piccoli, antichi, a昀쬀ascinanti, accoglienti.
La famiglia è il luogo degli a昀쬀e琀�i, talvolta del dolore, della fedeltà ad un proge琀�o più grande delle
singole persone che lo compongono.
Il libro è composto da una premessa, da un’introduzione del prof Stramaglia, poi 2 parti del testo
e le conclusioni (3). il libro è scri琀�o per tu琀�i, con scopo divulgativo. I capitoli verranno spiegati
nelle prossime lezioni.
Le ragioni del titolo del libro: ci sono 4 ragioni, in crescita tra loro.
- non esistono ca琀�ivi genitori: è di昀쬀icile che i genitori siano intenzionalmente ca琀�ivi, che scelgono
di comportarsi in maniera sbagliata verso i propri figli, esistono piu琀�osto genitori pasticcioni. I
genitori non vanno mai colpevolizzati, fanno male, ma fanno quel che possono, e dicendo loro che
non sono bravi cosa o琀�eniamo? Li facciamo sentire peggio, e ci innalziamo a superiori rispe琀�o a
loro. E non abbiamo instaurato con loro quell’alleanza che serve per farli crescere e cambiare.
Tu琀�i i genitori hanno paura di non farcela e di non essere capace. La colpevolizzazione è sempre
inopportuna.
- i genitori come “artigiani del bricolage”: già le琀�o nella lezione precedente cosa è una bo琀�ega.
Sono artigiani del bricolage, creativi,
- la “bo琀�ega dei genitori”:
- la formazione dei genitori: dobbiamo incrementare la formazione, sia etero che auto
E’ l’approdo di un percorso progressivo che nasce da lontano, da prima della nostra nascita e
termina solo con la nostra morte. Si diventa, da prima della nascita su due versanti:
- il primo la M. Klein che dice che il bambino quando nasce non è tabula rasa, ha già un
imprinting che dipende dal dialogo che la madre ha stabilito con lui fin dal concepimento
- perché è immerso in una serie di aspe琀�ative dei genitori/nonni.. in una cultura familiare che
influenza la potenzialità del poter diventare genitori.
- Genitori in Potenza e Genitori in A琀�o: in potenza quando si pensa di diventare genitori, in a琀�o
quando lo diventiamo davvero. È tu琀�o legato ad una scelta, mai semplice, a琀�raversata da
sentimenti, emozioni, .giudizi, pensieri+ dall’esperienza. Non si nasce genitori in a琀�o ma in
potenza, ovvero a昀쬀e琀�ivamente/culturalmente/biologicamente pronti a diventarlo.
- La genitorialità è influenzata dalla nostra nascita, la nostra infanzia, la gravidanza della nostra
madre, dai genitori che abbiamo avuto, dai nonni/parenti con cui siamo cresciuti o che ci sono
stati raccontati, dalla nostra casa, dal compagno che abbiamo scelto, dall’educazione ricevuta, da
come percepiamo il proprio genere/sessualità. Si proie琀�ano tu琀�i inevitabilmente sui figli, e che i
figli siano una decisione.
La storia delle storie: Nessuno di noi nasce nel vuoto, ma in un ambiente pieno di storie e di
significati. Es figli che nascono dopo la morte di un figlio, un’adozione che arriva dopo anni di
tentativi e dolore.
• La storia delle storie nel senso di andare dalla nascita all’indietro, con un copione “trans –
generazionale”. (Hellinger)
• la famiglia è un luogo di de琀�i e di non de琀�i di gesti e di parole, di memorie e
interpretazioni, di conscio e inconscio: Richter, in un testo della metà degli anni 70,
“genitori figli e nevrosi” dove si me琀�e in luce il rapporto tra il padre e il figlio
maschio/figlia femmina, e anche la madre col figlio maschio/figlia femmina. Il figlio
maschio apprende il conscio del padre ma eredita l’inconscio materno così come la
femmina apprende il conscio della madre ma eredita l’inconscio paterno =
complessificazione che ci consente di me琀�ere di nuovo in evidenza il fa琀�o che me琀�ere al
mondo un figlio non è banale. Nel gioco di conscio – inconscio è importante scegliere il
partner
• la pseudo – decisione dei figli: Bern ci dice che non sono decisioni, ma pseudo decisioni,
sono fru琀�o del “copione”
• la ri – decisione e l’approdo all’autonomia: nel copione noi ci sediamo e imitiamo la
decisione presa da altri, invece la ri – decisione ci perme琀�e di essere autentici, decidiamo
di uscire dal copione ed essere autonomi (originali).
I genitori come ‘cibo’ ovvero la ‘sintesi clorofilliana’: ovvero come nutrimento e come luce
per i propri figli.
I genitori come cibo buono (su昀쬀iciente) o ca琀�ivo (scarso): se il cibo è buono, su昀쬀iciente, i
figli crescono bene. Se il cibo è ca琀�ivo, pasticciato, scarso i figli non crescono
adeguatamente. Sono importanti il tempo e la competenza. Il tempo può essere di
quantità, ovvero il tempo ogge琀�ivo, e di qualità, ovvero come trascorriamo quel tempo.
dal cibo alla digestione – decisione del sé:
il figlio come sintesi clorofilliana della luce dei genitori : la luce consente alla natura di
svilupparsi bene, le piante hanno bisogno della luce che consente la sintesi clorofilliana
per cui si cresce e con i giusti colori, è ciò che fanno anche i genitori.
L’altro è sempre altro da noi: a volte si confonde l’educazione con i copioni di personalità,
come se l’educazione tendesse a costruire persone – tipo o macro categorie (come era successo
nel ‘68 quando la generazione aveva persona tu琀�a la fiducia nelle istituzioni, nella politica, nella
religione, nella scuola che annientava l’unicità degli alunni) .
甀먀ando succede ciò vuol dire che l’educazione è venuta meno al suo obie琀�ivo fondamentale,
quello di me琀�ere in risalto l’unicità e la singolarità di ogni persona, di renderle libere
dall’oppressione dei copioni. Ogni persona è unica e singolare. L’educazione deve incrementare,
perfezionare l’unicità della persona, l’altro è sempre Altro da noi e dobbiamo vedere l’altro nella
sua interezza e unicità.
Il ‘copione’: Dell’analisi transazionale se ne sono occupati Bern (il fondatore) e poi altri famosi
studiosi. Il copione per Berne è uno scri琀�o di a琀�ese dei genitori nei riguardi dei figli, il copione
pesa sulle spalle dei figli. Però non consente la libertà, l’autonomia, l’originalità del figlio, limita la
libertà. Il copione è una sorta di piano di vita cui i figli dovrebbero conformarsi (gabbia). È la
raccomandazione del “sii perfe琀�o”.
C’è anche l’anti copione, che è il copione di opposizione. Un ragazzo studiosissimo poi non studia
più, un ragazzo bravissimo poi si droga. Non sono scelte di autonomia e libertà ma sono astuzie
della ragione, si pensa di essere usciti dal copione ma in realtà vi si è ancora più invischiati
facendo l’opposto.
Berne configura la statica della personalità di ciascuno di noi a琀�raverso 3 cerchi: genitore –
adulto – bambino, che rappresenta il 100%. ciascuna di queste sfere occupa uno spazio psichico,
relazionale del 33,33% periodico. Li definisce stato dell’Io, l’Io ha lo stato genitore, lo stato adulto
e quello bambino.
Ci sono due processi, la contaminazione e l’esclusione. La persona contaminata in uno o più stati
dell’io o con uno stato dell’io escluso vive male, si relaziona male, è quando una parte del
bambino mangia una parte dell’adulto una parte del genitore è cresciuta troppo e si mangia una
parte dell’adulto. Nelle condo琀�e psicologiche avviene ad esempio nell’isteria, in un genitore che si
mangia una parte dell'adulto è la nevrosi, l’io adulto escluso è la psicosi. Compito dell’educazione
è operare nel superamento di tu琀�i i possibili copioni trans generazionali e o昀쬀rirci 3 stati dell’io
perfe琀�amente funzionanti, paritari fra loro, con medesimo peso e medesima capacità di
funzionare.
Il bambino è il luogo delle emozioni, dei sentimento. Il genitore è il luogo dei giudizi e pregiudizi,
l’adulto è il luogo dei nostri pensieri.
Diagramma della scelta: si parte dal bambino, parte più intima e profonda, poi del genitore e
infine l’adulto che appesantito, ma mai distra琀�o dalle sue emozioni e dai suoi giudizi poi a昀쬀ronta
la realtà a fronte di quel principio di realtà secondo cui l’incontro tra sé e l’altro è positivo.
