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PEDAGOGIA GENERALE

M-PED/01

CFU: 12

Il programma dell’insegnamento si propone la finalità di introdurre lo studente allo


studio della pedagogia generale,
dei suoi fondamenti teorici ed epistemologici, del suo linguaggio, delle sue specificità
e del suo ruolo all’interno del più ampio contesto delle scienze dell’educazione.
Gli obiettivi formativi sono i seguenti:
-Esaminare la nascita e l’evoluzione della pedagogia generale in quanto scienza e i
suoi diversi settori di indagine scientifica;
- Illustrare i rapporti tra pedagogia, educazione e formazione;
- Indagare le caratteristiche distintive della relazione educativa e illustrare il dibattito
sulle competenze;
-Analizzare i compiti educativi della pedagogia sociale nella società contemporanea e
i problemi che è chiamata a interpretare; Presentare le principali metodologie di
ricerca in ambito pedagogico e educativo e le caratteristiche del discorso pedagogico;
-Esaminare le peculiarità della pedagogia della scuola e i principali temi della
didattica.
LEZIONE 2: IMPOSSIBILE NEUTRALITA’ VALUTATIVA

Ognuno di noi è interprete di sé, dell’altro, di ciò che accade, nell’ambito lavorativo. La
neutralità valutativa è impossibile, ognuno di noi è figlio della sua storia e con quella storia
interpreta il reale.
Avere competenza di sé è necessario, bisogna controllarsi. La Pedagogia è una scienza autonoma,
ma ovviamente le psicologie e le sociologie sono punti di riferimento importanti, sono le due lenti
principale degli occhiali.
Ogge琀�ività relazionale: nello stare insieme. Ciascuno di noi è l’interprete del suo ruolo. Ognuno è
un mondo a sé, a metà strada tra le aspe琀�ative del ruolo e l’interpretazione del ruolo.
Ognuno è insegnante ed educatore in forma diversa, perché ognuno è titolare di sé stesso e
l’ogge琀�ività relazionale è dovuta all’impossibilità della neutralità valutativa.

Il ruolo delle comunità: la comunità scientifica è il ruolo in cui si tende all’ogge琀�ività


relazionale che convalida le teorie che compongono la pedagogia. Per le comunità educative
scolastiche accade lo stesso: il consiglio di classe, è il luogo in cui dalle diverse visioni si può
arrivare ad un’idea comune.

La singolarità come categoria fondante nell’intervento educativo: la singolarità è ricchezza. Ogni


persona è una persona a sé unica e irripetibile, così come l’intervento educativo. È la fatica della
pedagogia, ed è la provvisorietà della teorizzazione pedagogica perché tu琀�e le scienze sono saperi
provvisori, si me琀�e sempre più a punto.

LEZIONE 3 : ETIMOLOGIA, ESTENSIONE E ARTICOLAZIONI DELLA PEDAGOGIA

Etimologia: La pedagogia ha a琀�raversato delle fasi, l’educazione ha milioni di anni quanto


l’uomo. Anche gli uomini preistorici educavano i loro figli. L’educazione è il collante sociale,
a昀쬀e琀�ivo, di istruzione, che ha legato le generazioni fra loro. Si è ra昀쬀inato con il tempo perché
l’uomo ha ra昀쬀inato con il tempo il pensiero. Pedagogia ed educazione sono termini che rinviano
al mondo classico, pedagogia al mondo greco e educazione a quello latino. La cultura greca è la
culla della civiltà.
Il termine pedagogia deriva da pàs pedos e agorè, arte di condurre il bambino, per cui se
tenessimo fede all’etimologia, la pedagogia è la scienza dell’educazione dell’infanzia, anche se nel
mondo classico non c’era molta a琀�enzione all’infanzia, ma c’è il richiamo all’a琀�enzione del
bambino. La consapevolezza del bambino arriverà molto più in là. Oggi la pedagogia non si
occupa più solo di infanzia
Educazione è es ducere ovvero tirare fuori, come se la verità fosse da sempre dentro di noi e il
compito dell’educatore è come essere un ostetrico, che porta alla luce ciò che c’è dentro di noi.
L’ambiente educa, dove nasciamo, chi sono i nostri genitori, la condizione di salute della
persona+ C’è anche in ducere: dare esperienze.

L’estensione della pedagogia: la pedagogia non è solo la scienza d’infanzia. Ha vasti interessi
educativi, l’educazione è un processo che a琀�raversa tu琀�a la vita di una persona, in nessun
momento si può esimere dall’educazione e dall’autoeducazione. È un processo longlife
permanente così come la formazione, è una formazione permanente. Non c’è interruzione. Nella
psicoanalisi si parla anche di io prenatale. Nasciamo già con qualche conoscenza, la madre
dialoga con il bambino, la presenza del compagno per la madre, al momento della nascita il
bambino ha già un pezze琀�o di storia. 甀먀indi pedagogia è sì scienza dell’infanzia, ma oggi ha
un’estensione tanto quanto la vita di ciascuno di noi, dalla nascita alla morte.

Le articolazioni della pedagogia: oggi è più corre琀�o parlare di pedagogie. Il termine pedagogia
al singolare lo conserviamo, ma dovremmo parlare di pedagogie.
C’è l’educazione familiare, c’è la dida琀�ica, c’è l’online e le tecnologie, le pedagogie speciali. Ci
sono tante diverse denominazioni. Ogni branca della pedagogia si compone di più teorie
sincroniche tra di loro.

Le filosofie dell’educazione: Ognuno ha monte ha una propria prospe琀�iva, più o meno


implicita, più o meno ragionata. Il compito è educare l’educando a stare bene nel mondo,
a琀�ivismo naturalistico e a琀�ivismo ca琀�olico,

LEZIONE 4 PER UN PRIMO APPROCCIO ALLA DEFINIZIONE ATTUALE DEL SAPERE


PEDAGOGICO

“Prima definizione” del sapere pedagogico: la prima definizione è quella che a琀�ualmente
presumiamo essere la pedagogia. Il primo argomento descrive una storia, un processo. La filosofia
greca nasce nel 600 a.C. e i primi filosofi si occupavano dell’educazione anche se c’è sempre stata
una pedagogia implicita. In questa prima definizione si fa enfasi sulla praticità, la pedagogia è da
sempre teoria per la prassi. Il pedagogista o昀쬀re strumenti per le azioni educative, strumenti
pratici ed operativi. La pedagogia non è astra琀�a.

L’apporto della linguistica: la linguistica è la disciplina che studia i linguaggi e studia i codici
linguistici, la pedagogia è quel codice linguistico che ha a che fare con l’educazione. La pedagogia
è la teorizzazione dei fa琀�i educativi, il pensiero è accompagnato da sentimenti ed emozioni che
rinviano al canale non verbale. Il pensiero rinvia ai codici linguistici, i sentimenti e le emozioni ai
codici extra-linguistici. La pedagogia dovrebbe me琀�ere assieme codici linguistici e codici extra-
linguistici.
Pedagogia come scienza umana pratica autonoma e teoria per la pratica. La pedagogia è quel
particolare codice linguistico che sul versante di una pedagogia come teoria per la pratica, come
scienza pratica, interpreta diagnosi e orienta perché c’è la libertà dell’educando e dell’educatore.
Orienta prognosi a partire dalla diagnosi, è la terapia ovvero quali accorgimento devo me琀�ere in
a琀�o per a昀쬀rontare al meglio l’educazione.
L’educazione è un processo che inizia prima della nascita e finisce con la morte, è un processo
continuo, longlife.
La pedagogia è una scienza umana pratica e autonoma, il fondamento della disciplina è di essere
una teoria per la pratica, la pratica è l’educazione ed è un processo permanente, a cui alla base
stanno le persone (pensieri ed emozioni = codice linguistico ed extra-linguistico).
La pedagogia è un codice linguistico che ha il compito di realizzare la sinergia tra codici
linguistici ed extra-linguistici.

LEZIONE 5 L’EVOLUZIONE DEI CONCETTI DI PEDAGOGIA ED EDUCAZIONE

Evoluzione del conce琀o di pedagogia: la pedagogia è una scienza umana pratica autonoma.
L’educazione è un gioco continuo tra exducere ed inducere, influenza ambientali. Bisogna rifarsi
alla storia della disciplina, pedagogia ed educazione si sono evolute nel tempo.
La pedagogia e l’educazione sono passati a琀�raverso 3 fasi (de琀�o da Marrou e Laeng), anche se
queste tre fasi non sono cronologicamente sovrapponibili, sono evoluzioni dispari fra loro cioè
temporalmente sono non sovrapponibili ma sconnesse tra di loro.
1. Pedagogia come arte: copre milioni di anni, bisogni di educare i più grandi. Fino al 600
a.C. era un pensiero grezzo, ingenuo, non evoluto, non ra昀쬀inato, privo di categorie. Primi
gra昀쬀iti sulle caverne, arte come prodo琀�o originale, creativo, non trasmissibile. L’uomo
delle caverne ma anche le culture passate educavano, ma non avevano a monte un sapere
codificato.
2. Pedagogia come filosofia o come filosofia applicata: dalla nascita della filosofia, madre di
tu琀�i i saperi, il primo sapere codificato è con i primi 3 filosofi Talete Anassimandro
Assimene poi Eraclito, fino alla triade fondamentale con Socrate/Platone/Aristotele. Si dà
un paradigma fondativo: è compito della filosofia dire cos’è la persona, cos’è il mondo,
come la persona conosce, qual è il destino della persona+ la pedagogia sarà una filosofia
applicata al fa琀�o educativo,
3. Pedagogia come scienza: con lo sviluppo della psicologia, che fissa i primi pale琀�i di una
pedagogia come scienza e che indica i mezzi.

La quarta fase è in itinere, poiché oggi la pedagogia si propone come una sorta di codice
linguistico applicato all’educazione.

Evoluzione del conce琀o di educazione: L’educazione è passata a琀�raverso 3 fasi che non
corrispondono a quelle della pedagogia, come già de琀�o.
1. Andragogia: l’adulto. L’idealtipo educativo del mondo classico greco era il filosofo, che a
35 anni poteva rivestire anche compiti statali. A Roma idem, ideale dell’avvocato. L’adulto
è al centro. Dal 1600 in poi entra in crisi il modello andragogico con Comenio.
2. Pedologia: il bambino. Inizia ad esserci il discorso sul bambino e sull’infanzia. Comenio,
Rousseau, Pestalozzi, sorelle Agazzi, Montessori+ Crisi con lo scoppio della 2° guerra
mondiale.
3. Educazione permanente: educazione longlife, per l’intero ciclo di vita della persona. Non
c’è genere e non c’è età per un’educazione permanente

LEZIONE 6 PEDAGOGIA, EDUCAZIONE E COMUNICAZIONE: LA CIRCOLARITA’


APERTA?

Per una prima definizione dell’educazione: di昀쬀icile nesso tra pedagogia ed educazione, cioè
tra il tentativo di fissare e dare rigore in termini scientifici (pedagogia) e tra un evento dinamico
(educazione). Oggi la società è dinamica, in continua evoluzione.
Circolarità: è un processo lineare, circolare, una ricorsività continua e non causa-e昀쬀e琀�o. La
circolarità è continuamente sogge琀�a a modifiche e imprevisti.
- L’educazione è il “nome complessivo” di tu琀�e le a琀�ività educative storicamente determinate, di
cui le principali sono 5: informazione, istruzione, educazione in senso stre琀�o, formazione,
insegnamento. 甀먀este 5 a琀�ività si sviluppano in un rapporto interpersonale, tramite la
comunicazione, verbale e non, si creano relazioni e dunque l’educazione.

Le altre declinazioni semantiche dell’educazione:


Informare: è incentrato sui saperi, su cosa è accaduto/sta accadendo. 甀먀esti saperi possono anche
essere educativi es saper comportarsi. L’informazione può essere consapevole e intenzionale e
dunque esplicitamente riferita a un fine, oppure inconsapevole e non intenzionale, quando è
mirata.
L’informazione non a琀�ende ad un proge琀�o fondato, es telegiornale, non ha come fine quello di
istruire ma di informare e spesso le reazioni di chi ascolta sono le più disparate.
Istruzione: è intenzionale, è legato ad un contra琀�o, è governata da programmi. È incentrato sul
sapere intenzionale. È riferito ad un proge琀�o, ha un fine esplicito, c’è una convenzione tra
educatore ed educando e l’educazione è tesa al cambiamento dell’educando e alla sua crescita.
Formare: a琀�o teso a far acquisire abilità e competenze sia dida琀�iche che relazionali. La
formazione è la ricaduta dell’insegnamento es la formazione dell’insegnante che oltre al sapere
deve saper tra琀�are gli studenti, saper stare in classe+

La crisi dei giovani e l’eclissi dell’adultità: pedagogia come avamposto scientifico della
cultura nella sua totalità, è una faccia della cultura. Rapporto tra comunicazione e manipolazione.
LEZIONE 7 L’EDUCAZIONE COME RELAZIONE EDUCATIVA

L’educazione come rapporto educativo: Educazione come relazione educativa o rapporto


educativo. L’educazione è a琀�ività orientata, tesa alla crescita e al cambiamento della/e persona/e.
Non cambia solo la persona che viene educata, mentre si educa qualcuno ci si autoeduca e quindi
si cambia e si cresce nel mentre che si esercita il ruolo educativo/professionale.
Educazione ex – ducere = portare alla luce, portare fuori (Socrate, S. Agostino..); educatore come
l’ostetrica, portare alla luce il bambino che è in ognuno di noi e portarlo al mondo.
Oggi siamo anche consapevoli che educare è anche in-ducere, riferimento all’Io prenatale (M.
Klein) ma anche nel rapporto intera琀�ivo-retroa琀�ivo.
5 teorie sociologiche-psicologiche cui fremo riferimento più volte:
1. Freud, fondatore della psicoanalisi. Ha tematizzato la sinergia fra l’a昀쬀e琀�ività di una
persona, la sua socialità e l’intelligenza.
2. Berne, conce琀�o di copione, ovvero il passaggio da un’educazione impartita a
un’educazione autonoma.
3. Bernstein: rapporto tra codici linguistici ed ambiente, linguaggio che è cultura.
4. Piaget, conce琀�o di apprendimento.
5. Vygotskij con l’area di sviluppo potenziale, ovvero il tragi琀�o che la persona in educazione
può compiere a partire da un dato iniziale conosciuto a un dato potenziale in arrivo.
La psicologia sociale, la pedagogia sociale, la sociologia.. sono discipline ausiliarie che chiarificano
l’educazione.
È importante anche la salute del sogge琀�o, è importante il dato biogenetico che ciascun individuo
dispone (es campo delle disabilità..)

L’aspe琀o statico del rapporto educativo: L’aspe琀�o statico è la forma del rapporto educativo.
Ci sono 2 enunciati teorici fondamentali:
1. L’educazione è funzione, è funzionale, è la conseguenza dell’ambiente e delle persone
coinvolte. Ha una stru琀�ura tridimensionale: almeno 1 educatore, almeno 1 educando, in
un ambiente cara琀�erizzato da uno spazio e da un tempo.
Se manca anche solo una di queste tre dimensioni scompare la pedagogia.

L’aspe琀o dinamico del rapporto educativo: L’aspe琀�o dinamico è la sostanza del rapporto
educativo. L’educazione è dinamica perché è un processo storico, ed è dinamico perché
scaturiscono infiniti rapporti educativi.
Molteplici rapporti educativi, che tendono pressoché all’infinito.
La pedagogia suddivide i rapporti in sistemi, es pedagogia familiare si occupa di rapporti in
famiglia, pedagogia speciale che si occupa dei bisogni speciali nelle disabilità, pedagogia
finalizzata all’apprendimento degli alunni è la dida琀�ica

LEZIONE 8 LA PEDAGOGIA COME SCIENZA E COME SCIENZA UMANA

La pedagogia come scienza: è una scienza planetaria, umana, pratica, autonoma. Ha un fine
che vuole perseguire.
L’educazione ha le sue radici a partire da quella greca, e fonda:
- la storia della pedagogia e la pedagogia stessa: tu琀�e le pedagogie, sono i nostri retroterra che
possono essere consapevoli oppure no.
- la filosofia dell’educazione: la pedagogia si interfaccia con le filosofie, le idee di fondo
- la comunicazione: l’educazione è un processo di dentro/fuori; il dentro è la comunicazione,
verbale o no, tra i singoli educandi, tra i singoli educatori, nella relazione educativa.
C’è la non-neutralità della scienza, perché ha sempre a che fare con noi, la neutralità è
impossibile, e piu琀�osto la ricerca dell’ogge琀�ività relazionale.
La pedagogia invece fonda:
- la storia della pedagogia: non c’è scienza senza storia.
- la relazione educativa:
- le “altre” discipline: in modo ausiliario alla pedagogia

La pedagogia è una scienza perché ha un ogge琀�o di studio specifico, ovvero il rapporto educativo,
e si propone quale teoria (o metodo, ovvero modalità che serve per arrivare al fine) particolare
con cui studiare il rapporto, avvalendosi di modelli (Nagel li definisce come strumenti per
l’azione).

La pedagogia come scienza umana: studia il rapporto educativo che avviene tra le persone.

La pedagogia come scienza teleologica e i fini dell’educazione: è teleologica perché


orientata alla crescita e al cambiamento della persona, perché studia il fenomeno dell’educazione
che è una prassi che educa sempre qualcosa. C’è sempre qualcosa che si vuole o琀�enere.
La pedagogia è la scienza dei fini educativi, educare in senso stre琀�o, vuol dire educare ai valori di
crescita, di apertura della vita, del rispe琀�o, solidarietà, amore, sincerità (virtù, per i gestaltisti). I
valori sempre intesi in senso relazionale, è la condivisione. L’educazione ha bisogno di forme
severe quando l’educando si sta facendo molto male, altrimenti bisogna dare condivisione, tempo.
La pedagogia educa:
alla responsabilità: risponde della propria abilità, di perseguire i propri valori, essere cosciente
della vita e dei valori.
alla libertà pesante e pensante: è libera se è consapevole di dove sta e con chi.
all’ autonomia
La persona educata è una persona responsabile, libera e autonoma.

LEZIONE 9 DAL RAPPORTO EDUCATIVO ALLA TEORIA PEDAGOGICA ATTRAVERSO


LA RICERCA

Il modello di Parsons: Parsons è un sociologo, studioso della metodologia della ricerca sociale. Il
suo modello è uno dei più accreditati. Noi dobbiamo osservare il rapporto educativo, che è un
rapporto empirico. Se fosse possibile la neutralità valutativa potremmo ingenuamente dire che
quando osservo un rapporto educativo lo descrivo così com’è, e quindi la descrizione sia un
censimento dell’evidenze osservate. Ma siccome ognuno di noi è un interprete di ciò che accade,
la descrizione del fa琀�o è come lo vedo io, non riproduco fedelmente la realtà esterna.
L’osservazione empirica non riproduce la realtà, Parsons citò lo psicologo Gesell che disse che
ogni osservatore è un osservatore partecipe. Parsons la chiamò “orientamento sele琀�ivo” cioè si
osservano solo le cose che pregiudizialmente si vogliono/devono osservare.

