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PEDAGOGIA - Compito n° 3 - GIORGIO VIALE

Raffaele Laporta, nel suo “Natura e finalità dell’educazione”, riflette sul fatto che tutti gli esseri
viventi, per sopravvivere hanno, per istinto, la capacità dell’apprendimento, e modificano i loro
comportamenti che trasmettono per via genetica.
L’apprendimento è, quindi, un processo naturale, l’essere umano, per stimolare i propri istinti ha
bisogno di un ambiente sociale.
Per il bambino è essenziale la presenza di adulti per imparare a parlare il loro linguaggio da poter
collegare alle cose, azioni, sentimenti; dovrà poi sperimentare tutto quello che apprende dal proprio
ambiente, attraverso tentativi ed errori per apprendere la soluzione dei problemi.

L’educazione è da considerarsi come trasmissione di cultura di ogni gruppo sociale;


in una società ci possono essere persone più o meno colte, ma tutte sono naturalmente e
necessariamente “acculturate”.
Per una società, quindi, trasmettere la propria cultura ai nuovi membri, è una questione di
sopravvivenza della stessa, per tramandarne il patrimonio culturale, le tradizioni e la storia, qui
l’insegnamento inizia ad avere il suo ruolo e funzione; da qui la necessità di organizzarlo
nell’Istruzione scolastica diffondendola a tutti i livelli all’intera società, e che si affianca a quella
familiare e, in certi casi, religiosa.
Laporta, fa notare che, una società complessa ha un patrimonio culturale enorme che nessuno può
padroneggiare interamente; la scuola è obbligata a selezionare l’insieme delle abilità e dei contenuti
che la società vuole trasmettere ai suoi membri che avranno la responsabilità di appropriarsi a loro
giudizio di ogni altro aspetto sociale.

Come concetto di educazione Laporta ha individuato tre dimensioni, quella individuale, espressa
nell’apprendimento, quella collettiva, realizzata nella trasmissione di cultura da parte della società e
quella istituzionale, costituita dall’organizzazione dell’insegnamento.
L’insegnamento reagisce stimolando all’allievo ad apprendere ogni altro contenuto utile,
realizzando in forme autonome e responsabili, ogni ulteriore scelta culturale.
La Natura dell’Educazione è un aspetto Essenziale della Natura Umana:
L’Educazione è la garanzia di sopravvivenza della specie.
Il pensiero filosofico ha elaborato due problematiche che riflettono i due aspetti fondamentali che
l’educazione in atto presenta: quella del Processo Educativo e quella del Rapporto Educativo.

Per Laporta, il Rapporto Educativo è identificato con il rapporto fra insegnante e alunno.
Si realizza con una Asimmetria Culturale fra due individui, uno dei quali abbia interesse a entrare in
possesso di un aspetto della cultura dell’altro; quello che viene a trovarsi nel punto più “alto” del
rapporto asimmetrico diventa l’Insegnante, l’altro, nel punto più, “basso” diventa l’Allievo.
La relazione Asimmetrica può essere determinata dalla differenza di età dei due soggetti ; è
evidente quando l’insegnante ha per allievo un bambino come nella scuola dell’obbligo.
L’insegnante dispone di mezzi disciplinari per obbligare i suoi allievi a prestare attenzione alla
lezione; essendo una situazione educativa istituzionale: l’insegnante è tenuto a fare lezione ad ogni
costo, e gli alunni sono tenuti a riceverla.
Si entra, quindi, nella tematica pedagogica del processo educativo.

Che riguarda lo sviluppo dell’educazione di un individuo in tutta l’età educativa,


è, infatti, impossibile per l’essere umano rinunciare ad apprendere.
Lo si constata in tutte le attività, in particolare nel gioco e in tutte le attività attivate dai propri
interessi e “bisogni”; per ottenere gratificazioni ed evitare frustrazioni.
In fine, Laporta fa notare che, ogni alunno mostra interessi dipendenti da dinamiche profonde
difficili da riconoscere da parte degli insegnanti non esperti.
I filosofi e i pedagogisti hanno chiamato quel comportamento ”spontaneità”, quella dell’attività
infantile è stata la prima forma assunta dal concetto di libertà dell’educando.
La libertà di scelta della persona, con la connessa responsabilità, è un principio di cui la libertà
dell’educando è un evidente verità già dimostrata.

