Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Benenzon afferma che il suo obiettivo è stato quello di far parte di un'equipe terapeutica,
lavoro terapeutico e di ricerca. La musicoterapia è intervenuta nel momento in cui si è
compreso che il linguggio verbale si è trasformato in un sistema difensivo, come
un'armatura che nasconde i sentimenti, le emozioni e le verità. L'uomo utilizza i mezzi
audiovisivi e le parole per collocare una distanza fra sé e i suoi sentimenti, le sue verità, i
suoi desideri.
Lavorare nel non-verbale dunque significa rimuovere la polvere dalla nostra memoria, darci
ancora un territorio in cui collocarci.
La musicoterapia può essere definita di due modi: secondo l'aspetto scientifico e secondo
l'aspetto terapeutico. 1) Dal punto di vista scientifico la musicoterapia è "una disciplina
scientifica che si occupa dello studio e della ricerca del complesso suono-essere umano con
l'obiettivo di ricercare diagnosi e metodi terapeutici". 2) dal punto di vista terapeutico, la
musicoterapia è "una disciplina paramedica che utilizza il suono, la musica, il movimento,
per aprire canali di comunicazione, con obiettivo di attivare il processo di socializzazione e
inserimento sociale". Comunque la definizione che Benenzon preferisce dare è "la
musicoterapia è una tecnica psicoterapica, che utilizza il suono, la musica, il movimento
corporeo, con l'obiettiivo di migliorare la qualità della vit e recuperare i pazienti per la
società", precisando che comunque si tratta di una disciplina scientifica.
Esempio storico: nella Bibbia, nel passo che parla di Saul e Davide, che suonava la cetra per
calmarlo e per "allontanare lo spirito maligno".
Esempio scientifico: Ferè de la Salpetriere, fisiologo francese che studiò l'influenza della
musica sulla capacità di lavoro dell'uomo, e rilevò che l'intensità era in rapporto alla
tonalità: l'effetto stimolante era più intenso nella tonalità maggiore che nella minore.
La musicoterapia si occupa della ricerca del complesso suono-essere umano: questo
complesso è formato da elementi capaci di produrre stimoli sonori; gli elementi come il
silenzio, i suoni interni del corpo, i suoni armonici, ritmici e melodici; le vie di
propagazione delle vibrazioni sonore; gli organi recettori di questi stimoli; la ricezione da
parte del sistema nervoso e la sua relazione col sistema endocrino, parasimpatico ecc; la
reazione psicobiologica e l'elaborazione della risposta; la risposta comportamentale,
motoria, sensoriale, di comunicazione attraverso il grido, le lacrime, la danza..
sensazioni uditive durante il sonno --> quantità di engrammi sonori che vengono
inconsciamente inscritti nel corso della nostra vita e che faranno parte della nostra identità
sonora. Come ultimo esempio limite, faremo riferimento agli esperimenti sul DNA e RNA,
elemento fondamentale delle cellule del sistema nervoso: per mezzo di determinati suoni, è
possibile provocare un'alterazione della biosintesi di proteine nelle cellule viventi,
provocando mutamenti nell'acido desossiribonucleico.
Riassunto degli effetti biologici del suono e della musica sull'essere umano (influisce su):
energia muscolare – respirazione – pressione sanguigna e funzione endocrina –
rudice l'impatto degli stimoli sensoriali differenti – ritarda la fatica – aumento di
attività volontaria – mutamenti nei tracciati elettrici dell'organismo.
L'essere umano, fin dai primi mesi, è a contatto con sensazioni vibratorie, ritmo cardiaco,
respiratorio, che diventano essenziali per la propria vita. Questi stimoli provenienti dalla
madre, sia esterni che interni, faranno parte non solo dei complessi non verbali ma anche
dell'engramma mnesico dell'essere in gestazione. In questo engramma mnesico c'è un
mosaico genetico nel quale si collocherebbero esperienze del passato folkloristico del
soggetto, corrispondente alla vita dei suoi antenai, alla propria razza, al proprio contesto
culturale, ecc.. (Naturalmente il feto non percepisce i suoni per mezzo del sistema uditivo,
ma ha una percezione vibratoria: questa è da intendersi come unità di percezione sensoriale,
come un tutto indifferenziato del quale il movimento sarebbe il fattore più importante). Ci
sono diversi esempi che mostrano la sensibilità del bambino, a diversi mesi di gravidanza,
che reagisce a diversi stimoli sonori, soprattutto quelli musicali. Alcuni esperti parlano di
imprinting uditivo del battito del cuore della madre. Salk afferma che musica e danza sono il
risultato dell'imprinting e l'uomo le crea e le vive nel proprio tentativo di restare vicino agli
stimoli dell'imprinting; esse rappresenterebbero tentativi umani inconsci volti
all'appropriazione di esperienze sensoriali simili a quelle recepite nella vita prenatale. [nel
capitolo dedicato alle basi della musicoterapia si discuteranno le differenze dell'ISO e
l'imprinting]. Attraverso alcuni esperimenti sarebbe confermata l'ipotesi secondo cui si
riceverebbero nella regione ombelicale le prime sensazioni ritmiche generate dal battito
dell'arteria ombelicale, durante lo stato uterino. Qui infatti è presente il plesso solare, un
importante elemento del sistema nervoso autonomo.