3 tipologie di ricerca per Parsons:


- ricerca applicata: il pedagogista si applica allo studio di quell’evento per ricavare da quell’evento
quante più info possibili, tu琀�e quelle variabili che incrociate fra loro mi danno la tessitura
fondamentale di quell’evento.
Es: genitori di bambina di 6 anni, che ha un ritardo nelle condo琀�e sociali, col dubbio che origina
da un deficit organico oppure se abbia alterazioni di natura psicologica e la regressione è un
sistema di difesa. Io, pedagogista, cerco di acquisire più elementi possibili, la gravidanza, il parto,
le abitudini, la storia di questa famiglia+.
- ricerca contenutistica
- ricerca pura

La Teoria: te – orao, dal greco, ovvero “ti vedo”. La teoria è il punto di vista. Ciò che ho scoperto
con la ricerca lo vado ad applicare nella teoria, poi posso anche scoprire che non funziona.
Bisogna fare dei tentativi su quel preciso rapporto educativo.
LEZIONE 10 LA PEDAGOGIA COME SCIENZA AUTONOMA

Prima Parte: Due esempi, uno dalla pedagogia familiare e l’altro dalla pedagogia scolastica.
Pedagogia Familiare: coppia siciliana, la famiglia di lui rifiuta lei e non si presenta al matrimonio,
lui per preservare il loro rapporto chiede il trasferimento (insegnante) e si trasferiscono in Molise.
Nasce la bambina, Sabrina. Fino ai 18 mesi ha uno sviluppo normale. La madre invece non sta
bene, sempre più in di昀쬀icoltà, un giorno quando il marito è a scuola tenta i suicidio tagliandosi le
vene, la bambina che dormiva si sveglia e la trova tu琀�a insanguinata. A 6 anni Sabrina ha un’età
mentale di 3. questo ritardo dipende da ciò che ha visto? Forse. Dobbiamo prendere in
considerazione tu琀�e le discipline e fare un indagine a tappeto: biologia, psicologia, ginecologia e
ostetricia.. per capire la storia e l’anamnesi di questa famiglia.

Seconda Parte: Esempio dalla pedagogia scolastica. Pierino frequenta la prima classe del liceo
scientifico, scuola scelta da lui. Non va bene alle materie scientifiche, quindi iniziano a farsi delle
domande.
Le discipline di supporto che abbiamo preso in considerazione nel primo caso (ostetricia,
ginecologia, biologia..) ha poco senso in questo caso.
La pedagogia è una scienza autonoma, ma non è né autarchica né autosu昀쬀iciente e non è
nemmeno una somma di discipline diverse. La pedagogia piu琀�osto si rivolge ad alcune discipline
in base alle necessità.
Es: il chirurgo non si me琀�e a fare le analisi del sangue, ma si a昀쬀ida al laboratorio analisi, il
chirurgo ha bisogno del parere del cardiologo o anestesista.. non può lavorare da solo. La
pedagogia si pone in posizione intermedia con, a vale ‘educazione, e a monte tante altre discipline
cui può avvalersi a seconda del rapporto educativo da studiare.

LEZIONE 11 LA PEDAGOGIA COME SCIENZA PRATICA

La praticità della pedagogia: compito della pedagogia è lavorare, far fatica a favore delle
persone, è una teoria per la pratica.
È una scienza pratica perché si pone come una teoria per la pratica che prima analizza (diagnosi)
e poi orienta (prognosi e terapia) i rapporti educativi. La pedagogia orienta e non prescrive, per
lasciare libera la creatività dell’educatore e dell’educando.
Diagnosi, Prognosi e Terapia sono 3 strumenti interconnessi tra loro.
È stata fa琀�a una distinzione tra:
- Idiografico: descrivo, specifico il particolare. Le scienze idiografiche sono scienze umane e
sociali, che hanno a cura la singolarità, all’individuo. La pedagogia è una scienza idiografica.
- Nomotetico: riferimento alle norme. Fisica, matematica, chimica.. sono scienze che descrivono
principi.

Pedagogia quale scienza umana, pratica e autonoma: Un sintesi


• la pedagogia è una scienza umana, pratica, autonoma che studia e orienta tu琀�i i possibili
rapporti educativi (democraticità del sapere pedagogico, non fa selezione..)
• Oggi si parla di “pedagogie”, nome complesso e plurale. Perché la pedagogia può essere
definito in senso ampio come un sistema di scienze pedagogiche, in riferimento a varie
branche della pedagogia. Lo scopo è quello di raggruppare in classi gli rapporti educativi
similari per fini e contenuti. Nel tempo ci saranno ulteriori branche.
• L’educazione tout court può essere definita quale sistema storico di infiniti rapporti
educativi nei tempi e negli spazi di una persona e della sua crescita o di
un’organizzazione più o meno ampia.
• La pedagogia è una scienza profetica: ovvero dico prima che avvenga, perché è “per il
futuro”. Il pedagogista non si ferma al presente, il suo sguardo è volto al futuro, sguardo
avanguardista.
• La pedagogia necessita di costru琀�i teorico – empirici (griglie, modelli..) funzionali a
governare il divenire dell’educazione.

LEZIONE 12 L’INTERDIPENDENZA TRA PEDAGOGIA ED EDUCAZIONE

La circolarità fra pedagogia ed educazione: L’una richiama l’altra, è una dipendenza


trasversale (inter). Si può anche parlare di circolarità fra pedagogia ed educazione. È una
circolarità aperta e a spirale (perché è continua, è un moto perpetuo).
Tra tu琀�i i sogge琀�i che danno vita all’educazione c’è un rapporto circolare,

L’educazione come fatica e come impegno: nell’immaginario l’adulto deve fare fatica, deve
impegnarsi. L’adolescenza è cara琀�erizzata melanconia, paure di昀쬀use, pianti, tristezze, paura di
crescere, cambiamenti fisici. Il bambino piccolo, che impara a camminare, a parlare, che poi va a
scuola.. fa uno sforzo grandissimo. La vita è fatica ed impegno, crescere è faticoso.
- educare è saper porre domande adeguate (cioè pensare, scegliere le parole ada琀�e) e poter
ricevere risposte adeguate
- educare è esser testimoni dei valori di fatica e impegno. Educare è testimoniare.
- Per definizione l’educazione è l’insieme degli interventi a琀�i a favorire la crescita della persona
(crescita non intesa come bio-psichico, ma spirituale..).
- Ruolo ausiliare di alcune scienze, specialmente la psicologia.
- la persona è cara琀�erizzata da 3 aspe琀�i (sistema): a昀쬀e琀�ività, socialità ed intelligenza, in sinergia
con il corpo e con i vissuti della persona. 甀먀esti 3 aspe琀�i a volte sono sinergici, altre no.

LEZIONE 13 RELAZIONE EDUCATIVA E COMUNICAZIONE INTERPERSONALE: GLI


ASSIOMI

La pragmatica della comunicazione umana: l’educazione è un rapporto interpersonale, e il


veicolo dell’educazione è la comunicazione. “è cuore, fondamento e veicolo dell’educazione”.
Educatore, educando, in un tempo e in uno spazio, comunicano. La comunicazione è studiata in
vari ambiti. La persona diventa tale a琀�raverso la comunicazione, che è reciproca, interpersonale e
a volte interiore.
Scuola di Palo Alto: località della California. La prima opera è intitolata “Pragmatica della
comunicazione umana”.
La stru琀�ura di personalità ha senso tramite la comunicazione, all’interno di un contesto.

La frase “tu sei un cane” la possiamo analizzare secondo 3 livelli:


- sinta琀�ico: sintassi, tu sogge琀�o, sei un cane predicato nominale
- semantico: del significato. Se mi rivolgo a un cane lo sto descrivendo ogge琀�ivamente. A livello
metaforico poso usare l’espressione per riferirmi ad un comportamento scorre琀�o.
- pragmatico: pragma, ovvero fa琀�o. Conta anche ilnon verbale, ma conta ance come A dice la
frase e come B la recepisce.

Gli Assiomi: gli assiomi sono regole invarianti che valgono solitamente ovunque. È inconfutabile.
Meta – assioma è l’assioma per eccellenza, è l’assioma degli assiomi e dice “tu琀�o il
comportamento è comunicazione”, non c’è nulla del comportamento umano che non sia
comunicazione.
5 assiomi; validi anche singolarmente
1. impossibilità di non comunicare
2. comunicazione numerica e comunicazione analogica: come e in che modo comunichiamo,
il linguaggio può essere verbale e numerica (parole, numeri sono convenzioni
linguistiche..)o non verbale analogica (mimica, prossemica, sorriso..)
3. interdipendenza tra contenuto, contesto e relazione: tre aspe琀�i che indicano equilibrio
4. la punteggiatura della sequenza di eventi: la comunicazione è fa琀�a di vari momenti
comunicativi
5. interazione complementare e interazione simmetrica: complementari se ognuno si occupa
del proprio ambito es insegnante/allievo genitore/figlio. La simmetrica invece c’è parità tra
gli interlocutori

LEZIONE 14: I LIVELLI DI PERCEZIONE INTERPERSONALE E GLI STILI EDUCATIVI

I livelli di percezione interpersonale: i livelli sono due, e possiamo considerarli come due
estremi di un intervallo:
1. penetrabilità
2. impenetrabilità
1 2

++ è il 17,6 percento periodico, persone pressoché perfe琀�e, belle, buone..


- - è sempre il 17,6 periodico, persone bru琀�e o con gravi disabilità
+ - 66,6 periodico, è la normalità, è dove gioca la prospe琀�iva educativa. Non solo sono il tuo
educatore, ma sono anche colui che crede in te.

Gli stili educativi: dai livelli di percezione interpersonale discendono i 3 stili educativi:
1. conferma: dalla penetrabilità. Es Pierino ha preso un bel voto, e gli diciamo “bravo, bel
lavoro, continua così. È una modalità positiva.
2. rifiuto: dalla penetrabilità. Es Pierino ha preso 4, chiediamo cosa sia successo. È una
modalità positiva.
3. disconferma; dall’impenetrabilità. Ha una valenza negativa, è come dire “tu per me non
esisti, non mi interessa niente di te”. “non ne azzecchi una “, si rilega l’altro all’invisibilità.

LEZIONE 15 L’EDUCAZIONE COME SISTEMA LE PROPRIETÀ’ DEI SISTEMI APERTI E


VIVENTI

La relazione educativa come sistema aperto e vivente: cara琀�erizzato dalla circolarità aperta
e reso possibile dalla comunicazione; c’è circolarità continua, ha a che fare con la storia, tu琀�e le
parti sono in connessione tra loro, le parti sono interfunzionali.
Esempio: La persona è un sistema di parti che si influenzano tra loro: es ho mal di denti: Non
dormo, ho mal di testa, la febbre, devo andare dal dentista+ tu琀�o il mio sistema è coinvolto.

I sistemi chiusi invece non sono aperti agli eventi della storia, non sono governati dal
cambiamento.
Esempio: Mi si scarica la ba琀�eria, valvole, pistoni e altri pezzi non ne risentono.

Le proprietà dei sistemi viventi e aperti: sono fondamentalmente 4 proprietà


1. totalità: non è una somma di educatore educando ambiente, ma è un prodo琀�o ulteriore
dell’interazione di questi elementi. Non è sommatività.
2. Retroazione: È un’azione, un’informazione di ritorno. E’ negativa (lenta) o positiva (veloce)
3. Equi finalità: ulteriore traduzione del superamento del principio causa-e昀쬀e琀�o. Ingresso,
trasformazione, uscita: al pedagogista interessano i dati in ingresso e in uscita, ma
sopra琀�u琀�o la trasformazione.
4. Calibrazione (o funzione a gradino): rinvia alle tacche di un termostato, calibrandolo la
temperatura di casa rimane pressoché costante. La relazione educativa deve essere
costante, non rapida, non improvvisa, senza scossoni+
LEZIONE 16 IL SISTEMA FORMATIVO INTEGRATO

Gli a琀ori del sistema formativo integrato:


Educatore professionale socio pedagogico: essendo educatori, il campo di intervento è la parte
pedagogica, inserita nel contesto sociale. L’educatore lavora per il superamento del disagio, dalle
disabilità a tu琀�e le possibili forme di devianza.
Gli a琀�ori sono molteplici, dallo stato alle chiese, dalle imprese alle famiglie, dalle scuole alle
associazioni di volontariato ecc.. tu琀�i, più o meno, intenzionalmente o preterintenzionalmente
educano, formano la persona, lavorano alla stru琀�urazione della personalità. Tu琀�i, sempre e
comunque, educano.
Esistono a琀�ori e agenzie formali e non formali.
Oggi si rileva un profondo scollamento tra queste agenzie, ognuno va per la sua strada e a volte
sono in confli琀�o fra loro.
Spesso vengono mandati messaggi educativi provvisori e precari sono destinati a creare
confusione.

Il sistema formativo integrato persona – centrico: La competenza più prossima alla nostra
disciplina è andare a ritessere le discrepanze tra scuola e formazione professionale.
Il sistema formativo integrato ha assunto una prospe琀�iva sempre più ampia, non solo in base al
rapporto tra istruzione/formazione/occupazione ma con uno sguardo allargato anche all’aspe琀�o
dei processi impliciti ed espliciti di insegnamento.
La singola persona educanda, come la singola persona educatrice sono coinvolte:
- in un divenire continuo del rapporto educativo
- in una molteplicità di rapporti educativi

Proprio a causa del divenire continuo e della molteplicità c’è bisogno di un sistema formativo
integrato (SFI). Il SFI nasce come tentativo di “rincollare” e superare la distanza tra scuola e
formazione professionale, dove la scuola veniva messa al centro.
• Il SFI ha due visioni: scuola – centrico o persona – centrico. Non c’è un’istituzione al
centro, ma la persona.
• il SFI è la modalità di portare a sistema le varie agenzie educative in funzione della
personali

LEZIONE 17 DALLA PED. GENERALE ALLA PED. DELLE RELAZIONI EDUCATIVE


FAMIGLIARI

Il riconoscimento e l’elogio al plurale: si parla di plurale perché si va dalla persona alla


famiglia, dai generi sessuali alla società..
nell’Emilio, Rousseau parla di un educando tipo, che si riferisce a tu琀�i gli educandi, in generale,
quasi come se fosse un prototipo cui tendere.
L’educazione è a琀�raversata dalla pluralità delle persone, delle famiglie, con una società composta
a monte da molteplici società. Per dare vita ad una pedagogia davvero scientifica e davvero utile
dobbiamo tentare di rispondere al plurale. Pedagogia pluralistica e democratica. La famiglia è la
prima agenzia educativa.

Il bisogno della formazione: Il pluralismo educativo richiede la pluralità delle teorie e degli
approcci pedagogici, in un gioco intera琀�ivo continuo perché la società si trasforma velocemente.
Per questo motivo c’è bisogno di una formazione di昀쬀erenziata per gli educatori e pedagogisti,
senza pregiudizi.
LEZIONE 18 CAMBIAMENTI CULTURALI E TRASFORMAZIONI SOCIALI: DALLE
PERSONE ALLE FAMIGLIE

Trasformazioni socio – culturali: i cambiamenti culturali hanno indo琀�o cambiamenti sociali e


viceversa, le persone nel loro divenire hanno prodo琀�o rappresentazioni familiari diverse del
passato, e quindi anche persone diverse del passato.
• I diri琀�i delle persone e il dovere della responsabilità: dal diri琀�o delle persone siamo passati
al diri琀�o per gli individui, che a volte sono confli琀�o tra loro. E i doveri, primo fra tu琀�i
quello della responsabilità (uno dei 3 fini dell’educazione, responsabilità verso sé stessi e
verso gli altri
• modificazioni culturali e trasformazioni sociali:
• il ruolo educante della legge: rinvia alla responsabilità della classe politica, alla formazione
responsabile della classe politica. La legge educa: legge al divorzio, legge per le unioni
civili+ è la risposta alle modificazioni culturali.
• dal “secolo dell’infanzia” al bisogno del figlio: bisogno del figlio, non più visto come valore
ogge琀�ivo in sé per sé, ma come un bisogno, anche se un figlio non dovrebbe mai essere
fru琀�o di un bisogno.

La formazione del bambino:


• formazione nei primi 6 anni di vita e il ruolo dei genitori: i primi sei anni di vita sono
costituiti dalla
prima infanzia (0-3) nido
seconda infanzia (3-6) scuola dell’infanzia
• il diri琀�o del bambino a una “famiglia sana” e a “genitori competenti” ovvero adulti, che
sappiano svolgere il loro ruolo parentale.
• Il bisogno di nuovi padri e nuove madri: che siano “salmone” cioè che sappiano dire dei
‘no’ giustificati e motivati (salmone perché unico pesce che nuota contro corrente)
• conce琀�o di “generatività allargata” e “bambini senza famiglia”: laddove il bambino non può
stare coi genitori, le altre figure parentali si organizzano per dare una famiglia altra

LEZIONE 19 DALLA FAMIGLIA ALLE FAMIGLIE: MODELLI E TIPOLOGIE

Gli a琀uali modelli di organizzazione famigliare: negli articoli 29 e 30 della costituzione


italiana, si parla della famiglia, che è una presa d’a琀�o. Famiglie non più fondate sul matrimonio,
ma sono famiglie comunque. Statisticamente più eterosessuali, ma presenti anche quelle
omosessuali.
La pedagogia della famiglia si occupa di capire le dinamiche nella famiglia e le sue relazioni.
8 macrotipi (ulteriormente suddivisibili, anche fino a 15 modelli)
1. famiglie patriarcali: convivevano più nuclei familiari so琀�o l’autorità del pater familias
(l’uomo più anziano, patricentriche) o la vergara (la donna, matricentriche) tradizione
contadina. Erano o a orientamento laico (romagnole) o cristiano (entroterra marchigiano).
甀먀elle patriarcali, oggi residuali, sono esistite fino all’inizio degli anni ‘60, la maggior
parte dell’economia del paese era agricolo-contadina. Lo spostamento dalla campagna alle
ci琀�à, la moltiplicazione dei luoghi di lavoro, le prime industrie, passaggio dalla cultura
contadina a quella industriale hanno dato l’inizio a famiglie nucleari.
2. famiglie nucleari allargate o ristre琀�e: anni ‘60-’80. il nucleo costituito da padre, madre e 3
figli in media, spesso c’era es il fratello/sorella non sposata di mamma/babbo, i genitori
della mamma/babbo.. il nucleo era allargato. Oggi la famiglia nucleare è sempre più
ristre琀�a. Erano fondate sul matrimonio cristiano o matrimonio civile.
3. famiglie separate: crescita esponenziale delle separazioni e concomitante crescita dei
divorzi.
4. famiglie divorziate: crescenti sempre di più, con la legge sul divorzio.
5. famiglie ricostituite: ricostituite su base religiosa (annullamenti) oppure con matrimonio
civile oppure conviventi. Le famiglie ricostituite sono in aumento.
6. Convivenze: né matrimonio religioso né civile, ma libera scelta di convivenza.
7. famiglie mono – personali e mono – sessuali: conseguenti a separazioni e divorzi, magari
senza figli e senza ancora famiglia ricostituita; ma anche famiglie che non discendono da
separazioni/divorzi ma anche la singletudine (senza legami stabili quotidiani fissi). Sono
famiglie in crescita.
8. coppie e famiglie omosessuali: sono in minoranza. Spesso sono persone adulte che, dopo
una separazione o divorzio, vivono la loro omosessualità.