Osservando gli atteggiamenti degli alunni si possono cogliere le varie motivazioni per lo studio e le
loro tendenze e bisogni, come scriveva sempre Laporta (pg. 5-25);
Esempi si hanno se si insegna o lavora con i piccoli; se una nozione viene impostata e forzata questa
viene appresa meno, non completamente.

Gran parte di questi concetti sono ben schematizzati nella cosi detta”Piramide di Maslow”, nella cui
base abbiamo l’apprendimento che parte dalla “Fisiologia”, il respiro, l’alimentazione, il sesso, il
sonno, bisogni Fisiologici di sopravvivenza quindi.
Poi viene la “Sicurezza”, fisica, di occupazione, morale, familiare, di salute, di proprietà, sono
bisogni di sicurezza e protezione; ogni uno di noi ha stimoli diversi, in base alle diverse esperienze,
dovute ai luoghi e persone frequentate.
Si passa, poi, alla “Appartenenza”, all’affetto familiare, all’amicizia, all’intimità sessuale.
A seguire troviamo la ”Stima”, ottenuta attraverso la realizzazione, l’autostima, l’autocontrollo, il
rispetto reciproco…, questi ultimi due fanno parte di bisogni sociali o di sopravvivenza psicologica,
per arrivare ad un riconoscimento sociale.
Per finire, in cima alla piramide, troviamo la “Auto realizzazione”, attraverso la moralità, la
creatività, la spontaneità, il problem solving, l’accettazione, l’assenza di pregiudizi…, che sono i
fini superiori dell’individuo.

In Classe, parlando di Concetti Pedagogici, abbiamo visto che la Pedagogia Didattica comprende le
procedure, i materiali, i metodi, i modi di analizzare la classe, quindi, cosa insegnare, per esempio
che metodi utilizzare, cosa far cantare, che video far vedere, si propongono situazioni varie e si
vede cosa viene fuori, i tempi che si utilizzano.
La didattica cambia a seconda della scuola, delle classi, se primaria, secondaria, in base al contesto
scolastico.
La Pedagogia è la riflessione dal punto di vista educativo, di tipo musicale e strumentale, in base
alle capacità individuali di essere elementi attivi nella società.
Si differenzia il lavoro in base alle differenze degli alunni e alle possibilità effettive.
Ci si avvicina alla definizione di Educazione che è un processo di formazione, svolto allo sviluppo e
definizione per la competenza, dando degli strumenti per svilupparle.
Ci sono tanti percorsi scolastici in base alle caratteristiche e facoltà delle persone.
Qui abbiamo osservato le tre dimensioni citate da Laporta precedentemente, l’Apprendimento
individuale , che è spontaneo e imprescindibile per ogni uno di noi, dai quale poi si delinea la
propria personalità ed interessi che si colloca in una Dimensione Sociale, detta anche
Inculturazione, ad organizzare queste due dimensioni vi è la Dimensione Scolastica, nella prima
parte, nelle scuole primarie, si privilegia l’Educazione “Informale”, ma non è la propria modalità di
utilizzarla, in quella scolastica si sviluppa la propria dimensione dove lo scolaro decide da solo cosa
fare e scegliere.
Una delle caratteristiche dell’Educazione Informale, avviene spesso naturalmente, quando si sceglie
un qualcosa che nel farlo ci gratifica e incosciamente ci si appropria di questa abilità.
Un altro concetto, nell’educazione Formale, è quello che per diventare un apprendimento radicato
che poi diventa una competenza, ci deve essere sempre un rapporto attivo dello studente, si deve
lasciare loro dei gradi di libertà per diversi motivi, per esempio, per farli diventare autonomi ed
indipendenti, per fargli capire dai propri errori.
L’esigenza dell’Educazione Formale nasce da un’educazione cosciente e scolastica.
C’è una pianificazione dell’insegnamento in funzione dello stato.
Infatti abbiamo degli specialisti che devono implementare le capacità degli alunni.
L’Apprendimento attraverso l’attività verbale nella scuola è fondamentale.
Abbiamo quindi dedotto, come scriveva Laporta, che:
Per l’individuo l’esperienza educativa è un processo naturale ed imprescindibile per la
sopravvivenza...la libertà di scelta, libertà vincolata dall’insegnante..., la responsabilità personale
del proprio apprendimento…
Nei ragazzi più piccoli bisogna sviluppargli la parte di responsabilità che i più grandi hanno o
dovrebbero quanto meno avere.
Possiamo dire che l’Educazione Formale è Inconsapevole, ha una Motivazione Intrinseca, la cui
modalità di Apprendimento è Spontanea e Pratica Stili Cognitivi Non Verbali; al contrario
l’Educazione Formale è Consapevole, con una Motivazione Estrinseca, una Modalità di
Apprendimento Graduale (questione di tempi) ed una Pratica Astratta con stili Cognitivi Verbali.
Nella scuola è importante l’Astrazione, si privilegiano gli stili cognitivi verbali rispetto a quelli
pratici.