I 3 stati dell’io sono stre琀�i tra due paradigmi: ordini e ingiunzioni. Le ingiunzioni sono molteplici
ed è quello che Berne ha ricavato dalla sua psicoterapia. Il copione è un sistema di non de琀�i, di
archite琀�ure nascoste e inconsce e anche l'ingiunzione sono paradigmi in cui la persona è
ingabbiata, talvolta possono sfociare nel suicidio.
5 ordini individuati: compiacere, perfezione, forza, a昀쬀anno,
Accanto alle ingiunzioni e agli ordini, c’è il permesso. Il permesso fa saltare il copione, è un
antidoto al copione, rispe琀�o vuol dire guardare.
Educare i figli alla libertà: la famiglia è il primo contesto in cui è inserito un individuo fin dalla
nascita, è un sistema complesso dove più so琀�osistemi coabitano tra loro a volte in modo pacifico
e a volte confli琀�uale (tu琀�’oggi specialmente). La famiglia ha vari so琀�osistemi: la coppia
coniugale, coniugi nel loro ruolo genitoriale, gen
itori/figli con ulteriore so琀�osistema rappresentato dalla relazione di ciascun figlio con ciascun
genitore, relazione tra fratelli.
Ciascun so琀�osistema rimanda a ulteriori so琀�o – so琀�osistemi e ciascuno ha un andamento
dinamico. C’è compenetrazione tra il sistema familiare e tu琀�e le possibili relazioni educative che
vi accadono.
Educare i figli alla libertà, “genitori migliori per bambini più liberi”. Se il fine è educare i figli alla
libertà, il mezzo per raggiungere questo obie琀�ivo è poter disporre di genitori migliori.
• Educare alla libertà sin dalla nascita: non si improvvisa, è un divenire lento da quando il
bambino tenta la sua autonomia, lasciare i bambini lo spazio di prova (anche se si me琀�e il
pigiama al contrario senza intervenire perché il messaggio che si passa è “non si fare, sei
piccolo, se non ci fossi io..”) se non si lascia lo spazio di provare sto implicitamente
chiedendo di essere perfe琀�o. Dopo un po' che prova lo si aiuta, ma non ci si sostituisce a
lui nel compiere questi a琀�i. [e oggi, nella società liquida cara琀�erizzata da relazioni deboli,
essere liberi è una sfida].
• la proposta di Montessori: tu琀�a la sua proposta ruota a琀�orno all’educazione e alla libertà,
l’educando va bloccato solo se si sta facendo molto male
• i figli sono fa琀�i per volare via dalla propria famiglia di origine: non devono morire sulle
proprie radici
• i figli non vanno tra琀�enuti: no alla simbiosi, che spesso avviene nelle famiglie separate con
un figlio nei confronti di un genitore (studiata in particolare da Dolto)
L’a琀uale ‘spaesamento’ dei figli di oggi: nella situazione a琀�uale piu琀�osto che la libertà c’è lo
spaesamento. Abbiamo perso la bussola, non siamo orientati, vaghiamo a vuoto. Chi sono – cosa
voglio fare nella vita – dove voglio andare è il centro di noi.
Lo spaesamento dei minori di oggi è fru琀�o dello spaesamento degli adulti, è un e昀쬀e琀�o. La società
odierna è una sorta di torre di Babele, gli adulti appaiono sempre più invisibili, stre琀�i tra due
paure: quella di invecchiare e quella di morire.
- la coppia genitoriale è l’erede della coppia coniugale: genitori non si nasce ma si diventa e
- la di昀쬀erenza tra matrimonio e famiglia: forte rapporto di interdipendenza tra
matrimonio/convivenza e la famiglia, ma sono due istituti diversi non solo nel panorama giuridico
ma anche per la religione ca琀�olica. La coppia coniugale è il fondamento, la premessa così come il
matrimonio. Il matrimonio è un sacramento per la religione ca琀�olica e quindi segno di stabilità
ma la famiglia è un tempo ed è uno spazio.
- amare e “voler bene”: l’amore è un sentimento, emozione, pensiero, dinamica che appartiene alle
storie di vita fra adulti, pur nei dovuti spazi di libertà richiama all’appartenenza. Il voler bene lega
le relazioni complementari fra loro es ai figli.
Dalla coppia ai genitori: il fine dell’educazione a opera degli educatori è rendere la persona
sempre più libera da sé e dagli altri. ciascuno di noi prende la decisione ultima sulla propria vita,
chi non ha cura di sé non sa prendersi cura dell’altro.
L’essere genitore dipende, consegue dall’essere coppia, la coppia coesa è la premessa i una
genitorialità coesa, una coppia distante emotivamente è la premessa di una genitorialità stonata.
I genitori sono due strumenti musicali diversi ma devono avere lo stesso spartito, devono tenere il
tempo altrimenti stonano.
Il copione trans generazionale anche in questo caso parla di famiglie che continuano a ripetere un
copione, quello dei genitori etc.. come siamo marito, moglie, compagno o compagna? 甀먀esto ci
rinvia alla nostra famiglia di origine, in un processo di o imitazione pedissequa o di opposizione
trasformativa.
È spontaneo che nell’essere genitore abbiamo un modello, da imitare, che da sicurezza se
abbiamo avuto un buon genitore. Ma se abbiamo avuto un ca琀�ivo genitore cerchiamo di esserne
l’opposto. I legami fondamentali sono 2: legame di interdipendenza e di circolarità costante
(legame formale) oppure di complessità (legame sostanziale).
Comunicazione e Meta – comunicazione: le relazioni sono comunicazione continua, coniugi e
genitori. È anche auto comunicazione (riflessione) con se stessi, fino ad arrivare alla meta
comunicazione ovvero ogni volta che c’è un confli琀�o si pensa e si ragiona su ciò che è accaduto
per trovare la soluzione. Si arriva a una reinterpretazione dei ruoli familiari, coniugali,
genitoriali+fino ad arrivare alla decisione della coppia di aprirsi alla genitorialità e laddove
questa decisione era latente ed implicita l’accaduto richiede la decisione di chiedersi se davvero
siamo pronti e ad una preparazione alla genitorialità.
Genitori adulti per figli progressivamente adulti: per fare figli progressivamente adulti, a
monte bisogna disporre di genitori adulti, sono l’e昀쬀e琀�o equi-finale di genitori adulti, è anche il
permesso (sano) di potersi staccare dai genitori.
Genitori spaesati inevitabilmente danno vita a figli spaesati.
Oggi figli prote琀�i oltre misura(iperprotezione), non coccolati (che va bene, se è positiva e non
manipolatoria), figli deresponsabilizzati oltre misura, che rinvia ad un bisogno di simbiosi da
parte dei genitori. 甀먀ando vengono prote琀�i oltre misura, è dovuto alle paure, alle incompetenze
dei genitori.
甀먀ello che ci serve è di poter disporre di genitori adulti, con competenza e con democrazia e non
dei genitori a iosa, o in continua ‘arresa’ verso i figli.
Oppure ci sono figli lasciati andare dal genitore, convinto che in questo modo diventi libero.
Il figlio adulto è paragonabile ad un sou昀쬀lé, (una rice琀�a più complessa, vari passaggi e a琀�enzione
durante la preparazione) se vogliamo un figlio dipendente/da iperproteggere, non responsabile è
un uovo fri琀�o ( buono, ma poca cosa che ha richiesto poco tempo per prepararlo).
Be琀�heleim diceva che per educare un bambino va guardato negli occhi = tempo dedicato
esclusivamente e non mentre facciamo altre cose, sopra琀�u琀�o per i messaggi importanti,
richiedono una presenza totale, perché c’è una parte che non viene raccontata dalle parole,
ovvero l’emozione dell’emozione che viene raccontata dallo sguardo.
La genitorialità è un processo permanente, che a琀�raversa tu琀�i i cicli di vita familiare. Essere
genitore lo si diventa continuamente e costantemente, ci si rapporta con i cambiamenti e le
richieste della società ma anche con la storia familiare. Un genitore ‘buono’ perme琀�e l’esserci del
figlio, poter esprimere la propria libertà, l’essere genitore si dilata sempre di più per far spazio al
figlio
La formazione permanente dei genitori: la formazione dei genitori alla genitorialità, misure di
accompagnamento e mutuo sostegno alla genitorialità, di sensibilizzazione. Lo stato si dovrebbe
far carico della formazione continua dei genitori ad essere dei genitori, è stato fa琀�o dalle
associazioni di volontariato. Me琀�er su dei gruppi di psicoterapia, per genitori con una
problematica particolare, o per sensibilizzazione, auto – formazione continua come persone, come
coniugi, come genitori, sopra琀�u琀�o ai giorni nostri in cui l’adultità è ritenuta come categoria
relativa e astra琀�a e vince il giovanilismo dei padri e delle madri a tu琀�e le età.
La genitorialità ha il dovere di rimanere stabile comunque, anche in caso di separazioni e divorzi.