L’Istituto Matrimoniale: a volte molte convivenze sono molto più stabili di matrimoni, ma è
indiscutibile che il matrimonio rappresenta la stabilità, l’aver convenuto di un rapporto che si è
deciso come stabile.
Matrimoni religiosi e civili sono in calo in Italia. Ci si sposa anche più tardi rispe琀�o al passato
(cause crisi dell’occupazione e allungamento della formazione, stagione della individualità e della
singletudine) per cui le prime nozze oggi sono di sposi di circa 30/32 anni.
Ci si sposa di più nel Sud Italia e nelle isole, ci si sposa di più in Campania e meno in Emilia
Romagna.
1 matrimonio su 3 è civile. Il 10% dei matrimoni, uno dei coniugi è alle seconde nozze. Nel 12.5%
delle celebrazioni uno degli sposi è straniero. Il regime patrimoniale che prevale è la separazione
dei beni. Sempre più numerose le coppie che scelgono la via della convivenza, per cui figli nati
fuori dal matrimonio sono intorno al 15%.

LEZIONE 20: SEPARAZIONI, DIVORZI E INDICI DI NATALITÀ’ IN ITALIA

Separazioni e Divorzi: Le separazioni e i divorzi sono al 35% ovvero 1 matrimonio su 3, in


alcune regioni siamo arrivati anche al 50%; più o meno dopo 14 anni di matrimonio.
Nuovo picco delle separazioni nei primi 3 anni, con un numero considerevole entro il primo anno.
Separazioni e divorzi intorno ai 45 anni.
I minori figli di genitori separati e divorziati sono un numero consistente e il divorzio/separazione
è distribuito diversamente.
I matrimoni falliscono più facilmente in Liguria, falliscono di meno in Basilicata, Calabria e
Puglia. Sono separazioni consensuali nell’80%. I matrimoni misti hanno un indice di fallimento
del 76,7% ( a monte non c’è cultura, pedagogia, dida琀�ica.. che lavorano a favore dell’intercultura).
Figli maggiormente a昀쬀idati alle madri, ai padri pochissimo (dal 3 al 5%).
Sta crescendo l’a昀쬀idamento congiunto alternato.

Indici di natalità e invecchiamento della popolazione: La natalità in Italia è la più bassa del
mondo, 1,20 – 1,29 figli per donna a fronte di una media europea di circa 1,50. Ciò non consente il
ricambio generazionale, siamo al figlio unico per famiglia e ciò ha ricadute anche su separazioni e
divorzi futuri (con un fratello o una sorella si impara a gestire spazi, tempi, anche a昀쬀e琀�o dei
genitori) e sulla cura dei genitori anziani in futuro.
Col figlio unico viene meno la dimensione di fraternità che è alla base della futura vita di coppia,
è una monade chiamata poi a ba琀�ersi in un altra monade+ manca l’esperienza preparatoria.
Oggi si invecchia sempre di più, si muore sempre più tardi. Una delle problematiche è il sistema
pensionistico, dovuto proprio alla mancanza di ricambio generazionale. Aumentano gli anziani
(+60 anni) e diminuisce quella dei giovani (fino a 20 anni). Oggi la popolazione è prevalentemente
vecchia, in Italia c’è il record mondiale per indice di vecchiaia, abbiamo anche la speranza di vita
più lunga dell’UE.
Tanti sono gli anziani che vivono in casa con badanti, la metà delle prescrizioni mediche
riguardano gli anziani, in aumento le case di riposo e questi sono fenomeni in aumento.
Le badanti spesso non sono formate, andrebbe prestata una cura pedagogica, civile, politica che
ad oggi ancora non c’è.
LEZIONE 21 SOCIETÀ’ E CULTURE: INDICATORI E PARAMETRI

Il paese ha cambiato ‘pelle’: il contesto in cui si svolgono le relazioni familiari, trasformazioni


notevoli che l’Italia ha a琀�raversato e sta a琀�raversando quotidianamente.
- trasformazione inter – etnica: etnie diverse fra loro,
- trasformazione inter – culturale
- trasformazione inter – religiosa: varie religioni, presenti luoghi di culto per altre fedi es moschea
la pedagogia si deve occupare di queste trasformazioni.

Nuove emergenze e nuove sfide: la pedagogia è una teoria per la pratica, le emergenze sono
nuove sfide e la pedagogia si deve occupare dell’oggi.
Persone, famiglia, società, culture sono connesse fra loro, sono un processo di sistema.
Persone adulte che vivono ancora coi genitori, altri che sono usciti dalla famiglia d’origine e
vivono da soli pur avendo a昀쬀e琀�i ma in un tempo limitato.
Crescita della condizione omosessuale

L'eclissi del proge琀o: eclissi significa che una parte si oscura, tu琀�o è incentrato sull’oggi e sul
qui e ora, sul tu琀�o e subito, siamo portato al consumismo. In tu琀�o ciò i pedagogisti, gli educatori,
gli insegnanti hanno un ruolo fondamentale, per governare l’oggi.

LEZIONE 22 I SERVIZI ALLE PERSONE, ALLE COPPIE, ALLE FAMIGLIE

Le politiche famigliari: i servizi culturali (come lo stato, la chiesa, le altre organizzazioni


presenti in italia) sono rivolti alle persone, alle coppie, ma anche servizi sociali, servizi sanitari+ i
servizi sono creati anche dal privato organizzato.
A riguardo delle politiche familiari si me琀�e in evidenza:
- la latitanza dello stato italiano a riguardo: anche dopo le leggi a riguardo lo stato se ne è
dimenticato,
- la famiglia considerata come un ‘a昀쬀are privato’
- provvidenze individuali e assenza di una reale a琀�enzione alle famiglie nella loro Inter-
sogge琀�ività di nucleo

I servizi socio – sanitari e i consultori familiari: il consultorio familiare è un servizio socio –


sanitario che ha più di un secolo, nascono agli inizi del 1900. in italia nasce alla fine della seconda
guerra mondiale, quando Don Ligeri apre a Milano, 1945, l’istituto “La Casa”. Nel 1975 la legge
istituiva dei consultori familiari, molti ca琀�olici, cristiani, laici+ci hanno creduto e lavorato. Oggi i
consultori familiari sul versante pubblico, per responsabilità dello stato sono l’ombra di quel che
potevano essere e quel che sono stati fino ai primi anni ‘80. servizio sanitario sempre più rido琀�o e
circoscri琀�o, la legge del ‘75 è una legge quadro, perché si chiedeva alle regioni di organizzare
questi servizi; poi non si sono occupati più di persona/coppia/famiglia ma sono diventati
consultori ginecologici

LEZIONE 23 IL CAMMINO DELLA PEDAGOGIA CONTEMPORANEA

La pluralità della pedagogia: anche la pedagogia è passata da corpo singolare ad una pluralità.
In campo accademico, con 4 se琀�ori di riferimento e ulteriori so琀�o se琀�ori, dalla pedagogia
generale e sociale, poi la pedagogia delle famiglie, del lavoro, degli adulti, alla storia della
pedagogia, le琀�eratura per l’infanzia, dida琀�ica generale, dida琀�ica speciale per arrivare alla
pedagogia sperimentale. Nei 4 contenitori prevalentemente accademici ci sono vari approcci di
studi. Sono molteplici le pratiche educative.
Dalla pluralità educativa a quella pedagogica e viceversa
La pluralità in pedagogia: enfasi sulla pluralità IN pedagogia:
• educazione e cambiamento: la pluralità evidenzia il continuo cambiamento
dell’educazione. Una persona educata si impegna per la sua autonomia, non c’è un solo
modo per essere liberi da e liberi di, e ha rispe琀�o di sé, del proprio proge琀�o, e dell’altro.
• Oggi ci sono molteplici situazioni di vita, sono complesse; molte piene di pregiudizi
• Ogni realtà umana ha il suo linguaggio ed è una micro – lingua, quasi come se fosse
un’odierna ‘torre di Babele’.

Taluni principi cardine


➔ l’osservazione partecipe: gli educatori sono coprotagonisti, autori e coautori di ciò che
accade, osservano in maniera partecipata.
➔ ogge琀�ività relazionale:
➔ controllo di qualità delle teorie pedagogiche: segna l’approdo alla pedagogia in quanto
tale.
➔ l’educazione come amore: Be琀�heleim, libro “l’amore non basta”. L’amore inteso come
emozione non basta, l’amore deve anche essere nutrito da competenze. Educazione come
amore è capire la persona, comprenderla.
➔ la pedagogia quale poesia: poesia che però ha un costru琀�o teorico. Ci si riferisce all’essere
coinvolgente, dri琀�i alla mente e al cuore ma al tempo stesso ci vuole competenza.

LEZIONE 24 PERSONE E FAMIGLIE: DALLA SOLIDARIETÀ ALLA SINGLETUDINE

La singletudine:
- l’Italia del ‘68 ad oggi;
- L’avvento della cultura del “provvisorio-confli琀�uale”: tu琀�o è provvisorio e tu琀�o è confli琀�o. Si
esalta l’immagine di questa realtà sopra琀�u琀�o dai mass media e dalle pubblicità, tu琀�o invecchia in
fre琀�a. Propagande di acquisto,
- la scelta della singletudine:
- l’eclissi della per-sona: la persona è il sogge琀�o che è aperto/a alla relazione con l’altro.
La singletudine rimanda ad una rappresentazione maggioritaria dell’ego

La solidarietà: se la singletudine riguarda l’io, la solidarietà riguarda il noi. Se la singletudine è


una coesistenza limitata, la solidarietà è incentrata sul noi, a volte anche sulla scelta, decisione,
volontà di me琀�ersi tra parentesi per lasciare spazio all’altro. Rimanda ad una rappresentazione
esclusiva del noi. c’è un’eclissi di virtù e valori, la solidarietà è il collante, il ponte, il faro nelle
relazioni sane e corre琀�e. La solidarietà è il prodo琀�o della generosità.

La paura dei legami stabili: questa paura oggi a琀�raversa molte persone, dagli adolescenti ai
giovani adulti fino alle generazioni successive.
Se adulti e famiglie avessero dato buona testimonianza, avessero incarnato che i legami stabili
sono possibili, sono belli, sereni sicuramente adolescenti, giovani adulti, adulti ect non avrebbero
così tanta paura dei legami stabili. Hanno dato invece ca琀�iva testimonianza. Poi, per non
coltivare questa paura bisognerebbe fidarci di noi e dell’altro, invece ci si chiede ‘perché fidarsi?’.
C’è il mito dell’esperienza a tu琀�i i costi e il trionfo dell’a琀�imo fuggente.
Inoltre è presente un’adolescenza prolungata e protra琀�a: se in adolescenza si entrava 12/13 anni,
ora molto prima.. 10/11 anni. Ma quando si esce dall’adolescenza? Bloss dice che si entra in
adolescenza molto prima, ma non sappiamo quando si esce dall’adolescenza. 30 anni? Si è tu琀�o
protra琀�o, e Oswood dice che in fondo si è finalmente adulti quando abbiamo le 3 famose
autonomie: a昀쬀e琀�iva, economica.. c’è voglia di libertà ma il dover permanere nel nucleo familiare
oltremisura, quindi a volte c’è anche impossibilità di legami stabili.
LEZIONE 25 PERSONE, FAMIGLIE E SOCIETÀ: UN RAPPORTO DA RICOSTRUIRE

Il principio di realtà degli eventi educativi: Una persona è sana quando è guidata dal
principio di realtà, quando nella quotidianità cammina coi piedi per terra. Il principio di realtà
che governa l’educazione che non possiamo non prendere a琀�o, della pluralità degli eventi
educativi.
C’è poi l’antiglobalizzazione: oggi si parla di globalizzazione, di mercato globale, di “villaggio
globale” ma il discorso va articolati. Esiste la globalizzazione, delle banche o delle economie,
apparentemente vogliamo assomigliarci tu琀�i (la comunicazione dei mass media hanno
contribuito a ciò). Il villaggio globale è fa琀�o di capanne molto diverse tra loro, dai gra琀�acieli alle
palme intrecciate. Sono molte le diversità, le disparità, quindi sì esiste il villaggio globale
Il lento approdo ad una pedagogia plurale: bisogna tendere ad una pedagogia plurale, che
discende dalle trasformazioni sociali e culturali di cui abbiamo parlato. Moltiplicazione dei punti
di vista pedagogici che tu琀�i insieme rappresentano la pedagogia contemporanea. Trasformazioni
sociali e culturali diverse, da paese a Paese e a volte all’interno nello stesso paese.

Alcuni esempi: esistono persone, giovani e anziani diversi tra loro, anche per categorie,
asiatici/europei, ricchi/poveri, poi esistono le famiglie, almeno i 15 modelli di cui abbiamo parlato,
esistono diverse etnie religiose.
L’educazione a琀�iene alla persona, la formazione a琀�iene ai diversi ruoli della persona. Educazione
e formazione si richiamano a vicenda, come 2 facce della stessa medaglia.

LEZIONE 26 L’APERTURA ALLA SPERANZA E L’EDUCAZIONE COME PROMESSA

L’apertura alla speranza: obie琀�ivo per cui lavora la pedagogia è la speranza, è la scienza profetica
per ieri, l’oggi e il domani. La l’obie琀�ivo di migliorare i rapporti educativi, le persone, le società, le
istituzioni. La speranza è l’obie琀�ivo della pedagogia. La speranza del domani è una certezza,
confermata dalla storia, dalla cultura, la speranza in una vita migliore, nel miglioramento
dell’educazione.

L’educazione come promessa: l’educazione alla promessa e educazione come promessa.


Si diceva “spero, prome琀�o e giuro”. Spero che farò il buono, prome琀�o che farò il buono, giuro che
farò il buono. L’educazione come promessa ha a che fare col futuro. Promessa pronunciabile
perché fa琀�ibile, a琀�uabile e realistica. Il paradigma della promessa è “se+ , allora+.”
Esempio: i genitori prima ripetevano “se studierai/prenderai un diploma MEZZI allora troverai un
lavoro FINI” la speranza era una certezza. A琀�raverso dei mezzi si può raggiungere degli obie琀�ivi.
Oggi i mezzi sono anche più sofisticati, ma c’è transitorietà, precarietà. Adesso nessuno può dire,
con assoluta certezza, la frase sudde琀�a. La promessa è vita stessa.
LEGGI: Il testamento di Kipling al figlio.

LEZIONE 27 e 28
PAGINE SCELTE, LETTURA E COMMENTO (DALLA PEDAGOGIA ALL’EDUCAZIONE)

LEZIONE 29 LA “BOTTEGA” DEI GENITORI. DI TUTTO E DI PIÙ’ SUI NOSTRI FIGLI

Si inizia a prendere in esame il testo “La Bo琀�ega dei genitori” scri琀�o dal professore nel 2016.
Sintetizza i suoi studi a riguardo delle famiglie e delle relazioni educative, con un occhio alla
società che è in velocissima trasformazione.
Essere genitori è la sintesi di 2 processi: l’essere padre e madre. La genitorialità è il risultato di
essere persone + adulto + padre/madre DUNQUE genitore. Le tre istanze (persona, adulto,
padre/madre) influenzano la genitorialità e sono sogge琀�e a cambiamento.
“La Bo琀�ega”: si chiama così perché si troverà di tu琀�o di più, sena trascurare alcun aspe琀�o perché
il compito di un pedagogista serio, rigoroso, a琀�ento che ragiona sulla contemporaneità. Il
pedagogista lavora sull’interezza della storia, che compone la realtà. Bo琀�ega perché sa di
artigiani e di creatività, luoghi piccoli, antichi, a昀쬀ascinanti, accoglienti.
La famiglia è il luogo degli a昀쬀e琀�i, talvolta del dolore, della fedeltà ad un proge琀�o più grande delle
singole persone che lo compongono.
Il libro è composto da una premessa, da un’introduzione del prof Stramaglia, poi 2 parti del testo
e le conclusioni (3). il libro è scri琀�o per tu琀�i, con scopo divulgativo. I capitoli verranno spiegati
nelle prossime lezioni.

LEZIONE 30 “LA BOTTEGA DEI GENITORI” INDICAZIONI E PREMESSE


Dall’intro alla premessa: L’intro è scri琀�a dal prof Stremaglia, la premessa da Corsi.
1. Ruolo dei genitori è quello di educare i figli ad essere autonomi: L’obie琀�ivo educativo
formativo è far prendere consapevolezza ai genitori del ruolo fondamentale, quello di
educare i figli a realizzarsi, a diventare ciò che ciascuno di noi vuole realizzare per sé, per
essere autonomi ed originali. L’originalità è alla base dell’autonomia, che si compenetra
sempre con la responsabilità e la libertà.
2. Testamento di Kipling al figlio: alla libertà responsabile e dunque all’autonomia. Ha scri琀�o
ciò per il figlio più di un secolo fa. L’ha scri琀�o per suo figlio, ma può essere per tu琀�i.
3. La testimonianza dei genitori e l’educazione dei figli

Le ragioni del titolo del libro: ci sono 4 ragioni, in crescita tra loro.
- non esistono ca琀�ivi genitori: è di昀쬀icile che i genitori siano intenzionalmente ca琀�ivi, che scelgono
di comportarsi in maniera sbagliata verso i propri figli, esistono piu琀�osto genitori pasticcioni. I
genitori non vanno mai colpevolizzati, fanno male, ma fanno quel che possono, e dicendo loro che
non sono bravi cosa o琀�eniamo? Li facciamo sentire peggio, e ci innalziamo a superiori rispe琀�o a
loro. E non abbiamo instaurato con loro quell’alleanza che serve per farli crescere e cambiare.
Tu琀�i i genitori hanno paura di non farcela e di non essere capace. La colpevolizzazione è sempre
inopportuna.
- i genitori come “artigiani del bricolage”: già le琀�o nella lezione precedente cosa è una bo琀�ega.
Sono artigiani del bricolage, creativi,
- la “bo琀�ega dei genitori”:
- la formazione dei genitori: dobbiamo incrementare la formazione, sia etero che auto

LEZIONE 31 ESSERE GENITORI NASCE DA LONTANO

E’ l’approdo di un percorso progressivo che nasce da lontano, da prima della nostra nascita e
termina solo con la nostra morte. Si diventa, da prima della nascita su due versanti:
- il primo la M. Klein che dice che il bambino quando nasce non è tabula rasa, ha già un
imprinting che dipende dal dialogo che la madre ha stabilito con lui fin dal concepimento
- perché è immerso in una serie di aspe琀�ative dei genitori/nonni.. in una cultura familiare che
influenza la potenzialità del poter diventare genitori.
- Genitori in Potenza e Genitori in A琀�o: in potenza quando si pensa di diventare genitori, in a琀�o
quando lo diventiamo davvero. È tu琀�o legato ad una scelta, mai semplice, a琀�raversata da
sentimenti, emozioni, .giudizi, pensieri+ dall’esperienza. Non si nasce genitori in a琀�o ma in
potenza, ovvero a昀쬀e琀�ivamente/culturalmente/biologicamente pronti a diventarlo.
- La genitorialità è influenzata dalla nostra nascita, la nostra infanzia, la gravidanza della nostra
madre, dai genitori che abbiamo avuto, dai nonni/parenti con cui siamo cresciuti o che ci sono
stati raccontati, dalla nostra casa, dal compagno che abbiamo scelto, dall’educazione ricevuta, da
come percepiamo il proprio genere/sessualità. Si proie琀�ano tu琀�i inevitabilmente sui figli, e che i
figli siano una decisione.