Negli anni ‘90 cambiano le diciture dell’Università, la Pedagogia diventa Scienza dell’Educazione
se ne definisce la logica della definizione stessa.
Il pedagogista Pietro Bertolini, parla di Direzione Intenzionale Originaria : “Con la dizione
direzioni intenzionali originarie ci si riferisce alle
strutture portanti che hanno costituito l’esperienza educativa nel tempo, fin dall’inizio. (...) L’ipotesi
epistemologica che è al fondamento di una tale affermazione è che si possano rintracciare delle
strutture portanti dell’esperienza educativa, che sarebbero tali proprio in quanto permangono nel
tempo e nella storia anche se costantemente esposte al rischio dell’occultamento e della
deviazione. Si tratta peraltro di strutture che non vanno considerate in modo statico, come
qualcosa di contenutisticamente immutabile; ma in modo dinamico, come qualcosa che in ogni
caso va sempre di nuovo realizzato e concretizzato. Ciò significa che tali strutture sono
individuabili piuttosto che in contenuti ben definiti e definibili, in esigenze che, espresse in termini
di vissuto, richiedono di essere messe in atto concretamente, in un costante confronto con le
situazioni e le condizioni contingenti.”

Johannella Tafuri nel riprendere la teoria di Bertolini afferma: “Tali direzioni sono decisive per il
determinarsi di quei comportamenti educativi la cui origine non sia casuale ma motivata, che
avvengono cioè nell’ambito di quelle intenzioni che muovono l’individuo. Esse assolvono
principalmente a due funzioni: una di tipo cognitivo nel senso che permettono di comprendere
meglio l’esperienza educativa; l’altra di tipo metodologico-pratica nel senso che forniscono
indicazioni positive da seguire nell’azione educativa concreta”.
(Tafuri J., L’EDUCAZIONE MUSICALE. TEORIE METODI PRATICHE, EDT, Torino, 1995).

Pietro Bertolini descrive tali direzioni;


parte dalla “Sistemicità”: sempre, in qualunque ambito informale e formale la natura ha
un’intenzione sistematica complessa , inscritta all’interno di un sistema.
Non si può isolare le varie componenti educative; ogni cosa si cerca di collegarla, la mente ha
bisogno di creare dei collegamenti che sono poi personali.
Si parla di pensiero divergente, che è la capacità di trovare nuove soluzioni creative, senza seguire
una sequenza già tracciata, importante per la capacità creativa ma anche per realizzare passo a passo
attività più complesse.

SISTEMICITA‘ “Il termine definisce una delle direzioni intenzionali originarie che corrisponde
alla constatazione della grande complessità dell’esperienza educativa ma che non deve essere
considerata come un ostacolo insormontabile per costruire una scienza pedagogica. Al contrario,
essa può essere considerata appunto uno degli elementi costitutivi di quell’esperienza. (...)
Ciascuno degli elementi principali che la formano - il soggetto educando inteso soprattutto come
individuo non ancora ben socializzato; il soggetto educatore inteso soprattutto come espressione
della comunità sociale di appartenenza; il patrimonio culturale ed il sapere che ogni comunità si è
dato e che va trasmesso alle nuove generazioni; gli strumenti o i mezzi che consentono ma anche
condizionano l’evento educativo - è di per se stesso un sistema notevolmente complesso”.
(Bertolini P., DIZIONARIO DI PEDAGOGIA, Zanichelli, Bologna, 1996)

Ciò lo abbiamo osservato anche nelle vicende di Tita ed Elias;