E' stato notato poi, attraverso alcuni esperimenti con gruppi di handicappati mentali, come è
possibile attuare un ritorno allo stadio iniziale dello sviluppo evolutivo, attraverso
l'ascoltazione di suoni come il battito cardiaco, che producevano un clima di conforto e
benessere tra i pazienti. Sono stati fatti esperimenti che confermano gli stati regressivi
indotti dal battito del cuore.
Se seguiamo il processo evolutivo dell'essere umano troviamo altre relazioni di ordine
psicologico nelle quali incontriamo il fenomeno sonoro musicale.
Nel neonato il riflesso di Moro si manifesta molto precocemente in risposta a un suono
forte: il bambino stende le braccia in avanti, tende le estremità, abbassa la testa e fa una
smorfia; dopo un secondo o due unisce lentamente le braccia in una specie di abbraccio,
emette un grido e poi si distende. Questo riflesso compare fin dalla quarta-sesta settimana
ed è sostituito dal sussulto che compare negli adulti in risposta a un rumore forte. Levarie
sostiene che via via che il bambino cresce: fisicamente, intellettualmente ed
emozionalmente, è minacciato da pericoli specifici a ogni tappa dello sviluppo psico-
sessuale. Rumori specifici evocano contesti specifici, e la sensibilità a essi può fornire un
soluzione per quanto riguarda il punto di fissazione regressivo. Ci sono suoni improvvisi
che ingenerano panico (esempio, a un ebreo dei tempi di Hitler faceva meno paura una
pattuglia che il suono del campanello a casa). Il significato misterioso di un suono, in un
contesto di pericolo, comporta un effetto paralizzante. Non solo i suoni inattesi generano
paura, anche i suoni monotoni, ripetuti, aumentano la tensione e possono ingenerare panico.
In vari campi si è notato l'utilizzo psicologico del suono, ad esempio durante la seconda
guerra mondiale i tedeschi cercarono di seminare il panico nelle truppe alleate con
l'aggiunta di sirene alle bombe. Questi esempi confermano l'idea che l'organizzazione
mentale arcaica, tipica del bambino e dell'uomo primitivo, tende a percepire il suono come
una minaccia diretta e di riflesso la riattiva.
Se l'ambiente è gratificante, numerosi suoni sono considerati, nelle associazioni simboliche
primarie, come avvenimenti. Tali associazioni variano in base allo sviluppo della libido, ma
anche in base a situazioni specifiche della vita adulta. Alcune associazioni: i primitivi
piaceri erotici di natura cinestetica (dondolamento della culla) anticipano il piacere per la
danza e possono associarsi a modelli definitivi del ritmo; l'identificazione col solista, ma
spesso col suono isolato o predominante di un pezzo musicale, può sottendere implicazioni
col piacere di tipo fallico, esibizionistico. Il silenzio, in tappe più evolute dello sviluppo,
può essere sperimentato come minaccioso, poiché se l'io concepisce l'ambiente umano come
buono, il silenzio significa solitudine. La musica, in quanto esperienza di gruppo, consente
il sollievo da questa paura e una componente del piacere della musica è appunto il fatto di
costituirsi come esperienza di gruppo. Dunque, la musica rappresenta per l'adulto una
difesa di fronte a situazioni paranoidi e melanconiche (esempio, il fischiettare nell'oscurità,
in silenzio e solitudine). Si prova così per mezzo del suono, a dissipare l'ansia paranoide
creando l'illusione di un gruppo di sostegno. Sono tanti gli esempi che confermano questa
ipotesi in ambito storico e mitologico (es. Nel mito di Orfeo si dice che egli con la sua lira
dominava i crudeli, i quali rappresentano tutte le pulsioni aggressive, distruttive). Inoltre,
possiamo affermare che fare musica, produrre un ritmo, equivale a conquistare il "tempo"
esterno. Fontana dice che anche i pianti, i balbettii, il canto e la parola sono forme, sempre
più evolute, dell'espressione di una integrazione del mondo interno con quello esterno.