LEZIONE 32 I GENITORI DEI GENITORI

La storia delle storie: Nessuno di noi nasce nel vuoto, ma in un ambiente pieno di storie e di
significati. Es figli che nascono dopo la morte di un figlio, un’adozione che arriva dopo anni di
tentativi e dolore.
• La storia delle storie nel senso di andare dalla nascita all’indietro, con un copione “trans –
generazionale”. (Hellinger)
• la famiglia è un luogo di de琀�i e di non de琀�i di gesti e di parole, di memorie e
interpretazioni, di conscio e inconscio: Richter, in un testo della metà degli anni 70,
“genitori figli e nevrosi” dove si me琀�e in luce il rapporto tra il padre e il figlio
maschio/figlia femmina, e anche la madre col figlio maschio/figlia femmina. Il figlio
maschio apprende il conscio del padre ma eredita l’inconscio materno così come la
femmina apprende il conscio della madre ma eredita l’inconscio paterno =
complessificazione che ci consente di me琀�ere di nuovo in evidenza il fa琀�o che me琀�ere al
mondo un figlio non è banale. Nel gioco di conscio – inconscio è importante scegliere il
partner
• la pseudo – decisione dei figli: Bern ci dice che non sono decisioni, ma pseudo decisioni,
sono fru琀�o del “copione”
• la ri – decisione e l’approdo all’autonomia: nel copione noi ci sediamo e imitiamo la
decisione presa da altri, invece la ri – decisione ci perme琀�e di essere autentici, decidiamo
di uscire dal copione ed essere autonomi (originali).

I genitori come ‘cibo’ ovvero la ‘sintesi clorofilliana’: ovvero come nutrimento e come luce
per i propri figli.
 I genitori come cibo buono (su昀쬀iciente) o ca琀�ivo (scarso): se il cibo è buono, su昀쬀iciente, i
figli crescono bene. Se il cibo è ca琀�ivo, pasticciato, scarso i figli non crescono
adeguatamente. Sono importanti il tempo e la competenza. Il tempo può essere di
quantità, ovvero il tempo ogge琀�ivo, e di qualità, ovvero come trascorriamo quel tempo.
 dal cibo alla digestione – decisione del sé:
 il figlio come sintesi clorofilliana della luce dei genitori : la luce consente alla natura di
svilupparsi bene, le piante hanno bisogno della luce che consente la sintesi clorofilliana
per cui si cresce e con i giusti colori, è ciò che fanno anche i genitori.

CAPITOLO 33 I COPIONI DI PERSONALITÀ’

L’altro è sempre altro da noi: a volte si confonde l’educazione con i copioni di personalità,
come se l’educazione tendesse a costruire persone – tipo o macro categorie (come era successo
nel ‘68 quando la generazione aveva persona tu琀�a la fiducia nelle istituzioni, nella politica, nella
religione, nella scuola che annientava l’unicità degli alunni) .
甀먀ando succede ciò vuol dire che l’educazione è venuta meno al suo obie琀�ivo fondamentale,
quello di me琀�ere in risalto l’unicità e la singolarità di ogni persona, di renderle libere
dall’oppressione dei copioni. Ogni persona è unica e singolare. L’educazione deve incrementare,
perfezionare l’unicità della persona, l’altro è sempre Altro da noi e dobbiamo vedere l’altro nella
sua interezza e unicità.

Il ‘copione’: Dell’analisi transazionale se ne sono occupati Bern (il fondatore) e poi altri famosi
studiosi. Il copione per Berne è uno scri琀�o di a琀�ese dei genitori nei riguardi dei figli, il copione
pesa sulle spalle dei figli. Però non consente la libertà, l’autonomia, l’originalità del figlio, limita la
libertà. Il copione è una sorta di piano di vita cui i figli dovrebbero conformarsi (gabbia). È la
raccomandazione del “sii perfe琀�o”.
C’è anche l’anti copione, che è il copione di opposizione. Un ragazzo studiosissimo poi non studia
più, un ragazzo bravissimo poi si droga. Non sono scelte di autonomia e libertà ma sono astuzie
della ragione, si pensa di essere usciti dal copione ma in realtà vi si è ancora più invischiati
facendo l’opposto.

LEZIONE 34 EDUCAZIONE E COPIONI DI PERSONALITÀ

Berne configura la statica della personalità di ciascuno di noi a琀�raverso 3 cerchi: genitore –
adulto – bambino, che rappresenta il 100%. ciascuna di queste sfere occupa uno spazio psichico,
relazionale del 33,33% periodico. Li definisce stato dell’Io, l’Io ha lo stato genitore, lo stato adulto
e quello bambino.
Ci sono due processi, la contaminazione e l’esclusione. La persona contaminata in uno o più stati
dell’io o con uno stato dell’io escluso vive male, si relaziona male, è quando una parte del
bambino mangia una parte dell’adulto una parte del genitore è cresciuta troppo e si mangia una
parte dell’adulto. Nelle condo琀�e psicologiche avviene ad esempio nell’isteria, in un genitore che si
mangia una parte dell'adulto è la nevrosi, l’io adulto escluso è la psicosi. Compito dell’educazione
è operare nel superamento di tu琀�i i possibili copioni trans generazionali e o昀쬀rirci 3 stati dell’io
perfe琀�amente funzionanti, paritari fra loro, con medesimo peso e medesima capacità di
funzionare.
Il bambino è il luogo delle emozioni, dei sentimento. Il genitore è il luogo dei giudizi e pregiudizi,
l’adulto è il luogo dei nostri pensieri.
Diagramma della scelta: si parte dal bambino, parte più intima e profonda, poi del genitore e
infine l’adulto che appesantito, ma mai distra琀�o dalle sue emozioni e dai suoi giudizi poi a昀쬀ronta
la realtà a fronte di quel principio di realtà secondo cui l’incontro tra sé e l’altro è positivo.

I 3 stati dell’io sono stre琀�i tra due paradigmi: ordini e ingiunzioni. Le ingiunzioni sono molteplici
ed è quello che Berne ha ricavato dalla sua psicoterapia. Il copione è un sistema di non de琀�i, di
archite琀�ure nascoste e inconsce e anche l'ingiunzione sono paradigmi in cui la persona è
ingabbiata, talvolta possono sfociare nel suicidio.
5 ordini individuati: compiacere, perfezione, forza, a昀쬀anno,

Accanto alle ingiunzioni e agli ordini, c’è il permesso. Il permesso fa saltare il copione, è un
antidoto al copione, rispe琀�o vuol dire guardare.

LEZIONE 35 DINAMICHE FAMILIARI E PROCESSI EDUCATIVI

Educare i figli alla libertà: la famiglia è il primo contesto in cui è inserito un individuo fin dalla
nascita, è un sistema complesso dove più so琀�osistemi coabitano tra loro a volte in modo pacifico
e a volte confli琀�uale (tu琀�’oggi specialmente). La famiglia ha vari so琀�osistemi: la coppia
coniugale, coniugi nel loro ruolo genitoriale, gen
itori/figli con ulteriore so琀�osistema rappresentato dalla relazione di ciascun figlio con ciascun
genitore, relazione tra fratelli.
Ciascun so琀�osistema rimanda a ulteriori so琀�o – so琀�osistemi e ciascuno ha un andamento
dinamico. C’è compenetrazione tra il sistema familiare e tu琀�e le possibili relazioni educative che
vi accadono.

Educare i figli alla libertà, “genitori migliori per bambini più liberi”. Se il fine è educare i figli alla
libertà, il mezzo per raggiungere questo obie琀�ivo è poter disporre di genitori migliori.
• Educare alla libertà sin dalla nascita: non si improvvisa, è un divenire lento da quando il
bambino tenta la sua autonomia, lasciare i bambini lo spazio di prova (anche se si me琀�e il
pigiama al contrario senza intervenire perché il messaggio che si passa è “non si fare, sei
piccolo, se non ci fossi io..”) se non si lascia lo spazio di provare sto implicitamente
chiedendo di essere perfe琀�o. Dopo un po' che prova lo si aiuta, ma non ci si sostituisce a
lui nel compiere questi a琀�i. [e oggi, nella società liquida cara琀�erizzata da relazioni deboli,
essere liberi è una sfida].
• la proposta di Montessori: tu琀�a la sua proposta ruota a琀�orno all’educazione e alla libertà,
l’educando va bloccato solo se si sta facendo molto male
• i figli sono fa琀�i per volare via dalla propria famiglia di origine: non devono morire sulle
proprie radici
• i figli non vanno tra琀�enuti: no alla simbiosi, che spesso avviene nelle famiglie separate con
un figlio nei confronti di un genitore (studiata in particolare da Dolto)

L’a琀uale ‘spaesamento’ dei figli di oggi: nella situazione a琀�uale piu琀�osto che la libertà c’è lo
spaesamento. Abbiamo perso la bussola, non siamo orientati, vaghiamo a vuoto. Chi sono – cosa
voglio fare nella vita – dove voglio andare è il centro di noi.
Lo spaesamento dei minori di oggi è fru琀�o dello spaesamento degli adulti, è un e昀쬀e琀�o. La società
odierna è una sorta di torre di Babele, gli adulti appaiono sempre più invisibili, stre琀�i tra due
paure: quella di invecchiare e quella di morire.
- la coppia genitoriale è l’erede della coppia coniugale: genitori non si nasce ma si diventa e
- la di昀쬀erenza tra matrimonio e famiglia: forte rapporto di interdipendenza tra
matrimonio/convivenza e la famiglia, ma sono due istituti diversi non solo nel panorama giuridico
ma anche per la religione ca琀�olica. La coppia coniugale è il fondamento, la premessa così come il
matrimonio. Il matrimonio è un sacramento per la religione ca琀�olica e quindi segno di stabilità
ma la famiglia è un tempo ed è uno spazio.
- amare e “voler bene”: l’amore è un sentimento, emozione, pensiero, dinamica che appartiene alle
storie di vita fra adulti, pur nei dovuti spazi di libertà richiama all’appartenenza. Il voler bene lega
le relazioni complementari fra loro es ai figli.

Analisi transazionale, richiamo a


“permessi ordini e ingiunzioni”: a琀�enzione su pochi ordini, possibilmente superabili, ancora meno
ingiunzioni auspicabilmente superabili e permessi che non sono il lasciar andare/lasciar fare ma
comprende il dialogo che è composto dal triangolo libertà – autonomia – responsabilità.
“copione anti - copione e autonomi”: ognuno è chiamato a esprimere la propria libertà, a琀�raverso
la ridecisione, dal copione all’autonomia.

LEZIONE 36 A PARTIRE DALL’INFANZIA: BAMBINI PIÙ’ LIBERI

Dalla coppia ai genitori: il fine dell’educazione a opera degli educatori è rendere la persona
sempre più libera da sé e dagli altri. ciascuno di noi prende la decisione ultima sulla propria vita,
chi non ha cura di sé non sa prendersi cura dell’altro.
L’essere genitore dipende, consegue dall’essere coppia, la coppia coesa è la premessa i una
genitorialità coesa, una coppia distante emotivamente è la premessa di una genitorialità stonata.
I genitori sono due strumenti musicali diversi ma devono avere lo stesso spartito, devono tenere il
tempo altrimenti stonano.
Il copione trans generazionale anche in questo caso parla di famiglie che continuano a ripetere un
copione, quello dei genitori etc.. come siamo marito, moglie, compagno o compagna? 甀먀esto ci
rinvia alla nostra famiglia di origine, in un processo di o imitazione pedissequa o di opposizione
trasformativa.
È spontaneo che nell’essere genitore abbiamo un modello, da imitare, che da sicurezza se
abbiamo avuto un buon genitore. Ma se abbiamo avuto un ca琀�ivo genitore cerchiamo di esserne
l’opposto. I legami fondamentali sono 2: legame di interdipendenza e di circolarità costante
(legame formale) oppure di complessità (legame sostanziale).
Comunicazione e Meta – comunicazione: le relazioni sono comunicazione continua, coniugi e
genitori. È anche auto comunicazione (riflessione) con se stessi, fino ad arrivare alla meta
comunicazione ovvero ogni volta che c’è un confli琀�o si pensa e si ragiona su ciò che è accaduto
per trovare la soluzione. Si arriva a una reinterpretazione dei ruoli familiari, coniugali,
genitoriali+fino ad arrivare alla decisione della coppia di aprirsi alla genitorialità e laddove
questa decisione era latente ed implicita l’accaduto richiede la decisione di chiedersi se davvero
siamo pronti e ad una preparazione alla genitorialità.

LEZIONE 37 GENITORI E FIGLI

Genitori adulti per figli progressivamente adulti: per fare figli progressivamente adulti, a
monte bisogna disporre di genitori adulti, sono l’e昀쬀e琀�o equi-finale di genitori adulti, è anche il
permesso (sano) di potersi staccare dai genitori.
Genitori spaesati inevitabilmente danno vita a figli spaesati.
Oggi figli prote琀�i oltre misura(iperprotezione), non coccolati (che va bene, se è positiva e non
manipolatoria), figli deresponsabilizzati oltre misura, che rinvia ad un bisogno di simbiosi da
parte dei genitori. 甀먀ando vengono prote琀�i oltre misura, è dovuto alle paure, alle incompetenze
dei genitori.
甀먀ello che ci serve è di poter disporre di genitori adulti, con competenza e con democrazia e non
dei genitori a iosa, o in continua ‘arresa’ verso i figli.
Oppure ci sono figli lasciati andare dal genitore, convinto che in questo modo diventi libero.
Il figlio adulto è paragonabile ad un sou昀쬀lé, (una rice琀�a più complessa, vari passaggi e a琀�enzione
durante la preparazione) se vogliamo un figlio dipendente/da iperproteggere, non responsabile è
un uovo fri琀�o ( buono, ma poca cosa che ha richiesto poco tempo per prepararlo).
Be琀�heleim diceva che per educare un bambino va guardato negli occhi = tempo dedicato
esclusivamente e non mentre facciamo altre cose, sopra琀�u琀�o per i messaggi importanti,
richiedono una presenza totale, perché c’è una parte che non viene raccontata dalle parole,
ovvero l’emozione dell’emozione che viene raccontata dallo sguardo.

LEZIONE 38 GENITORI A LUNGO TERMINE, FIGLI A BREVE TERMINE

Le linee dire琀rici della famiglia sana: una famiglia sana ha 3 pilastri


1. è i luogo degli a昀쬀e琀�i
2. è un crocevia mirabile di storie comuni e personali: aspe琀�o della storicità della famiglia
3. prevede la coesistenza di molteplici piani esistenziali in palese prospe琀�iva di continuità:
generazionalità

La genitorialità è un processo permanente, che a琀�raversa tu琀�i i cicli di vita familiare. Essere
genitore lo si diventa continuamente e costantemente, ci si rapporta con i cambiamenti e le
richieste della società ma anche con la storia familiare. Un genitore ‘buono’ perme琀�e l’esserci del
figlio, poter esprimere la propria libertà, l’essere genitore si dilata sempre di più per far spazio al
figlio

La formazione permanente dei genitori: la formazione dei genitori alla genitorialità, misure di
accompagnamento e mutuo sostegno alla genitorialità, di sensibilizzazione. Lo stato si dovrebbe
far carico della formazione continua dei genitori ad essere dei genitori, è stato fa琀�o dalle
associazioni di volontariato. Me琀�er su dei gruppi di psicoterapia, per genitori con una
problematica particolare, o per sensibilizzazione, auto – formazione continua come persone, come
coniugi, come genitori, sopra琀�u琀�o ai giorni nostri in cui l’adultità è ritenuta come categoria
relativa e astra琀�a e vince il giovanilismo dei padri e delle madri a tu琀�e le età.
La genitorialità ha il dovere di rimanere stabile comunque, anche in caso di separazioni e divorzi.
LEZIONE 39 COSA VUOL DIRE SCEGLIERE

Educare vuol dire educare progressivamente a scegliere e decidere. La scelta è un processo. La


scelta è la moneta verso autonomia – libertà- responsabilità.
Scegliere ha una finalità etica, scegliere per il meglio, per la mia/tua vita, per la società di cui
facciamo parte. Una scelta sana e vincente.
I 3 stati dell’io nella persona sana sono paritari fra loro e sono genitore – adulto – bambino (il
bambino libero è l’autenticità profonda, che non vorrebbe conoscere limiti). Il diagramma di una
scelta sana richiede di partire dal bambino libero: ma io, autenticamente, cosa voglio? Cosa
sento? È l’idea più emotiva, la meno appesantita e rifle琀�uta. La parte adulta richiama al rischio e
alla possibilità dei farsi male. Allora si passa al genitore, quello sano è prote琀�ivo, che corrisponde
al bambino libero. Il bambino ada琀�ato invece il genitore castrante.
Il genitore prote琀�ivo fa capire di cosa abbiamo bisogno davvero es nella ricerca di un compagno
non c’è solo l’aspe琀�o fisico, ma anche la necessità di una prossimità sentimentale, di valori+ il
genitore prote琀�ivo tutela orientato al bene, me琀�e insieme testa e cuore, me琀�e insieme le decisioni
del bambino libero insieme a quelle dell’adulto, ma il genitore prote琀�ivo pensa al bene.
Karpman dice che molti di noi, che rimangono nel copione, trascorrono la loro vita sul “triangolo
drammatico” o in una posizione di vi琀�ima, o di salvatore, o di persecutore: queste sono le 3
posizioni esistenziali.
L’educatore, o i genitori, tu琀�i coloro che assolvono a una funzione educativa non devono essere i
salvatori ma ognuno si salva da solo.

LEZIONE 40 I LIMITI E LE OPPORTUNITÀ DELLE SCELTE

Scegliere implica un sistema di processi dall’emozioni, ai sentimenti, ai giudizi, ai valori, ai


pensieri. Le scelte stanno tra i suoi limiti e le opportunità liberanti della scelta stessa.
3 assi, paradigmi, vertici, entro cui la scelta si pone:
1. cultura: non è nozionismo, le nozioni da sole non sono cultura ma cultura è ciò che ho
appreso, ciò che mi è stato insegnato, ciò che ho vissuto e tu琀�e le buone
notizie/informazioni/consigli ricevuti dalle persone importanti. Le scelte arricchiscono la
mia cultura personale,ma anche la mia libertà personale.
2. Libertà:La cultura rende liberi. La scuola deve incrementare il merito, per essere in una
società maggiormente democrazia (democrazia del merito). Il merito, l’impegno a昀쬀inché
tu琀�i possano decidere di impegnarsi è un compito delle istituzioni democratiche
3. Imprevisto: il limite del limite è l’imprevisto. La persona colta ha strumenti per prevedere
e governare l’imprevisto, ovvero una cosa non prevista. La persona colta non è mai rigida,
sa riconoscere l’errore, sa che può sbagliare, convive con l’errore e si da da fare per
superarlo.

