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EDUCABILITÀ, EDUCAZIONE E PEDAGOGIA NELLA SOCIETÀ COMPLESSA

CAPITOLO 1 - SECCO
Quando parliamo di educazione facciamo riferimento all'atto pratico in cui la generazione adulta si
piega verso quella più giovane con la finalità di educarla a raggiungere l'autonomia, ovvero la
capacità di fare da sé, di soddisfare i propri bisogni e di entrare nella società in modo attivo.
Quando invece parliamo di pedagogia, facciamo riferimento al discorso teoretico sull'educazione,
ovvero alla disciplina che si pone interrogativi che ruotano proprio attorno all'atto educativo. Si
interroga su fini, mezzi, e su tutto ciò che concerne il PIANO TEORICO dell’EDUCAZIONE.
Sia dall’educazione che dalla pedagogia nascono la STORIA dell’EDUCAZIONE-> indagare
sull’educazione ad es nell’antica Grecia, nel Cristianesimo ecc. ricostruendo usi e costumi, metodi
educativi, e la STORIA della PEDAGOGIA -> indagare sulle concezioni dell’educazione nei secoli
fatte da pensatori, filosofi e pedagogisti (es pensiero pedagogico di Rousseau, S Tommaso…). Va
tenuto presente che da ogni CONCEZIONE FILOSOFICA DELL’UOMO, se ne può trarre una
riflessione pedagogica o alcuni principi di essa. Storicamente erano infatti filosofi e teologi che
traevano dai principi della loro ANTROPOLOGIA le conseguenze sul piano pedagogico ampliando
talvolta il discorso metodologico-didattico.

La storia dell'educazione e della pedagogia mostrano un diffuso convincimento sull'educabilità


dell'uomo, ma esso si divide in due correnti contrapposte: l'ottimismo e il pessimismo pedagogico. -
La visione pessimista vede l'uomo legato ad una legge ferrea del destino che è ineluttabile, e che
l'uomo al suo cospetto sia misero e impotente: ne risulta che ogni atto educativo è inutile, poiché
non può cambiare il destino dell'uomo.
-La posizione ottimista invece, crede profondamente nella possibilità di educare l'uomo, ma è cieca
rispetto ai limiti dell'educazione, vedendo invece illimitate possibilità dell'educabilità umana.
Tra le due posizioni si colloca la posizione più realistica: essa ha fiducia nell'educabilità umana, ma
riesce ad individuarne anche i limiti e ad analizzarne le possibilità.
Il processo educativo risente inevitabilmente dei limiti dell'educabilità, poiché non tutti siamo stati
dotati delle stesse doti; l'educazione deve quindi tenere conto delle differenze individuali di ognuno,
che deve essere educato in ordine all'attuazione delle proprie disposizioni personali e non secondo
un modello prestabilito per tutti.

Autoeducazione
L'educazione deve sempre stimolare l'attività spontanea dell'individuo, che è qualcosa di
insostituibile, e dunque di stimolarlo in vista dell'autoeducazione. L'educatore dovrà stimolarne
l'attività con opportuni interventi, senza forzare mai in alcuna forma il suo agire.
Non a caso Rosseau difendeva la perfezione di ogni fase dell'età evolutiva, e parlava della
valutazione del comportamento individuale sulla base delle forze del soggetto che lo produce e
secondo le sue capacità.
Insegnare il mestiere di uomo
Rosseau sosteneva che fine dell'educazione era formare l'uomo naturale, ovvero un uomo che
dipende solo da sé stesso, e che incarna dunque il raggiungimento dell'autonomia. Con il suo
pensiero Rosseau cambiò l'ordine delle priorità in educazione: si stabilì che la formazione della
persona umana era più importante di quella professionale, dunque bisognava insegnare anzitutto il
mestiere di uomo.
Per fare ciò è però necessario incontrare la volontà del soggetto, senza la quale nessun atto
educativo potrebbe essere considerato tale. Si tratta quindi per l'educatore di predisporre il soggetto
all'assimilazione dei valori nel rispetto delle sue disposizioni individuali. Egli dovrà far apprendere
all'alunno le norme e i valori necessari e accompagnarlo fino al raggiungimento dell'autonomia,
intesa come l'indipendenza dall'educatore e come lo sviluppo della capacità di rispondere di sé e per
sé.
PESTALOZZI -> rileva che per la natura umana la CONQUISTA DEI VALORI è essenziale, quindi
il CONCETTO DI AUTONOMIA si dilata ed il COMPITO DELL’EDUCATORE diviene +
ATTIVO = egli non deve solo organizzare ambiente e mezzi adatti per soddisfare l’esplicirazione
delle esigenze naturali dell’individuo (Rousseau) ma deve essere attivo anche sul PIANO
MORALE = partecipazione ai valori metanaturali