LEZIONE 39 COSA VUOL DIRE SCEGLIERE
Educare agli a昀쬀e琀i, educare all’intimità: senza un’educazione all’intimità, che si traduca in
una capacità di intimità, in una sana capacità di viverla, le scelte del partner rischi di essere una
scelta fragile e possibilità di fallimento. È importante dedicare agli a昀쬀e琀�i e, di conseguenza,
all’intimità dunque la scelta del partner.
L’educazione agli a昀쬀e琀�i nasce in famiglia: voler bene significa ricercarlo a琀�ivamente, volerlo a sé
stesso e poi all’altro. Dalla famiglia poi si trasferisce agli altri ambiti della nostra vita
L’educazione a昀쬀e琀�iva si basa su 3 variabili interdipendenti tra loro
1. riconoscimento: è importante l’essere riconosciuti dagli altri, è la premessa
dell’accoglienza
2. accoglienza: quando ti ho riconosciuto ti accolgo
3. rispe琀�o: io ti vedo davvero, ti accolgo in tu琀�e le dimensioni
Un’educazione agli a昀쬀e琀�i che ha le 3 variabili si a琀�ua nella libertà, nell'autonomia e nella
responsabilità di tu琀�i i componenti della famiglia (o nei contesti sociali in cui viviamo ed
operiamo).
Da qui si arriva all’educazione all’intimità (leggere bene le dispense)
La scelta del partner: una persona non educata non è capace di a昀쬀e琀�ività sana ed autentica.
Ciascuno di noi è sistema di 3 aree fondamentali: a昀쬀e琀�ività – socialità – capacità intelle琀�uale.
Una persona sana vive equilibratamente queste tre dimensioni.
Il nesso tra maturità personale e stabilità a昀쬀e琀�iva, le due colonne su cui si dovrebbe reggere la
scelta del partner.
La scelta del partner deve corrispondere a una scelta formale e contenutistica.
Convivenze e matrimoni: il partner è la persona più totalizzante e importante della nostra vita
e realizziamo con lui la maggiore intimità, l’intimità totale.
L’esperienza della fraternità: è un’esperienza in larghissimo dife琀�o (si fanno figli unici), ma ci
insegna, è una sorta di apprendistato alla convivenza in un rapporto paritario. La relazione tra
genitori e figli ha dimensioni particolari, il genitore è chiamato ad educare il figlio, ad accogliere
comunque il figlio, in un rapporto che è ogge琀�ivamente complementare, è un rapporto dispari in
termini di potere e di servizio, con responsabilità diverse, forme di autonomie diverse. Il rapporto
tra fratelli e sorelle invece è simmetrico e basato sulla parità, le dimensioni di libertà e autonomia
si assomigliano, è un rapporto alla pari.
L'educazione alla prossimità: è la traduzione sociale dell’intimità, dello stare insieme e nel trovare
spazi di convivenza. [nel passato, con gli amici ci si ritrovava in alcuni spazi come
bar/mure琀�o/uscita da scuola. Oggi c’è la tecnologia]
La cultura della durata: l scommessa del matrimonio o della convivenza è la durata, a昀쬀inché ci
possa essere una durata deve esistere una cultura della durata,.
Contra琀i e modello: la nostra vita si basa su modelli, es rapporto tra due conoscenti rispondono
ad un modello, il rapporto tra amici ad un altro, quello coi famigliari altro ancora etc..
ogni relazione per poter durare si avvale di contra琀�i, formali e operativi. Formali es, nell’amicizia,
il rapporto tra due amici risponde ad un modello che prefigura ed indica cosa sia l’amicizia. Il
contra琀�o che lega due amici è fa琀�o almeno di 2 regole essenziali: la sincerità e il tenersi in
conta琀�o.
➢ Modelli di coppia: abbiamo 3 modelli di coppia prevalenti,
1. innamoramento, la simbiosi in cui 1+1=1, l’uni si perde nell’altro, due cuori e una
capanna, ma non è un modello vincente
2. 1+1=2; due persone che coesistono e coabitano
3. 1+1=3 (paradosso matematico) io ho i miei tempi, i miei spazi, i miei hobby, e il partner
idem e poi c’è il noi, il ritrovarsi, l’essere assieme, il pro esistere. 甀먀esta è una coppia che
comunica le reciproche aspe琀�ative, cosa corrispondiamo verso l’altro e cosa no,
aspe琀�ative e risposte.
➢ contra琀�o di coppia, comunicazione e meta-comunicazione
➢ elaborazione sempre flessibile e rimodulabile del contra琀�o di coppia: perché si cambia, si
cresce, si invecchia
LEZIONE 43 ESSERE GENITORI
Genitorialità e Autorevolezza: essere genitori è uguale per gli sposati in chiesa o civile, o
conviventi. È una dimensione comune, colle琀�iva, totale, trasversale. Vuol dire aver messo al
mondo dei figli e il primo compito dei genitori è di accudirli, mantenerli, sono a琀�ività progressive
(lavano il figlio piccolo, quello grande no), ma il compito che rimane eterno da genitori è
l’educazione dei figli e, con essa, l’autoeducazione dei genitori.
Un bravo educatore si auto educa costantemente, e lo stesso fa il genitore, in primis come
persona. Prepararsi alla genitorialità è come educarsi alla vita per prepararsi al meglio. La
genitorialità è un modus vivendi.
2 considerazioni iniziali:
- il genitore non sceglie il figlio
- genitorialità liquida: conseguenza della società liquida, risultato bambini, fanciulli, adolescenti,
giovani adulti similmente liquidi.
Liquidità e flessibilità sono estremi della curva di Gauss, flessibilità all’estremo positivo, la
liquidità all’estremo negativo. Flessibilità è il continuo ricorso all’intelligenza, al ragionamento, si
consuma nel dialogo, richiede contra琀�i continuamente rimodulabili, necessita che i genitori siano
autorevoli e per essere autorevoli bisogna essere competenti (sapere di sapere, sapere cosa non si
sa ancora) e si dà il compito di convenire con l’altro, di ascoltarlo. La liquidità rinvia al
permissivismo, autorevolezza.
I giochi educativi tra genitori e figli: Il gioco dei 4 cantoni (libertà pesante e pensante): il
genitore sta in un angolo, il figlio è libero di scorrazzare per tu琀�a la stanza, lui non ci vede ma noi
ci siamo, non siamo distra琀�i ma a琀�enti.
Il gioco del tira la fune inizia dal 2° anno di vita al termine dell’adolescenza, tu琀�i e due legati
all’estremo della fune con lo scopo di non cadere e far cadere l’altro; in senso educativo è: man
mano che il figlio cresce e richiede più autonomia e libertà, nella prassi di responsabilità, è dare
sempre più spazio, lasciare la fune, dargliene il più possibile.
La quasi perfezione: il limite, lo sbaglio, l’errore, la caduta, la disa琀�enzione, il non aver tenuto
so琀�o controllo tu琀�e le variabili ci sono, esistono, la perfezione assoluta è dei nevrotici. La quai
perfezione (Be琀�heleim) è di tu琀�i i genitori, gli educatori e di qualsiasi persona. La fiducia è
vincente, positiva, è la fiducia critica = si nutre sempre di criterio ovvero riflessione, valutazione.
Riconoscimento della di昀쬀erenza che l’altro incarna.
LEZIONE 45 LE TRASFORMAZIONI FAMIGLIARI
Le trasformazioni famigliari sono alla base della familiarità oggi. Le famiglie oggi sono connotate
da una grande mutazione. Galli, pedagogista, riteneva che la famiglia degli anni ‘50 – ‘60 era una
famiglia sempre piena, con più figli, dai tanti volti. Oggi è una famiglia sempre più vuota, quando
va bene 2 genitori e 2 figli, ma più frequentemente 1 figlio. A volte famiglie separate, a volte
famiglie in cui ognuno fa la propria vita fino al ‘nido vuoto’ scomparso perché i figli non vanno
via, sospesi tra il non volere e il non poter andare via di casa. L’infanzia aveva un tempo fissato
(0-6 anni) poi iniziava la fanciullezza ed entravano alla scuola primaria ed erano pronti al balzo
cognitivo/sociale/a昀쬀e琀�ivo. Oggi l’infanzia si è allungata, questo perché i genitori ci sono di meno,
quindi ‘illuminano’ di meno i figli. La fanciullezza andava dai 6 agli 11 anni. Oggi è un’età quasi
scomparsa, schiacciata da un’infanzia allungata a dismisura e compressa da una pre –
adolescenza che inizia anzitempo. L’adolescenza si è allungata e protra琀�a oltremodo.
L’adultità oggi è negata, perché essere adulti è una cosa triste e noiosa. Un altro momento della
vita protra琀�o è la vecchiaia, per varie variabili come i progressi della medicina, la cura di sé stessi
LEZIONE 46 ADULTI, BAMBINI E GIOVANI OGGI: UNA SFIDA PER OGNI GENITORE?