Vedi teoria delle catastrofi di Thom.

LEZIONE 41 L’EDUCAZIONE ALL'INTIMITÀ’ E ALLA SCELTA DEL PARTNER

Educare agli a昀쬀e琀i, educare all’intimità: senza un’educazione all’intimità, che si traduca in
una capacità di intimità, in una sana capacità di viverla, le scelte del partner rischi di essere una
scelta fragile e possibilità di fallimento. È importante dedicare agli a昀쬀e琀�i e, di conseguenza,
all’intimità dunque la scelta del partner.
L’educazione agli a昀쬀e琀�i nasce in famiglia: voler bene significa ricercarlo a琀�ivamente, volerlo a sé
stesso e poi all’altro. Dalla famiglia poi si trasferisce agli altri ambiti della nostra vita
L’educazione a昀쬀e琀�iva si basa su 3 variabili interdipendenti tra loro
1. riconoscimento: è importante l’essere riconosciuti dagli altri, è la premessa
dell’accoglienza
2. accoglienza: quando ti ho riconosciuto ti accolgo
3. rispe琀�o: io ti vedo davvero, ti accolgo in tu琀�e le dimensioni

Un’educazione agli a昀쬀e琀�i che ha le 3 variabili si a琀�ua nella libertà, nell'autonomia e nella
responsabilità di tu琀�i i componenti della famiglia (o nei contesti sociali in cui viviamo ed
operiamo).
Da qui si arriva all’educazione all’intimità (leggere bene le dispense)

La scelta del partner: una persona non educata non è capace di a昀쬀e琀�ività sana ed autentica.
Ciascuno di noi è sistema di 3 aree fondamentali: a昀쬀e琀�ività – socialità – capacità intelle琀�uale.
Una persona sana vive equilibratamente queste tre dimensioni.
Il nesso tra maturità personale e stabilità a昀쬀e琀�iva, le due colonne su cui si dovrebbe reggere la
scelta del partner.
La scelta del partner deve corrispondere a una scelta formale e contenutistica.

LEZIONE 42 LA SCELTA DEL PARTNER

Convivenze e matrimoni: il partner è la persona più totalizzante e importante della nostra vita
e realizziamo con lui la maggiore intimità, l’intimità totale.
L’esperienza della fraternità: è un’esperienza in larghissimo dife琀�o (si fanno figli unici), ma ci
insegna, è una sorta di apprendistato alla convivenza in un rapporto paritario. La relazione tra
genitori e figli ha dimensioni particolari, il genitore è chiamato ad educare il figlio, ad accogliere
comunque il figlio, in un rapporto che è ogge琀�ivamente complementare, è un rapporto dispari in
termini di potere e di servizio, con responsabilità diverse, forme di autonomie diverse. Il rapporto
tra fratelli e sorelle invece è simmetrico e basato sulla parità, le dimensioni di libertà e autonomia
si assomigliano, è un rapporto alla pari.
L'educazione alla prossimità: è la traduzione sociale dell’intimità, dello stare insieme e nel trovare
spazi di convivenza. [nel passato, con gli amici ci si ritrovava in alcuni spazi come
bar/mure琀�o/uscita da scuola. Oggi c’è la tecnologia]
La cultura della durata: l scommessa del matrimonio o della convivenza è la durata, a昀쬀inché ci
possa essere una durata deve esistere una cultura della durata,.

Contra琀i e modello: la nostra vita si basa su modelli, es rapporto tra due conoscenti rispondono
ad un modello, il rapporto tra amici ad un altro, quello coi famigliari altro ancora etc..
ogni relazione per poter durare si avvale di contra琀�i, formali e operativi. Formali es, nell’amicizia,
il rapporto tra due amici risponde ad un modello che prefigura ed indica cosa sia l’amicizia. Il
contra琀�o che lega due amici è fa琀�o almeno di 2 regole essenziali: la sincerità e il tenersi in
conta琀�o.
➢ Modelli di coppia: abbiamo 3 modelli di coppia prevalenti,
1. innamoramento, la simbiosi in cui 1+1=1, l’uni si perde nell’altro, due cuori e una
capanna, ma non è un modello vincente
2. 1+1=2; due persone che coesistono e coabitano
3. 1+1=3 (paradosso matematico) io ho i miei tempi, i miei spazi, i miei hobby, e il partner
idem e poi c’è il noi, il ritrovarsi, l’essere assieme, il pro esistere. 甀먀esta è una coppia che
comunica le reciproche aspe琀�ative, cosa corrispondiamo verso l’altro e cosa no,
aspe琀�ative e risposte.
➢ contra琀�o di coppia, comunicazione e meta-comunicazione
➢ elaborazione sempre flessibile e rimodulabile del contra琀�o di coppia: perché si cambia, si
cresce, si invecchia
LEZIONE 43 ESSERE GENITORI

Genitorialità e Autorevolezza: essere genitori è uguale per gli sposati in chiesa o civile, o
conviventi. È una dimensione comune, colle琀�iva, totale, trasversale. Vuol dire aver messo al
mondo dei figli e il primo compito dei genitori è di accudirli, mantenerli, sono a琀�ività progressive
(lavano il figlio piccolo, quello grande no), ma il compito che rimane eterno da genitori è
l’educazione dei figli e, con essa, l’autoeducazione dei genitori.
Un bravo educatore si auto educa costantemente, e lo stesso fa il genitore, in primis come
persona. Prepararsi alla genitorialità è come educarsi alla vita per prepararsi al meglio. La
genitorialità è un modus vivendi.
2 considerazioni iniziali:
- il genitore non sceglie il figlio
- genitorialità liquida: conseguenza della società liquida, risultato bambini, fanciulli, adolescenti,
giovani adulti similmente liquidi.

Liquidità e flessibilità sono estremi della curva di Gauss, flessibilità all’estremo positivo, la
liquidità all’estremo negativo. Flessibilità è il continuo ricorso all’intelligenza, al ragionamento, si
consuma nel dialogo, richiede contra琀�i continuamente rimodulabili, necessita che i genitori siano
autorevoli e per essere autorevoli bisogna essere competenti (sapere di sapere, sapere cosa non si
sa ancora) e si dà il compito di convenire con l’altro, di ascoltarlo. La liquidità rinvia al
permissivismo, autorevolezza.

I giochi educativi tra genitori e figli: Il gioco dei 4 cantoni (libertà pesante e pensante): il
genitore sta in un angolo, il figlio è libero di scorrazzare per tu琀�a la stanza, lui non ci vede ma noi
ci siamo, non siamo distra琀�i ma a琀�enti.
Il gioco del tira la fune inizia dal 2° anno di vita al termine dell’adolescenza, tu琀�i e due legati
all’estremo della fune con lo scopo di non cadere e far cadere l’altro; in senso educativo è: man
mano che il figlio cresce e richiede più autonomia e libertà, nella prassi di responsabilità, è dare
sempre più spazio, lasciare la fune, dargliene il più possibile.

LEZIONE 44 L’ESERCIZIO GENITORIALE

La rice琀a della buona educazione: Dewey, padre dell’a琀�ivismo naturalistico, paragona la


pedagogia all’arte culinaria. I modelli pedagogici a delle rice琀�e. Le persone per cui cucinano i
cuochi sono tante, le rice琀�e ci indicano gli ingredienti e bisogna a昀쬀idarsi alla competenza del
cuoco, usa ad esempio il q.b. regolandosi da solo. I genitori sono “i cuochi” dell’educazione dei
figli, l’educazione familiare è fa琀�a di una serie di ingredienti che diventano diversi da genitore a
genitore, da figlio a figlio, da età ad età con un unico obie琀�ivo: “cuocere a puntino” i figli.
Le situazioni educative sono sempre diverse, i figli crescono e le esigenze cambiano.
Rice琀�a:
- permessi o divieti (quali, quanti, maggiori i permessi e minori i divieti per non essere pieni di
paure. Essere autorevoli e non autoritari, permessi da valutare con i figli)
- ascolto empatico, desiderabilmente reciproco e con resposabilità maggiore dei genitori
- testimonianza dei genitori
- comunicazione e昀쬀icace, e昀쬀iciente, sincera, opportuna da parte di tu琀�i, genitori e figli
- coraggio, dei propri pensieri e decisioni
- costante e continua educazione all’autonomia dei figli, alla libertà, alla responsabilità

La quasi perfezione: il limite, lo sbaglio, l’errore, la caduta, la disa琀�enzione, il non aver tenuto
so琀�o controllo tu琀�e le variabili ci sono, esistono, la perfezione assoluta è dei nevrotici. La quai
perfezione (Be琀�heleim) è di tu琀�i i genitori, gli educatori e di qualsiasi persona. La fiducia è
vincente, positiva, è la fiducia critica = si nutre sempre di criterio ovvero riflessione, valutazione.
Riconoscimento della di昀쬀erenza che l’altro incarna.
LEZIONE 45 LE TRASFORMAZIONI FAMIGLIARI

Le trasformazioni famigliari sono alla base della familiarità oggi. Le famiglie oggi sono connotate
da una grande mutazione. Galli, pedagogista, riteneva che la famiglia degli anni ‘50 – ‘60 era una
famiglia sempre piena, con più figli, dai tanti volti. Oggi è una famiglia sempre più vuota, quando
va bene 2 genitori e 2 figli, ma più frequentemente 1 figlio. A volte famiglie separate, a volte
famiglie in cui ognuno fa la propria vita fino al ‘nido vuoto’ scomparso perché i figli non vanno
via, sospesi tra il non volere e il non poter andare via di casa. L’infanzia aveva un tempo fissato
(0-6 anni) poi iniziava la fanciullezza ed entravano alla scuola primaria ed erano pronti al balzo
cognitivo/sociale/a昀쬀e琀�ivo. Oggi l’infanzia si è allungata, questo perché i genitori ci sono di meno,
quindi ‘illuminano’ di meno i figli. La fanciullezza andava dai 6 agli 11 anni. Oggi è un’età quasi
scomparsa, schiacciata da un’infanzia allungata a dismisura e compressa da una pre –
adolescenza che inizia anzitempo. L’adolescenza si è allungata e protra琀�a oltremodo.
L’adultità oggi è negata, perché essere adulti è una cosa triste e noiosa. Un altro momento della
vita protra琀�o è la vecchiaia, per varie variabili come i progressi della medicina, la cura di sé stessi

LEZIONE 46 ADULTI, BAMBINI E GIOVANI OGGI: UNA SFIDA PER OGNI GENITORE?

Il tempo della famiglia e il tempo in famiglia: un figlio è una sfida per i genitori, genitori e
figli abitano tempi diversi, hanno tempi e obie琀�ivi diversi, c’è una distanza (che è una sfida) che
colmiamo con il dialogo, ascolto, comprensione.
Il tempo è la più grande risorsa a nostra disposizione, il tempo non va subito e non va lasciato
scorrere, ma va governato.
• Il tempo in famiglia: oggi il tempo è sempre più residuale, il tempo che avanza da tu琀�o il
resto, un tempo rido琀�o. È ance tempo dei singoli,
• Il tempo della famiglia: è un tempo minimo rispe琀�o a quello che viene dedicato a tu琀�e le
altre a琀�ività,
甀먀alità è diversa da quantità: pur nel tempo residuale (quantità) si può tradurre in qualità. Non
tanto il cosa ma il come, è vero che il tempo quantità non mi garantisce la qualità, perché il tempo
qualità invia anche agli investimenti e alle competenze; ma è anche vero che la qualità fa più
fatica ad emergere in poco tempo. Paragone culinario: se ho tempo per stare in cucina, es
mezz’ora, posso fare A e B. Se ho tu琀�o il pomeriggio, a parità di competenze e investimenti posso
fare A,B,C,D, oppure A e B ma con una cura maggiore.
Messaggio finale: tu琀�e le cose belle, importanti, richiedono del tempo disteso (insegnamento,
educazione+)

La non colpevolizzazione dei genitori: luce sulla possibilità e sulla decisione, sulle opportunità
che creiamo. 甀먀ando è piccolo, il bambino ha bisogno di ‘mangiare’ i propri genitori, per crescere
(fotosintesi clorofilliana). I genitori non vanno colpevolizzati: è un principio irrinunciabile, in ogni
contesto educativo o rieducativo, devono invece essere alleati per il lavoro educativo, c’è bisogno
di dialogo, di confronto, tra genitori ed educatori = un’alleanza.
C’è una zona di prossimità tra pedagogia, psicologia, psicoanalisi e fra educazione, rieducazione e
psicoterapia: aiuta a dare una rile琀�ura del passato per un futuro più sereno, pur nella di昀쬀erenza
disciplinare si evidenziano per contaminazioni utili o per zone di prossimità.

Democrazia e Stili: La famiglia è una palestra di democrazia, è il primo luogo di apprendimento


della democrazia, è lo sforzo continuo di accogliere, mediare, realizzare le migliore esigenze dei
singoli a昀쬀inché ognuno si senta abitante a pieno titolo di uno spazio e di un tempo. “Più i genitori
provano un sentimento di considerazione positiva e incondizionata, meno il bambino so琀ome琀erà il
giudizio della sua esperienza criteri esterni” = più il genitore è capace di accoglienza verso il figlio
e più il figlio accoglierà sé stesso; più i genitori funzionano più i figli funzionano, a monte i
genitori devono funzionare come coppia, se c’è autenticità ed empatia.
Di昀쬀erenza tra osare e trasgredire: osare è un’a琀�ività tipica della persona, la persona non può non
osare perché significa darsi obie琀�ivi ed impegnarsi per raggiungerli; osare invece è ben diverso,
vuol dire rompere le regole.

LEZIONE 47: IL FIGLIO, I FIGLI

Il figlio: è ciascuno di noi, inevitabilmente, ha dato vita nella mente e nel cuore dei propri genitori
a rappresentazioni di natura di ordine plurale. Ma ogni figlio è anche visto, vissuto in maniera
di昀쬀erente dai dei genitori. Il processo di di昀쬀erenziazione cresce ulteriormente se i figli sono + di 1.
Ogni figlio è sempre di昀쬀erente, per il padre avere un figlio maschio o una figlia femmina sono
esperienze diverse, col figlio maschio ha la possibilità di condividere uno stesso tragi琀�o di
crescita, anche sessuale, che per esempio non può condividere con la figlia femmina; con lei può
condividere le informazioni ma non i vissuti. L’età in cui abbiamo il figlio cambia, perché sono
momenti di昀쬀erenti della vita del genitore.
Richter, parlando del doppio, conscio e inconscio, dice che il figlio maschio eredita l’inconscio
dalla madre e il conscio del padre; viceversa la figlia eredita l’inconscio del padre e il conscio della
madre.
La condizione del viaggio: l’educazione è un’avventura (da ad venire) vuol dire che è un tempo, un
esercizio, un proge琀�o con cui i sogge琀�i di quella relazione intendono venire il più possibile l’uno
verso l’altro, vicini e non sovrapposti. L’educazione è un proge琀�o che parla di prossimità.
Gli aspe琀�i cara琀�erizzanti la favola sono innanzitu琀�o l’epilogo “e tu琀�i vissero felici e contenti” e
poi l’imprevisto negativo es cappucce琀�o rosso ha il lupo ca琀�ivo, biancaneve la strega, cenerentola
la matrigna+ = nella vita ci sono imprevisti negativi, disavventure, cadute, dolori+ma poi c’è il
risca琀�o, principe azzurro. A琀�raverso l’educazione l’esito della vita non potrà non essere positivo, e
le famiglie o persone con cui lavoriamo è fa琀�a di imprevisti ma, a volerlo, il risca琀�o è sempre
possibile. L’educatore è metafora del principe azzurro, così come il genitore buono, così come la
parte migliore di noi; ma ci vogliono fatica e impegno.

LEZIONE 48 DALLA DIFFERENZA DI GENERE ALLA LEGGE SULLE UNIONI CIVILI

Di昀쬀erenza di genere e le diversità: La di昀쬀erenza di genere è quasi la prima ‘scoperta’ del


bambino; scoprono infa琀�i che i maschi sono diversi dalle femmine, poi scoprono le di昀쬀erenze del
colore di pelle, infine quella di appartenere ad una classe sociale piu琀�osto che ad un altra. Capire
di far parte di una minoranza o una maggioranza; es le donne ci hanno messo quasi un secolo per
poter votare e per essere ele琀�e, così come per il diri琀�o allo studio, così come i diri琀�i civili.
L’obie琀�ivo pedagogico è il ‘convivio delle di昀쬀erenze’, è un’utopia educativa ma anche una
profezia pedagogica che nel tempo non può non realizzarsi; per dare luogo ad una società davvero
umana perché ancora umana non è. Le diversità rappresentano una ricchezza,
secondo l’indagine ISTAT 2013, circa 2 milioni di italiani a昀쬀ermano di aver sperimentato rapporti
con lo stesso sesso, e altre indagini sono state fa琀�e. Sul piano del genere il nostro Paese, ha
condizioni diverse dall’eterosessualità, omosessualità, alla bisessualità, alla transessualità.
Oggi la condizione omosessuale è in crescita (leggere le dispense per i dati), ha epiloghi diversi
ovvero possono essere esperienze adolescenziali oppure poi diventano scelte di vita permanenti.
Il pedagogista ha l’obie琀�ivo della diagnosi e della prognosi. Sul piano della diagnosi si vuole
capire il perché, perché l’omosessualità è in aumento; sul piano della prognosi e della terapia si
vuole capire come operare, per creare condizioni di migliore educabilità a favore della libertà,
bisogna accogliere l’esistente, anche quello a琀�raversato dalla di昀쬀erenza e l’altro è sempre diverso
da me. La di昀쬀erenza non va negata, né prescri琀�a ma cercare di non renderle dispari.

La legge sulle unioni civili: legge del 2016, faticosissima. La fedeltà non obbligatoria nel
rapporto omosessuale fa parte di quella non acce琀�azione autentica; nasconde una situazione di
disprezzo. L’altro aspe琀�o su cui possiamo rifle琀�ere è che la sfida genitoriale è una sfida, richiede
a monte una coppia soddisfa琀�a, stabile, matura e coesa per cui c’è un tempo di conseguimento di
soddisfazione della coppia per poi poter transitare alla coppia genitoriale. Dovremmo utilizzare il
tempo per raggiungere l’obie琀�ivo che persone/paese/società siano stabili, auto stabilizzarsi.
Il figlio non è un diri琀�o, ma un dovere, non è qualcosa a tu琀�i i costi, ma un dovere che richiede
generosità, il dare.