L'oggetto intermediario
è uno strumento di comunicazione in grado di agire terapeuticamente sul paziente in seno
alla relazione, senza dar vita a stati di allarme intensi. Per esempio Bermudez notò che i
messaggi di alcune marionette ottenevano una risposta che il terapeuta non era in grado di
ottenere; il paziente aveva il timore di essere invaso o penetrato dalla fonte emittente
quando presentava caratteristiche umane. Basandosi sulla sua qualità di oggetto-cosa e della
sua funzione di intermediario, lo chiamò oggetto inntermediario, definendolo come un
mezzo di comunicazione che gli permette di agire terapeuticamente sul paziente con le
seguenti caratteristiche: esistenza reale e concreta, innocuità (non da reazioni d'allarme),
malleabilità, adattabilità, assimilabile a se stessi, strumentale, identificabile (riconoscibile
immediatamente). Possiamo notare che gli strumenti musicali possono essere considerati
oggetti intermediari, perché possiedono quasi tutte queste caratteristiche. La corretta scelta
di un soggetto intermediario nella relazione terapeutica dipenderà dall'abilità del
musicoterapeuta nell'identificazione dell'ISO gestaltico del paziente. Ma anche nel normale
rapporto madre-neonato ci sono oggetti che forniscono il passaggio energetico: il primo
elemento è il corpo della madre ("oggetto intermediario corporale"), il contatto, poi lei
cercherà oggetti inanimati che sostituiranno le sue parti del corpo e avranno la stessa
funzione (es. Userà un sonaglio, agiterà un fazoletto, tenterà di imitare qualche suono che il
neonato possa percepire). Nella seconda fase quindi l'oggetto intermediario si svincola dal
corpo materno e comincia a entrare in relazione con l'ISO gestaltico, universale e culturale
del lattante; l'oggetto intermediario assume le caratteristiche proprie di ciascun individuo.
Nella terza fase l'oggetto intermediario perde le sue caratteristiche individuali e assume le
caratteristiche del fenomeno culturale connesso con la crescita e l'integrazione dell'individuo
nell'ambiente sociale [è per questo che nel processo terapeutico è necessario intraprendere il
cammino inverso partendo dall'oggetto intermediario della terza fase e andare verso la
prima].
L'oggetto integratore
è lo strumento musicale che in un gruppo di musicoterapia prevale sugli altri strumenti e
assorbe in sé la dinamica del legame tra pazienti del gruppo e il terapeuta. L'oggetto
integratore è connesso innanzitutto all'ISO gruppale e secondariamente all'ISO culturale.
Precisa Grebe che l'ISO, il processo di apprendimento culturale (endocultura) e la
valorizzazione della propria cultura (etnocentrismo) sono strettamente connesse nella pratica
della musicoterapia. Il modello proposto da Grebe tenta di individuare le relazioni della
musicoterapia con l'individuo (paziente) e la sua cultura per mezzo di interrelazioni multiple
che formano una configurazione dinamica complessa.
Il laboratorio di musicoterapia
Deve essere convenientemente isolato dai suoni esterni, questo consente di lavorare in una
condizione di asetticità nel contesto non verbale (nel contesto non verbale ogni emissione
sonora rappresenta una perturbazione in grado di disturbare la comunicazione). Il
laboratorio deve essere areato e chiaro, di dimensioni normali, nè troppo grande nè troppo
piccolo (se il locale è troppo grande genera dispersione e perdita di nozione dello spazio,
dovuta a una diminuzione di punti di riferimento, mentre se è molto piccola impefisce gli
spostamenti o il movimento). I muri non devono avere oggetti decorativi e devo essere di un
colore riposante, pavimento in legno, ci devono essere due armadi a muro per evitare
sporgenze che ostacolano gli spostamenti (in questi saranno riposti gli strumenti musicali, e
le apparecchiature elettroniche).
Lo strumentario
Ogni elemento in grado di produrre un suono udibile o che produca un movimento come
messaggio, come mezzo di comunicazione, farà parte degli strumenti tecnici della
musicoterapia. Si utilizzeranno anche il corpo, la voce, le mani, strumenti elettronici, o
persino gli strumenti crati dal paziente. Ogni strumento può essere utilizzato non solo in
modo classico ma in tutta la gamma delle sue possibilità. Dunque:
strumenti musicali propriamente detti. Devono possedere queste caratteristiche:
manipolazione semplice, facilità di spostamento, potenza sonora, strutture ritmiche e
melodiche facilmente comprensibili, presenza sufficiente. I tamburi, ad es. sono
strumenti ideali, tendono ad imitare il battito cardiaco, se suonati in piedi permettono
il movimento del corpo di chi suona, il suono tende a dirigersi verso l'esterno.. più lo
strumento è primitivo, più è adatto. Dopo gli stumenti a percussione troviamo gli
strumenti melodici, xilofoni, metallofoni, marimbe, passaggio tra ritmico e melodico,
poi dalla melodia all'armonia. Il flauto dolce e la chitarra sono strumenti melodici più
complessi e infatti solitamente vengono introdotti successivamente. In ultimo
possono subentrare anche il pianoforte, l'organo, strumenti più strutturati;
il corpo umano: è lo strumento musicale più completo. È all'origine degli strumenti
musicali poiché questi sono semplicemente un prolungamento del corpo umano; noi
abbiamo implicitamente il membrafono, l'idiofono e l'aerofono. All'inizio
l'utilizzazione deve essere fatta a distanza, per evitare il corpo a corpo. Voce e canto
sono gli elementi più regressivi e capaci di risonanza, direttamente connessi all'ISO
del musicoterapeuta;
strumenti elettronici;
strumenti creati dal paziente: sono buoni oggetti intermediari che possono facilmente
diventare oggetti integratori. Questi sono legati all'ISO di chi ha creato lo strumento
(musicoterapeuta o paziente), ma se il terapeuta conosce l'ISO del paziente può
costruire un buon oggetto intermediario ottimale per la comunicazione.