Il tempo della famiglia e il tempo in famiglia: un figlio è una sfida per i genitori, genitori e
figli abitano tempi diversi, hanno tempi e obie琀�ivi diversi, c’è una distanza (che è una sfida) che
colmiamo con il dialogo, ascolto, comprensione.
Il tempo è la più grande risorsa a nostra disposizione, il tempo non va subito e non va lasciato
scorrere, ma va governato.
• Il tempo in famiglia: oggi il tempo è sempre più residuale, il tempo che avanza da tu琀�o il
resto, un tempo rido琀�o. È ance tempo dei singoli,
• Il tempo della famiglia: è un tempo minimo rispe琀�o a quello che viene dedicato a tu琀�e le
altre a琀�ività,
甀먀alità è diversa da quantità: pur nel tempo residuale (quantità) si può tradurre in qualità. Non
tanto il cosa ma il come, è vero che il tempo quantità non mi garantisce la qualità, perché il tempo
qualità invia anche agli investimenti e alle competenze; ma è anche vero che la qualità fa più
fatica ad emergere in poco tempo. Paragone culinario: se ho tempo per stare in cucina, es
mezz’ora, posso fare A e B. Se ho tu琀�o il pomeriggio, a parità di competenze e investimenti posso
fare A,B,C,D, oppure A e B ma con una cura maggiore.
Messaggio finale: tu琀�e le cose belle, importanti, richiedono del tempo disteso (insegnamento,
educazione+)
La non colpevolizzazione dei genitori: luce sulla possibilità e sulla decisione, sulle opportunità
che creiamo. 甀먀ando è piccolo, il bambino ha bisogno di ‘mangiare’ i propri genitori, per crescere
(fotosintesi clorofilliana). I genitori non vanno colpevolizzati: è un principio irrinunciabile, in ogni
contesto educativo o rieducativo, devono invece essere alleati per il lavoro educativo, c’è bisogno
di dialogo, di confronto, tra genitori ed educatori = un’alleanza.
C’è una zona di prossimità tra pedagogia, psicologia, psicoanalisi e fra educazione, rieducazione e
psicoterapia: aiuta a dare una rile琀�ura del passato per un futuro più sereno, pur nella di昀쬀erenza
disciplinare si evidenziano per contaminazioni utili o per zone di prossimità.
Il figlio: è ciascuno di noi, inevitabilmente, ha dato vita nella mente e nel cuore dei propri genitori
a rappresentazioni di natura di ordine plurale. Ma ogni figlio è anche visto, vissuto in maniera
di昀쬀erente dai dei genitori. Il processo di di昀쬀erenziazione cresce ulteriormente se i figli sono + di 1.
Ogni figlio è sempre di昀쬀erente, per il padre avere un figlio maschio o una figlia femmina sono
esperienze diverse, col figlio maschio ha la possibilità di condividere uno stesso tragi琀�o di
crescita, anche sessuale, che per esempio non può condividere con la figlia femmina; con lei può
condividere le informazioni ma non i vissuti. L’età in cui abbiamo il figlio cambia, perché sono
momenti di昀쬀erenti della vita del genitore.
Richter, parlando del doppio, conscio e inconscio, dice che il figlio maschio eredita l’inconscio
dalla madre e il conscio del padre; viceversa la figlia eredita l’inconscio del padre e il conscio della
madre.
La condizione del viaggio: l’educazione è un’avventura (da ad venire) vuol dire che è un tempo, un
esercizio, un proge琀�o con cui i sogge琀�i di quella relazione intendono venire il più possibile l’uno
verso l’altro, vicini e non sovrapposti. L’educazione è un proge琀�o che parla di prossimità.
Gli aspe琀�i cara琀�erizzanti la favola sono innanzitu琀�o l’epilogo “e tu琀�i vissero felici e contenti” e
poi l’imprevisto negativo es cappucce琀�o rosso ha il lupo ca琀�ivo, biancaneve la strega, cenerentola
la matrigna+ = nella vita ci sono imprevisti negativi, disavventure, cadute, dolori+ma poi c’è il
risca琀�o, principe azzurro. A琀�raverso l’educazione l’esito della vita non potrà non essere positivo, e
le famiglie o persone con cui lavoriamo è fa琀�a di imprevisti ma, a volerlo, il risca琀�o è sempre
possibile. L’educatore è metafora del principe azzurro, così come il genitore buono, così come la
parte migliore di noi; ma ci vogliono fatica e impegno.
La legge sulle unioni civili: legge del 2016, faticosissima. La fedeltà non obbligatoria nel
rapporto omosessuale fa parte di quella non acce琀�azione autentica; nasconde una situazione di
disprezzo. L’altro aspe琀�o su cui possiamo rifle琀�ere è che la sfida genitoriale è una sfida, richiede
a monte una coppia soddisfa琀�a, stabile, matura e coesa per cui c’è un tempo di conseguimento di
soddisfazione della coppia per poi poter transitare alla coppia genitoriale. Dovremmo utilizzare il
tempo per raggiungere l’obie琀�ivo che persone/paese/società siano stabili, auto stabilizzarsi.
Il figlio non è un diri琀�o, ma un dovere, non è qualcosa a tu琀�i i costi, ma un dovere che richiede
generosità, il dare.
LEZIONE 49 DALLA LEGGE SULLE UNIONI CIVILI A UNA SOCIETÀ PIÙ UMANA
I genitori dei figli omosessuali: il figlio omosessuale è una sfida per i suoi genitori, di più il
figlio maschio rispe琀�o alla femmina.
Uno degli studiosi che ha o昀쬀erto una descrizione rigorosa è stato un genetista, dell’università
ca琀�olica di Milano, dice che l’omosessualità è su base biogenetica e la maggior parte della
condizione omosessuale rinvia ad una genitorialità so昀쬀erta.
Accanto alla dimensione in crescita della condizione omosessuale, importanti i gruppi di aiuto.
Il lungo cammino verso l’umanità: così come l’educazione, è un processo che richiede un
tempo disteso. In – civile vuol dire che è una società in cui ancora non tu琀�i hanno la condizione
piena di ci琀�adinanza, ma ci sono delle di昀쬀erenze. È necessario un cammino pedagogico, ed è
anche una sfida, la nostra società è ancora nascosta tra ipocrisia e nascondimento. C’è il non
voler vedere da parte della società, e il nascondersi da parte degli omosessuali
Esiti e ritardi del diri琀o di famigliare: iniziamo ad interrogarci sullo stato, su cosa ha fa琀�o per
le famiglie e su cosa dovrebbe fare. Lo stato non può negare pari diri琀�i ai suoi ci琀�adini che
rinviano alla natura laica dello stato. Lo stato italiano non è uno stato confessionale.
Il diri琀�o di famiglia nel nostro stato ha meno di 50 anni, fino al ‘68 la nostra società è stata
‘su昀쬀icientemente’ stabile (ferma), sospesa tra la stabilità e la fissità, c’era una retroazione
negativa e poi arriva l’esplosione del ‘68 che me琀�e in crisi quasi tu琀�o. Negli anni ‘70 arriva la
legge sul divorzio, fu a lungo discussa, inizialmente non passò, nel ‘75 nella legislazione italiana
viene abrogato il reato di adulterio e viene de琀�o parzialmente perseguibile il deli琀�o d’onore. Nel
‘78 legge sull’interruzione volontaria di gravidanza che avrebbe dovuto eliminare l’aborto
clandestino, è stato depennato l’aborto come reato ed è stata a昀쬀idata la scelta alle persone. Sono
anche gli anni in cui il tema della contraccezione è stato portato alla luce, “campagna azione
donna”. Sono comunque leggi più individuali che per sistemi+ le politiche familiari sono stati
politiche sulle famiglie, sui singoli componenti e non politiche delle, per le famiglie.
La formazione dei genitori: la formazione dei genitori è alla base di una familiarità sana e
corre琀�a; lo stato pero è stato ed è tu琀�ora largamente latitante. La formazione dei genitori prima
era un compito che lo stato italiano non ha promosso, di più il volontariato privato, di più ancora
quello di matrice cristiana. Oggi c’è una ne琀�a diminuzione di a琀�enzione.
• Processo: a partire dalla persona, la dobbiamo considerare come un fine e non come un
mezzo.
• Prodo琀�o: la formazione porta inevitabilmente ad una crescita di competenze, tanto più si
è formato tanto più si è competenti, formazione progressiva e trasversale.