LEZIONE 49 DALLA LEGGE SULLE UNIONI CIVILI A UNA SOCIETÀ PIÙ UMANA

I genitori dei figli omosessuali: il figlio omosessuale è una sfida per i suoi genitori, di più il
figlio maschio rispe琀�o alla femmina.
Uno degli studiosi che ha o昀쬀erto una descrizione rigorosa è stato un genetista, dell’università
ca琀�olica di Milano, dice che l’omosessualità è su base biogenetica e la maggior parte della
condizione omosessuale rinvia ad una genitorialità so昀쬀erta.
Accanto alla dimensione in crescita della condizione omosessuale, importanti i gruppi di aiuto.

Il lungo cammino verso l’umanità: così come l’educazione, è un processo che richiede un
tempo disteso. In – civile vuol dire che è una società in cui ancora non tu琀�i hanno la condizione
piena di ci琀�adinanza, ma ci sono delle di昀쬀erenze. È necessario un cammino pedagogico, ed è
anche una sfida, la nostra società è ancora nascosta tra ipocrisia e nascondimento. C’è il non
voler vedere da parte della società, e il nascondersi da parte degli omosessuali

LEZIONE 50 LO STATO E LE POLITICHE FAMILIARI

Esiti e ritardi del diri琀o di famigliare: iniziamo ad interrogarci sullo stato, su cosa ha fa琀�o per
le famiglie e su cosa dovrebbe fare. Lo stato non può negare pari diri琀�i ai suoi ci琀�adini che
rinviano alla natura laica dello stato. Lo stato italiano non è uno stato confessionale.
Il diri琀�o di famiglia nel nostro stato ha meno di 50 anni, fino al ‘68 la nostra società è stata
‘su昀쬀icientemente’ stabile (ferma), sospesa tra la stabilità e la fissità, c’era una retroazione
negativa e poi arriva l’esplosione del ‘68 che me琀�e in crisi quasi tu琀�o. Negli anni ‘70 arriva la
legge sul divorzio, fu a lungo discussa, inizialmente non passò, nel ‘75 nella legislazione italiana
viene abrogato il reato di adulterio e viene de琀�o parzialmente perseguibile il deli琀�o d’onore. Nel
‘78 legge sull’interruzione volontaria di gravidanza che avrebbe dovuto eliminare l’aborto
clandestino, è stato depennato l’aborto come reato ed è stata a昀쬀idata la scelta alle persone. Sono
anche gli anni in cui il tema della contraccezione è stato portato alla luce, “campagna azione
donna”. Sono comunque leggi più individuali che per sistemi+ le politiche familiari sono stati
politiche sulle famiglie, sui singoli componenti e non politiche delle, per le famiglie.

La formazione dei genitori: la formazione dei genitori è alla base di una familiarità sana e
corre琀�a; lo stato pero è stato ed è tu琀�ora largamente latitante. La formazione dei genitori prima
era un compito che lo stato italiano non ha promosso, di più il volontariato privato, di più ancora
quello di matrice cristiana. Oggi c’è una ne琀�a diminuzione di a琀�enzione.
• Processo: a partire dalla persona, la dobbiamo considerare come un fine e non come un
mezzo.
• Prodo琀�o: la formazione porta inevitabilmente ad una crescita di competenze, tanto più si
è formato tanto più si è competenti, formazione progressiva e trasversale.

LEZIONE 51 LO STATO E LE EMERGENZE EDUCATIVE

Ancora sullo spaesamento: lo Stato latita. Spaesamento vuol dire non trovare più la strada di
casa, vuol dire galleggiare. E galleggiare vuol dire sopravvivere (società liquida, Bauman). I legami
sono in forte crisi, persone, istituzioni galleggiano, privi di un proge琀�o, di obie琀�ivi che si
intendono perseguire. I più spaesati di tu琀�i sono gli adulti. Abbiamo parlato di adultità negata, e
proprio loro sono i responsabili dell’educazione. Di conseguenza anche i giovani e i bambini e, a
monte, della società. (interdipendenza retroa琀�iva positiva)
La questione educativa: o emergenza educativa, la questione educativa è sistema di tu琀�e le
emergenze educative a琀�uali e future.
La cultura laica si è accorta della questione educativa per poi arrivare anche alla chiesa ca琀�olica.
L’origine, la madre della questione educativa è l’invisibilità degli adulti, di coloro che dovrebbero
educare, degli educatori. Gli adulti sono “giovani sempre, a tu琀�i i costi”, ne consegue una società
senza adulti, senza padri o madri, senza maestri. C’è il rifiuto dell’autoritarismo, intuizione del
‘68. il problema dei giovani sono gli adulti, i giovani sono privi di punti di riferimento.

I bisogni dei giovani: sono essenzialmente 4


1. di ascolto: di venire accolti, penetrabilità relazionale, ascolto che richiede tempo e
presenza,
2. di legami: bisogno di contenimento e di tra琀�enimento
3. bisogno di bussole, di venire orientati. Che magari inizialmente rifiutano ma comunque
interiorizzano.
4. Di costruirsi un’identità
La necessità di luoghi e persone credibili, il bisogno adulti per crescere.

La solitudine dei giovani e la proposta educativa: Per Bern la solitudine è la peggiore forma
di stru琀�urazione del tempo e l’intimità è la massima forma di stru琀�urazione del tempo. Oggi si
sono ritagliati forme di ‘illusione’ virtuale. Una conseguenza di questa solitudine è il precocismo
sessuale.
Una pedagogia sana, una relazione educativa sana, una famiglia sana dovrebbe darsi come
obie琀�ivo quello di recuperare le forme di educazione per i giovani, educarli alla socialità (alla
responsabilità e corresponsabilità), al futuro (all’autonomia), all’etica pubblica.

LEZIONE 52 LA CHIESA CATTOLICA E LA PASTORALE FAMIGLIARE

L’oggi della chiesa ca琀olica: è far vivere il messaggio evangelico, come si può tradurre per
incarnarlo, a昀쬀inché venga accolto e recepito (la pastorale).
La pastorale famigliare è la pedagogia spirituale della chiesa ca琀�olica.
Oggi la chiesa come si pone?
• Potere contro dovere: “tu devi”. In una società senza padri, senza padri, liquida, senza
maestri, in un galleggiamento anarchico, c’è bisogno del dovere. La pastorale è un
magistero, che a livello di statistiche poi non è in grado di coinvolgere e tra琀�enere le folle,
tant’è che le chiese sono semi – spopolate e una presenza giovanile che non arriva al 10%.
• verità e tenerezza: l’ossatura del magistero è fare memoria della verità (Gesù Cristo),
tessere le varie parti della pastorale. Tenerezza di Papa Francesco, duplice significato:
tra琀�enere, conservare e l’accoglienza, il saper a琀�endere (sono anche le cara琀�eristiche di
un buon genitore).

La categoria della singolarità: nel gioco tra il dovere e il potere, il dovere sembra negare la
persona nella sua singolarità. 甀먀ando diciamo ‘tu devi’ è come dire vi dovere, il dovere supera la
persona, si rivolge a categorie plurali. Es “gli studenti devono studiare”ma poi nella
categorizzazione degli studenti c’è il singolo studente, e ognuno ha le proprie necessità. San
Tommaso diceva “alberi e non boschi”: singola persona.
La pastorale si realizza a琀�raverso i sacramenti (leggere le dispense)

LEZIONE 53 LA CHIESA CATTOLICA E LE EMERGENZE EDUCATIVE

La fragilità: i sogge琀�i col maggior bisogno educativo sono i giovani, nel transito tra l'adolescenza
e la giovinezza e l’adultità: la solitudine dei giovani. Me琀�iamo in luce anche il tema della fragilità,
che è la condizione del nostro tempo, insieme alla solitudine. La fragilità è la condizione di
trasformazione odierna, la solitudine è l’ossatura portante della fragilità, la fragilità è trasversale,
è dei bambini, degli adulti, degli anziani ma in particolare l’adolescenza, anche se ora c’è
un’adolescentizzazione culturale cara琀�erizzata dal superomismo “io posso tu琀�o”.
Necessaria la flessibilità, che non vuol dire permissivismo, ma significa sapere
come/quando/perché intervenire fino al non intervenire

Regole e Legami: abbiamo parlato del bisogno di legami e della necessità di regole. Il legame è,
a modello della sinapsi che consente il funzionamento del nostro cervello, la misura dell’intimità,
un bisogno, a una necessità di regole perché senza regole è come vivere senza confini, senza
bussole. Esserci e venir riconosciuti è l’ossatura del legame, la regola è la possibilità che consente
all’altro di esserci e venire riconosciuto. C’è bisogno di rime琀ere i pale琀i, pochi ma buoni e per
questo c’è bisogno di genitori competenti.

Due sfide a琀uali:


1. La chiesa e i giovani: bisogna rivolgerci ai giovani, che sono i genitori di domani, ma sono
anche la premessa dell’adultità e dell’anzianità.
2. La “badanza”: si muore sempre più tardi, le famiglie sono liquide, i figli sparsi per il
mondo, spesso c’è il figlio unico che non è in grado di farsi carico di sé, della propria
famiglia/lavoro..quindi si ricorre alle badanti, e questo rappresenta una sfida educativa.

LEZIONE 54 IL CROLLO DELLE CERTEZZE E L'EMERGERE DELLA PERSONA

La Crisi: Oggi è evidente il crollo delle certezze, l’unica possibile che questa via di uscita positiva
sia il ritorno alla persona, il consolidamento della persona. 甀먀ando tu琀�o diventa più di昀쬀icile, per
farcela non si può non fare appello alle risorse della persona. La crisi della persona è inevitabile
(1) , è la condizione del viaggio, la persona di per sé è un ente in crisi che per occupare
dignitosamente la propria storia si deve continuamente trasformare. Crisi e trasformazione sono
due facce della stessa medaglia, la crisi è metafora del viaggio e non è un giudizio. LE crisi della
persona, ogni fase ha le sue crisi, sopra琀�u琀�o il passaggio da una età evolutiva ad un’altra (2).
oggi la persona è “in crisi” (3), è sola e fragile e nella relazione con l’altro fa utilizzo di troppe
maschere ed è ciò che impedisce poi la relazione.
Bisogna educare all’autenticità, deve portare a una diminuzione delle maschere.

L’Educazione e la Profezia Pedagogica:


- Forma: L’educazione per essere autentica ha bisogno di a昀쬀e琀�o (bambino libero), rispe琀�o (io
adulto) e stima (genitore nutritivo).
- Contenuti: oggi l’educazione è più a昀쬀aticata, per tu琀�i i motivi che abbiamo già de琀�o. Tu琀�o è
una sfida continua e permanente per l’educazione.

Sorta di sinergia, parallelismo, di filo rosso unitario che lega l’educazione, la vita e la scienza, che
è sospesa tra catastrofi (errori) e katastrofi (imprevisti positivi, guizzi creativi che consentono la
svolta). Parallelismo anche tra anarchismo (corrisponde alle katastrofi, anarchismo liberante che
serve a far liberare le persone dalle loro catene) e bisogno di regole (possibilità di ridurre le
catastrofi)

Il compito della pedagogia è anticipare il futuro, continua immaginazione del domani per un
domani migliore.

LEZIONE 55 L’IGNORANZA DELLA PATERNITÀ

Le indagini storico – antropologiche: Fenomeno importante, rilevante in ambito della


pedagogia sociale e della famiglia ovvero dell’ignoranza della paternità, studiata dagli antropologi
culturali. 甀먀esta espressione si riferisce a una mitologia storica inerente all’esistenza del
matriarcato.
Tu琀�a la storia dell’umanità, è stata scri琀�a dal genere maschile, tant’è che storicamente, in
riferimento alla declinazione di genere si è parlato di patriarcato = potere politico e sociale al
genere maschile, fino al 1900 circa, è esistito veramente ed è un dato di fa琀�o.
Il contraltare del patriarcato è il matriarcato ovvero potere politico e sociale esercitato dal genere
femminile, anche se rappresenta delle criticità.
Ci occupiamo di patriarcato e matriarcato perché sono la cornice storica di riferimento per la
paternità e la maternità.
Ci a琀�eniamo a delle fonti storiografiche, per una chiave di le琀�ura contemporanea della storia, per
una le琀�ura funzionale.
• Due interpretazioni di Lenzene Dupuis: solo con il passaggio da paleolitico a neolitico e
con le pratiche di allevamento semilibero sorge la consapevolezza della paternità come
processo fisiologico; ovvero correlando la fecondazione alla nascita. 甀먀esto perché le
pratiche di allevamento avvengono semi-libere (momenti di ca琀�ività a momenti di libertà)
e quindi, nel periodo di ca琀�ività le femmine non procreano perché separate dai maschi.
Il loro punto di vista però ha un errore, perché hanno considerato a琀�endibili gli studi
etnoarcheologici, che confondono le comunità prescientifiche con quelle primitive, come
se fossero dei fossili sociologici. Ritengono che a琀�raverso l'osservazione di civiltà che non
hanno il nostro livello di civilizzazione, si possa dedurre lo stato di avanzamento
conoscitivo delle comunità arcaiche, ma ciò non è possibile.
• Bachofen fece studi etnografici in Libia, nella comunità poligamica, constatando che nelle
comunità prescientifiche la paternità veniva a琀�ribuita solo sulla base di una presunta
somiglianza del figlio col padre, perché i rapporti erano promiscui e i bambini non hanno
un padre fisiologico. Vengono fa琀�i dei rituali di a昀쬀iliazione, dove alcuni uomini prendono
un ruolo paterno nei ruoli nati, vengono acquisiti quando i bambini arrivano all’età
prepubere ed entrano nelle tribù, tramite un pa琀�o di sangue. Per questo Bachofen la
definisce la paternità come finzione. Dice che nell’interfacciarsi con le donne di quelle
comunità, ci troviamo di fronte a 3 stereotipie (etera-sadica-nutrice). Inoltre le donne
detengono il potere sociale dimostrato a琀�raverso dei bracciali, che acquisiscono dall’uomo
con cui hanno relazioni sessuali e tanti più bracciali hanno tanto più hanno potere sociale.
• Malinowsky: Va in Melanesia e a昀쬀erma che in queste comunità il tipo di famiglia
presente è di origine esogamica = i matrimoni nella comunità non avvengono all’interno
della famiglia sociale, ma fra clan e tribù estranee. 甀먀esto ha un valore importante, simile
alle società civili. La nascita dei bambini non si correla alla fecondazione ma a credenze
animistiche, ovvero tramite spiriti che a琀�raversano i fiumi e quando le donne si bagnano
nel fiume vengono fecondate. Il padre è presente, sopra琀�u琀�o nella 1° e 2° infanzia del
bambino con funzioni similari alla madre, di cure primarie. Col passaggio dall’infanzia
all’adolescenza i bambini non hanno più come patria potestà il padre, ma diviene dello zio
materno = teoria dell’avuncolato. L’obie琀�ivo di questo lo posiamo trovare nel conce琀�o di
“biologismo originario” ovvero preservare il sangue, perché l’unico uomo che certamente
ha lo stesso sangue del figlio, è il fratello della madre, in linea collaterale, per cui la
potestà con l’adolescenza preserva il sangue materno.
• Mead: popolazione Samoa, ha scoperto che in queste comunità, c’è il fenomeno della
‘covata’ (couvade) ovvero subito dopo la nascita del bambino i padri imitano il puerperio
materno. Le madri dopo aver partorito riprendono le a琀�ività, i padri che invece non hanno
partorito partecipano alla so昀쬀erenza materna e giacciono come se avessero partorito. Per
questo motivo la Mead definisce la paternità come una costruzione sociale.
Greenberg disse che i padri hanno di昀쬀icoltà ad acce琀�are le a琀�enzioni della moglie al
figlio, è un'indivia latente, e la strategia migliore che l’invidia prenda forma è ba琀�ere in
ritirata, di isolarsi, la covata è una modalità di compartecipazione emotiva del padre e
all’emozione della maternità
La prospe琀iva psico – pedagogica: L’assunto dell’etologo di Lorenz è fondamentale. Lui
osservata il comportamento animale e ciò che non si poteva apprendere in maniera dire琀�a lo si
faceva tramite il comportamento animale. A昀쬀erma che i tra琀�i dei nuovi nati, di specie umana o
animale, sono programmati per indurre nel sogge琀�o adulto, tenerezza: bocca e guance
pronunciate, occhi grandi. Non sono a琀�ribuiti generati a caso, ma che ritroviamo in tu琀�e le specie
e che spesso sono appelli alla tenerezza, al prenderci cura.
Degli psicologi hanno introdo琀�o alcune teorie:
• Lynn; teoria della base fisiologica del comportamento paterno. A di昀쬀erenza degli altri
mammiferi, il neonato necessita per lungo tempo di cure primarie, ha bisogno di più di 1
anno per camminare ad es. 甀먀esto perché non solo la madre si prende cura dei nuovi nati,
ha bisogno di una figura supportiva, pena la decrescita umana. E ciò che legava era la
costante disponibilità sessuale della donna: si voleva dimostrare che la crescita umana
non può esserci senza una figura che tutelasse la diade madre/bambino
• Altri psicologi hanno studiato la compresenza di più figure adulte nel ritrovamento di
reperti archeologici accanto alle figure infantili, accanto vi si trovavano scheletri di più
figure adulte quindi figure terze si prendevano cura del sostentamento del bambino e
della madre.
Dal punto di vista sociale e politico non si può parlare di matriarcato, si parla di ignoranza dalla
paternità come incapacità di correlare sistematicamente la fecondazione alla nascita del
bambino, ma le cure paterne sono sempre state presenti dal punto di vista storico.

LEZIONE 56 LA PATERNITÀ NELLE SOCIETÀ ANTICHE

L’antica Grecia: In antica Grecia c’era il fenomeno dell’educazione aristocratica: pederastia


iniziatica tra erastès ed eromeniòn. È un fenomeno sociale e culturale delle classi agiate e non
includeva i rapporti di filiazione dire琀�a tra padre e figlio ma i rapporti fra maestro e discepolo (in
senso simbolico).
La pederastia iniziatica era una rapporto discepolato all’interno del quale c’era la componente
erotica, che riguardava il sesso maschile (le donne non avevano accesso dire琀�o al sapere e alle
cariche politiche), era una prassi che aveva come fine simbolico quello della trasmissione della
virtù (aretè), che deriva da virtus = vir = uomo. È un rito di passaggio a琀�raverso il quale la figura
paterna infonde il seme della sapienza del discepolo. 甀먀esto tipo di rapporto mirava alla
formazione spirituale dell’educando e a琀�ualizzava l’ambiguità adolescenziale, fase in cui bisogna
costruire le certezze adulte e c’è bisogno di figure adulti ‘traghe琀�anti’questa forma di
trasmissione della virtù cara琀�erizza il rapporto paterno, non inteso come filiazione ma in senso
simbolico [Ritroviamo le tracce di ciò che Jung dirà parlando della ferita del padre]
La paternità vera, aveva il modello ‘autoritario’, incarna il principio di autorità sia in casa che in
agorà (piazza) dove i padri di famiglia diba琀�ono tra pari mentre moglie, figli, schiavi non
esercitavano una vita politica. Il padre non doveva essere democratico, per Aristotele essere un
padre democratico era un segno di debolezza e fragilità.
Donne – forestieri – schiavi erano esclusi dalla vita politica, quindi il conce琀�o di democrazia era
solo apparente, c’è piu琀�osto l’idea di militanza e partecipazione intesa come partecipazione alla
politica.