Lo strumento in musicoterapia può essere utilizzato in 6 modi diversi:
1. come oggetto di sperimentazione (è la prima fase, il paziente prenderà uno strumento
e cercherà di farlo suonare); 2. come oggetto di catarsi (energie che si liberano
attraverso ritmi semplici binari suonati con strumenti a percussione) 3. come oggetto
difensivo (il paziente tiene con se lo strumento, si muovono solo le parti per
suonarlo, lo strumento fa da scudo per nascondere il corpo e le espressioni, diventa
un oggetto difensivo che impedisce la manifestazione delle sue pulsioni interne); 4.
come oggetto incistato (in casi gravi lo stumento è soltanto un semplice elemento da
manipolare; a volte la sua manipolazione sembra un atto masturbatorio e lo
strumento diventa un tutt'uno col corpo); 5. come oggetto intermediario; 6. come
oggetto integratore.
Dopo anni di lavoro ho individuato una metodologia generale, composta di due parti
essenziali: la prima di carattere diagnostico, la seconda di carattere terapeutico.
Parte diagnostica: l'obiettivo è scoprire l'ISO del paziente o del gruppo col quale si lavorerà,
l'oggetto intermediario e l'oggetto integratore che faciliteranno la terapia.
Innanzitutto si redige una scheda di musicoterapia sulla base di domande fatte al paziente
e/o ai genitori, sulla storia sonora e musicale del paziente. Durante l' esame di
inquadramento non-verbale, viene osservata la comunicazione del paziente raggiunta
tramite alcuni strumenti che gi vengono presentati. Poi si deve istituire un canale di
comunicazione di livello regressivo, o si deve aprire dei nuovi canali di comunicazione.
La scheda di musicoterapia
è la raccolta degli antecedenti del paziente, dei ricordi d'infanzia e il ricordo di suoni,
conoscere la storia sonora e musicale del paziente, del suo ambiente. Domande vengono
rivolte a lui e/o ai famigliari. Conoscenza delle origini, anche geografiche, sono importanti
per la conoscenza di esperienze sonore. Il musicoterapeuta si aprirà facilmente una strada se
fa comprendere al paziente che cnosce il suio linguaggio. È importante comprendere il
significato sociale delle canzoni e i contenuti simbolici.
Freud, inoltre, aveva rilevato l'importanza della melodia: essa viene utilizzata dal paziente
specialmente nell'intento di gestire il transfert emotivo, questo però ci fornisce la chiave del
conflitto. Freud diceva infatti che la melodia che affiora nella nostra mente è proprio quella
che, per diversi motivi, la occupa senza che il soggetto se ne renda conto. Spesso, come
rivela il caso di Hannet, la melodia d'un testo è una voce del preconscio, e deve essere vista
come un frammento di sogno, un fantasma o un atto mancato. Di frequente il paziente
proporrà tipi di comunicazione fatti di melodie e di canti; il ruolo del musicoterapeuta non
sarà id interpretare questo materiale, ma di dare il via a una comprensione, a un dialogo, a
una possibilità di manifestazione musicale del transfert. I musicoterapeuti De Weisse, Gallo
e Ricioppo rilevarono che di fronte alla ripetizione di circostanze vissute dal paziente, come
le visite di genitori o i tentativi di fuga, ritorna sempre uno stesso canto o un altro simile.
Abbiamo visto dunque, che nella scheda bisogna registrare il passato culturale dei genitori,
dei suoni graditi o rifiutati; le info riguardanti la "gravidanza sonora", che ci aprono una
strada nella regressione del paziente; info riguardanti l'allattamento sonoro, musicale. Sono
numerosi gli esempi di pazienti che effettuano una ricerca inconscia di suoni musicali che
hanno accompagnato il periodo di allattamento.
L'esperienza sonoro-musicale si sviluppa nel non-verbale, queste esperienze permettono al
musicoterapeuta di acquisire conoscenza delle difficoltà di espressione del paziente nel non-
verbale e dei conflitti che lo possono inibire.
La seduta di musicoterapia
Costituisce la parte attiva e terapeutica del trattamento. Il nusicoterapeuta dispiegherà tutta
la propria capacità d'elaborazione dei pensieri non-verbali, la propria comprensione del
paziente l'esecuzione di molteplici forme d'espressione sonora musicale e di movimenti che
servano da stimolo, la scoperta dell'ISO del paziente e l'abilità nell'impiego di oggetti
intermediari e integratori. Una seduta di musicoterapia è composta da 3 fasi:
riscaldamento o catarsi. In questa fase si ottiene una scarica di tensione simultanea al
riscaldamento: la catarsi è molto agevolata dalla presenza dello strumento, in quanto
questo consente la canalizzazione di energie fisiche e psichiche trattenute.