Elementi formali del discorso pedagogico


Educare significa formare nell'uomo una coscienza e una responsabilità. Per fare ciò il progetto
educativo deve essere costituito da elementi necessari: il fine, i contenuti (valori e cultura), il
metodo, i mezzi, il rapporto inter-personale educatore-educando, e l'ambiente.
1. IL FINE: il fine dell'educazione è quello di far raggiungere ad ogni individuo la sua personale
forma migliore di vita;
2. I CONTENUTI: il contenuto principale dell'educazione è la cultura, intesa come usi, costumi,
tradizioni, modalità di pensiero e di comportamento propri di un determinato gruppo sociale
all'interno del quale l'educando è inserito; questo gruppo gli trasmette gli strumenti di base, che
sono i contenuti culturali, che servono a comprendersi e a inserirsi nel gruppo. L’educazione è
sempre posta tra NATURA E CULTURA; Es. Rousseau esalta il ruolo della NATURA-> a
differenza degli animali nella natura umana l’ONTOGENESI (sviluppo del singolo) NON segue la
FILOGENESI (sviluppo di specie); quindi l’educatore agisce sulla natura del soggetto e la sorpassa
–> l’intervento educativo serve a potenziare la natura. Quindi la NATURA offre le BASI, la
CULTURA è EDUCATIVA nel momento in cui sviluppa le capacità del singolo soggetto.
Anche i valori sono oggetto di educazione: non tutti però hanno valore nel raggiungimento della
forma migliore di vita, e sta all'educatore prendere delle decisioni a riguardo. Non esistono valori
obiettivi in pedagogia, vanno SCELTI E RIVISSUTI DAL SOGGETTO IN PIENA AUTONOMIA.
3. IL METODO: il metodo è la modalità con cui attuiamo il nostro progetto educativo. In passato il
metodo usato a scuola era il metodo logico, ovvero un metodo oggettivo, uguale per tutti, mentre
oggi grazie anche agli studi atti nel campo della psicologia dello sviluppo si è arrivati ad un metodo
globale e individuale, ovvero soggettivo: adeguato alle capacità di apprendimento di ognuno.
Nella concezione tradizionale ricercando regole fisse si è graduata la difficoltà di ogni disciplina ->
ciascuna fu scomposta fornendo all’educatore un itinerario didattico da seguire = dalla p + semplice
alla + complessa, basandosi sul progresso per proseguire nell’itinerario programmato.
Nella NUOVA PROSPETTIVA si parte dalle FACOLTA’ DEI SINGOLI SOGGETTI. (Dal 1600)
4. I MEZZI: sono tutti i mezzi che le forze dirigenti della società mettono a disposizione
dell'educatore; essi possono essere di facile utilizzo per quest'ultimo, come per esempio la penna, la
lavagna, il microfono. Altri mezzi sono più tecnologicamente impegnativi, come i computer, i
videoregistratori o le televisioni a circuito chiuso. Oggi esistono anche i mezzi di comunicazione di
massa, che hanno un potere penetrativo nella struttura del soggetto che oltrepassa qualsiasi altro
strumento. Questi mezzi non devono essere demonizzati, anzi, va insegnato il loro utilizzo per
comprenderne il linguaggio e usarli in modo critico.
5. RAPPORTO EDUCATORE-EDUCANDO: l'educazione non si può definire tale senza i due
fattori esecutivi che la compongono e la relazione tra essi: l'educatore e l'educando. L'educatore
trasmette i contenuti culturali mediandoli con la propria personalità, favorendone alcuni e
trascurandone altri secondo le sue disposizioni individuali; dunque si può dire che l'educazione è
soprattutto l'affermazione della personalità dell'educatore. Dall'altra parte, per quanto riguarda
l'importanza dell'attività dell'educando, l'educazione è sempre, in primis, l'atto dell'educando, che
deve essere in grado di esercitare la sua libertà e di assumersi le sue responsabilità. Ogni relazione
educatore-educando è diversa delle altre, a seconda delle caratteristiche degli individui che la
compongono. L'educatore sarà proattivo, ossia attivo nello stimolare l'attività dell'educando, e lo
scopo ultimo sarà quello di insegnargli l'autonomia.
6. L'AMBIENTE: ogni atto educativo deve fare i conti con l'ambiente in cui vive il soggetto, ovvero
tutto ciò che lo circonda. Sta all'educatore sfruttarne le caratteristiche e predisporlo per l'educazione
dell'individuo. Non tutti gli ambienti sono educativi, quindi egli dovrà saperlo leggere bene e
impiegarlo al fine della promozione del soggetto.
L’educatore, essendo appartenente alla società di un determinato tempo, non può non apportare
all’educazione caratteristiche proprie del suo ambinete. L’educazione si ATTUA SEMPRE IN UNA
SITUAZIONE AMBIENTALE= è importante che l’educazione valorizzi l’individuo in relazione
alla realtà che egli ha di fronte.
PASSATO -> nel rapporto educativo inteso solo come maestro-allievo o genitore-figlio,in
pedagogia si separava l’educando dall’ambiente non ritenuto idoneo;
ORA-> AMBIENTE come indispensabile, da INCLUDERE SEMPRE: l’atto educativo si deve
sempre misurare con l’ambiente, mentre l’ambiente NON è sempre educativo-> l’educatore deve
saperlo leggere bene e impiegare ai fini di PROMOZIONE del soggetto.