L’antica Roma: facendo riferimento al conce琀�o di patria potestà, che ritroviamo fino al 1975 in
italia. Il conce琀�o è correlato al pater familias (padre di famiglia) dell’antica Roma, che nasce dalle
aggregazioni pastorali. Il mito di Romolo e Remo è raccontato da Livio, Plutarco e Catone.
Plutarco raccontò una variante del mito: Non solo la lupa, animale caro a Marte, si è occupata di
custodire Romolo e Remo, ma anche un altro animale, il picchio verde. La lupa alla琀�ava,
proteggeva, assisteva, il picchio verde sorvegliava appoggiandosi all’albero di fico, guardava la
lupa e i gemelli e al contempo nutriva i gemelli procurando loro pezze琀�i di cibo. La lupa ruolo
a琀�ribuibile alla figura materna; il picchio vigila, sorveglia sulla triade e procura cibo, figura
paterna. Il pater familias è colui che detiene il patrimonio e a patria potestà su moglie, figli e
schiavi.
甀먀ando nasceva un figlio, il padre famiglia poteva riconoscerlo come figlio legi琀�imo oppure no:
se lo riconosceva c’era il rituale del tollere liberus, ovvero sollevare il figlio al cielo.
Si emancipava dalla figura paterna con due modalità: o a琀�raverso la vendita del figlio a terzi per
3 volte consecutive, o a琀�raverso il parricidio.
Così decadeva la patria potestà e una volta liberi si diventava pater familias a propria volta, a
prescindere dalla paternità = la paternità non era vincolata alla filiazione ma equivaleva al
mestiere di ci琀�adino.
Era illegi琀�imo se il figlio era gracile, deforme oppure fru琀�o di un tradimento.

LEZIONE 57 LA PATERNITÀ NELL’ERA DI MEZZO E NEL RINASCIMENTO

La ferita del cavaliere: siamo nel nono secolo e il rituale di investitura del cavaliere è esemplare
nel comprendere la ferita del padre, così come viene teorizzato da Jung.
Siamo in una società cetuale e avvenivano rituali a琀�raverso cui ci si emancipava dal feudatario e
si diveniva uomini. Si tra琀�ava di figli carnali (naturali) o spirituali ( cade琀�i che venivano scelti dal
signore). La procedura di investitura consisteva nel cade琀�o che si inginocchiava davanti al padre
naturale o ado琀�ivo il quale lo brandiva con 3 colpi (rimando alla trinità, rimando cristiano): sulla
spalla per saggiarne la resistenza, proprio tramite una ferita. Rimando alle comunità
prescientifiche e al pa琀�o di sangue, con una stre琀�a di mano insanguinata. Una volta saggiata la
resistenza il cade琀�o si allontanava dal feudo per 1,2 anni perché il padre finanziava una tournée
in giro che conduceva il cavaliere ad errare per il mondo e guadagnarsi delle conquiste (terre+) e
così il giovane si liberava del giovanile ardore. Come per l’antica Roma, in cui ci si emancipava
dal padre uccidendolo, quando il cavaliere tornava dalla tournée sfidava il padre = ho ricevuto la
ferita paterna, che mi ha portato ad errare(stessa radice di errore) per il mondo, così ti sfido e
recrimino il potere del padre. Se il padre non si faceva da parte il cavaliere lo uccideva, con i suoi
compagni di avventura e diventava il proprietario del feudo.
Dal unto di vista simbolico è importante, Jung diceva che il compito del padre era infliggere al
figlio la ferita paterna = una ferita simbolica, è il ‘no’ del padre, il limite, che diviene fonte di
apprendimento da parte del figlio/figlia perché il primo limite diviene una capacità di
autoregolazione nella relazione con l’esterno, senza limite l’incontro con l’esterno può generare
condo琀�e pericolose a rischio; serve per crescere in maniera autonoma e autoregolata.
La ferita paterna consente al figlio di acce琀�are le ferite che riceverà nel corso della propria
esistenza

La sedia del padre, dal rinascimento all’ascesa della classe borghese: dall’età di mezzo al
rinascimento c’è la nascita dell’individualismo borghese. Mentre la società medievale era fondata
sulla famiglia allargata, col passaggio dall’età di mezzo al rinascimento ci si basa sull’economia
programmatica e nuove modalità culturali ed abitative che cambieranno il volto della famiglia.
In italia, nel 400, il simbolo del padre è il trono; nel 500 la frusta. 甀먀esto perché la patria potestà
diventa piano piano degli imperativi familiari e sociali perché col potere del padre si a昀쬀erma
l’autorità dello stato. Ra昀쬀orzamento dell’autorità paterna in virtù alla concezione che collega il
sovrano (padre e signore dello stato) e il padre (padre e signore della famiglia). C’era anche la
gerarchizzazione della casa, es la sedia: era simile al trono del sovrano (potere simbolico) poi
sedili più piccoli per gli altri (ancora più piccole per le donne). 甀먀esto perché veniva compresso il
sentimento di lealtà e coesione che legava il parentado, sviluppandolo anche verso lo stato perché
entrambi a琀�ingono il potere da Dio (diri琀�o divino). La stru琀�ura familiare inizia a spostarsi verso
lo stato.
• Machiavelli suggerisce i incutere timore del popolo, ma il sovrano non deve accentrare
troppo il potere ma delegarlo al padre di famiglia = non toccate la proprietà privata
• Bodin: lo stato non deve violare i diri琀�i del padre famiglia e non ne deve violare la
proprietà. Ed è meglio la monarchia rispe琀�o alla democrazia o aristocrazia: come il padre
governa la famiglia il re governa la nazione.
• Hobbes: il monarca assoluto deve incorporare il popolo e farne uno unico, e ha la spada
(simbolo del potere temporale) e il pastorale (potere religioso). I sudditi sono un gregge,
una moltitudine da governare, e il re che è in grado di accentrare su di sé il potere è in
grado di governare gli individui.

Aries a昀쬀erma che c’è una genealogia delle concezioni dell’infanzia, che nasce col sentimento della
famiglia.
➢ bambino come “pu琀�o”, post - medioevo
➢ bambino come “vezzeggiamento”, post- rinascimentale
➢ nel 600 fenomeno del sentimento dell’infanzia
➢ nel 700 i bambini diventano ogge琀�o di tutela di salute: se curiamo i bambini, non muoiono

LEZIONE 58 LA PATERNITÀ NELL'ETÀ’ MODERNA E CONTEMPORANEA

L’800 e 900: la famiglia borghese, è diventata il ceto sociale di riferimento, sia per un discorso
statistico che di ‘arrivabilità’, è un ceto sociale cui si può arrivare ed è un riferimento anche per il
900 perché diventa il modello di famiglia predominante. È una famiglia benestante, all’interno
della quale ci sono più figli, e si auto celebra con la nascita della fotografia. Con la fotografia, c’è
l0album di famiglia = la famiglia borghese si rispecchia, può ritrovare la propria evoluzione,
osservare i cambiamento generazionali ed auto celebrarsi. Nasce così la festa dedicata ai bambini,
momento in cui la famiglia si ritrova, specie con le feste cristiane o il natale legi琀�imando il
proprio valore sociale. Il padre è spesso fuori per a昀쬀ari ma è presente nei momenti i ritrovo
familiare, questa assenza del padre moltiplica le forme di maternage quindi il ‘no’ del padre, sul
piano sociale, è legi琀�imato col ‘no’ della madre, anche lei pone dei limiti ai figli e diventa il ‘no
genitoriale’. Altre figure rivestono un ruolo paterno, “paternalismo societario”, figura del medico
di famiglia e figura del maestro di scuola elementare. Nelle famiglie operaie c’è il paternalismo
come sistema di rivoluzione industriale, il padrone dell’impresa èp padre di una grande famiglia.
Nella famiglia operaia nasce un’inedita forma di maternage, nascono le figure delle operaie e
quindi il sostentamento diviene nelle mani di entrambi i coniugi.
Nella famiglia contadina si assiste a una moltiplicazione el maternage, nelle masserie c’è la
moglie del massaro che esercita potere della domesticità ma anche sulla futura nuora che
partecipa alle a琀�ività dell’azienda, che deve procreare assicurando continuità.
Per i ceti meno abbienti, il medico di famiglia è una figura autoritaria, il maestro di scuola invece
è una minaccia perché so琀�rae i figli al lavoro delle campagne.

Tra le due guerre, il ventennio fascista: vi era la necessità di riportare il ruolo del padre al pari
dell’autorità statale. La figura paterna viene rivestita di una eroicità, per cui diventa un vero e
proprio eroe, un patriota che ha dedicato la propria esistenza al benessere della nazione. I ruoli
familiari quindi diventano rigidi e stereotipati, alla cura della madre verso i figli. La famiglia
diventa uno dei principali mezzi di addomesticamento della famiglia.
Dopo il ventennio fascista nasce il bisogno di RI- educare alla democrazia, (ricerca di Adorno “La
personalità autoritaria). Il totalitarismo ha annichilito le coscienze, che quindi non vanno educate
ma risvegliarle con strumenti utili per comba琀�ere la personalità autoritaria. 甀먀esta ricerca ha
messo in evidenza la figura paterna rigida, austera, poca a琀�enzione all’a昀쬀e琀�ività, e una figura
materna so琀�omessa all’autorità maritale che ragiona in modo rigido e stereotipato, con cura
ossessiva della domesticità, che abbia un timore verso il marito. Ciò può portare allo sviluppo di
una personalità fascista orientata al dominio e alla prevaricazione.
Tra le tendenze antidemocratiche ci sono:
• anti – intraccezione: odio verso gli uomini di animo tenero, ovvero di chi sa osservare,
ascoltare ed essere empatico e quindi essere poco virili.
• il potere – durezza: preoccupazione per la dimensione dominio, ovvero complesso del
padre eterno, una sorta di ipertrofia dall'ego che porta l’individuo a sopravvalutare le
proprie competenze e possibilità, sminuendo quelle altrui, per accentrare il potere su di sé.

Dal dopoguerra a oggi: Il 2 giugno 1946, le donne votano per la prima volta, col referendum per
la monarchia o la repubblica.
Il 1 gennaio 1948 entra in vigore la costituzione. L’articolo 29, comma 2, dice “il matrimonio è
ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia
dell’unità familiare” = cambiamento epocale; eguaglianza morale e giudica rende la coppia
coniugale simmetrica, ovvero fondata sulla parità, dove marito e moglie godono degli stessi diri琀�i
e doveri e il bene primario è l’unità familiare.
Si parla di principi costituzionali, che rientano l’asse琀�o giuridico. A fronte della disgregazione
dell’unità familiare occorre trovare delle formule e tutelare le realtà familiari sopra琀�u琀�o per le
categorie sociali più deboli (donne e bambini). Le nuove famiglie possono essere interpretati
dall’articolo 2 della costituzione secondo cui “la repubblica riconosce e garantisce i diri琀�i
individuali dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali dove si svolge la sua
personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e
sociale”, le famiglie possono essere intese proprio come formazioni dove si svolge la personalità
dell’individuo.
Ad oggi non tu琀�e le realtà familiari si basano sul matrimonio, né necessariamente su uomo e
donna.
Legge del 1970, legge sul divorzio, è un diri琀�o dell’individuo, sono delle vere e proprie ferite
familiari.
I figli e le figlie dei divori tendono a sommare la loro intimità alla vulnerabilità, il che significa che
hanno di昀쬀icoltà a stabilire relazioni a昀쬀e琀�ive, anche se separazioni e divorzi sono normalizzate.
1981 legge sull’aborto, le ricerche a昀쬀ermano che l’aborto diminuisce notevolmente in modo
proporzionale alla presenza del padre o parenti prossimi.
1975 viene abolita la patria potestà e sostituita con la potestà genitoriale, oggi si parla di
responsabilità genitoriale.
C’è bisogno di coesistenza pacifica di tu琀�e le condizioni familiari.

LEZIONE 59 INTRODUZIONE ALL’APPROCCIO SISTEMICO

L’approccio sistemico – relazionale: E’ un approccio usto in analisi psicoterapeuta familiare,


noi lo decliniamo all’approccio pedagogico educativo.
Insieme = i singoli elementi non devono essere fra loro interrelati.
Sistema = i diversi elementi devono essere fra loro interrelati. Devono essere presenti almeno 2
elementi, che hanno tra loro la freccia bidimensionale. Possono esserci anche sistemi minori so琀�o
al sistema. Es: famiglia con padre, madre e due figli, possiamo trovare:
- so琀�osistema coniugale formato da marito e moglie, o compagno/compagna o
compagna/compagna o compagno/compagno.
- so琀�osistema del padre col primogenito e padre con secondogenito
- so琀�osistema madre con primogenito, madre con secondogenito.
- sistema tra fratelli/sorelle [fraterno o sororale]

• Inoltre i genitori generano figli tra loro diversi, l’educazione che ogni figlio riceve è a sé e
con cara琀�eristiche psicologiche e problematiche di昀쬀erenti.
• La relazione è inalienabile, imprescindibile, anche quando è discontinua oppure negata.
Non si sme琀�e mai di essere genitori, la genitorialità è un’identità permanente
• I figli, a qualsiasi età, conservano il ricordo della famiglia in quanto “unita”, anche quando
la famiglia è divisa o confli琀�uale. (vedi le fantasie di ricongiungimento nei bambini con
famiglie separate, che magari iniziano ad andare a dormire nel le琀�one nella speranza che
l’altro genitore ritorni, o confli琀�o di lealtà che si sviluppa quando i bambino non sa se
essere fedele verso il padre o verso la madre. A fronte di confli琀�i, questi vanno a昀쬀rontati
in separata sede secondo la terapia sistemica, i figli non devono assistere, per rispe琀�are i
so琀�o – sistemi)
E’ chiamato relazionale quando si basa sulla sistema classico, fondato dal biologo von Bertalan昀쬀y

L’approccio sistemico – fenomenologico: fondato da Hellinger è una variante, mentre quello


relazionale consente di sca琀�are una fotografia sullo stato della famiglia presente, è un approccio
immediato, analizza le relazioni presenti all’interno della famiglia, manca di profezia, risolve il
problema singolo via via.
甀먀ello fenomenologico interroga il divenire familiare, come se fosse un filmato, e consente
all’analista di avere un quadro più dinamico della problematicità che si sta esaminando, non
interroga le relazioni quanto piu琀�osto i vissuti, analizza il passato per fare una profezia sul futuro.
Membri para-familiari: figure non consanguinee che possono però contribuire alle relazioni
familiari e possono anche riportare un equilibrio.
Modello della genitorialità aperta e di昀쬀usa: aprire la famiglia a relazioni altre rispe琀�o al nucleo
familiare ristre琀�o.

Assunti fondamentali:
✔ ognuno di noi non è solo figlio dei propri genitori ma è i propri genitori, è la storia della
loro storia. Dobbiamo acce琀�are i nostri genitori così come sono, chi non li acce琀�a non è
libero di essere sé stesso, non è libero di vivere nella verità di ciò che è.
✔ Irrinunciabilità del rispe琀�o dell’ordine temporale delle relazioni a昀쬀e琀�ive = in una famiglia
esiste un ordine temporale, quindi la coppia formata dai coniugi viene prima del gruppo
formato dai figli. Spesso accade che nella nostra morale comune ci si dimentica di essere
coppia, Hellinger dice che se ci si dimentica di essere coppia potremmo avere problemi ad
esser genitori. Così come non dobbiamo mai dimenticare che c’è il primogenito quando
nasce il fratellino. Se non si rispe琀�a l’ordine temporale si crea disordine, e non si sviluppa
bene né il singolo componente né la famiglia
✔ esiste una coscienza colle琀�iva (è un’unità psichica) presente in ogni famiglia, che è
indi昀쬀erente al modello educativo familiare ma esiste e preesiste (es sensi di colpa). La
propria famiglia è anche la casa interiore, simbolo delle nostre radici.

LEZIONE 60 PSICOPEDAGOGIA DELLA PATERNITÀ

Essere padre, sentirsi padre: le derive psicopedagogiche che coinvolgono le famiglie riguardo le
dimensioni della coniugalità e genitorialità responsabili sono:
• la sindrome del le琀�o vuoto: deriva dal lassismo, che consiste nel disinvestire nella
relazione coniugale sul piano emotivo e investire all’interno di relazioni clandestine
• la pedofobia: deriva dal permissivismo, indica la paura di ammonire i bambini, crisi della
cultura del ‘no’, i padri in specie hanno paura di porre dei divieti e incorrere in errori
educativi irrimediabili
Entrambe, non consentono al nucleo familiare di avere uno stile educativo autorevole.

Si parla di crisi della paternità, anche se il problema di fondo è la moltiplicazione degli stili
educativi paterni, fino a qualche decennio fa il ruolo del padre aveva una funzione normativa, di
dare le regole. L’autorità del padre è però diventata ingombrante e se ne sono voluti liberare e
quindi siamo arrivati al padre che ha smesso finalmente di essere autoritario, ma si è persa anche
l’autorità (= aiuto nella crescita).

Essere padre = riferirsi all’identità di ruolo, è il ruolo di padre, di cui si occupa la psicologia e la
sociologia Sentirsi padre = implica una sorta di propriocezione identitaria, sentimento di
paternità (assorbimento) tale per cui ci si sente investiti dal compito paterno non solo dal punto
di vista educativo ma anche di cura. Se ne occupa la psicologia e la pedagogia. L’identità è
sempre narrativa o gruppale perché la nostra identità è un sistema composito di relazioni e
vissuti (sono padre, ma sono stato anche figlio, la mia identità è un racconto e serve per definire
chi sono, vissuti che si proie琀�ano nel futuro).

Secondo la psicoanalisi, la specificità del padre è essere il terzo che si inserisce nella diade
primaria madre/bambino e nell’inserirsi di昀쬀erenzia il bambino rispe琀�o alla madre. È un’istanza
divisiva fra il bambino e la madre e si pone come “altro generalizzato” = è come se comunicasse al
figlio che non esiste solo il figlio e la madre, esisto anche io che sono un altro, e quindi esistono
anche gli altri e quindi apertura nei confronti della società.
Oggi i padri hanno preso anche i “codici materni”, imitando la funzione educativa materna senza
però perdere la specificità dei padri con le peculiarità culturali e biologiche dell’essere maschi. Si
parla quindi di imitazione interpretante, si parla quindi di padri paterni che hanno riscoperto il
valore della paternità.
Il neonato è in grado di percepire e rispondere in modo adeguato gli stimoli ambientali, la
presenza del padre quindi è importante: osservando la triangolazione primaria si è osservato che
quando il bambino si trova di fronte ad una madre dall’espressione “congelata”,si rivolge verso il
terzo presente quindi sa esprimere una preferenza relazionale.