Tita, inizia ad apprendere prima ancora di nascere, quand’è ancora nel grembo materno già
singhiozzava perché sensibile alla cipolla che mamma Elena tagliava, che poi inconsciamente
avrebbe riconosciuto.
Tita, già “sapeva” prima di nascere che non si sarebbe mai sposata, come da tradizione famigliare .
Poi, visto che la cuoca le fece da badante dai due anni in su, le si sviluppò un sesto senso per il cibo.
Di contro, lei, che aveva imparato a vivere in cucina, aveva difficoltà a capire il mondo esterno, al
contrario delle sorelle maggiori; con esse, invece, in cucina, apprendeva anche dai giochi.
Un giorno, vedendo in una piazza un signore che creava animali con i palloncini, lei e la cuoca
pensarono di replicare l’operazione in cucina con la salsiccia, quindi da un’osservazione esterna
hanno pensato in maniera fantasiosa di applicare la stessa tecnica nella preparazione di una
pietanza.
Tita impara le più svariate tecniche per cucinare dalla cuoca e, da sola, capisce che attraverso i
profumi e gli odori dei cibi ci si possa riportare a viaggiare con la memoria a esperienze e ricordi
passati.
In casa Tita e le sorelle imparavano da mamma, dalla cuoca e dalla domestica tutti i lavori
dall’accudire alle galline, attingere l’acqua dal pozzo, a stirare, ricamare cucire;
la madre le insegna quindi che per fare bene le cose si devono fare sempre tutti i passaggi senza
scorciatoie, si imparava anche a sostenere una buona conversazione fra loro e gli eventuali ospiti dei
giorni di festa.
Quando un ragazzo con la sua famiglia vanno a cena da loro, apprende di essersi innamorata.
Principalmente penso ci siano dei modi diretti di apprendere e altri indiretti, si può quindi
apprendere per insegnamento diretto o per conoscenza indiretta, semplicemente osservando o
provando sulla propria pelle con l’esperienza di vita o quando si provano dei sentimenti.
Chi apprende può essere spinto dalla sete di sapere o dalla semplice curiosità, o anche solo perché
deve seguire un percorso di studio dell’obbligo o per scelta.
Chi vuole invece educare può essere spinto dal voler condividere il proprio sapere agli altri, una
madre cerca di insegnare il meglio ai propri figli per amore materno.
Nel racconto di Elias, invece, dove la mamma gli impose di imparare il tedesco per arrivare a
Vienna con una buona padronanza della lingua ed essere quindi ammesso in 3^ elementare.
La madre gli acquista personalmente un libro di grammatica inglese-tedesco da utilizzare per il suo
metodo di insegnamento, che consisteva nel leggere una frase in tedesco al figlio e fargliela ripetere,
solo quando la pronuncia iniziava ad essere accettabile.
Il sistema non funzionava, Elias il giorno seguente si ricordava solo una frase e la mamma iniziò a
dargli apertamente dell’idiota.
Il ragazzo si sforzava, perché cercava le lodi della madre che pensava che non bisogna farsi le cose
facili e che con i libri non si imparano le lingue, bisogna imparare tutto a voce, solo dopo aver
imparato un po la lingua il libro cessa di essere dannoso.
La madre continuava a dargli dell’idiota quando non ricordava le frasi e quella era la cosa che feriva
profondamente il ragazzo, che si consolava al pensiero dell’affetto che gli aveva dato il padre che a
lui aveva riservato solo parole affettuose.
Per la governante era sufficiente sapere l’inglese ed era contrariata di come la madre trattasse il
figlio.
Dopo un mese gli concesse l’uso del libro; per insegnargli il tedesco scritto non avrebbe mai avuto
la necessaria pazienza ed abbandonò così i suoi principi Pedagogici.
Elias poteva così rileggere le frasi che aveva imparato, ormai ne sapeva parecchie, qualcosa di
giusto doveva esserci nel metodo di recitare le frasi a voce alta e ripeterle insistentemente.
Con la lettura si fissava meglio in testa le frasi e davanti alla madre si sentiva più sicuro.
Il ragazzo comprese che la madre in realtà aveva bisogno di parlargli in tedesco, lingua che usava
nell’intimità con il marito quand’era ancora in vita;
il fatto che vi sia riuscita ha poi determinato la natura profonda della lingua tedesca nel ragazzo che
in seguito accentuò la sua inclinazione alla scrittura che fu alimentata da questa vicenda, il suo
miglioramento incominciò quando aveva imparato a scrivere le lettere dell’alfabeto.
Da delle frasi rivolte alla mamma da altri: “ Tu appartieni a Vienna… la città ti ama...eri la più
brillante e bella”; il ragazzo capì una cosa che non sapeva e non aveva mai trovato in nessuno dei
suoi libri: che una città può amare una persona.
Le conversazioni dei grandi passavano dal tedesco al francese e il ragazzo non capiva proprio tutto
ma non se ne dispiaceva.
Dopo 3 mesi passati a Losanna, dove attorno a se sentiva parlare il francese, apprese quella lingua
quasi inavvertitamente e senza drammatiche complicazioni; visse sotto l’influsso della mamma la
sua 2^ nascita in lingua tedesca, e proprio nel travaglio di quella nascita ebbe origine in lui la
passione che lo avrebbe legato a quella lingua e a sua madre; senza questi due elementi tutto il corso
successivo della sua esistenza sarebbe rimasto incomprensibile e privo di significato.