Percezione e osservazione dell'esame non-verbale. Il musicoterapeuta scopre ed
elabora un'ipotesi sull'ISO complementare del paziente, elaborerà intuitivamente il
miglior progetto per aprire un canale di comunicazione. È a questo punto che entra in
gioco anche l'ISO del musicoterapeuta. Nel paziente, le energie che provengono
dall'ISO gestaltico e che erano mescolate nell'inconscio a quelle dell'ISO
complementare del preconscio, diventano coscienti e si aprono verso l'esterno. Tutto
ciò viene recepito sotto forma di messaggio dall'altro paziente. L'energia penetra e va
a toccare direttamente l'ISO complementare e l'ISO gestaltico donde sorge la risposta
verso l'esterno con una direzione variabile: o verso un altro paziente o verso il
gruppo, o come libera scarica. È proprio la ripetizione del messaggio non-verbale che
faliciterà l'apertura di canali di comunicazione.
Dialogo sonoro: ora il canale di comunicazione è stabilito, siamo nel processo
terapeutico in cui si restituisce al paziente la rielaborazione di modelli dinamici del
suo psichismo, della sua interrelazione e si offrono sensazioni gratificanti. È il
momento in cui si giunge a far rivivere situazioni inconsce che porteranno ricchezza
Si potrebbe lavorare con un solo strumento, oggetto intermediario, che sancisce l'unione tra
due o anche più e diventa un oggetto integratore. Il lavoro senza strumento può generare
ansia, soprattutto perché non ci sarebbe un oggetto intermediario per la scarica immediata.
Ma non dimentichiamo che il nostro corpo è uno strumento multiplo, anche un battito di
mani può sostituirsi all'oggetto intermediario.
La scelta degli strumenti è importante nelle prime sedute di gruppo. Troppi strumenti
rendono difficile l'integrazione, o generano dispersione. Sono consigliati certi strumenti,
sconsigliati altri. Se un paziente perde il ritmo può essere sintomo di isolamento, in questo
caso si possono consigliare due atteggiamenti:
introdursi nello stesso ritmo del paziente, seguirlo; si chiamerà "ritmo patologico";
allontanarsi ritmicamente fino a trovare il polo opposto al suo ritmo, e anche
allontanarsi fisicamente con lo strumento, facendo percepire la sensazione di
isolamento.
Nel caso di pazienti che restano immobili il musicoterapeuta sceglierà uno strumento e
indurrà la possibilità di dialogo sonoro. Certi pazienti, come quelli adolescenti, hanno
bisogno di istruzioni direttive, il musicoterapeuta li guiderà verso obiettivi precisi.
Fino ad oggi l'uso della musica è rimasto su un piano empirico: non esistono prove
scientifiche che dimostrano gli effetti prodotti dall'esposizione a determinati fenomeni
sonori-musicali. I fenomeni regressivi che avvengono durante il processo terapeutico
possono trasformarsi, per cattivo o esagerato uso, in un oggetto vero e proprio e non
assolvere al ruolo di oggetto intermediario, determinando il rafforzo dell'autismo.
La musica funzionale..
Alla luce di varie esperienze si deve tener conto di alcune conclusioni: la musica aumenta il
metabolismo; seguendo il ritmo aumenta l'energia muscolare; accelera la respirazione o la
diminuisce; influisce sulla pressione arteriosa; diminuisce l'impatto di stimoli sensoriali;
aumenta il rendimento di attività volontarie; tende a ritardare l'apparire della fatica; può
facilitare o attivare l'attenzione..
La musica funzionale risponde a certi principi che sono:
la misura, poichè la musica in forma continua crea la sua propria monotonia;
la sua programmazione vitale.
È stato notato che durante la giornata di lavoro ci sono due marcati abbassamenti del
rendimento medio del lavoratore: uno nel mezzo della mattinata, e l'altro nel pomeriggio: e
la musica si fa più stimolante proprio quando il lavoratore ha più bisogno di essere
stimolato, rompendo la monotonia del lavoro e dando l'impressione che il tempo passi più in
fretta. Riguardo allo strumento, la scala tiene conto dell'effetto del fondo musicale prodotto
dai diversi strumenti: il più dolce e allo stesso tempo il più basso della scala è costituito
dalle corde ovvero violino, viola, violoncello. Più impulsivi sono gli strumenti a fiato; i più
dominanti ed emozionalmente eccitanti sono gli ottoni. La musica funzionale evita i pezzi
che distraggono, con cambiaenti di chiave, variazioni, arpeggi o trilli. La principale
caratteristica è che non si rivolge mai alla percezione cosciente.
..e controindicazioni..
Esistono varie critiche alla musica funzionale, ad esempio c'è chi sostiene che essa possa
essere uno schermo protettivo di conflutti interni; ogni individuo avrebbe bisogno di un tipo
di musica determinato per un momento preciso della sua giornata e della sua vita, in base
agli ISO.