La psicoanalisi classica: conce琀�o di fase edipica: dal punto di vista evolutivo, la psicoanalisi
classica riconosce come universali 2 funzioni, paternage o maternage, non che debbono essere
esercitate dai genitori, ma sono basilari per una sana crescita. Fin dai primi mesi di vita è
importante il maternage a prescindere dal caregiver che la dispensi. Il bambino ha bisogno di
autonomizzarsi dalla figura materna e lo fa tramite l’ogge琀�o transizionale, ma il distacco sarà
sereno se la madre è su昀쬀icientemente sollecita (Winnico琀�), altrimenti svilupperà delle strategie di
sopravvivenza usate sopra琀�u琀�o in fase adolescenziale e adulta.
I bambini deprivati con molta probabilità avranno di昀쬀icoltà ad a昀쬀idarsi a terze figure, e ci sarà un
disinvestimento sul piano a昀쬀e琀�ivo.
Il paternage, secondo la psicoanalisi classica, scioglie dal vincolo materno il bambino e la
bambina e dare loro un primo statuto identitario, la prima designazione che il bambino fa
riguardo la propria identità riguarda il proprio sesso (maschio o femmina). Diventiamo coscienti
di noi stessi come essere maschili o femminili, tra i 3 e i 5 anni.
Il confli琀�o edipico va superato, altrimenti c’è il complesso edipico per cui il bambino si innamora
del genitore del sesso opposto e prova invidia verso il genitore dello stesso sesso, per poi
identificarsi col genitore dello stesso sesso e gioca ad avere l’altro genitore tu琀�o per sé.
Non tu琀�i i bambini sviluppano un confli琀�o edipico, sopra琀�u琀�o nei casi di famiglie ricostituite.

Fase della latenza (7 - 11 anni): fase in cui si sviluppano 3 dighe mentali


1. disgusto: la maggior parte dei bambini quando ricevono un bacio si puliscono, iniziano ad
avere fastidio per il conta琀�o fisico, perché siamo verso la mentalizzazione ed espansione
cognitiva per cui ciò che ha a che fare col conta琀�o fisico provoca disgusto
2. vergogna: tu琀�i i bambini in età scolare provano vergogna, hanno bisogno di sentirsi dire
‘bravo’ e del riconoscimento sociale e se non avviene si prova vergogna, la vergogna è un
sentimento sociale che manifestiamo in relazione all’altro.
3. ideali etici ed estetici: sono molto a琀�enti ai de琀�agli estetici dell’ambiente circostante, si
sviluppa la moralità che poi verrà messa in discussione in adolescenza.

Fase genitale (adolescenza): necessita


- di una famiglia aperta: conoscere i propri figli anche a琀�raverso il gruppo dei pari, in cui
avvengono le relazioni
- di una genitorialità di昀쬀usa: rete allargata di solidarietà parentale come forma di prevenzione di
eventuali disfunzionalità legate alle nuove interazioni filiali con il gruppo dei pari
i nuovi padri hanno rinunciato all’autoritarismo paterno, hanno rinunciato anche all’autorità
paterna che è un’autorità educativa e quindi la sola a rivestire funzione a昀쬀e琀�iva e normativa è la
madre, il padre solo come funzione a昀쬀e琀�iva. Ciò è un problema perché gli adolescenti non hanno
autorità morale con cui identificarsi e con la quale ribellarsi, per poi me琀�ersi nei panni nelle parti
‘buone’ del padre e della madre.

Si parla oggi di un fenomeno della giovane adultità, risultate dell’adolescenza protra琀�a. Si


diventa adulti in un età sempre più tardiva prima di tu琀�i per di昀쬀icoltà economiche, non siamo in
una società ad ampia mobilità per cui si procrastinano le scelte professionali e generative.
Inoltre, non avendo ricevuto la ferita paterna nella famiglia di origine, si fa fatica ad acce琀�are la
ferita della società, i limiti che la società pone.

Oggi vi è la deriva narcisistica, per cui il narcisista si circonda di narcisisti, ha bisogno di


rispecchiamenti continui, quindi l’io si celebra ma nessuno lo gloria.
Proge琀�ualità liberante: proge琀�are il proprio io non in maniera egoica, ma in maniera libera, per
far sì che i limiti posti dalla società non prendano il sopravvento, dalla libertà da alla libertà di.

LEZIONE 61 FAMIGLIA ED EDUCAZIONE ALLA TENEREZZA

La tenerezza educa alla pace: La pedagogia della tenerezza si riferisce all’educazione familiare.
La categoria pedagogia che i nuovi padri stanno riscoprendo è proprio la tenerezza.
Tenerezza deriva da teneo (contenere) e da tenax (fermo, tenace) = abbracciare ed essere saldi, la
morbidezza e la fermezza.
All’educazione paterna competono la fermezza, la prescrizione normativa, il limite, a quella
materna l’accoglienza. 甀먀indi la tenerezza è la matrice comune dell’educazione da parte del
padre e della madre.
Educare, educo = tirare fuori, compete al padre, colui che taglia il cordone ombelicale, guida
Educare, da allevare, nutrire, prendersi cura (codice materno).
L’educazione, oltre a contenere la paternità e la maternità, e la tenerezza. La tenerezza educa alla
pace, a un’accezione sociale anche; laddove non vi è tenerezza è probabile che si sviluppano
comportamenti violenti. La tenerezza è una sorta di ammorbidimento dei tessuti cognitivi, ci
perme琀�e di aprirci all’altro, con la possibilità di comprendere, abbracciare l’altro con la mente.
- Morin diceva che agli antipodi della tenerezza c’è la violenza
- Lynn dice che la cultura della tenerezza, così come quella della violenza, si apprende in famiglia.
Dove i coniugi assumono condo琀�e violente, sia fisica che psicologica, spesso c’è il “crollo degli
a琀�eggiamento materni” ovvero la di昀쬀icoltà di provare tenerezza verso l’altro, diventando
indi昀쬀erenti verso i bisogni della prole.
La tenerezza dei nuovi padri è simbolo di una nuova cultura familiare democratica.

Nel 1975 Presco琀� compara 49 diverse culture nel mondo, e scopre che laddove le culture
orientano i bambini con tenerezza sono rido琀�i il furto, l’uccisione, l’ostentazione o昀쬀ensiva della
ricchezza. Il comportamento tenero e gentile è specchio di un’intelligenza relazionale, e si
creeranno delle relazioni funzionali.
Dove c’è un’educazione rigida invece sono correlate alla pratica della schiavitù, al soggiogamento
del genere femminile e le divinità vengono descri琀�e come entità aggressive.

La forza della tenerezza: la parola tenero fanno pensare a cara琀�eristiche di fragilità, ma esiste
una forza educativa nell’essere teneri.
Tenerezza in inglese è tender = qualità di tenerezza, morbidezza, delicatezza e sensibilità ma
anche dolorante e so昀쬀erente. Ciò significa che il sogge琀�o di animo tenero è in grado di
comprendere le fragilità proprie e altrui, di perdonare e perdonarsi.
Rinunciare alla tenerezza nei confronti dell’altro crea delle di昀쬀icoltà relazionali, e fare un passo
indietro consente di fare un passo verso l'altro. Comprendere le proprie fragilità consente di
acce琀�are le fragilità altrui, quindi c’è una forza intrinseca nella tenerezza. Il verbo tender fa
riferimento anche all’o昀쬀rire, che è un modo per aprirsi all’altro.
Heideger parla di Padre come roccia muscosa di bosco = roccia morbida al ta琀�o perché ricoperta
dal muschio, so琀�o al muschio c’è la roccia. Un padre educato alla tenerezza non so dà alla vita
ma dà la vita, ovvero passa il testimone, si parla di generatività culturale
Pourtois dice che la tenerezza è la proteina principale di cui si nutre la famiglia, e se non si è
ricevuto tenerezza in famiglia è di昀쬀icile recuperarla successivamente.

➔ Le ricerche ci dicono che la forza della tenerezza è data dalla correlazione tra l’aver
ricevuto cure primarie tenere e un’infanzia cara琀�erizzata da salute fisica e sviluppo
intelle琀�ivo (pediatra Ferrucci).
➔ Lo sviluppo di disagi psichici e comportamentali è correlato alla carenza a昀쬀e琀�iva in età
infantile (Secco)
➔ Correlazione tra tenerezza e sviluppo di comportamenti responsabili (Vege琀�i)

I padri devono rendere la tenerezza anche una virtù civile, quindi portarla al di fuori delle mura
domestiche.

LEZIONE 62 TRANSITORIETÀ’ SOCIALE E TRANSIZIONI FAMILIARI

Tempi e Spazi della stanzialità: analisi socio – pedagogica sui cambiamenti della famiglia. Le
dimensione epistemologiche della pedagogia familiare sono 4:
1. integrazione
2. mediazione
3. proge琀�ualità
4. divenire: è importante in ambito familiare perché consente dii interrogare il passato e il
presente per governarne gli esiti, spiega come alcuni mutamenti intercorsi in ambito
sociale e familiari possono spiegare alcuni dinamismi interni nelle famiglie e come
abbiano delle radici storiche, come prenderne coscienza e di capire cosa succederà.
Es rispe琀�o alla famiglia degli anni ‘80 cosa abbiamo perso (abbiamo perso il valore della
coesione e dell’unitarietà familiare; si parlava dei matrimonio ‘mordi e fuggi’ o delle
‘separazioni lampo’ e di conseguenza il rischio di un disimpegno) e cosa abbiamo
guadagnato ( prima si parlava di inferni domestici, col boom delle separazioni/divorzi le
famiglie hanno riacquisito la loro dignità, perché crescere con la coppia confli琀�uale non fa
bene)

Recupero dei tempi del riposo: il nostro cervello ha bisogno di tempi di riposo, solo
apparentemente passivi, perché durante il riposo il cervello si rigenera, e consentono di
sperimentare il fenomeno dell’insight, dell’intuizione/illuminazione, distaccandoci dal problema e
dando il tempo al cervello di riposarsi. Oggi i tempi di riposo sono ristre琀�i, e ciò è un problema
relazionale, educativo. Il riposo perme琀�e un’educazione di qualità.

Spazi della convivialità: spesso oggi abbiamo rido琀�o ai minimi termini il momento del pasto, ma è
un momento in cui la famiglia impara a stare al mondo, regole di convivenza civile

Di famiglia in famiglie: prendiamo in considerazione il modello osmotico, in altre parole


dobbiamo considerare la società e la famiglia come due cellule che respirano e che per e昀쬀e琀�o
osmosi si contaminano, dialogano fra loro, assorbono la stessa aria e quindi rifle琀�ono l’una i
cambiamenti dell’altra. Abbiamo parlato di una sorta di transitorietà socio – culturale = la nostra
società è in una fase di passaggio, è in crisi (rischio ma anche risorsa). La transitorietà presenta
forti rischi, fra cui la riduzione delle odierne famiglie ai minimi termini.
Le famiglie fondate sul lavoro sia del marito che della moglie, è una conquista sociale; dall’altra a
causa della scarsità delle politiche familiari i tempi e gli spazi della casalinghità sono rido琀�i
tantissimo, la famiglia si è sempre più nuclearizzata. Le donne devono essere presente su più
fronti, facendo dei sacrifici. La cura e l’educazione dei figli è subappaltata a terzi (es
babysi琀�er/badanti+). Oggi il tempo è puntillistico, dove ogni evento è sganciato dagli altri e noi
siamo delle monadi che fanno varie cose.
La maggior parte di noi oggi sperimenta varie forme familiari, es nascere in una famiglia
religiosa, crescere in una famiglia separata e poi ricostituita. La transitorietà culturale si sposa
anche con le transizioni familiari ha prodo琀�o la scomparsa del fidanzamento, che era un primo
passaggio sociale importante che sanciva un’unione tra famiglie, anche dal punto di vista
simbolico, non esiste l’autoreferenzialità e i sistemi sono interconnessi tra loro.
Catarsi rileva il moltiplicarsi di unione non istituzionalizzata es le unioni di fa琀�o, e anche famiglie
monoparentali e si assiste anche alla “famiglia lunga” cioè i figli rimangono molto di più in casa
dei genitori, c’è anche il fenomeno crescente del figlio unico e quindi sta scomparendo la società
fraterna. Ci si sposa sempre più tardi e i matrimoni durano meno.
Se prima si parlava solo di pedagogia della famiglia, oggi pedagogia delle famiglie studia la
pluralità della famiglia; alla pedagogia delle relazioni familiari e che l’educazione favorisca le
relazioni educative.

LEZIONE 63 FAMIGLIE E TRANSCULTURA

Le famiglie ‘altre’: ci sono famiglie autoctone (italiane) e ci sono famiglie ‘altre’, la nostra è una
società multietnica e multiculturale. Abbiamo almeno 6 modelli, e ogni modello ha delle
problematicità, alle normali confli琀�ualità di coppia si a昀쬀iancano le confli琀�ualità culturali.

• Sono in crescita le unioni miste (di cultura diversa)


• Famiglie autoctone
• unioni miste – miste (entrambi sono in un paese straniero).
• famiglie ado琀�ive multietniche, ovvero famiglie autoctone che ado琀�ano figli di nazionalità
straniera
• famiglie immigrate o nuclei domestici d’altrove: si spostano interamente da un paese
all’altro
• famiglie transnazionali: uno dei due genitori vive all’estero (vedi fenomeno della badanza)

Il punto di partenza è la multicultura, ovvero ci troviamo di fronte a delle di昀쬀erenze. Per educare
all’intercultura dobbiamo passare al modello della convivenza delle di昀쬀erenze, inter = tra, un
tramite tra una cultura e l’altra. Modello del salad bouwl = insalatiera, e non melting pot ovvero
calderone.

Intercultura e Transcultura:
Transcultura: è auspicabilmente un metodo, per arrivare all’obie琀�ivo principale che è quello
dell’educazione interculturale tramite uno scambio. modello di confronto dinamista: nel
momento in cui mi relaziono col diverso da me, dal punto di vista umano cognitivo relazionale, il
primo meccanismo che me琀�o in a琀�o non è quello dell’incontro, ma di confronto, per capire se
posso instaurare un registro comunicativo e a quale livello posso interagire con l’altro
raccogliendo indizi o segnali. [se arriva un nuovo membro nel gruppo dei pari inizialmente ci si
confronta col nuovo arrivato,si prova a conoscerlo e si cercano delle a昀쬀inità]. Il confronto
interroga l’altro, e perme琀�e poi l’incontro.
Relativismo metodologico o culturale: nel confronto con l’altro io non perdo, ad es, la mia
ca琀�olicità ma sospendo il mio giudizio con un’apertura laica per confrontarmi con l’altro. Ci
possiamo confrontare sugli aspe琀�i culturali delle religioni, che possono essere relativizzati
Centratura sulla personalizzazione: quando uso la metodologia transculturale, il mio relativismo
metodologico deve andare verso la personalizzazione massima del rapporto, massima a琀�enzione
alla persona che abbiamo di fronte, limitando gli stereotipi e i pregiudizi e la persona è irripetibile
– inviolabile – irrinunciabile.
Dimensione epistemologica del divenire: quando penso a una cultura, questa cultura a琀�raversa la
mia transculturalmente.

Intercultura: è un modello di incontro scambievole, è centrata sulla persona che è considerata


come portatrice di di昀쬀erenze (e quindi c’è poca a琀�enzione al dinamismo nello scambio). Tende
alla dimensione epistemologica dell’integrazione, ovvero dell’universalità umana,

LEZIONE 64 PEDAGOGIA DEL RIPOSO E DELLA CONVIVIALITÀ’

Essere coppia oggi: significa coltivare tre istanze: l’io , il tu, il noi. Il noi è un’istanza superiore
all’io e al tu, è una sorta di terra di mezzo che va coltivata a昀쬀inché l’io e il tu non si perdano. Fra
queste 3 istanze ci deve essere un equilibrio.
La coppia tradizionalmente è fondata sull’intimità, che nei decenni diviene amicale più che
amorosa. Oggi la coppia si basa sulla ex-timità sulla necessità di esibire la propria cifra all’interno
di contesti altri rispe琀�o alla coppia, la coppia è fragile, ha un noi carenziale, è instabile e slegata.
È di昀쬀icile dialogare e negoziare così come rispe琀�are i propri spazi. Le coppie non riescono a
ritagliare il tempo della coppia rispe琀�o a quello della famiglia, e il ‘noi’ viene meno.
In molti casi separazioni e divorzi sono necessari, in altri casi sono evitabili, e non ci separiamo
solo dall’altro ma anche da una nostra parte presente nell’altro e quella parte di sé a cui abbiamo
rinunciato tendiamo a ricrearlo in una nuova persona. I figli dei genitori separati hanno la
probabilità di separasi, come i loro genitori.

La simbologia della casa: ognuno di noi abita una casa ma ha anche una casa interiore. La casa
natale è la prima dimora in cui abbiamo soggiornato, è la casa del padre, non vi possiamo tornare;
motivo per cui la casa natale crolla definitivamente con la perdita dei nostri genitori, la casa
interiore si sviluppa invece dentro di noi e muore con noi. All’interno della casa apprendiamo un
habitus, abitudini, che sono il nostro modo di essere e la parte più profonda di noi. Gli ogge琀�i ci
danno delle certezze, luoghi di ricordi e memoria ma allo stesso tempo, è in casa che impariamo a
stare nel mondo. Siamo esseri stanziali e abbiamo bisogno di stabilità (i bambini esplorano
l’ambiente solo quando hanno una base sicura cui tornare). Ciò è dato anche dal clima familiare e
dalla coerenza parentale = i genitori, che rappresentano i pilastri, debbono assumere delle
condo琀�e prevedibili altrimenti il figlio avrà di昀쬀icoltà ad apprendere le condo琀�e giuste e
distinguerle da quelle sbagliate. Se è sì, è sì, essere coerenti, e sopportare anche la frustrazione del
figlio. Fermezza educativa è una proprietà di tenerezza. La crisi della cultura del no è importante,
dobbiamo rieducare a partire dal no, non con la punizione, ma bisogna essere esemplari,
testimoniali, porre dei limiti.

Il riposo e la convivialità: ulteriori assunti: se proveniamo da una famiglia stabile,


probabilmente siamo persone stabili. Se proveniamo da persone instabili, probabilmente
instaureremo condo琀�e instabili. Noi esseri umani abbiamo bisogno dei tempi di riposo, dove
possiamo ritrovare noi stessi. Nei casi di sogge琀�i che non sanno fermarsi, dietro ci sono
problematiche derivanti dall'incapacità di sapersi guardare e quindi vedersi (se guardo me stesso,
cosa vedo?) = fare per il fare, cioè essere concitati, ed è un fare improdu琀�ivo. L’esperienza in sé
per sé non insegna niente, è la riflessione sull’esperienza che porta a crescere. Riposo significa
parlare, avere spazi non invasi da routine quotidiani, è il tempo della festa, di ritrovo come
famiglia. Il riposo è il ritrovamento.

DALLA LEZIONE 65 ALLA 72 E’ UN RIPASSO.

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