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“NOZIONI INTRODUTTIVE DI PEDAGOGIA

SPERIMENTALE”

PROF. LUCIANO GALLIANI


Università Telematica Pegaso Nozioni introduttive di Pedagogia Sperimentale

Indice

1 DEFINIZIONE DI PEDAGOGIA SPERIMENTALE ------------------------------------------------------------------ 3


2 GLI OGGETTI EDUCATIVI DI RIFLESSIONE E DI STUDIO ---------------------------------------------------- 4
3 PARADIGMA NEOPOSITIVISTA ---------------------------------------------------------------------------------------- 8
4 PARADIGMA FENOMENOLOGICO-ERMENEUTICO ----------------------------------------------------------- 10

Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)

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1 Definizione di Pedagogia sperimentale


La pedagogia è una disciplina che studia l’educazione anche se non è stata sempre tale. Tre
sono gli orientamenti che hanno contribuito a dare una definizione della pedagogia:
• Teoretico-Speculativo;
• Clinico-Esperienziale;
• Empirico-Sperimentale.
1. La pedagogia, sin dalla sua origine, ha adottato un punto di vista di natura teoretico-
speculativa che studia i principi filosofici, morali e politici che guidano le azioni
educative.
2. Secondo il principio clinico-esperienziale la pedagogia si basa su elementi che
riguardano il vissuto e la cura delle persone, ma principalmente dei bambini e degli
adolescenti che crescono e si “introducono” alla vita adulta.
3. La nascita della Pedagogia sperimentale è da ricondurre all’adozione, di un
orientamento empirico-sperimentale, che si basa sull’utilizzo di un metodo induttivo,
finalizzato allo studio degli eventi nelle varie azioni educative; pertanto, esso
rappresenta un vero e proprio approccio innovativo.
Tale disciplina nasce nella seconda metà dell’800, in pieno periodo positivista, quando si
sviluppano le scienze sociali come la psicologia, la sociologia e l’antropologia culturale.
Prima di questo periodo, dunque, la pedagogia era filosofia dell’educazione, dal momento
che non studiava in modo empirico i fatti di natura educativa.

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2 Gli oggetti educativi di riflessione e di studio


L’educazione è coeva alla storia dell’uomo, infatti, le pratiche che hanno aiutato i bambini e
i giovani ad inserirsi nella vita adulta, nascono con l’uomo e con la sua tendenza alla
socializzazione.
Gli oggetti della pedagogia in generale e, nello specifico, della pedagogia sperimentale sono:
• gli eventi educativi;
• i processi formativi;
• i contesti comunicativi.
Quando si parla di eventi educativi è opportuno distinguere tra fatti reali (accadimenti), fatti
vissuti dalle persone (eventi) e azioni intenzionali.
I romani distinguevano fra l’accadimento e l’evento definendo il primo, id quod évenit (ciò
che accade nella realtà), e l’evento, id quod cuique evènit (ciò che è accaduto ad un soggetto).
L’accadimento diviene un evento nel momento in cui entra a far parte dell’esperienza
personale.
Possiamo dire che dal punto di vista dell’evento educativo, vi sono dei fatti reali di cui
conosciamo l’esistenza, ma solo nel momento in cui vi prendiamo parte essi diventano eventi
significativi.
Ci sono, poi delle azioni intenzionalmente prodotte per essere educative si pensi, ad
esempio, alle azioni intenzionali che si svolgono all’interno delle scuole e delle università, dove
obbligatoriamente si producono interventi di natura educativa e formativa.
Esiste, dunque, una differenza tra eventi che riguardano i fatti reali, eventi che riguardano i
fatti vissuti e quelli vissuti come fatti intenzionali. Questi tre elementi costituiscono l’oggetto di
studio della pedagogia sperimentale
La seconda area di studio riguarda i processi formativi, che vanno distinti dagli eventi,
perché essi avvengono all’interno di azioni che si svolgono indipendentemente dall’educazione.
I processi formativi si distinguono in:
• crescita biologica e allevamento;
• inculturazione e socializzazione;
• apprendimento e istruzione;
• formazione umana e professionale.

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La crescita biologica e l’allevamento, accomunano l’uomo agli altri animali. Naturalmente è