L'epilessia musicogena può costituire una controindicazione al trattamento di musicoterapia;
essa è una delle forme più rare di epilessia riflessa (quella più comune è l'epilessia
fotosensibile). La musica è lo stimolo che libera l'attacco, e in questi casi rari provoca
attacchi convulsivi. Lo studio più importante a tal riguardo è quello di Crithley (1937), che
dichiara che lo stato emozionale è il fattore più importante dell'origine patologica. Crithley
descrive tre tipi di epilessie acustiche e motorie. La prima costituisce una risposta alla
sorpresa o alla paura, una seconda a stimoli musicali insopportabili, evocatori, o che
producono dispiacere. Il terzo tipo, più raro, è provocato da uno stimolo di carattere
monotono. Sotto il profilo psicologico, Crithley vede l'epilessia musicogenica come una
manifestazione isterica. È un fatto comune che nell'isteria si possa facilmente passare dalla
suggestione all'incoscienza. Il ruolo della musica, quale catalizzazione di episodi isterici, è
constatato attraverso esempi storici , come la taranta. Bisogna comunque sapere se ll'attacco
è il risultato di uno o di più stimoli che eccitano la corteccia o se è l'associazione della
natura del suono e della memoria che provoca l'attacco.
Poskanzer divide neurologicamente l'incontro in tre fasi:
ricezione del sono nella coclea e sua conversione in impulsi elettrici;
trasmissione di questi impusi al sistema nervoso centrale e sua ricezione da parte dei
ogni individuo possiede una propria percezione uditiva del suono, tale percezione può
essere modificata dai problemi della personalità. Questo consentirebbe la diagnosi
differenziale tra soggetti adattati e quelli che presentano una struttura nevrotica e psicotica.
Il test consiste nell'ascolto di un nastro magnetico sul quale sono stati registrati 28 suoni
figurativi divisi in tre serie. La consegna è "ascolterete certi suoni, ci direte che suoni sono e
ciò che vi suggeriscono".
Il test proiettivo sonoro si compone di tre esempi sonori che chiamerò "immagini sonore",
ciascuno di 5 minuti circa. Queste hanno la capacità di non poter essere chiaramente
riconosciute a causa della cattiva qualità della registrazione e di interferenze, ma nello
stesso tempo possiedono connotazioni suggestive della vita quotidiana. Si può
somministrare il test individualmente o collettivamente; si domanda al soggetto di preparare
tre fogli di carta e una matita. Gli si chiede di disegnare sul primo foglio delle parole, frasi o
testi che verranno in mente durante l'ascolto, su un altro foglio dovrà scrivere una storia o
un racconto su ciò che ha ascoltato, in 5 minuti. Questa procedurà si ripeterà per 3 volte.
Alcuni casi danno vita a una storia completa che inizia col primo esempio per terminare col
terzo.
Il deficit mentale
In questo caso il musicoterapeuta deve dimenticare le proprie conoscenze sul Q.I e
l'effettiva età del paziente, e indirizzare una serie di messaggi che serviranno allo sviluppo
dell'individuo. La musicoterapia, poiché si serve di un linguaggio non-verbale, consente
l'invio di messaggi che sembrerebbero difficili e complicati invece sono facilmente
I disabili motori
Faremo riferimento a un soggetto con lesioni cerebrali, è possibile che in queste condizioni
essi presentino turbe della percezione, del pensiero e della condotta emotiva. Sappiamo
comunque che le parti indenni del cervello hanno riserve dalle quali l'organismo può
ricavare elementi di sostituzione, di compensazione, delle carenze dovute ai danni. È questa
riserva che il musicoterapeuta aiuterà a sviluppare, ma avendo come obiettivo altre terapie,
per esempio la fisioterapia, lo stimolo motorio predominerà. Per arrivare direttamente alla
stimolazione motoria è necessaria l'apertura di canali di comunicazione, cosa che attraverso
la musica può essere attuata in forma diretta, secondo il principio dell'ISO. È fondamentale:
creae una buona relazione terapeuta-paziente, fare in modo che ci siano risposte da parte del
paziente, avere fiducia nelle sue possibilità, attuare una valutazione periodica del trattament.
Se lo stimolo endogeno ed esogeno sono combinati, si avranno maggiori risultati. La musica
dà al paziente l'emozione del movimento poiché è collocata nello spazio e nel tempo.
Questa sensazione di movimento che precede la possibilità di realizzarlo è il primo obiettivo
da raggiungere.
Essendo questi dei pazienti molto particolari, è sbagliato lavorare in gruppo. Ad esempio, si
è notato che un pazente spastico può diventare più controllato sotto l'influenza della musica
stimolante, al contrario il paziente atetosico può venire seriamente disturbato da questo tipo
di musica. Inoltre, dobbiamo tentare di far prendere coscienza del movimento al bambino
che abbia una paralisi cerebrale, attraverso l'immagine mentale del movimento prodotto,
attraverso i suoni associati con un'emozione e non dobbiamo lasciare che il movimento
diventi automatico.
Il musicoterapeuta è di grande aiuto nell'equipe di psicoterapeuti. L'approccio per questi
pazienti handicappati motori si potrebbe dividere in 3 fasi:
apertura dei canalii di comnicazione e ricerca dell'ISO – utilizzazione di elementi di
comunicazione propri di questi pazienti (esempio, il rumore prodotto dalla bocca può
sostituire altri mezzi espressivi) – inserimento di altre tecniche di lavoro come l'ergoterapia
che consentirà di adattare gli strumenti musicali alle diverse possibilità del paziente.