Ancora sullo spaesamento: lo Stato latita. Spaesamento vuol dire non trovare più la strada di
casa, vuol dire galleggiare. E galleggiare vuol dire sopravvivere (società liquida, Bauman). I legami
sono in forte crisi, persone, istituzioni galleggiano, privi di un proge琀�o, di obie琀�ivi che si
intendono perseguire. I più spaesati di tu琀�i sono gli adulti. Abbiamo parlato di adultità negata, e
proprio loro sono i responsabili dell’educazione. Di conseguenza anche i giovani e i bambini e, a
monte, della società. (interdipendenza retroa琀�iva positiva)
La questione educativa: o emergenza educativa, la questione educativa è sistema di tu琀�e le
emergenze educative a琀�uali e future.
La cultura laica si è accorta della questione educativa per poi arrivare anche alla chiesa ca琀�olica.
L’origine, la madre della questione educativa è l’invisibilità degli adulti, di coloro che dovrebbero
educare, degli educatori. Gli adulti sono “giovani sempre, a tu琀�i i costi”, ne consegue una società
senza adulti, senza padri o madri, senza maestri. C’è il rifiuto dell’autoritarismo, intuizione del
‘68. il problema dei giovani sono gli adulti, i giovani sono privi di punti di riferimento.
La solitudine dei giovani e la proposta educativa: Per Bern la solitudine è la peggiore forma
di stru琀�urazione del tempo e l’intimità è la massima forma di stru琀�urazione del tempo. Oggi si
sono ritagliati forme di ‘illusione’ virtuale. Una conseguenza di questa solitudine è il precocismo
sessuale.
Una pedagogia sana, una relazione educativa sana, una famiglia sana dovrebbe darsi come
obie琀�ivo quello di recuperare le forme di educazione per i giovani, educarli alla socialità (alla
responsabilità e corresponsabilità), al futuro (all’autonomia), all’etica pubblica.
L’oggi della chiesa ca琀olica: è far vivere il messaggio evangelico, come si può tradurre per
incarnarlo, a昀쬀inché venga accolto e recepito (la pastorale).
La pastorale famigliare è la pedagogia spirituale della chiesa ca琀�olica.
Oggi la chiesa come si pone?
• Potere contro dovere: “tu devi”. In una società senza padri, senza padri, liquida, senza
maestri, in un galleggiamento anarchico, c’è bisogno del dovere. La pastorale è un
magistero, che a livello di statistiche poi non è in grado di coinvolgere e tra琀�enere le folle,
tant’è che le chiese sono semi – spopolate e una presenza giovanile che non arriva al 10%.
• verità e tenerezza: l’ossatura del magistero è fare memoria della verità (Gesù Cristo),
tessere le varie parti della pastorale. Tenerezza di Papa Francesco, duplice significato:
tra琀�enere, conservare e l’accoglienza, il saper a琀�endere (sono anche le cara琀�eristiche di
un buon genitore).
La categoria della singolarità: nel gioco tra il dovere e il potere, il dovere sembra negare la
persona nella sua singolarità. 甀먀ando diciamo ‘tu devi’ è come dire vi dovere, il dovere supera la
persona, si rivolge a categorie plurali. Es “gli studenti devono studiare”ma poi nella
categorizzazione degli studenti c’è il singolo studente, e ognuno ha le proprie necessità. San
Tommaso diceva “alberi e non boschi”: singola persona.
La pastorale si realizza a琀�raverso i sacramenti (leggere le dispense)
La fragilità: i sogge琀�i col maggior bisogno educativo sono i giovani, nel transito tra l'adolescenza
e la giovinezza e l’adultità: la solitudine dei giovani. Me琀�iamo in luce anche il tema della fragilità,
che è la condizione del nostro tempo, insieme alla solitudine. La fragilità è la condizione di
trasformazione odierna, la solitudine è l’ossatura portante della fragilità, la fragilità è trasversale,
è dei bambini, degli adulti, degli anziani ma in particolare l’adolescenza, anche se ora c’è
un’adolescentizzazione culturale cara琀�erizzata dal superomismo “io posso tu琀�o”.
Necessaria la flessibilità, che non vuol dire permissivismo, ma significa sapere
come/quando/perché intervenire fino al non intervenire
Regole e Legami: abbiamo parlato del bisogno di legami e della necessità di regole. Il legame è,
a modello della sinapsi che consente il funzionamento del nostro cervello, la misura dell’intimità,
un bisogno, a una necessità di regole perché senza regole è come vivere senza confini, senza
bussole. Esserci e venir riconosciuti è l’ossatura del legame, la regola è la possibilità che consente
all’altro di esserci e venire riconosciuto. C’è bisogno di rime琀ere i pale琀i, pochi ma buoni e per
questo c’è bisogno di genitori competenti.
La Crisi: Oggi è evidente il crollo delle certezze, l’unica possibile che questa via di uscita positiva
sia il ritorno alla persona, il consolidamento della persona. 甀먀ando tu琀�o diventa più di昀쬀icile, per
farcela non si può non fare appello alle risorse della persona. La crisi della persona è inevitabile
(1) , è la condizione del viaggio, la persona di per sé è un ente in crisi che per occupare
dignitosamente la propria storia si deve continuamente trasformare. Crisi e trasformazione sono
due facce della stessa medaglia, la crisi è metafora del viaggio e non è un giudizio. LE crisi della
persona, ogni fase ha le sue crisi, sopra琀�u琀�o il passaggio da una età evolutiva ad un’altra (2).
oggi la persona è “in crisi” (3), è sola e fragile e nella relazione con l’altro fa utilizzo di troppe
maschere ed è ciò che impedisce poi la relazione.
Bisogna educare all’autenticità, deve portare a una diminuzione delle maschere.
Sorta di sinergia, parallelismo, di filo rosso unitario che lega l’educazione, la vita e la scienza, che
è sospesa tra catastrofi (errori) e katastrofi (imprevisti positivi, guizzi creativi che consentono la
svolta). Parallelismo anche tra anarchismo (corrisponde alle katastrofi, anarchismo liberante che
serve a far liberare le persone dalle loro catene) e bisogno di regole (possibilità di ridurre le
catastrofi)
Il compito della pedagogia è anticipare il futuro, continua immaginazione del domani per un
domani migliore.
L’antica Roma: facendo riferimento al conce琀�o di patria potestà, che ritroviamo fino al 1975 in
italia. Il conce琀�o è correlato al pater familias (padre di famiglia) dell’antica Roma, che nasce dalle
aggregazioni pastorali. Il mito di Romolo e Remo è raccontato da Livio, Plutarco e Catone.
Plutarco raccontò una variante del mito: Non solo la lupa, animale caro a Marte, si è occupata di
custodire Romolo e Remo, ma anche un altro animale, il picchio verde. La lupa alla琀�ava,
proteggeva, assisteva, il picchio verde sorvegliava appoggiandosi all’albero di fico, guardava la
lupa e i gemelli e al contempo nutriva i gemelli procurando loro pezze琀�i di cibo. La lupa ruolo
a琀�ribuibile alla figura materna; il picchio vigila, sorveglia sulla triade e procura cibo, figura
paterna. Il pater familias è colui che detiene il patrimonio e a patria potestà su moglie, figli e
schiavi.
甀먀ando nasceva un figlio, il padre famiglia poteva riconoscerlo come figlio legi琀�imo oppure no:
se lo riconosceva c’era il rituale del tollere liberus, ovvero sollevare il figlio al cielo.
Si emancipava dalla figura paterna con due modalità: o a琀�raverso la vendita del figlio a terzi per
3 volte consecutive, o a琀�raverso il parricidio.
Così decadeva la patria potestà e una volta liberi si diventava pater familias a propria volta, a
prescindere dalla paternità = la paternità non era vincolata alla filiazione ma equivaleva al
mestiere di ci琀�adino.
Era illegi琀�imo se il figlio era gracile, deforme oppure fru琀�o di un tradimento.
La ferita del cavaliere: siamo nel nono secolo e il rituale di investitura del cavaliere è esemplare
nel comprendere la ferita del padre, così come viene teorizzato da Jung.
Siamo in una società cetuale e avvenivano rituali a琀�raverso cui ci si emancipava dal feudatario e
si diveniva uomini. Si tra琀�ava di figli carnali (naturali) o spirituali ( cade琀�i che venivano scelti dal
signore). La procedura di investitura consisteva nel cade琀�o che si inginocchiava davanti al padre
naturale o ado琀�ivo il quale lo brandiva con 3 colpi (rimando alla trinità, rimando cristiano): sulla
spalla per saggiarne la resistenza, proprio tramite una ferita. Rimando alle comunità
prescientifiche e al pa琀�o di sangue, con una stre琀�a di mano insanguinata. Una volta saggiata la
resistenza il cade琀�o si allontanava dal feudo per 1,2 anni perché il padre finanziava una tournée
in giro che conduceva il cavaliere ad errare per il mondo e guadagnarsi delle conquiste (terre+) e
così il giovane si liberava del giovanile ardore. Come per l’antica Roma, in cui ci si emancipava
dal padre uccidendolo, quando il cavaliere tornava dalla tournée sfidava il padre = ho ricevuto la
ferita paterna, che mi ha portato ad errare(stessa radice di errore) per il mondo, così ti sfido e
recrimino il potere del padre. Se il padre non si faceva da parte il cavaliere lo uccideva, con i suoi
compagni di avventura e diventava il proprietario del feudo.