Pietro Bertolini parla, poi di “Possibilità”: che per sua natura è un sistema rivolto all’imprevisto,
esso non è mai completamente prevedibile.
Il terzo punto è la “Socialità”: che è inscindibile dal rapporto sociale; dalle Indicazioni Nazionali
del 2012 alle pg. 6 e 7, viene fatto presente che “In un tempo molto breve, si è passati da una società
stabile a una caratterizzata da molti cambiamenti; per ogni persona , comunità, società sono
aumentati sia i rischi che le opportunità.
“Occorre cogliere il senso originario della socialità e riconoscere così che essa si fonda sulla
cooperazione e sulla partecipazione intesa secondo una prospettiva non limitata ad un solo
gruppo o a pochi gruppi ma estesa a tutti gli uomini indistintamente ovvero indipendentemente
dalle loro condizioni concrete ed eventualmente dai loro limiti.” (Bertolini P., DIZIONARIO DI
PEDAGOGIA, Zanichelli, Bologna, 1996)
SOCIALITA’ “ è il riconoscimento dell’impossibilità per il singolo di esistere autonomamente, al di
fuori dei rapporti con gli altri, è dunque il riconoscimento della sostanza sociale di qualunque
esperienza umana”. (Tafuri J., L’EDUCAZIONE MUSICALE. TEORIE METODI PRATICHE,
EDT,Torino, 1995 - All.1)

La scuola è immersa in una società più ricca di stimoli culturali, ma anche più contraddittori.
Il paesaggio educativo è diventato estremamente complesso.
La scuola è investita da una domanda che comprende l’apprendimento e il “saper stare al mondo”.
La scuola è da tempo chiamata a occuparsi anche di altre delicate dimensioni dell’educazione;
l’intesa tra adulti non è più scontata e implica la faticosa costruzione di un’interazione tra famiglie e
la scuola, cui tocca esplicitare e condividere i comuni intenti educativi.
Si ampliano i confino della scuola; ogni singola persona deve tenere conto di informazioni sempre
più numerose ed eterogenee e si confronta con la pluralità della culture.
Nel suo itinerario formativo ed esistenziale lo studente si trova a interagire con culture diverse,
senza avere strumenti adatti per comprenderle e metterle in relazione con la propria.
Alla scuola spetta il compito di fornire supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un’identità
consapevole ed aperta.
La piena attuazione del riconoscimento e della garanzia della libertà re dell’uguaglianza (art. 2/3
della Cost.)…, l’impegno dei docenti e di tutti gli operatori della scuola… altresì la collaborazione
delle formazioni sociali… per far si che ognuno possa “svolgere...un’attività… che concorra al
progresso materiale e spirituale della società”(art. 4 della Cost.)
L’Inter cultura è già oggi il modello che permette a tutti i bambini e ragazzi il riconoscimento
reciproco dell’identità di ciascuno.
La scuola raccoglie con successo una sfida universale, di apertura verso il mondo, di pratica
dell’uguaglianza nel riconoscimento della differenze.
La diffusione della tecnologie di informazione e di comunicazione è una grande opportunità e
rappresenta la frontiera decisiva per la scuola.
Fare scuola oggi significa mettere in relazione la complessità di modi nuovi di apprendimento con
un’opera quotidiana di guida, attenta al metodo, ai nuovi media e alla ricerca multidimensionale.
Al contempo curare e consolidare le competenze e i saperi di base, perché sono le fondamenta per
l’uso consapevole del sapere diffuso e rendono precocemente effettiva ogni possibilità di
apprendimento nel corso della vita.
Le tecniche e le competenze diventano obsolete nel volgere di pochi anni; per questo la scuola deve
formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, per affrontare positivamente
l’incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri.
Alla scuola spetta, quindi, di:
offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi culturali di base;
far si che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a selezionare
le informazioni;
promuovere negli studenti la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da
bussola negli itinerari personali;
favorire l’autonomia di pensiero degli studenti, orientando la propria didattica alla costruzione di
saperi a partire da concreti bisogni formativi.
La scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi, come sancito dalla
Costituzione, di garantire e di promuovere la dignità e l’uguaglianza di tutti gli studenti “senza
distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali” e
impegnandosi a rimuovere gli ostacoli di qualsiasi natura che possano impedire “il pieno sviluppo
della persona”.
“Nella consapevolezza della relazione che unisce cultura, scuola e persona, la finalità generale della
scuola è lo sviluppo armonico e integrale della persona, all’interno dei principi della Costituzione
italiana e della tradizione culturale europea, nella promozione della conoscenza e nel rispetto e nella
valorizzazione delle diversità individuali, con il coinvolgimento attivo degli studenti e delle
famiglie.
La scuola italiana, statale e paritaria, svolge l’insostituibile funzione pubblica assegnatale dalla
Costituzione della Repubblica, per la formazione di ogni persona e la crescita civile e sociale del
Paese.”Indicazioni Nazionali 2012