I disturbi dell'udito
Consideriamo che ci sono tre tipi di disabilità uditiva: c'è colui che ha avuto un'esperienza
uditiva, l'ipoacusico cioè parzialmente sordo, e colui che è totalmente sordo dalla nascita. In
questi casi bisogna far riferimento ad altri sistemi capaci di percepire il suono: il sistema di
percezione interna, il sistema tattile, il sistema visivo. Di questi il più importante è il sistema
sensorio-tattile, che potrebbe arrivare a sostituire il sistema uditivo. Attraverso il suono e il
movimento il sordo potrà aprirsi al mondo e prendere coscienza di ciò che lo circonda. Le
onde sonore possono essere recepite tramite la pelle, i muscoli, le ossa, il sistema nervoso
autonomo. Le sedute saranno individuali o di gruppo, ma si tenderà a integrare il soggetto
sordo in gruppi di individui dall'udito normale, per motivarlo all'espressione. Il suono sarà
percepito da un sistema globale, non solo uditivo; il paziente stesso è un sistema di
emissione dunque lo strumento più importante è il suo corpo e quello del musicoterapeuta, e
gli altri membri del gruppo.
Ricordiamo che i suoni gravi sono percepiti più facilmente di quelli acuti, la lira è uno
strumento che piace ai bambini deboli di udito perché quando l'appoggiano sulle ginocchia
possono sentire le vibrazioni attraverso tutto il corpo; il tamburino ha molti vantaggi: può
essere messo su qualcunque parte del corpo, si possono sentire le sue vibrazioni quando lo si
percuote, il sordo può far percepire all'altro certe vibrazioni che lui sente, permette di
camminare, danzare.
Teniamo presente anche che il debole d'udito s'interessa più al ritmo che alla melodia. In
questi casi, il movimento è il primo passo della musicoterapia.
L'autismo infantile
la musicoterapia è per il bambino autistico la prima tecnica d'approccio poiché il contesto
non verbale è ciò che consente a questi bambini di stabilire i canali di comunicazione.
L'autismo è un prolungamento patologico e deformato dello psichismo fetale. Per lavorare
con questi pazienti bisogna creare situazioni ambientali e stimoli che producano
reminiscenza del periodo di gestazione. Le difficoltà comunque sono individuare l'ISO del
paziente e l'oggetto intermediario adatto.
Possiamo dividere il lavoro in tre fasi:
livello di regressione: il paziente è sottoposto a suoni in rapporto con lo stato
regressivo, allo scopo di produrre l'apertura di canali di comunicazione e la rottura di
nodi difensivi. Verrà effettuata anche musicoterapia passiva, cioè ascolto di suoni
senza consegne precise.
Livello di comunicazione: il paziente comunica col musicoterapeuta, che fruisce dei
canali di comunicazione aperti al primo livello.
Livello di integrazione: il paziente comunica con l'ambiente che lo circonda e il suo
gruppo familiare.
I primi suoni utilizzati sono quelli di inspirazione-espirazione, suoni d'acqua, frammenti
sinfonici e suoni elettronici. Nella fase seguente si sceglierà uno stumento, come oggetto
intermediario, per riprodurre il suono che tocca l'io del bambino.
Musicoterapia per i malati oncologici terminali
La musicoterapia può essere molto utile per i malati oncologici terminali, per accompagnare
il paziente in maniera degna e gratificante fino alla fine della sua vita, contribuire alla
diminuzione delle angoscie, affrontare le crisi depressive, aprire nuovi canali di
Esiste una tecnica che è nata per il lavoro con le famiglie di bambini autistici o psicotici, che
si adatta a ogni gruppo familiare che abbia un bambino disturbato. Una delle regole
fondamentali per recuperare un bambino è il lavoro parallelo e simultaneo col suo gruppo
familiare. Esso infatti crea quotidianamente un sistema di comunicazione stereotipato che
lungo gli anni si trasforma in "cisti di comunicazione" (esse sono forme ripetitive di
messaggi ed espressioni, che i genitori usano col bambino autistico e delle quali non sono
coscienti; la maggior parte di esse sono espressioni verbali). Tra le differenti forme di
incistamento se ne possono distinguere quattro: (1) l'assenza quasi totale di stimoli, o stimoli
in proporzione ridotta; (2) la situazione inversa cioè l'iperstimolazione; (3) la situazione
intermedia è rappresentata da una serie di messaggi e stimoli quotidianamente ripetuti,
genitori che hanno una condotta ossessiva e uniforme che procede per ordini, affermazioni,
negazioni; (4) infine l'utilizzo di stimoli stereotipati che si trasformano in vere anomalie di
messaggio, si tratta del genitore che a causa delle caratteristiche della sua personalità
trasforma il messaggio in uno stimolo stravagante. Ovviamente genitori di questi tipi hanno
difficoltà a comprendere le espressioni del bambino oppure le fraintendono.
