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La pedagogia è quell’area del sapere tesa a CONOSCERE PER PROGETTARE IN FUNZIONE DELLA
FORMAZIONE
Si tratta quindi di un intervento causale e non casuale, e flessibile, in grado cioè di adattarsi e modificarsi a
seconda del contesto in cui agisce, sulla FORMAZIONE, intesa come processo transattivo di sintesi fra le
determinanti dello sviluppo (i fattori di natura) e i processi e le pratiche dell’educazione e dell’istruzione
(i fattori ambientali) → potremmo anche dire tra soggetto biopsicologico (come logos ed eros) e il
binomio società e cultura.
Fattori naturali. Sono gli aspetti molecolari che definiscono le componenti neurobiologiche delle specifiche
strutture mentali dei soggetti della formazione.
Fattori ambientali. Sono gli aspetti molari relativi alle influenze dei contesti di vita (sociali e storici) e delle
culture di appartenenza sui percorsi esistenziali del soggetto.
Il dissenso si ispira ai manifesti delle avanguardie artistico-letterarie di quegli anni; nelle opere di Ginsberg, Corso, ecc. trova
trascrizione letteraria l’idea di una ribellione al consumismo e al vuoto spirituale della società di massa.
La ribellione dei giovani americani si unisce alla lotta di classe → un movimento sociale e politico nel quale
assumono un ruolo fondamentale
1. Gli studenti, movimento iniziato presso l’Università californiana di Berkeley, che si sviluppa intorno a
temi quali il disarmo nucleare, la battaglia per i diritti civili delle minoranze, l’opposizione alla guerra in
Vietnam e la difesa dell’ambiente.
Con la BEAT GENERATION, segnati da una forte sfiducia nei confronti di ogni partecipazione sociale e
politica a seguita della guerra: scelgono quindi la fuga dalla società americana, riconoscendo
l’estraneità al sistema come unica alternativa esistenziale.
Con gli HIPPIES, i quali manifestano la propria opposizione al sistema adottando uno stile di vita ispirato
agli ideali comunitari, anarchici e libertari, di fratellanza pacifista e umanitaria.
→ in quegli anni, il movimento studentesco affianca anche il movimento nero, guidato da Martin Luter King
e Malcolm X.
2. La Chiesa Cattolica, con un movimento di autotrasformazione.
Papa Giovanni XXIII segna la grande svolta → Concilio Vaticano II, viene promossa la fondazione di una
Chiesa più moderna, aperta al dialogo con tutte le menti illuminate dalla ragione e dall’onestà
Papa Paolo VI e i cattolici del dissenso, nella cui opera si vede la traduzione concreta di quanto
approvato nel Concilio Vaticano II
→ la Chiesa si fa chiesa sociale: la Chiesa si fa tale tra la gente
→ in quegli anni viene messo in evidenza come le differenze che riguardano le dimensioni della
formazione (differenze di genere, di generazione, di profilo psicofisico, di classe sociale, etniche, ecc.)
invece di essere trattate come specificità, vengo trattate nei termini di discriminazione, rafforzando
l’ideologia capitalistica e borghese (che infatti guarda ad un unico tipo di soggetto: maschio, borghese e
bianco).
IL FEMMINISMO. Rivendica l’uguaglianza delle opportunità di genere (lotta per il lavoro femminile).
→ non esistono servizi che sussidiano la donna nel lavoro: il servizio dell’asilo nido, non nasce come servizio
educativo, ma nasce come servizio sociale, in quanto sostegno sociale garantito alla donna, cosicché
potesse lavorare (caratterizzato dalla presenza di assistenti all’infanzia); l’antefatto del nido, l’ONMI (Opera
Nazionale Maternità e Infanzia), istituito da Mussolini, caratterizzato dalla presenza delle vigilatrici
d’infanzia (oggi, educatrici di nido).
→ contestazione che promuove l’uguaglianza di diritti tra uomo e donna, denunciando la società
borghese di impronta maschilista, al fine di raggiungere un ripensamento dei modelli sociali vigenti,
consentendo uguaglianza di opportunità a partire da quella del lavoro anche alle donne
DENUNCIA DI COME QUESTO MODELLO DI SOCIETÀ BORGHESE.