Pietro Bertolini, parla poi di “Reversibilità” o irreversibilità, che abbiamo appena accennato:
“L’esperienza educativa comporta l’impossibilità di tornare indietro rispetto a quanto già avvenuto
concretamente, proprio perché è storia, cioè si costituisce di eventi incancellabili, che rimangono
anche solo nell’inconscio o nel subconscio. Per questo in campo educativo non si può procedere per
tentativi ed errori, ma solo attraverso la programmazione. Questo comporta una grande
responsabilità nell’educatore, che non potendo tornare indietro, deve essere quanto più consapevole
possibile di ciò che fa e dice. Gli errori sono comunque possibili, ma l’educatore si deve rendere
conto che i rimedi che vuole porre non sono azioni sostitutive, ma solo nuove esperienze. Per
evitare errori “pesanti”, che non possono essere più recuperati come “educativamente significativi”,
bisogna conoscere al meglio la visione del mondo dell’educando”
(Aspetti educativi della relazione di cura. Elementi di pedagogia generale e sociale per le
professioni infermieristiche e sanitarie / Barbieri, Nicola. - STAMPA. - (2006), pp. 46)

Nell’ ultimo punto Bertolini mette la”Relazione Educativa Reciproca:


la relazione con gli studenti e con gli altri insegnanti (per esempio durante gli scrutini).
Possono essere asimmetriche e simmetriche in base alle gerarchi.
Tra insegnante ed alunno la relazione è, e deve essere, sempre Asimmetrica.
Oltre allo status sociale, c’è anche una diversa maturità psico fisica.
Altro aspetto è l’Autorevolezza (riconoscimento delle proprie capacità...);
anche rispetto all’autorità e alle responsabilità legali.
Il Ministero decide tutto lo stato giuridico del personale, quanti crediti sono necessari, le ore di
studio, corsi di sicurezza, le borse di studio, i finanziamenti per la ricerca, ecc.;
l’Amministrazione Regionale si occupa dei finanziamenti ed investimenti per la scuola;
l’Ufficio scolastico Regionale si occupa dell’assistenza dei ragazzi bisognosi, di quelli stranieri,
ecc.; e l’Amministrazione scolastica in sede.

Bertolini afferma che la professionalità dell’insegnante richiede di saper affrontare la natura


sistemica dell’Istituzione educativa, affinando capacità relazionali, psicologiche, organizzative
(gestire luoghi, tempi, etc.) in relazione con l’Istituzione scuola e con la società (ad esempio la
famiglia).

SISTEMICITA’ dal punto di vista dell’esperienza di apprendimento: interdisciplina/intradisciplina


Inter-disciplina: tra campi che conosco e altri che non conosco, per esempio tra musica e fisica del
suono.
Intra-disciplina: sono quei collegamenti che si formano nell’attività della disciplina; può essere un
innamoramento della materia , un eros platonico.
Innamoramento: verso l’educatore se (spesso) giovane e carino, in età adolescenziale.
La parte affettiva ha diverse sfumature in base all’età o ai bisogni di quel momento.
Affiliazione: il bisogno di un appoggio genitoriale, tipica nell’età infantile.
Dipendenza e contro dipendenza, per gli adolescenti l’essere contro è quasi sempre presente.
La Relazione reciproca deve essere asimmetrica e relativa, in base alle proprie doti è rilevante e
pertinente, lo scambio tra insegnante e studente è imprescindibile.
Il risultato finale è di far acquisire ai propri studenti un grado di sicurezza sia cognitivo che
interpersonale.