possibile, studiare cosa avviene nel periodo di vita iniziale dei bambini da un punto di vista
educativo, senza dimenticare che esistono dei processi evolutivi cosiddetti “naturali”, i quali
avverrebbero comunque anche in mancanza di interventi educativi specifici così come avviene,
appunto, per le altre specie animali.
Altri processi sono quelli di inculturazione e di socializzazione. Infatti, ogni soggetto viene
al mondo in una determinata società, in una precisa zona geografica del mondo, in cui esistono
differenti culture, differenti religioni e modi di pensare. All’interno di questa organizzazione
sociale, si acquisiscono conoscenze, regole di vita, sistemi di pensiero, che sono spesso del tutto
indipendenti da processi specifici di istruzione.
Altro caso di processo educativo è quello in cui l’apprendimento di conoscenze, di abilità, di
competenze, è organizzato all’interno di strutture formali di istruzione come la scuola. Il secolo
scorso è stato definito “il secolo della scuola”: la scuola si è estesa in tutto il mondo, dapprima
riferita solo al grado primario, interessando successivamente quello secondario, sino ad approdare
all’università. È un fenomeno recentissimo quello di un’organizzazione dell’istruzione che permette
di guidare, di migliorare, di direzionare i processi dell’apprendimento
L’ultimo tipo di processo formativo riguarda quella che possiamo chiamare la formazione
umana e professionale connessa, ovviamente, ai contesti lavorativi. Gran parte della nostra vita,
infatti, è riferita all’acquisizione di competenze per svolgere un mestiere, una professione. Anche in
questo caso esiste una crescita umana legata al fatto che si diventa produttivi per la società.
La terza area degli oggetti di studio, riguarda i contesti comunicativi, che vanno tenuti
distinti dai processi formativi e dagli eventi educativi.
Il primo contesto di comunicazione educativa è sicuramente la famiglia e i gruppi sociali ad
essa collegati. In questi contesti è possibile effettuare una ricerca pedagogica al fine di capire come
avvengono i processi comunicativi e che tipo di influenza hanno questi contesti rispetto
all’educazione.
Un altro contesto comunicativo-sociale è la scuola. La scuola è un’istituzione artificiale,
all’interno della quale lo svolgimento dei processi formativi e lo studio degli eventi educativi sono
dipendenti dalla organizzazione del contesto stesso e, quindi, possono essere studiati in modo
specifico adottando tecniche, metodi e strumenti.
Un altro contesto da prendere in considerazione è quello delle organizzazioni del lavoro.
Esse non sono, evidentemente, finalizzate all’educazione ma alla produzione di oggetti, di beni o di

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servizi. È importante capire quali sono, all’interno di queste organizzazioni, i processi di natura
formativa e quindi di diffusione non formale della cultura. Fino a qualche tempo fa la pedagogia si
occupava solo dei bambini e dei giovani. Al giorno d’oggi, con la diffusione della formazione
continua, life long learning, si è in grado di studiare come gli adulti si sviluppano, da un punto di
vista educativo, all’interno delle organizzazioni di lavoro, e quale contributo essi possono dare
all’evoluzione, all’innovazione, alla competizione delle imprese in una società globalizzata, come
questa attuale in cui, non essendoci più chiusure culturali di sorta, la sfida è totalmente aperta.
Un altro ambito importante è rappresentato dai luoghi sociali del tempo libero. In tutte le
società, infatti, si assiste al passaggio da un’idea dell’uomo inteso come semplice cittadino, all’idea
che lo considera, invece, come consumatore, non solo di beni materiali, ma anche immateriali quali
sono, appunto, quelli coltivati nel tempo libero (es: arte, musica, turismo).Ebbene, in questi luoghi
sociali, si attuano processi educativi (si pensi, ad esempio, alla funzione educativa dei musei, delle
rassegne teatrali, cinematografiche, artistiche, etc).
Un ultimo contesto da prendere in considerazione è quello degli ambienti mediali e
multimediali, come Internet, che possono essere definiti una “seconda realtà” oltre quella che
viviamo concretamente a livello sociale. I mass media ci propongono una interpretazione quotidiana
e in tempo reale di ciò che succede nel mondo. Questa interpretazione costruisce per noi i modelli
con cui giudichiamo e comprendiamo la prima realtà. Con Internet, possiamo dire, che si è
addirittura costruita un’immagine speculare della realtà in cui viviamo:”Second life” è un grande
gioco in cui milioni di persone hanno ricostruito un mondo speculare in cui agire.
Quali sono i paradigmi con cui viene affrontato lo studio di questi oggetti e contesti
educativi?
La Pedagogia sperimentale si avvale dell’adozione di due paradigmi:
1. il paradigma neopositivista;
2. il paradigma fenomenologico-ermeneutico.
Secondo il paradigma Neopositivista la realtà materiale e sociale esiste realmente e quindi è
conoscibile seppure solo in maniera imperfetta e probabilistica.
A seguire Popper vi sono dunque entità del mondo reale, entità del mondo delle idee e dei
concetti ed entità che misurano le relazioni fra le prime e le seconde, che appartengono al mondo
dei simboli.
Secondo il paradigma Fenomenologico- ermeneutico, il mondo conoscibile è solo quello dei
significati che il soggetto attribuisce agli eventi. Secondo tale paradigma non esiste una realtà

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sociale conoscibile per principio, ma esistono delle realtà multiple che vengono costruite a livello
sociale dagli individui, dai gruppi e dalle culture.