Non garantisce uguaglianza di possibilità per chi è in una condizione di deficit psicofisico: chi aveva un
deficit non andava scuola (o nelle classi differenziali e/o speciali), veniva recluso in ospizi totalitari.
Non garantisce uguaglianza di possibilità per chi ha problemi legati a un deficit psichiatrico: vengono
reclusi in manicomio, istituzione repressiva e patologizzante (ci finivano anche persone non segnate da
un profilo psichiatrico, quali donne adultere, dissidenti politici, ecc.).
Questa denuncia porterà per esempio all’abolizione dei manicomi e alla Legge Quadro Sull’Handicap: la
quale parla di un profilo dinamico-funzionale → se il soggetto ha una patologia, non si parla di diagnosi (dal
momento che si pensa ad una patologia che rimane per sempre), ma di un profilo
DINAMICO, quindi se non si può eliminare il deficit, si riduce l’handicap, attraverso il supporto
dell’ambiente educativo;
FUNZIONALE, utilizzando le aree di corretto funzionamento per compensare quelle di mancato
funzionamento
LOTTA DEL PROLETARIATO. La società è a favore solo della classe borghese.
LOTTA DEI GRUPPI ETNICI MINORITARI. Anch’esse trattate in modo dispari.
Consapevolezza che questo stato di cose (il fatto che la società sia ingiusta, discriminante) è correlato al
fatto che QUESTI TARGET SIANO MESSI IN UNA POSIZIONE DI ESTRANEITÀ DAI PROCESSI DI FORMAZIONE
(donne, soggetti con problemi psicofisici, gruppi etnici minoritari non vanno a scuola)
→ DENUNCIA AL NAZISMO: correlato all’estraniazione dai processi delle pratiche di istruzione e
formazione, ma anche ad un modello che separa la teoria e la prassi nell’educazione (fa si che questi target
siano educati solo all’interno di una cultura fatta di prassi, estraniati dalla teoria).
Qual è il percorso?
La pedagogia intraprende la via della scienza e si muove alla ricerca di una propria autonomia scientifica
1. Cerca di svincolarsi dalla sua storica subordinazione ai saperi filosofici:
La filosofia.
Era la grande madre di tutti i saperi (umanistici e scientifici);
Aveva un corpus teorico: in questo senso, la pedagogia si limitava ad essere un’ancella della filosofia,
laddove la filosofia dava la teoria e la pedagogia la traduceva nella prassi → è operaia della filosofia.
→ rischio: se la filosofia incorpora i caratteri di una società borghese, non egualitaria, e impregnava di
questi caratteri la sua teoria pedagogica, chi li traduceva nella prassi li replicava riproducendo
ingiustizia sociale.
2. Cerca di pensare e prospettare la formazione: cerca di essere una scienza che non solo pensa la
formazione, ma che la agisce con razionalismo critico → cerca di evitare di essere un sapere astratto e
quindi umanistico, cerca di farsi scienza (una scienza che pensa in senso razionale e critico).
Perché?
Cerca nella scienza la possibilità di orientare la riformulazione del suo statuto teorico e prassico e di
ridefinire il suo ruolo nel tessuto sociale: la riflessione critica della pedagogia ha investito oltre che le
condizioni, i contesti e gli orientamenti regolativi, anche il suo stesso apparato teorico;
Inizia a guardare con interesse i contributi che vengono da altre scienze: si muove quindi tra ricerca di
autonomia ed esigenza di interdisciplinarità → si tratta di un sapere segnato da attraversamenti,
collegamenti e intrecci con altri saperi.
Da questo deriva l’idea della pedagogia come di una scienza di confine, intesa come area di comune
sconfinamento in cui costruire e condividere conoscenza ‘tra’ saperi differenti
→ la pedagogia si configura, quindi, come un sapere generale, riflessivo, critico e emancipativo, impegnato
a ridefinire la propria identità articolandola in due direzioni:
1. Nella direzione della ricerca teorica, che focalizza l’attenzione sull’analisi dei fini e dei mezzi
dell’istruzione-educazione-formazione, delle condizioni della loro pensabilità e realizzabilità, delle sue
strutture formali, dei suoi linguaggi e delle sue logiche, dei nessi transattivi che collegano futuro, realtà e
utopia.