Natura interdisciplinare della pedagogia


La pedagogia viene considerata una scienza interdisciplinare, composita, perché si avvale di tutte
quelle discipline che sono in grado di fornire notizie utili sul reale; queste possono essere sia
branche della pedagogia che discipline estranee ad essa. L'importante è che aiutino a comprendere il
reale legato all'educabilità. La pedagogia è una disciplina autonoma che grazie al suo carattere
interdisciplinare è in grado di cogliere il maggior numero possibile di elementi.
Il progetto educativo
Il progetto educativo è l'analisi dei dati secondo razionalità pedagogica che fornisce le indicazioni
concrete operative all'educatore. L'educatore deve confrontarsi sia con il progetto educativo che con
le caratteristiche dell'educando, e questo spesso può voler dire che il progetto educativo non
essendo adatto alle disposizioni dell'individuo deve essere rielaborato e rifatto completamente.
Inoltre la cosa più sbagliata che l'educatore può fare è applicare lo stesso metodo a persone diverse.
Non si può basare l'azione educativa sulla ripetizione meccanica degli stessi interventi educativi.
Egli deve adattare il suo progetto e il suo intervento alle caratteristiche dell'individuo che ha
davanti.
Educazione tra natura e cultura
Al fine di poter dischiudere tutte le sue potenzialità, il soggetto necessita dell'azione educativa,
intesa come atto pratico composta da due momenti: educere, ossia aiutare l'educando a trar fuori
tutto ciò che di potenzialmente postivo è insito nel soggetto; l'apporto esterno, ossia stimolare
l'educando ad assimilare tutto ciò che di buono l'ambiente esterno ha prodotto, come l'esperienza, la
cultura, i valori. Poiché l'educazione non è un fatto spontaneo o istintivo, avviene sempre tra natura
e cultura, l'educatore non può fermarsi all'uomo così com'è ma tendere al suo dover essere.
Infine, si può parlare di educabilità permanente, che supera l'infanzia e l'adolescenza e comprenda
tutte le fasi della vita. Nell'avanzare dell'età non si deve approdare alla chiusura delle possibilità di
miglioramento del soggetto, ma si devono prendere in considerazione le nuove possibilità educative
che il soggetto ha acquisito nel cammino della sua formazione, ed educare sia tenendo conto delle
disposizioni naturali del soggetto, sia educare con quel patrimonio culturale che egli già possiede.

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