Dal unto di vista simbolico è importante, Jung diceva che il compito del padre era infliggere al
figlio la ferita paterna = una ferita simbolica, è il ‘no’ del padre, il limite, che diviene fonte di
apprendimento da parte del figlio/figlia perché il primo limite diviene una capacità di
autoregolazione nella relazione con l’esterno, senza limite l’incontro con l’esterno può generare
condo琀�e pericolose a rischio; serve per crescere in maniera autonoma e autoregolata.
La ferita paterna consente al figlio di acce琀�are le ferite che riceverà nel corso della propria
esistenza
La sedia del padre, dal rinascimento all’ascesa della classe borghese: dall’età di mezzo al
rinascimento c’è la nascita dell’individualismo borghese. Mentre la società medievale era fondata
sulla famiglia allargata, col passaggio dall’età di mezzo al rinascimento ci si basa sull’economia
programmatica e nuove modalità culturali ed abitative che cambieranno il volto della famiglia.
In italia, nel 400, il simbolo del padre è il trono; nel 500 la frusta. 甀먀esto perché la patria potestà
diventa piano piano degli imperativi familiari e sociali perché col potere del padre si a昀쬀erma
l’autorità dello stato. Ra昀쬀orzamento dell’autorità paterna in virtù alla concezione che collega il
sovrano (padre e signore dello stato) e il padre (padre e signore della famiglia). C’era anche la
gerarchizzazione della casa, es la sedia: era simile al trono del sovrano (potere simbolico) poi
sedili più piccoli per gli altri (ancora più piccole per le donne). 甀먀esto perché veniva compresso il
sentimento di lealtà e coesione che legava il parentado, sviluppandolo anche verso lo stato perché
entrambi a琀�ingono il potere da Dio (diri琀�o divino). La stru琀�ura familiare inizia a spostarsi verso
lo stato.
• Machiavelli suggerisce i incutere timore del popolo, ma il sovrano non deve accentrare
troppo il potere ma delegarlo al padre di famiglia = non toccate la proprietà privata
• Bodin: lo stato non deve violare i diri琀�i del padre famiglia e non ne deve violare la
proprietà. Ed è meglio la monarchia rispe琀�o alla democrazia o aristocrazia: come il padre
governa la famiglia il re governa la nazione.
• Hobbes: il monarca assoluto deve incorporare il popolo e farne uno unico, e ha la spada
(simbolo del potere temporale) e il pastorale (potere religioso). I sudditi sono un gregge,
una moltitudine da governare, e il re che è in grado di accentrare su di sé il potere è in
grado di governare gli individui.
Aries a昀쬀erma che c’è una genealogia delle concezioni dell’infanzia, che nasce col sentimento della
famiglia.
➢ bambino come “pu琀�o”, post - medioevo
➢ bambino come “vezzeggiamento”, post- rinascimentale
➢ nel 600 fenomeno del sentimento dell’infanzia
➢ nel 700 i bambini diventano ogge琀�o di tutela di salute: se curiamo i bambini, non muoiono
L’800 e 900: la famiglia borghese, è diventata il ceto sociale di riferimento, sia per un discorso
statistico che di ‘arrivabilità’, è un ceto sociale cui si può arrivare ed è un riferimento anche per il
900 perché diventa il modello di famiglia predominante. È una famiglia benestante, all’interno
della quale ci sono più figli, e si auto celebra con la nascita della fotografia. Con la fotografia, c’è
l0album di famiglia = la famiglia borghese si rispecchia, può ritrovare la propria evoluzione,
osservare i cambiamento generazionali ed auto celebrarsi. Nasce così la festa dedicata ai bambini,
momento in cui la famiglia si ritrova, specie con le feste cristiane o il natale legi琀�imando il
proprio valore sociale. Il padre è spesso fuori per a昀쬀ari ma è presente nei momenti i ritrovo
familiare, questa assenza del padre moltiplica le forme di maternage quindi il ‘no’ del padre, sul
piano sociale, è legi琀�imato col ‘no’ della madre, anche lei pone dei limiti ai figli e diventa il ‘no
genitoriale’. Altre figure rivestono un ruolo paterno, “paternalismo societario”, figura del medico
di famiglia e figura del maestro di scuola elementare. Nelle famiglie operaie c’è il paternalismo
come sistema di rivoluzione industriale, il padrone dell’impresa èp padre di una grande famiglia.
Nella famiglia operaia nasce un’inedita forma di maternage, nascono le figure delle operaie e
quindi il sostentamento diviene nelle mani di entrambi i coniugi.
Nella famiglia contadina si assiste a una moltiplicazione el maternage, nelle masserie c’è la
moglie del massaro che esercita potere della domesticità ma anche sulla futura nuora che
partecipa alle a琀�ività dell’azienda, che deve procreare assicurando continuità.
Per i ceti meno abbienti, il medico di famiglia è una figura autoritaria, il maestro di scuola invece
è una minaccia perché so琀�rae i figli al lavoro delle campagne.
Tra le due guerre, il ventennio fascista: vi era la necessità di riportare il ruolo del padre al pari
dell’autorità statale. La figura paterna viene rivestita di una eroicità, per cui diventa un vero e
proprio eroe, un patriota che ha dedicato la propria esistenza al benessere della nazione. I ruoli
familiari quindi diventano rigidi e stereotipati, alla cura della madre verso i figli. La famiglia
diventa uno dei principali mezzi di addomesticamento della famiglia.
Dopo il ventennio fascista nasce il bisogno di RI- educare alla democrazia, (ricerca di Adorno “La
personalità autoritaria). Il totalitarismo ha annichilito le coscienze, che quindi non vanno educate
ma risvegliarle con strumenti utili per comba琀�ere la personalità autoritaria. 甀먀esta ricerca ha
messo in evidenza la figura paterna rigida, austera, poca a琀�enzione all’a昀쬀e琀�ività, e una figura
materna so琀�omessa all’autorità maritale che ragiona in modo rigido e stereotipato, con cura
ossessiva della domesticità, che abbia un timore verso il marito. Ciò può portare allo sviluppo di
una personalità fascista orientata al dominio e alla prevaricazione.
Tra le tendenze antidemocratiche ci sono:
• anti – intraccezione: odio verso gli uomini di animo tenero, ovvero di chi sa osservare,
ascoltare ed essere empatico e quindi essere poco virili.
• il potere – durezza: preoccupazione per la dimensione dominio, ovvero complesso del
padre eterno, una sorta di ipertrofia dall'ego che porta l’individuo a sopravvalutare le
proprie competenze e possibilità, sminuendo quelle altrui, per accentrare il potere su di sé.
Dal dopoguerra a oggi: Il 2 giugno 1946, le donne votano per la prima volta, col referendum per
la monarchia o la repubblica.
Il 1 gennaio 1948 entra in vigore la costituzione. L’articolo 29, comma 2, dice “il matrimonio è
ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia
dell’unità familiare” = cambiamento epocale; eguaglianza morale e giudica rende la coppia
coniugale simmetrica, ovvero fondata sulla parità, dove marito e moglie godono degli stessi diri琀�i
e doveri e il bene primario è l’unità familiare.
Si parla di principi costituzionali, che rientano l’asse琀�o giuridico. A fronte della disgregazione
dell’unità familiare occorre trovare delle formule e tutelare le realtà familiari sopra琀�u琀�o per le
categorie sociali più deboli (donne e bambini). Le nuove famiglie possono essere interpretati
dall’articolo 2 della costituzione secondo cui “la repubblica riconosce e garantisce i diri琀�i
individuali dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua
personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale”, le famiglie possono essere intese proprio come formazioni dove si svolge la personalità
dell’individuo.
Ad oggi non tu琀�e le realtà familiari si basano sul matrimonio, né necessariamente su uomo e
donna.
Legge del 1970, legge sul divorzio, è un diri琀�o dell’individuo, sono delle vere e proprie ferite
familiari.
I figli e le figlie dei divori tendono a sommare la loro intimità alla vulnerabilità, il che significa che
hanno di昀쬀icoltà a stabilire relazioni a昀쬀e琀�ive, anche se separazioni e divorzi sono normalizzate.
1981 legge sull’aborto, le ricerche a昀쬀ermano che l’aborto diminuisce notevolmente in modo
proporzionale alla presenza del padre o parenti prossimi.
1975 viene abolita la patria potestà e sostituita con la potestà genitoriale, oggi si parla di
responsabilità genitoriale.