2. Nella direzione della prassi pedagogica, cioè della progettazione-realizzazione-verifica dei processi
formativi-trasformativi all’interno di situazioni storiche, sociali e culturali. Ciò ha posto al centro del
discorso pedagogico: le stagioni dell’educazione (dall’infanzia alla vecchiaia), la pluralità dei luoghi
dell’educazione (dalle sedi formali, a quelle informali e non formali).
Allarga il proprio interesse teorico verso altre correnti di pensiero
La pedagogia vuole essere simile alle scienze esatte (fisica, matematica, biologia, ecc.); prende a riguardo:
1. La corrente empirista, poiché sembrava rispondere alle esigenze di rinnovamento scientifico che la
pedagogia ricercava.
→ empirismo crede che la realtà sia in perenne cambiamento; la realtà non è statica e assoluta, ma è
dinamica e costantemente legata alla contingenza, cioè allo specifico divenire degli eventi.
Per farsi scienza, la pedagogia scende nel terreno empirico dell’osservazione, della sperimentazione e
della verifica, ancorando la ricerca alla concretezza dell’esperienza e alla pluralità di dati.
2. La corrente del pragmatismo deweyano, che tratta di pragmatismo filosofico e pragmatismo
pedagogico.
Dire che qualcosa è pragmatico, significa dire che è contingente, concreto.
Viene messa in discussione l’idea di giustificare le cose attraverso una spiegazione teorica; mentre
matura la convinzione che la conoscenza deve nascere a partire dalla concretezza del reale,
caratterizzato dalla problematicità dell’esperienza (imprevedibilità, instabilità, precarietà);
Valorizza non un pensiero teorico, ma una dimensione logico-investigativa (della ricerca) attraverso
pratiche formative volte ad attivare le fasi costruttive dell’intelligenza.
CHARLES PIERCE scrive Come render chiare le nostre idee: la conoscenza parte da un dubbio, che deve
essere risolto, attraverso una ricerca scientifica che mi permette di trovare una soluzione → il pensiero
investiga, conosce, immagina la spiegazione del dubbio, che traduce in una credenza (inteso come
credo), quindi significa che ogni volta che mi trovo di fronte a questo problema dovrei risolverlo così.
→ la credenza, mi fornisce la spiegazione e la modalità di risoluzione di un problema
Nella misura in cui, ogni volta che mi imbatto in questo dubbio, intervengo adoperando quella credenza
e questa mia azione va a buon fine: LA CREDENZA SI CONSOLIDA → AMBITO DI PENSIERO ED AZIONE.
Ciò succede finché nella realtà (che non è né statica né lineare) non interviene un nuovo dubbio: è
necessario quindi riprendere questo metodo scientifico di risolvere il problema.
→ scienza concerne un processo ininterrotto, che ha come obiettivo una conoscenza scientifica.
Dal punto di vista pedagogico, si inizia a riflettere sul fatto che anche la pedagogia debba seguire un
tipo di ricerca empirista e pragmatista:
In che modo formo lo scienziato e le nuove generazioni, così che sviluppino un pensiero scientifico che, messo a vantaggio della
società, diventi possibilità della società di progresso?
È necessario attivare le fasi costruttive dell’intelligenza, intesa come intelligenza scientifica e quindi
anche pedagogica
Se il metodo investigativo dell’intelligenza, che contrassegna il procedere della scienza, è ciò che
consente all’individuo di affrontare con successo le problematiche della realtà: L’EDUCAZIONE HA
COME PRINCIPALE OBIETTIVO QUELLO DI SOLLECITARE L’INDIVIDUO AD ACQUISIRE UN
ATTEGGIAMENTO SCIENTIFICO.