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3 Paradigma Neopositivista
Le finalità della ricerca scientifica in educazione che si ispira al paradigma Neopositivista è
di natura nomotetica, termine che deriva dal greco nomos (legge) e thétes (che stabilisce, che
spiega), quindi tale paradigma intende spiegare i fenomeni educativi attraverso delle leggi generali,
efficaci per formulare previsioni su ciò che deve accadere.
Tale tipo di ricerca non è finalizzato allo studio dei singoli eventi, ma delle regolarità
empiricamente rilevabili, cioè di fenomeni che si ripetono, e di fattori che condizionano questi
fenomeni (si può pensare, ad esempio, a regolarità empiriche dell’educazione dei bambini nelle
famiglie, o nelle scuole).
Tramite l’adozione di tale paradigma si ricercano leggi scientifiche universali valide per tutti
gli eventi che rientrano in una specifica categoria. Questa spiegazione, o legge scientifica
universale, che studia le regolarità empiriche, viene chiamata “oggettiva”, in quanto la validità della
spiegazione che propone è indipendente dalla soggettività del ricercatore.
L’oggettività deriva, dunque, dal fatto che la società scientifica dei ricercatori riconosce
come valida la spiegazione di un evento. Vi è, quindi, un concetto di “intersoggettività” alla base
delle leggi che scaturiscono dallo studio empirico dei fenomeni di natura educativa.
Ispirandosi a tale paradigma anche i metodi e le procedure di indagine sono identificati; in
particolare sono privilegiati metodi e procedure di natura quantitativa.
Il paradigma Neopositivista si avvale, infatti, dell’utilizzo di metodi e procedure di indagine
di natura quantitativa quali:
• la rilevazione empirica delle variabili;
• la misurazione delle variabili e l’assegnazione di valori quantitativi con procedure
formalizzate;
• l’elaborazione statistica dei dati.
Per la rilevazione empirica delle variabili nel mondo scientifico si utilizzano dei protocolli
condivisi, in modo che tutti i ricercatori possano verificarne la correttezza. Anche per le misurazioni
delle variabili si usano delle metodologie condivise: test, griglie di osservazione, questionari. A
queste variabili si attribuisce un valore quantitativo numerico con delle procedure formalizzate, per
far sì che tutti i ricercatori coinvolti in una specifica tipologia di ricerca utilizzino le stesse modalità
di valutazione, in maniera tale che i risultati possano essere intercambiabili e controllabili.

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L’elaborazione statistica dei dati consiste nell’uso di test parametrici o probabilistici al fine
di rendere significativa la correlazione fra ciò che si studia e ciò che si ricava dai risultati di questo
studio. Quindi anche la statistica, applicata alla ricerca, è una statistica condivisa.

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4 Paradigma Fenomenologico-Ermeneutico
Secondo il paradigma fenomenologico-ermenenutico, invece, la finalità della ricerca non è
di natura nomotetica ma idiografica dal greco idios (proprio) e graphos (disegno), quindi “specifico
disegno”.
Per finalità idiografica si intende, la comprensione dei singoli eventi educativi, attraverso
interpretazioni che consentano di cogliere il significato e il senso specifico. Non esiste uno studio di
regolarità empiriche, ma uno studio di caso inteso come irripetibile: l’evento educativo è sempre
irripetibile, poiché cambiano il tempo, le persone, i contesti.
Lo studio del caso può essere sia “atomico”, quando ci si riferisce al singolo evento, che
molecolare, quando si prende in considerazione un aggregato (come una scuola, un gruppo). Ciò
che viene analizzato è il singolo caso, la comprensione del singolo comportamento. Le indagini,
secondo questo modello, non concernono i fatti ma il singolo evento. Infatti, coloro che si ispirano a
questo paradigma sostengono che non esistono i fatti ma solo le interpretazioni che vengono date
tramite il linguaggio.
Anche il linguaggio però è condizionabile in qualche modo. Quando, ad esempio, vengono
utilizzati dei protocolli osservativi, essi vengono ad essere condizionati da parte sia dei soggetti che
interpretano sia dei soggetti indagati. Dunque non c’è nulla di irripetibile che valga sempre e
comunque.
Questa interpretazione sembra essere non solo dal punto di vista della pedagogia teoretica,
ma anche empirica, l’unica possibile per conoscere i processi di natura educativa. I metodi e le
procedure di indagine adottati in base a tale orientamento non sono più di natura quantitativa, ma
qualitativa e sono principalmente tre:
• l’osservazione partecipante che oggi viene chiamata etnografica;
• l’intervista (normale o in profondità);
• il colloquio clinico-psicologico.
La modalità utilizzata, comune a tutti i tre questi strumenti di indagine qualitativa, è quella
linguistico-narrativa.
Le persone raccontano come hanno vissuto gli eventi di natura educativa e i ricercatori
rilevano le loro motivazioni più profonde, i valori, le credenze e principi, al fine di comprendere
come avvengono i processi educativi.

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Infine possiamo dire che il paradigma neopositivista, che utilizza il metodo quantitativo, e il
paradigma fenomenologico ermeneutico che, invece, preferisce il metodo di natura qualitativa,
siano due modalità complementari da integrare anche nella ricerca di natura sperimentale.

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