A tale proposito una riflessione di Johannella Tafuri;


Ogni disciplina messa in interazione/complementarietà con discipline differenti sviluppa il pensiero
divergente.
Pensiero divergente è la capacità di creare nuove soluzioni, quindi un pensiero flessibile e creativo.
Pensiero convergente indica la capacità di seguire con metodo delle regole, delle successioni di
azioni logiche e precise, quindi di sviluppare le capacità di realizzare procedimenti sequenziali e
deduttivi.

Bertolini, inoltre, accenna ad alcune tipologie di componenti affettive osservabili anche nel
contesto educativo fra le quali:
Affiliazione: nel caso di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, che necessitano di sentire
appoggio e protezione dall’adulto.
In un’ottica più ampia, il bisogno di affiliazione esiste anche negli adulti, in questo caso è un
bisogno sociale che si manifesta con il desiderio di essere amati ed accettati dagli altri, di essere
integrati in un gruppo che dia appoggio e protezione.
Dipendenza: risponde al bisogno di autostima che, in questo caso, si fonda sull’approvazione e la
rassicurazione altrui.
Nella relazione educativa è frequente che allievi e allieve si rivolgano all’insegnante per essere
rassicurati.
Questa esigenza affettiva diventa problematica quando il soggetto debole non può fare a meno
dell’aiuto dell'insegnante o addirittura cerca di anticipare gli intenti dell'educatore, di interpretare
ciò che vuole l’insegnante al fine di accattivarselo.
Anche l’insegnante può alimentare questo tipo di relazione, ad esempio subordinando ogni
iniziativa al suo giudizio, correggendo sistematicamente gli errori senza invitare gli studenti e le
studentesse a ragionare da soli, a prendere iniziative autonome, a offrire percorsi alternativi,
rafforzandoli attraverso la pratica dell’auto giudizio.
Controdipendenza: risponde al bisogno di riconoscimento ma, in questo caso, la relazione si
presenta in modo conflittuale.
Ma è necessario distinguere la contro dipendenza dalla naturale dimostrazione di autonomia
dall’adulto che si sviluppa con la crescita.
Se questo modo di relazionarsi diventa un tratto costante della personalità allora la relazione
diventa realmente problematica: il contro dipendente ostenta la propria autonomia e si realizza
nell’essere “contro” gli altri.
Innamoramento/Eros: che consideriamo nell’accezione platonica, come tensione verso ciò che è
perfetto.
Nella relazione educativa osserviamo l’innamoramento adolescenziale verso l’adulto
particolarmente affascinante che permette all’adolescente la sperimentazione della seduzione,
esigenza fondamentale a questa età. Infatti nell’adolescenza si presentano nuovi e necessari
“oggetti d’amore” che aiutano a trasformare gli amori infantili ampliando le esperienze affettive.
Per questo l’amico/amica del cuore, il gruppo dei pari, diventano figure affettive importantissime
così come gli innamoramenti impossibili: idoli, modelli irraggiungibili e fra questi, a volte, rientra
anche l’insegnante particolarmente affascinante.
Se gli adolescenti sono seduttivi non dobbiamo stupirci, in fondo “fanno il loro mestiere”: imparano
a sedurre, a mostrare i loro lati migliori, in una sorta di palestra dell’innamoramento nella quale il
giovane agisce l’amore con soggetti irraggiungibili.
Ovviamente il docente non può accogliere queste attenzioni proprio in ragione dell’asimmetria
della relazione e dell’inevitabile ruolo di potere che gli è assegnato.
Inoltre, solo per vostra informazione, in termini di legge: “Ai sensi dell’art.609 quater c.p., è punito
chiunque al di fuori delle ipotesi che integrano la fattispecie di violenza sessuale, compie atti
sessuali con persone che al momento del fatto non ha compiuto gli anni 14; oppure che non ha
compiuto gli anni 16 quando il colpevole è una persona a cui il minore é affidato per motivi di cura,
educazione, istruzione, vigilanza o custodia. Conseguentemente, il docente risponde del reato di
“atti sessuali con minorenne” in tutte le ipotesi in cui l’alunno non ha compiuto 16 anni”.
In ambito filosofico o pedagogico, per eros si intende l’analogia fra la pulsione amorosa e il
desiderio di conoscenza e l’amore per la ricerca che, come sappiamo, ci appartiene naturalmente
fin da piccoli.
Massimo Recalcati nel libro “L'ora di lezione”, per un'erotica dell'insegnamento ne fa il centro del
suo pensiero: «Non esiste insegnamento senza amore. Ogni maestro che sia degno di questo
nome sa muovere l'amore. La scuola come "sentinella dell'erotismo del sapere", della possibilità
del risveglio. Il luogo che ti conduce altrove, «di fronte al nuovo, all'inaudito, all'imprevisto ».