→ l’educazione viene concepita come RICOSTRUZIONE DELL’ESPERIENZA (costante, idea di educazione
per tutta la vita), orientata a promuove pensiero
1. Capace di fronteggiare e gestire le esigenze e i progetti di una società che si evolve;
2. Capace di realizzare una società più giusta e aperta al confronto, al dialogo e alla democrazia
(educare alla logica della coscienza → la visione di Dewey a pragmatica anche dal punto di vista
morale).
3. La corrente del Neopositivismo,
Permette, in ambito pedagogico, l’affermarsi di una stabile attitudine epistemologica (ragionamento
sull’episteme, cioè sulla conoscenza);
Si fonda su un’idea di conoscenza scientifica ed empirica (caratterizzata quindi da uno studio
contingente della realtà) che fornisce spiegazioni razionalmente e sperimentalmente dimostrabili;
Così da accorciare il divario che separa la pedagogia dalle scienze più rigorose.
Emergono approcci diversi per un sapere complesso: l’impianto epistemologico delle scienze fisico-
naturali, con la sua ricerca del metodo univoco e invariante, non tollera il confronto o l’integrazione con
altri paradigmi (di conseguenza risulta inadeguato il bagaglio metodologico della pedagogia, la quale si
percepisce sempre più come un sapere plurale, ovvero aperto ad apporti cognitivi diversificati e
molteplici)
- Emerge la positività che il paradigma scientifico ha comportato nel liberare la pedagogia dai
modelli filosofico-retorici;
- Emerge la non esaustività di un uso rigido e monodimensionale del paradigma empirico-
sperimentale
Emerge una pluralità nei percorsi di ricerca: non esiste LA pedagogia, ma una pluralità di approcci
pedagogici legati alle concezioni e versioni del mondo; in particolare, ci si riferisce alle differenziazioni
tra una visione laica e una visione religiosa
- La visione religiosa, si concentra sul ruolo assegnato dalla pedagogia alla fede e alla trascendenza,
al valore della persona in quanto soggetto creaturale, alle dimensioni spirituali ed etiche
dell’educazione, interpretate alla luce del messaggio evangelico; prevale la dimensione filosofica
necessaria per l’ascolto della coscienza, ovvero di quelle istanze più intime e personali, inattingibili
dalla scienza, considerate le sole in grado di orientare l’agire educativo
- La visione laica, l’attenzione si focalizza sulle dimensioni più concrete dell’esperienza radicate nella
storicità della vita culturale e sociale; riconosce la funzione irrinunciabile della riflessione filosofica,
ma attribuisce pari valore agli apporti della ricerca scientifica
Il Problematicismo Pedagogico
Corrente della pedagogia elaborata da GIOVANNI MARIA BERTIN, si richiama al razionalismo critico di
Antonio Banfi e alla ragione proteiforme di Nietzsche.
Propone un modello interpretativo, per quanto riguarda la teoria, e operativo, per quanto riguarda la
prassi, della pedagogia
Rifacendosi a tre approcci:
Trascendentale, per quanto riguarda il recupero le antinomie dell’educazione, quali io-mondo, natura-
cultura, cognitivo-affettivo, logos-eros, individuo-società, identità-appartenenza ecc. → garantendo
apertura, pluralismo e attenzione alla complessità dell’esperienza educativa;
Dialettico, che assicuri la natura dinamica e trasformativa dell’esperienza educativa, opponendosi a
teorie normative a priori (all’idea di qualcosa che è già stabilito all’origine) e a sintesi a posteriori
(visione che riconosce soltanto un’evenienza pratica e si ascrive da direzioni teoriche);
Fenomenologico, che consente alla pedagogia di riconoscere la molteplicità delle dimensioni
dell’esperienza educativa: storica e culturale, psicologica e sociale, logica e fantastica, etica ed estetica,
affettiva e cognitiva
→ delinea un modello di razionalità critica che si muove su un doppio binario: epistemologico (interessato a
conoscere) e metodologico (interessato a intervenire)
Binario metodologico. Conduce verso orizzonti di superamento delle prospettive unilaterali delle
pedagogie del secolo passato, le quali tendevano ad incurvarsi verso una direzione soggettivistica
(dove trovano enfasi i piani dell’io, dell’individuale) o oggettivistica (dove trovano enfasi i piani del
mondo, del sociale): obiettivo del problematicismo è quello di indagare questa classica antinomia
pedagogica → concludendo che il processo educativo si deve qualificare come processo di
superamento, in direzione di integrazione, dell’univocità e della parzialità dei termini dell’antinomia,
riconoscendo la complessità-processualità-universalità dell’esperienza educativa.