C’è bisogno di coesistenza pacifica di tu琀�e le condizioni familiari.
• Inoltre i genitori generano figli tra loro diversi, l’educazione che ogni figlio riceve è a sé e
con cara琀�eristiche psicologiche e problematiche di昀쬀erenti.
• La relazione è inalienabile, imprescindibile, anche quando è discontinua oppure negata.
Non si sme琀�e mai di essere genitori, la genitorialità è un’identità permanente
• I figli, a qualsiasi età, conservano il ricordo della famiglia in quanto “unita”, anche quando
la famiglia è divisa o confli琀�uale. (vedi le fantasie di ricongiungimento nei bambini con
famiglie separate, che magari iniziano ad andare a dormire nel le琀�one nella speranza che
l’altro genitore ritorni, o confli琀�o di lealtà che si sviluppa quando i bambino non sa se
essere fedele verso il padre o verso la madre. A fronte di confli琀�i, questi vanno a昀쬀rontati
in separata sede secondo la terapia sistemica, i figli non devono assistere, per rispe琀�are i
so琀�o – sistemi)
E’ chiamato relazionale quando si basa sulla sistema classico, fondato dal biologo von Bertalan昀쬀y
Assunti fondamentali:
✔ ognuno di noi non è solo figlio dei propri genitori ma è i propri genitori, è la storia della
loro storia. Dobbiamo acce琀�are i nostri genitori così come sono, chi non li acce琀�a non è
libero di essere sé stesso, non è libero di vivere nella verità di ciò che è.
✔ Irrinunciabilità del rispe琀�o dell’ordine temporale delle relazioni a昀쬀e琀�ive = in una famiglia
esiste un ordine temporale, quindi la coppia formata dai coniugi viene prima del gruppo
formato dai figli. Spesso accade che nella nostra morale comune ci si dimentica di essere
coppia, Hellinger dice che se ci si dimentica di essere coppia potremmo avere problemi ad
esser genitori. Così come non dobbiamo mai dimenticare che c’è il primogenito quando
nasce il fratellino. Se non si rispe琀�a l’ordine temporale si crea disordine, e non si sviluppa
bene né il singolo componente né la famiglia
✔ esiste una coscienza colle琀�iva (è un’unità psichica) presente in ogni famiglia, che è
indi昀쬀erente al modello educativo familiare ma esiste e preesiste (es sensi di colpa). La
propria famiglia è anche la casa interiore, simbolo delle nostre radici.
Essere padre, sentirsi padre: le derive psicopedagogiche che coinvolgono le famiglie riguardo le
dimensioni della coniugalità e genitorialità responsabili sono:
• la sindrome del le琀�o vuoto: deriva dal lassismo, che consiste nel disinvestire nella
relazione coniugale sul piano emotivo e investire all’interno di relazioni clandestine
• la pedofobia: deriva dal permissivismo, indica la paura di ammonire i bambini, crisi della
cultura del ‘no’, i padri in specie hanno paura di porre dei divieti e incorrere in errori
educativi irrimediabili
Entrambe, non consentono al nucleo familiare di avere uno stile educativo autorevole.
Si parla di crisi della paternità, anche se il problema di fondo è la moltiplicazione degli stili
educativi paterni, fino a qualche decennio fa il ruolo del padre aveva una funzione normativa, di
dare le regole. L’autorità del padre è però diventata ingombrante e se ne sono voluti liberare e
quindi siamo arrivati al padre che ha smesso finalmente di essere autoritario, ma si è persa anche
l’autorità (= aiuto nella crescita).
Essere padre = riferirsi all’identità di ruolo, è il ruolo di padre, di cui si occupa la psicologia e la
sociologia Sentirsi padre = implica una sorta di propriocezione identitaria, sentimento di
paternità (assorbimento) tale per cui ci si sente investiti dal compito paterno non solo dal punto
di vista educativo ma anche di cura. Se ne occupa la psicologia e la pedagogia. L’identità è
sempre narrativa o gruppale perché la nostra identità è un sistema composito di relazioni e
vissuti (sono padre, ma sono stato anche figlio, la mia identità è un racconto e serve per definire
chi sono, vissuti che si proie琀�ano nel futuro).
Secondo la psicoanalisi, la specificità del padre è essere il terzo che si inserisce nella diade
primaria madre/bambino e nell’inserirsi di昀쬀erenzia il bambino rispe琀�o alla madre. È un’istanza
divisiva fra il bambino e la madre e si pone come “altro generalizzato” = è come se comunicasse al
figlio che non esiste solo il figlio e la madre, esisto anche io che sono un altro, e quindi esistono
anche gli altri e quindi apertura nei confronti della società.
Oggi i padri hanno preso anche i “codici materni”, imitando la funzione educativa materna senza
però perdere la specificità dei padri con le peculiarità culturali e biologiche dell’essere maschi. Si
parla quindi di imitazione interpretante, si parla quindi di padri paterni che hanno riscoperto il
valore della paternità.
Il neonato è in grado di percepire e rispondere in modo adeguato gli stimoli ambientali, la
presenza del padre quindi è importante: osservando la triangolazione primaria si è osservato che
quando il bambino si trova di fronte ad una madre dall’espressione “congelata”,si rivolge verso il
terzo presente quindi sa esprimere una preferenza relazionale.
La psicoanalisi classica: conce琀�o di fase edipica: dal punto di vista evolutivo, la psicoanalisi
classica riconosce come universali 2 funzioni, paternage o maternage, non che debbono essere
esercitate dai genitori, ma sono basilari per una sana crescita. Fin dai primi mesi di vita è
importante il maternage a prescindere dal caregiver che la dispensi. Il bambino ha bisogno di
autonomizzarsi dalla figura materna e lo fa tramite l’ogge琀�o transizionale, ma il distacco sarà
sereno se la madre è su昀쬀icientemente sollecita (Winnico琀�), altrimenti svilupperà delle strategie di
sopravvivenza usate sopra琀�u琀�o in fase adolescenziale e adulta.
I bambini deprivati con molta probabilità avranno di昀쬀icoltà ad a昀쬀idarsi a terze figure, e ci sarà un
disinvestimento sul piano a昀쬀e琀�ivo.
Il paternage, secondo la psicoanalisi classica, scioglie dal vincolo materno il bambino e la
bambina e dare loro un primo statuto identitario, la prima designazione che il bambino fa
riguardo la propria identità riguarda il proprio sesso (maschio o femmina). Diventiamo coscienti
di noi stessi come essere maschili o femminili, tra i 3 e i 5 anni.
Il confli琀�o edipico va superato, altrimenti c’è il complesso edipico per cui il bambino si innamora
del genitore del sesso opposto e prova invidia verso il genitore dello stesso sesso, per poi
identificarsi col genitore dello stesso sesso e gioca ad avere l’altro genitore tu琀�o per sé.
Non tu琀�i i bambini sviluppano un confli琀�o edipico, sopra琀�u琀�o nei casi di famiglie ricostituite.
La tenerezza educa alla pace: La pedagogia della tenerezza si riferisce all’educazione familiare.
La categoria pedagogia che i nuovi padri stanno riscoprendo è proprio la tenerezza.
Tenerezza deriva da teneo (contenere) e da tenax (fermo, tenace) = abbracciare ed essere saldi, la
morbidezza e la fermezza.
All’educazione paterna competono la fermezza, la prescrizione normativa, il limite, a quella
materna l’accoglienza. 甀먀indi la tenerezza è la matrice comune dell’educazione da parte del
padre e della madre.
Educare, educo = tirare fuori, compete al padre, colui che taglia il cordone ombelicale, guida
Educare, da allevare, nutrire, prendersi cura (codice materno).
L’educazione, oltre a contenere la paternità e la maternità, e la tenerezza. La tenerezza educa alla
pace, a un’accezione sociale anche; laddove non vi è tenerezza è probabile che si sviluppano
comportamenti violenti. La tenerezza è una sorta di ammorbidimento dei tessuti cognitivi, ci
perme琀�e di aprirci all’altro, con la possibilità di comprendere, abbracciare l’altro con la mente.
- Morin diceva che agli antipodi della tenerezza c’è la violenza
- Lynn dice che la cultura della tenerezza, così come quella della violenza, si apprende in famiglia.
Dove i coniugi assumono condo琀�e violente, sia fisica che psicologica, spesso c’è il “crollo degli
a琀�eggiamento materni” ovvero la di昀쬀icoltà di provare tenerezza verso l’altro, diventando
indi昀쬀erenti verso i bisogni della prole.
La tenerezza dei nuovi padri è simbolo di una nuova cultura familiare democratica.
Nel 1975 Presco琀� compara 49 diverse culture nel mondo, e scopre che laddove le culture
orientano i bambini con tenerezza sono rido琀�i il furto, l’uccisione, l’ostentazione o昀쬀ensiva della
ricchezza. Il comportamento tenero e gentile è specchio di un’intelligenza relazionale, e si
creeranno delle relazioni funzionali.