All’interno di questo quadro generale, nell’inevitabile condizione di asimmetria, Bertolini afferma


che la relazione educativa pedagogicamente corretta è la relazione reciproca.
Nel rapporto educativo asimmetria e reciprocità convivono, poiché l’apprendimento deve
assicurare quelle possibilità di scambio e di cooperazione necessarie a rendere lo studente parte
attiva della relazione e del percorso di apprendimento.
I comportamenti, le osservazioni, il punto di vista dello studente non sono solo elementi rilevanti
per l’educatore ma anche pertinenti per la costruzione del proprio intervento didattico ed
formativo. L’insegnante, quindi, non deve solo portare i ragazzi verso uno sviluppo e quindi a un
cambiamento, ma anche essere disposto al cambiamento.
Ciò comporta da parte dell’educatore un monitoraggio della sua relazione con gli allievi, se questa
si blocca, per motivi svariati, egli deve cercare di intervenire.
“L'educatore deve concentrare la sua attenzione sul bambino o l'adolescente... indica il cammino,
poi lascia procedere l'allievo davanti a lui, interviene per fargli evitare il passo falso, lo guida,
poiché conosce il termine del tragitto, ma lascia a lui la scelta dell'itinerario. Sarebbe un errore se
l'educatore si rifiutasse di assumere la sua funzione o se la snaturasse con eccessi di autorità o la
perpetuasse quando essa non è più utile... La sua azione è temporanea, egli si trova in quella
posizione per far superare una tappa e poi scompare, il bambino, l'adolescente continua la sua strada
o con un'altra guida o in modo autonomo.”
(M. Postic, La relazione educativa, Armando editore, Roma, 1983)

L'Educazione è, quindi, il processo attraverso il quale un individuo sviluppa le proprie capacità e


conoscenze, sia a livello intellettuale che emotivo e sociale.
È un processo che inizia dalla nascita e continua per tutta la vita.

Gli aspetti principali dell'educazione sono:

L'istruzione; l'acquisizione di conoscenze e competenze attraverso l'apprendimento formale, come


la scuola.

La formazione; lo sviluppo di abilità e attitudini attraverso l'apprendimento informale, come


l'esperienza personale o il lavoro.
L'educazione sociale; l'apprendimento delle norme e dei valori di una società, attraverso
l'interazione con gli altri.
L'educazione emotiva; lo sviluppo dell'intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere e
gestire le proprie emozioni.

L'educazione è importante, perché permette agli individui di:

Realizzare il proprio potenziale; l'educazione consente alle persone di sviluppare le proprie


capacità e raggiungere i propri obiettivi.
Partecipare alla società; l'educazione fornisce le conoscenze e le competenze necessarie per essere
cittadini attivi e responsabili.
Vivere una vita piena e gratificante; l'educazione aiuta le persone a comprendere il mondo che le
circonda e a trovare un senso alla propria vita.
L'educazione è un processo complesso e multiforme che coinvolge diversi attori, tra cui la famiglia,
la scuola, la società civile e le istituzioni governative. È un processo che deve essere costantemente
rinnovato e adattato alle nuove sfide e opportunità del mondo contemporaneo.
Infine una mia riflessione: la finalità dell’Educazione è permettere agli esseri umani di
“Svilupparsi al Meglio” delle proprie dimensioni (biologiche, spirituali, sociali, culturali,
intellettive) al fine di favorire l’Integrazione Attiva nell’ambiente e diventare componenti
propositivi e responsabili della società.

Conclusione:

L'educazione è un bene prezioso che dovrebbe essere accessibile a tutti.

È un investimento nel futuro di un individuo e di una società.

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