Binario epistemologico. Duplice idea gnoseologica: l’idea trascendentale e l’idea del possibile.
a. L’idea trascendentale: fare pedagogia in questa prospettiva significa storicizzare, assicurando a
ciascun polo antinomico il massimo respiro formativo, quindi apertura e plurilateralità.
→ coglie l’universalità dell’esperienza educativa, è cioè garante della totalità dei significati che essa
esprime, dei valori che elabora, delle finalità in cui si costituisce, senza compromissione con la parzialità
e l’unilateralità di prospettive e forme, ma anche senza pregiudizio alcuno della loro originalità e
autonomia
b. L’idea del possibile: dà luce al concetto stesso di modello educativo, inteso come ‘schema
concettuale in cui possono essere connessi vari aspetti della vita educativa secondo un principio che ne
assicuri coerenza e organicità’ → modello quale paradigma ideale di organizzazione della vita
educativa, aperto ai molteplici sentieri del possibile e costruito su coordinate aderenti alla realtà:
aderenza alla realtà e fedeltà alla ragione suppongono una coscienza storica, ovvero la consapevolezza
dell’unità che lega passato, presente e futuro, cosicché ci si orienti verso quest’ultimo, ricavando dalla
situazione, le indicazioni più opportune ai problemi del presente e alle concrete possibilità di azione.
In questa prospettiva si colloca il concetto di ragione, la quale, intesa come strumento di analisi storico-
sociale, ha il compito di eludere quelle filosofie che si risolvono o in direzione teoretica (con il rischio di
scivolare nella pura sfera oggettiva) o vitale (con il rischio di cadere nella sfera dell’emotivo) → in entrambi
questi casi la ragione rischia di cadere nell’astrattezza
Da ciò deriva l’esigenza di una coscienza storica che permetta all’uomo di agire nella società e di risolverne
le contraddizioni → fornendo alla ragione le condizioni necessarie non solo per comprendere il mondo ma
anche per trasformarlo.
→ il problematicismo è una pedagogia non interessata a produrre una teoria fine a sé stessa, ma una pedagogia in situazione che
conosce e interviene nella concretezza del reale, dando voce alle istanze del trascendentale e del possibile, interessata a trasformare
le tensioni sociali ricorrendo all’istruzione e all’educazione come mezzi per garantire l’uguaglianza delle possibilità.
Il problematicismo, caratterizzato dall’elaborazione teoretica del trascendentale e del possibile, è in una
stretta relazione di interdipendenza con il piano pratico della pedagogia della situazione: IL
PROBLEMATICISMO SI DELINEA COME PEDAGOGIA IN SITUAZIONE IN CAMMINO VERSO I TRAGUARDI
IDEALI DI TRASCENDENZA E POSSIBILITA’, SULLE GAMBE DELLA PEDAGOGIA DELLA SCELTA E
DELL’IMPEGNO.
1. La pedagogia della scelta. Il problematicismo postula l'equazione biunivoca teoria-prassi, cioè piano
dell'idealità e della contingenza, ed è in questo piano dell'antinomia pedagogica che il problematicismo
chiama a scegliere tra direzioni ambivalenti.
2. La pedagogia dell’impegno. La progettazione di un modello pedagogico problematicista non deve essere
condotta ‘a tavolino’, stando fuori dall’esperienza educativa: la validità della scelta pedagogica va
commisurata alla sua capacità di agire nella storia, per realizzare l’esigenza razionale, ovvero l’integrazione
di tutti gli aspetti che caratterizzano la ricchezza dell’esistenza → la pedagogia è costantemente impegnata
non solo nella formulazione teoretica del processo educativo, ma anche nella sua realizzazione concreta
nella realtà
→ da ciò deriva l’impegno etico-sociale che invita il problematicismo ad essere costantemente aderente alla
realtà