Dove c’è un’educazione rigida invece sono correlate alla pratica della schiavitù, al soggiogamento
del genere femminile e le divinità vengono descri琀�e come entità aggressive.
La forza della tenerezza: la parola tenero fanno pensare a cara琀�eristiche di fragilità, ma esiste
una forza educativa nell’essere teneri.
Tenerezza in inglese è tender = qualità di tenerezza, morbidezza, delicatezza e sensibilità ma
anche dolorante e so昀쬀erente. Ciò significa che il sogge琀�o di animo tenero è in grado di
comprendere le fragilità proprie e altrui, di perdonare e perdonarsi.
Rinunciare alla tenerezza nei confronti dell’altro crea delle di昀쬀icoltà relazionali, e fare un passo
indietro consente di fare un passo verso l'altro. Comprendere le proprie fragilità consente di
acce琀�are le fragilità altrui, quindi c’è una forza intrinseca nella tenerezza. Il verbo tender fa
riferimento anche all’o昀쬀rire, che è un modo per aprirsi all’altro.
Heideger parla di Padre come roccia muscosa di bosco = roccia morbida al ta琀�o perché ricoperta
dal muschio, so琀�o al muschio c’è la roccia. Un padre educato alla tenerezza non so dà alla vita
ma dà la vita, ovvero passa il testimone, si parla di generatività culturale
Pourtois dice che la tenerezza è la proteina principale di cui si nutre la famiglia, e se non si è
ricevuto tenerezza in famiglia è di昀쬀icile recuperarla successivamente.
➔ Le ricerche ci dicono che la forza della tenerezza è data dalla correlazione tra l’aver
ricevuto cure primarie tenere e un’infanzia cara琀�erizzata da salute fisica e sviluppo
intelle琀�ivo (pediatra Ferrucci).
➔ Lo sviluppo di disagi psichici e comportamentali è correlato alla carenza a昀쬀e琀�iva in età
infantile (Secco)
➔ Correlazione tra tenerezza e sviluppo di comportamenti responsabili (Vege琀�i)
I padri devono rendere la tenerezza anche una virtù civile, quindi portarla al di fuori delle mura
domestiche.
Tempi e Spazi della stanzialità: analisi socio – pedagogica sui cambiamenti della famiglia. Le
dimensione epistemologiche della pedagogia familiare sono 4:
1. integrazione
2. mediazione
3. proge琀�ualità
4. divenire: è importante in ambito familiare perché consente dii interrogare il passato e il
presente per governarne gli esiti, spiega come alcuni mutamenti intercorsi in ambito
sociale e familiari possono spiegare alcuni dinamismi interni nelle famiglie e come
abbiano delle radici storiche, come prenderne coscienza e di capire cosa succederà.
Es rispe琀�o alla famiglia degli anni ‘80 cosa abbiamo perso (abbiamo perso il valore della
coesione e dell’unitarietà familiare; si parlava dei matrimonio ‘mordi e fuggi’ o delle
‘separazioni lampo’ e di conseguenza il rischio di un disimpegno) e cosa abbiamo
guadagnato ( prima si parlava di inferni domestici, col boom delle separazioni/divorzi le
famiglie hanno riacquisito la loro dignità, perché crescere con la coppia confli琀�uale non fa
bene)
Recupero dei tempi del riposo: il nostro cervello ha bisogno di tempi di riposo, solo
apparentemente passivi, perché durante il riposo il cervello si rigenera, e consentono di
sperimentare il fenomeno dell’insight, dell’intuizione/illuminazione, distaccandoci dal problema e
dando il tempo al cervello di riposarsi. Oggi i tempi di riposo sono ristre琀�i, e ciò è un problema
relazionale, educativo. Il riposo perme琀�e un’educazione di qualità.
Spazi della convivialità: spesso oggi abbiamo rido琀�o ai minimi termini il momento del pasto, ma è
un momento in cui la famiglia impara a stare al mondo, regole di convivenza civile
Le famiglie ‘altre’: ci sono famiglie autoctone (italiane) e ci sono famiglie ‘altre’, la nostra è una
società multietnica e multiculturale. Abbiamo almeno 6 modelli, e ogni modello ha delle
problematicità, alle normali confli琀�ualità di coppia si a昀쬀iancano le confli琀�ualità culturali.
Il punto di partenza è la multicultura, ovvero ci troviamo di fronte a delle di昀쬀erenze. Per educare
all’intercultura dobbiamo passare al modello della convivenza delle di昀쬀erenze, inter = tra, un
tramite tra una cultura e l’altra. Modello del salad bouwl = insalatiera, e non melting pot ovvero
calderone.
Intercultura e Transcultura:
Transcultura: è auspicabilmente un metodo, per arrivare all’obie琀�ivo principale che è quello
dell’educazione interculturale tramite uno scambio. modello di confronto dinamista: nel
momento in cui mi relaziono col diverso da me, dal punto di vista umano cognitivo relazionale, il
primo meccanismo che me琀�o in a琀�o non è quello dell’incontro, ma di confronto, per capire se
posso instaurare un registro comunicativo e a quale livello posso interagire con l’altro
raccogliendo indizi o segnali. [se arriva un nuovo membro nel gruppo dei pari inizialmente ci si
confronta col nuovo arrivato,si prova a conoscerlo e si cercano delle a昀쬀inità]. Il confronto
interroga l’altro, e perme琀�e poi l’incontro.
Relativismo metodologico o culturale: nel confronto con l’altro io non perdo, ad es, la mia
ca琀�olicità ma sospendo il mio giudizio con un’apertura laica per confrontarmi con l’altro. Ci
possiamo confrontare sugli aspe琀�i culturali delle religioni, che possono essere relativizzati
Centratura sulla personalizzazione: quando uso la metodologia transculturale, il mio relativismo
metodologico deve andare verso la personalizzazione massima del rapporto, massima a琀�enzione
alla persona che abbiamo di fronte, limitando gli stereotipi e i pregiudizi e la persona è irripetibile
– inviolabile – irrinunciabile.
Dimensione epistemologica del divenire: quando penso a una cultura, questa cultura a琀�raversa la
mia transculturalmente.
Essere coppia oggi: significa coltivare tre istanze: l’io , il tu, il noi. Il noi è un’istanza superiore
all’io e al tu, è una sorta di terra di mezzo che va coltivata a昀쬀inché l’io e il tu non si perdano. Fra
queste 3 istanze ci deve essere un equilibrio.
La coppia tradizionalmente è fondata sull’intimità, che nei decenni diviene amicale più che
amorosa. Oggi la coppia si basa sulla ex-timità sulla necessità di esibire la propria cifra all’interno
di contesti altri rispe琀�o alla coppia, la coppia è fragile, ha un noi carenziale, è instabile e slegata.
È di昀쬀icile dialogare e negoziare così come rispe琀�are i propri spazi. Le coppie non riescono a
ritagliare il tempo della coppia rispe琀�o a quello della famiglia, e il ‘noi’ viene meno.
In molti casi separazioni e divorzi sono necessari, in altri casi sono evitabili, e non ci separiamo
solo dall’altro ma anche da una nostra parte presente nell’altro e quella parte di sé a cui abbiamo
rinunciato tendiamo a ricrearlo in una nuova persona. I figli dei genitori separati hanno la
probabilità di separasi, come i loro genitori.
La simbologia della casa: ognuno di noi abita una casa ma ha anche una casa interiore. La casa
natale è la prima dimora in cui abbiamo soggiornato, è la casa del padre, non vi possiamo tornare;
motivo per cui la casa natale crolla definitivamente con la perdita dei nostri genitori, la casa
interiore si sviluppa invece dentro di noi e muore con noi. All’interno della casa apprendiamo un
habitus, abitudini, che sono il nostro modo di essere e la parte più profonda di noi. Gli ogge琀�i ci
danno delle certezze, luoghi di ricordi e memoria ma allo stesso tempo, è in casa che impariamo a
stare nel mondo. Siamo esseri stanziali e abbiamo bisogno di stabilità (i bambini esplorano
l’ambiente solo quando hanno una base sicura cui tornare). Ciò è dato anche dal clima familiare e
dalla coerenza parentale = i genitori, che rappresentano i pilastri, debbono assumere delle
condo琀�e prevedibili altrimenti il figlio avrà di昀쬀icoltà ad apprendere le condo琀�e giuste e
distinguerle da quelle sbagliate. Se è sì, è sì, essere coerenti, e sopportare anche la frustrazione del
figlio. Fermezza educativa è una proprietà di tenerezza. La crisi della cultura del no è importante,
dobbiamo rieducare a partire dal no, non con la punizione, ma bisogna essere esemplari,
testimoniali, porre dei limiti.