Uno degli obiettivi della musicoterapia è diagnosticare le cisti di comunicazione del gruppo
famigliare, romperle e strutturare nuove forme di messaggio. L'equipe di musicoterapia
lavora innanzitutto sul bambino, tentando di aprire il massimo di canali di comunicazione,
servendosi dei soliti mezzi. Un mezzo nuovo in questo tipo di terapia è la coppia terapeutica
che permette al bambino di esprimersi più liberamente e spontaneamente. Parallelamente
l'equipe deve preparare il gruppo famigliare, senza la presenza del bambino. I genitori
devono immaginare la presenza dl bambino in diversi momenti della giornata e registrare
come gli parlano, poi sarà osservata la reazione dei bambini all'ascolto dei messaggi. Dopo
qualche mese devono provare a registrare messaggi immaginando che il loro bambino
possieda maggiore capacità di comprensione e percezione; possono dirgli cose che
avrebbero desiderato dirgli, ma non avevano potuto, perché sentivano che non sarebbero
stati ascoltati nè capiti.
Durante la seduta di musicoterapia col gruppo famigliare si procede attraverso tre fasi:
l'osservazione (il bambino è condotto dalla musicoterapeuta verso i genitori, si osserca il
contatto e si possono visualizzare le cistidi comunicazione che erano state ascoltate sulle
registrazioni); seconda fase è la dimostrazione (la musicoterapeuta lavora col bambino e i
genitori osservano i progressi); terza fase è l'integrazione (il lavoro del musicoterapeuta e
quello del gruppo famigliare si uniscono).
espressioni corporee, sonore e musicali; a manipolare e creare strumenti che servono come
oggetti intermediari; a riconoscere l'ISO gestaltica, culturale, gruppale; a controllare
l'evoluzione degli stati di comunicazione regressiva. Precisiamo che contesto non-verbale
non vuol dire assenza di parola ma tutto quello che non si interpreta simbolicamente di essa.
La musicoterapia didattica può essere individuale o gruppale. Per quella gruppale consiglio
un numero di componenti non superiore a dodici professionisti; il gruppo dev'essere chiuso
dall'inizio alla fine della formazione. La durata di ogni seduta sarà di circa 3 ore: nella prima
ora si lavora esclusivamente nel non-verbale, nelle altre due nel verbale commentando ciò
che è avvenuto prima.
Le consegne sono il mezzo con cui il musicoterapeuta si presenta: esse possono essere (1)
direttive; (2) semi-direttive; (3) non direttive. Le prime due possono essere sia verbali sia
non verbali, le ultime sonos solo non verbali. Le consegne del professionista compaiono nel
non-verbale attraverso la sua postura, la scelta degli strumenti, il saluto ai componenti del
gruppo, il tono di voce, il timbro, la cadenza. La migliore consegna è quella non direttiva,
essa sfugge ai meccanismi di difesa. La scelta del tipo di consegna dev'essere adeguata al
guppo a cui va indirizzata (es. pazienti psicotici, adolescenti, anziani, ecc).
La consistenza delle sedute successive alla prima e il tipo di consegne dipende anche dal
numero di sedute previste, oltre che dalla personalità del musicoterapeuta. È importante
comunque il setting terapeutico. A volte si può cadere in errori, in uso improprio degli
oggetti intermediari.
Nella prima seduta, una modaità tipica del musicoterapeuta è quella di disporre gli strumenti
al centro della sala, si può chiamare "posizione del fuoco": notiamo che il gruppo si disporrà
in cicolo e avrà un certo distacco dagli strumenti avvertiti come un fuoco pericoloso,
saranno timorosi e frettolosi nella scelta dello strumento. L'oggetto infatti più che
intermediario potremo chiamarlo oggetto "difensivo", o oggetto "incistato", perché viene
usato come una corazza che permette all'individuo di sentirsi più tranquillo.
Se uno strumento non esiste nell'archetipo dinamico dell'ISO gestaltico, universale,
culturale, nessun individuo lo potrà riconoscere. Gli strumenti fabbricati con materiali
naturali avranno un legame più stretto con le identità etniche rispetto a quelli di plastica e
metallo.
L'oggetto integratore è quell'oggetto intermediario che riesce ad agglutinare più di un
soggetto in un determinato gruppo; in genere compare nella seconda seduta.
Inoltre, bisogna pensare agli oggetti intermediari in funzione della parte del corpo che li
produce e di quella che fanno vibrare: i codofoni fanno vibrare il cuore, il petto; i
membranofoni la zona del ventre; gli aerofoni la zona cerebrale.
Lo spazio in una seduta di musicoterapia didattica: in musicoterapia dobbiamo considerare 3
elementi correlati tra loro: lo spazio; il movimento e i gesti.
Lo spazio è il contenitore limitato dalla struttura del laboratorio, del luogo in cui avviene
l'azione terapeutica; esso è occupato dai componenti del gruppo, dal musicoterapeuta, dagli
osservatori, dagli oggetti intermediari. Solitamente nella posizione iniziale gli strumenti
sono posti al centro dello spazio e questa posizione (chiamata del fuoco) tende ad intimidire
i pazienti: i movimenti corporei sono minimi, quelli necessari e il posto è gelosamente
conservato come unica possibilità di riparo.
Nella seconda fase, il gruppo, disposto nella posizione unificante del falò, trova un ritmo
binario, che tranquillizza.